27 Marzo INFODAY sul BANDO STARTUP del MIUR a Città della Scienza

Domani, mercoledì 27 marzo ore 16.00 c/o Città della Scienza (Sala Archimede).

Interverrà Fabrizio COBIS, responsabile del Bando per il MIUR!

Il bando finanzia progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale promossi da start-up (costituite da max 6 anni) sulle seguenti tre linee di intervento:

1) Big data (Cloud computing; Data integration; Cyber security; Big data analytics);

2) Industria culturale creativa (Digital cultural heritage; Making e design; Spazi della cultura 2.0);

3) Social innovation Cluster

Solo per startupper di Campania, Puglia, Calabria, Sicilia.

info e dettagli qui

http://www.agenziacampaniainnovazione.it/events/eventocds.2013-03-19.0371643463/attachments/programma/view

NUOVI INGRESSI IN ITALIA STARTUP

 

   
 
 
 
 
 
 

NUOVI INGRESSI IN ITALIA STARTUP

Anche Club Italia Investimenti 2, RCS MediaGroup e Tiscali entrano a far parte dell’Associazione, che raccoglie oltre 50 imprese e più di 200 fra startupper e manager

Milano 25 marzo 2013 – A pochi mesi dalla sua fondazione, Italia Startup ha aggregato oltre 50 imprese (tra startup, incubatori, investitori e aziende) e più di 200 persone fisiche, tra cui startupper, studenti, ricercatori e manager. Entrano oggi a far parte dell’unica Associazione italiana indipendente e no profit dedicata all’universo delle startup, 9 imprese, tra le quali: Club Italia Investimenti 2 (primo investitore privato che aderisce), RCS MediaGroup e Tiscali.

Tra i nuovi ingressi si segnalano anche cinque startup (Coffeemesh, KlariceStore, iPress, SmartStop e Starteed) e un incubatore (Vega).

“Italia Startup è l’Associazione che riunisce tutti coloro che credono profondamente nel rilancio del nostro Paese – commenta Riccardo Donadon, Presidente di Italia Startup – Nel dare forma pochi mesi fa aItalia Startup abbiamo voluto coinvolgere un ecosistema molto variegato e composto da nuove imprese innovative, da incubatori e acceleratori di startup, da investitori, da aziende e da enti che credono nello sviluppo imprenditoriale dell’ItaliaGli ultimi ingressi confermano che la strada intrapresa è quella giusta.Siamo un’aggregazione indipendente, no profit e sopra le parti che mira a diffondere la passione del fare impresa e a promuovere la cultura dell’intraprendere. Il nostro impegno costante è quello di far conoscere e valorizzare le giovani iniziative imprenditoriali, avvicinandole al consolidato mondo della grande impresa italiana, oltre che agli investitori internazionali e nazionali, per rafforzare e rendere più competitivo l’intero ecosistema italiano. Allo stesso modo – continua Donadon – Italia Startup vuole promuovere iniziative di formazione, di conoscenza, di scambio di esperienze, di condivisione di modelli di business innovativi, per sostenere chi ci vuole provare e per dare opportunità di cambiamento a tutto il sistema economico e industriale”.

Dalla sua fondazione, Italia Startup ha dialogato con più di 2.000 imprenditori, startupper e giornalisti,organizzato due giornate di confronto aperto con i rappresentanti del Governo e gli stakeholder dell’innovazione, creato le condizioni per l’elaborazione del Rapporto Restart, Italia! e della successiva legge Crescita 2.0”.

Un impegno, quello dell’informazione e della formazione, che Italia Startup persegue con iniziative volte a dare strumenti e aiuti concreti a quanti intendono creare una nuova impresa, come ad esempio workshop e seminari tematici, in cui professionisti legali, fiscalisti, giuslavoristi, ma anche investitori, incubatori e startupper condividono esperienze e mettono a fattor comune competenze specifiche.

 

La struttura di Italia Startup è così composta:

  • Presidente: Riccardo Donadon
  • Segretario Generale: Federico Barilli

Consiglio Direttivo: 
 Paolo Barberis, Giorgio Carcano, Luca de Biase, Mario Mariani, Enrico Pozzi,
Giano Biagini,
 Marco Bicocchi Pichi, 
Fabrizio Conicella, Paolo De Nadai,
 Cristiano Esclapon,
 Mauro Fiorilli, 
Enrico Gallorini, 
Barbara Labate,
 Salvo Mizzi, 
Luigi Orsi Carbone,
 Layla Pavone,
 Andrea Rangone,
 Massimo Sgrelli, Luca Spada 

 

 

Gli associati

 

 

Candidature aperte per il Summer Batch, programma di accelerazione di Mind the Bridge

Prima scadenza per le application 31 marzo. Ma c’è tempo fino al 15 aprile.

Continuano intanto in questi giorni le attività di scouting di Mind the Bridge: 
oggi a SMAU con il progetto Barcamper di dPixel, domani e sabato ad Hackathon Vicenza edomenica allo Startup Weekend.

San Francisco, 21 MAR – Team di serie A, preferibilmente con sviluppo basato nell’area mediterranea e focus sul mercato statunitense. Founder di qualunque parte del mondo e tecnologie avanzate in campo mobile, big data, editoria digitale, piattaforme di formazione, design, moda, pagamenti. Un prodotto almeno in fase minimale di realizzazione e un primo (anche se piccolo) bacino di utenti. Infine un documento, un pitch o biz plan che spieghi un po’ più nel dettaglio il proprio business. Queste le caratteristiche che deve possedere una startup per poter partecipare con il proprio progetto al Mind the Bridge Summer Batchla seconda sessione del programma di accelerazione 2013 della fondazione con investimenti di Mind the Seed.

MTS, il fondo di seed venture con base negli Stati Uniti, si propone infatti di agire da primo investitore istituzionale per le migliori startup che passano attraverso la rete di scouting della fondazione californiana: appena concluso il primo batch invernale (il Winter batch) con un primo finanziamento a 6 startup – Atooma, Bad Seed Entertainment, in3DGallery, Map2App, Myze e Weendy – Mind the Bridge si prepara a selezionare i nuovi talenti dell’imprenditoria mediterranea. In palio la possibilità di ricevere fino a 65k dollari e partecipare al programma di accelerazione di 10 settimane nell’incubatore (MtB Gym) di San Francisco, a contatto con investitori internazionali, a partire da metà agosto 2013.

Per partecipare basta collegarsi sul sito mindthebridge.org/accelerator e fare “Apply now” per essere indirizzati a una pagina che consente di creare il proprio profilo online. Quindi inserire i propri dati e allegare i documenti richiesti (una presentazione di massimo 10/15 slide e possibilmente anche il link a una demo o a un video di presentazione del progetto).

La scadenza dei termini è fissata al 31 marzo (early deadline) ma per chi  non dovesse farcela per quella data viene dato tempo massimo fino al 15 aprile. Da questa prima selezione Mind the Bridge sceglierà circa una ventina di progetti da portare al consueto appuntamento con il Boot Camp, la due giorni dedicata all’approfondimento del progetto e al miglioramento del pitch attraverso sessioni di mentorship, che quest’anno verrà ospitato da TrentoRISE intorno a metà maggio. Dopo circa un mese, infine, la selezione finale dei progetti che riceveranno il finanziamento e il supporto economico da parte del fondo Mind the Seed più l’inserimento nel programma di accelerazione a San Francisco.

 

  • Mind the Bridge on the road: SMAU con Barcamper, Hackathon Vicenza e Startup Weekend

Continuano intanto in questi giorni le attività di scouting di Mind the Bridge: oggi (21 marzo) la fondazione è presente a SMAU insieme a Barcamper, il progetto on the road di dPixel finalizzato all’accelerazione e alla creazione d’impresa attraverso la ricerca sul territorio di idee ad elevato impatto.

Sempre venerdì 22 e fino a sabato 23 Mind the Bridge si sposterà nella sede di ConfartigianatoVicenza, in un open space di circa 1000mq allestito per l’occasione, per le 24 ore di full immersion con i talenti informatici dell’Hackathonla maratona all´insegna della creatività e dell´innovazione durante la quale hacker, programmatori, grafici e Web-designer si sfideranno nello sviluppo di app  in materia di green economy, sicurezza, accessibilità e sanità. Per il  team vincitore, oltre agli altri premi in palio, anche una borsa di studio per partecipare alla Business Startup School di tre settimane a San Francisco offerta da Mind the Bridge.

Domenica 24 marzo, infine, Mind the Bridge sarà presente a Torino per la premiazione allo Startup Weekend, uno degli appuntamenti organizzati dall’omonimo movimento globale durante il quale imprenditori e aspiranti imprenditori hanno 54 ore di tempo per scoprire se la propria idee d’impresa sia valida e realizzabile, impostandone concretamente la prima realizzazione con un team. Anche in questa occasione verrà messo in palio una borsa per la Business Startup School di Mind the Bridge attraverso il MTB special prize.

In entrambe le occasioni Mind the Bridge valuterà prima di tutto il potenziale dell’idea, la conoscenza della lingua inglese e la diversità interna del team per scegliere chi dovrà seguire le orme dei progetti di successo già passati attraverso la scuola, come – tra gli altri – Atooma, Mangatar, Reputeka. ProxToMe, Flazio, ADExpresso, Ploonge e Rysto.

500.000 euro per la startup Sportube

(Roma, 19 marzo 2013). Continua l’azione di Filas, Finanziaria della Regione Lazio, in favore delle startup tecnologiche del territorio. Nuove idee, occupazione qualificata, questi gli ingredienti delle iniziative messe in campo da Filas, primo operatore Venture Capital nel Lazio, tramite il Fondo Por Fesr  I.3. E’ Sportube (www.sportube.tv) – web tv gratuita dedicata a pallavolo, basket, motori, off shore e molto altro – la nuova startup su cui Filas ha co-investito 500mila euro insieme a Fin Posillipo* grazie al Fondo Por Fesr I.3 per il Capitale di Rischio della Regione Lazio. 

Nata da un’idea di Bruno Stirparo, la startup romana Sportube è una web tv da 3 milioni di contatti al mese: attraverso un’innovativa piattaforma tecnologica trasmette gratuitamente contenuti sportivi in streaming, anche in HD, grazie a numerose partnership con diverse leghe e federazioni sportive, tra cui la Lega Pallavolo Serie A1, di cui Sportube è la web tv ufficiale.

Dai campionati di Volley Serie A1 Maschile e Femminile alla Legadue di Basket, da quelli Aci/Csai (come ad esempio il Campionato Italiano GT, Formula 3 ecc.) al CIV ( il più importante campionato italiano su due ruote) e all’F1H2O (il più importante campionato internazionale di off shore), Sportube conta 5 canali in streaming, una sezione on demand ed è fruibile anche su iPhone, iPad e sistemi Android. Ad oggi sono già 500 gli eventi trasmessi in diretta dalla web tv multipiattaforma, per un totale di 900 ore di live streaming e 50.000 ore di servizi andati in onda. Il tutto in piena interazione con i social network, in particolare Facebook. In palinsesto ci sono anche trasmissioni che sfruttano il web 2.0 come ‘Volley View’, un programma di 30’ dove i campioni ospiti in studio approfondiscono i temi caldi della giornata interagendo con i tifosi attraverso i social network. Il modello di business è basato esclusivamente sulla vendita di spazi pubblicitari in pre-roll. Il canale dispone inoltre di widget inseriti su circa 90 testate online che registrano 10 mln di contatti al mese.

Chiuso a marzo 2013, il round di finanziamento ha visto un investimento complessivo di 500mila euro da parte di Fin Posillipo e Filas che hanno acquisito una quota di minoranza della società. Il co-investimento è finalizzato a ulteriori sviluppi tecnologici della piattaforma, rafforzamento dell’organico ma anche al lancio commerciale della società attraverso politiche di marketing mirate anche al rafforzamento delle partnership con altre federazioni.

L’operazione è stata effettuata attraverso il Fondo Por Fesr I.3 per il Capitale di Rischio della Regione Lazio che prevede una dotazione pubblica di 20 milioni di euro per operazioni di Venture Capital su startup e aziende innovative del Lazio e può partecipare al capitale di rischio solo congiuntamente all’intervento di investitori privati. Ad oggi il Fondo (finanziato con risorse del POR FESR 2007/2013 e gestito da Filas) ha chiuso 11 co-investimenti per un totale di oltre 6,6 milioni di euro e ha deliberato ulteriori 6 co-investimenti in fase di finalizzazione per altri 4,8 milioni, tutti decisi ed effettuati insieme a investitori istituzionali e business angel. Il Fondo co-investe in operazioni pubblico/private congiuntamente agli investitori privati del “network” ufficiale di venture capitalist di Filas, che conta finora oltre 70 tra investitori istituzionali, business angel e imprese interessati a valutare opportunità di co-investimento nel Lazio.

*Fin Posillipo S.p.A. è la holding di investimento del gruppo Petrone, attiva prevalentemente nel settore farmaceutico e dei dispositivi medico-sanitari sia in Italia che all’estero ma con investimenti diversificati anche nei settori immobiliare, dei parcheggi ed energetico.

ATOOMA, GAMEPIX E DISCORDIA DAL LAZIO ALL’HEIDELBERG INNOVATION FORUM

(Roma, 13 marzo 2013). Giovani, innovative e ‘web based’. Si chiamano Atooma, GamePix e Discordia e sono le 3 realtà laziali che il 20 marzo presenteranno il proprio modello di business all’Heidelberg Innovation Forum, evento che raduna le 20 migliori imprese europee di industrie creative e le mette in contatto con investitori ed esperti internazionali. La partecipazione all’Heidelberg Innovation Forum, permetterà alle due startup incubate da Enlabs e al team Discordia (vincitore del premio Filas “Castro Adventure Game” al Global Game Jam 2013) di definire meglio il proprio modello di business, ricevere supporto nella fase di ricerca dei finanziamenti ed entrare a far parte della community di FAME, il progetto europeo coordinato da Filas che ha l’obiettivo di favorire lo sviluppo delle industrie creative.

Premiata al Mobile World Congress di Barcellona come migliore App, Atooma è stata sviluppata da Simple Srl, una startup formata da quattro ragazzi di 27 anni. Quest’applicazione Android, che conta già 90mila utenti, è in grado di interagire con tutte le funzionalità del telefono – dai messaggi alle chiamate, alle email – ed è in grado di automatizzare e personalizzare compiti che normalmente vengono svolti da  App diverse. Attraverso Atooma ad esempio è possibile programmare lo smartphone ad attivare il wifi appena entrati in casa, mandare un messaggio in automatico a qualcuno per avvisarlo che sei rientrato, attivare automaticamente il bluetooth quando si è in auto ma anche disattivare bluetooth, wifi, 3g e abbassare la luminosità automaticamente se si ha la batteria scarica. Il tutto attivando una semplice ‘regola’ e senza bisogno di codici di programmazione.

Di EnLabs è anche la neonata GamePix, startup specializzata nei giochi online che ha già ideato il videogame BattlePix e che adesso punta alla creazione di un grande game-network: una sorta di sito web con tanti giochi in cui gli utenti possono competere gratuitamente utilizzando un unico avatar virtuale e condividere la loro esperienza con gli amici e altri giocatori sparsi per il pianeta (i videogame utilizzano mappe del mondo reale).  Le partecipazioni di Atooma e GamePix sono frutto anche dell’accordo Filas-Enlabs per operare congiuntamente in favore delle startup del Lazio.

All’Heidelberg Innovation Forum ci sarà anche Discordia, il team di 6 ragazzi -dai 20 ai 35 anni- che ha vinto la sfida “Castro Adventure Game” lanciata da Filas al Global Game Jam di Roma 2013. Il gruppo è stato premiato per aver realizzato in sole 48 ore la migliore demo usando come riferimento il progetto “La Tuscia Farnese” del Distretto Tecnologico per i beni e le attività Culturali del Lazio (www.futouring.com). La demo vincitrice, “Visions of Eris”, è basata su realtà aumentata e marcatori (oggetti reali come carte o libri) che – una volta inquadrati con il tablet – rendono possibile un’esplorazione in 3d dell’ambiente.

Sono più di 370 le startup e gli sviluppatori provenienti da 10 diversi Paesi che dal 2005 hanno presentato le loro idee all’Heidelberg Innovation Forum: più della metà hanno avuto importanti contatti con investitori e decision-makers del mercato.

Mind the Seed chiude il primo accelerator batch: ecco 6 le startup finanziate

San Francisco, 19 FEB – Un periodo di 10 settimane di accelerazione a San Francisco all’interno del GYM di Mind the Bridge e un primo investimento diretto per Atooma, Bad Seed Entertainment, in3DGallery, Map2App, Myze e Weendy.

Queste le 6 startup scelte per accedere al Winter batch 2013, programma di accelerazione di Mind the Bridge con investimenti del fondo Mind the Seed (il secondo gruppo – summer – partirà ad agosto). Una rosa di talenti provenienti da Italia, Israele, Grecia, Spagna e Stati Uniti a conferma dell’apertura internazionale verso il Mediterraneo che rappresenta la novità 2013 per la fondazione Mind the Bridge.

“Il lavoro di scouting che abbiamo svolto negli ultimi mesi, con particolare interesse al sud Europa, ha portato i suoi frutti – commenta Marco Marinucci, founder di Mind the Bridge – Le startup che abbiamo invitato, e sulle quali MTS ha effettuato un primo investimento seed, sono outsider con tutte le carte in regola per crescere in grande. Il modello ‘testa e mercato in Silicon Valley’ ma sviluppo nel paese d’origine è quanto mai vincente in questi momenti di esuberanza di mercato hi-tech in Silicon Valley”.

Mind the Seed (MTS) è infatti un fondo di seed venture con base negli Stati Uniti che si propone di agire da primo investitore istituzionale per le migliori startup che passano attraverso la rete di scouting di Mind the Bridge. L’obiettivo è allinearsi al loro successo. Una novità importante quella introdotta a inizio anno dalla fondazione americana che, pur conservando l’orientamento non-profit delle proprie attività, trova in Mind the Seed una struttura di  investimento professionale che possa supportare concretamente le startup nei loro primissimi passi verso la via del successo, generando allo stesso tempo un ritorno economico per gli investitori.

E se l’obiettivo finale è quello di lanciare imprese dall’ambizione internazionale, con centro in Silicon Valley e R&D in Europa, ecco che da quest’anno la fondazione apre anche a talenti dall’intera area mediterranea, ricca di competenze tecniche di alto livello ma a costi competitivi.

“L’Italia resta la nostra area di elezione, la colonna portante del nostro ‘ponte’ – precisa Alberto Onetti, Chairman della fondazione – Ma abbiamo avuto richieste per replicare il modello di Mind the Bridge da tutta Europa. E siamo convinti che, oltre a dare una mano a sviluppare innovazione e imprenditorialità in altri paesi che, come il nostro, versano oggi in una situazione di difficoltà, l’apertura al Mediterraneo porti benefici anche alle nostre imprese che si ritroveranno a confrontarsi – al Gym di One Market Plaza (San Francisco) – in un ambiente cosmopolita, con evidenti vantaggi in termini di stimoli e possibilità di apprendimento”.

Ed ecco quindi le 6 startup appena finanziate da Mind the Seed che si preparano a presentarsi a un panel di investitori in occasione del demo-day del 14 marzo, organizzato al MtB Gym:

1. Atooma è una app che rende gli smartphone davvero “smart” ovvero capaci di seguire i comportamenti dell’utente in maniera intelligente. Con Atooma infatti il telefonino può automaticamente leggere le mail con comandi vocali quando si è alla guida o attivare la modalità silenziosa quando si arriva sul posto di lavoro. Inoltre con Atooma si possono creare mini-app in pochi secondi senza alcuna conoscenza tecnica: gli utenti della community possono condividere le Atooma create, scaricare quelle degli altri utenti e attivarle in un solo click. www.atooma.com

2. Bad Seed Entertainment dà vita a console di qualità per videogame con elementi unici di gameplay, per cellulari e applicazioni su piattaforme iOS e Android. Nata per regalare ai giocatori la miglior esperienza di gioco possibile, Bad Seed ha recentemente lanciato Sheep Up!, gioco per iPhone e iPad che sfida l’utente a guidare un gregge di pecore dal fondo di una scatola di vecchi giocattoli fino alla sommità della scatola e alla libertà. www.badseedenteirtainment.com

 3. in3Dgallery è un innovativo tool di presentazione 3D, basato su tecnologia web3D in real time che migliora l’esperienza di visualizzazione delle immagini attraverso una app web, facebook  e mobile. Strumento ideale per professionisti, fotografi, imprese, musei e qualsiasi altro utente voglia condividere il  proprio portfolio invitando ospiti da ogni parte del mondo.www.in3dgallery.com  

4. Map2App è una piattaforma web che consente a chiunque di creare guide territoriali per iPhone e Android e distribuirle tramite Apple Store e Google Play. Utile per aziende, enti e autori indipendenti desiderino trasformare in modo semplice, veloce ed economico contenuti in loro possesso relativi a un territorio o a un evento in una app multi-piattaforma. www.map2app.com

5. Wallie è una applicazione per cellulare e web che aiuta gli shopper online a risparmiare denaro, scegliendo la giusta carta di credito. A seconda delle promozioni, degli sconti e delle offerte disponibili. Questo permette ciascun utente di diventare uno “smart shopper”, ovvero un acquirente intelligente. www.wallieinc.com

6. Weendy  è una app che permette di trovare e condividere le migliori condizioni di vento, onde e neve con i propri amici e con tutte le persone che nutrono il medesimo interesse. Compagno ideale per sport di vento, consente di “catturare” la condizione atmosferica e di postare in piattaforma un commento che viene notificato all’istante ai propri contatti su Twitter, Facebook o Foursquare.  www.weendy.com

 

Videointervista a Greg Schott – President and CEO of MuleSoft

MuleSoft, connecting the New Enterprise

Durante il tour nella Silicon Valley ho visitato  MuleSoft azienda che fornisce la piattaforma di integrazione SaaS più utilizzata per il collegamento di applicazioni enterprise nel cloud.

Ha sede a San Francisco, con uffici in tutto il mondo. L’azienda è privata e finanziata da venture capital dal luglio 2006.

Fondata sull’idea che le applicazioni di collegamento non dovrebbero essere difficili, MuleSoft consente alle organizzazioni di sfruttare la potenza delle loro applicazioni attraverso l’integrazione.

Il progetto open source Mule è stato fondato nel 2003 da Ross Mason, CTO di MuleSoft che ha deciso di creare una nuova piattaforma che metteva in risalto la facilità di sviluppo, la flessibilità e il riutilizzo dei componenti. La piattaforma immediatamente ha trovato un seguito ed è cresciuta rapidamente in termini di adozione, ora conta oltre 100.000 sviluppatori nella comunità Mule.

Ora, MuleSoft ha lanciato la prossima generazione d’integrazione con CloudHub ™, la prima piattaforma d’integrazione fruibile come un servizio (iPaaS). CloudHub è una cloud-based piattaforma d’integrazione, costruita sulla tecnologia leader d’integrazione Mule al centro, che consente agli sviluppatori e team di applicazioni d’integrare ed orchestrare applicazioni e servizi senza soluzione di continuità in tutta l’azienda e nel cloud.

Oggi, MuleSoft è utilizzato in produzione da migliaia d’imprese leader di settore come Walmart, MasterCard, Nokia, Nestlé, Honeywell e DH.

Con Greg Schott, President e CEO di MuleSoft, abbiamo ripercorso la storia dell’azienda, con un focus sul mercato e un approfondimento sul futuro dell’integrazione.

Cloudera – The platform for Big Data

Durante il tour nella Silicon Valley ho visitato Cloudera una startup protagonista nel settore dei Big Data.

Cloudera, sviluppa e distribuisce Hadoop, il software open source che alimenta i motori di elaborazione dei dati di siti web più grandi e più popolari al mondo.

Cloudera è leader nell’utilizzo del software Apache Hadoop-based e offre servizi e una potente piattaforma dati che permette alle aziende e alle organizzazioni di guardare tutti i loro dati – strutturati e non strutturati – in modo da rispondere a molte grandi domande dando di fatto una visibilità senza precedenti, il tutto alla velocità del pensiero.

Oggi, Cloudera è leader di mercato con decine di migliaia di nodi in gestione; i mercati serviti includono i servizi finanziari, pubblica amministrazione, telecomunicazioni, media, web, pubblicità, vendita al dettaglio, l’energia, la bioinformatica, farmaceutico / sanitario, ricerca universitaria, petrolio e gas, giochi e altro ancora.

Fondata da esperti di primo piano sui Big Data  (tre migliori ingegneri di Google, Yahoo e Facebook (Christophe Bisciglia, Amr Awadallah e Jeff Hammerbacher, rispettivamente)  a cui si si era unito con un ex Executive di Oracle (Mike Olson)) ha l’obiettivo di affrontare “i problemi inerenti l’analisi rapida ed efficace di  grandi moli di dati.

Con sede in Silicon Valley, Cloudera ha il sostegno finanziario di Accel Partners, Greylock Partners e di alcuni angels tra i quali Diane Greene (ex CEO di VMware), Marten Mickos (ex CEO di MySQL), e Jeff Weiner (CEO di LinkedIn). I fondatori del progetto Hadoop, Doug Cutting e Mike Cafarella sono i consulenti di Cloudera.

Con Mike Olson, Chief Executive Officer di Cloudera, abbiamo ripercorso la storia dell’azienda, con un focus sul business model e sugli skills che deve avere la figura del Data Scientist.

 

Startup Marketing

Seguo il mondo delle startup per lavoro da alcuni anni; ho visto crescere questo fenomeno negli ultimi tempi in maniera vertiginosa, ormai tutti parlano di questo nel settore IT. Ultimamente il termine si sta affrancando ed è iniziato a diventare uno slogan da utilizzare anche per ministri o candidati premier. Questo accade in Italia ma  non solo, addirittura c’è chi pensa  di realizzare una speciale versione di X Factor – “X Factor for Tech” dove invece che talenti musicali ci siano giovani startuppers a contendersi fama e soldi. Sono nati alcuni termini come startuppers seriali, startup market, e così via. Ultimamente anche le grandi aziende hanno fiutato l’opportunità e hanno deciso di finanziare eventi in questo mondo, la prima è stata Telecom con Working Capital, a seguire Microsoft, Enel, etc… forse si sono accorti che è scattata l’ora dello startup marketing?

Vedo cose positive e cose negative e davvero non so quale possa essere la cosa giusta da fare, per far crescere questo movimento se cavalcare l’onda o magari abbassare i toni e puntare i riflettori solo su chi davvero ha avuto successo.

Ho chiesto aiuto ad alcuni amici che sono molto più esperti di me per provare a capirne qualcosa in più: Fabio Lalli, Presidente di Indigeni Digitali, Marco Marinucci e Alberto Onetti , Fondatori di _Mind The Bridge e Paolo Iabichino, Executive Creative Director di OgilvyOne e OgilvyAction Italia.

A loro ho posto queste domande:

Quanto le Startup sono una moda e quanto una realtà?

Fabio Lalli: penso che il termine startup in questo momento sia abbondantemente abusato E’ pur vero che il mercato è sempre trainato e stimolato da mode e quindi non saprei se sia un bene o un male. Quello che vedo in questo momento è una forte euforia che sta spingendo molti ragazzi a lanciarsi in un percorso imprenditoriale in alternativa alla ricerca del posto fisso. Da una parte c’è un vantaggio e riguarda lo stimolo e le nuove opportunità per una generazione che necessariamente ha bisogno di una nuova modalità di lavoro, dall’altra, il contro, è la creazione di tanti piccoli kamikaze che si sentono imprenditori solo per aver fatto due righe di codice o aver in mente la prossima Facebook.

Paolo Iabichino: Farei una distinzione: un discorso è farci prendere dall’euforia come spesso noi provincialissimi italiani facciamo facendoci affascinare dagli idiomi e dal fatto che la parola startup suona bene ed ha a che fare con il futuro, con la tecnologia e con l’innovazione. Sono tutti temi che ci stanno a cuore, molto affascinanti e seduttivi e quindi sono d’accordo con te, è una moda e il tema può essere facilmente strumentalizzato in chiave di marketing. Improvvisamente le aziende diventano tutti dei business angels tutte alla rincorsa dell’ultima idea etc. c’è pertanto un pericolosissimo fenomeno hype.

Tuttavia in un momento dove mancano realmente le opportunità e dove realmente manca la possibilità di confrontarsi con dei mentori e di avere delle guide in qualsiasi campo il fatto che ci sia qualcuno che decide di fare impresa in autonomia contando solo sulla bontà della propria idea è un bellissimo segnale. Vuol dire che nonostante tutto c’è qualcuno che ha voglia di mettersi o rimettersi  in gioco. Quand’è che l’acqua s’intorbidisce? Quando il messaggio che arriva è quello della fascinazione della Silicon Valley;  soldi facili e applicazioni create in 24 ore durante una maratona che fa tanto showbiz. Laddove vanno in onda questo genere di meccanismi io m’insospettisco.

Quello che non mi piace è la strumentalizzazione ai fini di marketing che è fatta ed una lettura un po’ superficiale del fenomeno. Per me una startup è anche il caso di un art director di 29 anni che si è rotto della multinazionale in cui lavora e apre una libreria a Trastevere od un caffè sui Navigli. Anche queste sono startup, anche se non hanno nulla di tecnologico, c’è qualcuno che ha avuto un’idea ed ha deciso di avviare un’impresa sfidando la sorte. Per essere una startup non c’è bisogno per forza di algoritmi o piattaforme tecnologiche in questo momento chi può ed ha un’idea e la mette in circolazione è solo da ringraziare, è salutare per l’intero Sistema Paese e deve essere incoraggiato.

Mi sembra che si sia un grosso hype ma numeri certi pochi, si parla spesso d’impatto potenziale ma oggi ?

Marco Marinucci: L’ecosistema delle startups, per quanto sia difficile misurarlo, è di certo in crescita, sia sul fronte della quantità sia della qualità. Come abbiamo annunciato all’inizio del Venture Camp, limitandoci al sottoinsieme dei 7 progetti scelti come vincitori del Venture Camp 2011 (IlikeTV, Vivocha, D-Orbit, Timbuktu, StereoMood, Vinswer, NextStyler). In meno di 10 mesi: in aggregato, $6.4M ricevuti di funding, una valutazione di oltre $32M. Ovvero 824% in più’ di valore di mercato in meno di un anno. Per non parlare del 156% di crescita di posti di lavoro creati da queste startup. Pochi, certo, in valore assoluto. Tuttavia creano a loro volta una cultura di startupper che diventa virale e fa crescere le opportunità’ in progressione biometrica.

Fabio Lalli: Questo credo sia normale. L’hype è generato dall’euforia e soprattutto da un’esigenza economica. La realtà è che non esistono cambiamenti sociali ed economici che fanno uno switch da 0 a 100 senza tutto il percorso intermedio. Per arrivare ad avere numeri interessanti in termini di realtà che fanno risultato, è necessario avere numeri straordinari in termini di produzione, avvio e morte. Penso sia normale, è sempre successo così, non credo che di aziende tessili o industriali ne siano nate solo quelle che poi sono emerse. Per 1000 che ne nascono, uno decolla.

Come presidente di ID mi dai numeri reali relativi l’Italia? Quante Startup? In che settori?Che fatturato?

Fabio Lalli beh questa domanda è difficile. Per quanto ci stiamo proponendo come osservatorio sulle startup da qualche giorno e stiamo iniziando una serie di studi (come estensione della mappa che abbiamo già realizzato che stiamo sviluppando ulteriormente) ti dico che numeri “ufficiali” non ne ho. Quello che posso dirti è che ora, trovato per lo meno un perimetro comune di definizione di startup, si può procedere con un’analisi più puntuale. Sul discorso fatturato… è ancora più difficile.

Si moltiplicano gli eventi e le competitions relative a questi settori, non c’è un rischio X Factor o Amici dove si vendono sogni e si illudono molti ragazzi? Siamo sicuri che qualcuno non ci stia speculando?

Alberto Onetti: Il fenomeno è di certo diventato una moda e come tale si presta a generalizzazioni che possono in alcuni casi, essere fuorvianti. Il fatto che se ne parli crediamo possa aiutare a farlo crescere e diffondere. Ovviamente diventa sempre più importante fare informazione obiettiva e non auto celebrativa. E’ quanto noi facciamo da anni per esempio con la nostra MTB Survey (link per il download http://venturecamp.mindthebridge.org/files/2012/10/SURVEY_MTB_2012_DEF.pdf). Da questi dati è evidente che startupper non ci s’improvvisa, ma sono necessaria istruzione ed esperienza.

Fabio Lalli: in tutto c’è qualcuno che specula, anche tra fantomatici Angels, Investitori e Incubatori. E’ normale: se c’è una domanda, c’è qualcuno che si propone con servizi per fare business. Questo è il mercato! Sul discorso eventi ne abbiamo parlato spesso anche in rete: non esiste il troppo o il poco. Ogni evento, per quanto marchetta, può dare allo startupper un beneficio fatto di contatti, relazioni, visibilità, accelerazione economica seppur minima o anche, non da sottovalutare, consapevolezza e stimolo a confrontarsi di più. Sta allo startupper capire quando, come, dove e quanto partecipare in base al suo progetto, all’esigenza e al mercato in cui si deve inserire. 

Paolo Iabichino: Ti racconto un aneddoto qualche mese fa ho registrato un dominio Stortup.it, l’idea era di raccontare le storie delle decine, centinaia di startup che non hanno funzionato e soprattutto il perché non hanno funzionato. Raccontare i fallimenti da una prospettiva lucida (che inevitabilmente sono molti di più dei successi) può insegnare molto. In Italia abbiamo il tabù del fallimento e ciò è proprio contrario alla filosofia delle startup ovvero provare a realizzare la tua idea e provarci in ogni caso. Può andare bene o male ma se va male non devi essere messo alla gogna e invece in Italia succede questo. Il format dei talent show serve, però, forse a sdrammatizzare; spettacolarizzando, infatti, mitigo l’effetto fallimento addolcendolo; perché tutto sommato non abbiamo bisogno più di un business plan ma solo di 3 minuti di elevator pitch su un palcoscenico.

Il mondo del lavoro sta cambiando causa anche la crisi perdurante, la soluzione è l’auto imprenditorialità? Se sì come si cambia la storia e la cultura di un Paese come l’Italia dove il lavoro e’ stato sempre sinonimo di posto fisso?

Alberto Onetti: Il posto fisso fa parte di un mondo che non esiste più. Bisogna educare i giovani a essere imprenditori di se stessi. Il che non significa che tutti debbano fare partire una startup ma che debbano cogliere le opportunità che gli sono offerte dal mondo del lavoro con uno spirito imprenditoriale… Il lavoro viene sempre più di rado offerto, bisogna trovarselo e  convincere il potenziale datore di lavoro del valore che si può produrre.

Fabio Lalli: Questa euforia sta cambiando la mentalità e l’approccio, e sta portando un cambiamento importante nella cultura del lavoro. Questo cambiamento è ancora incompleto e privo di molte strutture sia culturali sia organizzative. Culturali parlo di formazione e cultura imprenditoriale, e strutturale intendo la formazione e lo sviluppo di tutti quegli stakeholder necessari ad un ecosistema imprenditoriale (VC, incubatori, università, reti di imprese, …) come scritto anche in The Rain Forest.

Paolo Iabichino:Bisogna riflettere sul valore delle parole, nel senso che quando un ministro dice che forse siamo un po’ choosy, lasciando correre la superficialità dell’affermazione, forse è una verità con cui dobbiamo fare i conti ovvero cambiare drammaticamente la prospettiva rispetto ad un lavoro che siamo stati abituati a concepire in questo paese in un modo che purtroppo è diventato anacronistico. Come cambiare? Secondo me poiché è un fattore endogeno culturale che ci appartiene, dobbiamo educare le nuove generazioni: questo è un discorso che deve entrare nelle scuole, nelle università, nelle accademie. Dobbiamo aiutare chi deve entrare nel mondo del lavoro ad orientare le proprie professionalità in una logica più imprenditoriale che aziendalista, meno protettiva. Dovremmo cominciare già nelle scuole un lavoro d’inserimento o di “startup” con workshop progettuali in cui le persone si cimentano con quello che sanno fare e prendono le misure delle loro capacità di lavoro in autonomia, non necessariamente a livello imprenditoriale. Ed anche addestrare al turnover. I nostri ragazzi quando entrano a scuola si siedono in un banco e rimangono lì fino all’ultimo giorno di scuola. Le scuole devono diventare delle palestre di cambiamento La laurea non è più una condizione di privilegio non dà più nessuna garanzia, bisogna ripensare il nostro modo di studiare e formarci.

Videointervista a Tony Gauda – Founder e CEO di Bitcasa

Durante il tour di Data Manager nella Silicon Valley  una delle startup più interessanti che ho visitato è sicuramente stata Bitcasa.

A differenza di altre soluzioni cloud-based di storage che si limitano a copiare i file nel cloud, Bitcasa offre archiviazione infinita sul desktop. Il modello di archiviazione virtuale consente di sincronizzare tutti i dati attraverso i dispositivi e istantaneamente inviare file di grandi dimensioni ad amici e parenti oltre a fornire backup illimitato in un unico pacchetto.

Ne abbiamo parlato con Tony Gauda, co-fondatore e Chief Executive Officer di Bitcasa.

 

Tony Gauda paragona Bitcasa a Spotify, piuttosto che ad altre soluzioni cloud-based di storage e condivisione di file. Fino ad ora, utenti di oltre 120 Paesi hanno conservato già circa 6 petabyte di dati (pari a 6 milioni di gigabyte).

Bitcasa non richiede che i file siano in una cartella sincronizzata sul disco rigido. Tutti i dati “possono” restare nel cloud a differenza di Dropbox, per esempio, che mantiene una copia del file sul computer e nel cloud. Cosi facendo lo storage diventa infinito!

Non saranno necessari più dispositivi di memorizzazione esterni e gli utenti non dovranno mai preoccuparsi di spazio su disco nuovo.

Inoltre le modifiche apportate su un solo dispositivo saranno disponibili su tutti i dispositivi.

Bitcasa è una startup che ha sede a Mountain View ed è sostenuta da società di venture capital – l’azienda recentemente ha ottenuto 8 milioni di dollari.

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