È ormai completo il programma della tavola rotonda del 19 settembre, dedicata al futuro dell’IT nelle imprese. L’incontro, promosso congiuntamente da CDTI, Data Manager e S3.Studium, vedrà l’intervento di un folto gruppo di relatori.
Aprirà il dibattito una relazione di Gianluca Ciminata (CapGemini) sugli scenari globali dell’IT. Seguirà il dibattito, stimolato da Antonio Savarese, cui parteciperanno Daniela Carbone,Direttore Servizio Innovazioni Tecnologiche di Asstra, Fabio Lalli, CEO di Iquii, Alessandro Musumeci, CIO di Ferrovie dello Stato, Stefano Sappino,dirigente d’azienda esperto di ICT, Stefano Palumbo, direttore Ricerca diS3.Studium, Orazio Viele, Direttore Generale Tecnica, Ricerca e Innovazione del Gruppo Engineering.
Durante l’evento verrà presentato il progetto IT 2020, il cui avvio è previsto per la fine di ottobre. L’incontro si svolgerà dalle 17,00 alle 20,00 presso la sede di S3.Studium, in Corso Vittorio Emanuele II 209, al secondo piano.
La partecipazione è libera, ma è necessario prenotarsi scrivendo a:comunicazione@s3studium.it e attendere la nostra conferma.
Un motore di cambiamento L’IT è senz’altro uno dei motori principali del cambiamento attuale nelle aziende. Le attese dei clienti verso le innovazioni tecnologiche – in tutti i settori – sono crescenti e quindi acquisire un vantaggio competitivo in quest’ambito può avere effetti vistosi sul business, così come può averne il ritardo nell’innovazione. Le sfide tecnologiche si intrecciano con le necessità di cambiamento organizzativo. Il mondo delle app sta diventando sempre più coinvolgente: i siti web e le risorse aziendali restano disponibili sul web, ma tutto diventa anche “app-ficato”. Il ruolo dell’IT si sposta da developer di servizi a quello di un broker di servizi, aiutando le singole business unit a selezionare le soluzioni in grado di soddisfare le loro esigenze di business.
Finalità del progetto Come reagiranno le imprese alle sfide che l’evoluzione tecnologica implica? Come si combineranno le innovazioni nell’offerta con la disponibilità di nuovi device? Quali competenze verranno sviluppate? Quale sarà, il profilo e il “peso” organizzativo del CIO?
The Importance of Automation, Flexibility, and Agility when Enterprise Organizations Rely on The Cloud
How Automation, Self-Service, and Manageability are Needed to Design The New Cloud Architecture
How The Cloud Brings Server, Storage, Networking, and Computing Together
The wide area network, or WAN, is essential to next-generation cloud computing. This video featuring Forrester Research analyst Vanessa Alvarez looks at what is required for next-generation cloud implementations and the critical role the wide area network plays in the success of cloud deployments.
«Ho visto tanti, troppi sistemi informativi cresciuti male e in fretta come delle brutte periferie e invece vorrei vedere, progettare quartieri modello per aiutare la crescita e la competitività delle organizzazioni»
Stiamo vivendo un periodo di rapidi cambiamenti che comportano grandi novità per le aziende, le organizzazioni It e il modo in cui le persone vivono e utilizzano le tecnologie. Questi cambiamenti, interesseranno milioni di persone e un mercato di enormi proporzioni, rivoluzionando i tradizionali approcci alle attività di business e all’utilizzo delle tecnologie It. Le organizzazioni Ict hanno da tempo compreso che la dinamicità dei mercati e le sempre più elevate esigenze di qualità espresse dai clienti, richiedono un ripensamento della missione “dell’azienda It”. Tutto questo dimostra che i Cio devono concentrarsi sull’allineamento tra business e It dei processi che consentono all’azienda di differenziarsi.
Di tutto questo abbiamo discusso con Antonio Calabrese amministratore delegato di Rippols (www.rippols.com) ed ex responsabile dei sistemi informativi del Reparto Corse della Ferrari,
cui abbiamo posto alcune domande.
Quali sono i fattori critici di successo per un Cio?
Calabrese: La risposta a questa domanda presuppone che si abbia una definizione condivisa di cosa è un Cio. Purtroppo questa definizione è variabile con la caratterizzazione delle imprese in termini di dimensioni, cultura e business.
Il mestiere del Cio si impara in azienda con una formazione scolastica molto attenta agli aspetti tecnologici e molto poco attenta a quelli di management delle risorse. Eppure le nostre società, la nostra economia poggiano sulle tecnologie dell’Ict che fanno la differenza tra un sistema organizzativo ben connesso, integrato e informato e uno composto da un arcipelago disperso di divisioni che ogni volta rielaborano in modo inefficiente dati e piani che dovrebbero costituire il patrimonio competitivo dell’azienda.
Il Cio dovrebbe possedere solide basi teoriche di informatica e comunicazioni, ma soprattutto conoscere i “materiali” disponibili per costruire le architetture informatiche che costituiscono il sistema nervoso delle organizzazioni. Ho visto tanti, troppi sistemi informativi cresciuti male e in fretta come delle brutte periferie e invece vorrei vedere, progettare quartieri modello per aiutare la crescita e la competitività delle organizzazioni. Per questo uso dire che abbiamo bisogno, più che di tecnici, di “architecnici” in grado di leggere il business e di proporre in modo autonomo architetture tecnologiche snelle, efficienti e progettate per seguire e promuovere il cambiamento che troppo spesso siamo costretti a osteggiare.
L’innovazione è nelle macchine o nell’uomo?
Mi è stato insegnato, tanto tempo fa, che le macchine sono solo delle nostre appendici in grado di elaborare molto velocemente informazioni che l’uomo mette loro a disposizione secondo modelli e logiche che è l’uomo a definire. Questo è ancora vero anche se tuttavia bisogna sottolineare che molti degli obiettivi che ci poniamo nel business e nella vita sarebbero irraggiungibili senza l’uso delle macchine, senza la velocità che le caratterizza. Ed ecco allora che, pur essendo l’uomo centrale, pur essendo l’uomo a stabilire la direzione e gli obiettivi personali e di business esso diventa molto meno efficace, direi paralizzato senza la tecnologia e le macchine.
L’innovazione è dunque sempre e ancora nell’uomo ma l’uomo che si impegna a utilizzare la tecnologia in modo intelligente e funzionale ai propri obiettivi ha più probabilità di successo rispetto a chi non la usa o, più facilmente, la subisce.
Un Cio cosa dovrebbe fare per governare al meglio i sistemi informativi?
Avere un monitoraggio continuo su come le risorse economiche vengono utilizzate per la gestione, progettazione, distribuzione e manutenzione dei sistemi informativi. Una funzione di controllo di gestione interna ai sistemi informativi è essenziale per poter prendere delle decisioni avvedute sia sulle tecnologie da adottare che su argomenti strategici quali il sourcing che troppo spesso vengono affidate all’improvvisazione o alle mode.
Dovrebbe inoltre interpretare il suo ruolo alla pari con gli altri interlocutori aziendali non andando a rimorchio delle altre funzioni di business, ma anticipandone i bisogni e i cambiamenti in modo autonomo e proattivo. È necessario un continuo scouting di tecnologie innestato su di una solida piattaforma di sistema pronta ad accogliere i risultati di un confronto continuo e strutturato con il business.
Se è il business a chiedere un’innovazione tecnologica siamo già in ritardo, in affanno e costretti a inseguire.
È più difficile lavorare in un’azienda che è sul mercato e quindi alla continua ricerca del successo o in un’impresa che eroga servizi, commodities e quindi deve garantire il livello di servizio?
Avendo avuto la fortuna di operare sia in aziende di servizi che di produzione di beni durevoli penso che non ci sia una grossa differenza. L’eccellenza e il successo si raggiungono a prescindere dal settore di appartenenza e sono frutto di impegno, motivazione e soprattutto di duro lavoro e attenzione esagerata ai singoli dettagli che fanno la differenza. Sono arrivato in Formula 1 da una società di servizi e, come molti mi facevano notare, non sapevo nulla del business delle corse. Bene, oltre a un totale impegno, credo di aver portato un punto di vista diverso e, come tale, fonte di vantaggio competitivo. Credo che le organizzazioni dovrebbero abbracciare con maggiore entusiasmo i vantaggi portati dalla diversità di esperienze se supportate da solidi fondamentali. Dovremmo promuovere di più la mobilità di Cio in industry differenti.
La formazione italiana ed europea è adeguata per il ruolo del Cio?
No. Infatti sto cercando di promuovere, a fatica, iniziative per la formazione di una nuova generazione di professionisti della gestione delle tecnologie che abbiano gli skill necessari per affrontare le sfide del futuro. Quasi mai buoni sistemisti o programmatori sono pronti a diventare dei Cio. La profonda conoscenza tecnica non abilita la comunicazione e la fertilizzazione di nuove modalità di utilizzo della tecnologia in aziende complesse sempre più interconnesse. A queste competenze vanno aggiunte conoscenze di organizzazione aziendale, leadership, comunicazione, organizzazione, performance assessment, project management, finanza e controllo, protezione della proprietà intellettuale, negoziazione. Sarebbe bello che i giovani laureati frequentassero oltre a dei Master in Business Administration (MBA) anche dei Master in Technology Administration (MTA). Mi piacerebbe conoscere l’opinione dei lettori in proposito.
Il futuro dell’It?
In generale il futuro dell’It non può che essere roseo. Le tecnologie dell’informazione sono così capillarmente onnipresenti che è facile prevedere un lungo e prospero futuro per loro.
Le parole chiave saranno semplicità, comunicazione, interconnessione, integrazione, convergenza di tecnologie e di media. Mi immagino un’It al servizio dell’uomo che parla i linguaggi dell’uomo. Mi immagino un’interazione più semplice e meno conflittuale tra l’uomo e i sistemi informatici, dove tutti possano avere accesso alle informazioni di cui hanno bisogno o possano creare l’applicazione di cui hanno necessità. Credo che la bilancia, il telefono, i servizi postali, la palestra, l’automobile, l’ospedale, il packaging dei cibi che mangiamo, il nostro corpo, solo per citare alcune fonti di informazione, si parleranno e si integreranno per offrirci nuove opportunità di miglioramento.
Quando penso di essere poco realistico mi ricordo che solo pochi anni fa se qualcuno mi avesse detto che sarebbe bastato inserire delle parole chiave in una pagina bianca, senza conoscenza alcuna di database, indici e protocolli di comunicazione, per ottenere il contributo di milioni di computer collegati in rete avrei fatto fatica a crederci.
I limiti sono nella nostra mente e sono fatti per essere superati.
Antonio Calabrese per oltre due decenni, ha appreso e condiviso know how nelle organizzazioni di alto profilo in cui ha lavorato come Aermacchi, Instrumentation Laboratory e Kpmg prima di diventare responsabile dei sistemi informativi della Ferrari Racing Team. Alla fine del 2008 Calabrese ha fondato Rippols con l’obiettivo di consentire alle organizzazioni di utilizzare la tecnologia come un elemento di differenziazione competitiva. Antonio Calabrese vive sulle colline al di fuori di Maranello, a Milano e nel mondo. È sposato con Brigitte e ha due figli, Ludovico e Sofia. Tra i suoi principali successi: 5 campionati del mondo Costruttori in Formula1, HPCwire Awards 2005 “L’attuazione innovativa di un’applicazione HPC”, Editors’ Choice Award 2007 per il più innovativo utilizzo di HPC nel settore automobilistico. Calabrese è anche docente del Master in Comunicazione Pubblica e Politica – Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Pisa.
Secondo lo studio della Economist Intelligence Unit, CEO e CFO riconoscono il valore della relazione con i responsabili HR ma auspicano un maggiore coinvolgimento, allineamento e comprensione della strategia di business
La notizia
Uno studio recentemente condotto dalla Economist Intelligence Unit (EIU) e sponsorizzato congiuntamente da Oracle e IBM ha analizzato come i top manager delle aziende europee percepiscano il ruolo dei responsabili delle Risorse Umane. L’analisi è stata realizzata per identificare le aree di opportunità per i responsabili delle Risorse Umane che vogliano aiutare le rispettive organizzazioni a raggiungere gli obiettivi strategici. L’Economist ha intervistato 235 top manager, 95 dei quali basati in Paesi dell’Europa Occidentale come Belgio, Francia, Germania, Italia, Svizzera e Regno Unito. Il 57% del campione appartiene alla categoria dei CEO o ruoli equivalenti, e il 43% a quella dei CFO o ruoli equivalenti. Lo studio “C-level perspectives of the HR function in Western Europe” evidenzia che sono molti i CEO e i CFO per i quali la competenza e l’esperienza della funzione HR circa le criticità relative al personale possono aiutare realmente un’azienda ad assumere decisioni complesse ma cruciali in periodi economicamente difficili. Lo studio ha anche confermato come il management delle aziende europee consideri di valore la propria relazione con i responsabili HR: nel 69% dei casi gli intervistati hanno descritto tale rapporto lavorativo come “collaborativo e di fiducia” e nel 63% lo hanno definito “di elevato valore”. L’analisi rivela però come ci sia comunque un margine di miglioramento affinché la funzione Risorse Umane diventi ancora più strategica. Solo il 38% degli intervistati ritiene infatti che il responsabile HR svolga un ruolo chiave nella pianificazione strategica e solo uno su dieci pensa che tale ruolo sia “assolutamente determinante”. Come i responsabili HR dell’Europa Occidentale possono posizionarsi meglio in un’ottica di successo
La maggioranza degli intervistati ha espresso preoccupazione rispetto alla effettiva capacità dei responsabili delle Risorse Umane di comprendere le dinamiche business nella loro globalità. Per il 42% il responsabile HR resta infatti troppo focalizzato sui processi e incapace di cogliere lo scenario complessivo, mentre per il 36% non comprende a sufficienza il business aziendale. L’analisi mostra inoltre come i responsabili HR che hanno punti di vista simili a quelli dei CEO e dei CFO hanno altresì maggiori probabilità di risultare influenti. In effetti, l’81% di coloro che appoggiano pienamente la strategia HR attuata dal relativo responsabile di funzione ritiene che quest’ultimo ricopra una posizione strategica fondamentale. I top manager delle società di grandi dimensioni risultano maggiormente preoccupati da possibili criticità relative alle risorse umane che possono condurre a una carenza di leadership. Oltre due terzi degli intervistati che operano in imprese con più di 1.500 dipendenti teme che una mancanza di di leadership possa danneggiare finanziariamente l’azienda nei prossimi 12 mesi; tale preoccupazione è condivisa solo dal 49% di coloro che lavorano invece presso realtà più piccole. Un altro dato interessante è come il top management delle aziende più grandi tra quelle intervistate (fatturato annuo superiore ai 10 miliardi di dollari) discuta con maggiore frequenza le problematiche di talent management con i propri responsabili delle risorse umane. Il 42% degli intervistati che appartengono alle società più grandi afferma infatti di avere frequenti occasioni di confronto relative alle performance e allo sviluppo del Management, rispetto al 24% degli intervistati delle imprese di dimensioni inferiori. Pertanto, il responsabile HR ha l’opportunità di influenzare sensibilmente la direzione strategica della propria azienda laddove: lavori presso un’organizzazione di grandi dimensioni; sia capace di pensiero strategico, in particolare nello sviluppo di personale di livello senior; sappia condividere idee analoghe al CEO e al CFO in materia di strategia HR. Dichiarazione a supporto “Non sorprende vedere come la maggiore preoccupazione degli executive che lavorano presso grandi società sia costituito dalla strategia e dallo sviluppo di talento a livello di leadership”, ha commentato Gretchen Alarcon, Vice Presidente, Oracle HCM Strategy. “I responsabili HR possono provare il loro valore a CEO e CFO focalizzando l’attenzione su strategie finalizzate a favorire il talento nelle figure senior e a trattenere i migliori leader già presenti in azienda”. IBM è membro Diamond di Oracle PartnerNetwork (OPN).
Si profila all’orizzonte un periodo di rapidi cambiamenti, che comporteranno grandi novità per le aziende, le organizzazioniITe il modo in cui le persone vivono e utilizzano le tecnologie. Questi cambiamenti interesseranno milioni di persone ed un mercato di enormi proporzioni, rivoluzionando i tradizionali approcci alle attività dibusinessed all’utilizzo delle tecnologie IT.Le organizzazioniICThanno da tempo compreso che la dinamicità dei mercati e le sempre più elevate esigenze di qualità espresse dai Clienti, richiedono un ripensamento della missione dell’azienda IT secondo un approccio orientato ai Servizi e alla progettazione, implementazione e monitoraggio della qualità delle risorse e dei processi abilitanti.
“La massimizzazione della capacità delle infrastrutture, la riduzione dei costi, i miglioramenti per il passeggero, hanno spinto verso un piano di sviluppo dell’ICT integrato al piano strategico di sviluppo dell’ Aeroporto ”
Nel contesto odierno di un’elevata competizione la gestione di un aeroporto è caratterizzata, oggi giorno, da una tecnologia pervasiva e da un processo di cambiamento sempre più rapido. La scelta del modello di governance per lo sviluppo e la gestione dei sistemi informativi diventa cruciale per gestire la complessità del sistema. Ne abbiamo parlato con Fabio Pacelli – Direttore ICT BAA Italia Spa e Presidente Software Design Spa
“Il futuro sarà caratterizzato da servizi fruibili solo online, pertanto sarà necessario ripensare i processi per l’erogazione dei servizi e renderli più snelli grazie alla tecnologia”
ll futuro del Comune di Roma è all’insegna della tecnologia, dell’e-government, dell’interattività tra amministrazione e cittadini. Il Dipartimento Risorse Tecnologiche – Servizi Delegati – Statistica, ha un ruolo determinante nelle tecnologie del Comune di Roma con la responsabilità della struttura ICT e dei Servizi Anagrafici, Elettorali e Statistici relativi ad una popolazione di oltre 2.800.000 cittadini.
E’ infatti la struttura dell’Amministrazione dedicata all’Information Communication Technology, che gestisce i progetti di E-Government in linea con la crescente domanda di servizi informatici provenienti dall’organizzazione interna del Comune e cura l’implementazione della cooperazione applicativa dell’Amministrazione con gli altri Enti Istituzionali e la comunicazione interattiva con i cittadini e il mondo delle Imprese. Abbiamo discusso del valore strategico dell’ICT con Emilio Frezza – direttore del Dipartimento Risorse Tecnologiche – Servizi Delegati – Statistica del Comune di Roma
“Un progetto informatico dovrebbe sempre partecipare al raggiungimento di un obiettivo di business”
Per rispondere alla crescente complessità della gestione aziendale, dei dati e delle informazioni che transitano all’interno delle imprese, i CIO si stanno dotando di adeguati strumenti IT: gestire il cambiamento strutturale imposto dalla competitività comporta anche l’implementazione di modelli organizzativi funzionali alle attività di business. Conseguentemente, il ruolo del CIO diventa anche quello di ‘facilitatore’ delle strategie di business, e dunque di business manager specializzato in tecnologia. Di questo ne abbiamo parlato conDonatella Paschina – Group CIO di Ermenegildo Zegna
“Il CIO è uscito dal sottoscala ed è entrato nella stanza del business per parlare con l’amministratore delegato ed i direttori di funzione per recepire le loro esigenze”
FIREMA progetta e costruisce materiale rotabile per il trasporto passeggeri, sistemi complementari, ed equipaggiamenti elettrici ed elettronici al sistema informativo di bordo. FIREMA è stata fondata nel 1993 dalla fusione per incorporazione di società operative nel settore ferroviario, allo scopo di integrare le risorse industriali e finanziare per affrontare con maggiore competitività le richieste del mercato nazionale ed internazionale.
FIREMA ha sede principale a Caserta, e siti a Milano, Tito Scalo (Potenza) e Spello (Perugia): impiega oltre mille persone, e nel 2008 ha fatturato circa 190 milioni di euro.
L’obiettivo prioritario di FIREMA è il mantenimento e il potenziamento delle competenze tecniche, che le permettono già da tempo di progettare integralmente un veicolo ferroviario dall’architettura funzionale generale al progetto costruttivo. Abbiamo parlato dell’importanza dell’IT con Nicola Rivezzi – CIO di FIREMA
“Il futuro dell’IT èin bilico tra enormi opportunità derivanti dalla vertiginosa crescita e potenzialità di nuove tecnologie e gravi rischi provenienti da un quadro di riferimento inadeguato di standard internazionali condivisi e riconosciuti”
RINA SpA è la società holding del Gruppo RINA che opera, attraverso le sue strutture organizzative, nei settori della classificazione navale e della certificazione di sistemi e di prodotti, e nell’offerta di servizi avanzati per l’industria.
La società RINA è stata costituita dal Registro Italiano Navale, fondato a Genova nel 1861, una delle più antiche società di classificazione al mondo, che ne è anche l’azionista di riferimento.
Oggi il Gruppo RINA è presente in tutte le principali nazioni del mondo con una struttura che si articola con proprie sedi esclusive in 38 nazioni con oltre 110 uffici, una forza lavoro di 1400 addetti esclusivi di 34 diverse nazionalità..
Abbiamo intervistato Andrea Favati – CIO del Gruppo Rina per capire con Lui l’importanza dell’IT :
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