Il nostro gruppo si differenzia, nel suo settore, per l’alto tasso di tecnologie e di informatizzazione a supporto della maggior parte dei processi, dal ciclo dell’ordine, critico per molti concorrenti, fino ai processi di gestione intercompany.
Il Gruppo Snaidero è una federazione internazionale di aziende, che ha sviluppato il proprio percorso di crescita essenzialmente su tre linee di business: nel segmento Retail, nel Franchising,nel Business to Business. Con Alessandro Franchi – CIO del Gruppo Snaidero abbiamo discusso di ICT:
Il Gruppo Snaidero è stato oggetto alcuni anni fa di un processo di BPR, qual è stato il ruolo dell’ICT?
Completare con successo una revisione organizzativa di questa portata, adottando metodologie e modelli evoluti come la balanced scorecard o il concetto di “azienda estesa” hanno richiesto un notevole sforzo al fine di fornire tecnologie realmente abilitanti per il cambiamento progettato. Nel nostro gruppo l’organizzazione e l’IT sono sempre stati considerati complementari e anche in questo caso hanno saputo dare il meglio per la riuscita del progetto, che ha visto diversi partner tecnologici operare insieme in una sorta di cantiere informatico virtuale.
Quale è il contesto IT del Gruppo Snaidero e quali sono i progetti IT realizzati che hanno avuto un grande impatto?
Il gruppo è cresciuto negli anni tramite un processo di acquisizione internazionale di altre realtà industriali e commerciali operanti nello stesso settore. Dal punto di vista IT il problema era relativo a come integrare nella misura più efficace i flussi di dati provenienti da sistemi e da logiche diverse. Oggi le varie aziende appartenenti al nostro gruppo industriale mantengono delle strutture parzialmente indipendenti sul lato manufacturing, mentre stiamo lavorando per garantire delle forti convergenze su tutti gli altri processi. L’IT si è fortemente impegnato nella realizzazione dei sistemi di business intelligence delle varie aziende del gruppo, rendendo possibile un reale monitoraggio delle performance aziendali. Ciò ha permesso l’adozione di un linguaggio comune basato su metriche condivise, cambiando completamente il modo di lavorare di tutti sia nel rapporto con performance e benchmark, sia nella cultura aziendale. Il secondo elemento di grande cambiamento è stato la realizzazione di quella che chiamiamo “azienda estesa della conoscenza” un complesso di tecnologie (intranet/extranet/sottosistemi dipartimentali/sistemi di front-end) che ha unito virtualmente tutta la filiera del prodotto, integrando anche parte di quelle dei clienti e dei fornitori. Il cliente sa sempre a che punto è la sua cucina: se è ancora virtuale presso la postazione di validazione dell’ordine, o in qualche fase successiva di lavorazione, o infine sul camion in viaggio per la consegna. Il nostro gruppo si differenzia, nel suo settore, per l’alto tasso di tecnologie e di informatizzazione a supporto della maggior parte dei processi, dal ciclo dell’ordine, critico per molti concorrenti, fino ai processi di gestione intercompany.
L’IT è una potente leva per la creazione di valore, quali sono i legami con il mondo della Produzione?
I nostri prodotti sono composti di migliaia di parti di diversa provenienza e produzione. Ogni cliente ordina e riceve un prodotto finale diverso, il quale prende “informaticamente“ vita solo nel momento in cui ogni parte viene declinata nelle sue varianti di configurazione lungo il processo produttivo. Se pensiamo alla gestione di tutte queste possibili varianti, alla gestione e movimentazione dei componenti, molti in just in time o prelavorati presso altre aziende del gruppo in Europa, al ciclo di vita dei componenti e del prodotto finale, ci si rende conto che l’apporto dell’IT alla produzione è vitale. L’infrastruttura intercompany dei flussi di comunicazione produttivi è una delle certezze nel nostro gruppo.
Quali saranno invece le nuove implementazioni?
In questo periodo di forti sfide non bastano gli incrementi decimali dell’efficienza o il perseguimento di progetti votati ad ottimizzare piccole aree del business. Occorre a volte avere il coraggio di ripensare intere logiche del processo di business.In questo senso le nostre reti di franchising estere stanno da tempo lavorando per migliorare parte dei processi di business attraverso la realizzazione di una centrale di acquisto / piattaforma logistica internazionale, progetto in cui il ruolo delle tecnologie e il peso dell’investimento IT è veramente considerevole.A livello più industriale l’attenzione è attualmente focalizzata sul riassetto della supply chain integrata di gruppo, area in cui sono state individuate notevoli potenzialità per lo sviluppo di nuovi vantaggi competitivi, sia in termini di gestione dei flussi di materiali tra le piattaforme tecnologiche del gruppo, sia in termini di gestione del ciclo di vita delle componenti dei nostri prodotti.
Quali sono le leve strategiche utilizzate dal CIO per governare la complessità informatica ?
La parola chiave da considerare è proprio “complessità”; è un termine che spesso in molte aziende si usa come “scusa” per rimandare le scelte importanti, col risultato di appesantire il cambiamento futuro e perdere i vantaggi iniziali. Per affrontare la complessità ci sono alcuni elementi fondamentali che ho individuato nel tempo:
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La qualità delle persone
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L’approccio metodologico, ovvero l’adozione di rigorosi criteri di project management.
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La scelta di fornitori-partner che sappiano fare squadra con i team interni e che abbiano una adeguata conoscenza dell’azienda oltre che del business
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La scelta di logiche tecnologiche “non avventurose”. A volte la rincorsa alla novità dell’ultimo minuto o della sola performance riserva sorprese. Non basta installare sistemi, occorre poi gestirne interoperabilità, flessibilità e naturalmente ciclo di vita.
I CIO, chiedono di essere coinvolti nel processo decisionale strategico, guidando progetti di trasformazione di alto profilo e di essere valutati con nuove metriche legate anche a innovazione e crescita anziché a prestazioni e costi. Qual è il nuovo ruolo del CIO ?
In effetti mi auguro che logiche di valutazione vetuste siano ormai un vago ricordo del passato. Sempre più, per quanto lentamente anche in Italia, i CIO sono persone che oltre alle competenze tecniche hanno una solida formazione manageriale (tipo MBA per esempio) o esperienze in aree e settori diversi. Le scelte strategiche aziendali richiedono sempre più spesso elevata flessibilità e velocità di esecuzione. L’IT offre molte tecnologie abilitanti in questo senso ma è fondamentale da parte del CIO, la capacità di dialogo col management e di vision dell’intero business. Sicuramente i CIO del futuro saranno sempre più degli uomini di business che non dei tecnici di settore.
Il CIO come abilita la creazione e la condivisione della conoscenza all’interno della sua azienda?
Il filone del knowledge management è stato cavalcato da molti, specialmente ai tempi della bolla della new economy, in maniera impropria o superficiale, senza porre le basi per potersi avvantaggiare in futuro della relativa “coda lunga”. Oggi il concetto di condivisione non si limita agli strumenti di collaboration, che si assumono “digeriti” o alla conoscenza aziendale distribuita di informazioni, processi e practice ma è necessario che la conoscenza sia estesa sia alla forma collaborativa sia all’ambiente esterno all’azienda. Credo che il paradigma web 2.0, a prescindere da tutti i proclami, distinguo e interpretazioni accademiche, sarà una discreta fonte di vantaggio competitivo.
Dal suo punto di osservazione privilegiato quale pensa sia il futuro dell’IT e quali i trend tecnologici più interessanti per l’innovazione di business ?
Credo che i budget più consistenti andranno verso la sicurezza (che, nei fatti, molti trascurano) e nei sistemi di monitoraggio delle performance. Penso che si manterrà la tendenza alla riduzione dei costi dell’hardware il che, unito alle tecnologie di virtualizzazione, permetterà di avere un unico “serbatoio” di potenza IT da erogare a sistemi ed applicazioni in funzione delle reali necessità. Oltre all’intensificazione del passaggio dal mondo analogico a quello digitale, Voip ad esempio, credo si andrà, se mi si passa il termine, verso una “IP-zzazione” che trasferirà su internet anche software e applicazioni, reliability permettendo.Sul fronte gestionale credo che ormai si sia finalmente conclusa l’eterna diatriba sui sistemi ERP (si / no / make / buy ecc) , grazie anche alla forte concentrazione degli ultimi anni. Sono inoltre convinto che un notevole vantaggio possa essere realmente raggiunto con l’affiancamento a questi sistemi di sottosistemi dedicati, anche custom, esperienza questa che ha già portato notevoli vantaggi anche alle nostre aziende.
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Alessandro Franchi ha 40 anni e un percorso formativo molto articolato, che comprende una laurea in economia e diverse specializzazioni ed esperienze internazionali nelle aree delle tecnologie e del management. Ho lavorato presso il parco scientifico e tecnologico di Trieste e poi come consulente di direzione in SDG consulting, società di consulenza direzionale specializzata in Business Intelligence. Da cinque anni si occupa dei sistemi informativi del Gruppo Snaidero