I laboratori Trend Micro rivelano difetti di progettazione che possono essere utilizzati per sottrarre dati o compiere altri tipi di attacchi
Due tra i principali protocolli IoT sono a rischio attacco, a causa di vulnerabilità significative nella progettazione e questo rende i dispositivi esposti. Lo rivelaTrend Micro, leader globale nelle soluzioni di cybersecurity, all’interno dell’ultima ricerca “The Fragility of Industrial IoT’s Data Backbone”, condotta in collaborazione con il Politecnico di Milano e sviluppata da Federico Maggi, ricercatore italiano di Trend Micro Research.
Trend Micro mette in guardia le organizzazioni sulla necessità di rivedere la sicurezza in ambito OT (Operational Technology), dopo aver trovato difetti e vulnerabilità all’interno di Message Queuing Telemetry Transport (MQTT) e Constrained Application Protocol (CoAP), due protocolli machine-to-machine (M2M) molto utilizzati. Questi punti deboli possono essere sfruttati a fini di spionaggio industriale, attacchi mirati o di tipo denial-of-service.
In un periodo di 4 mesi, i ricercatori Trend Micro hanno scoperto che oltre 200 milioni di messaggi MQTT e più di 19 milioni di messaggi CoAP erano stati trafugati a causa di server esposti. Gli attaccanti possono localizzare questi dati fuoriusciti utilizzando semplici parole di ricerca e trasformarli in informazioni su asset, personale o tecnologie che possono essere utilizzate per attacchi mirati.
“Le criticità che abbiamo scoperto nei due protocolli maggiormente utilizzati dai dispositivi IoT devono essere prese in seria considerazione dalle aziende e possono rappresentare l’occasione per un approccio olistico alla sicurezza degli ambienti OT”. Ha affermato Federico Maggi, Senior Threat Researcher Trend Micro. “Questi protocolli non sono stai progettati pensando alla security, ma sono utilizzati in un numero sempre maggiore di ambienti critici e questo rappresenta un grande rischio. Anche hacker con risorse limitate possono sfruttare questi difetti di progettazione e vulnerabilità, per compiere movimenti laterali, furti di dati o attacchi denial-of-service”.
La ricerca dimostra come gli attaccanti possono controllare da remoto gli endpoint IoT o compiere attacchi denial-of-service. Inoltre, sfruttando funzionalità specifiche dei protocolli, gli hacker possono mantener accesso permanente a un obiettivo e muoversi lateralmente lungo la rete.
Per far fronte ai rischi evidenziati dalla ricerca, Trend Micro raccomanda di:
·Implementare le corrette policy per rimuovere i servizi M2M che non sono necessari
·Effettuare controlli periodici utilizzando servizi di scansione internet-wide, per assicurarsi che i dati sensibili non vengano trafugati attraverso servizi IoT pubblici
·Implementare un workflow per la gestione delle vulnerabilità, per proteggere la supply chain
·Mantenersi al passo degli standard industriali, perché la tecnologia è in continua evoluzione
Nel 2018 si celebrerà il trentesimo anniversario dalla connessione di Stoccolma al National Science Foundation Network (NSFNET), che ha significato il collegamento dell’Europa alla neonata infrastruttura internet negli Stati Uniti. Il web, oggi, apparirebbe irriconoscibile ai primi pionieri e ogni anno sono numerose le novità che determinano la sua evoluzione. Akamai ha individuato gli 8 temi principali che guideranno lo sviluppo della rete il prossimo anno:
Nel 2018, la realtà virtuale, la realtà aumentata e la realtà mista avranno un ruolo sempre più importante nel mondo reale, rendendo una connessione a internet di qualità essenziale per le aziende che desiderano migliorare l’esperienza utente.
Alcune organizzazioni stanno già sperimentando l’utilizzo di esperienze di realtà virtuale all’interno di strategie di vendita, consentendo ad esempio di vedere come un nuovo divano si abbinerebbe all’arredamento del soggiorno o provare a guidare il nuovo modello di un’auto senza dover visitare lo showroom. Tuttavia, anche le applicazioni meglio progettate possono non generare l’effetto desiderato a causa di una pessima connessione a Internet. L’ottimizzazione del trasferimento di dati è quindi diventata fondamentale in sempre più ambiti.
L’evoluzione dell’Internet of Things sta dando vita a un’armata di bot dormienti che, il prossimo anno, potrebbero venire sfruttati dai cyber criminali con effetti devastanti.
Le password di default dei dispositivi connessi a Internet portano qualsiasi oggetto – dal citofono smart alla lampadina connessa – a poter diventare uno strumento nelle mani dei cyber criminali. La crescente diffusione dei dispositivi IoT li porta a diventare obiettivi sempre più interessanti per i criminali, che nel 2018 li useranno per lanciare attacchi DDoS su una scala sempre più vasta o come backdoor per accedere ai network aziendali e rubare informazioni sensibili.
3.Esperienze mobile
Oggi, i produttori di dispositivi mobile puntano sempre più sull’esperienza video ma, come può testimoniare chi possiede un TV 4K, la qualità delle immagini dipende in gran parte dalla connessione.
Gli utenti non sono più disposti a perdonare una scarsa qualità in cambio della mobilità e sta diventando sempre più importante offrire esperienze simili a quelle televisive su smartphone e tablet. Il 5G giocherà sicuramente un ruolo fondamentale in questo campo ma, dato che non sono previsti grandi lanci prima del 2020, gli operatori dovranno trovare altri modi per migliorare la qualità video nel frattempo.
4.Auto connesse
Le auto connesse evolveranno significativamente nel 2018, rendendo sempre più prossimo l’arrivo dei veicoli autonomi.
I guidatori possono accettare che il navigatore satellitare perda il segnale per uno o due minuti, mentre ovviamente non è ammissibile che un’auto a guida autonoma perda la connessione. Nel 2018, verranno lanciate nuove soluzioni per la connettività mirate a risolvere questo problema, primi fra tutti gli aggiornamenti dei software Over The Air (OTA). I governi europei stanno iniziando a riconoscere questi sviluppi e il prossimo anno i legislatori stabiliranno le regole che definiranno lo status di queste tecnologie.
Il Campionato mondiale di calcio in Russia porterà il settore globale della comunicazione ad affrontare le principali sfide dello streaming Over The Air (OTA).
Le aziende dovranno risolvere i problemi legati alla connettività globale e alla sovranità in materia di dati per poter migliorare il ROI dei propri investimenti legati ai Mondiali 2018. Allo stesso modo, i costi elevati connessi ai diritti di proprietà spingeranno i broadcaster a impegnarsi nella protezione dello streaming a livello globale. Nel 2018 verranno probabilmente sviluppate tecnologie per identificare lo streaming pirata di prodotti protetti da diritti e inserire forzatamente pubblicità per conto dei legittimi proprietari.
Il lancio di HomePod, previsto nel 2018, si aggiungerà al fenomeno Echo/GoogleHome, incentivando lo streaming audio in Europa.
Secondo Gartner, entro il 2020 il 75% delle case possiederà uno smart speaker. Questi prodotti stanno già avendo un impatto significativo sulle tendenze di ascolto della musica: il 90% di chi li possiede usa gli smart speaker per ascoltare la musica e il 39% ha comprato questo nuovo dispositivo per sostituire lo stereo. Di conseguenza, la musica e la radio – in precedenza trasmesse sulle frequenze FM – vengono sempre più ascoltate in streaming.
Con la costante crescita dello streaming, i proprietari di contenuti e i service provider dovranno dedicare maggiore attenzione alle piattaforme di delivery e ai metodi di distribuzione per garantire agli utenti esperienze positive supportate dalle proprie infrastrutture.
L’entrata in vigore del GDPR il 25 maggio implica per le aziende la necessità di agire rapidamente per rispettarne i requisiti. Tuttavia, il regolamento sulla protezione dei dati non sarà l’unica ragione di discussione su dove e come i dati debbano essere archiviati e processati. Il Privacy Shield è stato contestato legalmente dai gruppi per la privacy e, se il caso si dimostrasse ammissibile, potrebbero esserci ulteriori ripercussioni per la gestione dei dati da parte delle aziende.
Inoltre, i trend europei del nazionalismo e del separatismo stanno rendendo ulteriormente confusa la situazione, creando incertezze sulla portata del regolamento europeo in luoghi come il Regno Unito o la Catalogna.
La Brexit e la paura dell’ignoto porteranno le aziende a riconsiderare quale sia il luogo migliore per l’archiviazione dei propri dati: conservarli nel Paese in cui vengono raccolti o dove sono processati? Oppure affidarli al cloud?
Cosa significherà per le aziende che hanno attività nel Regno Unito se, uscendo dall’Unione Europea, il Paese rifiutasse il regolamento sulla protezione e il transito dei dati? Le aziende globali che hanno fissato il proprio headquarter EMEA nel Regno Unito dovranno decidere se trasferirlo all’estero e, in tal caso, dove collocare i server.
Le possibilità offerte dal cloud e la possibilità di accedere alle applicazioni da remoto sembrano sempre più interessanti ma comportano anche sfide relative alla sicurezza e a un accesso rapido e affidabile. Il 2018 sarà l’anno in cui le aziende decideranno se i dati debbano essere archiviati a livello locale o solamente accessibili localmente.
“Il 2018 non sarà sicuramente un anno tranquillo, caratterizzato da innovazioni tecnologiche, cambiamenti politici, grandi eventi internazionali e un’evoluzione del modo in cui gli utenti usano Internet.Sarà per certo un anno in cui andranno a delinearsi maggiormente i possibili scenari evolutivi legati al mondo dell’intelligenza artificiale mentre diverrà chiarissima l’importanza del machine learning e dei data base corposi, nonché le opportunità legate all’associazione delle due cose”, ha commentato Alessandro Livrea, Country Manager di Akamai Italia. “L’inarrestabile evoluzione delle intelligenze artificiali e del machine learning porterà con sé esperienze sempre più coinvolgenti e personalizzate per gli utenti, ma anche nuove minacce informatiche e nuove modalità di difesa: solo le aziende che sapranno evolversi e rimanere un passo avanti rispetto ai competitor potranno distinguersi e ottenere dei vantaggi competitivi sostanziali. Akamai offre ai propri clienti la possibilità di beneficiare pienamente di servizi di sicurezza bastati sul deep learning nonché di sfruttare degli algoritmi predittivi in grado di massimizzare il business e la comunicazione su Internet”.
Today’s smartphones contain a plethora of sensors which provide an amazing array of features and functionalities boosting the overall user experience of the device. Some premium smartphones have already integrated more than 15 different sensors and this number is set to increase due to technological advances in MEMS and other sensor technologies driving newer use cases.
According to Counterpoint’s Components Tracker research, all sensors combined, more than 6 billion sensors were shipped within smartphones in 2017 and it is estimated to cross the 10 billion mark in 2020.
As per Pavel Naiya, Senior Analyst at Counterpoint Research, “Sensors such as Accelerometer, Compass, Gyroscope and Ambient Light Sensors (ALS) have become ubiquitous across smartphones even down to a sub-US$50 category. These sensors have been the key components to make a phone smarter carving out meaningful use-cases from navigation, gaming, augmented reality to preserving battery life and much more.
Similarly, biometrics base sensors in smartphones have seen greater adoption in the last few years. For example, more than a billion smartphones to be shipped in 2018 will sport a fingerprint (see here) sensor and close to 400Mn will feature some form of face unlock biometric sensor solution.”
Mr. Naiya, added, “Health based sensors such as Heart Rate, SpO2 are picking up traction though mostly in premium offerings and mainly driven by Samsung for enhancing its S Health offering. Adoption by other brands will depend upon their companion wearables strategy. However, for some OEMs, rising Bill of Materials (BoM) costs pressure will be a barrier to adopt these special sensors.”
Commenting on proliferation of other sensor categories, Senior Analyst, Jene Park, highlighted, “Iris scanner, 3D sensing, Gyroscope, NFC will be popular sensors this year, powering features from facial biometrics to AR/VR, immersive gaming, digital payments and others. Almost one in two smartphones will integrate an NFC solution or a Gyroscope by 2020.”
Mr. Park, added, “Apple, Samsung and Xiaomi were the top three brands driving Gyroscope shipments with a combined 60% share in 2017. In NFC based smartphone shipments, Samsung, Apple & Huawei alone captured 83% of the market. In summary, a handful of top brands are focused to leverage on-device sensors to drive multiple use-cases and services and differentiate to succeed.”
Sensor Fusion platforms are finally gaining popularity and getting adopted by different OEM players beyond smartphones. As MEMS technology become more advanced, less expensive and miniaturized, the microcontroller driven software platform helps to fuse the multiple sensor data to provide more accurate and contextual output. For example, combining accelerometer, magnetometer, gyroscope to accurately predict position in the physical world.
Commenting on potential for Sensor Fusion solutions, Research Director Neil Shah, said, “Sensor Fusion platform adoption will breathe more life into smartphones and emerging categories such as smartwatches, AR/VR devices, automotive and other IoT enterprise solutions. The sensor fusion capabilities in a device will help OEMs craft newer experiences by detecting context, emotion based on the different physiological variable states from the sensor data. The key suppliers such as InvenSense (TDK), Samsung, Mobileye, ST Micro, Bosch, AMS are driving this trend across different segments from smartphone to wearable to automotive.
Mr. Shah, added, “Sensor Fusion platform is powerful not only for medical applications to detect muscle contraction or sweat or body temperature or heart rate variation but also for non-medical applications from immersive gaming to accurate indoor navigation to preventing car accidents monitoring the driver. The adoption of sensor fusion is what will make devices actually smarter as it’s all about data and drawing out contextual awareness from it.”
Smart Agriculture, Smart Farming, Precision Agriculture sono tutti termini validi che stanno a significare cose a volte diverse ma legate allo stesso tema, ossia le soluzioni applicative volte al monitoraggio, alla gestione e all’ottimizzazione di diversi processi relativi all’Agricoltura.
Lo scopo è quello d’aumentare la produttività. Non si tratta solo di una motivazione di business: anche le organizzazioni internazionali come laFAO hanno sottolineato che per sfamare gli oltre nove miliardi di persone che dovrebbero abitare il pianeta nel 2050 servono approcci nuovi.
Il parallelo con quanto si sta facendo in campo industriale con le stesse nuove tecnologie è evidente. Tanto che se nel manufacturing si parla di Quarta Rivoluzione industriale, qui si parla di Terza Rivoluzione Verde (le prime due sono l’incrocio delle specie vegetali e l’uso della genetica nelle coltivazioni).
Uno degli elementi chiave nelle applicazioni di Smart Farming è la raccolta di più informazioni possibili sul campo, stavolta letteralmente. La logica è quella dei sensori disseminati dovunque sia necessario, sfruttando il fatto che grazie alla miniaturizzazione della componentistica elettronica è possibile avere sensori periferici di dimensioni e consumo contenuto per tutte le variabili ambientali d’interesse: temperatura, umidità, concentrazione di elementi chimici nel terreno, intensità e direzione del vento, precipitazioni, eccetera.
Abbiamo intervistato Marco Ciarletti, fondatore di Soonapse, la startup che produce il “predictive DSS” disegnato per l’IoT sul quale si basa SWAP – Smart WAtering Planner
Che cosa è la smart agriculture?
Ti è mai capitato di dover curare, o assistere, una persona malata che parla una lingua che non conosci?
E’ un’enorme fatica, vai avanti per approssimazioni cercando di interpretare segnali confusi, e non sei mai sicuro che le tue azioni siano quelle giuste.
In agricoltura è così, da sempre cerchiamo di capire ed interpretare i segnali che ci provengono dal terreno, dalle colture e dal clima.
Possiamo contare sull’esperienza degli agricoltori e sulle conoscenze scientifiche degli agronomi, ma per quanto attendibili la maggior parte delle informazioni sono presunte.
La Smart Agriculture, al di là delle diverse tecnologie utilizzate, crea un canale di comunicazione diretto con il terreno e con le colture, dà loro voce.
La quantità di umidità del mio terreno, grazie al sensore, me la dice direttamente lui. Sono finalmente riuscito a capire la lingua del mio malato…
Tutto comincia da questi dati finalmente “diretti” ed in tempo reale. Poi, a seconda dell’esigenza dell’agricoltore e della mia fantasia, posso elaborarli nei modi più diversi per poter fornire risposte dirette e precise, magari suggerendo anche nuovi percorsi.
Il vostro progetto WaterPlan è stato pluripremiato, mi racconti la storia?
Quattro anni fa ho diretto un progetto di ricerca in Sardegna, in collaborazione con il CRS4 (il Centro di Ricerca di Cagliari), che verteva sulla costruzione di una piattaforma di integrazione di dati IoT incentrata su un motore semantico.
Tutto bello, ma assolutamente incomprensibile senza uno “use case” che ne facesse apprezzare le caratteristiche.
Cercavamo ontologie ben fatte sulle quali intervenire, ed io dissi ai ricercatori: a me non interessa il dominio di applicazione, l’unico vincolo che vi pongo è di non scegliere niente che abbia a che fare con procedure amministrative, burocrazia, normative locali. Il nostro use case deve essere applicabile senza restrizioni in ogni angolo del globo, e deve risolvere problemi concreti.
Trovarono una ontologia sull’irrigazione molto ben fatta, prodotta da un cinese, e cominciammo da lì.
Questo use case ebbe successo e ci convinse, per cui quando due anni dopo fondammo la nostra startup, decidemmo che il nostro primo investimento sarebbe stato in questo ambito.
SWAP – Smart Watering Planner è il prototipo realizzato da Soonapse, un’applicazione cloud per l’ottimizzazione “predittiva” dell’uso dell’acqua in agricoltura.
Le innovazioni che presentiamo sono molte.
La principale è che noi definiamo sempre delle “strategie” di utilizzo dell’acqua per ottimizzarne il consumo, distribuendolo in modo ottimale (per la coltura e per i costi dell’agricoltore) nella finestra temporale di 5 giorni in cui le previsioni meteo sono attendibili. In questo modo riusciamo ad ottenere un risparmio fra il 30% ed il 50%.
Te ne cito velocemente un altro paio:
· non abbiamo necessariamente bisogno che l’agricoltore ci dica la composizione del suo terreno (il carotaggio e l’analisi chimica costano circa 3.000 , e pochi possono permettersela…). SWAP in poco tempo calcola automaticamente la curva di assorbimento idrico del terreno e definisce il bilancio idrico;
· se l’irrigazione è mobile (i famosi “rotoloni” spostati con trattori) forniamo l’agenda dell’irrigazione e poi ne controlliamo l’esito. In questo caso l’ottimizzazione, più che sull’acqua, verte sul risparmio di turni di irrigazione, perché i costi generali di un turno di irrigazione (personale, carburanti, manutenzione dei mezzi agricoli e dei rotoloni, ecc…) sono enormi, oltre 10 volte quelli dell’acqua, e risparmiare anche solo due o tre turni sui 14/15 medi di una coltura può fare la differenza fra perdita e profitto.
Ma anche il nostro business model è innovativo, perché diversamente dai nostri competitor noi abbiamo deciso di concentrarci unicamente sul servizio applicativo, e non produrremo nostri sensori. Andremo quindi a creare partnership con le aziende, nazionali ed internazionali, che producono sensori, e che già lo fanno bene visto che è il loro mestiere.
In questo modo l’agricoltore potrà scegliere la sensoristica che preferisce direttamente dal nostro sito, selezionando gli apparati più semplici ed economici (SWAP è progettato per utilizzare informazioni molto “basic” dai sensori, l’intelligenza è tutta in cloud) oppure quelli di fascia più alta che magari gli offrono un set più completo di dati.
Per “testare sul campo” questo modello di business a maggio abbiamo creato una partnership con un’azienda milanese di sensoristica per l’agricoltura (32connect.net) e con un provider di connettività satellitare (Open Sky), confezionando così WaterPlan, una proposta completa e già pronta per l’uso, dove tutti i componenti sono configurati e connessi fra di loro, e l’agricoltore deve solo posizionare i sensori in campo ed accenderli.
Fra maggio e giugno WaterPlan è stato presentato con successo alla Fiera Internazionale dell’Agricoltura di Foggia, ad IoThings Milan ed a FORUMPA, dove è stato premiato come miglior progetto italiano di Smart Agriculture.
In Italia ci sono best practices di uso di tecnologie in agricoltura?
Certamente, anche se ancora molto limitate nei numeri. Il MIPAAF parla di penetrazione inferiore all’1%, e a luglio 2016 il Ministro Martina, in occasione di AgroGeneration a Catania (dove eravamo stati invitati anche noi), ha lanciato una consultazione popolare sulle Linee Guida per l’Agricoltura di Precisione, con l’ambizioso obiettivo di portare questa percentuale almeno al 10% in breve tempo.
Noi abbiamo letto il documento, sicuramente interessante e pregevole nel prospettare iniziative innovative, ma a nostro parere si concentra troppo su alcune tecnologie (es. guida automatica dei trattori, droni, ecc…) ed ambiti di applicazione (es. l’uso intelligente di fertilizzanti e pesticidi), mentre per esempio il tema del risparmio idrico, e le tecnologie connesse, vengono citate solo un paio di volte e di sfuggita, mentre da stagioni di siccità come quella appena passata (dove la carenza idrica ha provocato una diminuzione generale delle rese del 30%, con punte anche del 70%) dovremmo imparare che nel nostro Paese questo fattore diventerà sempre più critico se non lo si affronta strutturalmente.
Noi ci siamo fatti parte attiva, ed abbiamo sottolineato queste carenze nelle Linee Guida già dallo scorso anno, ma al momento non abbiamo ancora ricevuto risposte.
Anche la preziosa iniziativa di Industria 4.0 soffre un po’ delle stesse carenze, perché è di difficile lettura e per applicarla all’agricoltura serve un “consulente di burocratese”, basti pensare che la sola “Circolare esplicativa” congiunta dell’Agenzia delle Entrate e del MISE (la 4/E del 30/03/2017) è lunga 110 pagine ed è altrettanto complessa della legge stessa.
Nel nostro caso, sono contento che con qualche sforzo gli agricoltori potranno usufruire dell’iperammortamento per l’acquisto della sensoristica, ma sembrerebbe che la norma non preveda facilitazioni per l’utilizzo di “servizi” come quelli cloud che offriamo noi, si può usufruire del superammortamente solo con l’acquisto di programmi sw. In uno scenario come quello attuale, dove ormai tutto viene offerto in cloud ed “on demand” (anche per far risparmiare l’utente ed evitare complicazioni di installazione e configurazione di sw), mi sembra un po’ fuori dal tempo.
Per quanto concerne specificatamente le best practices italiane, se escludiamo la ricerca pura (principalmente incentrata sullo sviluppo delle tecnologie satellitari e dei droni a supporto dell’agricoltura) e qualche iniziativa delle amministrazioni regionali, vedo prevalentemente un’innovazione a supporto delle eccellenze agroalimentari nostrane, vite ed ulivo in primis.
E’ un’innovazione che in qualche modo “fa sistema” con le nostre produzioni, che cura i rispettivi settori in modo trasversale (dagli aspetti fitosanitari all’irrigazione alla concimazione, ecc…) e che almeno al momento ha un mercato essenzialmente nazionale.
Il nostro posizionamento è diverso, verticale sull’irrigazione (in questa prima fase) ma applicabile in pressoché tutte le colture, e concentrato fin da subito sul mercato internazionale.
All’estero invece?
All’estero (parlo principalmente delle economie avanzate) la propensione ad utilizzare le tecnologie di Smart Agriculture è maggiore, per diversi motivi fra cui pesa significativamente quello relativo alla dimensione media delle aziende agricole, che in Italia è particolarmente piccola, come del resto tutta la struttura delle nostre imprese.
Una dimensione più grande dell’azienda agricola significa infatti due cose fondamentali: una maggiore capacità di spesa e di rischio, e (almeno per noi che ci occupiamo di irrigazione) coltivazioni più estese che non è possibile irrigare con impianti fissi, o comunque non conviene.
Una componente importante della nostra attenzione al mercato internazionale è proprio questa: parlando di costi di coltivazione, il risparmio del 30% di acqua è sicuramente importante, ma quando si pratica l’irrigazione mobile la stessa percentuale che riesco a farti ottenere vale economicamente almeno dieci volte di più…
Anche le tecnologie risentono di questa peculiarità, perché ad esempio l’utilizzo delle foto satellitari (ad infrarossi, termografiche, ecc…) fa fatica attualmente a darmi informazioni di dettaglio su un campo di 2 HA, mentre è sicuramente molto più significativa su estensioni di decine o centinaia di ettari.
In generale, nei Paesi avanzati (USA ed Israele soprattutto) si sta finalmente riconoscendo l’enorme valore del mercato della Smart Agriculture, in questo momento appena abbozzato e per questo con enormi capacità di crescita, tanto che nel 2017 gli investimenti in AgTech si sono triplicati rispetto all’anno precedente.
Questo nuovo mercato sta iniziando a cambiare gli assetti generali di quello che fino a poco tempo fa era il mercato delle attrezzature e degli strumenti agricoli, monopolizzato da grandi multinazionali (con eccellenze anche italiane, ad esempio sui trattori) che tuttora producono l’intera filiera degli strumenti, ad esempio nell’irrigazione la stessa azienda produce tubi, raccordi, pompe, vasche e centraline.
Ora le nuove startup hanno “staccato” da questa filiera la parte di governo e di intelligenza che gestisce l’irrigazione, arricchendola di contenuti, rendendo la soluzione più semplice da usare, e facendone un prodotto a parte, che può essere connesso con tutte le tipologie di impianti sul mercato. Per ottenere questi risultati hanno inserito nuovi componenti, quelli della sensoristica, che erano prima presenti solo sporadicamente e più a supporto delle funzionalità esistenti che come veicoli di nuovi contenuti e servizi.
La nostra proposta si inserisce in questo trend, e lo porta alla sua naturale conseguenza: fare hardware e fare software sono due mestieri diversi, lo hanno capito ormai tutti (con mirabili eccezioni come Apple, ma appunto eccezioni…), e noi riteniamo che il vantaggio competitivo consisterà nel costruzione di buone partnership, piuttosto che nel pensare di mantenere il famoso “piede in due scarpe”.
Quali sono i fattori critici di successo?
La semplicità d’uso e la convenienza economica.
Le innovazioni IoT saranno pure belle, ma allo stato attuale sono spesso complesse, perché lavorano su diversi piani (la sensoristica, l’applicazione, la sua usabilità, ecc…) che devono essere sempre sotto controllo, e questo non può essere demandato all’utente.
Noi (produttori di soluzioni IoT) proponiamo all’agricoltore di demandare alle nostre soluzioni il controllo di un’attività che gli dà da mangiare, e che lui ha sempre controllato da vicino e gestito con decenni di esperienza.
Dobbiamo renderci conto che non è facile da accettare, per cui il vantaggio economico che gli proponiamo deve essere concreto e consistente, le applicazioni non devono spaventarlo e devono permettergli di riprendere il controllo della sua attività tutte le volte che lui lo ritiene necessario.
Non è un caso che nel settore AgTech i maggiori investimenti, a livello globale, siano destinati al tema dell’irrigazione, perché questa è l’attività più onerosa e costosa della coltivazione, e riuscire ad incidere su questa attività, oltre ai risvolti sociali ed ambientali di conservazione delle falde idriche, significa poter dimostrare con efficacia risparmi significativi.
Oggi molte coltivazioni sono a rischio per un dumping sui prezzi di molti prodotti, primi fra tutti i cereali.
Un agricoltore che semina mais a febbraio/marzo non sa a che prezzo lo venderà a luglio/agosto, ed ormai non è neanche sicuro di non rimetterci.
Abbassargli del 30% o del 50% il costo generale dell’irrigazione, come dicevo prima, può fare la differenza fra perdita e profitto. Non credo sia banale.
Che costi hanno queste soluzioni e come le piccole aziende possono sostenerli?
Alcuni prodotti sono ancora costosi (ma pian piano scenderanno), come le guide autonome dei trattori o alcune tipologie di droni. Anche i servizi satellitari costano, ma in questo caso varie iniziative, fra cui anche europee, stanno permettendo una rapida diminuzione dei prezzi.
Se invece parliamo di servizi come il nostro, articolati essenzialmente su un acquisto iniziale della sensoristica, e una subscription annuale ai servizi, i costi sono molto più contenuti, perché parliamo di un settore (quello della sensoristica) ormai maturo dove ottimi prodotti costano meno di 100 €, e componenti “basic” si trovano a prezzi che non raggiungono le due cifre.
Per quanto concerne la nostra proposta, un piccolo agricoltore che coltiva 4 diverse colture ha bisogno di una stazione meteo (temperatura, umidità, pluviometro, anemometro, ecc…) e di 4 sensori del suolo, per misurare umidità e temperatura in ognuna delle quattro “zone”. Un investimento iniziale di qualche centinaio di euro, acquistando prodotti di qualità, e che possono usufruire dei benefici dell’iperammortamento di Industria 4.0 (per ogni 100 che spendi hai detrazioni fiscali come se ne avessi spesi 250). Direi senz’altro alla portata di tutti.
Fatto questo acquisto iniziale una tantum, Soonapse ha strutturato la sua proposta di subscription ai servizi proprio per renderla accessibile alle piccole aziende agricole, con un abbonamento annuale intorno ai 300 €.
Considerando che oggi in Italia il costo della sola acqua agricola per l’irrigazione stagionale di 1 HA di coltura è mediamente di 750 €, una piccola azienda che ad esempio ha 20 HA coltivati irrigui spende annualmente 15.000 €.
Se con 300 € di subscription riesco a fagli risparmiare fra il 30% ed il 50% di questa cifra, mi sembra già un buon affare, ma se l’irrigazione è mobile, come dicevamo prima, i costi che sopporta sono molto più elevati, ma anche i risparmi che noi gli consentiamo.
Chiudo dicendo che noi ci stiamo anche mettendo in comunicazione con banche ed assicurazioni, a favore delle piccole aziende agricole.
Le banche perché molte di esse hanno programmi di finanziamento che anticipano ai coltivatori i benefici fiscali di Industria 4.0, e noi indicheremo quali banche concederanno automaticamente questo anticipo in caso di acquisto di WaterPlan.
Le assicurazioni perché stanno entrando in vigore le assicurazioni sui raccolti, e l’uso di SWAP o WaterPlan viene riconosciuto come un fattore di diminuzione del rischio, che tutela l’assicurazione e gli permette di offrire condizioni più favorevoli all’agricoltore.
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Project Manager e Business Analist per tanti, troppi anni, in varie aziende nazionali ed internazionali. Poi consulente ICT, esperto in prodotti, soluzioni e metodologie Open Source, Business Developer, Research Director e Temporary Manager. Ho promosso e poi fondato RIOS – Rete Italiana dell’Open Source professionale (www.reteitalianaopensource.net) per la quale sono anche stato Manager di Rete, e poi ho fondato Soonapse, la startup che produce il “predictive DSS” disegnato per l’IoT sul quale si basa SWAP – Smart WAtering Planner. Sono anche giornalista pubblicista e mi sono interessato a lungo di teatro e di Creative Writing (sono stato tra i fondatori della Scuola di scrittura Omero http://www.omero.it/)
Gli aggiornamenti OTA di Akamai sono pensati per soddisfare le esigenze esclusive delle auto connesse
Akamai Technologies, Inc. (NASDAQ: AKAM), la piattaforma cloud di delivery più estesa e affidabile al mondo, svela la strategia aziendale volta a supportare i clienti durante l’integrazione di dispositivi IoT (Internet of Things) nella propria infrastruttura IT. Lo scopo di questa iniziativa è mettere a frutto la scalabilità, le performance e la sicurezza della Akamai Intelligent Platform per sostenere un trasferimento rapido, sicuro e resiliente di dati ai dispositivi connessi ovunque si trovino nel mondo e promuovere, al tempo stesso, sistemi avanzati di comunicazione ed elaborazione dei dati provenienti da questi dispositivi connessi.
L’IoT è considerato da molti come la prossima fase cruciale nello sviluppo di Internet. In tutti i settori, dall’automotive al manifatturiero, fino al comparto delle tecnologie consumer, i dispositivi IoT stanno diventando una componente indispensabile delle strategie aziendali e dell’infrastruttura IT. Contemporaneamente, la predisposizione di un’infrastruttura affidabile, necessaria per questa tecnologia innovativa, rappresenta una sfida per i produttori di questi dispositivi e per gli utenti stessi.
L’iniziativa IoT di Akamai si prefigge di affrontare queste sfide attraverso soluzioni basate sulla sicurezza e sulla scalabilità comprovate della Akamai Intelligent Platform. Grazie all’impiego delle soluzioni IoT Akamai, i clienti possono evitare i costi dell’investimento iniziale e i costi operativi ricorrenti necessari per realizzare una rete globale in grado di supportare milioni di dispositivi in completa sicurezza. L’acquisizione dei dati e il download dei software da remoto consentono inoltre di ridurre i costi associati agli interventi in loco e alla necessità di recarsi presso il centro assistenza.
Il primo risultato dell’iniziativa IoT di Akamai è una soluzione “Over the Air (OTA)” specificamente concepita per rispondere alle esigenze delle case automobilistiche e degli OEM (Original Equipment Manufacturers) del settore automotive. Offre la possibilità di trasmettere aggiornamenti del firmware, del sistema di navigazione e di infotainment ai veicoli connessi tramite rete Wi-Fi o cellulare, ovviando alla costosa necessità di recarsi fisicamente ai centri di assistenza delle case automobilistiche. La soluzione prevede alcune funzionalità specifiche per il settore automotive, tra cui:
·Edge IP-Binding, che permette di ricevere aggiornamenti da un insieme configurabile di indirizzi IP al fine di rispettare i regolamenti in materia di localizzazione dei dati imposti da diverse giurisdizioni e gli accordi che le case automobilistiche potrebbero aver stipulato con i fornitori dei servizi di telecomunicazione.
·Delivery sicura degli aggiornamenti, realizzata attraverso un programma SSL/TLS flessibile in grado di supportare anche i clienti che utilizzano certificati client personalizzati.
·Dashboard avanzate, che permettono di tenere traccia degli aggiornamenti di ogni singolo veicolo in maniera efficiente, in modo che le case automobilistiche possano valutare l’andamento delle campagne e confermare i download.
Harman, leader di mercato nella fornitura di soluzioni per auto connesse ai produttori di tutto il mondo, sta già raccogliendo i vantaggi offerti dalle soluzioni IoT di Akamai, e nello specifico degli aggiornamenti OTA. Oren Betzaleli, Vice President e General Manager di Harman Connected Services, sostiene che “Oggi le automobili possono essere considerate come un computer in movimento, con software che controllano i sistemi telematici, i dispositivi di protezione e sicurezza e persino l’impianto di intrattenimento integrato. Tutti questi sistemi informatici devono essere aggiornati regolarmente per poter funzionare come previsto. Grazie alla collaborazione con Akamai siamo certi di fornire ai nostri clienti e ai conducenti delle auto connesse la migliore esperienza possibile”.
“Da quasi 20 anni aiutiamo i nostri clienti a migliorare l’accesso e le performance di milioni e milioni di siti web”, spiega Ash Kulkarni, Senior Vice President e General Manager della divisione Web Performance and Security di Akamai. “Akamai ha aperto la strada alle soluzioni di sicurezza basate sul cloud per i siti web, le applicazioni e la trasmissione di dati tramite Internet. Oggi, sulla base dell’esperienza e delle competenze acquisite, possiamo dare ai nostri clienti la possibilità di scambiare in sicurezza i dati con qualsiasi dispositivo connesso, ovunque si trovi nel mondo”.
Alla presenza di esperti del settore delle telecomunicazioni e dei media, la soluzione NB-IoT di Huawei ha ricevuto il premio “Best IoT Innovation for Mobile Networks” di GSMA al Mobile World Congress (MWC) 2017 di Shanghai. La soluzione NB-IoT di Huawei, tra le più complete nel suo campo, è stata premiata per gli importanti risultati raggiunti e il contributo apportato all’innovazione tecnologica, la ricerca industriale e le sue applicazioni.
GSMA è l’associazione che mette in contatto i protagonisti, tra cui circa 800 operatori e oltre 300 imprese, dell’ecosistema globale delle comunicazioni mobili e che si pone l’obiettivo di offrire loro soluzioni concrete alle questioni relative al settore e curarne al meglio gli interessi. Il premio “Best IoT Innovation for Mobile Networks” di GSMA è un riconoscimento dato a prodotti, soluzioni, servizi e nuovi modelli di business in ambito Internet of Things (IoT) che si sono distinti per l’introduzione di innovazioni tecnologiche o la definizione di nuovi standard per le reti mobili.
La soluzione NB-IoT di Huawei comprende un chipset NB-IoT, il sistema operativo LiteOS, le soluzioni NB-IoT RAN ed EPC, OceanConnect (una piattaforma cloud di gestione IoT), e la soluzione OpenLab che aiuta le aziende a sviluppare servizi e applicazioni IoT. L’obiettivo è realizzare una soluzione IoT e un ecosistema con operatori e partner sempre più connesso per diversi settori verticali. Huawei è stata la prima a lanciare prodotti realizzati congiuntamente dopo il rilascio degli standard 3GPP per la tecnologia NB-IoT. Nel 2016, Huawei ha cominciato a condurre test di applicazioni NB-IoT insieme ai principali operatori e partner. A inizio 2017 Huawei ha lanciato Boudica120, il primo chip NB-IoT commerciale al mondo.
Nel corso dell’anno Huawei ha inoltre raggiunto una serie di importanti traguardi in vari ambiti quali lo Smart Metering, Smart Parking, Smart Lighting, Smart Agriculture. A marzo, Huawei ha presentato insieme a Shenzhen Water e China Telecom il primo progetto commerciale di Smart Water basato su NB-IoT. Questo progetto ha utilizzato stazioni base NB-IoT a 800 MHz gestite da OceanConnect e ha stabilito un benchmark di settore per applicazioni NB-IoT. Due mesi dopo Huawei ha partecipato come partner strategico di China Unicom Shanghai ai trial per la prima rete NB-IoT su larga scala basata su tecnologia 4.5G e con copertura continua. Huawei ha inoltre supportato China Unicom nella realizzazione di oltre 2600 stazioni base in tutto il mondo, offrendo terminali, server, applicazioni e altri prodotti necessari al progetto. Nel mese di giugno, Huawei e China Telecom hanno realizzato insieme a Yingtan, nella provincia di Jiangxi, il primo progetto di Smart Lighting per uso commerciale basato su NB-IoT .
“Huawei è onorata di ricevere il prestigioso premio GSMA, uno dei maggiori riconoscimenti che si possa ottenere nel settore delle comunicazioni mobili”, ha commentato Jiang Wangcheng, Presidente Huawei IoT Solution. “Questo premio conferma l’impegno che Huawei ha profuso nel promuovere non solo l’innovazione tecnologica dell’NB-IoT, delle relative soluzioni e dell’ecosistema, ma anche lo sviluppo dell’intero settore delle comunicazioni mobili. Il 2017 segna l’inizio dell‘applicazione commerciale dell’NB-IoT e Huawei continuerà a offrire un portafoglio di prodotti di fascia alta e architetture aperte che includono chip, LiteOS, RAN, EPC e piattaforma cloud. Huawei è inoltre fiduciosa che l’iniziativa OpenLabs continuerà a contribuire ulteriormente allo sviluppo di operatori e partner industriali. La somma di questi sforzi garantirà un futuro prospero all’ecosistema NB-IoT e la realizzazione di un mondo sempre più connesso”.
Nel 2017, Huawei prevede di realizzare oltre 30 reti NB-IoT per Utility, Smart City, Smart Agriculture e altri settori in oltre 20 Paesi in tutto il mondo.
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