L’aumento Preoccupante dei Furti in Casa: Come Proteggere la Tua Sicurezza

Negli ultimi anni, l’aumento dei furti in casa è diventato motivo di crescente preoccupazione per molte comunità. I furti domestici non solo rappresentano una violazione della privacy e della sicurezza personale, ma possono anche causare danni finanziari e emotivi significativi. In questo articolo esploreremo le cause di questo fenomeno in crescita e forniremo consigli pratici su come proteggere la tua casa e la tua famiglia.

Cause dell’Aumento dei Furti in Casa

Ci sono diversi fattori che possono contribuire all’aumento dei furti in casa:

  1. Difficoltà Economica: Periodi di recessione economica o difficoltà finanziarie possono spingere alcune persone a commettere reati per ottenere denaro facile.
  2. Opportunità Facili: La mancanza di sicurezza adeguata nelle abitazioni, come serrature deboli o finestre non protette, può rendere più facile per i ladri entrare nelle case.
  3. Tecnologia Accessibile: Lo sviluppo di strumenti tecnologici sempre più accessibili aiuta i ladri a individuare e violare le misure di sicurezza tradizionali.
  4. Assenza di Vigilanza: La mancanza di vicinato vigilante o di sistemi di sorveglianza può rendere le case un bersaglio più attraente per i ladri.

Come Proteggere la Tua Casa

Fortunatamente, ci sono diverse misure che puoi prendere per proteggere la tua casa e ridurre il rischio di essere vittima di furti:

  1. Installare Sistemi di Sicurezza: Investire in sistemi di allarme, telecamere di sorveglianza e luci esterne con sensori di movimento può dissuadere i ladri e fornire prove utili in caso di intrusione.
  2. Rafforzare le Serrature: Assicurati che tutte le porte e le finestre siano dotate di serrature robuste e che siano chiuse correttamente quando non sei a casa e nel caso di emergenze, avere a disposizione un servizio di pronto intervento fabbro, come quello di FabbroRoma
  3. Mantenere un Profilo Basso: Evita di mostrare pubblicamente beni di valore o informazioni personali che potrebbero attirare l’attenzione dei ladri, come sui social media.
  4. Coinvolgere la Comunità: Partecipa a programmi di vicinato vigilante e lavora con i tuoi vicini per tenere d’occhio le attività sospette nella zona.
  5. Essere Preparati: Fai inventario dei tuoi beni di valore e assicurati di avere una copertura assicurativa adeguata per proteggerti in caso di furto.

Conclusioni

L’aumento dei furti in casa è un problema serio che richiede un approccio proattivo da parte di individui e comunità. Prendere misure per rafforzare la sicurezza della propria casa e collaborare con i vicini può contribuire a ridurre il rischio di essere vittima di un crimine. Ricorda sempre che la sicurezza personale è una priorità e investire nella protezione della tua casa è un passo importante per garantire la tranquillità e la sicurezza della tua famiglia.

TRATTAMENTO DEI DATI ONLINE: UN NUOVO STUDIO DI KASPERSKY LAB MOSTRA CHE PERSONE E AZIENDE NON SI FIDANO DI NESSUNO

Dai criminali informatici al governo, dai datori di lavoro alla famiglia: le persone si preoccupano costantemente di chi potrebbe accedere alla loro vita digitale

Lo studio indipendente di Kaspersky Lab, commissionato all’Applied Marketing Research per quanto riguarda l’analisi dei dati, ha coinvolto i professionisti della sicurezza IT di 600 aziende di medie dimensioni e 6.000 utenti con software di sicurezza installati sui loro dispositivi, distribuiti equamente tra Francia, Germania, Italia, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti.

I risultati mostrano che, tra i possibili “intrusi indesiderati” che creano maggior preoccupazione, si posizionano, al primo posto, senza destare alcuna sorpresa, i criminali informatici, indicati dal 45% delle aziende e dal 47% degli utenti, preoccupati di dover proteggere i propri dati online da attacchi malevoli. Questo dato è seguito da molto vicino da coloro che pensano di dover proteggere la propria vita digitale dal governo del loro stesso paese (rispettivamente per il 36% delle aziende e per il 33% degli utenti); seguono i governi e le società straniere (per il 30% delle imprese e il 26% delle persone). Non solo: circa un professionista della sicurezza IT su tre (29%) si preoccupa del fatto che il proprio datore di lavoro possa cercare di ottenere dei dati personali online, mentre un quarto (26%) dei singoli utenti sentiti è impensierito dell’eccessiva curiosità dei propri familiari.

Queste preoccupazioni riguardano anche i rapporti con la sicurezza informatica: la ricerca mette in luce una certa confusione circa le possibilità di accesso ai dati da parte di fornitori di soluzioni di cybersecurity. Molti degli intervistati temono che il proprio provider possa raccogliere informazioni digitali, opinioni, dati sulla localizzazione o sulle abitudini di navigazione e poi condividere queste stesse informazioni con organizzazioni straniere. Tuttavia, una larga maggioranza degli intervistati (l’87% delle aziende e l’82% dei singoli utenti) mostra di nutrire una certa fiducia, confidando in un comportamento etico da parte del proprio fornitore di soluzioni di cybersecurity nella raccolta e nell’uso dei dati personali.

Questi risultati mostrano che l’attuale panorama del settore della sicurezza informatica ha contributo a creare, nel pensiero delle aziende e degli utenti finali, un clima di paura, incertezza e dubbi, che ha determinato in molte persone, a sua volta, una mancanza di fiducia verso qualunque tipo di ente o organizzazione.

Commentando questi risultati, Anton Shingarev, Vice President of Public Affairs di Kaspersky Lab, ha dichiarato: “I risultati di questa ricerca sono davvero sorprendenti. Forniscono un’ulteriore prova del fatto che le tecnologie e i software sono considerate come delle “scatole nere” per molte aziende. Molti non sono informati sul loro funzionamento, sul loro contenuto, sul tipo di dati che vengono raccolti o su come vengono archiviati. Il risultato di questo fenomeno è la mancanza di fiducia verso i vendor. Credo che sia inaccettabile: come settore dobbiamo essere in grado di far capire esattamente alle persone cosa facciamo e quali cose un fornitore di sicurezza non dovrebbe mai fare. Questa responsabilità deve essere affiancata da un impegno costante nella costruzione della resilienza e della sicurezza all’interno dei nostri prodotti e nella dimostrazione della loro affidabilità attraverso un’attitudine che mette al primo posto la trasparenza e la responsabilità. Tutti questi propositi sono parte integrante della nostra Global Transparency Initiative, un programma messo in atto per favorire la ricostruzione della fiducia nel settore della sicurezza informatica”.

La ricerca di Kaspersky Lab e Applied Marketing Research mostra, inoltre, che:

La privacy sembra essere considerata come un diritto fondamentale per tutti: il 46% delle aziende coinvolte e il 51% degli utenti sentiti ritiene che un fornitore di cybersicurezza non debba automaticamente condividere i dati privati di un utente con il proprio governo in caso di questioni che riguardano la sicurezza nazionale, si tratta di una scelta che dovrebbe dipendere dalle specifiche circostanze.
Per le imprese e per i consumatori ci sono questioni ben più importanti del paese d’origine di una realtà aziendale: il 55% delle aziende e il 66% degli utenti è convinto del fatto che il proprio governo dovrebbe fare affari con la società che offre i prodotti o i servizi di più alta qualità, anche se si tratta di una società straniera. Con grande sorpresa, questo dato sale rispettivamente a quota 82% e 78% quando si tratta di accordi fatti in ambiti cruciali per la sicurezza nazionale.

Anche il Dott. Milton Mueller, Professore del Georgia Institute of Technology School of Public Policy, per l’Internet Governance Project, ha commentato i risultati della ricerca di Kaspersky Lab: “Questo sondaggio mette in luce il rapporto esistente tra nazionalismo, sicurezza nazionale e fiducia nei confronti degli Internet Service Provider. Emergono dati sorprendenti per quanto riguarda gli atteggiamenti dei consumatori e delle aziende nei confronti del ruolo ricoperto dai governi rispetto alla sicurezza informatica. Ad esempio, è stato interessante prendere visione del fatto che tanti utenti credono che il proprio governo debba utilizzare il miglior fornitore per le proprie capacità legate alla sicurezza nazionale, indipendentemente dal paese di provenienza. Anche il fatto che i consumatori siano più preoccupati per eventuali ingerenze nelle proprie vite digitali da parte del loro stesso governo, rispetto alla possibilità che lo facciano dei governi stranieri, è una considerazione degna di nota”.

Per sapere di più sui principi di trasparenza portati avanti da Kaspersky Lab e sulla sua Global Transparency Initiative è possibile consultare la sezione dedicata alla Transparency sul sito dell’azienda.

Un report con il riassunto delle principali scoperte derivate dalla ricerca “The boundaries of trust: privacy and protection in cyberspace” e con i dati relativi all’Italia è disponibile sul blog di Kaspersky Lab.

Nota

Il 13 novembre 2018 Kaspersky Lab organizzerà un dibattito che andrà in diretta online sulla ricostruzione della fiducia nel campo della sicurezza informatica e sulla minimizzazione dei rischi per quanto riguarda la trasparenza con protagonisti della sicurezza IT ed esperti. Il dibattito sarà trasmesso direttamente da Zurigo, in quanto parte del Kaspersky Transparency Summit che si terrà in quella giornata nella città svizzera. Ulteriori dettagli e modalità di registrazione sono disponibili su BrightTalk.

*Metodologia

La ricerca si basa su un campione di 1.000 utenti e 100 aziende di media dimensione in ciascuno dei seguenti paesi: Stati Uniti, Germania, Francia, Italia, Spagna e UK. La ricerca sul campo e l’analisi dei dati sono state condotte tra maggio e luglio 2018.

Ricerca Kaspersky Lab cosa cercano e dove navigano i più piccoli

COSA CERCANO I BAMBINI ONLINE? LO RIVELA UN REPORT DI KASPERSKY LAB DEDICATO AL PARENTAL CONTROL

 Il report di Kaspersky Lab raccoglie dati anonimi a livello globale dalle soluzioni consumer di Kaspersky Lab per PC Windows e Mac, con il modulo “Parental Control” acceso, e di Kaspersky Safe Kids, la soluzione stand-alone per dispositivi Windows, Mac, iOS e Android.

Il report presenta i risultati delle ricerche degli ultimi 6 mesi nelle dieci lingue più popolari (da novembre 2017 a maggio 2018): i dati mostrano che la categoria video e audio – che comprende le richieste relative a qualsiasi contenuto video, servizi di streaming, video blogger, serie e film – è tra quelle più “cercate” dai più piccoli (il 17% delle ricerche totali). Il secondo e il terzo posto sono rispettivamente occupati dai siti di traduzione (14%) e di comunicazione (10%). È interessante notare che i siti web di giochi si posizionano al quarto posto, generando solo il 9% delle richieste di ricerca totali.

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Inoltre, si può anche notare una chiara differenza linguistica nelle richieste di ricerca: ad esempio, i siti web di video e musica sono tipicamente ricercati in inglese, il che può essere spiegato dal fatto che la maggior parte dei film, serie TV e gruppi musicali hanno nomi inglesi. Invece i bambini di lingua spagnola eseguono più richieste di siti per traduzioni, mentre i servizi di comunicazione sono per lo più ricercati da chi usa la lingua russa. I bambini di lingua cinese sono quelli che cercano maggiormente servizi educativi, mentre i bambini francesi sono più interessati ai siti web di sport e giochi. Le richieste in lingua tedesca dominano nella categoria “shopping”, mentre il numero principale di ricerca di contenuti a carattere pornografico sono in arabo, mentre quelle che riguardano gli anime sono in giapponese.

“I bambini dei diversi paesi mostrano di avere interessi e comportamenti online differenti, ciò che li accomuna è la necessità di essere protetti online da contenuti potenzialmente dannosi. I bambini che cercano contenuti animati potrebbero accidentalmente aprire un video con contenuti pornografici. Oppure potrebbero iniziare a cercare video innocenti e finire involontariamente su siti web con contenuti violenti, che potrebbero avere un impatto anche a lungo termine sulle loro menti, maggiormente impressionabili e vulnerabili”, afferma Morten Lehn, General Manager Italy di Kaspersky Lab.

Oltre ad analizzare le ricerche, il report di Kaspersky Lab esamina anche i siti web che i bambini hanno visitato, o tentato di visitare, con contenuti potenzialmente dannosi, rientrando in una delle 14 categorie preimpostate  per il possibile blocco del modulo “Parental Control” nelle soluzioni di Kaspersky Lab negli ultimi 12 mesi. I dati mostrano che i siti di comunicazione (come ad esempio i social media, i servizi di messaggistica o le email) sono stati quelli più visitati dai PC con il “controllo genitori” attivato, riguardando il 60% dei casi negli ultimi 12 mesi. Tuttavia, la percentuale di questa categoria sembra essere in calo di anno in anno, poiché i dispositivi mobili ricoprono un ruolo sempre più importante nelle attività online dei più piccoli.

La seconda categoria più popolare di siti web visitati da questi utenti è quella “software, audio e video” (pari al 22%). I siti web con questo tipo di contenuto sono diventati molto più popolari rispetto all’anno scorso, quando era solo la quinta categoria più popolare, con una percentuale pari al 6%. Il terzo posto è occupato dalla categoria “alcol, tabacco e siti web sulle droghe” (6%), una novità rispetto ai risultati dello scorso anno e rispetto allo stesso periodo.

La tendenza ad utilizzare maggiormente i dispositivi mobile per connettersi a Internet è nuovamente evidenziata nelle cifre relative ai siti web di gioco, che ora sono solo al quarto posto nella lista dei siti visitati da PC, corrispondendo al 5% dell’attività online. Considerato che i bambini mostrano sempre più una preferenza per i giochi su dispositivi mobile piuttosto che per i giochi per computer, quest’ultima categoria perderà progressivamente l’interesse dei piccoli utenti nei prossimi anni.

“È importante che i genitori non lascino soli i bambini quando navigano online, non importa quello che stanno facendo. C’è infatti una grande differenza tra invadenza e bisogno di controllo. Anche se è importante fidarsi dei propri figli ed educarli su come muoversi in modo sicuro online, i buoni consigli non possono proteggerli da qualcosa che potrebbe apparire inaspettatamente sullo schermo. Ecco perché le soluzioni di sicurezza avanzate sono fondamentali per garantire che i bambini abbiano esperienze online positive, piuttosto che dannose”, aggiunge Morten Lehn.

Le soluzioni consumer Kaspersky Total Security e Kaspersky Internet Security includono un modulo di Parental Control per aiutare gli adulti a proteggere i propri figli dalle minacce online e bloccare siti o app con contenuti inappropriati. Inoltre, la soluzione Kaspersky Safe Kids consente ai genitori di monitorare ciò che i figli fanno, guardano o cercano online su tutti i dispositivi, inclusi quelli mobili, e offre consigli utili su come aiutare i più piccoli a muoversi online in sicurezza.

 

SECONDO KASPERSKY LAB NON PROTEGGERE I PROPRI DISPOSITIVI MOBILI PUÒ AVVANTAGGIARE IL “LADRI DIGITALI”

Oggi molte persone utilizzano i dispositivi mobili per navigare su Internet e svolgere attività online. Perdere il proprio device a causa di un atto di microcriminalità potrebbe quindi rivelarsi più dannoso e sconvolgente che mai. Il 75,8% degli individui afferma di utilizzare regolarmente Internet su uno smartphone (percentuale in crescita rispetto al 73,9% del 2016) e il 42,2% utilizza di norma un tablet per connettersi.

I dati importanti che vengono archiviati e inviati da questi dispositivi sono di diverso tipo: il 32,4% delle persone utilizza il proprio smartphone per l’online banking, e questo significa accesso a preziose informazioni di carattere finanziario. Inoltre, il 63,4% delle persone utilizza regolarmente il proprio smartphone per accedere ai propri account di posta elettronica personali; il 61%, invece, afferma di utilizzarlo per attività sui social media: entrambi gli esempi di utilizzo hanno a che fare con una quantità enorme di dati sensibili.

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Avere una mole importante di dati preziosi sui propri dispositivi, però, non rende le persone consapevoli e sicure: solo il 39,7% protegge con le password i propri dispositivi mobili e solo l’8% sceglie di crittografare i propri file e le proprie cartelle per evitare accessi non autorizzati. Nel caso in cui questi dispositivi dovessero cadere nelle mani sbagliate, tutti questi dati – account personali, foto, messaggi e persino dettagli di tipo finanziario – potrebbero diventare accessibili per qualcun altro.

Anche perdere dispositivi che sono comunque protetti con una password può, però, avere conseguenze rilevanti: ad esempio, meno della metà (40%) delle persone effettua un backup dei propri dati e solo il 15,8% utilizza le funzionalità antifurto sui propri dispositivi mobili.

Questo significa che, probabilmente, in caso di furto, gli ormai ex proprietari di questi dispositivi non potranno accedere alle proprie informazioni personali e ai propri account.

Morten Lehn, General Manager Italy di Kaspersky Lab ha commentato: “Tutti noi amiamo i nostri dispositivi connessi, perché ci danno la possibilità di accedere a informazioni vitali, da qualsiasi luogo e in qualsiasi momento. I malintenzionati vogliono impossessarsene proprio per il loro valore e l’impresa criminale si rivela più facile nel caso in cui ci si imbatta in un telefono, ormai rubato, non protetto da alcuna password. Ci sono alcune cose davvero semplici che tutti possono fare per proteggere il proprio dispositivo e i dati contenuti al suo interno. Usando la protezione tramite password e una soluzione di sicurezza dedicata, compresa la protezione antifurto, è possibile proteggere le informazioni personali, le foto e gli account online da eventuali perdite e da un possibile uso dannoso.”

Kaspersky Internet Security for Android, ad esempio, è una soluzione progettata per aiutare le persone a proteggere i propri dispositivi mobili: spinge gli utenti a proteggere con le password i propri dispositivi, garantendo sicurezza rispetto alle possibili minacce online e offline, nel caso in cui un dispositivo venga rubato, colpito da malware o diventi oggetto di occhi indiscreti.

Nota: I dati riportati nel presente comunicato si riferiscono al sondaggio Kaspersky Consumer PR Survey 2017, condotto da Kaspersky Lab lo scorso anno. Il campione italiano preso in esame è di oltre 500 utenti.

Informare i giovani sui rischi della rete: gran finale a Roma per il progetto della Polizia “Una vita da social” in partnership con Kaspersky Lab

La campagna itinerante “Una vita da social”, ideata dalla Polizia in partnership con Kaspersky Lab, si è conclusa il 22 maggio nella Capitale. Il progetto, nato per sensibilizzare e informare i giovani sui potenziali rischi della rete, quest’anno ha raggiunto più di 50 tra le più importanti città italiane, coinvolgendo oltre 220.000 studenti solo in quest’ultima edizione.

Si è da poco conclusa la quinta edizione di “Una vita da social” con ottimi risultati e tante presenze: oltre 220.000 studenti coinvolti nell’ultima edizione e un milione e 300mila in totale nelle precedenti. Il progetto si è svolto tra le scuole e un’aula didattica multimediale allestita in un truck che ha attraversato l’Italia, da Milano a Palermo. Le lezioni, tenute dalla Polizia Postale e dai partner del progetto, hanno mostrato le potenzialità della rete, se usata in maniera consapevole. Tra i temi trattatati il cyberbullismo, la pirateria informatica e la pedopornografia. L’obiettivo è incentivare un’educazione al mondo digitale, fondamentale in particolare per i più piccoli, perché possano conoscerne le “regole” e trarne tutti i possibili benefici

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I dati raccolti da Kaspersky Lab dimostrano, infatti, come il 37% dei bambini tra gli 8 e i 10 anni non riesca ad immaginare cosa significhi vivere senza PC o senza smartphone (33%). Il dato più allarmante è, però, il tempo trascorso in rete: in Italia il 58% dei bambini dagli 8 ai 16 anni è costantemente online e il 9% dei genitori ritiene che il proprio bambino stia diventando dipendente da Internet. Sono, inoltre, in aumento anche i dati relativi al fatto che i più piccoli abbiano piena fiducia dell’utilizzo di Internet come fonte d’informazione (69%). Per quanto la maggior parte dei genitori (75%) cerchi di trascorrere del tempo con i propri figli quando navigano, tutto questo non è sufficiente per tenere i piccoli utenti al sicuro dalle minacce della rete.

Questa campagna è nata proprio dall’esigenza di informare e offrire delle soluzioni preventive alla luce di questi dati, informando e facendo riflettere i più piccoli, i loro genitori e i loro insegnanti sull’uso responsabile e consapevole della rete.

“Non possiamo restare indifferenti al condizionamento che la rete e i social hanno nelle nostre vite e soprattutto in quelle dei nostri figli”, ha commentato Morten Lehn, General Manager Italy di Kaspersky Lab. “Non è giusto limitare o demonizzare l’uso di Intenet, è invece importante pensare ad un programma di educazione e protezione dedicato ai piccoli utenti, affinché possano farne un uso consapevole. La campagna della Polizia “Una vita da Social”, ha rappresentato per noi una risposta concreta, in linea con i nostri principi aziendali; per questo abbiamo deciso di supportarli in questa importante iniziativa formativa”.

I genitori che vogliono garantire un’ulteriore protezione ai propri figli mentre sono connessi possono utilizzare prodotti come Kaspersky Safe Kids, una soluzione in grado di aiutare ad insegnare ai bambini i corretti tempi d’uso dei dispositivi e a guidarli in tutta sicurezza, in modo che possano accedere solo a siti Web, contenuti e app che il genitore ritiene appropriati. Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito web di Kaspersky Lab.

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Indagine Kaspersky Lab: un italiano su due infettato da virus durante la visione di contenuti pornografici

     ·         Quasi la metà degli adulti italiani (49%) è stata infettata da un virus informatico dopo aver visualizzato contenuti per adulti online

·         In media, i nostri connazionali guardano contenuti per adulti cinque volte alla settimana e uno su cinque (21%) usa il proprio dispositivo di lavoro per accedere ai contenuti pornografici

·         Tre italiani su dieci (28%) hanno incolpato parenti o amici dell’infezione contratta dal proprio computer

·         Quattro italiani su dieci (39%) credono di rimanere al sicuro dai virus semplicemente usando la modalità di navigazione in incognito per guardare contenuti per adulti

·         Un nuovo video svela le dieci “malattie sessualmente trasmissibili (MST) digitali” più comuni e i loro sintomi

 Secondo una nuova indagine condotta da Kaspersky Lab, quasi la metà degli adulti italiani (49%) ha contratto un virus sul proprio notebook, PC o dispositivo mobile dopo aver guardato contenuti per adulti online. I risultati della ricerca rivelano quanto gli utenti siano a rischio di contrarre una “malattia sessualmente trasmissibile (MST) digitale” non proteggendo adeguatamente i propri device.

L’indagine condotta da Kaspersky Lab, che ha coinvolto 1.000 adulti italiani, ha inoltre svelato che la vergogna di essere stato infettato ha spinto tre utenti su dieci (28%) a incolpare parenti o amici dell’infezione contratta dopo aver visitato siti per adulti.

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In media, gli intervistati hanno dichiarato di guardare contenuti pornografici sul proprio computer o qualsiasi altro dispositivo in media cinque volte alla settimana e più della metà (55%) ha ammesso di guardare contenuti per adulti almeno una volta al giorno, trascorrendo ogni volta in media 23 minuti su questi siti. Di conseguenza, gli italiani trascorrono più di 4 giorni all’anno visitando siti con contenuti a luci rosse. Quasi un quinto degli intervistati (17%) ha ammesso di guardare siti per adulti durante l’orario lavorativo usando il PC, il tablet o lo smartphone dell’ufficio.

Quasi una persona su dieci (8%) ha dichiarato di navigare in modo non sicuro, non avendo installato alcuna soluzione di sicurezza internet sui propri dispositivi. La stessa percentuale crede erroneamente di essere al sicuro navigando su siti per adulti via tablet o smartphone, pensando che questi device non possano essere infettati.

Una recente indagine globale di Kaspersky Lab ha rivelato che i malware mobile spesso si nascondono dietro ai contenuti per adulti per attirare gli utenti: i ricercatori hanno scoperto 23 famiglie di malware per Android che sfruttano contenuti pornografici per nascondere le proprie reali funzionalità.

“Nel 2017 abbiamo identificato almeno 27 varianti di malware per PC specificatamente pensati per cercare le credenziali dei siti a pagamento di contenuti per adulti. Questo genere di siti è interessante per i cyber criminali perché hanno un elevato numero di utenti che possono essere presi di mira e che saranno meno disposti a riferire l’infezione per non dover spiegare come l’hanno contratta”, ha commentato Morten Lehn, General Manager Italy di Kaspersky Lab. “Con 323.000 bug malware progettati per il furto d’identità, la corruzione dei file e il ricatto scoperti da Kaspersky Lab ogni giorno, è sempre più importante che gli utenti adottino comportamenti sicuri online e prendano le giuste precauzioni”.

Il 39% degli italiani pensa di essere al sicuro usando la modalità di navigazione in incognito, mentre un intervistato su quattro (40%) crede di proteggere il proprio computer dai virus cancellando la cronologia del browser.

Inoltre, il 26% ha ammesso di aver mentito su un’infezione da virus informatico perché temeva di averlo preso navigando su un sito per adulti, mentre il 18% è stato colto in flagrante da un amico, un familiare o il partner.

Di seguito i dettagli sulle dieci MST digitali che possono colpire i dispositivi degli utenti mentre guardano contenuti per adulti:

1.      Trojan: potrebbero mascherarsi da programmi innocui ma contengono un payload nocivo.

2.      Drive-by download: un metodo comune di diffusione dei malware. I cyber criminali cercano siti non sicuri e impiantano uno script dannoso nel codice delle pagine: sfruttano ogni applicazione vulnerabile sui computer, infettando automaticamente gli utenti quando visitano il sito.

3.      Click-jacking: gli utenti vengono indotti a cliccare su un oggetto di una pagina web convinti di cliccare su un altro. Il click-jacking può essere usato per installare malware, ottenere l’accesso agli account o per attivare la webcam di una vittima.

4.      Bot di Tinder: programmi automatici progettati per fingersi persone reali su un sito di appuntamenti e indurre gli utenti a cliccare sui loro profili e svelare informazioni confidenziali.

5.      Cat-Phishing: i criminali informatici si mettono in mostra sui siti di appuntamento o nelle chat room, invitando gli utenti a cliccare su link per accedere a chat erotiche live o immagini per adulti.

6.      Ransomware: i cyber criminali usano dei “blocker” per impedire alle vittime di accedere al proprio dispositivo, spesso informandole che il blocco è dovuto a “contenuti pornografici illegali” scoperti sul device, affinché chi ha visualizzato contenuti pornografici online sia reticente a riferire l’accaduto alle forze dell’ordine.

7.      Worm: un programma che si replica ma non scrive il proprio codice in altri file. Dopo essersi installato sul dispositivo della vittima cerca un modo per diffondersi su altri device.

8.      Pornware: potrebbe trattarsi di un programma legittimo ma potrebbe contenere un adware installato da un altro programma nocivo, progettato per inviare contenuti inappropriati al dispositivo della vittima.

9.      Spyware: software che consente a un criminale di ottenere di nascosto informazioni sulle attività online della vittima e trasmetterle all’esterno del dispositivo.

10. Falsi anti-virus: programmi che fingono di essere anti-virus sfruttando la paura degli utenti di aver installato software nocivi guardando contenuti pornografici.

Secondo una recente indagine di Kaspersky Lab, il 25,4% degli utenti mobile (almeno 1,2 milioni di persone) hanno subito un attacco malware almeno una volta nel 2017 e 199 milioni di URL sono stati identificati come nocivi. Nel 2017 sono stati registrati 1 miliardo di attacchi online.

È possibile scaricare il report globale sulle minacce informatiche per gli utenti di contenuti pornografici online qui: https://www.kaspersky.com/blog/porn-themed-threats-report/20891/

Kaspersky Lab svela le vulnerabilità scoperte in uno smart home hub

In occasione del Mobile World Congress i ricercatori di Kaspersky Lab hanno annunciato la scoperta di alcune vulnerabilità in uno smart hub utilizzato per gestire tutti i dispositivi e i sensori connessi installati in casa. L’analisi rivela come per un cyber criminale sia possibile accedere da remoto al server del prodotto e scaricare un archivio contenente i dati personali di utenti casuali, necessari per accedere ai loro account, per poi ottenere il controllo dei loro sistemi domestici.

La popolarità dei dispositivi connessi continua ad aumentare, insieme alla richiesta degli smart home hub poiché rendono molto più semplice la gestione della casa, unendo tutte le impostazioni dei dispositivi in ​​un’unica piattaforma e consentendo agli utenti di configurarle e controllarle tramite interfacce web o applicazioni mobile. Inoltre, alcune di queste soluzioni servono anche come sistema di sicurezza. Allo stesso tempo, essere degli “unificatori” rende questi dispositivi un obiettivo attraente per i criminali informatici che potrebbero utilizzarli come punto d’accesso per gli attacchi remoti. All’inizio dell’anno scorso, Kaspersky Lab ha scoperto un dispositivo per la smart home che offriva una vasta superficie di attacco agli intrusi, basata su algoritmi di generazione di password deboli e porte aperte. Durante la nuova indagine, i ricercatori hanno scoperto che una progettazione non sicura e diverse vulnerabilità nell’architettura del dispositivo smart potevano fornire ai criminali l’accesso alla casa degli utenti.

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In primis, i ricercatori hanno scoperto che l’hub invia i dati dell’utente quando comunica con un server, incluse le credenziali necessarie ad accedere all’interfaccia web dello smart hub l’ID utente e la password – oltre ad altre informazioni personali come il numero di telefono dell’utente utilizzato per gli alert. Gli autori di attacchi remoti possono scaricare l’archivio con queste informazioni inviando una richiesta legittima al server che include il numero di serie del dispositivo. L’analisi, inoltre, mostra che il numero di serie può facilmente essere scoperto dai criminali grazie ai metodi semplicistici della sua generazione.

Secondo gli esperti, i numeri seriali possono essere scoperti con metodi di forza-bruta usando la logic analysis e poi confermati attraverso una richiesta al server: se un dispositivo con quel numero seriale è registrato in un sistema cloud, i criminali riceveranno informazioni affermative. Di conseguenza, potranno accedere all’account web dell’utente e gestire le impostazioni dei sensori e dei controller collegati all’hub.

Tutte le informazioni sulle vulnerabilità rilevate sono state segnalate al fornitore e successivamente corrette.

“Sebbene i dispositivi IoT siano stati il focus dei ricercatori della cyber sicurezza negli ultimi anni, si stanno dimostrando ancora insicuri. Abbiamo scelto in modo casuale uno smart home hub e il fatto che l’abbiamo trovato vulnerabile non è un’eccezione ma un’ulteriore conferma dei continui problemi di sicurezza nel mondo IoT. Sembra che, letteralmente, ogni dispositivo IoT − anche il più semplice − contenga almeno un problema di sicurezza. Ad esempio, abbiamo recentemente analizzato una lampadina intelligente. Potreste chiedervi cosa potrebbe andare storto con una lampadina che permette di cambiare solo il colore della luce e alcuni altri parametri di illuminazione tramite lo smartphone. Bene, abbiamo scoperto che tutte le credenziali delle reti wi-fi, cioè i nomi e le password, a cui la lampadina si era precedentemente collegata venivano archiviate nella sua memoria senza crittografia. In altre parole, la situazione attuale nella sfera della sicurezza IoT è che anche la vostra lampadina potrebbe mettervi in pericolo”, ha affermato Vladimir Dashchenko, Head of Vulnerabilities Research Group dell’ICS CERT di Kaspersky Lab.

“È molto importante per i produttori garantire un’adeguata protezione ai propri utenti e prestare molta attenzione ai requisiti di sicurezza durante lo sviluppo e il rilascio dei prodotti, perché anche piccoli dettagli di un design non sicuro possono portare a conseguenze pericolose” ha concluso Dashchenko.

Per rimanere al sicuro, Kaspersky Lab consiglia agli utenti di fare quanto segue:

• Usare sempre una password complessa e non dimenticare di cambiarla regolarmente;

• Aumentare la propria consapevolezza dei pericoli per la sicurezza controllando le ultime informazioni, di solito disponibili online, sulle vulnerabilità scoperte e corrette dei dispositivi smart.

Per garantire la sicurezza della casa “intelligente” e dell’Internet of Things, Kaspersky Lab offre la propria applicazione gratuita per la piattaforma Android, Kaspersky IoT Scanner. La soluzione esegue una scansione della rete wi-fi domestica, informando l’utente dei dispositivi ad essa collegati e del loro livello di sicurezza.

Per limitare i rischi di sicurezza informatica, Kaspersky Lab consiglia a produttori e sviluppatori di condurre sempre test di sicurezza prima che i prodotti vengano rilasciati e di seguire gli standard di sicurezza informatica dell’IoT. Recentemente Kaspersky Lab ha contribuito alla Raccomandazione ITU-T Y.4806 (International Telecommunication Union – Settore delle telecomunicazioni), creata per aiutare a mantenere un’adeguata protezione dei sistemi IoT, comprese le città smart, i dispositivi medicali indossabili e stand-alone e molti altri.

Ulteriori informazioni su questa ricerca sono disponibili su Securelist.com.

La scarsa protezione delle password espone i gamer ai cyber attacchi

Game Over: la scarsa protezione delle password espone i gamer ai cyber attacchi

Il gaming online è rapidamente diventato un settore estremamente remunerativo e il numero di account è in costante crescita. Secondo una ricerca condotta da Kaspersky Lab, più della metà delle persone (53%) in tutto il mondo gioca regolarmente online, un dato che sale al 64% per le persone di età compresa tra i 25 e i 34 anni e al 67% per la fascia d’età 16-24. Si tratta di un settore potenzialmente remunerativo anche per i cyber criminali, che possono rubare gli account di gaming e venderli nel mercato nero. Nonostante i rischi, spesso i gamer non proteggono i propri account online dai cyber attacchi, rischiando di perdere non solo i propri progressi ma anche i dati personali e, potenzialmente, il proprio denaro.

L’audience globale del settore gaming – guidato da piattaforme online come Steam, PlayStation Network e Xbox Live – viene stimato tra i 2,2 e i 2,6 miliardi di utenti ed è tuttora in crescita, fattore che rende questo settore un obiettivo interessante per i cyber criminali, che desiderano bloccare le attività online o ottenere l’accesso a dati come password e dettagli delle carte di credito. L’interesse dei criminali informatici è chiaramente dimostrato dai recenti attacchi alle piattaforme Xbox e PlayStation.

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Considerato l’elevato numero di persone che giocano regolarmente online, i cyber criminali hanno a disposizione moltissimi utenti tra i quali scegliere le future vittime. Inoltre, il gaming è diventato una parte importante della vita di molte persone, che si affidano ai videogiochi quando si sentono sole, annoiate o desiderano socializzare. I cyber attacchi possono quindi risultare molto fastidiosi per le vittime: oltre a vedersi rubati i propri dati, possono subire conseguenze emotive, perdendo l’accesso ai propri giochi preferiti (sia temporaneamente, sia definitivamente) e vedendo vanificati i risultati raggiunti e sprecato il denaro speso.

Tra chi è stato vittima di un tentativo di attacco o di un attacco andato a buon fine ai danni di un proprio account online, il 16% ha visto presi di mira i propri profili gaming, percentuale che sale al 21% tra gli uomini. Inoltre, considerato che il 55% delle persone non sarebbe in grado di ripristinare in breve tempo i dettagli del proprio account in caso di perdita, il fastidio causato da un cyber attacco è ulteriormente amplificato.

Non più relegato all’ambiente domestico, il gaming fa sempre più parte della vita quotidiana di molte persone, come dimostrato dal fatto che quasi un intervistato su tre (27%) gioca regolarmente via smartphone. Quasi una persona su quattro (23%) usa connessioni wi-fi pubbliche per effettuare il login ai propri account gaming e il 56% dichiara di non adottare alcuna precauzione aggiuntiva quando usa network pubblici, sebbene i dispositivi non siano di per sé sicuri, esponendosi quindi a seri rischi. Questo pericolo viene ulteriormente aggravato dal fatto che solo il 5% delle persone indica il proprio account gaming tra i tre che richiedono le password più forti.

Inoltre, considerando che al giorno d’oggi molti profili online sono connessi tra loro, le vittime possono facilmente perdere l’accesso a diversi account, come quelli di email e social network. Mentre questo potrebbe causare gravi conseguenze emotive per gli utenti comuni, i giocatori professionisti possono subire conseguenze ancora più serie, arrivando a perdere denaro.

“Un vero e proprio tesoro di informazioni personali è disponibile online, offrendo ai cyber criminali sempre più opportunità di entrare in possesso dei dati più preziosi degli utenti, che possono essere venduti sul mercato nero digitale”, ha commentato Morten Lehn, General Manager Italy di Kaspersky Lab. “I gamer – sia amatori che professionisti – sono comprensibilmente preoccupati dalla possibilità di subire attacchi ai propri account ma anche dal pericolo di dimenticare la password e non riuscire ad accedervi. Si tratta di un dilemma che gli utenti affrontano tutti i giorni e molti scelgono l’opzione meno sicura: usare la stessa password per tutti i propri account o password semplici che gli hacker possono indovinare facilmente. Tuttavia, solo prendendo le giuste precauzioni e usando password uniche e forti gli utenti potranno essere sicuri che i propri account siano protetti e che il loro impegno non vada sprecato”.

Per proteggere gli account online dei gamer, molti prodotti Kaspersky Lab includono una funzionalità per la gestione delle password che aiuta gli utenti a tenere al sicuro le proprie informazioni, come Kaspersky Password Manager incluso in Kaspersky Total Security. Questo tool conserva tutte le password degli utenti in un archivio sicuro e semplifica l’accesso ai propri account da PC, Mac e smartphone. Un generatore automatico di password crea password forti, mentre gli utenti devono ricordare solamente la master password per accedere a tutti i propri account online.

Per maggiori informazioni sulle principali minacce informatiche per gli utenti, è possibile leggere il report “Consumer Security Risks Survey 2017: Not logging on, but living on” a questo link.

Indagine sulle abitudini di scelta delle password

Password deboli e facili da ricordare vs password complesse e meno semplici da memorizzare

Gli utenti accedono quotidianamente ai propri account online per trasferire denaro dai propri conti bancari, fare shopping, consultare il meteo o prenotare un taxi. Purtroppo spesso succede di non riuscire ad effettuare l’accesso perché è stata dimenticata la password e in alcuni casi questo può creare diversi problemi. Da una ricerca di Kaspersky Lab è emerso il “dilemma” di fronte al quale si trovano gli utenti nel momento in cui devono decidere la password per proteggere i propri account online.

Oggi la dipendenza dagli account online è sempre più forte e dall’indagine di Kaspersky Lab è emerso che gli utenti, quando devono scegliere le password per proteggerli, si trovano sempre più frequentemente di fronte ad un dilemma. Alcuni utilizzano password forti e diverse per ciascun account per evitare che vengano hackerati, ma rischiano di dimenticarle quando servono. Altri scelgono invece password facili da ricordare che però rendono più semplici anche i tentativi di violazione degli account da parte dei criminali informatici.

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 Password complesse e difficili da ricordare

Secondo la ricerca di Kaspersky Lab, sono molti gli utenti che comprendono la necessità di avere password sicure per i propri account. Infatti, quando è stato chiesto agli intervistati per quali account online utilizzassero password più efficaci, il 63% ha risposto per i conti bancari online, il 42% per le applicazioni di pagamento tra cui e-wallet mentre il 41% per gli acquisti online.

Tuttavia, non è semplice ricordare password complesse e diverse tra loro e questo rende molto più probabile la possibilità che gli utenti le dimentichino e non riescano più ad accedere ai propri account. Due utenti su cinque (38%) non riescono a ripristinare rapidamente le password dei propri account online personali dopo averle perse. Questo può suscitare frustrazione o stress perché non consente all’utente di svolgere le normali attività.

Quando si tratta di archiviare le password, la metà degli intervistati (51%) ha dichiarato di memorizzare le password in modo poco sicuro, il 23% le scrive addirittura su un blocco note per non doverle ricordare, il che mette a rischio anche la loro sicurezza.

Password deboli e facili da decifrare

Per evitare la frustrazione di dover ricordare password troppo lunghe, alcune persone stanno sviluppando abitudini poco sicure. Ad esempio, il 10% usa una sola password per tutti gli account perché è più semplice e non rischia di dimenticarla. Questo fino a quando un criminale informatico non riesce a identificare la password e a bloccare gli accessi ad ogni account in un colpo solo.

Infatti, negli ultimi 12 mesi, il 17% degli intervistati ha dovuto fronteggiare la violazione (o il tentativo di violazione) del proprio account. Gli account di posta elettronica sono quelli presi di mira più frequentemente (41%), seguiti da social media (37%), conti bancari (18%) e account per gli acquisti online (18%).

Per il “dilemma” relativo alle password esiste una terza opzione

Secondo Kaspersky Lab, gli utenti non devono necessariamente limitarsi a due sole opzioni per rispondere al “dilemma” della password. Non è necessario scendere a compromessi, come spiega Morten Lehn, General Manager Italy di Kaspersky Lab: “Se le persone potessero usufruire di password sicure e facili da ricordare, non solo sarebbero in grado di accedere a tutto ciò di cui hanno bisogno ogni volta che serve, ma potrebbero anche proteggere dai criminali informatici tutte le informazioni contenute all’interno degli account. Questo è importante per gli utenti che vogliono sentirsi sicuri senza troppe complicazioni e vivere la propria vita digitale senza rivelare le proprie informazioni a hacker o criminali.

Ma ricordare password sicure è difficile, il che significa che gli utenti si trovano quotidianamente in situazioni in cui dimenticano password complesse o creano password semplici da ricordare ma anche da hackerare. Esiste però una terza opzione che può aiutare gli utenti a risolvere questo dilemma: utilizzare una soluzione di gestione delle password che consenta di avere password complesse, senza la necessità di scriverle sui blocchi note o di ricordare complesse stringhe di parole e caratteri speciali”.

Per aiutare gli utenti a controllare la propria identità online, Kaspersky Password Manager memorizza tutte le password dell’utente in una “cassaforte” sicura. Sarà necessario ricordare solo una password principale che consente l’accesso a tutti gli account e non si dovrà più temere che l’accesso venga impedito da un motivo qualsiasi. Tramite l’account gratuito My Kaspersky, gli utenti possono accedere alle proprie password tramite diversi dispositivi, in qualsiasi momento o luogo, mantenendo gli account e le informazioni preziose al sicuro con un accesso disponibile solo all’utente. La funzione automatica del generatore di password aiuta anche a creare password sicure, eliminando il problema per gli utenti ma rendendo le cose più difficili ai criminali informatici.

Ulteriori informazioni su come i prodotti Kaspersky Lab possono aiutare gli utenti a mantenere il controllo dei propri account online, sono disponibili su https://www.kaspersky.com/home-security

Kaspersky Lab commenta le vulnerabilità nei chip Intel

Ido Naor, Senior Security Researcher, GReAT di Kaspersky Lab, in merito alle vulnerabilità nei chip Intel.

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“Sono state scoperte due gravi vulnerabilità nei chip Intel, che potrebbero consentire agli aggressori di sottrarre informazioni sensibili dalle app accedendo alla memoria principale. La prima vulnerabilità, Meltdown può efficacemente rimuovere la barriera tra le applicazioni utente e le parti sensibili del sistema operativo. La seconda vulnerabilità, Spectre, che si trova anche nei chip AMD e ARM, può indurre le applicazioni vulnerabili a perdere il contenuto della memoria.

 Le applicazioni installate su un dispositivo funzionano generalmente in modalità utente, lontano dalle parti più sensibili del sistema operativo.  Se un’applicazione ha bisogno di accedere a un’area sensibile, ad esempio il disco, la rete o l’unità di elaborazione sottostante, deve chiedere l’autorizzazione per utilizzare la “modalità protetta”. Nel caso di Meltdown, un aggressore potrebbe accedere alla modalità protetta e alla memoria principale senza bisogno di autorizzazione, eliminando in modo efficace la barriera e consentendogli di sottrarre potenzialmente i dati dalla memoria delle app in esecuzione, come ad esempio i dati provenienti da gestori di password, browser, e-mail, foto e documenti.

 Poiché si tratta di bug hardware, trovare la patch è complesso. Per Linux, Windows e OS X sono state emesse patch contro Meltdown e si sta lavorando per rafforzare il software contro lo sfruttamento futuro di Spectre. Google ha pubblicato ulteriori informazioni qui. È fondamentale che gli utenti installino immediatamente le patch disponibili. Ci vorrà del tempo perché gli aggressori capiscano come sfruttare le vulnerabilità – fornendo una piccola ma importante “finestra” di protezione”, Ido Naor, Senior Security Researcher, GReAT di Kaspersky Lab.

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