Il 2019? L’anno della verità per il P2P lending

Quest’anno la sfida delle piattaforme di prestito P2P sarà rafforzare il vantaggio competitivo sul servizio. Cinque saranno i trend del 2019, in Italia e non solo: la selezione dei migliori, la cooperazione con le banche, la questione PIR, l’avvio della PSD2, le scelte finanziarie dei Millennials

Nel 2019, la vera sfida per le piattaforme di P2P lending sarà rafforzare la competizione in termini di servizio. Lo scrive Deloitte, secondo cui “potremmo presto scoprire che il vero vantaggio dei marketplace lenders sta nell’esperienza d’uso e nella capacità di servire aree di mercato prima inevase, più che nel prezzo”. Concetto che sposiamo appieno e che crediamo sia uno dei trend che guideranno il 2019.

Già nel 2018 abbiamo visto crescere fortemente la fiducia delle imprese italiane nei confronti del P2P lending. Solo noi di BorsadelCredito.it abbiamo erogato complessivamente oltre 52 milioni a 604 aziende, raggiungendo un nuovo record con una cifra più che doppia rispetto al totale erogato a 391 PMI nel 2017.

[amazon_link asins=’B07DNZ94KB,B00RY33V02,B07MZBQ62Z,B06Y62H8YR’ template=’ProductCarousel’ store=’antoniosavare-21′ marketplace=’IT’ link_id=’2a4238b7-728e-482f-8a16-1ec388ce806e’]

Oggi, il mercato del P2P lending sta nuovamente evolvendosi, seguendo 5 direttive che guideranno tutto il 2019:

  • La selezione dei migliori. Le piattaforme che sono in grado di trasmettere un valore al di là del prezzo, come la velocità dell’erogazione, l’esperienza di uso friendly o la capacità di finanziare nicchie di mercato trascurate dai player tradizionali, godranno di un vantaggio competitivo sempre più importante. Questi portali, dotati di idee fresche e delle migliori tecnologie, sono finora stati in grado di offrire credito alle stesse PMI a cui le banche negli ultimi anni lo hanno negato senza appello. Chi saranno gli aggregatori del settore? Si può trovare una risposta nella quinta edizione del report Fintech 100, realizzato da KPMG con H2 Ventures, che individua le 50 FinTech leader nel mondo e le 50 startup emergenti che guideranno le prossime disruption.
  • La cooperazione con le banche. Il 2019 sarà l’anno propizio per consolidare la cooperazione con le banche nei Paesi dove è già presente, come il Regno Unito, e per iniziare a farla funzionare in quelli dove non è ancora avvenuta (come l’Italia, dove però qualcosa inizia a muoversi). Nel Regno Unito, dall’inizio del 2017, è in vigore un referral scheme, che prevede che ogni richiesta di finanziamento, fatta da una PMI e non gestita dalla banca, debba essere segnalata alle piattaforme che possono offrire un servizio alternativo. Le banche considerano i prodotti offerti dalle piattaforme, soprattutto quelli dedicati alle PMI, come complementari alla propria offerta. Di contro, per i marketplace questa collaborazione rappresenta un’occasione per acquisire in maniera rapida ed economica canali di distribuzione diretta.
  • Capitolo PIR. Gli ISA britannici hanno compiuto 20 anni e la loro versione innovativa, gli IFISA, lanciati nel 2016, quest’anno avranno per la prima volta la possibilità di dimostrare se funzionano. “Le piattaforme hanno scelto di trasferire tutto l’extra rendimento agli investitori… una mossa intelligente. Gli IFISA sono qualcosa che l’industria ha voluto fortemente perché ritenuti un modo per rendere mainstream il P2P lending: ma la sfida ora starà nell’abilità di far salire a bordo un numero significativo di nuovi investitori”, scrive Deloitte. Il discorso, traslato all’Italia, è un punto dolente: con la Legge di Bilancio 2019 i PIR hanno ricevuto il vincolo di investire il 3,5% in VC e una quota identica in azioni quotate su AIM (come abbiamo scritto qui). Latita completamente il P2P lending. Forse la prossima Legge di Bilancio cambierà le carte in tavola. I tempi, noi lo diciamo da un po’, sono maturi.
  • Allargando lo sguardo verso il Fintech in generale, nel 2019 vediamo un aumento esponenziale dei pagamenti elettronici, anche in Italia (il Paese con il minor tasso di carte di credito nel mondo occidentale). La PSD2, che consente la diffusione di soluzioni di pagamento alternative alle banche, entrerà a regime da ottobre 2019: da quel momento la banca diventerà un “sistema aperto”. Questo sta già generando una diffusione massiccia delle tecnologie Blockchain e Distributed Ledger “usate in applicazioni per la gestione dei pagamenti (41%), del mercato dei capitali (27%), dei dati e dei documenti finanziari (10%), della Supply Chain Finance (8%) e dell’identità (7%)”, scrive l’Osservatorio su FinTech e InsurTech del Politecnico di Milano. In Italia, “alcuni istituti finanziari partecipano a consorzi internazionali” e non mancano iniziative di sistema tutte italiane come progetto Spunta Interbancaria, sviluppato da 14 istituti finanziari in collaborazione con ABILab, NTT Data e SIA con l’obiettivo di applicare le tecnologie Distributed Ledger ai processi interbancari, per migliorare la trasparenza e la visibilità delle informazioni. Un trend neonato e destinato a dispiegare i suoi effetti a partire dal 2019. 
  • L’era dei Millennial (l’età d’oro del FinTech). Secondo le stime di PwC, i più anziani Millennial (quelli cioè che stanno entrando nei 40) iniziano a diventare investitori rilevanti ed erediteranno, nel corso dei prossimi 30 anni, un patrimonio stimato di 30 trilioni di dollari. Ebbene, questa generazione, come rileva il Viacom Millennial Disruption Indexper il 60% ritiene che le banche siano inadatte a loro e per il 33% che non ne avrà bisogno in futuro. Se non bastasse, il 73% dei nati dopo il 1980 considera più interessante un servizio finanziario lanciato da Google, Amazon, Apple, PayPal, che uno implementato dalla propria banca nazionale. Quando si tratta di chiedere un prestito o di trovare strumenti di investimento alternativi, l’atteggiamento è il medesimo: secondo altre ricerche gli investitori che hanno tra i 18 e i 34 anni scelgono di canalizzare il proprio denaro sul P2P lending con una probabilità quattro volte superiore di quanto facciano gli ultra 55enni. Se l’industria sarà in grado di continuare a innovare, troverà sempre più persone disposte a puntare su di essa.

Social lending made in Italy, cosa dice la nuova (?) legge

A cura di Antonio Lafiosca, co-founder e chief operating officer di BorsadelCredito.it

A un anno esatto dalla pubblicazione dei documenti di consultazione sulle Istruzioni di Vigilanza di Bankitalia, il social lending ne diventa parte integrante. Lo disciplinerà la sezione IX delle nuove norme sulla raccolta del risparmio da parte dei soggetti non bancari. Il testo delle Disposizioni è chiaro e sintetico, forse troppo. Ma è una bella notizia, segnale che qualcosa comunque si muove. Considerando anche che parliamo di un’attività che trova i suoi fondamenti giuridici nel concetto di mutuo come è esplicitato nel codice civile, e che era ferma di fatto all’aggiornamento al 2007 della Circolare 229 del 21 aprile 1999, Titolo IX, Capitolo 2, nome tecnico delle Disposizioni di cui sopra. In cui non si citava esplicitamente il social lending ma se ne tracciava un profilo come qualcosa che non rientrava – e continua a non rientrare – nella categoria della raccolta di risparmio. Il nuovo testo sostituisce proprio questa normativa. La sezione IX si occupa di social lending, dandone innanzitutto una definizione, come “uno strumento attraverso il quale una pluralità di soggetti può richiedere a una pluralità di potenziali finanziatori, tramite piattaforme on-line, fondi rimborsabili per uso personale o per finanziare un progetto.”

La raccolta del risparmio è sempre vietata a chi fa social lending, e la nuova legge precisa che “non costituisce raccolta di risparmio tra il pubblico: la ricezione di fondi da inserire in conti di pagamento utilizzati esclusivamente per la prestazione dei servizi di pagamento dai gestori medesimi, se autorizzati a operare come istituti di pagamento, istituti di moneta elettronica o intermediari finanziari, … né la ricezione di fondi connessa all’emissione di moneta elettronica effettuata dai gestori a tal fine autorizzati”. E per i prenditori allo stesso modo non costituisce raccolta di risparmio tra il pubblico “l’acquisizione di fondi effettuata sulla base di trattative personalizzate con i singoli finanziatori. Al riguardo, avute presenti le modalità operative tipiche delle piattaforme di social lending, le trattative possono essere considerate personalizzate allorché i prenditori e i finanziatori sono in grado di incidere con la propria volontà sulla determinazione delle clausole del contratto tra loro stipulato e il gestore del portale si limita a svolgere un’attività di supporto allo svolgimento delle trattative precedenti alla formazione del contratto.”

Una volta accertato che le trattative sono personalizzate e le parti ne determinano i vincoli, via libera al prestito tra privati via Internet. Ma con un limite massimo, “di contenuto importo, all’acquisizione di fondi tramite portale on line di social lending da parte dei prenditori” che “è coerente con la ratio sottesa alle presenti Disposizioni, volta a impedire ai soggetti non bancari di raccogliere fondi per ammontare rilevante presso un numero indeterminato di risparmiatori.” Inoltre vengono sottolineate “le possibilità di raccolta senza limiti da parte di banche che esercitano attività di social lending attraverso portali on-line.” Si apre pertanto in maniera formale la possibilità agli istituzionali di accedere direttamente al social lending, così come stanno facendo in tutta Europa. Insomma, c’è un contesto normativo – finalmente – ma restano alcuni limiti. Soprattutto alla libertà di azione di questi marketplace. Due dati: esiste ancora una ingiustificata disparità di trattamento fiscale per chi investe in questo strumento, tassato ad aliquota marginale tra il 23% e il 43%. Inoltre, non esistono sgravi fiscali interessanti; ultimo ma non ultimo, chi presta attualmente come persona fisica o giuridica non può superare la soglia di 50mila euro. L’approvazione della legge sul social lending è un primo importante passo ma c’è ancora molto da fare.

Exit mobile version

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi