240 inoccupati verranno formati sul linguaggio di programmazione più diffuso a livello mondiale
“Java per la Campania” è il nome del progetto di formazione che la Regione Campania lancia per aumentare l’occupazione dei giovani in un ambito altamente innovativo. Il progetto, concepito in seguito a un’accurata analisi del mercato del lavoro, è finora la più importante iniziativa formativa di Oracle in collaborazione con una Regione per l’incremento dell’occupazione.
Interamente finanziato dal Fondo Sociale Europeo, l’iniziativa è rivolta a 240 giovani campani (inoccupati) e prevede l’erogazione di 800 giornate di training al termine delle quali gli studenti potranno ottenere la certificazione Oracle Java Programmer.
I corsi verranno tenuti da Oracle attraverso Oracle University che è la divisione di servizi di formazione e di consulenza formativa e si baseranno sulle più innovative tematiche di sviluppo software, su metodologie all’avanguardia come la SOA e sul linguaggio di programmazione principe del mercato: Java.
Le attività formative verranno erogate in tutte le Province della Regione. Sarà inoltre previsto un bonus occupazionale di 5000 euro e la possibilità di poter effettuare un tirocinio retribuito di sei mesi.
“Java per la Campania” rientra nelle misure di politica attiva volte ad aumentare l’occupazione dei giovani in settori che offrono maggiori prospettive di crescita tra cui naturalmente il mondo delle soluzioni tecnologiche.
“Dobbiamo formare giovani su professionalità vere che poi siano richieste dal mercato – ha dichiarato Vincenzo De Luca, Presidente della Regione Campania – C’è una grande opportunità in questo momento: al fine di dare una spinta decisa al processo di digitalizzazione, la Pubblica Amministrazione nazionale e locale ha previsto l’assunzione di 500mila giovani. – ha spiegato il Presidente De Luca. – Questa iniziativa su Java con Oracle è un’occasione unica che si unisce a tutto quanto stiamo facendo per qualificare il capitale umano e consentirci nel breve-medio periodo di creare professionalità adeguate per far fare un salto di qualità alla PA alla gestione di sistemi complessi e avere il controllo assoluto dei dati e delle informazioni.”
“Java è il linguaggio di programmazione più diffuso al mondo ed è alla base dello sviluppo tecnologico che tocchiamo con mano ogni giorno, basti pensare che è presente all’interno di 15 miliardi di device dagli smartphone ai tablet, dai sensori delle auto alla strumentazione di fabbrica ed è utilizzato da 10 milioni di sviluppatori – ha dichiarato Fabio Spoletini Country Manager di Oracle Italia. – Siamo molto felici e orgogliosi che la Regione abbia fatto una scelta così lungimirante, formare giovani su Java rappresenta certamente una risposta all’esigenza di creare nuove professionalità e colmare il divario di competenze digitali presente sul mercato”.
Nel 2018 si celebrerà il trentesimo anniversario dalla connessione di Stoccolma al National Science Foundation Network (NSFNET), che ha significato il collegamento dell’Europa alla neonata infrastruttura internet negli Stati Uniti. Il web, oggi, apparirebbe irriconoscibile ai primi pionieri e ogni anno sono numerose le novità che determinano la sua evoluzione. Akamai ha individuato gli 8 temi principali che guideranno lo sviluppo della rete il prossimo anno:
Nel 2018, la realtà virtuale, la realtà aumentata e la realtà mista avranno un ruolo sempre più importante nel mondo reale, rendendo una connessione a internet di qualità essenziale per le aziende che desiderano migliorare l’esperienza utente.
Alcune organizzazioni stanno già sperimentando l’utilizzo di esperienze di realtà virtuale all’interno di strategie di vendita, consentendo ad esempio di vedere come un nuovo divano si abbinerebbe all’arredamento del soggiorno o provare a guidare il nuovo modello di un’auto senza dover visitare lo showroom. Tuttavia, anche le applicazioni meglio progettate possono non generare l’effetto desiderato a causa di una pessima connessione a Internet. L’ottimizzazione del trasferimento di dati è quindi diventata fondamentale in sempre più ambiti.
L’evoluzione dell’Internet of Things sta dando vita a un’armata di bot dormienti che, il prossimo anno, potrebbero venire sfruttati dai cyber criminali con effetti devastanti.
Le password di default dei dispositivi connessi a Internet portano qualsiasi oggetto – dal citofono smart alla lampadina connessa – a poter diventare uno strumento nelle mani dei cyber criminali. La crescente diffusione dei dispositivi IoT li porta a diventare obiettivi sempre più interessanti per i criminali, che nel 2018 li useranno per lanciare attacchi DDoS su una scala sempre più vasta o come backdoor per accedere ai network aziendali e rubare informazioni sensibili.
3.Esperienze mobile
Oggi, i produttori di dispositivi mobile puntano sempre più sull’esperienza video ma, come può testimoniare chi possiede un TV 4K, la qualità delle immagini dipende in gran parte dalla connessione.
Gli utenti non sono più disposti a perdonare una scarsa qualità in cambio della mobilità e sta diventando sempre più importante offrire esperienze simili a quelle televisive su smartphone e tablet. Il 5G giocherà sicuramente un ruolo fondamentale in questo campo ma, dato che non sono previsti grandi lanci prima del 2020, gli operatori dovranno trovare altri modi per migliorare la qualità video nel frattempo.
4.Auto connesse
Le auto connesse evolveranno significativamente nel 2018, rendendo sempre più prossimo l’arrivo dei veicoli autonomi.
I guidatori possono accettare che il navigatore satellitare perda il segnale per uno o due minuti, mentre ovviamente non è ammissibile che un’auto a guida autonoma perda la connessione. Nel 2018, verranno lanciate nuove soluzioni per la connettività mirate a risolvere questo problema, primi fra tutti gli aggiornamenti dei software Over The Air (OTA). I governi europei stanno iniziando a riconoscere questi sviluppi e il prossimo anno i legislatori stabiliranno le regole che definiranno lo status di queste tecnologie.
Il Campionato mondiale di calcio in Russia porterà il settore globale della comunicazione ad affrontare le principali sfide dello streaming Over The Air (OTA).
Le aziende dovranno risolvere i problemi legati alla connettività globale e alla sovranità in materia di dati per poter migliorare il ROI dei propri investimenti legati ai Mondiali 2018. Allo stesso modo, i costi elevati connessi ai diritti di proprietà spingeranno i broadcaster a impegnarsi nella protezione dello streaming a livello globale. Nel 2018 verranno probabilmente sviluppate tecnologie per identificare lo streaming pirata di prodotti protetti da diritti e inserire forzatamente pubblicità per conto dei legittimi proprietari.
Il lancio di HomePod, previsto nel 2018, si aggiungerà al fenomeno Echo/GoogleHome, incentivando lo streaming audio in Europa.
Secondo Gartner, entro il 2020 il 75% delle case possiederà uno smart speaker. Questi prodotti stanno già avendo un impatto significativo sulle tendenze di ascolto della musica: il 90% di chi li possiede usa gli smart speaker per ascoltare la musica e il 39% ha comprato questo nuovo dispositivo per sostituire lo stereo. Di conseguenza, la musica e la radio – in precedenza trasmesse sulle frequenze FM – vengono sempre più ascoltate in streaming.
Con la costante crescita dello streaming, i proprietari di contenuti e i service provider dovranno dedicare maggiore attenzione alle piattaforme di delivery e ai metodi di distribuzione per garantire agli utenti esperienze positive supportate dalle proprie infrastrutture.
L’entrata in vigore del GDPR il 25 maggio implica per le aziende la necessità di agire rapidamente per rispettarne i requisiti. Tuttavia, il regolamento sulla protezione dei dati non sarà l’unica ragione di discussione su dove e come i dati debbano essere archiviati e processati. Il Privacy Shield è stato contestato legalmente dai gruppi per la privacy e, se il caso si dimostrasse ammissibile, potrebbero esserci ulteriori ripercussioni per la gestione dei dati da parte delle aziende.
Inoltre, i trend europei del nazionalismo e del separatismo stanno rendendo ulteriormente confusa la situazione, creando incertezze sulla portata del regolamento europeo in luoghi come il Regno Unito o la Catalogna.
La Brexit e la paura dell’ignoto porteranno le aziende a riconsiderare quale sia il luogo migliore per l’archiviazione dei propri dati: conservarli nel Paese in cui vengono raccolti o dove sono processati? Oppure affidarli al cloud?
Cosa significherà per le aziende che hanno attività nel Regno Unito se, uscendo dall’Unione Europea, il Paese rifiutasse il regolamento sulla protezione e il transito dei dati? Le aziende globali che hanno fissato il proprio headquarter EMEA nel Regno Unito dovranno decidere se trasferirlo all’estero e, in tal caso, dove collocare i server.
Le possibilità offerte dal cloud e la possibilità di accedere alle applicazioni da remoto sembrano sempre più interessanti ma comportano anche sfide relative alla sicurezza e a un accesso rapido e affidabile. Il 2018 sarà l’anno in cui le aziende decideranno se i dati debbano essere archiviati a livello locale o solamente accessibili localmente.
“Il 2018 non sarà sicuramente un anno tranquillo, caratterizzato da innovazioni tecnologiche, cambiamenti politici, grandi eventi internazionali e un’evoluzione del modo in cui gli utenti usano Internet.Sarà per certo un anno in cui andranno a delinearsi maggiormente i possibili scenari evolutivi legati al mondo dell’intelligenza artificiale mentre diverrà chiarissima l’importanza del machine learning e dei data base corposi, nonché le opportunità legate all’associazione delle due cose”, ha commentato Alessandro Livrea, Country Manager di Akamai Italia. “L’inarrestabile evoluzione delle intelligenze artificiali e del machine learning porterà con sé esperienze sempre più coinvolgenti e personalizzate per gli utenti, ma anche nuove minacce informatiche e nuove modalità di difesa: solo le aziende che sapranno evolversi e rimanere un passo avanti rispetto ai competitor potranno distinguersi e ottenere dei vantaggi competitivi sostanziali. Akamai offre ai propri clienti la possibilità di beneficiare pienamente di servizi di sicurezza bastati sul deep learning nonché di sfruttare degli algoritmi predittivi in grado di massimizzare il business e la comunicazione su Internet”.
Today’s smartphones contain a plethora of sensors which provide an amazing array of features and functionalities boosting the overall user experience of the device. Some premium smartphones have already integrated more than 15 different sensors and this number is set to increase due to technological advances in MEMS and other sensor technologies driving newer use cases.
According to Counterpoint’s Components Tracker research, all sensors combined, more than 6 billion sensors were shipped within smartphones in 2017 and it is estimated to cross the 10 billion mark in 2020.
As per Pavel Naiya, Senior Analyst at Counterpoint Research, “Sensors such as Accelerometer, Compass, Gyroscope and Ambient Light Sensors (ALS) have become ubiquitous across smartphones even down to a sub-US$50 category. These sensors have been the key components to make a phone smarter carving out meaningful use-cases from navigation, gaming, augmented reality to preserving battery life and much more.
Similarly, biometrics base sensors in smartphones have seen greater adoption in the last few years. For example, more than a billion smartphones to be shipped in 2018 will sport a fingerprint (see here) sensor and close to 400Mn will feature some form of face unlock biometric sensor solution.”
Mr. Naiya, added, “Health based sensors such as Heart Rate, SpO2 are picking up traction though mostly in premium offerings and mainly driven by Samsung for enhancing its S Health offering. Adoption by other brands will depend upon their companion wearables strategy. However, for some OEMs, rising Bill of Materials (BoM) costs pressure will be a barrier to adopt these special sensors.”
Commenting on proliferation of other sensor categories, Senior Analyst, Jene Park, highlighted, “Iris scanner, 3D sensing, Gyroscope, NFC will be popular sensors this year, powering features from facial biometrics to AR/VR, immersive gaming, digital payments and others. Almost one in two smartphones will integrate an NFC solution or a Gyroscope by 2020.”
Mr. Park, added, “Apple, Samsung and Xiaomi were the top three brands driving Gyroscope shipments with a combined 60% share in 2017. In NFC based smartphone shipments, Samsung, Apple & Huawei alone captured 83% of the market. In summary, a handful of top brands are focused to leverage on-device sensors to drive multiple use-cases and services and differentiate to succeed.”
Sensor Fusion platforms are finally gaining popularity and getting adopted by different OEM players beyond smartphones. As MEMS technology become more advanced, less expensive and miniaturized, the microcontroller driven software platform helps to fuse the multiple sensor data to provide more accurate and contextual output. For example, combining accelerometer, magnetometer, gyroscope to accurately predict position in the physical world.
Commenting on potential for Sensor Fusion solutions, Research Director Neil Shah, said, “Sensor Fusion platform adoption will breathe more life into smartphones and emerging categories such as smartwatches, AR/VR devices, automotive and other IoT enterprise solutions. The sensor fusion capabilities in a device will help OEMs craft newer experiences by detecting context, emotion based on the different physiological variable states from the sensor data. The key suppliers such as InvenSense (TDK), Samsung, Mobileye, ST Micro, Bosch, AMS are driving this trend across different segments from smartphone to wearable to automotive.
Mr. Shah, added, “Sensor Fusion platform is powerful not only for medical applications to detect muscle contraction or sweat or body temperature or heart rate variation but also for non-medical applications from immersive gaming to accurate indoor navigation to preventing car accidents monitoring the driver. The adoption of sensor fusion is what will make devices actually smarter as it’s all about data and drawing out contextual awareness from it.”
Il Premio Nazionale per l’Innovazione nei Servizi 2017, organizzato in collaborazione con la Fondazione COTEC (Fondazione per l’innovazione tecnologica) e giunto alla sua nona edizione, intende valorizzare e sostenere le migliori capacità innovative e creative di aziende al fine di favorire la crescita della cultura dell’innovazione del Paese. Stamattina si è svolta la cerimonia di premiazione in Confcommercio.
Le sei imprese vincitrici, insieme alle quattro menzionate, sono state premiate dal Presidente di Confcommercio-Imprese per l’Italia, Carlo Sangalli, che ha dichiarato: “Dal 2009 ad oggi, siamo orgogliosi delle imprese che anno dopo anno crescono e fanno crescere questo premio. Le idee premiate sono molto diverse tra loro, ma sono espressione del nostro modo di vedere l’innovazione con semplicità e armonia”.
I vincitori per l’anno 2017 nelle categorie di premio previste da Confcommercio.
Per il Commercio:
·Lago Spa per il progetto “Lago Design Network”, una formula di retail che estende la rete commerciale coinvolgendo, anche attraverso l’uso del web, clienti business quali negozi, musei, ristoranti e alberghi che utilizzano complementi di arredo Lago come showroom/dimostratori e business partner, puntando sulla filosofia dell’home feeling.
·Lanieri Srl per il progetto “Lanieri”, un e-commerce specializzato sulla moda maschile, integrato con atelier fisici (anche in formula temporary) in un’ottica multicanale, che permette la configurazione personalizzata di capi sartoriali solo made in Italy consegnando in oltre 50 paesi.
Per il Turismo:
·Viniexport Srl per il progetto “Viniexport”, una piattaforma B2B di commercio online di vini basata sul meccanismo dell’asta competitiva con un portafoglio di 5mila etichette e 200milioni di bottiglie, per promuovere territori e piccole produzioni vitivinicole italiane.
·StayDo Srls per il progetto “StayDo”, una piattaforma B2B2C per promuovere destinazioni turistiche meno commerciali e allungare il tempo medio di soggiorno che consente ai clienti di scegliere la meta turistica in base alla tipologia di esperienza di visita che decidono di fare.
Per l’ICT nei Servizi:
·Satispay Spa per il progetto “Satispay Business”, App di mobile payment per micro-pagamenti anche online, alternativa al circuito delle carte di credito/debito, che permette ai piccoli operatori commerciali di abbattere notevolmente le commissioni.
Per il Service Design:
·Edisonweb Srl per il progetto “MVMANT Smart MObility”, APP di servizio di mobilità intelligente in modalità condivisa e disponibile su chiamata già sperimentato a Ragusa e Mestre, che integra i BID DATA del trasporto pubblico e ottimizza l’occupazione a bordo dei veicoli e la dislocazione sui punti di carico.
I vincitori di ciascuna categoria riceveranno una onorificenza che sarà consegnata il 18 dicembre prossimo a Montecitorio dalla Presidente della Camera dei Deputati, on. Laura Boldrini.
La giuria del Premio ha, inoltre, riconosciuto la menzione di merito alle seguenti imprese:
·Hic Mobile Srl per il progetto “AdMove.com”, piattaforma digitale che, attraverso algoritmi di analisi predittiva, consente ai piccoli esercizi commerciali di creare autonomamente campagne di local mobile advertising per ottimizzare attività di marketing personalizzato sul web e sui social.
·Fit For Lady International Srl per il progetto “Fitforlady – La palestra woman friendly”, nuovo concept di centro fitness dedicato esclusivamente alle donne in età pre e post parto, donne con bambini piccoli e donne over 50, integrato con servizi e spazi per l’infanzia.
·Xoko Srl per il progetto “Hotel Brand”, un sistema di business intelligence per strutture ricettivo-alberghiere che permette di effettuare, attraverso un algoritmo proprietario, la sentimental analysis dei clienti e la brand reputation di una struttura alberghiera, per la corretta definizione delle tariffe rispetto ai propri competitor.
·ProntoPro Srl per il progetto “ProntoPro.it”, marketplace che mette in contatto domanda e offerta di lavoro professionale e artigiano su circa 430 categorie di servizi, con risultati molto significativi in termini di clienti e professionisti in rete.
Ha realizzato 3.335 video in realtà virtuale dai luoghi più belli del mondo. Ora, a un anno dall’assunzione, il viaggiatore Michal Galik conclude il lavoro dei suoi sogni in Sygic, azienda nota in tutto il mondo soprattutto per il suo software di navigazione. Michal ha utilizzato una particolare videocamera a 360° per documentare un totale di 1.264 città, da Bangkok a San Francisco, passando per Bratislava. La videocamera dall’aria sospetta è spesso costata a Michal controlli di sicurezza, ma i suoi video in realtà virtuale hanno permesso a Sygic di essere fonte di ispirazione per moltissimi viaggiatori in tutto il mondo e di fornire dati interessanti ad altre aziende nel settore viaggi.
“Per Sygic, possedere propri contenuti di viaggio ha un valore eccezionale. Se questi video a 360° sono un valido mezzo promozionale, il loro utilizzo principale è in realtà all’interno delle nostre app di viaggio Sygic Travel e Sygic Travel VR, e li condividiamo anche con altre aziende attive nel mondo del turismo, spesso all’interno di un pacchetto che comprende mappe offline o il nostro database di attrazioni turistiche”, afferma Lukas Nevosad, CEO di Sygic Travel. “Esattamente come la fotografia, la realtà virtuale è diventata una parte ugualmente importante del viaggio. Prima di prenotare una stanza d’hotel gli utenti vogliono farci un tour virtuale. Allo stesso modo potrebbero volere dare un’occhiata agli antichi templi della Cambogia prima di intraprendere un viaggio in quel paese”, aggiunge.
Per creare un database di oltre 3.330 video in VR Michal ha impiegato poco più di un anno. Ha trascorso 195 giorni esatti in viaggio, 149 dei quali impiegati a registrare i video. Il resto dell’anno è servito all’elaborazione del materiale. Nel complesso, ha preso 46 voli aerei e ha percorso oltre 82.000 km, 1.500 dei quali a piedi, che equivale a camminare da Bratislava fino a Barcellona. Il lavoro dei suoi sogni gli ha offerto l’opportunità di visitare più di 1.260 monumenti storici, girare video di 171 fra chiese, templi e moschee, nonché godersi la vista da 16 grattacieli e 41 torri. Tra i video più interessanti ci sono quelli girati a bordo di un tuk tuk in India e sul dorso di un cammello in Egitto, mentre altri sono stati realizzati in cima a una ruota panoramica a Hong Kong e su una gondola a Venezia. Chi vuole programmarsi le proprie vacanze può vedere anche “One day in”, una serie di video che permette di scoprire vari luoghi diversi in un’unica volta.
La VR travel app è volta a favorire la missione di Sygic di migliorare l’esperienza di viaggio degli utenti di tutto il mondo. Ora gli utenti potranno conoscere le principali località del pianeta direttamente dal salotto di casa, sfruttando una tecnologia che aiuta i viaggiatori a esplorare le potenziali destinazioni prima di partire per le vacanze. L’azienda è la prima al mondo a offrire tour di viaggio virtuali a 360° con voci fuori campo e 40 destinazioni attualmente presenti nella lista.
Informazioni su Sygic
Fondata a Bratislava (Slovacchia) nel 2004, Sygic è una Deloitte Fast 50 Company nonché la prima a offrire sistemi di navigazione per iPhone e la seconda per i dispositivi Android. Con oltre 200 milioni di singoli utenti, l’app GPS di Sygic resta leader nello sviluppo di sistemi di navigazione globale per i settori dei viaggi e dell’automobilismo.
la partecipata Octorate (prima soluzione all-in-one per hotel, B&B e vacation rental)
acquisita da Gruppo Dylog Italia SpA
Octorate, la prima start-up italiana specializzata in soluzioni All-in-One per hotel, B&B e strutture ricettive, viene ceduta all’interno di un accordo siglato da P101 Ventures, il fondo di venture capital specializzato in investimenti in società digital e technology driven, e il Gruppo Dylog Italia SpA, leader nazionale di sviluppo e distribuzione di applicazioni software.
L’operazione rappresenta per i soci investitori di P101 Ventures una exit a circa due anni di distanza dall’investimento iniziale nel capitale della start-up. Un risultato significativo se si pensa che l’Italia, in termini di exit e IPO, è classificata all’8° posto sui 15 Paesi che dal 2010 al 2017 hanno avuto una maggiore attività in questo senso.[1]
Per il Gruppo Dylog SpA, tra i principali player ICT del mercato nazionale con circa 60mila clienti in Italia e all’estero, l’ingresso nel gruppo della cloud computing company amplia e integra l’offerta e testimonia la volontà di proseguire nel processo di rafforzamento della propria posizione di eccellenza tecnologica nel settore dell’hospitality e di internazionalizzazione dei propri servizi.
A settembre del 2015, Octorate è entrata nel portafoglio di P101 con un round di 500.000 euro e in soli due anni ha registrato una rapida crescita, acquisendo clienti in oltre 50 paesi in tutto il mondo e diventando un punto di riferimento in Italia e in Europa. Octorate è tra le soluzioni tecnologiche più complete e versatili disponibili sul mercato, grazie anche a partnership consolidate con protagonisti del settore come Booking.com, Expedia, Google, TripAdvisor e oltre 120 canali di vendita e distribuzione online, tra cui OTA, Metasearch e GDS.
L’operazione fornisce alla start-up la possibilità di implementare l’ulteriore sviluppo della piattaformaall’interno di un gruppo a forte connotazione industriale, al fine di accrescere la propria posizione di leadership in Italia e all’estero, offrendo una soluzione tecnologica sempre più in linea con le esigenze del settore. Il fondatore e CEO di Octorate Fabrizio Scuppa rimarrà alla guida operativa della società, condividendo con il Gruppo Dylog Italia Spa un piano di crescita su scala globale.
Ad esprimere la propria soddisfazione per l’operazione è l’Ing. Daria Ocleppo, Direttore del mercato Ho.Re.Ca del Gruppo Dylog Italia SpA: “L’investimento effettuato garantisce di completare, rafforzare e integrare un’offerta già ampia e importante di servizi IT per il mondo dell’hospitality. L’operazione s’inserisce nel solco della nostra strategia, che mira a offrire alla clientela tutti i vantaggi di soluzioni caratterizzate da qualità, affidabilità e semplicità d’uso. Obiettivi che potremo perseguire con Octorate, con cui condividiamo la passione per l’innovazione e la proposizione di servizi all’avanguardia in un mercato in continua evoluzione.”
“L’investimento di P101 ci ha permesso di sviluppare una tecnologia all’avanguardia,” aggiunge Fabrizio Scuppa, CEO e Founder di Octorate. “L’integrazione di una società giovane e dinamica con un gruppo a forte connotazione industriale come Dylog rappresenta una grande opportunità. La significativa presenza sui mercati nazionali e internazionali e un portafoglio di offerta arricchito dallo sviluppo congiunto potranno generare enormi vantaggi, che incideranno sulla capacità competitiva del Gruppo.”
Giuseppe Donvito, Partner di P101 che ha seguito l’operazione, sottolinea che “nel tempo, anche grazie alla costruttiva collaborazione fra P101 e Octorate, quest’ultima è divenuta una delle migliori soluzioni Hotel SaaS (Software as a Service) sul mercato” e “l’exit rappresenta anche un caso di successo virtuoso di innovazione che ha visto una corporate affermata acquisire una società nel portafoglio di un fondo di Venture Capital.”
Informazioni su P101
P101 è un fondo di venture capital specializzato in investimenti in società digital e technology driven. Nato nel 2013, con una dotazione corrente di quasi 70 milioni di euro e 26 società in portafoglio, P101 si distingue per la capacità di mettere a disposizione degli imprenditori di nuova generazione, oltre a risorse economiche, anche competenze e servizi necessari a dare impulso alla crescita delle aziende. Il fondo, promosso da Andrea Di Camillo – 15 anni di esperienza nel venture capital e tra i fondatori di Banzai e Vitaminic – e partecipato da Azimut, Fondo Italiano di Investimento e European Investment Fund, collabora con i maggiori acceleratori privati, tra cui HFarm, Nana Bianca, Boox e Club Italia Investimenti. Tra le partecipate: Borsa del Credito, Cortilia, Tannico, Musement e MusixMatch. Le società partecipate da P101 occupano oggi complessivamente oltre 500 risorse e generano un fatturato in costante crescita e già oggi superiore agli 80M annui. P101 prende il nome dal primo personal computer prodotto da Olivetti, negli anni ’60, esempio di innovazione italiana che ha lasciato il segno nella storia della tecnologia digitale.
Informazioni su Octorate
Octorate offre un servizio Cloud All-in-one per gestire le prenotazioni, la fatturazione e le attività quotidiane di alberghi e strutture turistiche. L’obiettivo di Octorate è rendere albergatori e proprietari maggiormente autonomi ed efficienti. In oltre 50 paesi in tutto il mondo, strutture ricettive grandi e piccole utilizzano la tecnologia Octorate per le prenotazioni online delle loro proprietà, per un giro d’affari di oltre 700 milioni di euro.
Informazioni su Dylog Italia SpA
Innovazione, ricerca e attenzione alla qualità hanno portato Dylog ad essere uno dei leader nazionali nel settore dell’Information Technology. Da oltre trentacinque anni, Dylog significa serietà, qualità, affidabilità. La capacità di anticipare le esigenze del mercato fa di Dylog un solido punto di riferimento ed un partner insostituibile per migliaia di aziende e di liberi professionisti, in grado di offrire valore aggiunto alle loro attività. La solidità e la concretezza che contraddistinguono Dylog, l’hanno portata ad acquisire e integrare altre aziende leader tra cui il Gruppo Buffetti SpA. Dylog, tramite l’Hi-Tech Department è anche uno dei principali player mondiali del controllo qualità non distruttivo, tramite visione a raggi X, nelle industrie alimentari e farmaceutiche.
[1] Dati tratti da “Startup M&As report 2017” della Fondazione “Mind the Bridge” su dati forniti da Crunchbase
comScore pubblica il nuovo “Global Mobile Report”, per offrire una panoramica sull’uso dei dispositivi Mobile in 14 Paesi nel Mondo
Il 26% degli italiani naviga solo da smartphone o tablet
Oltre 6 minuti su 10 online in Italia (62%) sono trascorsi da dispositivi Mobile, attraverso un numero ristretto di App (solo le “top 11” raggiungono il 20% di penetrazione).
Il Mobile ha conquistato una posizione di primo piano in tutto il mondo: conta per oltre la metà dei minuti complessivi spesi online in 13 Paesi, con quote che superano il 75% in Messico, India e Indonesia. In Italia questa percentuale si ferma al62%, in linea con i dati di USA e Regno Unito.
Tuttavia, una percentuale significativa della popolazione internet italiana è fortemente dipendente dai dispositivi mobili. Le persone che accedono al web esclusivamente da Mobile sono il 26% della popolazione italiana, una percentuale molto più alta di paesi come Germania, Regno Unito e Stati Uniti (rispettivamente 4%, 8% e 12%), mercati in cui la maggioranza accede da più piattaforme.
L’Italia risulta anche il mercato più polarizzato in assoluto per quanto riguarda l’utilizzo di app: oltre l’87% del tempo trascorso via mobile è infatti speso all’interno di un’app, ma in termini di reach in Italia solo 11 app riescono a raggiungere un livello di audience abbastanza consistente attorno al 20% di penetrazione (contro le 20 degli USA o le 17 del Regno Unito).
Queste alcune delle evidenze provenienti dalla relazione internazionale sull’uso dei dispositivi mobili per il 2017 di comScore, intitolata “Global Mobile Report”.
Questo nuovo studio si propone di esaminare le audience mobile, le categorie di contenuti e le applicazioni che stanno modificando il panorama digitale globale. La relazione si basa su dati multi-piattaforma relativi a 14 mercati internazionali (Stati Uniti, Canada, Francia, Germania, Italia, Spagna, Regno Unito, Argentina, Brasile, Messico, Cina, India, Indonesia e Malesia) allo scopo di evidenziare trend globali e differenze regionali nell’utilizzo dei dispositivi mobili. Il report completo è disponibile alla pagina www.comscore.com/ita/GlobalMobile2017
“L’adozione del mobile avviene in maniera tutt’altro che uniforme a livello globale”, commenta Will Hodgman, Executive Vice President of international sales presso comScore. “Questa relazione dimostra che identificare le aree in cui il consumo digitale tende a concentrarsi sulle piattaforme mobili permette a proprietari di media, inserzionisti e relativi centri media di portare alla luce nuove opportunità potenziali in termini di audience e contenuti. Con l’ampliamento della misurazione delle audience mobile a livello granulare e basata su dati panel, comScore intende perseguire l’intento di individuare nuovi trend da azionare.”
Il Global Mobile Report si concentra sulle seguenti tematiche:
La percentuale del tempo digitale complessivo dedicato al mobile (e alle app) con le relative quote di audience, approfondendo anche l’influenza dei modelli di utilizzo “mobile-only” sul panorama digitale;
Le dinamiche a livello delle singole categorie di contenuti, identificando le categorie maggiormente caratterizzate da comportamenti “mobile first”;
I comportamenti dei consumatori in relazione alle transazioni da mobile;
I brand e le applicazioni mobile che hanno conquistato posizioni dominanti nelle categorie di Messaggistica Istantanea, Notizie, Retail e Social Media;
La maturità del mercato globale delle app, con identificazione delle categorie che registrano una crescita costante.
I panel mobile migliorati in Germania, accanto a quelli di Francia e Argentina, hanno l’effetto di ampliare le già avanzate soluzioni comScore per la misurazione dell’universo mobile, le quali oggi si concentrano su ben 14 mercati globali. comScore è intenzionata a espandere ulteriormente le proprie capacità di misurazione del mobile a livello globale.
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Informazioni su comScore comScore, Inc. è una società leader specializzata nella misurazione cross-platform a livello globale di audience, brand e comportamenti di consumo. Nel gennaio 2016, comScore ha completato la fusione con Rentrak Corporation per la creazione di un modello di misurazione inedito applicabile ai contesti di consumo odierni, sempre più dinamici e multi-piattaforma. Costruito con un approccio meticoloso fortemente incentrato sull’innovazione, il nostro straordinario data footprint combina un patrimonio di dati proprietari sul mondo digitale, la TV e il cinema a informazioni demografiche approfondite per quantificare su scala globale i comportamenti multischermo dei consumatori. Tale approccio aiuta le aziende nel mondo dei media a monetizzare interamente le proprie audience, offrendo ai marketer gli strumenti necessari per raggiungere efficacemente i consumatori. Con oltre 3200 clienti e una presenza globale in oltre 75 Paesi, comScore rappresenta il futuro della misurazione nel campo della pubblicità digitale. Le azioni comScore sono negoziate sul mercato OTC (OTC: SCOR). Per maggiori informazioni su comScore, visitare comscore.com/ita.
Il 2 dicembre la Regione Lazio ha presentato la nuova Open Innovation Challenge lanciata da Unilever. Obiettivo è accelerare la crescita dell’azienda con il contributo di startup e innovatori del Lazio.
Presso lo stand regionale al Maker Faire – la Regione Lazio, attraverso Lazio Innova, presenta insieme a Unilever la nuova Open Innovation Challenge, finalizzata alla ricerca di soluzioni innovative per modelli di comunicazione e distribuzione 2.0 legati al lancio di due nuovi prodotti delle marche Lipton ed Hellmann’s.
Obiettivo: raggiungere un mercato sempre più giovane e dinamico.
Attraverso la Open Innovation Challenge la Regione Lazio ha gettato una nuova strategia per favorire l’incontro fra domanda e offerta di innovazione con il lancio di sfide, challenge appunto, con cui le medie/grandi aziende che hanno uno specifico bisogno di innovazione sfidano le startup e i talenti a proporre soluzioni innovative. Un’opportunità per gli innovatori che vivono al di fuori della realtà aziendale che va a colmare il GAP tra il vecchio e il nuovo modo di sviluppare business.
La Open Innovation Challenge è giunta alla sua quarta sfida e vede adesso protagonista Unilever Italia che si rivolge alle startup e ai talenti con la voglia di mettersi in gioco nel settore Food & Beverage.
“Siamo soddisfatti del successo riscosso finora dallo strumento della Challenge, previsto dal programma «StartupLazio!», a conferma del carattere fortemente innovativo della strategia regionale nelle politiche di sviluppo economico – dichiara Andrea Ciampalini, direttore generale di Lazio Innova. Dalle prime tre sfide lanciate, abbiamo ricevuto 40 proposte con 18 startup e team selezionati per svolgere un percorso di mentorship ad hoc con le aziende madrine e mentor esperti. Proprio qui al Maker Faire chiudiamo oggi la challenge con FAI e Unidata e lanciamo quella proposta da Unilever Italia, multinazionale leader nel settore Food & Beverage, comparto produttivo che vede il Lazio protagonista di un percorso innovativo rilanciato con Expo 2015”.
Le Open Innovation Challenge sono nate con l’obiettivo di creare percorsi di collaborazione tra medie/grandi aziende, startup e innovatori, per promuovere e facilitare l’acquisizione e l’adozione di nuove idee, processi innovativi, prodotti originali e servizi, capaci di dare a specifici prodotti e brand un ruolo nuovo. “In Unilever siamo pronti a cogliere le potenzialità delle nuove generazioni, supportando i loro progetti innovativi per rispondere alla realtà di mercato attuale attraverso gli occhi dei consumatori 4.0”, afferma Gianfranco Chimirri, Direttore Risorse Umane di Unilever Italia. “La challenge che abbiamo lanciato in collaborazione con Lazio Innova rappresenta un’opportunità per i talenti a cui ci rivolgiamo e per la crescita dell’Azienda sia in termini di profitti sia di mentalità aziendale”, prosegue Gianfranco Chimirri.
I sei finalisti, scelti da un Advisory Board, avranno accesso a un percorso di mentorship sotto la guida di Unilever ed esperti del settore. Al termine del percorso, il vincitore si aggiudicherà un premio in denaro di 10.000 euro messo a disposizione da Lazio Innova.
Unilever è una delle principali aziende che operano nei mercati Food, Refreshment, Home e Personal Care. Radicata in oltre 190 paesi in tutto il mondo raggiunge, attraverso i suoi prodotti, 2,5 miliardi di consumatori ogni giorno.
Unilever impiega circa 169.000 persone in tutto il mondo e ha registrato un fatturato di €52,7 miliardi nel 2016. Circa il 57% del fatturato dell’azienda deriva dai paesi in via di sviluppo e dai mercati emergenti.
Il portafoglio dell’azienda include oltre 400 brand presenti nelle case di tutto il mondo tra cui Dove, Sunsilk, Knorr, Algida, Magnum, Lipton, Mentadent, Svelto e Coccolino.
L’Unilever Sustainable Living Plan (USLP), piano per la crescita sostenibile dell’azienda, definisce tre macro-obiettivi:
·Aiutare più di 1 miliardo di persone a migliorare le loro condizioni di salute e il loro benessere entro il 2020
·Dimezzare l’impatto ambientale dei nostri prodotti entro il 2030
·Migliorare le condizioni di vita di milioni di persone entro il 2020
Lo USLP funge da guida che porta alla creazione di valore, aumentando crescita e fiducia e riducendo rischi e costi. I brand sostenibili dell’azienda, infatti, crescono del 50% più velocemente rispetto agli altri marchi e rappresentano circa il 60% della crescita registrata da Unilever nel 2016.
Nel 2017, Unilever si è classificata in prima posizione all’interno del Dow Jones Sustainability Index nella sua categoria di riferimento. Il FTSE4Good Index ha assegnato all’azienda il punteggio più alto nella categoria Ambiente. Inoltre, Unilever guida da sette anni il ranking Global Corporate Sustainability Leaders, risultato della ricerca che GlobeScan/SustainAbility conduce ogni anno. Infine, Unilever si è impegnata a divenire carbon positive entro il 2030.
Per ulteriori informazioni su Unilever e i suoi marchi potete visitare il sito www.unilever.it.
LA STARTUP HI-TECH CHE INNOVA L’INDUSTRIA 4.0 TRIONFA AL PNI
La prima barca a vela da competizione altamente resistente e performante completamente stampata in 3D con processi innovativi: la sfida imprenditoriale della startup siciliana Ocore vince il Premio Nazionale Innovazione
A lei il premio della categoria Industrial e il premio dei premi conferiti da FS Italiane, main partner della 15esima edizione del Premio
Costruire la prima barca a vela da competizione completamente stampata in 3D con processi innovativi e materiali altamente resistenti e performanti. Da qui è partita la sfida di Ocore, startup palermitana fondata da due ingegneri e un architetto navale, che osservando la natura hanno sviluppato una nuova tecnologia di stampa robotica 3D che consente di ottenere strutture di grandi dimensioni al contempo leggere e dalle grandi prestazioni.
La vittoria al PNI 2017
L’idea di Ocore ha trionfato al PNI – Premio Nazionale per l’Innovazione, promosso dalla rete nazionale degli incubatori di impresa universitari (PNICube) con la co-partecipazione di FS Italiane per far emergere i migliori progetti d’impresa ad alto contenuto tecnologico nati nelle università e nei centri di ricerca d’Italia. Sessantacinque le startup finaliste, selezionate tra le 1.031 idee d’impresa che hanno partecipato alle 17 StartCup regionali, che si sono sfidate ieri pomeriggio a Napoli nel Complesso Universitario Federico II di San Giovanni a Teduccio per aggiudicarsi i 4 premi settoriali di 25mila euro nelle categorie Life Sciences, Cleantech & Energy, Industrial, ICT e il titolo di vincitore assoluto del PNI 2017. FS Italiane ha sostenuto con un riconoscimento di 25mila euro il miglior progetto di impresa della categoria Industrial e con un premio di altri 25mila euro da investire nelle proprie attività hi-tech il campione assoluto del PNI. La business idea di Ocore, startup incubata presso il Consorzio Arca di Palermo, si è aggiudicata entrambi i premi.
L’innovazione di Ocore
Osservando la natura Daniele Cevola, Francesco Belvisi e Mariga Perlongo hanno sviluppato e brevettato una nuova strategia di deposizione del materiale che sfruttando un algoritmo ispirato ai frattali e utilizzando polimeri avanzati rinforzati con fibre di carbonio permette di realizzare strutture ad altissime prestazioni, più forti, più durevoli e allo stesso tempo più leggere. Da tavole da surf a strutture di grandi yacht interamente costruite attraverso il primo robot di stampa 3D ad alte prestazioni, senza modelli e stampi, superando i problemi della stampa 3D tradizionale. La nautica è stato il settore scelto per mettersi alla prova e vincere la sfida ma le applicazioni sono innumerevoli in tutti quei settori che richiedono il massimo di prestazioni e leggerezza.
FS Italiane è una delle più grandi realtà industriali d’Italia. Conta circa 74.200 donne e uomini (di cui quasi 7.000 all’estero), oltre 8mila treni ogni giorno e 250mila bus/chilometro. FS Italiane trasporta in un anno circa 750 milioni di passeggeri su ferro (600 in Italia, 150 all’estero), 290 milioni su gomma (160 milioni in Italia, 130 all’estero), e 50 milioni di tonnellate di merci. Il network ferroviario è di oltre 24mila chilometri di rete, di cui 1.350 dedicati ai servizi alta velocità.
PNICube è l’Associazione italiana degli incubatori universitari e delle business plan competition regionali, denominate StartCup. Nata nel 2004, ha lo scopo di stimolare la nascita e accompagnare al mercato nuove imprese ad alto contenuto di conoscenza generate dal mondo accademico. Oggi PNICube conta 46 associati tra Università e incubatori accademici e 17 StartCup attive.
Nel 2017 gli investimenti in Equity di startup hi-tech in Italia ammontano a 261 milioni di Euro, in crescita del 20% rispetto al 2016.
Calano gli investimenti formali (-21%), ma il mercato italiano delle startup cresce grazie a finanziamenti esteri (+163%), Business Angel Network e Crowdfunding
Crescono sia il contributo sia degli attori informali come Business Angel Network e piattaforme di Equity Crowdfunding (89 milioni di Euro), sia quello proveniente da fonti internazionali (92 milioni di Euro), soprattutto da Stati Uniti e Regno Unito.
Il 46% delle startup hi-tech italiane finanziate si rivolge a clienti esteri, ma dalla distribuzione dei ricavi provenienti da oltreconfine emerge come oltre 8 startup su 10 vantino meno del 50% di fatturato di origine estera.
Nel Nord e nel Centro Italia, il fattore predominante nella scelta della localizzazione della sede è l’ecosistema a supporto delle startup (29% e 33% delle risposte) mentre, al Sud e nelle Isole, le motivazioni si spostano sugli incentivi conferiti da autorità pubbliche (23%).
Cresce la fiducia degli investitori esteri (+163% rispetto al 2016), i finanziamenti dei quali rappresentano il 36% dei fondi a disposizione delle startup hi-tech italiane. Passa da 101 milioni nel 2016 a 80 milioni nel 2017 il contributo economico degli investitori formali italiani, ma a bilanciare la decrescita è l’aumento del 10% dei finanziamenti da parte di attori informali.
Per il Nord e il Centro Italia iI sistema a supporto delle startup è la principale motivazione che influenza la scelta della localizzazione della sede (per il 29% e 33% del campione), insieme all’accesso a personale qualificato in loco (17%). Al Sud e nelle Isole, le motivazioni si spostano sulla possibilità di accedere a incentivi conferiti da autorità pubbliche (23%) e sulla dimensione del mercato (23%).
Queste sono alcune delle evidenze emerse dall’Osservatorio Startup Hi-tech promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano* in collaborazione con Italia Startup – l’Associazione dell’ecosistema startup italiano – giunto alla sua quinta edizione e presentato in occasione del convegno “Corporate Entrepreneurship e Open Innovation: innovare con un occhio alle startup!”.
“Nel 2017 gli investimenti in Equity di startup hi-tech in Italia ammontano a 261 milioni di euro, in crescita del 20% rispetto al valore totale consuntivo del 2016 (217 milioni di euro)”, afferma Antonio Ghezzi, Direttore dell’Osservatorio Startup Hi-tech del Politecnico di Milano. “In ogni caso, come già rilevato nelle scorse edizioni della Ricerca, un paragone con altri ecosistemi più maturi e con dotazioni di risorse finanziarie estremamente più alte (vedi USA e UK, ma anche Israele, Francia e Germania) non è ancora ipotizzabile. L’ecosistema startup hi-tech italiano continua purtroppo a soffrire di un cash shortage a monte, e dovrebbe essere sostenuto da opportuni strumenti ed operazioni ad esso interamente destinati e dedicati. È doveroso osservare però come all’interno di questo trend vi sia una nota positiva per le startup nostrane: si evidenzia infatti un aumento del taglio medio di investimento (circa il 70% dei quali superano i 500.000 euro), segnale che anche in Italia è possibile ottenere round di fascia medio-alta che aiutino la startup a proseguire nel processo di crescita”.
Gli investimenti in startup hi-tech italiane nel 2017 Gli investimenti da parte di attori formali calano del 21%, passando dai 101 milioni del 2016 agli 80 milioni del 2017. Certamente un dato negativo, anche a fronte dell’ottima performance fatta registrare nel 2016 (dove per la prima volta avevano sfondato il tetto dei 100 milioni) ma la diminuzione non deve suscitare allarmismi. Negli ultimi sei anni, infatti, si è assistito spesso ad andamenti altalenanti, dove le dimensioni ancora ridotte degli investimenti complessivi potevano essere influenzate significativamente da poche grandi operazioni dell’ordine delle decine di milioni di euro.
I finanziamenti da attori informali fanno da contraltare al comparto precedente, bilanciando in parte la loro decrescita grazie ad un trend positivo (+11%) che li porta a raggiungere quota 89 milioni di euro (contro gli 81 milioni di euro del 2016). Per la prima volta dal 2012 si registra quindi il “sorpasso” degli investimenti informali su quelli formali, guidato prevalentemente dalle componenti degli Angel Network e dei Business Angel indipendenti[1], nonché da una forte crescita dell’Equity Crowdfunding che raddoppia il suo valore dell’anno, per una stima pari a oltre 10 milioni di euro[2] (entrambe le componenti positivamente influenzate dagli incentivi legati al 30% di detrazione fiscale sulle somme investite in startup e PMI innovative).
“Considerando la distribuzione della ricchezza nel Paese, l’Italia mostra una elevata percentuale di potenziali Angel che potrebbero guardare con interesse all’opportunità di investire in startup hi-tech”, afferma Raffaello Balocco, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Startup Hi-tech. “Da questo punto di vista si può e si deve ancora maturare sotto l’aspetto culturale, con riferimento alla nostra tradizionale scarsa propensione al rischio e al “terrore” per il fallimento. La componente che mostra il trend di crescita più significativo è legata agli attori internazionali, i cui investimenti nel 2017 sono ben oltre il doppio rispetto ai 35 milioni di euro consuntivati nel 2016. Questo dato, estremamente positivo, è tuttavia impattato in maniera netta da una singola grande operazione il cui valore di oltre 40 milioni di euro pesa per quasi la metà di tutta la componente (nonché per quasi un sesto degli investimenti totali in startup hi-tech italiane nell’anno). In ogni caso, appare evidente il crescente interesse da parte di player internazionali rispetto alle eccellenze rappresentate dalle startup italiane, con particolare riferimento quest’anno al comparto Life Sciences”.
“I numeri che emergono dalla ricerca di quest’anno sono a luci e ombre” afferma Federico Barilli, Segretario Generale di Italia Startup“la crescita complessiva degli investimenti dice che l’ “offerta” di startup hi-tech italiane di qualità è complessivamente buona e attrae investimenti importanti anche dall’estero. Di contro, il ritardo rispetto a sistemi industriali analoghi al nostro, quali Francia e Germania, rimane rilevante e la massa di investito da parte di venture capital ed angel italiani rimane molto, troppo contenuta se si considera la grande consistenza del patrimonio privato del nostro Paese. E’ parte di quest’ultimo che va indirizzato verso il capitale di rischio, sia tramite la leva fiscale e la semplificazione delle procedure, sia soprattutto coinvolgendo il mondo industriale italiano, secondo modelli di open innovation e corporate venture, quindi in logica non speculativa ma, appunto, industriale, cioè con benefici di prodotto/mercato per le startup e di innovazione per le imprese mature”.
Gli investimenti da parte degli attori internazionali
A fronte del loro crescente peso assoluto (92,17 milioni di euro) e relativo (36% sulla raccolta complessiva), meritano particolare approfondimento gli investimenti da parte di attori stranieri. L’investment inflow, ossia i capitali attratti dall’ecosistema startup hi-tech da parte di player esteri, proviene prevalentemente da Europa (51,4%), USA (38,1%), Israele (7,3%) e Russia (0,5%), mostrando una distribuzione eterogenea; focalizzandosi sui 49,7 milioni di euro provenienti da investitori europei, si riscontra un 35,9% da investitori con sede in UK, seguiti da Benelux (24,5%) e Svizzera (19,1%). La stragrande maggioranza degli investimenti internazionali proviene da attori formali (77,04 milioni di euro, pari all’83,6% del totale). È inoltre interessante rilevare come investitori italiani abbiano finanziato startup straniere, per un totale di 65,8 milioni di euro: questo può rappresentare l’investment outflow, un flusso in uscita dal nostro ecosistema. La comparazione tra investment inflow e outflow, ossia flussi in ingresso e in uscita dall’ecosistema italiano, consente di mettere in luce una “bilancia commerciale” degli investimenti, che nel 2017 mostra un avanzo di 26,4 milioni di euro, testimonianza della crescente attrattività internazionale del nostro panorama startup hi-tech a prescindere dai suoi tuttora evidenti limiti dimensionali.
Le scelte di localizzazione ed internazionalizzazione delle startup Per quanto riguarda le ragioni alla base della scelta di localizzazione dell’impresa, si nota come il sistema a supporto delle startup sia la principale motivazione (24,6%) per le startup hi-tech italiane; segue la vicinanza culturale del mercato (14,6%) e la presenza di aziende o distretti industriali che possano favorire le attività delle startup (14,6%). Volendo discriminare per macro-aree geografiche, nel Nord e Centro il sistema a supporto delle startup è fattore predominante (29% e 33% delle risposte), mentre al Sud e nelle Isole, venendo a mancare la componente legata all’ecosistema, le motivazioni si spostano sugli incentivi conferiti da autorità pubbliche (23%) e sulla dimensione del mercato (23%).
In relazione al portafoglio clienti delle startup hi-tech finanziate italiane, il 46% del campione presenta attualmente clienti internazionali, ma la distribuzione dei ricavi provenienti da questi clienti mostra come l’82% cumulato di startup vanti meno del 50% di fatturato di origine estera. I clienti internazionali sono prevalentemente concentrati in Europa (56%); seguono il Nord America (21%) e l’Asia (15%). Il dettaglio sull’Europa mostra come le nostre startup siano maggiormente aperte al mercato del Regno Unito (31% dei clienti esteri) e a quello tedesco (19%); a seguire la Svizzera e la Spagna (entrambe rappresentate con il 13%). Il processo di internazionalizzazione costituisce una forte priorità strategica per le startup hi-tech, a conferma dei risultati già evidenziati nel Rapporto 2016. Infatti, se soltanto il 22% del campione attualmente possiede una sede all’estero – nello specifico, in Nord America (33%), Regno Unito (29%), Germania e Spagna (14% ciascuna) e Francia (10%) – il restante 78% dichiara di stare pianificando un’espansione internazionale entro il prossimo anno.
Conclude Antonio Ghezzi: “Complessivamente, nel 2017 emergono alcuni segnali negativi di carattere strutturale, legati alla riduzione degli investimenti da parte degli attori formali e a un dimezzamento delle exit rilevate (8 deal, tutti effettuati attraverso operazioni di trade sale, rispetto ad una media storica di oltre 20 exit all’anno). Tuttavia, l’ecosistema vede nel contempo l’amplificarsi di trend positivi già evidenziati lo scorso anno, fra tutti l’aumento del peso degli attori internazionali e la propensione delle startup all’internazionalizzazione e alla collaborazione con imprese consolidate. Se valutato all’interno di un contesto che vede ancora un numero limitato di attori dedicati alle attività di Venture Capital, tale collaborazione con il sostrato di grandi aziende – ma anche di Piccole-Medie Imprese – italiane può costituire un significativo volano per lo sviluppo dell’ecosistema”.
[1] Fonte: integrazione tra risultati Survey IBAN 2015 e dati raccolti da fonti primarie e secondarie
[2] Fonte: Osservatorio CrowdFunding della School of Management del Politecnico di Milano
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