SOCIAL SCHOOL: AL VIA LA SECONDA FASE DEL PROGETTO – FACEBOOK

SOCIAL SCHOOL: AL VIA LA SECONDA FASE DEL PROGETTO DI EDUCAZIONE ALL’UTILIZZO DEGLI STRUMENTI DI PROTEZIONE E SICUREZZA SU FACEBOOK

 Parte il 14 settembre la campagna informativa realizzata da Facebook e Skuola.net per sensibilizzare e informare i giovani

 In occasione del rientro tra i banchi di scuola, parte la seconda fase del progetto Social School, promosso da Facebook Italia e Skuola.net con il supporto scientifico dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza. Avviato ad aprile 2017, si inserisce tra le iniziative promosse da “Generazioni Connesse”, il Safer Internet Centre italiano coordinato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Direzione Generale per lo Studente, l’integrazione e la Partecipazione 

Basandosi sui risultati raccolti nella prima parte del progetto, Skuola.net – la più grande scuola virtuale italiana – insieme a Facebook, darà il via ad una campagna informativa che, utilizzando video, infografiche, meme e gif, accompagnerà i giovani alla scoperta degli strumenti messi a disposizione da Facebook per salvaguardare la propria sicurezza online. I contenuti realizzati saranno visibili sul sito e sulla pagina Facebook di Skuola.net

La prima fase, rappresentata da una ricerca commissionata da Facebook e condotta da Skuola.net e Osservatorio Nazionale Adolescenza ha, infatti, permesso di individuare le tematiche più sensibili e le lacune da colmare. Il coinvolgimento di 3130 studenti di scuole medie, superiori e università ha permesso di testare la loro conoscenza sugli strumenti messi a disposizione da Facebook a tutela della loro sicurezza. La fotografia che ne è emersa e che il 41% dei ragazzi intervistati non ha mai letto gli Standard della Comunità di Facebook, il 70% non ha mai visitato le pagine dedicate al Centro per la Sicurezza di Facebook, e il 42% non era a conoscenza dell’esistenza. È però pari al 95% degli intervistati la percentuale di coloro che dichiarano di conoscere la funzione che consente di bloccare altri utenti. 

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Questi risultati hanno permesso di passare alla seconda fase del progetto Social School e di costruire la campagna informativa, in partenza il 14 settembre. Obiettivo primario sarà quello di comunicare agli adolescenti, attraverso gli strumenti e linguaggi che utilizzano quotidianamente, quali siano i pericoli legati ad una scarsa conoscenza delle impostazioni di privacy e di aiutarli a comprendere i benefici degli strumenti che Facebook mette a disposizione per salvaguardare la loro vita online. 

Fornire un ambiente sicuro per la comunità di Facebook è la nostra priorità numero uno. Per garantire tutto questo, è necessario conoscere e rispettare le regole della piattaforma. Educare i giovani e mostrare loro gli strumenti a disposizione è un nostro dovere ed è per questo che abbiamo deciso, insieme a Skuola.net, di dare vita al progetto Social School. L’analisi dei dati raccolti durante la ricerca ci ha consentito di conoscere meglio i comportamenti e la conoscenza che hanno i nativi digitali sulla piattaforma. In questa seconda fase ci impegniamo a restituire loro informazioni e strumenti per rendere più sicura la loro vita online”Laura Bononcini, Head of Public Policy Facebook Italia 

La mission di Skuola.net è quella di migliorare la vita degli studenti. Dato che le piattaforme di social networking sono l’ambiente in cui molti di loro passano la maggior parte del proprio tempo, riteniamo che sia fondamentale aiutarli attraverso l’ascolto e la creazione di contenuti adatti nei linguaggi ma anche vicini a loro nei luoghi abituali di ritrovo virtuale. Tutti elementi che sono già presenti nella abituale esperienza di Skuola.net e che abbiamo messo a disposizione volentieri di questo progetto, che va a confermare ancora una volta la bontà del modello di azione sinergico rappresentato da Generazioni Connesse” – Daniele Grassucci, Head of Content and Communication Skuola.net

 All’interno della più generale missione dell’istruzione, propria del MIUR, è andata emergendo da tempo la necessità di corrispondere a nuovi bisogni dello studente, incluso quello di una complessiva educazione online, che ha richiesto la predisposizione di azioni mirate a favorire una corretta gestione dei profili online, e quindi delle informazioni personali, nonché a garantire una ‘navigazione’ sicura e consapevole dei giovani.

Nel riconoscimento di tale priorità, il MIUR, anche in forza del coordinamento del Safer Internet Centre, giunto alla sua terza edizione, ha sperimentato il valore aggiunto della collaborazione con tutte le agenzie educative e le società private che, come Facebook e Skuola.net, sono impegnate con i giovani in questo ambito.

In particolare, la partecipazione del MIUR a network europei, in cui si discute e si elaborano strategie comuni per promuovere, anche nell’ambito della più recente cornice normativa offerta dal nuovo Regolamento sulla protezione dei dati personali n. 679 del 2016, lo sviluppo di un web più sicuro, coinvolgendo in tutti i processi decisionali anche i ragazzi, sta favorendo l’emersione di un percorso strutturato nel raggiungimento di tali obiettivi. Tra gli Stati membri coinvolti nella promozione delle politiche c.d. del “Better Internet for Kids, l’Italia può essere annoverata tra quelli che, con politiche pubbliche precorritrici, quali di recente la legge 71/2017 per il contrasto al cyberbullismo, la legge c.d.  ‘Buona scuola’ e il decreto sulla ‘Scuola digitale’, mettono da tempo in campo un modello di azione sinergica tra pubblico e privato per promuovere un web più sicuro. Il progetto ‘Social school’ si iscrive, senz’altro, tra le esperienze positive e virtuose di tale modello. Inserito, infatti, nel programma delle iniziative del Safer Internet Centre, coordinato dal MIUR, tale progetto non si riduce ad una solitaria iniziativa “one spot”, mirando piuttosto a concorrere al più generale e impegnativo obiettivo, comune a tutti gli altri partner del SIC , di ‘disegnare’ ambienti online sicuri e favorevoli allo sviluppo di contenuti positivi” – Giuseppe Pierro, Dirigente Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca – Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione e la Partecipazione.

 

I temi e le attività al centro della campagna di sensibilizzazione saranno:

          La sicurezza sui social: un percorso alla scoperta del Centro per la Sicurezza Facebook con prove da superare per risolvere i falsi miti sui social network. Avranno così modo di testare le proprie conoscenze e le possibilità che offre loro Facebook in termini di strumenti, normative e risorse.

          La Privacy su Facebook: la gestione privacy e la visibilità dei propri contenuti sul Social Network meritano un racconto approfondito e i giovani saranno accompagnate da icone Facebook, una guida “step-by-step” per modificare le proprie impostazioni e controllare chi può vedere i post, le informazioni del profilo, e le impostazioni per le app alle quali ci si è collegati tramite Facebook.

          Controllo dei TAG: immagini, post, video: tutti possono essere taggati e tutti possono taggare, ma può capitare che il contenuto nel quale si è stati taggati non sia di nostro gradimento. Sensibilizzare i giovani al Controllo dei TAG e a verificare i contenuti visibili sul proprio profilo, vuol dire renderli maggiormente consapevoli del potere che loro stessi possono esercitare sul profilo.

          Segnalazione Contenuti: Facebook incoraggia le persone che usano la piattaforma a segnalare i contenuti che reputano violare gli Standard della Comunità. In questo modo tutti possono contribuire alla sicurezza di Facebook. La segnalazione dei contenuti è essenziale per rendere la piattaforma un ambiente sempre più sicuro e protetto e per tutelare le persone, in particolare i minori, da abusi e utilizzi inappropriati delle proprie informazioni e contenuti. Data la molteplicità di contenuti disponibili, è necessario avviare un percorso di educazione su come e quando segnalare un contenuto. Come? Un’infografica semplice e intuitiva mostra cosa è opportuno segnalare e cosa no.

          Standard della Comunità: un corto animato racconterà gli Standard della Comunità, regole di comportamento condivise che, chi si iscrive a Facebook, si impegna a rispettare a garanzia e rispetto dell’equilibrio tra libertà di espressione e tutela della sicurezza.

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE: Sono 26 le sedi di HACK.DEVELOPERS, una anche in Silicon Valley a San Francisco

 

Sono 26 le sedi di HACK.DEVELOPERS, una anche in Silicon Valley a San Francisco

Il Team per la Trasformazione Digitale, in collaborazione con Codemotion, annuncia le sedi del più grande hackathon dedicato alla Pubblica Amministrazione che il 7 e 8 ottobre coinvolgerà gli sviluppatori software di 25 città italiane e di una sede estera a San Francisco.

“Cambia la PA, riavvia il sistema operativo del Paese” – questo il claim scelto per l’iniziativa.

https://hack.developers.italia.it  

#HackDev17

Si è svolto ieri sera a Milano il primo dei sei meetup di presentazione di Hack.Developers nel corso del quale sono state presentate le 26 sedi dell’hackathon che coinvolgerà gli sviluppatori sui principali progetti della PA ospitati sulla piattaforma Developers Italia, la community presentata dal Team per la Trasformazione Digitale in collaborazione con AgID – Agenzia per l’Italia Digitale – annunciata proprio a Codemotion lo scorso 24 marzo per progettare e realizzare i servizi pubblici digitali italiani.

Dopo i saluti iniziali di Roberta Cocco, Assessore alla Trasformazione Digitale del Comune di Milano, e la presentazione di Gianluca Varisco sui progetti che il Team per la Trasformazione Digitale sta portando avanti, Mara Marzocchi, co-founder di Codemotion, e Giovanni Bajo, Responsabile Relazioni con gli Sviluppatori, hanno presentato nel dettaglio l’hackathon. 

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Il 7 e l’8 ottobre 2017, il Team per la Trasformazione Digitale – in collaborazione con Codemotion e con il supporto di Microsoft, IBM, Cisco, Oracle, Red Hat, Intesa Sanpaolo, TIM e DXC – organizza il più grande hackathon italiano, che coinvolgerà 26 città (tra cui anche una sede estera a San Francisco) e circa 80 community tech e di sviluppatori su tutto il territorio nazionale.

Lo scopo della sfida è riunire, per 48 ore e in tutta Italia, centinaia di sviluppatori software, ingegneri informatici, esperti di sicurezza informatica e studenti universitari per rispondere alle necessità che il processo di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione italiana ci sta chiedendo di affrontare: riavviare il sistema operativo del Paese. Sono attesi circa 800 partecipanti.

Sul sito hack.developers.italia.it è ora possibile registrarsi per tutte le sedi dell’evento, che si terrà in 16 regioni italiane e – grazie ad una delegazione estera – anche a San Francisco, in California.

Mara Marzocchi, co-founder di Codemotion, è entusiasta del risultato della Call 4 Hosts appena conclusasi: “La quantità di candidature ricevute per ospitare l’hackathon da parte delle community locali è stata ben superiore alle attese degli organizzatori, e quindi sono confermate un totale di 26 sedi, di cui una estera.”

Le 5 sedi dirette per l’evento sono Roma, Milano, Torino, Firenze e Bari. Le altre città nelle quali le community di sviluppatori software si riuniranno per 2 giorni di codice sono: Ancona, Biella, Cagliari, Camerino, Campobasso, Catania, Cosenza, Genova, L’Aquila, Lecce, Napoli, Padova, Palermo, Pisa, Reggio Emilia, Rimini, Salerno, Trapani, Trento, Venezia e San Francisco.

Dopo l’evento di Codemotion a Roma nel quale abbiamo presentato la nostra Developers Community, – ha dichiarato Giovanni Bajo, Responsabile Relazioni con gli Sviluppatori del Team per la Trasformazione Digitale –  ora è iniziata l’opera di community building e abbiamo accolto con entusiasmo l’idea di Codemotion di organizzare un hackathon diffuso su tutto il territorio per coinvolgere gli sviluppatori, andando a incontrarli nelle loro città. Crediamo molto in questa iniziativa che contribuirà a far crescere la partecipazione sulla nostra piattaforma.

Le sfide saranno strettamente legate ai singoli progetti e tecnologie su cui si sta concentrando il lavoro del Team Digitale. I progetti sono ospitati nella piattaforma Developers.Italia, la community open-source per gli sviluppatori della Pubblica Amministrazione. Durante un code sprint gli sviluppatori sono chiamati a dare il proprio contributo sui singoli progetti. Le challenge saranno numerose e di diversa difficoltà: dalla risoluzione di un piccolo bug grafico in un portale pubblico, alla creazione di complesse funzionalità già previste nella roadmap dei singoli progetti, oppure ancora la prototipizzazione di nuove componenti da creare da zero. Il codice che sarà realizzato durante l’hackathon dovrà essere rilasciato con licenza open source, in modo che sia disponibile a tutta la comunità. Ciò che verrà realizzato aiuterà la PA ad integrare in modo più efficiente le tecnologie necessarie alla digitalizzazione dell’Italia.

Qui di seguito potete trovare alcuni esempi delle sfide che attendono gli sviluppatori. La lista completa è in continuo aggiornamento e ad oggi comprende progetti come SPID – Sistema Pubblico di Identità Digitale, ANPR – Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente, DAF – data Analitycs Framework, DAF – Dataportal, DAT – Dati Pubblici (nuovo Dati Gov.it), Security, Design e le challenge saranno aggiornate giorno dopo giorno sul sito fino alla data dell’evento.

Per presentare e promuovere questo hackathon – una vera maratona di codice di dimensioni senza precedenti nel nostro Paese – rappresentanti del Team Digitale e di Codemotion saranno in tour sul territorio nazionale per incontrare le tech community di sviluppatori e la stampa locale. Gli appuntamenti nel mese di settembre saranno: a Napoli il 12, a Torino il 14, a Firenze il 15, a Bari il 18 e in chiusura a Roma il 19 settembre.

 

Per maggiori informazioni sulla notizia:

marisandra@teamdigitale.governo.it e guido.brescia@codemotion.it

 

CITTÀ DATA ORARIO LOCATION INDIRIZZO REGISTRAZIONE
Napoli mar 12/09 18:30-21 Hub Banco di Napoli – Intesa Sanpaolo Corso Nicolangelo Protopisani 70 ly/2w2NuDS
Torino gio 14/09 18:30-21 Toolbox Coworking Via Agostino da Montefeltro 2 ly/2iZ9caB
Firenze ven 15/09 18:30-21 Impact Hub Via Panciatichi 16 ly/2vI9eda
Bari lun 18/09 18:30-21 Impact Hub Viale Volga C/O Fiera del Levante ly/2gBXL4k
Roma mar 19/09 18:30-21 LUISS ENLABS – Sala LUISS A Via Marsala 29h ly/2wCn67A

 

Ford e Domino’s Pizza insieme per sperimentare una consegna alternativa… con i veicoli a guida autonoma

Ford Motor Company e Domino’s Pizza, catena di ristorazione internazionale e leader mondiale nel settore della pizza a domicilio, hanno annunciato una partnership per studiare il ruolo che, i veicoli a guida autonoma, potranno avere nelle attività di consegna a domicilio.

 Nell’ambito della sperimentazione, i ricercatori di entrambe le società indagheranno le reazioni dei clienti nella loro interazione con un veicolo a guida autonoma, all’interno della loro esperienza di consegna. La sperimentazione avrà un ruolo cruciale per le società, entrambe molto interessate a valutare e comprendere le prospettive dei clienti, rispetto a un eventuale futuro che possa prevedere la consegna di prodotti alimentari con l’utilizzo di veicoli guida autonoma.

 Grazie alla nostra esperienza nell’ambito delle consegne a domicilio, osserviamo con grande interesse lo sviluppo di veicoli a guida autonoma, in quanto ci pare evidente che la mobilità stia attraversando una fase di grande ed epocale cambiamento” ha dichiarato Patrick Doyle, President e CEO di Domino’s Pizza. “Siamo orgogliosi di posizionarci come brand leader nell’utilizzo di strumenti tecnologici e innovativi e siamo entusiasti di essere parte attiva nello studio degli effetti della consegna a domicilio, realizzata da un veicolo di guida autonoma. Questo è solo il primo passo, nell’ambito di un percorso di sperimentazione più ampio, che intendiamo intraprendere con Ford”.

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Se da un lato, l’Ovale Blu continua a studiare l’utilizzo di veicoli a guida autonoma, costruendo una nuova area di business, dall’altro sperimentazioni, come quella con Domino’s Pizza, si rivelano fondamentali per garantire che tale innovazione sia applicata in modo da migliorare l’esperienza dei clienti. Il piano di inziare a produrre veicoli a guida autonoma dal 2021, ha, tra gli altri, l’obiettivo di soddisfare sia le esigenze di società partner sia quelle dei loro clienti.

“Nel nostro percorso di valutazione delle opportunità di business legate al mondo della guida autonoma, per facilitare la mobilità di persone e di merci, siamo lieti che Domino’s Pizza partecipi a questa importante parte del processo di sviluppo”, ha affermato Sherif Marakby, Vice President Ford, Autonomous and Electric Vehicles. “In quanto azienda che pone al centro l’esperienza del cliente, Domino’s Pizza condivide la nostra stessa vision sul futuro, che potrà migliorare la qualità della vita delle persone”.

 Nelle prossime settimane, ad Ann Arbor, alcuni clienti di Domino’s Pizza avranno l’opportunità di ricevere il loro ordine direttamente da una Ford Fusion Hybrid Autonomous Research Vehicle, che sarà guidata da un Ford Safety Engineer in collaborazione con gli altri ricercatori. I clienti che accetteranno di partecipare, potranno monitorare il veicolo di consegna tramite GPS utilizzando una versione aggiornata di Domino’s Tracker®, l’App dedicata alla gestione dell’ordinazione. All’avvicinarsi del veicolo, riceveranno un messaggio di testo che conterrà il codice di sblocco del Domino Heatwave Compartment ™ all’interno del veicolo dove troveranno, ad attenderli, la loro pizza.

“Siamo interessati a sapere come reagiranno le persone a questo tipo di consegna”, ha dichiarato Russell Weiner, President di Domino’s Pizza USA. “La maggior parte dei nostri interrogativi riguarda gli ultimi 15 metri dell’esperienza di consegna. Per esempio, come reagiranno i clienti all’idea di dover uscire di casa per recuperare il proprio cibo? Dobbiamo assicurarci che l’interfaccia sia chiara e semplice. Dobbiamo capire se l’esperienza di un cliente potrà essere diversa se l’automobile sarà parcheggiata sul vialetto o accanto al marciapiede. Tutta la nostra sperimentazione sarà focalizzata al raggiungimento del nostro obiettivo: riuscire, un giorno, a rendere le consegne con i veicoli a guida autonoma il più possibile customer-friendly”.

Ford e Domino’s Pizza hanno completato i test preliminari utilizzando il veicolo in modalità self-driving sulle strade di MCity, il modello urbano, a grandezza naturale, sviluppato dall’Università del Michigan, per simulare le condizioni delle strade nelle metropoli contemporanee.

Pronti, freschezza, via! Stammibene apre i battenti a Bari lunedì 11 settembre con il suo format di mercato con cucina progettato dal basso da 100 ambasciatori del gusto

Un orto verticale e una parete di erbe aromatiche, un ‘pratavolo’ dove fare colazione con i gomiti sull’erba fresca nel cuore della città, un bar con l’offerta di colazioni dolci, salate e internazionali. Sono solo alcune delle ispirazioni proposte dai 100 Ambasciatori del Gusto, selezionati in tutta Italia, divenute realtà a StammiBene, il primo mercato con cucina dedicato al benessere alimentare che apre a Bari in via Nicolai 31, lunedì 11 settembre.

Stammibene è la nuova sfida del Gruppo Megamark, tra le realtà leader del Mezzogiorno nella distribuzione moderna – con circa 5.000 collaboratori e oltre 500 punti vendita a insegna Dok, A&O, Famila, Iperfamila, Sole365 e Superò in Puglia, Campania, Molise, Basilicata e Calabria – che continua la diversificazione nella ristorazione dopo l’apertura di ‘Colorito’ a Caserta, dove degustare prodotti di stagione e del territorio oltre che pietanze realizzate con materie prime campane di eccellenza.

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Attraverso il portale dedicato (www.stammi-bene.it), 100 Ambasciatori del Gusto hanno contribuito, con i loro suggerimenti su arredamento, atmosfera, menu, prodotti e servizi, alla co-progettazione del primo spazio di benessere alimentare dedicato a loro. Tra le proposte divenute realtà lo “Stammi Pronto”, una intera parete dedicata a insalate e zuppe fresche da asporto, la parete degli sfusi (“Legumi e Legàmi”) con semi, cerali, spezie e legumi, la “Cucina viSIva” dove assistere ogni giorno alla preparazione di piatti regionali o internazionali, il ristorante “A Stare” dove degustare menu stagionali che valorizzano prodotti biologici e locali (circa il 90% dell’assortimento proviene dalla Puglia) e sorseggiare vini accuratamente selezionati in nome del “buon bere”.

Con una superficie di oltre 450 metri quadri e 70 posti a sedere, Stammibene occupa 40 persone con un’età media di 30 anni coordinati dallo chef Antonio Scalera e da Francesca Mosele e Alessandro MilellaLa progettazione degli spazi, a valle del percorso partecipativo e dei focus group sul territorio condotti da Giusy Scandroglio, è stata curata dall’architetto Nicla Prodon. La cura dell’allestimento e dell’identità è ad opera di Lorenza Dadduzio, direttore creativo di cucinaMancina, che ha coordinato la progettazione partecipata e sviluppato i contenuti didattici e di comunicazione di Stammibene. 

 www.stammi-bene.it
www.facebook.com/stammibenee

https://www.instagram.com/stammi_bene/?hl=it

 

Calcio e innovazione – Italia Startup insieme a FIGC per promuovere il primo hackathon sul calcio – Trento 14 e 15 ottobre

 

MILANO FA SQUADRA CON HACKATHON FIGC


In vista del Primo Hackaton sul calcio italiano, la maratona per innovatori digitali che vuole elaborare nuove soluzioni per lo sviluppo del calcio, in programma il 14 e 15 ottobre a Trento, la FIGC coglie ancora una volta l’occasione di promuovere una riflessione strategica su innovazione e sport: questo pomeriggio a Milano, in collaborazione con UniCredit Start Lab, è stato promosso così un incontro che ha permesso di approfondire i temi che verranno affrontati nella due giorni di Trento.


L’evento milanese, che ha ricevuto il patrocinio di Assolombarda, segue quello già svolto a Bruxelles con la presenza di numerosi stakeholders europei, rappresentanti delle istituzioni e del mondo dell´innovazione.

  

Undici sono stati i relatori, lo schema un 4-4-2 ma con variazioni sul tema. Ad aprire i lavori Giovanni Ronca (Co-Head Italy UniCredit): “Siamo felici di ospitare qui in UniCredit Tower Hall un evento che conferma la nostra costante attenzione al mondo dell’innovazione a supporto del business nostro e dei nostri clienti. Lo testimonia anche il successo del nostro programma UniCredit Start Lab, che sarà partner dell’Hackathon FIGC. Dal momento della sua nascita, grazie alla cooperazione con oltre 200 partner e a numerosi road show in tutta Italia, UniCredit Start Lab ha valutato oltre 3.400 business plan e messo a disposizione di oltre 150 startup e giovani imprenditori iniziative mirate di mentoring, formazione e sviluppo del network con aziende e investitori. Questa prima collaborazione con Hackathon FIGC arricchisce ulteriormente la rete di opportunità per i partecipanti al programma, proponendosi di contaminare un settore molto amato in Italia, che si sta profondamente rinnovando grazie alle più moderne tecnologie”. Il rappresentante FIGC, Paolo Arsillo (Responsabile dell’Ufficio Vivo Azzurro), si è soffermato sull’organizzazione dell’Hackathon del Calcio Italiano. “Per noi questo rappresenta un nuovo passo verso il futuro: lo sviluppo dell’Hackathon rientra all’interno di un ampio piano strategico della nostra federazione finalizzato a dare un forte impulso allo sviluppo di nuove piattaforme informatiche, digitali e tecnologiche con l’obiettivo di aumentare efficienza e operatività delle strutture federali e incrementare servizi e prodotti a favore dei tesserati”.

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Alvise Biffi (Vicepresidente della Piccola Impresa di Assolombarda con delega alle Startup-open innovation, relazioni esterne e interne e Vicepresidente Piccola Industria Confindustria) ha parlato del ruolo di Assolombarda: “Siamo fortemente impegnati a supportare le nuove idee e i giovani imprenditori. Il sostegno ad Hackathon FIGC, che ha il merito di stimolare le nuove imprenditoriali nell’ambito del mondo sportivo, va certamente in questa direzione. Si tratta, infatti, di un laboratorio di idee finalizzato ad arricchire il patrimonio culturale calcistico e a creare una comunità di innovatori focalizzati sul calcio. Un binomio innovazione-sport che, sull’onda delle nuove tecnologie, porterà a nuovi modelli di business applicati al calcio e a un nuovo gemellaggio tra Milano e Trento dopo le Universiadi Trentino 2013”.


Secondo Marco Bicocchi Pichi (Presidente di Italia Startup) “Il calcio è diventato un’industria globale che richiama l’applicazione delle innovazioni da molti fronti. Mi congratulo con FIGC per il coraggio di voler cavalcare l’onda dell´innovazione. Lo sport-tech è una frontiera di grande interesse per le startup e le imprese associate ad Italia Startup come Unicredit e Unicredit Start Lab. Auspico che Trento diventi la sede del ´World Football Tech Forum´ come per Davos il World Economic Forum; Trento e l’Italia hanno le caratteristiche per coltivare un’ambizione mondiale, ma questo riuscirà al Sistema Italia soltanto se riusciremo davvero a unire le eccellenze italiane ed a fare squadra”.


È toccato poi al Prof. Paolo Bouquet (Delegato del Rettore per lo Sport, Universitá di Trento) illustrare il ruolo del sistema Trentino: “Stiamo credendo e stiamo investendo in maniera strategica nel binomio sport-innovazione. Lo dimostra l’impegno dell´Ateneo di Trento su dual career per studenti-atleti ed i programmi accademici innovativi. Lo dimostra il fatto che Trentino Sviluppo, l’agenzia di sviluppo locale, ha individuato nello SportTech uno dei settori strategici per il prossimo biennio. Lo dimostra la nuova partnership, che verrà resa pubblica a Barcellona il 25-26 settembre tra Hype Foundation, TrentinoSviluppo e UniTrento. Vogliamo sviluppare e rivoluzionare il mondo dello sport, unirlo al mondo dell’innovazione e declinarlo in maniera locale ed internazionale”. 


Hanno partecipato all´incontro anche il Prof. Carlo Alberto Carnevale Maffé (SDA Bocconi e Coordinatore scientifico di Hackathon FIGC), Marco Nannini (Presidente & CEO, Impact Hub Milano), Gianpiero Lotito (Founder & CEO, FacilityLive), Paolo Costa (Fondatore/Direttore Marketing & Comunicazione, Spindox), Alessandro Lunelli (Vice-Presidente di Confindustria Trento e Gruppo Cantine Ferrari), Lorenzo Triboli (rappresentante WEF Global Shares/Milan Hub) e David Casalini, (Cofondatore e Amministratore Delegato di RnDlab, fondatore di StartupItalia!).


L’EVENTO
. Il “Primo Hackathon del Calcio Italiano – Maratona di Innovazione della FIGC” si svolgerà a Trento il 14-15 ottobre 2017: sarà possibile iscriversi fino al 27 settembre sul sito www.hackathon-figc.unitn.it. Si tratta del primo hackathon sul calcio in Italia, il secondo a livello internazionale (dopo quello del Manchester City) ed il primo hackathon mai realizzato da una Federazione Calcistica a livello globale. Attorno all´Hackathon verranno organizzati una serie di eventi pubblici, conferenze e seminari per innovatori con importanti partecipazioni da parte di gruppi industriali e di startup. A Trento saranno presenti, tra gli altri, rappresentanti di FIFA, UEFA, Google, Microsoft, SAP, TIM.

L´Hackathon FIGC ha ricevuto l’Alto Patrocinio di Commissione Europea (TiborNavracsics, Commissario Europeo per Educazione, Cultura, Gioventú e Sport), Parlamento Europeo (Presidente Antonio Tajani), Presidenza del Consiglio/Ufficio Sport (Ministro per lo Sport Luca Lotti) e CONI (Presidente Giovanni Malagó).

Per ulteriori informazioni visitare il sito http://www.hackathon-figc.unitn.it/

 

Cloud and ICT as a Service: dati Osservatori Politecnico Milano

 

Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano
www.osservatori.net

Convegno di presentazione dei risultati della Ricerca dell’Osservatorio Cloud & ICT as a Service


Mercoledì 4 Ottobre 2017, ore 9.30 – 13.00
Aula Magna Carassa Dadda, edificio BL.28, via Lambruschini 4b, campus Bovisa – 20156 Milano

 La trasformazione digitale è un fenomeno sempre più pervasivo e, al fine di mantenersi competitive, le aziende devono adeguare i processi ai nuovi trend tecnologici, come Internet of Things, Big Data e Artificial Intelligence. In questo contesto, il Cloud Computing si pone sempre più come fattore abilitante in termini di costo e time-to-market nell’introduzione di nuove tecnologie. Per poterne sfruttare le opportunità, è importante che le aziende adeguino non solo i Sistemi Informativi, ma anche competenze e modalità di lavoro. 


Durante il Convegno, esploreremo le nuove opportunità di trasformazione offerte dal Cloud e il livello di maturità delle aziende italiane in questa direzione, sia dal punto di vista del mercato dell’offerta sia da quello della domanda. In particolare, analizzeremo le peculiarità del modello Platform as a Service e la sua sempre maggiore importanza nella definizione delle strategie Cloud aziendali.

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Il Convegno sarà l’occasione per rispondere alle seguenti domande:

  • In che modo il Cloud, in particolare il modello del Platform as a Service, rappresenta un abilitatore di innovazione tecnologica?
  • Qual è lo stato di diffusione del Public Cloud in Italia e quali i relativi benefici effettivamente percepiti dalle aziende?
  • Quali sono gli impatti del Cloud sulla filiera dell’offerta di soluzioni ICT in termini di evoluzione dei servizi, delle competenze e delle relazioni di canale?
  • Come le aziende stanno evolvendo il proprio Sistema Informativo aziendale verso un modello ibrido? Come si stanno trasformando le competenze della Direzione IT?
  • Quali sono gli impatti del nuovo regolamento europeo sulla protezione dei dati (GDPR) sulle strategie Cloud aziendali?

La partecipazione al Convegno è gratuita. Seguirà a breve l’agenda dettagliata dell’Evento.


Tutti gli abbonati al sito Osservatori.net potranno seguire il Convegno in diretta Web.

L’edizione 2017 dell’Osservatorio Cloud & ICT as a Service è realizzata con il supporto di Alcatel Lucent Enterprise, Almaviva, Blueit, Cisco, Dedagroup, Fastweb, KPNQwest Italia, Vodafone, Wind Tre; Altran, Eteria, TWT.

 

Mashable Milano – C’è chi parla di rivoluzioni. E chi le fa

Talent Garden Calabiana Milano

19/20/21 Ottobre 2017

 

C’è chi parla di rivoluzioni. E chi le fa.


 

Ad oggi:

695 iscritti / 90 relatori / 70 speech / 5 workshops /
70  brand ambassador / 52 aziende sponsor-partner /

23 media-partner / 3 nazioni coinvolte

Google, Microsoft, BNL, Coca-Cola, Cisco, Enel, Nestlè, Tim, Shopify, Cornetto Algida, Deliveroo, Sorgenia, SAS, PINKO, Armando Testa: sono solo alcune delle numerose aziende che porteranno i propri manager più creativi sul palco del Mashable Social Media Day + Digital Innovation Days, la tre giorni più attesa dal mondo digital e dedicata alla rivoluzione digitale e all’innovazione, che si terrà il 19, 20 e 21 ottobre a Milano, presso la prestigiosa location di Talent Garden-Calabiana.

Strategie Digitali, Social Media Marketing e Innovazione si fondono in un unico contenitore per un evento che ad oggi ha registrato oltre 695 iscritti pronti a seguire i 90  relatori in occasione dei 70 speech, 5 workshop, party e business matching che caratterizzeranno l’evento. Tuttavia, come insegnano le tematiche che si andranno ad affrontare, tutto è ancora in evoluzione e i numeri tenderanno ad aumentare anche nelle prossime settimane.

Grazie alla partnership instaurata con il Consolato Americano in Italia, al Mashable Social Media Day + Digital Innovation Days tra i relatori ci sarà Kip Knight, Senior Vice President e responsabile franchise per Stati Uniti, Canada e Australia di “H&R Block Inc” con un passato in aziende del calibro di “Procter & Gamble”, “Pepsico”, “Ebay”; Kip Knight sarà protagonista del talk “The Changing World of Disinformation” in cui affronterà lo scottante tema delle Fake News.

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Da Londra per tenere il suo speech a Milano, arriverà Virginia Salas Kastilio, una delle Snapchat-influencer più celebri e seguite del mondo, numero 1 nella prestigiosa classifica “Inc. Magazine”.  Da San Pietroburgo giungerà Olga Andrienko, Head of Global Marketing di “Semrush”, suite di online marketing tra i più quotati del web.

Numerosi i relatori italiani con background internazionale che saranno presenti a Milano, giunti dal Canada, Los Angeles e Londra dove da anni vivono e lavorano, pronti a condividere con il pubblico della tre giorni strategie di marketing dal taglio global. Tra tutti Vittorio Cerulli di Cornetto Algida che svelerà i segreti che hanno permesso alle campagne del celebre gelato di divenire dei must in oltre 15 paesi del mondo, tanto da essere studiate persino dai principali competitor.

Mentre Marianna Ghirlanda head of creative agencies di Google svelerà i segreti di una strategia di successo impostata grazie a Youtube; Ivan Mazzoleni digital transformation lead di Microsoft interverrà sulla digital transformation e su come cavalcare l’onda della cosiddetta #Platformeconomy; Daniele Chieffi head of social media management e digital Pr di ENI parlerà del social media crisis management; Luigi Maccallini  retail communication manager di BNL Gruppo BNP Paribas nel suo speech dal titolo “Let’s make a conversation” tratterà di come il digitale possa essere una leva importante per stimolare e migliorare la conversazione tra brand e persone; Matteo Sarzana country manager di Deliveroo affronterà il tema dell’hyperlocal marketing; Simone Lo Nostro direttore mercato e Ict di Sorgenia racconterà il dietro le quinte della scelta di Bebe Vio come testimonial di una delle campagne di comunicazione più di successo dell’azienda: grazie all’hashtag #Metticenergia, collegato alla campagna, Sorgenia è infatti riuscita a raccontare se stessa e il concetto di energia in maniera nuova, attivando la community in modo inedito rispetto al mercato di riferimento;  Anna Testa sales specialist digitization innovation di Cisco parlerà di “Digitaliani” il programma di Cisco che ha come obiettivo quello di accelerare l’innovazione in Italia; Mariano Tredicini head of digital communication di Tim analizzerà alcuni case study della Tim data room per permettere alle aziende di adottare un approccio di decision making data-driven; Luca La Mesa top teacher in Ninja Academy e presidente della Procter & Gamble Alumni Italia spiegherà come in uno scenario di social media overload, sia possibile coinvolgere attivamente i fan ottenendo risultati concreti. E poi ancora, dal Canada giungerà Giulia Greco content marketer & chief executive di Shopify racconterà di come le nuove tecnologie digitali abbiamo creato un’ondata di imprenditori non-tradizionali che stanno portando innovazione ma anche disruption nel mondo dell’e-commerce. Sempre sul tema del commercio digitale verterà lo speech di Federico Gonzalez head of sales and marketing di Pixartprinting SpA, azienda partner di parte di Cimpress (Nasdaq: CMPR) leader mondiale nella mass customization con il suo speech dal titolo: “Advanced Marketing Technology Stack: How to cover a full digital path from acquisition to advocacy” dove si parlerà di segmentazione, integrazione tecnologica e marketing automation nell’e-commerce con focus su casi studio targati  Pixartprinting. Altro speech di assoluto livello, quello di Michela Guerra regional marketing communication manager in Sas che riguarderà gli otto assi di una strategia digitale nel B2B; “Ottenere le risposte senza fare domande. Come possono le neuroscienze essere utili al Digital Marketing?” sarà invece il titolo dell’intervento del professor Fabio Babiloni dell’Università La Sapienza di Roma.

Sono felicissima di poter condividere a due mesi dall’evento importanti risultati di crescita rispetto all’edizione precedente – spiega la fondatrice della manifestazione Eleonora Rocca -. Siamo solo alla seconda edizione a pagamento, in quanto le due precedenti prevedevano una partecipazione gratuita, e vedere relatori così importanti, una location prestigiosa e sponsor del calibro di BNL e Coca-Cola, mi sembra un sogno a cui ancora non riesco a credere. L’obiettivo dell’edizione Mashable #SMDAYIT + #DIDAYS  2017 è fare in modo che ogni partecipante porti a casa un insegnamento utile o un’ispirazione che gli permetta di creare qualcosa di nuovo, fuori dagli schemi. Questo credo sia la vera Innovazione. Sono felice di poter contribuire a stimolare il settore “innovation” Italiano: credo nella meritocrazia e penso che in Italia ci siano le potenzialità per diventare uno dei Paesi più all’avanguardia a livello Digital”.

  • La Storia

Mashable è il terzo blog più popolare al mondo con oltre 30 milioni di pagine visitate al mese. Nel 2010 organizza negli Stati Uniti il primo Mashable Social Media Day, evento di approfondimento sull’impatto del digital marketing e dei social media sulla comunicazione. Grazie al coinvolgimento diretto dei principali professionisti del settore, il successo riscosso è tale da spingere gli organizzatori a riproporre l’iniziativa in molte altre sedi in tutto il mondo. Eleonora Rocca, oggi affermata Imprenditrice, Consulente di Digital Marketing, Speaker e Formatrice, “London based” ma milanese nel cuore, con alle spalle una brillante carriera corporate che l’ha vista ricoprire importanti posizioni in ambito Sales & Marketing per aziende del calibro di Microsoft, Roberto Cavalli, Hewlett Packard e Kingston Technology tra Roma, MIlano e Londra, nel 2014 fonda il Mashable Social Media Day Italia.

La manifestazione consiste in più giornate di aggiornamento e formazione, che vedono le tematiche del digital marketing, del social media marketing e dell’innovazione a 360 gradi raccontate attraverso strategie concrete e case study di successo presentate dai migliori professionisti del settore. Negli anni l’interesse suscitato da #SMDAYIT è sempre crescente: oltre 5.500 contatti registrati attraverso il sito e i social network; più di 600 partecipanti in sala e di 4.500 utenti connessi in live streaming. L’hashtag #SMDAYIT è per tre anni consecutivi tra i primi tre posti nei trending topic nazionali di Twitter per arrivare, nell’edizione 2016, a 1.605 immagini condivise e oltre 11.864 tweet.

  • Riferimenti

Huawei annuncia il progetto per la creazione di uno dei cinque più grandi ecosistemi cloud al mondo a Huawei Connect 2017

HUAWEI CONNECT 2017 è in corso allo Shanghai New International Expo Centre. Oltre 20.000 esperti e leader del settore ICT provenienti da oltre 150 Paesi e regioni si sono riuniti per discutere dei futuri sviluppi della tecnologia digitale, condividere nuove oppportunità, guidare il processo di digitalizzazione e intraprendere insieme il percorso per realizzare una nuova crescita. All’evento, Huawei ha condiviso il proprio progetto per la creazione di uno dei futuri cinque maggiori ecosistemi cloud al mondo. 

Il tema dell’evento di quest’anno è “Grow with the Cloud”, focalizzato sull’implementazione pratica della strategia cloud di Huawei, già svelata durante la scorsa edizione. Gli argomenti relativi a questo tema sono business, tecnologia e strategie di ecosistema nell’era del cloud.

Il “DNA Cloud” di Huawei

Guo Ping, Rotating CEO di Huawei, ha inaugurato l’evento con il suo intervento dal titolo Grow with the Cloud: Enabling an Intelligent World.

 “Il cloud è alla base del mondo intelligente” ha dichiarato. “La società sta vivendo un evidente effetto Matthew nello sviluppo della tecnologia digitale. A seguito di questo trend e delle economie di scala negli investimenti, le piattaforme cloud di tutto il mondo cominceranno a convergere, diventando sempre più centralizzate. Nel futuro, prevediamo che saranno cinque i maggiori ecosistemi cloud presenti in tutto il mondo. Huawei lavorerà con i propri partner per costruirne uno, abbiamo la tecnologia e il know-how per farlo.”

Durante il suo intevento, Guo Ping ha presentato a clienti e partner gli investimenti strategici di Huawei all’interno del dominio cloud pubblico, propedeutici alla fornitura di servizi cloud a lungo termine per il settore. L’azienda costruirà una rete cloud globale basata sulle proprie piattaforme per il cloud pubblico e sulle piattaforme cloud realizzate insieme ai partner. Guo Ping ha paragonato la strategia di Huawei alle tre maggiori alleanze che operano nel campo del trasporto aereo SkyTeam, Star Alliance e Oneworld – che trasportano i passeggeri in ogni angolo del mondo. Il Cloud Huawei, ha dichiarato, aprirà le porte del mondo ai suoi utenti.

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Guo Ping ha in seguito delineato il modello di business cloud di Huawei, enfatizzando che l’azienda monetizzerà la tecnologia e i servizi, non i dati. Ha inoltre dichiarato: “Il DNA Cloud di Huawei è costituito da una combinazione unica di tecnologia, sicurezza, servizi e successi condivisi”. 

 Ecco un’analisi del “DNA Cloud” di Huawei:

Innazitutto, Huawei è un’azienda tech. Grazie a 30 anni di esperienza nel campo della Ricerca e Sviluppo, Huawei ha deciso di destinare importanti investimenti alle piattaforme cloud, sviluppando inoltre nuove capacità nei campi dei big data e dell’intelligenza artificiale, per soddisfare le esigenze dei clienti in tema di aggiornamenti e innovazione dei propri servizi.

Il secondo elemento del DNA Cloud di Huawei è la sicurezza. Huawei fornisce soluzioni di sicurezza end-to-end pensate per rispondere efficacemente alle esigenze di sicurezza cloud. Le capacità full-stack di Huawei assicurano un livello di sicurezza che supera di gran lunga quello di ogni sistema IT indipendente.

Il terzo elemento è il servizio. A differenza delle aziende cloud native, Huawei è cresciuta insieme al cloud. L’architettura IT dell’azienda stessa è estremamente complessa, ciò le permette di comprendere le necessità e le sfide proprie delle grandi aziende globali, ed è ben posizionata per aiutare le amministrazioni pubbliche e le grandi imprese nel processo di  digitalizzazione. 

Il successo condiviso è l’elemento finale del DNA Cloud di Huawei. All’evento dello scorso anno, Huawei ha delineato la sua visione volta sostenere lo sviluppo di un ecosistema all’avanguardia. Allo stesso tempo, Guo Ping ha affermato che Huawei intende occuparsi in modo esclusivo solo dell’1% dell’ecosistema. Per il rimanente 99%, Huawei lavorerà a fianco dei propri partner per portare i loro prodotti in 172 Paesi e regioni, realizzando un successo commerciale condiviso.

Guo Ping ha terminato il suo intervento parlando delle soluzioni cloud ibride di Huawei, create specificamente per le esigenze di amministrazioni pubbliche e imprese, presentando una serie di casi di successo globali. Per quanto riguarda l’architettura, Huawei Cloud è fondata sull’esperienza decennale dell’azienda nella realizzazione di dispositivi, reti, cloud e altri domini digitali, ed è pensata per raggiungere la piena sinergia tra dispositivi e piattaforme cloud. Huawei continuerà a fare leva sui punti di forza della sua piattaforma globale per costruire un ecosistema aperto e all’avanguardia che punta al successo condiviso.

Costruire una rete cloud con copertura globale

 Anche Zheng Yelai, Presidente della Cloud Business Unit di Huawei, ha tenuto una presentazione il primo giorno dell’evento, condividendo i progressi della sua squadra sul cloud Huawei. Ha presentato i casi di 12 società automobilistiche (tra cui Volkswagen e Mercedes-Benz), Philips, Commercial and Industrial Bank of China (ICBC) e di diverse piattaforme di servizio della pubblica amministrazione che hanno scelto di utilizzare Huawei Cloud e i servizi cloud dei partner Huawei.

Zheng Yelai ha dichiarato: “Abbiamo una conoscenza approfondita degli scenari aziendali dei nostri clienti, sia che si occupino di ricerca e sviluppo, di marketing o vendite: siamo al corrente delle loro esigenze e di conseguenza siamo dedicati all’innovazione. Abbiamo sviluppato Huawei Cloud per aiutare le imprese a digitalizzarsi in modo affidabile e contribuire così al successo delle aziende che sono propense a intraprendere un processo di innovazione “.

Oggi Huawei ha anche annunciato il lancio dei suoi nuovi servizi cloud di Enterprise Intelligence, che l’azienda fornirà tramite una piattaforma proprietaria. Questa combinazione di Cloud e Enterprise Intelligence di Huawei rende Huawei Cloud più efficiente e contribuirà a portare un maggiore valore nel settore e nuovi progressi tecnologici.

Le soluzioni cloud pubbliche e private di Huawei presentano un’architettura unificata, supportano l’evoluzione digitale dell’azienda e offrono un’esperienza completa. Le aziende possono distribuire efficacemente e liberamente i loro servizi su piattaforme cloud pubbliche o private, che supportano rapidamente la migrazione dei servizi e la loro espansione. Per evitare di essere vincolati ai sitemi di un solo fornitore, Huawei offre soluzioni cloud ibride che consentono l’integrazione con piattaforme cloud pubbliche di terze parti, incluse quelle di Amazon e Microsoft.

Huawei lavora a fianco dei suoi partner per costruire una rete cloud con copertura globale, fornendo soluzioni complete che aiutano le aziende cinesi a diventare globali e le aziende al di fuori della Cina a entrare nel mercato cinese. 

Huawei Cloud è il risultato di innovazioni in campo hardware, software, dati, connessioni e architetturale. A HUAWEI CONNECT 2017, Huawei lancerà soluzioni all’avanguardia in ciascuno di questi ambiti per agevolare l’agenda digitale dei clienti in nove diversi settori, tra cui servizi per la pubblica amministrazione, finanza, telecomunicazioni, energia, trasformazione e  manifatturiero.

Piattaforma ed Ecosistema: focus sull’applicazione pratica

HUAWEI CONNECT 2017 è interamente dedicato alle piattaforme e agli ecosistemi, ed è focalizzato sull’applicazione e l’esperienza pratica. L’evento di quest’anno riunisce i protagonisti del vasto ecosistema ICT globale in una sala espositiva interattiva di 20.000 metri quadrati di superficie, il 30% più grande rispetto allo scorso anno. Oltre 60 sponsor, 10 organizzazioni industriali e 130 partner partecipano alla manifestazione e circa 1.000 partner hanno aderito all’evento di Huawei. I principali partner presenti sono SAP, Accenture, Chinasoft International, HGST, Intel, Microsoft, Centerm e Infosys. Esporranno congiuntamente i loro ultimi progressi e le best practice nel campo dell’ICT, partecipando a una vasta gamma di attività, tra cui presentazioni, stand espositivi, eventi sponsor e sessioni dimostrative.

Tra i presenti, sono oltre 10 le alleanze di settore, tra cui la Cloud Native Computing Foundation (CNCF), la Cloud Security Alliance (CSA), la Beijing Disaster Backup e Recovery Technology e Industry Alliance, l’Edge Computing Consortium (ECC), il GSMA, l’Industrial Internet Consortium, OpenSDS e OpenStack.

Per presentare le ultime innovazioni in campo ICT a partner e sviluppatori, Huawei lancerà anche DevCloud 2.0, la sua nuova suite di sviluppo software cloud. In quanto piattaforma cloud di ricerca e sviluppo realizzata grazie a 30 anni di esperienza nel settore R&S e a concetti e strumenti all’avanguardia, DevCloud 2.0 darà dimostrazione di oltre 3.000 potenzialità ICT di Huawei attraverso API pubbliche e aprirà agli sviluppatori le porte di 20 OpenLab locali in tutto il mondo. L’obiettivo finale è quello di rendere semplice e più efficiente lo sviluppo del software, aiutando i partner sviluppatori a innovare e monetizzare con successo nuovi servizi.

Venture Capital l’investimento alternativo che fa aumentare il valore del portafoglio

 

Rendimenti elevati, decorrelazione, vantaggi fiscali e supporto all’economia reale

 

A cura dell’ufficio studi di P101

 

Alla ricerca di alpha, la strada porta al venture capital. Particolarmente adatta a fondi pensione e istituzionali, l’economia delle imprese che crescono può essere un booster del rendimento di portafoglio anche di private banker e family office, purché l’ottica sia quelli di medio termine, non meno di 3/5 anni per vedere i primi ritorni. Ne beneficia il portafoglio e, in potenza, anche l’economia reale e la sua competitività, dato l’alto carattere impacting di questo genere di investimento. Senza considerare che con Aifmd, la direttiva europea in tema di investimenti alternativi, si va nella direzione di un’apertura anche al retail. In Italia non esistono al momento prodotti adatti al piccolo investitore, nel mondo anglosassone c’è invece qualche esperimento di investimenti per il pubblico indistinto con sottostante il private equity. Ma la strada è segnata: l’embrionale mercato italiano rappresenta una grande opportunità ancora da cogliere, e il valore della trasformazione digitale e industriale in atto può essere colto proprio intercettando quelle società artefici dell’innovazione e oggetto dell’investimento dei fondi di venture capital.

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I ritorni – dice Andrea Di Camillo, managing partner di P101verranno sempre più dalla creazione di valore in ottica di lungo termine anziché dall’arbitraggio di breve periodo sui mercati più liquidi.” Il venture capital ha nel suo core business la creazione di valore d’impresa e come conseguenza la creazione di valore finanziario, non il contrario. In quale modo? Proviamo a spiegarlo, partendo da una definizione tecnica che è quella fornita dall’Aifi: innanzitutto apportando “capitale azionario o sottoscrizione di titoli convertibili in azioni nei confronti di imprese non quotate e con elevato potenziale di sviluppo in termini di nuovi prodotti o servizi, tecnologie, concezioni di mercato.” La partecipazione è temporanea e minoritaria e tesa, appunto, ad accrescere ed accelerare la creazione di valore dell’impresa per realizzare un elevato capital gain in sede di dismissione. Il fondo investe soldi dei sui investitori, i cosiddetti limited partner in quote di aziende in fase iniziale e con prospettive di grande crescita, e si affianca a queste aziende in un’ottica di partnership, mettendo a disposizione dei nuovi imprenditori non solo le risorse finanziarie, ma anche il bagaglio di conoscenze e know-how, proprio e del network di esperti di cui spesso si avvale, e aiutandoli a definire le strategie di crescita.

 

Quanto rende investire in startup? Il fondo di Venture Capital è uno strumento a rischio elevato con un rendimento potenziale, quindi altrettanto importante, che può superare il 20% annuo. Una regola aurea del venture capitalist è la power law: in sostanza, in un paniere di società su cui investire ce ne deve essere una – o un gruppo – il cui rendimento atteso sia superiore a quello di tutte le altre. Per intenderci, la Uber o la Facebook di turno o, per fare un esempio italiano, Yoox (che oggi, dopo la fusione con il gruppo francese Net-a-porter, ha una capitalizzazione di Borsa di 2,5 miliardi di euro).

 

Certo, il 20% di cui parliamo non è ecumenico, ma è una buona approssimazione dal momento che non esiste una banca dati, neppure internazionale, di rendimenti realizzati. A fare un esercizio utile allo scopo sono stati di recente i pionieri Reshma Sohoni e Carlos Eduardo Espinal, anime di Seedcamp, che ha investito 500 milioni in 230 startup. Il loro primo fondo, Fund 1, lanciato nel 2007 e dedicato a investimenti fino a 200mila euro, aveva un’ampiezza di 3 milioni usati per finanziarie 22 startup. A ottobre 2016, grazie alle exit, tra cui l’unicorno Superflix che ha reso 60 volte sull’investimento, il ritorno generato è stato di 1 una volta e mezza, ma arriverà a circa 10 volte considerando anche le altre società ancora da valorizzare. 

 

Un numero più puntuale – ma sempre vicino a quel 20% di cui sopra – lo fornisce Preqin, secondo cui nel mondo i fondi di venture capital nel 2015 hanno investito per 136 miliardi di dollari, spalmati su 9241 operazioni e a fronte di disinvestimenti per 73 miliardi, con ben 47 miliardi di nuovi capitali raccolti e un Irr a un anno del 20,5%. Sempre Preqin ha calcolato che nel 2015 il venture capital ha realizzato la migliore performance rispetto a tutte le altre strategie di private equity, registrando un Irr al netto delle commissioni del 18,2% contro il 18,1% dei fondi di buyout. Ancora, secondo le rilevazioni di Aifi e Kpmg Corporate Finance pubblicate a inizio luglio, l’IRR lordo delle operazioni concluse nel 2016 è stato pari al 14,5%, dato in leggero calo rispetto all’anno precedente (17,8%), ma comunque positivo e in linea con i buoni rendimenti registrati negli ultimi anni.

 

I fondi di venture capital – spiega Di Camillo – sono strutturati in maniera da abbattere il rischio di portafoglio: con P101 vediamo migliaia di società all’anno e scegliamo le migliori, l’investitore informale, che agisce in modo destrutturato e/o non continuativo, non ha questi termini di confronto. Co-investendo si riesce a sfruttare la selezione di un investitore professionale e nel contempo a entrare, in parte, direttamente nell’azienda sovvenzionata. E, nel caso la società abbia bisogno di altro capitale, ha già un azionista nella figura del venture capital, che potrà fare fronte alle future esigenze o comunque avere migliore accesso alla community degli altri investitori attivi sul mercato in quel momento.

 

I vantaggi sono diversi, a partire da quello fiscale: dal 2017 è possibile detrarre il 30% degli investimenti fino a un milione di euro dal reddito imponibile, rispetto al 19% della normativa varata nel 2013. Non va trascurato, inoltre, il fatto che si tratta di un investimento totalmente decorrelato dai mercati tradizionali in un mondo in cui la decorrelazione tra asset class tradizionali non esiste più. 

 

Negli Usa il valore delle venture capital-backed company ammonta a circa il 20% della capitalizzazione totale di Borsa. Lo afferma un’analisi della Stanford Graduate School of Business che però precisa che se invece lo sguardo si sposta alle aziende fondate a partire dal 1979 – anno in cui il VC di fatto è nato – la situazione cambia in maniera drastica: delle 1330 realtà, oggetto di questa seconda osservazione, ben 574, ovvero il 57%, in termini di capitalizzazione sono venture capital-backed. Queste imprese investono inoltre in ricerca in sviluppo l’82% del totale, il che spiega anche la loro natura di innovatori capaci di trasformare interi settori industriali. In Italia il valore delle imprese vc-backed sfiora il 2%: ed è ovvio che, fatte le debite proporzioni, lo spazio di crescita è enorme.

 

Gli ultimi numeri diffusi da Aifi aiutano a dare una dimensione all’evoluzione del fenomeno: nel 2016 il mercato del private equity e del venture capital ha segnato un record a 8,2 miliardi di euro (+77%). Gli operatori esteri sono tornati in gran spolvero, con un investimento pari al 69% in termini di ammontare. Le operazioni sono diminuite a 322 da 342, e le prime 17 costituiscono il 74% del valore. L’ammontare disinvestito al costo di acquisto delle partecipazioni è stato pari a 3,6 miliardi di euro, in crescita del 26% rispetto ai 2,9 dell’anno precedente. Ma, guardando appena un po’ più in dettaglio i numeri di Aifi, si scorge che ben 5,7 miliardi di quel totale da record è fatto da operazioni di buyout e l’early stage rappresenta una fettina di appena di 104 milioni. Allora la buona notizia rimane troncata a metà: anche da questo lato dell’Atlantico, le imprese finiscono sempre di più sotto il radar di questi finanziatori alternativi. Ma le nuove idee fanno ancora molta fatica a trovare capitalisti di ventura.

 

 

P101 – Insightful Venture Capital

P101 è un fondo di venture capital specializzato in investimenti in società digital e technology driven. Nato nel 2013, con una dotazione corrente di quasi 70 milioni di euro e 26 società in portafoglio, P101 si distingue per la capacità di mettere a disposizione degli imprenditori di nuova generazione, oltre a risorse economiche, anche competenze e servizi necessari a dare impulso alla crescita delle aziende. Il fondo, promosso da Andrea Di Camillo – 15 anni di esperienza nel venture capital e tra i fondatori di Banzai e Vitaminic – e partecipato da Azimut, Fondo Italiano di Investimento e European Investment Fund, collabora con i maggiori acceleratori privati, tra cui HFarm, Nana Bianca, Boox e Club Italia Investimenti. Tra le partecipate: ContactLab, Cortilia, Tannico, Musement e MusixMatch. Le società partecipate da P101 occupano oggi complessivamente oltre 500 risorse e generano un fatturato in costante crescita e già oggi superiore agli 80M annui. P101 prende il nome dal primo personal computer prodotto da Olivetti, negli anni ’60, esempio di innovazione italiana che ha lasciato il segno nella storia della tecnologia digitale.

Akamai pubblica il Rapporto sulla Sicurezza Q2 2017

Il report evidenzia la ricomparsa del malware PBot, l’impiego di algoritmi di generazione dei domini e il rapporto tra infrastruttura command and control di MIRAI e obiettivi di attacco. Sono inoltre contenuti dati salienti sulle statistiche relative agli attacchi DDoS e alle applicazioni web

 Per scaricare il Rapporto sullo stato di Internet Q2 2017 / Security: http://akamai.me/2i9vrdz

Per scaricare i singoli grafici e diagrammi con le relative didascalie: http://akamai.me/2w6mI1v

Secondo quanto emerge dal Rapporto sullo stato di Internet Q2 2017 / Security rilasciato da Akamai Technologies, Inc. (NASDAQ: AKAM) sono nuovamente in crescita gli attacchi DDoS (Distributed Denial of Service) e alle applicazioni web. Un importante contributo a questa nuova ondata di attacchi è dato dalla ricomparsa del malware DDoS PBot, utilizzato per lanciare gli attacchi DDoS più imponenti registrati da Akamai nel corso di questo trimestre.

Nel caso del malware PBot, utenti malintenzionati hanno utilizzato codice PHP che risale ad alcuni decenni fa per generare l’attacco DDoS più ampio osservato da Akamai nel secondo trimestre. Gli autori degli attacchi sono riusciti a creare una mini botnet DDoS in grado di lanciare un attacco DDoS da 75 gigabit al secondo (Gbps). È interessante notare che la botnet PBot era composta da un numero relativamente contenuto di nodi, circa 400, in grado tuttavia di generare un notevole livello di traffico di attacco.

Un altro elemento preso dal passato, rilevato dall’analisi svolta dal team Threat Research di Akamai, è l’impiego di algoritmi di generazione di domini (Domain Generation Algorithms) nell’infrastruttura dei malware Command and Control (C2). Utilizzato per la prima volta assieme al worm Conficker nel 2008, il DGA rimane una tecnica di comunicazione frequentemente utilizzata anche per i malware attuali. Il team di ricerca delle minacce di Akamai ha scoperto che le reti infette hanno generato un tasso di ricerche DNS 15 volte superiore rispetto a quelle non infette. Ciò può essere spiegato come conseguenza del fatto che il malware presente nelle reti infette accede a domini generati casualmente. Poiché la maggior parte dei domini generati non era registrata, tentare di accedere a tutti avrebbe generato troppo rumore. Analizzare le differenze di comportamento tra le reti infette rispetto a quelle non infette è un ottimo modo per identificare l’attività del malware.

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Quando lo scorso settembre è stata scoperta la botnet Mirai, Akamai è subito diventata uno dei suoi primi obiettivi. Da allora, la piattaforma dell’azienda ha continuato a essere presa di mira e a respingere efficacemente attacchi provenienti dalla botnet Mirai. I ricercatori di Akamai hanno utilizzato la visibilità sulla botnet Mirai che solo Akamai può vantare per studiare i diversi aspetti della botnet. In particolare nel secondo trimestre tale analisi si è concentrata sull’infrastruttura C2 di Mirai. Le ricerche condotte da Akamai indicano chiaramente che Mirai, come molte altre botnet, sta contribuendo alla massificazione degli attacchi DDoS. Si è osservato che sebbene molti dei nodi C2 della botnet abbiano condotto “attacchi dedicati” contro IP selezionati, sono stati ben più numerosi i nodi che hanno partecipato a quelli che potremmo considerare attacchi di tipo “pay-for-play”. In queste situazioni, i nodi C2 della botnet Mirai hanno attaccato degli indirizzi IP per brevi periodi, divenendo poi inattivi per riemergere in seguito e attaccare obiettivi diversi.

“Gli autori degli attacchi testano continuamente i punti deboli nelle difese delle aziende e investono maggiore energia e risorse sulle vulnerabilità che risultano più diffuse ed efficace”, spiega Martin McKeay, Senior Security Advocate di Akamai. “Eventi come la botnet Mirai, l’exploit utilizzato da WannaCry e Petya, l’aumento continuo degli attacchi SQLi e la ricomparsa del malware PBot testimoniano che gli autori degli attacchi non escogiteranno solo nuovi strumenti e strategie, ma torneranno a riutilizzare anche strumenti già visti in passato che si sono dimostrati particolarmente efficaci”.

Alcuni dati:

Altri dati di rilievo presenti nel rapporto sono:

        Il numero di attacchi DDoS del secondo trimestre è cresciuto del 28% su base trimestrale dopo avere registrato un calo per tre trimestri consecutivi.

        Gli autori degli attacchi DDoS si stanno dimostrando più ostinati che mai, attaccando i propri obiettivi con una media di 32 volte nel corso del trimestre. Una società di gaming è stata attaccata 558 volte, ossia con una media di sei volte al giorno.

        Il maggior numero di indirizzi IP univoci utilizzati in attacchi DDoS frequenti ha avuto origine in Egitto, con una percentuale del 32% sul totale generale. Il trimestre scorso erano gli Stati Uniti a detenere il primato, mentre l’Egitto non rientrava nella top five.

        Questo trimestre sono stati utilizzati meno dispositivi per lanciare attacchi DDoS. Il numero di indirizzi IP coinvolti in attacchi DDoS volumetrici è crollato del 98% passando da 595.000 a 11.000.

        L’incidenza degli attacchi alle applicazioni web è aumentata del 5% su base trimestrale e del 28% su base annuale.

        Gli attacchi SQLi sono stati utilizzati in più della metà (51%) degli attacchi alle applicazioni web questo trimestre, rispetto al 44% del trimestre scorso, generando quasi 185 milioni di avvisi solo nel secondo trimestre.

 

 

Metodologia

Il Rapporto sullo stato di Internet Q2 2017 / Security di Akamai combina i dati sugli attacchi raccolti dall’intera infrastruttura globale di Akamai ed è frutto delle ricerche svolte dai vari team dell’azienda. Il rapporto si avvale dei dati raccolti dalla Akamai Intelligent Platform e fornisce un’analisi dell’attuale panorama delle minacce e della sicurezza sul cloud, nonché informazioni sulle tendenze degli attacchi. Il Rapporto sullo stato di Internet / Security è frutto della collaborazione di vari professionisti della sicurezza di Akamai, tra cui il team SIRT (Security Intelligence Response Team), l’unità Threat Research, i team Information Security e Custom Analytics.

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Informazioni su Akamai

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