Startup e innovazione, salgono a 261 milioni di € gli investimenti in Startup Hi-Tech nel 2017 (+20%), boom dei finanziamenti esteri (+163%)

Nel 2017 gli investimenti in Equity di startup hi-tech in Italia ammontano a 261 milioni di Euro, in crescita del 20% rispetto al 2016.


Calano gli investimenti formali (-21%), ma il mercato italiano delle startup cresce grazie a finanziamenti esteri (+163%), Business Angel Network e Crowdfunding


Crescono sia il contributo sia degli attori informali come Business Angel Network e piattaforme di Equity Crowdfunding (89 milioni di Euro), sia quello proveniente da fonti internazionali (92 milioni di Euro), soprattutto da Stati Uniti e Regno Unito.
Il 46% delle startup hi-tech italiane finanziate si rivolge a clienti esteri, ma dalla distribuzione dei ricavi provenienti da oltreconfine emerge come oltre 8 startup su 10 vantino meno del 50% di fatturato di origine estera.
Nel Nord e nel Centro Italia, il fattore predominante nella scelta della localizzazione della sede è l’ecosistema a supporto delle startup (29% e 33% delle risposte) mentre, al Sud e nelle Isole, le motivazioni si spostano sugli incentivi conferiti da autorità pubbliche (23%).


Cresce la fiducia degli investitori esteri (+163% rispetto al 2016), i finanziamenti dei quali rappresentano il 36% dei fondi a disposizione delle startup hi-tech italiane. Passa da 101 milioni nel 2016 a 80 milioni nel 2017 il contributo economico degli investitori formali italiani, ma a bilanciare la decrescita è l’aumento del 10% dei finanziamenti da parte di attori informali.

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Per il Nord e il Centro Italia iI sistema a supporto delle startup è la principale motivazione che influenza la scelta della localizzazione della sede (per il 29% e 33% del campione), insieme all’accesso a personale qualificato in loco (17%). Al Sud e nelle Isole, le motivazioni si spostano sulla possibilità di accedere a incentivi conferiti da autorità pubbliche (23%) e sulla dimensione del mercato (23%).

Queste sono alcune delle evidenze emerse dall’Osservatorio Startup Hi-tech promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano* in collaborazione con Italia Startup – l’Associazione dell’ecosistema startup italiano – giunto alla sua quinta edizione e presentato in occasione del convegno “Corporate Entrepreneurship e Open Innovation: innovare con un occhio alle startup!”.

Nel 2017 gli investimenti in Equity di startup hi-tech in Italia ammontano a 261 milioni di euro, in crescita del 20% rispetto al valore totale consuntivo del 2016 (217 milioni di euro)”, afferma Antonio Ghezzi, Direttore dell’Osservatorio Startup Hi-tech del Politecnico di Milano. “In ogni caso, come già rilevato nelle scorse edizioni della Ricerca, un paragone con altri ecosistemi più maturi e con dotazioni di risorse finanziarie estremamente più alte (vedi USA e UK, ma anche Israele, Francia e Germania) non è ancora ipotizzabile. L’ecosistema startup hi-tech italiano continua purtroppo a soffrire di un cash shortage a monte, e dovrebbe essere sostenuto da opportuni strumenti ed operazioni ad esso interamente destinati e dedicati. È doveroso osservare però come all’interno di questo trend vi sia una nota positiva per le startup nostrane: si evidenzia infatti un aumento del taglio medio di investimento (circa il 70% dei quali superano i 500.000 euro), segnale che anche in Italia è possibile ottenere round di fascia medio-alta che aiutino la startup a proseguire nel processo di crescita”.

Gli investimenti in startup hi-tech italiane nel 2017
Gli investimenti da parte di attori formali calano del 21%, passando dai 101 milioni del 2016 agli 80 milioni del 2017. Certamente un dato negativo, anche a fronte dell’ottima performance fatta registrare nel 2016 (dove per la prima volta avevano sfondato il tetto dei 100 milioni) ma la diminuzione non deve suscitare allarmismi. Negli ultimi sei anni, infatti, si è assistito spesso ad andamenti altalenanti, dove le dimensioni ancora ridotte degli investimenti complessivi potevano essere influenzate significativamente da poche grandi operazioni dell’ordine delle decine di milioni di euro.

I finanziamenti da attori informali fanno da contraltare al comparto precedente, bilanciando in parte la loro decrescita grazie ad un trend positivo (+11%) che li porta a raggiungere quota 89 milioni di euro (contro gli 81 milioni di euro del 2016). Per la prima volta dal 2012 si registra quindi il “sorpasso” degli investimenti informali su quelli formali, guidato prevalentemente dalle componenti degli Angel Network e dei Business Angel indipendenti[1], nonché da una forte crescita dell’Equity Crowdfunding che raddoppia il suo valore dell’anno, per una stima pari a oltre 10 milioni di euro[2] (entrambe le componenti positivamente influenzate dagli incentivi legati al 30% di detrazione fiscale sulle somme investite in startup e PMI innovative).

Considerando la distribuzione della ricchezza nel Paese, l’Italia mostra una elevata percentuale di potenziali Angel che potrebbero guardare con interesse all’opportunità di investire in startup hi-tech”, afferma Raffaello Balocco, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Startup Hi-techDa questo punto di vista si può e si deve ancora maturare sotto l’aspetto culturale, con riferimento alla nostra tradizionale scarsa propensione al rischio e al “terrore” per il fallimento. La componente che mostra il trend di crescita più significativo è legata agli attori internazionali, i cui investimenti nel 2017 sono ben oltre il doppio rispetto ai 35 milioni di euro consuntivati nel 2016. Questo dato, estremamente positivo, è tuttavia impattato in maniera netta da una singola grande operazione il cui valore di oltre 40 milioni di euro pesa per quasi la metà di tutta la componente (nonché per quasi un sesto degli investimenti totali in startup hi-tech italiane nell’anno). In ogni caso, appare evidente il crescente interesse da parte di player internazionali rispetto alle eccellenze rappresentate dalle startup italiane, con particolare riferimento quest’anno al comparto Life Sciences”.

“I numeri che emergono dalla ricerca di quest’anno sono a luci e ombre” afferma Federico Barilli, Segretario Generale di Italia Startup “la crescita complessiva degli investimenti dice che l’ “offerta” di startup hi-tech italiane di qualità è complessivamente buona e attrae investimenti importanti anche dall’estero. Di contro, il ritardo rispetto a sistemi industriali analoghi al nostro, quali Francia e Germania, rimane rilevante e la massa di investito da parte di venture capital ed angel italiani rimane molto, troppo contenuta se si considera la grande consistenza del patrimonio privato del nostro Paese. E’ parte di quest’ultimo che va indirizzato verso il capitale di rischio, sia tramite la leva fiscale e la semplificazione delle procedure, sia soprattutto coinvolgendo il mondo industriale italiano, secondo modelli di open innovation e corporate venture, quindi in logica non speculativa ma, appunto, industriale, cioè con benefici di prodotto/mercato per le startup e di innovazione per le imprese mature”. 

Gli investimenti da parte degli attori internazionali

A fronte del loro crescente peso assoluto (92,17 milioni di euro) e relativo (36% sulla raccolta complessiva), meritano particolare approfondimento gli investimenti da parte di attori stranieri. L’investment inflowossia i capitali attratti dall’ecosistema startup hi-tech da parte di player esteri, proviene prevalentemente da Europa (51,4%), USA (38,1%), Israele (7,3%) e Russia (0,5%), mostrando una distribuzione eterogenea; focalizzandosi sui 49,7 milioni di euro provenienti da investitori europei, si riscontra un 35,9% da investitori con sede in UK, seguiti da Benelux (24,5%) e Svizzera (19,1%). La stragrande maggioranza degli investimenti internazionali proviene da attori formali (77,04 milioni di euro, pari all’83,6% del totale). È inoltre interessante rilevare come investitori italiani abbiano finanziato startup straniere, per un totale di 65,8 milioni di euro: questo può rappresentare l’investment outflow, un flusso in uscita dal nostro ecosistema. La comparazione tra investment inflow e outflow, ossia flussi in ingresso e in uscita dall’ecosistema italiano, consente di mettere in luce una “bilancia commerciale” degli investimenti, che nel 2017 mostra un avanzo di 26,4 milioni di euro, testimonianza della crescente attrattività internazionale del nostro panorama startup hi-tech a prescindere dai suoi tuttora evidenti limiti dimensionali.

Le scelte di localizzazione ed internazionalizzazione delle startup
Per quanto riguarda le ragioni alla base della scelta di localizzazione dell’impresa, si nota come il sistema a supporto delle startup sia la principale motivazione (24,6%) per le startup hi-tech italiane; segue la vicinanza culturale del mercato (14,6%) e la presenza di aziende o distretti industriali che possano favorire le attività delle startup (14,6%). Volendo discriminare per macro-aree geografiche, nel Nord e Centro il sistema a supporto delle startup è fattore predominante (29% e 33% delle risposte), mentre al Sud e nelle Isole, venendo a mancare la componente legata all’ecosistema, le motivazioni si spostano sugli incentivi conferiti da autorità pubbliche (23%) e sulla dimensione del mercato (23%).

In relazione al portafoglio clienti delle startup hi-tech finanziate italiane, il 46% del campione presenta attualmente clienti internazionali, ma la distribuzione dei ricavi provenienti da questi clienti mostra come l’82% cumulato di startup vanti meno del 50% di fatturato di origine estera. 
I clienti internazionali sono prevalentemente concentrati in Europa (56%); seguono il Nord America (21%) e l’Asia (15%). Il dettaglio sull’Europa mostra come le nostre startup siano maggiormente aperte al mercato del Regno Unito (31% dei clienti esteri) e a quello tedesco (19%); a seguire la Svizzera e la Spagna (entrambe rappresentate con il 13%). Il processo di internazionalizzazione costituisce una forte priorità strategica per le startup hi-tech, a conferma dei risultati già evidenziati nel Rapporto 2016. Infatti, se soltanto il 22% del campione attualmente possiede una sede all’estero – nello specifico, in Nord America (33%), Regno Unito (29%), Germania e Spagna (14% ciascuna) e Francia (10%) – il restante 78% dichiara di stare pianificando un’espansione internazionale entro il prossimo anno.

Conclude Antonio Ghezzi: “Complessivamente, nel 2017 emergono alcuni segnali negativi di carattere strutturale, legati alla riduzione degli investimenti da parte degli attori formali e a un dimezzamento delle exit rilevate (8 deal, tutti effettuati attraverso operazioni di trade sale, rispetto ad una media storica di oltre 20 exit all’anno). Tuttavia, l’ecosistema vede nel contempo l’amplificarsi di trend positivi già evidenziati lo scorso anno, fra tutti l’aumento del peso degli attori internazionali e la propensione delle startup all’internazionalizzazione e alla collaborazione con imprese consolidate. Se valutato all’interno di un contesto che vede ancora un numero limitato di attori dedicati alle attività di Venture Capital, tale collaborazione con il sostrato di grandi aziende – ma anche di Piccole-Medie Imprese – italiane può costituire un significativo volano per lo sviluppo dell’ecosistema”.


 


 

[1] Fonte: integrazione tra risultati Survey IBAN 2015 e dati raccolti da fonti primarie e secondarie

[2] Fonte: Osservatorio CrowdFunding della School of Management del Politecnico di Milano

Cloud and ICT as a Service: dati Osservatori Politecnico Milano

 

Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano
www.osservatori.net

Convegno di presentazione dei risultati della Ricerca dell’Osservatorio Cloud & ICT as a Service


Mercoledì 4 Ottobre 2017, ore 9.30 – 13.00
Aula Magna Carassa Dadda, edificio BL.28, via Lambruschini 4b, campus Bovisa – 20156 Milano

 La trasformazione digitale è un fenomeno sempre più pervasivo e, al fine di mantenersi competitive, le aziende devono adeguare i processi ai nuovi trend tecnologici, come Internet of Things, Big Data e Artificial Intelligence. In questo contesto, il Cloud Computing si pone sempre più come fattore abilitante in termini di costo e time-to-market nell’introduzione di nuove tecnologie. Per poterne sfruttare le opportunità, è importante che le aziende adeguino non solo i Sistemi Informativi, ma anche competenze e modalità di lavoro. 


Durante il Convegno, esploreremo le nuove opportunità di trasformazione offerte dal Cloud e il livello di maturità delle aziende italiane in questa direzione, sia dal punto di vista del mercato dell’offerta sia da quello della domanda. In particolare, analizzeremo le peculiarità del modello Platform as a Service e la sua sempre maggiore importanza nella definizione delle strategie Cloud aziendali.

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Il Convegno sarà l’occasione per rispondere alle seguenti domande:

  • In che modo il Cloud, in particolare il modello del Platform as a Service, rappresenta un abilitatore di innovazione tecnologica?
  • Qual è lo stato di diffusione del Public Cloud in Italia e quali i relativi benefici effettivamente percepiti dalle aziende?
  • Quali sono gli impatti del Cloud sulla filiera dell’offerta di soluzioni ICT in termini di evoluzione dei servizi, delle competenze e delle relazioni di canale?
  • Come le aziende stanno evolvendo il proprio Sistema Informativo aziendale verso un modello ibrido? Come si stanno trasformando le competenze della Direzione IT?
  • Quali sono gli impatti del nuovo regolamento europeo sulla protezione dei dati (GDPR) sulle strategie Cloud aziendali?

La partecipazione al Convegno è gratuita. Seguirà a breve l’agenda dettagliata dell’Evento.


Tutti gli abbonati al sito Osservatori.net potranno seguire il Convegno in diretta Web.

L’edizione 2017 dell’Osservatorio Cloud & ICT as a Service è realizzata con il supporto di Alcatel Lucent Enterprise, Almaviva, Blueit, Cisco, Dedagroup, Fastweb, KPNQwest Italia, Vodafone, Wind Tre; Altran, Eteria, TWT.

 

Startup 100 milioni di € già erogati , 35 milioni in arrivo dall’estero


Crescono fatturato (247 milioni di Euro complessivi nel 2015, +34% rispetto al 2014) e numero di dipendenti assunti (2.420 unità, +55%).
90 startup hanno ricevuto finanziamenti da attori formali nel 2015 (rispetto alle 79 del 2014): il 75% appartiene al comparto Digital, il 17% al Life Science e Biotech e il 7% al Cleantech & Energy; emergono anche verticalità concentrate attorno ai settori tradizionali del “Made in Italy” (rivisitati in chiave hi-tech e Digitale) come il Foodtech e il Winetech, il Fashion e il Tessile avanzato e il Turismo digitale.
Il Nord Italia continua a rappresentare il centro nevralgico dell’ecosistema, sia in termini di finanziamenti ricevuti (58%) sia di numerosità di startup finanziate (65%)

Il fatturato generato dalle startup hi-tech finanziate in Italia raggiunge i 247 milioni di Euro complessivi nel 2015 (+ 34% rispetto al 2014) e i dipendenti assunti e presenti a bilancio aumentano in termini sia assoluti che relativi, raggiungendo le 2.420 unità (+ 55% sul 2014).
Il Nord Italia continua a rappresentare il centro nevralgico dell’ecosistema, sia in termini di finanziamenti ricevuti (58%) sia di numerosità di startup finanziate (65%); aumenta il peso percentuale sugli investimenti effettuati dagli attori formali in Sud e Isole, che passa dal 30% del 2014 al 36% del 2015, ma nello stesso periodo si riduce il numero di startup finanziate nel Mezzogiorno: un risultato determinato dalla rilevazione di alcuni grandi round di finanziamento focalizzati tuttavia su un numero ridotto di startup.


Queste sono alcune delle evidenze emerse dall’Osservatorio Startup Hi-tech promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano* in collaborazione con Italia Startup – l’Associazione dell’ecosistema startup italiano – giunto alla sua quarta edizione e presentato in occasione del convegno “Open Digital Innovation: imprese e startup insieme per ridisegnare il futuro”.


Nel 2016 gli investimenti in capitale Equity di startup hi-tech in Italia ammontano a 182 milioni di Euro, in crescita del 24% rispetto al valore totale consolidato rilevato nel 2015 (147 milioni di Euro)”, afferma Antonio Ghezzi, Direttore dell’Osservatorio Startup Hi-tech del Politecnico di Milano.Nonostante l’aumento riscontrato quest’anno, in Italia i Venture Capital investono ancora solamente 1/7 di quanto fanno le controparti tedesche e circa 1/6 di quanto finanziato da parte dei VC in Francia, mentre viene superato di pochi milioni di Euro il valore degli investimenti domestici dei VC spagnoli; la dimensione del mondo VC negli Stati Uniti rimane un “outlier” di difficile e rischiosa comparabilità rispetto al nostro mercato degli investimenti. Fa tuttavia ben sperare il potenziale ancora inespresso da molti fondi con disponibilità di investimento nel breve-medio periodo, che potrà costituire la linfa vitale per sostenere lo sviluppo nei comparti hi-tech”.


Gli investimenti in startup hi-tech italiane nel 2016
La componente legata al mondo formale sfonda per la prima volta il tetto dei 100 milioni di Euro, raggiungendo il valore assoluto di 101 milioni di Euro e crescendo del 33% (ossia di 25 milioni di Euro) rispetto al 2015: un messaggio positivo importante che arriva dagli attori formali, i quali tornano in maniera decisa a farsi carico – così come da loro ruolo istituzionale – di trainare la crescita dell’ecosistema, anche attraverso alcune grandi operazioni di finanziamento che superano i 10 milioni di Euro.

La seconda componente, che aggrega il variegato mondo degli investitori informali o delle aziende che investono in capitale di rischio delle startup al di fuori di progetti strutturati di CVC, vede anch’essa un incremento significativo, passando dai 71 milioni di Euro del 2015 agli 81 milioni di Euro del 2016 (+ 14%).


A questo dato complessivo sarebbe poi possibile aggiungere un’ulteriore componente, data dagli investimenti in startup hi-tech italiane provenienti da attori internazionali”, afferma Raffaello Balocco, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Startup Hi-techUna prima stima di tali investimenti per il 2016 è pari a circa 35 milioni di Euro , i quali, sommati alle componenti precedenti, porterebbero il valore complessivo dei finanziamenti ricevuti dall’ecosistema a 217 milioni di Euro. Il 2016 si rivela dunque anno in cui gli investitori internazionali iniziano in maniera sostanziale e più continuativa a fornire sostegno alle startup italiane di qualità: questa dinamica, in crescita rispetto allo scorso anno, potrà e dovrà costituire una direttrice di sviluppo essenziale per dare una dimensione globale all’ecosistema nazionale (anche nell’ottica di incentivare il processo di internazionalizzazione delle startup nostrane, spesso abilitato proprio dall’intervento di attori esteri).”


“I dati che emergono dalla ricerca di quest’anno sono confortanti”
afferma Federico Barilli, Segretario Generale di Italia Startup “e confermano un trend in crescita degli investimenti nel nostro Paese, già evidente nel 2015 e che quest’anno si è ulteriormente consolidato. Il ritardo rispetto a sistemi industriali analoghi al nostro, quali Francia e Germania, rimane consistente, ma il recupero è possibile. Siamo allineati con gli obiettivi del Governo, esplicitati nel programma Industria 4.0, di raggiungere 1 miliardo di investimenti in startup innovative entro il 2020. La leva fiscale, la semplificazione delle procedure, il coinvolgimento del mondo industriale italiano sono alcuni degli strumenti normativi previsti nella Legge di Bilancio che vediamo con favore e che fanno parte di un pacchetto di proposte condiviso di recente con 6 associazioni dell’ecosistema italiano delle startup e dell’innovazione”  


I comparti hi-tech e la rivisitazione del “made in Italy” in chiave digitale
Sono 90 le startup che a consuntivo 2015 hanno ricevuto finanziamenti da attori formali (rispetto alle 79 del 2014): di queste, il 75% afferisce al comparto Digital, il 17% al Life Science e Biotech e il 7% al Cleantech & Energy (il restante 1% mostra posizionamento in altre aree hi-tech). Oltre a questi macro-comparti, l’analisi mostra come emergano delle verticalità nell’ecosistema startup, di norma concentrate attorno ai settori tradizionali del “made in Italy” (rivisitati in chiave hi-tech e Digitale) come il Foodtech e il Winetech, il Fashion e il Tessile avanzato (per quanto riguarda sia i materiali intelligenti sia le tecnologie produttive all’avanguardia) e il Turismo digitale; ma sempre più spesso si assiste alla nascita di realtà ad altissimo potenziale in ambito Life Science e, con frequenza minore, nel Cleantech & Energy.


Le performance e le dinamiche delle startup hi-tech finanziate
Nel 2016 prosegue quel consolidamento e quella sistematicità già evidenziata all’interno della Ricerca 2015 per quel che concerne il ciclo di vita delle startup hi-tech finanziate. Nella fase di introduzione/finanziamento, 44 startup hanno ricevuto almeno 1 milione di Euro in investimenti da attori formali e informali, con un trend crescente del 25% se confrontato con il 2014. Relativamente alla fase di crescita, sono 67 le startup con un fatturato superiore a 1 milione di Euro nel 2015 (rispetto alle 51 del 2014). Per quanto riguarda la fase di consolidamento o “exit”, si rilevano diverse operazioni degne di nota: al 7 ottobre 2016 sono 19 le exit per trade sale (acquisizione da parte di aziende consolidate) o IPO (quotazione) da noi registrate nell’anno, da paragonarsi alle 25 exit conclusesi complessivamente nel 2015.


Tuttavia, nonostante il consolidamento e la sistematicità riscontrati, la mancata crescita sostanziale nel numero di grandi operazioni di finanziamento, e soprattutto di exit, rappresenta un ulteriore segnale che l’atteso rinascimento – o svolta strutturale dell’ecosistema – non è ancora del tutto arrivato. Le exit infatti costituiscono operazioni essenziali per ripagare gli investimenti dei VC e degli investitori informali, così da generare quella fluidità in termini di nascita e consolidamento di startup e quella liquidità che possano davvero far svoltare l’ecosistema italiano. L’ecosistema mostra in questo ancora la sua relativa giovinezza e forte necessità di crescita dimensionale.


Complessivamente, con riferimento agli investimenti in startup hi-tech in Italia e allo stato di salute dell’ecosistema, alla luce delle nostre analisi non è ancora possibile parlare del 2016 come anno di ‘svolta strutturale’ ”conclude Antonio GhezziDati alla mano, risulta al contrario più corretto parlare di una serie di segnali positivi tangibili che, se sfruttati sinergicamente e amalgamati per mezzo di corretti interventi su tutti i livelli (politico e privato, formale e informale), potranno rappresentare un ulteriore passo in avanti per l’universo delle startup italiane, inteso come sistema “poroso” e sempre più aperto all’internazionalizzazione e alla commistione con il mondo delle aziende consolidate.”

Osservatorio Gioco Online: il mercato rallenta ma si innova

 

 
 
 
 

Osservatori ICT & Management del Politecnico di Milano

www.osservatori.net

 

Osservatorio Gioco Online

 

In tempo di crisi, la Spesa del Gioco Online cresce appena del 2% e il numero di giocatori attivo ogni mese resta invariato; si riducono del 20% la spesa delle Scommesse sportive e del 7% quella per il Poker, mentre triplicano i Casinò game. Ma la maggior parte dei giocatori online spende una cifra contenuta e vive il gioco come modalità di entertainment.

 

Gioco online: il mercato rallenta, si punta sull’innovazione

Ma 2 giocatori su 3 spendono meno di 50€ al mese

 

La Spesa media dei giocatori online attivi negli ultimi 6 mesi è pari a 43€ mensili.

Piccole giocate contribuiscono a consolidare la spesa annua a 750 milioni di € in controtendenza rispetto alla crescita a due cifre fatta registrare dai Digital Content e dall’eCommerce B2c.

L’esperienza del gioco come entertainment continua anche in mobilità: Mobile site e App raddoppiano e gli operatori che puntano sugli Smartphone crescono del 30%

 

Milano, 11 aprile 2013 – In un mercato complessivo che registra una crescita della Spesa del 2%, il Gioco Online viene sempre più fruito come forma di entertainmentcon giocate medie mensili inferiori ai 50€ per due giocatori su tre. Ed è sempre più accessibile attraverso i nuovi canali digitali: Social network (+50% di pagine Facebook), Smartphone, Tablet.

È quanto emerge dalla fotografia scattata dall’Osservatorio Gioco Online, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano, congiuntamente con l’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato e Sogei, la società in house di ICT del Ministero dell’Economia e delle Finanze, partner tecnologico dei Monopoli nel comparto del gioco. I dati della ricerca, presentata a Milano presso il Campus Leonardo, mostrano un mercato ormai maturo che fa leva anche sui nuovi dispositivi per offrire un’esperienza sempre più appagante.

 

La Spesa dei giocatori online sfiora nel 2012 i 750 milioni di €. E se la Spesa per iCasinò game balza da 49 a 147 milioni di €, grazie al recupero di gioco che si rivolgeva a siti illegali, registrano invece un calo quella per il Poker e quella per leScommesse sportive: la prima si riduce del 7% scendendo sotto i 350 milioni di €, la seconda del 20% fermandosi a 170 milioni di €.

Una diminuzione del 20% viene anche riscontrata dalla Spesa per Bingo, Scommesse ippiche e Concorsi a pronostico online, mentre una lieve crescita del 7% caratterizza gli Skill game a torneo: Blackjack, Scopa, Burraco, Sette e mezzo ecc., che sfiorano però appena i 12 milioni di €.

 

 

 

“L’offerta italiana di giochi online si mostra come una delle più ricche e complete nel panorama europeo” afferma Andrea Rangone, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Gioco Online. “Tuttavia la penetrazione della sua Spesa rispetto alla Spesa totale (online + offline) raggiunge il 4%, restando marginale e ponendosi tra le più basse in Europa”.

Infatti, in UK è stata registrata l’unica spesa complessiva superiore a quella italiana, pari a 900 milioni di €, il tasso di penetrazione in Danimarca è maggiore di 7 volte (27%), in UK di 4 volte (13%) e in Francia è quasi doppio (7%) rispetto a quello in Italia.

Anche il numero di giocatori indica una maturità raggiunta da parte del mercato: da agosto 2011 sono costantemente 800.000 quelli attivi ogni mese, meno di un terzo di coloro che hanno provato almeno una volta un gioco online dal 2008 ad oggi, pari a 2,8 milioni. I due terzi dei giocatori spendono in un mese meno di 50€, mentre quasi il 40% spende meno di 25 euro. Inoltre, se si considerano i giocatori online attivi almeno una volta negli ultimi sei mesi, la media si abbassa a 43 euro al mese.

Nel confronto con gli altri mercati transazionali online, il Gioco Online perde terreno sia nei confronti dei Digital Content (acquisto online di news a pagamento, musica, video, applicazioni mobile, ecc.), che nel 2012 crescono di oltre il 25% e valgono circa 1 miliardo di euro, sia nei confronti dell’eCommerce B2c, che nel 2012 è aumentato del 19% raggiungendo  un valore di oltre 9,6 miliardi di euro. Tra i mercati transazionali, il Gioco è l’unico ad avere ridotto la sua crescita dal 2011 al 2012, passando dal +7 al +2%. L’eCommerce B2c è invece cresciuto con un tasso in linea rispetto a quello registrato nel 2011, mentre i Digital Content hanno accelerato la propria crescita, che nel 2011 era stata pari al 2%.

Proprio verso i canali di diffusione dei Digital Content – Social Network, Smartphone, Tablet – si stanno dirigendo le iniziative degli operatori del Gioco Online. 

L’obiettivo è duplice: effettuare comunicazioni efficaci nel pieno rispetto del Decreto Legge Balduzzi, che prevede una serie di misure di prevenzione per il contrasto alla ludopatia associata al gioco d’azzardo, e offrire questa forma di entertainment attraverso i nuovi media, come Smartphone e Tablet, sempre più utilizzati al posto del tradizionale PC.

Nel 2012 sono aumentate di quasi il 50% le pagine degli operatori su Facebook e sono raddoppiati i profili su Twitter. I social network vengono soprattutto utilizzati per promuovere il brand,  ingaggiare nuovi clienti, e, in alcuni casi, per dare maggiore sicurezza ai giocatori che, a fronte di un problema o di un’incomprensione ricevono immediatamente una risposta da un operatore.

Il numero di app e di Mobile site per Smartphone è invece raddoppiato a marzo 2013 e più della metà degli operatori offre sia un’Applicazione (in alcuni casi più d’una) sia un Mobile site. Oltre l’80% delle Applicazioni e più del 60% dei Mobile site consentono il gioco real money. Scommesse e Casinò Games sono i principali giochi offerti su Smartphone, seguiti da Bingo, Poker e Gratta&Vinci.

L’utilizzo del Tablet è invece ancora gli inizi: 12 operatori hanno sviluppato un totale di 27 applicazioni. La rapida diffusione di questo device (+150% delle vendite nel 2012) e le sue caratteristiche hardware come lo schermo in HD e la tecnologia multi-touch, porteranno a un maggiore investimento sulla creazione di app sviluppate ad hoc.

“L’innovazione resta quindi il primo strumento su cui puntare per una crescita del mercato del gioco online” afferma Andrea Rangone.

“In questo settore, ormai maturo, la competizione è, infatti, particolarmente accesa. Gli operatori, nel tentativo di incrementare la loro quota di mercato, dovranno anzitutto identificare idee progettuali innovative provenienti da altri settori Business to consumer. Ad esempio dall’eCommerce B2c possono portare nuove soluzioni soprattutto in ambito marketing & comunicazione”.

Aggiunge inoltre Riccardo Mangiaracina, Responsabile della ricerca Gioco Online: “Gli operatori dovranno prestare particolare attenzione all’esperienza di entertainment: dovranno migliorare l’execution, ossia potenziare, perfezionare e arricchire la customer journey del giocatore sul sito, a partire dalla registrazione fino ad arrivare al prelievo delle vincite dal conto di gioco. L’ottimizzazione di tutte le fasi dell’interazione tra giocatore e sito di gioco rende l’esperienza più appagante e può essere questo un fattore critico di successo”.

In linea con quanto accaduto in altri mercati ormai maturi, però,” afferma Andrea Rangone, “anche nel Gioco Online sembrerebbe lecito attendersi sia la fuoriuscita di alcuni player (che o chiuderanno definitivamente i battenti o, come nel caso di alcuni player multinazionali, accentreranno dove possibile la gestione a livello europeo) sia alleanze tra operatori e operazioni di Merger & Acquisition.”

Aggiunge Riccardo Mangiaracina: “Ci aspettiamo inoltre una crescente focalizzazione da parte di alcuni operatori su specifiche nicchie, al fine di ritagliarsi uno spazio ben definito su cui acquisire una leadership oltre che una sempre più spinta differenziazione attraverso servizi complementari, ad esempio facendo sempre più ricorso ai nuovi canali.”

  

  • La Ricerca dell’Osservatorio Gioco Online è stata realizzata in collaborazione con MAG Consulenti Associati e Agipro, e con il supporto di: Betfair, Betsson Group – Starcasinò, Bwin-GiocoDigitale, Cogetech, David2, Gamenet, Glaming, Lottomatica, PokerStars, Sisal, Snai, Sportradar, Winga.

New Internet: balzo del 90% del fatturato

 

Nuovi scenari per i media nella loro corsa verso la digitalizzazione

Forte crescita del mercato dei contenuti e dell’adv nei canali video online, social network, applicazioni, smartphone e tablet

 

 Martedì 19 marzo 2013 – ore 10

Aula Carlo de Carli – Politecnico di Milano
(Campus Bovisa) Via Durando 10

   

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 Quanto vale il mercato dei Media digitali in Italia nel 2012 e quali sono i trend attesi per il 2013? 

Qual è il ruolo dei nuovi device (Tablet, Smartphone e Connected Tv) e quanto incidono i Social Network e i Video sul mercato dell’advertising online

Come si comporta il “consumatore digitale” italiano e quali device predilige per fruire di contenuti Media durante la giornata? 

Quali sono le principali novità tecnologiche? 

Quali sono i segnali che provengono dal mondo delle startup in questo settore?

 

Questi alcuni dei temi che verranno affrontati all’evento di presentazione della Ricerca dell’Osservatorio New Media & New Internet, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano, in collaborazione con Cefriel

 

Cliccare qui per scaricare il programma completo.

 

La Ricerca dell’Osservatorio New Media & New Internet è stata realizzata in collaborazione con CEFRIEL e con il supporto di: Accenture, Cisco Systems, Digitalia ’08, Digitouch, Doxa, Facebook, Fastweb, IlSole24Ore, LA7, Mediamond, Publitalia ’80, Rai, RCS Mediagroup, RTI Interactive Media, Samsung, Sipra, Telecom Italia; Capgemini, Mamadigital, Vodafone. 

 

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