Dall’app che consente di dare un’anima digitale agli oggetti, associando loro informazioni, scadenze e ricordi, al servizio di assistenza e monitoraggio per gli anziani; dalla lampada che monitora temperatura, umidità, luci, movimenti, fumo, proteggendo la casa grazie a un robot domestico dotato di Intelligenza Artificiale, allo “Spotify dei vini”; dal sistema che sostituisce gli interruttori e controlla luci, termostati, prese, tapparelle o elettrovalvole all’e-commerce che semplifica il modo di fare la spesa.
Sono alcune delle 15 startup innovative, attualmente in fund raising,protagoniste del D.Day 2017: il Demo Day che Digital Magics, business incubator quotato sul mercato AIM Italia di Borsa Italiana (simbolo: DM), organizzerà il 9 maggio, all’interno del campus Talent Garden Milano Calabiana, per investitori, business angel e imprese.
“Dopo l’importante risultato del 2016 con oltre 200 operatori finanziari e industriali – ha dichiaratoMarco Gay, vicepresidente esecutivo di Digital Magics – ritorna anche quest’anno l’appuntamento con il nostro D.Day. Grazie alle 6 sedi del nostro incubatore e ai campus di coworking di Talent Garden, ricerchiamo e affianchiamo i migliori neoimprenditori in tutto il territorio nazionale. I giovani talenti e innovatori italiani presenteranno i modelli di business delle loro startup a una platea qualificata di investitori e aziende, italiani e internazionali, che dimostra ogni anno di credere sempre di più nel digitale e nell’innovazione insieme a Digital Magics”.
All’interno del Comunicato Stampa le brevi descrizioni e i video delle 15 startup che parteciperanno al D.Day 2017.
Gli esperti di Kaspersky Lab ricostruiscono un caso di ATMitch e scoprono un modo misterioso di guadagnare con gli ATM
Un giorno gli impiegati di una banca scoprirono un ATM vuoto: i soldi erano scompari e non c’era traccia di danni fisici al dispositivo né di malware. Studiando questo caso, gli esperti di Kaspersky Lab sono stati in grado non solo di scoprire i tool usati dai cyber criminali per la rapina ma anche di riprodurre l’attacco, scoprendo una vulnerabilità di sicurezza nella banca.
A febbraio 2017 Kaspersky Lab ha pubblicato i risultati di un’indagine su misteriosi attacchi fileless ad alcune banche: i criminali usavano un malware residente in memoria per infettare le reti bancarie. Ma perché lo stavano facendo? Il caso ATMitch ha aiutato gli esperti ad ottenere il quadro d’insieme.
L’indagine è iniziata dopo che gli specialisti forensi della banca hanno scoperto e condiviso con Kaspersky Lab due file contenenti log di malware trovati nell’hard drive dell’ATM (kl.txt e logfile.txt). Questi sono gli unici due file lasciati dopo l’attacco: non è stato possibile trovare i file eseguibili nocivi poiché dopo la rapina i cyber criminali hanno cancellato il malware. Tuttavia, anche queste scarse informazioni hanno permesso a Kaspersky Lab di condurre con successo un’indagine.
Preleva e cancella
Grazie ai file di log, gli esperti di Kaspersky Lab sono stati in grado di identificare pezzi di informazione in formato testo che li hanno aiutati a creare delle YARA rule per gli archivi pubblici di malware e a trovare un sample. Le YARA rule – essenzialmente delle stringhe di ricerca – aiutano gli analisti a scoprire, raggruppare e categorizzare campioni di malware connessi e creare collegamenti sulla base di pattern comportamentali sospetti su sistemi o reti che presentano somiglianze.
Dopo una giornata di attesa, gli esperti hanno trovato il desiderato campione di malware: “tv.dll” o “ATMitch”, come è stato successivamente rinominato. È stato scoperto due volte: una volta in Kazakistan e una in Russia.
Questo malware viene installato ed eseguito da remoto su un ATM dall’interno della banca attraverso lo strumento di amministrazione remota di questi dispositivi. Dopo l’installazione e la connessione all’ATM, il malware ATMitch comunica con il Bancomat come se si trattasse di un software legittimo. Questo permette ai criminali di eseguire una serie di comandi, come raccogliere informazioni sul numero di banconote nei cassetti dell’ATM. Inoltre, permette ai criminali di erogare denaro in ogni momento, semplicemente premendo un tasto.
Solitamente i criminali iniziano raccogliendo informazioni sulla somma di denaro all’interno di una macchina, per poi inviare il comando di erogare un certo numero di banconote da qualsiasi cassetto. Ai criminali non resta, quindi, che ritirare le banconote e andarsene. Una simile rapina richiede solo pochi secondi.
Una volta svaligiato l’ATM, il malware elimina le proprie tracce.
Di chi si tratta?
Non è ancora noto chi si celi dietro questi attacchi. L’utilizzo di codice open source nell’exploit, di comuni utility Windows e domini sconosciuti nella prima fase di attacco rende praticamente impossibile determinare quale gruppo ne sia responsabile. Tuttavia, “tv.dll”, usato nella fase di attacco che coinvolge gli ATM, contiene risorse in lingua russa e i gruppi conosciuti che potrebbero rispondere a questo profilo sono GCMAN e Carbanak.
“Questi criminali potrebbero essere ancora attivi, ma non temete! Combattere questo tipo di attacchi richiede competenze specifiche agli specialisti di sicurezza che proteggono le organizzazioni. La violazione ed esfiltrazione dei dati da una rete può avere successo solo con tool comuni e legittimi e, dopo l’attacco, i criminali potrebbero cancellare tutti i dati che porterebbero al rilevamento, non lasciando alcuna traccia. Per affrontare questi problemi, le indagini forensi nella memoria sono sempre più fondamentali per l’analisi dei malware e delle loro funzionalità. Come provato da questo caso, una pronta risposta diretta agli incidenti può aiutare a risolvere anche i casi più difficili”, ha commentato Sergey Golovanov, Principal Security Researcher di Kaspersky Lab.
Le soluzioni Kaspersky Lab rilevano con successo le attività criminali che sfruttano le tattiche, tecniche e procedure precedentemente descritte. Ulteriori informazioni su questa storia e le Yara rule per le analisi forensi degli attacchi fileless possono essere trovate nel blog post su Securelist.com. I dettagli sulle tecniche, compresi gli indicatori di compromissione, sono inoltre a disposizione dei clienti dei Kaspersky Intelligence Services.
L’anno scorso abbiamo aggiornato la nostra Normativa sui contenuti di marca per consentire alle Pagine e ai Profili verificati di pubblicare contenuti brandizzati su Facebook. Ora ci sono migliaia di creatori e editori che condividono questo tipo di contenuti su Facebook ogni mese.
Oggi annunciamo tre aggiornamenti dei contenuti di marca, che sono il risultato diretto dei feedback che raccogliamo continuamente dai nostri partner:
·La possibilità di condividere contenuti di marca su Facebook estesa a più Pagine
·Un aggiornamento sul tag dei contenuti brandizzati
·Una semplificazione delle policy e un enforcement delle linee guida
Estensione dei contenuti di marca a più Pagine
Fino ad oggi, solo le Pagine e i Profili verificati erano in grado didere dei contenuti brandizzati su Facebook. Sappiamo che ci sono molti altri creatori e editori che potrebbero offrire questa tipologia di contenuti, ma che non sono verificati, perciò vogliamo rendere questa opportunità maggiormente accessibile e disponibile.
Ogni pagina può ora presentare application a questo link per accedere allo strumento per i contenuti di marca. Stiamo estendendo questo strumento anche alle pagine non verificate che pensiamo possano essere interessate ad utilizzarlo. Le Pagine che potranno condividere contenuti di marca riceveranno una notifica dopo aver eseguito l’accesso su Facebook, e vedranno lo strumento dei contenuti brandizzati nel box di creazione dei post, sotto forma di un’icona che rappresenta una stretta di mano.
Se idonee, le pagine che desiderano condividere i contenuti di marca dovranno osservare le nostre norme e utilizzare lo strumento dei contenuti brandizzati per taggare i loro business partner nei loro post. Oggi stiamo iniziando ad estendere questa funzionalità alle pagine su iOS e www e abbiamo intenzione di estenderla al sistema Android nelle prossime settimane.
Vogliamo permettere alle persone di riconoscere in modo chiaro i contenuti brandizzati. A questo scopo, stiamo effettuando degli aggiornamenti relativi al tag dei contenuti di marca, per includere un tag che segnali questo tipo di post (tag ‘Paid’).
Il nostro obiettivo con questo aggiornamento è rendere chiaro alle persone che i post con contenuti di marca rappresentano uno scambio di valore tra l’editore e una terza parte.
Gli editori rimarranno responsabili rispetto alle norme vigenti per la pubblicità nel loro mercato, inclusa la presentazione di informazioni aggiuntive necessarie per indicare la natura commerciale dei contenuti pubblicati.
Policy e aggiornamenti di enforcement
Abbiamo effettuato alcuni aggiornamenti riguardo le Normative sui contenuti della marca di Facebook, basandoci sul feedback diretto ricevuto dai nostri partner editori. Ora permettiamo l’utilizzo di loghi, filigrane e sovrapposizioni grafiche all’interno dei video. Prima di questo aggiornamento, tali elementi non potevano apparire durante i primi 3 secondi di un video.
Stiamo inoltre cambiando le nostre normative sui contenuti di marca sulla nostra piattaforma. Le pagine che postano contenuti di marca che violano le nostre policy riceveranno una notifica che li avvisa rispetto alle modifiche da effettuare. Non rimuoveremo più i post che violano le normative; essi appariranno sulla pagina dell’editore, ma saranno nascosti dal News Feed. Il gestore della Pagina potrà riacquisire la visibilità del post nel News Feed correggendo l’errore.
Con queste modifiche, abbiamo aggiornato la lingua delle nostre Normative sui contenuti della marca di Facebook, per renderle più facilmente comprensibili. Speriamo che questi aggiornamenti possano rendere più facile la pubblicazione di contenuti brandizzati su Facebook. Ulteriori informazioni sono disponibili al seguente link.
**FBSTART APPS OF THE YEAR 2017**
Facebook apre le iscrizioni al premio FbStart Apps of the Year 2017
Il programma FbStart di Facebook, rivolto a tutte le startup del mondo, mette a disposizione strumenti e servizi gratuiti per supportare imprenditori e sviluppatori nella crescita dei loro business. Per dare un riconoscimento e premiare le startup più innovative del programma FbStart, Facebook rinnova la sua competizione annuale Apps of the Year Awards.
Premi
Riconosciamo quanto sia impegnativo creare, diffondere e soprattutto distinguersi nel crescente e competitivo panorama del mobile. Ecco perché vogliamo premiare ogni vincitore con un premio in denaro e offrendo crediti pubblicitari da utilizzare su Facebook, affinché questo permetta loro di ottimizzare i tempi di realizzazione delle idee di business e acquisire nuovi clienti.
Facebook alloccherà 160.000$ a cinque diversi partecipanti: 100.000$ al vincitore globale degli Awards e 60.000$ che verranno divisi tra i tre vincitori regionali e il creatore della Social Good App of the Year:
•Global App of the Year: premio di 100.000$ (50.000$ in contanti e 50.000$ in crediti pubblicitari Facebook), compreso di assistenza da parte del team di Facebook che aiuterà la startup ad accelerare la crescita del proprio business.
•Regional App of the Year (tre vincitori): 15.000$ per ogni vincitore ($7.500 in contanti e $7.500 in crediti pubblicitari Facebook).
•Social Good App of the Year: 15,000$ (7.500$ in contanti e 7.500$ in credit pubblicitari Facebook)
Ammissione delle Startup
La competizione di quest’anno ammette FbStart mobile app, ideate da startup, che dimostrano un’eccezionale possibilità di crescita e il potenziale per un successo continuo, che offrano al consumatore un’esperienza completa e di design e che utilizzino i prodotti per gli sviluppatori offerti da Facebook per coinvolgere gli utenti. Come l’anno scorso, i partecipanti saranno giudicati da una stimata giuria composta da esperti nello sviluppo di applicazioni mobile, investitori, fondatori di startup e rappresentati di Facebook.
Il concorso Apps of the Year 2017 accetta la candidatura di progetti sia iOS che Android. Se sei uno sviluppatore FBStart di bot, ci stiamo impegnando per creare occasioni nelle quali verrà mostrato il grandioso lavoro portato avanti dalla nostra comunità di sviluppatori di bot, e stiamo attualmente definendo nuovi concorsi specificamente dedicati a voi. Rimanete sintonizzati!
Ai finalisti regionali sarà inoltre richiesto di inviare un video di 60-90 secondi che verrà valutato dai giudici. Per essere ammessi alla competizione, tutte le applicazioni devono essere iscritte al programma FbStart e integrate con gli strumenti per gli sviluppatori di Facebook. I membri di FbStart che soddisfano i requisiti per la candidatura dovranno iscriversi entro il 1 maggio 2017 alle h. 21:00 per poter partecipare al concorso. Se non sei ancora un membro, puoi iscriverti a FbStart entro il 15 Aprile 2017 affinché la tua candidatura venga presa in considerazione.
Iscriviti adesso
Non vediamo l’ora di ricevere le iscrizioni dei membri di FbStart e premiare un nuovo gruppo di startup innovative che stanno aprendo la strada a molti nuovi aspiranti imprenditori.
Iscriviti al premio FbStart Apps of the Year 2017 qui.
Il 31 marzo e il 1 aprile a Roma nella sede di Luiss Enlabs, in Via Marsala 29 H si terrà la terza edizione italiana di Techfugees, iniziativa internazionale lanciata nel 2015 da Mike Butcher, direttore di TechCrunch, con l’obiettivo di mettere in contatto il mondo tecnologico e quello delle Onlus al fine di trovare soluzioni alla crisi dei migranti in Europa.
La sfida di Techfugees Romasarà quella di trovare modi innovativi di ingaggiare i millennials sui temi relativi ai migranti. Si lavorerà quindi su progetti che promuovano l’abbattimento di barriere culturali, il miglioramento del flusso di informazioni sia da i migranti che verso di loro, e iniziative di integrazione. L’evento sarà supportato dai suoi partner UNICEF Italia e Facebook.
UNICEF fornirà ai partecipanti un brief sulla crisi rifugiati e migranti per indicare le problematiche più urgenti in tema di integrazione e flusso delle informazioni. L’UNICEF lavora nei paesi di origine, transito e destinazione, proteggendo i bambini rifugiati e migranti in fuga da violenze e povertà, aiutandoli a ottenere un’istruzione e a soddisfare le proprie necessità di base.
Facebook metterà a disposizione tutta la gamma di strumenti presenti sulle proprie piattaforme dedicate agli sviluppatori.
Nell’ambito dell’iniziativa sono previsti due momenti pubblici aperti alla stampa, presso la sede di Luiss Enlabs, via Marsala 29 H:
Venerdì 31 marzo alle 17,30 con la partecipazione di Francesco Boccia, Presidente Commissione Bilancio – Camera dei Deputati, Benedetta Arese Lucini Techfugees Ambassador per l’Italia, Marina Calcagno e Lema Zekyra, Global Head of Chapters Techgfugees, Francesco Ambrogetti Direttore Fundraising e Marketing UNICEF Italia, in video James Cranwell-Ward, Innovation Specialist UNICEF Libano, Ziad Traboulsi, Engineering Lead, EMEA Partnership di Facebook, Paolo Picazio, Manager, Partner and Ecosystem Development SEMEA di Facebook.
Sabato 1 aprile alle 17,00 con Flavia Marzano, Assessore Roma semplice del Comune di Roma.
Gli organizzatori – Techfugees Italia è guidato da Benedetta Arese Lucini, Marina Calcagno Baldini e Costanza Gallo. Dopo le edizioni di Roncade e di Torino, quella romana è la terza edizione dell’iniziativa in Italia e vede una grossa novità: la partecipazione di Codemotion come co-organizzatore. Codemotion è un hub che unisce developer e aziende. E’ la più grande conferenza tecnica in Italia e in Europa con un network internazionale di 40.000 developer, con speaker internazionali da tutto il mondo e tutte le principali realtà IT. Codemotion organizza, oltre alle conferenze, formazione specializzata per sviluppatori software, progetti di open innovation (es: hackathon) e ha creato Codemotion Kids, la prima scuola per robotica, elettronica e programmazione per bambini e bambine dai 7 ai 17 anni.
Come si svolge – L’hackathon si svolgerà nei giorni di venerdì 31 marzo e sabato 1 aprile nella sede di LUISS ENLABS, acceleratore di startup nato da una joint venture tra LVenture Group, holding di partecipazioni che investe in startup digitali, e l’Università LUISS, situata all’interno della stazione Termini. Venerdì sera, dopo una sessione di kick-off, saranno lanciate le sfide su cui lavorare e alcuni talk di ispirazione. I partecipanti avranno tutta la notte di venerdì e la giornata di sabato a disposizione per completare i progetti, che verranno presentati alla giuria nella serata di sabato.
Premi – La premiazione vede il contributo di Facebook che offre al progetto vincitore:
–Crediti da utilizzare come inserzioni pubblicitarie su Facebook
–un viaggio presso uno dei suoi uffici, a seconda della tecnologia e delle caratteristiche dell’idea sviluppata, in modo che i vincitori possano confrontarsi con un team di esperti Facebook per ottimizzare la visibilità del progetto e le varie interazioni con la piattaforma social
–l’accesso a FBStart, programma globale di Facebook che aiuta le startup a creare e far crescere la propria attività
L’obiettivo di Techfugees Italia infatti, è quello di dare avvio a veri e propri progetti imprenditoriali, che diano risposte concrete e durature a una delle emergenze sociali più sfidanti dell’epoca.
Sponsor – LUISS ENLABS ospiterà l’hackathon mettendo a disposizione il proprio hub dell’innovazione, uno spazio di aggregazione di 5000mq nell’ala storica della stazione Termini. Deliveroo sponsorizza l’iniziativa fornendo pranzo e cena a coloro che parteciperanno alla due giorni dell’ hackathon.
Chi puo’ partecipare – la sfida di #TechfugeesRoma è aperta a tutti: non occorre essere tecnici o professionisti, basta avere voglia di impegnarsi per 24 ore. Sono ammessi gruppi già formati o singoli, che verranno inseriti in gruppi multidisciplinari.
Analisi in tempo reale, self-service e gestione dei metadati hanno la precedenza su Intelligenza Artificiale e Machine Learning
Talend(NASDAQ: TLND), leader mondiale nelle soluzioni software di integrazione cloud e big data, ha condotto un sondaggio che, coinvolgendo 169 responsabili IT, indica come big data, analytics e governance siano nella lista delle priorità per il 2017. I risultati dell’indagine mostrano che analisi in tempo reale, gestione dei metadati e l’accesso self-service ai dati costituiscono quasi il 70 per cento dei progetti che i responsabili IT leader intendono realizzare nel 2017, strutturando i propri dati per sfruttare intelligenza artificiale e machine learning in un futuro prossimo.
Dall’indagine emerge anche che mentre la spinta verso la trasformazione digitale continua ad essere un obiettivo da perseguire, quotidianamente i CIO sono chiamati ad affrontare le sfide in termini di budget e di tempo per garantire le operazioni di business. Di conseguenza, il loro obiettivo è guardare al progresso tecnologico continuando a focalizzarsi sul core business.
“La tecnologia da sola non rende l’azienda più orientata ai dati”, ha affermato Ashley Stirrup, chief marketing officer di Talend. “E’ fondamentale comprendere l’importanza del giusto mix di risorse umane, tecnologie e processi necessari per incrementare il valore strategico dei dati. Il compito dei responsabili della trasformazione digitale è quello di creare una cultura aziendale che intende i dati come una risorsa strategica che deve essere considerata in ogni fase del processo decisionale. Questo approccio garantisce l’agilità e la flessibilità di business necessarie per rimanere competitivi sul mercato odierno”.
I principali risultati dell’indagine Talend sui CIO:
Aumento dei progetti Big Data: le aziende hanno raggiunto un nuovo livello di conoscenza sui big data, con oltre l’80 per cento degli intervistati che indica di aver pianificato almeno un’iniziativa big data nel 2017, cifra quasi doppia rispetto al numero dei progetti big data portati a termine nel 2016. Per il 2017 i progetti si concentreranno su analytics e client.
Le analisi in tempo reale sono una priorità assoluta per il 26% degli intervistati per il 2017, segue la gestione dei metadati per il 20% mentre la preparazione self-service dei dati è stata indicata come priorità dal 18%. Molti CIO prendono già in considerazione intelligenza artificiale e machine learning e Internet of Things (IoT) ma con un livello più basso di importanza, pari rispettivamente al 10% e 5%.
I Big Data sempre più spesso vengono utilizzati per migliorare i processi interni e l’assistenza clienti: il lavoro dei responsabili IT spesso si divide tra l’introdurre nuove tecnologie per migliorare il business e il garantire l’operatività in modo sicuro ed economico. Questo spiega come per il 27% degli intervistati l’impatto più significativo dei Big Data sulla loro organizzazione sia proprio rappresentato dal miglioramento dei processi interni. Mentre per il 20% è il customer service ad aver beneficiato dei Big Data, seguito dal 17% sia per la riduzione dei costi operativi sia per la creazione di nuovi flussi di reddito.
Il rapporto tra IT e Business è il più grande ostacolo per diventare un’azienda orientata ai dati: il 35% degli intervistati ha indicato quale sfida principale nel percorso per diventare data-driven il rapporto tra IT e business. In particolare, per il 23% questo rapporto è stato l’ostacolo da dover affrontare prima ancora di quello del budget o quello di disporre di competenze adeguate che è considerato come una sfida solo dal 16% degli intervistati.
Governance, qualità e self-service dei dati: quando è stato chiesto quale dei seguenti aspetti rappresenti la massima priorità per l’azienda, i responsabili IT hanno messo in evidenza governance dei dati (37%), qualità dei dati (33%) e self-service (31%). Questi risultati mettono in luce come per le aziende sia di primaria importanza poter garantire che i dati siano puliti, gestiti e ampiamente accessibili in modo che i dipendenti possano metterli al servizio del successo aziendale.
A proposito di Talend
Talend (NASDAQ: TLND) è uno dei leader della prossima generazione di soluzioni di big data e cloud integration che aiuta le aziende che vogliono essere guidate dai dati, rendendoli più accessibili, migliorandone la qualità e fornendoli rapidamente là dove sono necessari per un processo decisionale in tempo reale. Semplificando i dati grazie a questi passaggi, Talend permette alle aziende di agire con perspicacia basandosi su informazioni precise, minuto per minuto, relative alla loro attività, ai clienti e al settore. Le soluzioni open source innovative di Talend raccolgono, preparano e combinano i dati provenienti da centinaia di fonti con rapidità ed efficienza, in modo tale che le aziende possano ottimizzarli in ogni ambito delle loro attività. Talend ha sede a Redwood City, California.
Cresce l’importanza ed il numero dei dati per le aziende, e con essa matura anche la necessità di analizzarli, classificarli, e soprattutto utilizzarli in maniera consapevole. A questo fine, sta guadagnando uno spazio sempre maggiore il campo degli advanced analytics: ovvero l’analisi autonoma o semi-autonoma dei dati attraverso tecnologie sofisticate, al fine di raggiungere una più profonda comprensione delle informazioni e fare previsioni utili allo sviluppo futuro del business. Di seguito la riflessione di Giuseppe Donvito, Partner del fondo di venture capital P101.
Gli advanced analytics, a differenza dell’analisi tradizionale, non si concentrano solo sui dati storici, ma permettono di raccogliere e studiare le informazioni in tempo reale, persino di predire comportamenti e trend futuri. L’analisi predittiva infatti è una sottocategoria degli advanced analytics, ed una fondamentale: riuscire a padroneggiare queste tecnologie significa avere un vantaggio competitivo enorme, in quanto integrare queste informazioni nelle strategie di business significa poter influenzare i trend prima ancora che si formino.
Gli advanced analytics, quindi, più che una tecnica sono un insieme di tecniche (predictive analysis, data/text mining, machine learning, sentiment analysis, neural networks – solo per citarne alcune) che permette per esempio di comprendere meglio comportamenti e preferenze dei consumatori attraverso l’analisi di grandi masse di dati.
Quello delle analisi “avanzate” è uno strumento relativamente nuovo, ma già oggi le grandi aziende stanno cercando di integrarlo nel proprio lavoro: secondo la ricerca MIT Sloan Management Review, il 2016 ha visto un aumento sensibile del numero di società che utilizzano questo tipo di analisi per ottenere un vantaggio sui competitor. Stando allo studio di Sloan Management, nel periodo 2013-2015 si è verificato un rallentamento nell’utilizzo dei big data e degli analytics (dal 67% al 51%), dovuto in parte ad un surplus di dati e alla difficoltà di metterli a frutto in maniera competitiva. Nel 2016, invece, le aziende prese in esame hanno iniziato ad implementare sistemi di advanced analytics che hanno permesso loro di superare questo scoglio (57%) e di utilizzare dati approfondimenti analitici ai fini strategici di innovazione dei modelli di business. Oggi queste realtà sono in grado di accedere a pool di dati sempre più grandi e hanno finalmente incominciato ad integrare gli strumenti di analisi nei processi decisionali.
E il loro impegno sta già portando a risultati soddisfacenti: il report Data & Advanced Analytics: High Stakes, High Rewardspubblicato il mese scorso da Forbes Insightsevidenzia come delle società che hanno posto al centro della business strategy un utilizzo sapiente degli advanced analytics, quasi due terzi abbiano riportato un incremento dei margini o dei ricavi del 15% o più nel corso del 2016. Nel dettaglio, il 66% ha visto crescere i ricavi mentre il 63% ha conseguito un crescita dei margini operativi. Inoltre, il 60% di queste imprese ha dichiarato di aver migliorato il proprio profilo di rischio grazie agli advanced analytics. Insomma, non c’è da stupirsi se più di metà dei dirigenti intervistati ha in programma di investire nei prossimi due anni cifre che partono da un minimo di 10 milioni di dollari in big data e advanced analytics, e se gli esperti del settore si aspettano che il mercato degli advanced analytics cresca del 33% entro il 2021, fino a raggiungere un valore di 60,44 miliardi di dollari.
P101 – Insightful Venture Capital
P101 è un fondo di venture capital specializzato in investimenti in società digital e technology driven. Nato nel 2013, con una dotazione corrente di quasi 70 milioni di euro e 26 società in portafoglio, P101 si distingue per la capacità di mettere a disposizione degli imprenditori di nuova generazione, oltre a risorse economiche, anche competenze e servizi necessari a dare impulso alla crescita delle aziende. Il fondo, promosso da Andrea Di Camillo – 15 anni di esperienza nel venture capital e tra i fondatori di Banzai e Vitaminic – e partecipato da Azimut, Fondo Italiano di Investimento e European Investment Fund, collabora con i maggiori acceleratori privati, tra cui HFarm, Nana Bianca, Boox e Club Italia Investimenti. Tra le partecipate: ContactLab, Cortilia, Tannico, Musement e MusixMatch. Le società partecipate da P101 occupano oggi complessivamente oltre 500 risorse e generano un fatturato in costante crescita e già oggi superiore agli 80M annui. P101 prende il nome dal primo personal computer prodotto da Olivetti, negli anni ’60, esempio di innovazione italiana che ha lasciato il segno nella storia della tecnologia digitale.
Le istituzioni finanziarie sentono l’urgenza di incrementare la propria sicurezza, a causa dell’aumento del rischio di attacco informatico alla loro infrastruttura IT dovuto a nuovi trend, come il crescente utilizzo del mobile banking. I clienti giocano un ruolo sempre più importante nel segnalare gli incidenti di sicurezza e infatti un quarto (24%) delle istituzioni finanziarie afferma che alcune delle minacce affrontate nel 2016 sono state identificate e riferite dai loro utenti.
Secondo l’indagine Financial Institutions Security Risks di Kaspersky Lab e B2B International, gli investimenti in sicurezza sono una priorità per banche e istituzioni finanziarie. In seguito a un attacco alla sua infrastruttura o ai suoi clienti, una banca spende il triplo in sicurezza IT rispetto a un’istituzione non finanziaria della stessa dimensione. Inoltre, il 64% delle banche ha ammesso di prevedere investimenti per migliorare la propria sicurezza IT indipendentemente dal ROI (return-on-investment), per rispondere alle crescenti richieste degli organi governativi di regolamentazione, del top management e persino dei clienti.
Sebbene le banche dedichino tempo e budget alla protezione del perimetro dalle minacce informatiche note e sconosciute, si è rivelato difficile proteggere le numerose infrastrutture IT che caratterizzano l’attuale ambiente bancario, che include ATM e terminali Point-of-Sale. Il vasto panorama delle minacce in continua evoluzione, insieme alla difficoltà riscontrata nell’aumentare l’attenzione dei clienti per la sicurezza, ha offerto ai criminali sempre più punti di vulnerabilità da sfruttare.
Rischi emergenti: attacchi di social engineering ai conti bancari
Il report evidenzia i rischi emergenti legati al mobile banking, che rappresentano un trend in grado di esporre le banche a nuove minacce informatiche. Il 42% delle banche prevede che, nell’arco di tre anni, la maggior parte dei clienti utilizzerà il mobile banking, ma ammette che gli utenti prestano troppa poca attenzione al loro comportamento online. Il 46% delle banche intervistate ha ammesso che i suoi clienti sono frequentemente sotto attacco da parte di campagne di phishing e il 70% ha inoltre riferito di tentativi di frode finanziaria andati a buon fine che hanno comportato perdite di denaro.
I crescenti attacchi di phishing e social engineering ai loro clienti hanno portato le banche a rivalutare il loro impegno nella sicurezza informatica. Il 61% degli intervistati vede il miglioramento della sicurezza di app e siti utilizzati dai clienti come una priorità di sicurezza, seguita a poca distanza dall’implementazione di metodi di autenticazione e verifica dei dettagli per il log-in più complessi (una priorità per il 52%).
Sebbene siano vulnerabili ai trucchi e tool di phishing che prendono di mira i loro clienti, le banche sono ancora principalmente preoccupate da un altro “vecchio nemico”: gli attacchi mirati. Le ragioni di questa preoccupazione sono giuste: i metodi di attacco mirato sono sempre più comuni, con piattaforme malware-as-a-service usate persino per colpire organizzazioni finanziarie.
Attacchi mirati: una minaccia persistente
Gli incidenti verificatisi mostrano che gli investimenti nella sicurezza nel settore finanziario sono giustificati nella maggior parte di casi: le istituzioni finanziarie riportano significativamente meno incidenti di sicurezza rispetto ad aziende della stessa dimensione in altri settori, con la sola eccezione degli attacchi mirati e dei malware. Il rilevamento di attività insolite e potenzialmente nocive, che combinano tool legittimi con malware fileless, richiede una combinazione di soluzioni avanzate contro gli attacchi mirati e un’ampia intelligence sulla sicurezza. Tuttavia, il 59% delle aziende finanziarie deve ancora dotarsi di intelligence sulle minacce di terze parti.
Tipi di incidenti di sicurezza sperimentati: attacchi mirati e malware sono gli unici incontrati dalle organizzazioni finanziarie più che dalle aziende di altri settori.
L’intelligence sulle minacce aiuterebbe le banche ad essere allertate rapidamente sulle minacce nuove ed emergenti, un elemento importante considerando che spesso sottovalutano la vulnerabilità dei loro dispositivi, come gli ATM. Condividere l’intelligence di terze parti potrebbe quindi aiutare le banche a prepararsi alle minacce che altrimenti potrebbero non aspettarsi.
Protezione degli ATM: poco interesse, alta vulnerabilità
Le banche dimostrano scarsa preoccupazione per il rischio di perdite finanziarie dovute ad attacchi agli ATM, nonostante siano altamente vulnerabili ad attacchi di questa natura. Solo il 19% delle banche sono preoccupate dagli attacchi a questi dispositivi, nonostante il tasso crescente di malware che prendono di mira questa parte dell’infrastruttura delle banche (nel 2016 abbiamo rilevato una crescita del 20% dei malware per ATM rispetto al 2015).
“Combattere le mutevoli minacce che prendono di mira la loro infrastruttura IT e i conti dei clienti è una sfida quotidiana per le istituzioni finanziarie. Per mettere in atto una risposta efficace – che protegga tutti i punti di vulnerabilità – è necessario che il settore dei servizi finanziari si doti di una protezione altamente integrata contro gli attacchi mirati, una sicurezza anti-frode multicanale e un’intelligence operativa sulle minacce in evoluzione”, ha commentato Morten Lehn, General Manager Italy di Kaspersky Lab.
IFChallenge ICT: più di 30 startup rispondono al nuovo bando di Teorema e Innovation Factory per entrare in TILT
Ottimi risultati per il nuovo bando di TILT che festeggia il primo anno di attività. Importante novità è il gemellaggio tra startup e imprese che operano nel stesso settore, per consolidarne le competenze e accelerarne il go to market
TILT (Teorema Incubation Lab Trieste), l’ecosistema di competenze ed eccellenze sul territorio nato dalla collaborazione tra mondo Pubblico e mondo privato, festeggia il primo anno di attività con un ottimo riscontro da parte di startup e imprenditori.
Sono, infatti, oltre 30 le startup che hanno deciso di concorrere a IFChallenge ICT, il bando appena concluso promosso da Teorema Engineering e Innovation Factory, l’incubatore certificato di AREA Science Park.
Obiettivo di TILT sono startup costituite, nuovi imprenditori o team impegnati a realizzare soluzioni innovative per il mondo B2B in ambito ICT negli ambiti Realtà Virtuale, Internet Of Things, Maker-Bots, Big Data e Business Intelligence, Machine Learning, Cognitive Services, Home – Building Automation, Digital Marketing e App.
Nei prossimi giorni una selezione dei candidati si presenterà a una giuria composta da Teorema, Innovation Factory, Università degli Studi di Trieste e 2 giornalisti ai quali gli aspiranti potranno illustrare i propri progetti e le motivazioni che li hanno portati a candidare le loro soluzioni.
Ai candidati ritenuti idonei sarà offerta l’opportunità di essere inseriti nei piani di accelerazione d’impresa di TILT.
In linea con la propria natura di fucina di idee, TILT in questa occasione innova anche la modalità di lavoro per le realtà che entreranno; ossia, creerà un gemellaggio tra startup e imprese che operano nel stesso settore con l’obiettivo di consolidarne le competenze e accelerare il go to market delle idee promosse dai nuovi imprenditori inseriti in TILT.
Michele Balbi, Presidente di Teorema, dichiara: “Siamo molto soddisfatti del risultato ottenuto da questa call di TILT. Abbiamo, infatti, selezionato per i pitch un numero importante di soluzioni che rispondono ai criteri di selezione del bando. Mettere a contatto aziende consolidate con startup innovative può garantire la concretezza del progetti TILT; il nostro obiettivo è, infatti, creare imprese e imprenditori, aziende che possano davvero realizzare prodotti di successo e svilupparsi grazie alla vendita delle loro soluzioni e non alla continua ricerca di finanziamenti e sussidi. In questa operazione, la collaborazione con AREA Science Park ci permette di dare concretezza e un’immediata risposta alle necessità delle startup”.
Stefano Casaleggi, Direttore Generale di AREA Science Park, afferma: “TILT ha dimostrato di essere un interessante elemento di integrazione tra territorio e innovazione. Il nostro incubatore, Innovation Factory, sta lavorando attivamente con Teorema e gli altri partner del progetto per consolidare una rete che possa supportare lo sviluppo di nuove imprese e generare, a lungo termine, ricadute occupazionali. Le competenze tecnologiche di Teorema unite alla capacità di Innovation Factory di creare un forte link tra startup e territorio sono gli elementi chiave per il successo di una nuova generazione di imprenditori”.
Nel mese di maggio a Trieste saranno presentate le nuove startup inserite in TILT in un evento che lancerà anche una nuova iniziativa rivolta agli imprenditori e alle aziende che vogliono promuovere innovazione e sviluppo attraverso un’integrazione attiva con il mondo delle startup.
L’osservatorio smart di COPERNICO sul mondo del lavoro, nuove tendenze e lifestyle
Uffici sostenibili, quando lo smart working diventa verde
Innovativi, all’avanguardia, ma soprattutto green. Gli spazi di co-working attenti all’ambiente sono sempre di più nel mondo: sono luoghi che ospitano il lavoratore contemporaneo con tutte le sue necessità – di connessione, di flessibilità, di far rete – e che allo stesso tempo puntano su un’identità eco-friendly.
L’ecosostenibilità sta coinvolgendo sempre più i nuovi luoghi del lavoro condiviso, che per loro natura sono ricettivi all’evoluzione delle esigenze dello smart worker: e proprio lo smart worker, infatti, ha sviluppato una forte sensibilità nei confronti delle tematiche ambientali, tanto da prediligere per le sue attività professionali quegli spazi che rispondono attivamente e concretamente all’esigenza di riduzione degli sprechi, riciclo e riutilizzo di materiali, basso consumo delle risorse naturali e creazione di un ambiente quanto più possibile naturale.
Del resto, la scelta green si sposa bene con la filosofia dei nuovi spazi di lavoro, che hanno nel loro DNA l’essere eco-friendly: una delle caratteristiche principali di molti co-working è quella di recuperare e riutilizzare luoghi caduti in disuso, ottimizzando le risorse grazie alla condivisione di spazi e competenze nella cornice di una cultura ecosostenibile.
Alcuni esempi? IlCoCoon, il più grande spazio coworking di Honk Kong, è stato creato partendo da una forte sensibilità ai temi della sostenibilità ambientale, che è parte fondamentale degli spazi della struttura: la pavimentazione del CoCoon è prevalentemente in bambù, le luci sono a LED a basso consumo, le pareti sono dipinte con vernici atossiche. Lo spazio è ricco di piante in tutti i locali, che rendono l’ambiente più accogliente e rilassante ed aumentano il livello di respirabilità dell’aria.
O ancora, negli Stati Uniti il GreenSpace di Denver, che oltre a essere costruito con materiali ecosostenibili ed aver posizionato oltre 160 pannelli solari sul tetto per compensare il 100% del consumo di energia, ha aperto nei suoi spazi un punto di raccolta e riciclo di batterie e materiali elettronici ad alto rischio di tossicità.
A Lisbona, all’interno del Mercado da Ribeira, il più antico mercato alimentare della città, SecondHomeè uno degli uffici più verdi del mondo: nei suoi spazi ospitaoltre 1000 piante. Al centro del grande open space è stato collocato un immenso tavolo sociale lungo 70 metri e dalla forma sinuosa, dove le postazioni lavorative sono delimitate da più di 100 piante che rendono lo spazio simile a una serra. Tutto questo allo scopo di creare un ambiente che sia accogliente, rilassante e che abbia un ruolo positivo per l’ambiente: perché la vegetazione, oltre a fungere da separatore delle postazioni, contribuisce a ridurre la concentrazione delle emissioni nocive e polveri sottili, migliorando la qualità dell’aria e funzionando anche come isolante acustico naturale. Un mix che infonde un senso di benessere, favorisce la concentrazione e aumenta la produttività degli occupanti.
A Londra, invece, il coworking si fa nel parco. L’installazione TreeXOffice progettata dallo studio londinese Tate Harmer in collaborazione con gli artisti Natalie Jeremijenko, Shuster + Moseley, Tim Lucas Prezzo e Myers si trova a Hoxton Square, nella zona est della città, e mira ad unire lavoro e natura. Costruito intorno a un albero, questo ufficio pop-up è perfettamente integrato nello splendido parco. I suoi 25 mq sono dotati di elettricità e wi-fi, e contengono 8 postazioni per gli smart workers. La struttura portante è stata realizzata con carta pressata e pannelli traslucidi in policarbonato e il tetto è rivestito da un pannello circolare per riparare lo spazio dalla pioggia ma lasciar entrare la luce naturale, che aiuta il processo creativo e rende il lavoro più stimolante. Inoltre, coloro che affittano lo spazio diventano sostenitori diretti dell’ambiente: il reddito generato da TreeXOffice sarà reinvestito nei parchi di Hackney e nella promozione di attività all’interno degli spazi verdi della città.
Non mancano gli esempi italiani: Tortona 33, il concept building di COPERNICO inaugurato a Milano a settembre, è uno dei soli 16 edifici in tutta Italia ad avere ottenuto la prestigiosa certificazione americana di sostenibilità aziendale LEED Platinum. Insomma, sempre di più i nuovi modelli di lavoro si indirizzano verso un preciso approccio di tipo sociale, economico e ambientale. Un modo di relazionarsi con il territorio e con gli altri: una forma di lavoro “sostenibile”, che implica una massimizzazione del rapporto costi-benefici ed una generale ottimizzazione delle risorse.
Sono passati solo otto anni da quando nel febbraio 2009 abbiamo iniziato a scrivere le prime righe di codice di quella che un giorno sarebbe diventata l’applicazione di WhatsApp. L’idea originale su cui si basava il progetto era quella di creare un’applicazione che ti permettesse di far sapere ai tuoi amici e ai tuoi contatti quello che stavi facendo. Tutto ciò, mesi prima che aggiungessimo le funzionalità di messaggistica. La prima versione della nostra applicazione era così:
Anche in seguito, quando abbiamo aggiunto la messaggistica nell’estate 2009, abbiamo mantenuto questa semplice funzione di uno stato “di solo testo”. Anno dopo anno, quando Brian ed io passavamo in rassegna i progetti su cui lavorare, ci siamo sempre detti che avremmo dovuto migliorare e sviluppare ulteriormente la funzione originale dello stato “di solo testo”.
Siamo entusiasti di annunciare che, in concomitanza con l’ottavo compleanno di WhatsApp il 24 febbraio, abbiamo reinventato la funzione dello stato. Da oggi infatti, inizieremo a distribuire un aggiornamento dello stato che ti permetterà di condividere immagini e video con i tuoi amici e contatti su WhatsApp in modo semplice e sicuro. Naturalmente, anche i tuoi aggiornamenti allo stato saranno protetti dalla crittografia end-to-end.
Proprio come otto anni fa, quando abbiamo iniziato WhatsApp, questa versione nuova e migliorata dello stato ti permetterà di tenere aggiornati i tuoi amici su WhatsApp in modo facile e divertente. Tutti noi di WhatsApp ci auguriamo che ti piaccia!
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