Solo il 2% delle aziende italiane ritiene l’IA una moda temporanea, rispetto alla media europea del 10%. Ciò dimostra l’elevato interesse delle imprese italiane per questa tecnologia.
Nel 2024, le aziende europee aumenteranno gli investimenti in IA del 61%. Questi investimenti riguarderanno sia le IA generative che le applicazioni più tradizionali.
Tuttavia, l’implementazione dell’IA non è semplice, sia dal punto di vista tecnologico che normativo. Le leggi europee sull’IA sono più stringenti rispetto ad altri Paesi come gli Stati Uniti.
Inoltre, solo il 17% delle imprese ha un piano chiaro per l’adozione dell’IA all’interno dei propri processi.
“il 68% delle imprese italiana sta già facendo investimenti sull’IA” dice Alessandro de Bartolo, Country General Manager e AD di Lenovo Integrated Solutions Group
In sintesi, le aziende italiane mostrano un forte interesse e una rapida adozione dell’IA, superando la media europea. Tuttavia, rimangono sfide tecnologiche e normative da affrontare per un’implementazione efficace di questa tecnologia.
È online la 15a edizione del rapporto trimestrale sui trend demografici e le performance economiche delle startup innovative italiane, che presenta dati aggiornati al 31 marzo 2018.
Il rapporto, realizzato congiuntamente da Ministero e InfoCamere, la società informatica del sistema camerale, in collaborazione con Unioncamere, contiene numerose informazioni sulla distribuzione geografica e settoriale delle startup, sull’occupazione da esse creata, nonché i principali dati di bilancio riferiti all’esercizio 2016.
La popolazione complessiva delle startup innovative si avvia verso le 9mila unità (897), in aumento di 506 unità rispetto a fine 2017. Anche i valori riguardanti la forza lavoro, con particolare riguardo alla componente dei soci (+5,6%), e il capitale sottoscritto (+18%) risultano in forte crescita.
La loro incidenza sul totale delle nuove società di capitali varia significativamente a seconda del settore. Ad esempio, è startup innovativa il 7,4% delle nuove imprese del comparto dei servizi. Ma scomponendo quest’ultimo sulla base della codificazione Ateco, l’incidenza aumenta notevolmente nei settori dello sviluppo di software (32,2%) e, soprattutto, della ricerca e sviluppo (65,6%).
Caratteristica che distingue marcatamente le startup innovative dalle altre nuove imprese è l’elevata propensione all’investimento: il rapporto tra immobilizzazioni e attivo patrimoniale è pari al 27,7%, più di sei volte maggiore rispetto al valore registrato dalle altre società di recente costituzione (4,3%).
La Lombardia si conferma la regione capofila per numero di startup innovative, superando quota duemila: 132, pari al 24% del totale nazionale. Seguono il Lazio, con 911 (10,2%), che per la prima volta supera l’Emilia-Romagna, ferma a 884 (9,9%). Al quarto posto rimane il Veneto con 822 (9,2%), seguito dalla Campania, prima regione del Mezzogiorno con 658 (7,4%).
Rispetto alle altre nuove società di capitali, le startup innovative sono tendenzialmente più giovani: gli under-35 compaiono in quasi una startup su due(44,4%), contro il 34,5% fatto registrare dalle altre neo-imprese.
Secondo i dati Threat Index di maggio 2016, l’Italia è il secondo paese in Europa più colpito, mentre il malware bancario Tinba fa capolino tra i top 3 malware più diffusi
Check Point® Software Technologies Ltd. (NASDAQ: CHKP) pubblica l’ultima versione del Threat Index, che mostra un forte aumento a maggio, pari al 15%, delle varianti di malware attive a livello mondiale. Tra i paesi più minacciati l’Italia, seconda classificata in Europa, e trentesima a livello mondiale. Le minacce più significative rispecchiano le passioni dell’italiano medio: smartphone e siti di networking. Arrivano infatti da Conficker, worm che all’inizio della sua diffusione sceglie le sue vittime proprio su questo tipo di siti, come Facebook e Skype, e da Hummingbad, il malware nemico di Android. In ascesa le minacce bancarie: al terzo posto, infatti, spunta anche in Italia Tinba, il trojan che sfrutta l’exploit kit BlackHole e attacca principalmente i correntisti italiani e polacchi.
Check Point ha rilevato 2.300 diverse varianti di malware attive, che hanno attaccato le reti delle aziende durante il mese di maggio. Per il secondo mese di fila, i ricercatori hanno evidenziato un aumento delle singole varianti di malware, dato che già in aprile si era registrato un aumento del 50%. La crescita continua del numero di varianti di malware attive evidenzia la vasta portata delle minacce, e quindi delle sfide che i reparti di sicurezza informatica affrontano, quando prevengono un attacco ai dati riservati delle aziende.
Tra le minacce più temibili a livello mondiale:
Se, da un lato, Conficker è sempre il malware più usato nell’arco del periodo, il malware bancario Trojan Tinba è emerso come la seconda forma di infezione più utilizzata nel mese scorso, permettendo agli hacker di rubare le credenziali delle vittime attraverso web-injection, che vengono attivati quando gli utenti cercano di effettuare il log-in sui siti web bancari.
Gli attacchi contro i dispositivi mobili sono stati costanti, il malware Android HummingBad è ancora nella top 10 degli attacchi malware. Nonostante sia stato scoperto dai ricercatori di Check Point soltanto lo scorso febbraio, in breve tempo è diventato molto frequente, dimostrando che gli hacker vedono i dispositivi mobili Android come una falla di debolezza nella sicurezza delle aziende e come bersagli potenzialmente ad alta resa.
“Rileviamo costantemente un’impennata del numero di varianti di malware attive contro le reti aziendali, che è esemplificativo dell’impegno che gli hacker stanno dedicando a creare nuovi attacchi zero-day, oltre a dimostrare l’importanza della sfida che le aziende affrontano difendendo le loro reti dai cybercriminali”, dichiara Nathan Shuchami, head of threat prevention di Check Point. “Le organizzazioni devono valutare l’applicazione di soluzioni advanced threat prevention per le proprie reti, per gli endpoint, e per i dispositivi mobili, al fine di bloccare i malware allo stadio pre-infettivo, e garantire una sicurezza effettiva contro le minacce più moderne”.
A maggio, la variante più diffusa è stata Conficker, responsabile del 14% di tutti gli attacchi riconosciuti; mentre, le minacce che si posizionano al secondo e al terzo posto, Tinba e Sality, hanno causato ciascuna il 9% degli attacchi. Le varianti nella top ten hanno causato il 60% di tutti gli attacchi riconosciuti.
↔ Conficker – Worm che consente operazioni da remoto, download di malware e furto di credenziali disattivando i sistemi di sicurezza di Windows Microsoft. Le macchine infettate vengono controllate da una botnet, che contatta il server Command&Control, pronta a ricevere istruzioni.
↑ Tinba – Conosciuto anche come Tiny Banker o Zusy, Tinba è un trojan bancario che ruba le credenziali delle vittime sfruttando le web-injection. Si attiva non appena l’utente cerca di effettuare il log in sul sito web della propria banca.
↓ Sality – Virus che colpisce le piattaforme Windows e permette di eseguire operazioni da remoto e download di altri malware nei sistemi infetti. A causa della complessità e della facilità di adattamento che lo contraddistinguono, Sality è considerato da molti uno dei più pericolosi malware diffusi fino ad oggi.
Le varianti di malware per i dispositivi mobili sono sempre una grande minaccia per i dispositivi delle aziende, e il mese di maggio non ha fatto eccezione, con sei new entry tra le 100 varianti di malware più diffuse. La maggior parte di queste attacca Android, ma continua anche il trend già riscontrato in aprile, con diverse minacce rivolte al sistema iOS. Le tre varianti di malware per dispositivi mobili più pericolose sono state:
↔ HummingBad – Malware Android che istalla un rootkit persistente sul dispositivo, oltre a applicazioni fraudolente e, con poche modifiche, potrebbe innescare altre attività malevole, come l’installazione di key logger, il furto di credenziali, e scavalcare i sistemi di crittografia delle email utilizzati dalle aziende.
↔ Iop – Malware Android che consente di installare applicazioni e che visualizza pubblicità eccessiva utilizzando l’accesso root del dispositivo mobile. La quantità di annunci e applicazioni installate rende difficile per l’utente continuare a utilizzare il dispositivo come al solito.
↔ XcodeGhost – Una versione compromessa della piattaforma di sviluppo iOS Xcode. Questa versione non ufficiale di XCode è stata alterata, e inietta codice malevolo in tutte le app che sono state sviluppate e assemblate basandosi su questo servizio. Il codice iniettato invia le informazioni sull’app a un server C&C, consentendo all’app infetta di leggere la clipboard del dispositivo.
Il Threat Index di Check Point
Il threat index di Check Point si basa sulla threat intelligence della ThreatCloud World Cyber Threat Map, che monitora come e dove si stanno svolgendo i cyberattacchi nel mondo in tempo reale. La Threat Map si avvale dell’intelligence ThreatCloudTM di Check Point, la più grande rete che collabora contro i cybercriminali e fornisce dati sulle minacce e sull’andamento degli attacchi, attraverso una rete globale di sensori delle minacce. Il database di ThreatCloud contiene più di 250 milioni di indirizzi, che vengono analizzati per scoprire bot, più di 11 milioni di firme di malware e più di 5 milioni e cinquecentomila siti web infetti, e ogni giorno individua milioni di varianti di malware.
Qualche giorno fa per l’ennesima volta mi sono imbattuto in un post di un amico che riprendendo il discorso del Presidente di Confindustria Boccia…..diceva….”La crescita dipende soprattutto dalla capacità delle imprese di investire in innovazione.”
Quante volte abbiamo sentito frasi come queste?
Solo parole e buone intenzioni ma pochi fatti.
Parole, parole, sono solo parole……
Nell’ultimo Forum PA l’economista Jeremy Rifkin ci ha messo in guardia:
“È il modello di business italiano a non funzionare. L’Italia deve sapere valorizzare le proprie eccellenze virando verso il digitale, e deve fare in fretta, cambiando le proprie priorità: i mezzi per farlo ci sono già tutti.
Il Governo ha individuato la strada da seguire, ora la percorra.
L’economia è come la natura: si basa su relazioni, sistemi. E dunque cambiare le cose si può. La risposta ai cambiamenti climatici, all’ecosistema in difficoltà, alla distribuzione della ricchezza a dir poco squilibrata, a una crisi economica che non ha dato tregua per anni, è la sharing economy, l’economia a costo marginale zero. È un’economia basata sull’internet delle cose, l’unica soluzione che può, in breve tempo, salvare una specie, quella umana, che altrimenti potrebbe non vedere la fine del secolo.”
Il visionario economista ha illustrato poi come l’Italia debba al più presto abbracciare questa nuova, terza rivoluzione industriale basata sulla digitalizzazione. “Il vostro paese vanta eccellenze di ogni tipo: perché allora la Germania produce autonomamente il 32% della propria energia, e voi no?”.
La verità è che stiamo perdendo tempo perdendo competitività con gli altri Paesi, infatti non siamo messi bene come si evince dal Global Innovation Index:
qualcuno dice che però siamo bravi nel trasferimento tecnologico o nell’innovazione applicata, in realtà a vedere queste statistiche sulle domande di brevetto presentate nel 2014 all’EPO (European Patent Office) non sembrerebbe vero nemmeno più questo, visto che non c’è nemmeno un’azienda italiana:
E quindi cosa fare?
La strada è lunga ma le risorse io credo ci siano tutte, però sarebbe bello avere meno frasi fatte e più fatti…….la Politica deve assumersi la responsabilità di guidare il cambiamento indicando la strada da seguire per lo sviluppo. I bisogni sono chiari da anni, ed anche le cose che bisognerebbe fare.
Sanità digitale, mobilità sostenibile, artigianato digitale, wearable, Internt of things, Big Data, Scuola digitale…etc…La vera sfida è far comprendere alle nostre imprese il potenziale disruptive che tali tecnologie possono avere applicandole ora nelle loro aziende , per conquistare nuovi mercati globali, per innovare processi di produzione, per creare nuovi prodotti come spiega bene Luca De Biase…….
E poi sarebbe bello invece che davvero si guardasse alle migliori best practices per imparare da chi davvero è stato in grado di cambiare la sua società grazie ai nuovi paradigmi digitali, come ad esempio l’Estonia.
Un Paese giovane, in perfetto equilibrio tra tradizione e innovazione. Questa è l’Estonia, una nazione ricca di sorprese. Tra i dettagli poco noti, figurano alcune chicche: non tutti sanno che l’Estonia ha il maggior numero di startup pro capite al mondo, o che il 99% del Paese è connesso a Internet, tanto che online si vota, si fa la dichiarazione dei redditi (in cinque minuti) e si può creare una società (in 15 minuti). Anche il 99% delle transazioni bancarie avviene via Internet, mentre il pagamento tramite cellulare e la firma digitale fanno ormai parte della vita quotidiana.( cit. http://magazine.expo2015.org/it/cultura/estonia–il-paese–che-oscilla—tra-tradizione-e-innovazione)
Nel frattempo sogno di vivere in un posto dove diventi normale …..monitorare i territori con i droni per evitare lo scempio della Terra dei Fuochi, dove i medici del Policlinico invece che lavorare su file excel abbiano sistemi interconnessi e condivisi che facilitino la ricerca e l’assistenza medica, dove per gestire i concorsi e le graduatorie pubbliche non sia più necessario inviare chili e chili di raccomandate AR ma dove magari fatto la prima volta si aggiornino i CV in via digitale, dove esistano sistemi per monitorare il traffico in tempo reale e informare i cittadini, dove sia possibile utilizzare i dati presenti negli archivi (big data) per analisi predittive e tanto altro ancora.
In fondo se si volesse molte di queste cose si potrebbero realizzare subito anche qui, la tecnologia c’è ed anche la competenza per usarla, quindi cosa si aspetta?
Cosa è successo a via Canova? E che ci fanno assieme la cardarella e Jorge Luis Borges, la solidarietà e Murasaki Shikibu, la macchinista Giovanna e Italo Calvino? Le risposte in questo romanzo dai sentieri che si biforcano, che ha per protagonisti Libero e Cosimo, e la passione per il lavoro, la voglia di farlo bene a prescindere perché è così che si fa.
Testa, Mani e Cuore è il romanzo dell’Italia operosa, quella che dà valore al lavoro, che mette impegno nelle cose che fa. L’Italia che le sue rughe se le guadagna ogni giorno, grazie a ciò che sa e che sa fare. L’Italia che vuole tornare a regalare al mondo intelligenza, arte, tecnologia, bellezza. L’Italia del lavoro ben fatto, di Rinalda e del vocabolario, di Lorenzo e della piazza, del tempo e di Alvise. L’Italia che c’è, è vera, esiste, bisogna solo raccontarla. L’Italia che… se non ci salva lei non ci salva nessuno.Questa stessa Italia è narrata anche nel film diretto da Alessio Strazzullo dispo nibile gratuitamente su www.leviedellavoro.org
Vincenzo Moretti, sociologo, dirige la sezione Società, culture e innovazione alla Fondazione Giuseppe DiVittorio. Per Ediesse è autore tra gli altri di Bella Napoli (2011, 2 ed.), Rione Sanità (2011, con Cinzia Massa), Dizionario del pensiero organizzativo (2008, 3 ed.). È ideatore di Le vie del lavoro, inchiesta partecipata promossa da Fondazione Ahref e Fondazione Giuseppe Di Vittorio. Testa, Mani e Cuore è il suo primo romanzo.Per saperne di più: www.linkedin.com/in/vincenzomoretti
Collana Carta BiancaFormato 14,2 x 18Pagine 204
Prezzo 12,00
Codice ISBN 978-88-230-1740-5
Uscita Marzo 2013
Ediesse s.r.l.Viale di Porta Tiburtina, 36 – 00185 Romatel. 06 44870283 – 44870325 fax 06 44870335
In Internet:Catalogo: www.ediesseonline.itE-mail: ediesse@cgil.it @
Si profila all’orizzonte un periodo di rapidi cambiamenti, che comporteranno grandi novità per le aziende, le organizzazioniITe il modo in cui le persone vivono e utilizzano le tecnologie. Questi cambiamenti interesseranno milioni di persone ed un mercato di enormi proporzioni, rivoluzionando i tradizionali approcci alle attività dibusinessed all’utilizzo delle tecnologie IT.Le organizzazioniICThanno da tempo compreso che la dinamicità dei mercati e le sempre più elevate esigenze di qualità espresse dai Clienti, richiedono un ripensamento della missione dell’azienda IT secondo un approccio orientato ai Servizi e alla progettazione, implementazione e monitoraggio della qualità delle risorse e dei processi abilitanti.
“ la dimensione generalmente locale o regionale delle aziende italiane non le aiuta a cavalcare l’onda dell’innovazione, non tanto dal punto di vista tecnologico, quanto da quello metodologico”
I dati mostrano che il numero di manager italiani all’estero è in costante aumento, negli headquarter delle multinazionali sono sempre più numerosi. Agli executive che battono bandiera tricolore sono affidate importani responsabilità anche nel settore IT, ne abbiamo parlato con Bernardo Nicoletti e Giancarlo Miglio:
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