Telecom Italia e l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia presentano la terza edizione del ciclo PappanoinWeb, il progetto che porta la grande musica classica sul web capitalizzando le possibilità d’interazione offerte dalla Rete e sperimentando nuove forme di divulgazione dei contenuti di qualità e di socializzazione delle esperienze artistiche. Dopo il successo delle prime 2 edizioni, PappanoinWeb torna in rete con 6 nuovi appuntamenti trasmessi sul sitopappanoinweb.telecomitalia.com, che rimarranno disponibili on demand fino al 27 maggio 2014.
Roma, 14 Marzo – Lunedì 18 marzo (ore 21.00) riprende PappanoinWeb, l’iniziativa presentata dall’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e da Telecom Italia che unisce cultura d’eccellenza e nuovi linguaggi digitali. Protagonista della serata sarà Čajkovskij con il suo ultimo capolavoro sinfonico, la celebre Sinfonia Patetica che il Maestro Antonio Pappano, Direttore Musicale di Santa Cecilia, dirigerà in diretta dalla Sala Santa Cecilia in un appuntamento che potrà appassionare anche il pubblico “più lontano”, per formazione e gusti, alla grande musica. Insieme a Pappano e all’Orchestra di Santa Cecilia sarà protagonista Sonia Ganassi, una tra le interpreti più brillanti della scena italiana e specialista nel belcantismo ottocentesco, impegnata ne Le Poéme de l’Amour et de la Mer del francese tardo-romantico Ernest Chausson. In apertura un’altra pagina di notevole bellezza, l’ouvertureIn The Southche Edward Elgar scrisse nel 1904 ispirandosi all’ameno paesaggio di Alassio durante il suo soggiorno ligure.
Il ciclo PappanoinWeb – che prevede 6 nuovi appuntamenti trasmessi sul sitopappanoinweb.telecomitalia.com, che rimarranno disponibili on demand fino al 27 maggio 2014 – conferma il format già sperimentato e consolidato nelle precedenti edizioni. Ogni appuntamento è preceduto dalle ormai tradizionali guide all’ascolto, le lezioni-conversazioni propedeutiche ai concerti realizzate dal musicologo Giovanni Bietti e dallo stesso Antonio Pappano che guidano gli spettatori nell’ascolto e comprensione dei capolavori in programma, disponibili sul sito alcuni giorni prima di ogni concerto. Le serate, inoltre, saranno presentate e seguite dal musicologo Umberto Nicoletti Altimari che interagirà con ospiti e professori dell’Orchestra nei momenti che precedono il concerto e durante l’intervallo.
I concerti verranno inoltre rilanciati sulle properties social Twitter e Facebook di Telecom Italia, utilizzando su Twitter l’hashtag #Pappanoinweb.
PappanoinWeb è un’ulteriore, importante modalità di partecipazione messa a disposizione sia da Santa Cecilia sia da Telecom Italia che intendono così allargare sempre più la base fruitiva della musica, abbattendo qualsiasi barriera spazio-tempo e fondendo sapientemente i più disparati tessuti culturali in grado di avvicinare gli appassionati della musica classica ai linguaggi tecnologici innovativi e, viceversa, i più convinti sostenitori della tecnologia alla ricchezza della letteratura musicale di tutti i tempi.
Nel 2012 con oltre 150.000 streaming erogati, 100.000 utenti unici e più di 600.000 visite, e un tempo medio di permanenza intorno ai 37 minuti,PappanoinWeb si è dimostrato un progetto in grado di andare incontro alle aspettative di un pubblico molto ampio. Grazie a questo approccio innovativo lo spettatore, anche il più lontano, può partecipare gratuitamente – dal proprio computer e da ogni dispositivo connesso in rete – alla grande musica e contemporaneamente condividere impressioni ed emozioni con gli altri appassionati in ascolto grazie alla live chat dedicata ed alle interazioni sui canali social network di Telecom Italia.
Il dataset con 2.529 punti di interesse culturale del Distretto tecnologico per i Beni e le Attività culturali del Lazio (DTC) è online su dati.gov.it e futouring.com
(Roma, 15 marzo 2013). La Finanziaria della Regione Lazio per lo sviluppo, Filas, pubblica il suo primo dataset open. Da oggi sui portali dati.gov.it e futouring.com è online il dataset open sui punti di interesse culturale del Distretto Tecnologico per i Beni e le Attività culturali (DTC), il sistema integrato – gestito da Filas – che valorizza il patrimonio del Lazio attraverso le tecnologie digitali. Sono 2.529 i punti di interesse (POI) messi a disposizione, pubblicati in quattro diversi formati – RDF, N3, Turtle, XML – liberamente accessibili e pronti per il download. E’ inoltre in procinto il rilascio in formato JSON. L’intero dataset del DTC è rilasciato con licenza Creative Commons (CC-BY-SA): è possibile quindi riprodurre, modificare e usare i dati open anche per fini commerciali.
Dall’Ara Pacis al borgo medievale di Sperlonga, dall’Abbazia di Casamari agli scavi di Ostia Antica, fino al castello Angioino-Aragonese di Gaeta, i POI del DTC contengono tutte le informazioni relative a monumenti, opere, siti archeologici e siti d’interesse culturale presenti nel Lazio, sia in italiano che in inglese. I POI – tutti geo-referenziati e catalogati in base al thesaurus del portale italiano della cultura www.culturaitalia.it – sono descritti con un breve testo ed associati ai 3.346 contenuti multimediali (immagini, video, virtual tour e virtual book) presenti su www.futouring.com. Sono inoltre rappresentati in base al modello di dati proposto dal World Wide Web Consortium-W3C, la community internazionale che conta 500 organizzazioni e ha l’obiettivo di portare il web alla sua massima potenzialità definendo anche protocolli comuni per garantire l’interoperabilità su internet.
Filas si inserisce così nel percorso intrapreso dalla Regione Lazio con la Legge Regionale N° 7 del 18 giugno 2012 sugli Open Data che intende adottare nel Lazio un modello di open government basato sul libero accesso ai dati pubblici e su una forte interazione con cittadini e imprese. Dati aperti – quindi disponibili, integrabili e interscambiabili – che possono essere riutilizzati, pubblicati e manipolati liberamente da tutti. Uno strumento che può fungere da acceleratore economico per il territorio: basti pensare che nella sola Ue il volume d’affari sul riutilizzo dell’informazione pubblica stimato dalla Commissione Europea si aggira sui 140 mld di euro l’anno. Anche per questo Filas sostiene la cultura degli open data attraverso 2 bandi regionali dedicati e azioni di promozione in occasione di iniziative come quella dell’International Open Data Day di febbraio scorso.
Il dataset open sui punti di interesse culturale del DTC è scaricabile ai seguenti link:
“I media digitali e sociali sono diversi da quelli tradizionali e le aziende devono ripensare il loro modo di comunicare e la relativa strategia di interazione con gli utenti”
È indubbio che la reputazione aziendale passa anche dalla Rete. Anzi spesso è proprio la Rete che può influenzare la percezione che il pubblico ha di un’impresa grazie a un’informazione meno controllabile e di più ampia portata. Questo cambiamento nel paradigma è un rischio per le aziende o un’opportunità? Una grande azienda come deve gestire questo enorme flusso di comunicazioni e con quali strumenti? Ne abbiamo parlato con Massimiliano Spaziani Brunella – responsabile della Reputation Monitoring Room presso la direzione Corporate Communicationdi Telecom Italia
La Reputation Monitoring Room è una facility di controllo integrato, finalizzata al monitoraggio e all’analisi in tempo reale e on demand delle conversazioni online relative al Gruppo Telecom Italia e delle forme di engagement con le marche del Gruppo, che si sviluppano soprattutto su Social Network e piattaforme di microblogging, blog, forum, siti di news, aggregatori.
Come nasce questo progetto e quali sono i primi risultati che avete raggiunto?
Già dal 2009 – in concomitanza con il crescere delle attività e degli investimenti sui Social Media da parte di Telecom Italia – cominciammo concretamente a porci una serie di domande: com’era possibile comprendere quale fosse l’impatto di ciò che gli utenti dicono online del brand sulla sua reputation? Quali sono i driver di engagement? Com’è possibile coinvolgere gli influencers? Domande comuni a molti. Tanto che proprio per rispondervi, nel 2010, negli Stati Uniti vengono realizzate le prime control room – e penso in primis alla Gatorade Mission Control – che ci hanno ispirato per cominciare a lavorare alla creazione di una nostra monitoring room, a partire dall’autunno 2010. A maggio 2011 è stata avviata una fase pilota, che un mese dopo è approdata al lancio ufficiale della monitoring room dentro l’azienda. La vision e le competenze che hanno portato alla concreta realizzazione della facility ed all’elaborazione dei processi e modelli impiegati al suo interno affondano le loro radici molto più lontano. Partivamo già da esperienze di ascolto e analisi di conversazioni sul web, avendo sviluppato, un anno prima, il progetto Blognation per l’aggregazione di post da blog e l’analisi automatica di testi scritti in linguaggio naturale. Nello studio delle dinamiche comportamentali degli utenti in rete io stesso ho ottenuto una fellowship con il Santa Fe Institute, e, in seguito, ho sviluppato con loro una ricerca – dal titolo “Web and Financial Market as an integrated empirical platform” – che ha influenzato anche molte delle scelte effettuate in ambito monitoring room. Oggi modelli e processi adottati in ambito ReputationMonitoring Room risultano ancora in evoluzione, probabilmente lo saranno sempre; tuttavia la facility risulta ormai stabilmente integrata nei processi di comunicazione corporate di Telecom Italia, e questo rappresenta forse il principale risultato, dovuto anche, anzi in buona parte, alla costruzione del team. Sin dall’inizio, infatti, ho immaginato che la room dovesse avere al suo interno competenze diversificate e complementari: vedi, non mi interessava semplicemente mettere in piedi una struttura di controllo integrato sulle conversazioni, ma realizzare in effetti un progetto che potesse essere al centro dell’elaborazione di strategie e azioni utili per tutto il gruppo di comunicazione corporate. Ho iniziato a lavorare al progetto su input e nell’ambito della funzione Internet Media & Digital Communication di Telecom Italia. Sono successivamente state coinvolte professionalità importanti, oggi il gruppo di lavoro è composto in tutto da quattro persone e ha trovato come collocazione naturale la funzione Corporate Identity, Ricerche & Digital Communication di Telecom Italia.
L’obiettivo della facility è stato sin dall’inizio da un lato quello di rispondere a esigenze di monitoraggio e presidio delle properties aziendali, e quello di analizzare le conversazioni spontanee e l’engagement intorno a Telecom Italia e ai competitors sul Web; dall’altro di stabilire un processo circolare e strategico che trasformasse gli insights ottenuti in concrete indicazioni utili per chi si occupa delle operations. Più avanti – dopo la fase di startupping e di modellizzazione – abbiamo ampliato il nostro obiettivo fino all’elaborazione di modelli di analisi ed indici che misurino gli impatti delle conversazioni online e delle diverse attività social sulla reputation di Gruppo. A livello di outcomes, produciamo report di analisi di iniziative verticali, weekly report sulle performance delle nostre properties, social network analysis ed altri tipi di analisi ad hoc.
Quanto si parla di Telecom?
I volumi di conversazione che monitoriamo mensilmente si aggirano intorno alle 1.000-1.500 conversazioni, a volte anche 2.000. Tuttavia queste cifre possono subire variazioni significative anche in base agli eventi che emergono in un certo periodo di tempo. Per quanto concerne, ad esempio, alcune iniziative verticali – come il Twitter Time con il nostro AD Marco Patuano – , arriviamo a raggiungere volumi di migliaia di fonti in poche decine di minuti.
In generale, comunque, affianchiamo al monitoraggio di iniziative specifiche la costante analisi e valutazione di tutte le conversazioni inerenti il nostro Gruppo, sia in termini di verifica ed attribuzione del sentiment, sia al fine di verificare se vi siano eventuali criticità a cui rispondere e da segnalare al nostro ufficio stampa.
Come siete organizzati dal punto di vista tecnologico?
La monitoring room è un gruppo di lavoro con competenze diverse; siamo in tutto quattro persone: due esperti di comunicazione e marketing, un ingegnere e un fisico. L’approccio che utilizziamo è di tipo multi-disciplinare e va dalla comprensione del modo in cui si sviluppano le conversazioni, all’identificazione degli influencers della rete fino all’individuazione delle identità in rete. Abbiamo elaborato – ed aggiorniamo costantemente – diversi indicatori di performance e modelli di analisi che tengono conto del modo in cui la conversazione si diffonde in rete. Usiamo vari tool automatici, ma vi è anche una forte operatività manuale; ciò significa, ad esempio, che anche se i nostri tool aggregano le conversazioni e le taggano automaticamente, noi realizziamo anche una valutazione manuale delle conversazioni, soprattutto sul topic e sul sentiment. Negli ultimi anni, ad esempio, abbiamo valutato tra gli altri diversi strumenti di text e sentiment analysis automatica, la cui attendibilità tuttavia ha raggiunto raramente livelli per noi soddisfacenti e tali da poter essere condivisi con il management e le altre business unit.
Per questo è forte – all’interno del nostro gruppo – anche la componente di ricerca: una delle persone che lavorano nella Reputation Monitoring Room ha terminato l’anno scorso un Dottorato di Ricerca sui temi del Social Media Marketing e dell’user engagement, mentre io stesso sono stato fellow del Santa Fe Institute nel biennio 2010-2011. Entrambi siamo da poco tornati da un’esperienza di ricerca e formazione al MIT di Boston.
L’ottimizzazione, l’evoluzione e l’avanzamento strutturale delle modalità di analisi della Reputation Monitoring Room sono per noi obiettivi prioritari.
Ma l’operatività manuale non rallenta i tempi?
Diciamo che cerchiamo di non farli rallentare troppo. Nel caso del Twitter Time, per esempio, abbiamo mandato un report solo un’ora e mezzo dopo la fine dell’evento con l’analisi di un migliaio di conversazioni. Ovviamente quando le conversazioni sono facilmente valutabili, ovvero quando si svolgono su Twitter in 140 battute, riusciamo a restare nell’ambito di un’ora, invece nel caso in cui abbiamo una grossa mole di post sui blog è più difficile.
E’ successo, ad esempio, quando abbiamo analizzato la questione dell’ipotesi di scorporo della rete Telecom Italia in cui ci sono stati diversi rilanci, e contenuti diffusi sui Social: in quel caso abbiamo impiegato un po’ più di tempo, a causa anche dell’esigenza di leggere integralmente e valutare unità di testo decisamente più ampie di un semplice tweet.
Cosa monitorate esattamente?
Social media, blog, siti di news, forum.
Su Facebook accediamo soltanto alle pagine pubbliche e agli account ufficiali, prendendo in considerazione solo quelle conversazioni. Abbiamo però notato che tutto ciò che ha un impatto diretto sul brand è osservabile già a partire dalle conversazioni che si sviluppano su Twitter e su alcuni blog specializzati. Il tipo di interazione che si genera su Facebook, infatti, è di solito meno critica rispetto a quella che si sviluppa su Twitter e che tende a diffondersi con maggiore velocità. Come strumento di analisi utilizziamo Radian 6, per il monitoring di conversazioni on line in generale e un tool custom che accentra le conversazioni ed effettua un crawling più approfondito su Twitter, YouTube e Facebook.
Qual è il valore aggiunto che questa attività porta al business aziendale?
Come Telecom Italia siamo presenti on line su diversi canali e con diverse properties. In particolare, le attività della Reputation Monitoring Room si concentrano sull’ambito Corporate, quindi più sulle conversazioni che possono avere un impatto sul mother brand. La Reputation Monitoring Room costituisce una facility fondamentale per valutare i nostri investimenti, comprendere come performiamo e dare feedback alle strutture operative che gestiscono la comunicazione sui social, ma è anche la fonte di analisi e valutazione della nostra capacità di ingaggiare un dialogo con il social user e degli impatti delle conversazioni online sulla reputazione aziendale, oltre che il centro di smistamento e segnalazione di eventuali alert per l’ufficio stampa. In altre parole, riveste un ruolo centrale all’interno dei processi di monitoraggio della Corporate Communication.
In questo primo periodo avete riscontrato da parte dei vostri clienti interni un vantaggio dall’utilizzo di questi strumenti?
Sicuramente sì: è migliorato il flusso di collaborazione con le operations, si sono intensificate le sinergie tra i diversi canali ed è cresciuto il numero di richieste di report ed insights da parte dei nostri clienti interni. Un altro degli obiettivi che ci siamo posti, d’altra parte, consiste nel monitorare l’impatto delle diverse iniziative di comunicazione verticale sulla visibilità totale del brand: per una precisa scelta di campo, infatti, abbiamo dedicato ad iniziative come Navigare Sicuri, Navigare Insieme, AvoiComunicare e Fondazione Telecom Italia delle pagine Facebook e degli account Twitter (salvo nel caso di Fondazione) specifici, piuttosto che mantenere tutto il flusso comunicativo accentrato solo sugli account di Telecom Italia Group. Se è vero che ciò ha (apparentemente) “disperso” la fanbase su più canali, è anche vero che ci consente di targetizzare meglio le azioni di comunicazione e di raggiungere un pubblico effettivamente interessato a quei temi (riducendo così significativamente il “rumore” generato da updates che magari hanno poco appeal su certi utenti e rischiano di generare disinteresse verso il brand).
Come pensi che vengano utilizzati i social dalle altre aziende?
Negli ultimi anni numerosi brand hanno investito molto sui Social, come testimoniato dal crescente numero di conversazioni e dall’aumentato grado di engagement intorno ad essi ed alle loro attività.
In generale, ho notato che i nostri competitors hanno sviluppato una forte consapevolezza delle potenzialità dei Social; guardando però al panorama italiano in generale, emerge che vi è ancora chi associa le attività sui Social esclusivamente al ritorno sull’investimento.
Essere presenti sui Social Media e monitorarne le azioni spontanee o le reazioni ci consente piuttosto di comprendere, in un’ottica più ampia di quella unicamente legata al ritorno sugli investimenti, quale sia l’impatto delle conversazioni spontanee e come noi influiamo su di esse, dunque qual è l’effetto e il ritorno della nostra comunicazione sulla reputation del brand. Da questo punto di vista c’è ancora molto da fare, ma posso dire – e ne ho avuto conferma parlando sia con varie personalità in ambito accademico (siamo da poco tornati dal MIT Media Lab) che esplorando e valutando attività simili nel mondo – che Telecom Italia è tra le prime aziende a livello globale a dotarsi di una facility che integri così fortemente monitoraggio ed analisi della reputation aziendale.
Credo di poter dire che siamo tra i pochi ad avere un’ampiezza di properties, iniziative (culturali, sociali e di inclusione digitale, solo per citare alcuni dei nostri ambiti di azione) e una profondità di monitoring così strutturate relativamente al mondo Social ed online. I temi di cui ci occupiamo – uniti alle notizie che ci riguardano – sono particolarmente adatti ad essere conversati anche online, ed è dunque piuttosto naturale che il volume di conversazioni che si generano attorno al mother brand sia più alto rispetto a quello di altre utility e aziende italiane.
Non a caso, l’ampio volume di conversazioni, feedback e livelli di engagement che ci arrivano dalla Rete rispetto alle nostre iniziative di comunicazione è stato uno dei motivi che ci hanno spinto a creare la monitoring room.
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Massimiliano Spaziani Brunella – Attualmente responsabile della ReputationMonitoring Room presso la direzione Corporate Communication di Telecom Italia (settore Corporate Identity, Ricerche & Digital Identity – Brand Strategy e Ricerche), da inizio 2011 ha gestito lo start up del progetto.
Massimiliano è un ingegnere informatico ed è stato Fellow del Santa Fe Institute nel biennio 2010-2011, con il progetto: “Web and Financial Market as an integratedempiricalplatform”.
Nello stesso periodo ha coordinato l’area relativa ai progetti di ricerca di Working Capital, l’iniziativa di Telecom Italia per il sostegno ai giovani imprenditori e ricercatori italiani.
Tra le altre attività gestite in ambito Web all’interno di Telecom vi sono stati progetti quali Blognation ed iThink.
Tra le precedenti attività lavorative, rientrano vari anni di esperienza su processi e sistemi di Business Intelligence e CustomerRelationship Management in Telecom Italia, in Sas Institute e in Datamat.
The Importance of Automation, Flexibility, and Agility when Enterprise Organizations Rely on The Cloud
How Automation, Self-Service, and Manageability are Needed to Design The New Cloud Architecture
How The Cloud Brings Server, Storage, Networking, and Computing Together
The wide area network, or WAN, is essential to next-generation cloud computing. This video featuring Forrester Research analyst Vanessa Alvarez looks at what is required for next-generation cloud implementations and the critical role the wide area network plays in the success of cloud deployments.
Napoli, 13 marzo 2013 – Docebo, (www.docebo.com) fornitore di soluzioni Cloud E-Learning a livello globale, ha rilasciato il plug-in “open source” per l’interfacciamento tra la sua piattaforma E-Learning Docebo Cloud e WordPress.
Questo plug-in consente ad organizzazioni di tutto il mondo di trasformare il loro sito WordPress in un portale di Formazione Online di nuova generazione, grazie all’integrazione fra il CMS WordPress e la piattaforma E-Learning Docebo per la formazione a distanza.
In virtù di questa integrazione, i possessori di un sito WordPress possono importare il proprio database utenti all’interno del Learning Management System Docebo, oltre che attivare “widget” grazie ai quali mostrare agli utenti la lista dei corsi ai quali sono iscritti nella piattaforma Docebo.
“Docebo sta rivoluzionando il mercato dell’E-Learning a livello globale, innovando costantemente la propria offerta con nuove release, quali il Marketplace App unico nel suo genere” affermaClaudio Erba – CEO & Fondatore di Docebo. “Abbiamo rilasciato il plug-in per WordPress sotto licenza Open Source perché crediamo nel contributo degli sviluppatori WordPress alla comunità Open, e vogliamo dar loro massima libertà nel lavorare a questo plug-in al fine di migliorare l’esperienza E-Learning Docebo anche dal punto di vista di chi utilizza WordPress”.
Questo plug-in gratuito, rilasciato sotto licenza open source, può essere scaricato dal sito Docebo.com oppure attivato direttamente dall’area amministrazione di WordPress.
(Roma, 13 marzo 2013). Giovani, innovative e ‘web based’. Si chiamano Atooma, GamePix e Discordia e sono le 3 realtà laziali che il 20 marzo presenteranno il proprio modello di business all’Heidelberg Innovation Forum, evento che raduna le 20 migliori imprese europee di industrie creative e le mette in contatto con investitori ed esperti internazionali. La partecipazione all’Heidelberg Innovation Forum, permetterà alle due startup incubate da Enlabs e al team Discordia (vincitore del premio Filas “Castro Adventure Game” al Global Game Jam 2013) di definire meglio il proprio modello di business, ricevere supporto nella fase di ricerca dei finanziamenti ed entrare a far parte della community di FAME, il progetto europeo coordinato da Filas che ha l’obiettivo di favorire lo sviluppo delle industrie creative.
Premiata al Mobile World Congress di Barcellona come migliore App, Atooma è stata sviluppata da Simple Srl, una startup formata da quattro ragazzi di 27 anni. Quest’applicazione Android, che conta già 90mila utenti, è in grado di interagire con tutte le funzionalità del telefono – dai messaggi alle chiamate, alle email – ed è in grado di automatizzare e personalizzare compiti che normalmente vengono svolti da App diverse. Attraverso Atooma ad esempio è possibile programmare lo smartphone ad attivare il wifi appena entrati in casa, mandare un messaggio in automatico a qualcuno per avvisarlo che sei rientrato, attivare automaticamente il bluetooth quando si è in auto ma anche disattivare bluetooth, wifi, 3g e abbassare la luminosità automaticamente se si ha la batteria scarica. Il tutto attivando una semplice ‘regola’ e senza bisogno di codici di programmazione.
Di EnLabs è anche la neonata GamePix, startup specializzata nei giochi online che ha già ideato il videogame BattlePix e che adesso punta alla creazione di un grande game-network: una sorta di sito web con tanti giochi in cui gli utenti possono competere gratuitamente utilizzando un unico avatar virtuale e condividere la loro esperienza con gli amici e altri giocatori sparsi per il pianeta (i videogame utilizzano mappe del mondo reale). Le partecipazioni di Atooma e GamePix sono frutto anche dell’accordo Filas-Enlabs per operare congiuntamente in favore delle startup del Lazio.
All’Heidelberg Innovation Forum ci sarà anche Discordia, il team di 6 ragazzi -dai 20 ai 35 anni- che ha vinto la sfida “Castro Adventure Game” lanciata da Filas al Global Game Jam di Roma 2013. Il gruppo è stato premiato per aver realizzato in sole 48 ore la migliore demo usando come riferimento il progetto “La Tuscia Farnese” del Distretto Tecnologico per i beni e le attività Culturali del Lazio (www.futouring.com). La demo vincitrice, “Visions of Eris”, è basata su realtà aumentata e marcatori (oggetti reali come carte o libri) che – una volta inquadrati con il tablet – rendono possibile un’esplorazione in 3d dell’ambiente.
Sono più di 370 le startup e gli sviluppatori provenienti da 10 diversi Paesi che dal 2005 hanno presentato le loro idee all’Heidelberg Innovation Forum: più della metà hanno avuto importanti contatti con investitori e decision-makers del mercato.
Mimio supporta gli incontri formativi organizzati dalla nota casa editrice con la suite di prodotti MimioClassroom
Milano, 12 marzo 2013 – Mimio, leader globale di tecnologie interattive per l’insegnamento, ha annunciato che anche quest’anno affianca Zanichelli, in qualità di partner tecnologico, nei seminari Il libro nella nuvola: Idee per insegnare con gli ebook multimediali. Zanichelli editore è ente accreditato dal MIUR per la formazione del personale docente.
Iniziati ai primi di marzo, gli incontri formativi proseguiranno per tutto il mese in corso e si svolgeranno nelle più importanti città italiane. Per ogni evento, tenuto da formatori Zanichelli esperti nell’utilizzo delle nuove tecnologie e in particolare degli strumenti Mimio, è prevista una partecipazione di oltre 100 docenti.
Mimio supporta questo ciclo di seminari con la suite di prodotti MimioClassroom che comprende la nuova lavagna interattiva fissa MimioBoard™, utilizzabile sia come LIM che come lavagna tradizionale grazie alla sua superficie scrivibile con pennarelli a secco, il sistema di valutazione MimioVote™, il visualizzatore di documenti MimioView™, il tablet wireless MimioPad™, e il pluripremiato software MimioStudio™ disponibile da marzo nella versione 10.
Fondamentale il contributo di Ligra S.r.l. , distributore esclusivo del marchio Mimio per l’Italia, che si occupa di tutta la parte logistica dei seminari e sarà presente ad ogni incontro per fornire ai docenti informazioni più approfondite sui prodotti Mimio.
“Siamo molto contenti di poter continuare questa partnership con Zanichelli” afferma Teresa Lampugnani, responsabile vendite per il canale educational presso Ligra Srl. “Questa collaborazione ormai consolidata è per noi motivo di grande soddisfazione. Siamo orgogliosi di poter lavorare con Zanichelli, una delle case editrici più affermate nel nostro Paese e maggiormente coinvolte nella promozione di nuove tecnologie interattive per l’insegnamento, e siamo sicuri che i partecipanti agli eventi potranno apprezzare la facilità e l’efficacia con cui i prodotti Mimio si integrano nel loro lavoro di insegnanti che svolgono tutti i giorni.”
Per partecipare è necessario iscriversi su http://seminari.zanichelli.it
Mimio Mimio è leader globale di tecnologie interattive per la didattica e offre un nuovo modo per imparare e un metodo più efficace per l’insegnamento. Mimio, parte integrante del portafoglio globale di Newell Rubbermaid, progetta tecnologie e soluzioni didattiche innovative e vantaggiose per incrementare l’efficacia e il coinvolgimento delle classi nelle scuole di ogni ordine e grado. Per maggiori informazioni visitate il sito mimio.com, seguiteci su Twitter@MimioTechnology e cliccate “Mi piace ” sulla nostra pagina Facebook Mimio.Italia
Artificial Solutions launch INDIGO The world’s first truly personal assistant app
“Indigo assistant takes on Siri: she’ll be everywhere” – Slashgear, Chris Burns
Indigo is the latest product evolution of the natural language technology Artificial Solutions has developed over the years. Whilst our heritage is in providing solutions to Enterprises and large multi-national organisations through online customer service solutions, Indigo is our first foray directly into the consumer market. As the world’s first intelligent mobile personal assistant Indigo will soon be available for Windows 8 and Android devices and offers downloaders a new way to use, control and interact through speech with their device.
Key Highlights
Highly intelligent personal assistant app with powerful NLI capabilities and broad range of features
Able to remember an individual’s preferences to offer a truly personal approach
Capable of operating and remembering across multiple device eco-systems
User controls and manages the device and it’s inbuilt functionality (Social Networks, Calendar, SMS, Calls, Contacts, Weather…) through either speech or text
Remember the technology that Indigo uses is the same technology that is available to enhance your own website and online customer service. Read here just how we can accomplish amazing results through the implementation of an Online Virtual Assistant.
«Ho visto tanti, troppi sistemi informativi cresciuti male e in fretta come delle brutte periferie e invece vorrei vedere, progettare quartieri modello per aiutare la crescita e la competitività delle organizzazioni»
Stiamo vivendo un periodo di rapidi cambiamenti che comportano grandi novità per le aziende, le organizzazioni It e il modo in cui le persone vivono e utilizzano le tecnologie. Questi cambiamenti, interesseranno milioni di persone e un mercato di enormi proporzioni, rivoluzionando i tradizionali approcci alle attività di business e all’utilizzo delle tecnologie It. Le organizzazioni Ict hanno da tempo compreso che la dinamicità dei mercati e le sempre più elevate esigenze di qualità espresse dai clienti, richiedono un ripensamento della missione “dell’azienda It”. Tutto questo dimostra che i Cio devono concentrarsi sull’allineamento tra business e It dei processi che consentono all’azienda di differenziarsi.
Di tutto questo abbiamo discusso con Antonio Calabrese amministratore delegato di Rippols (www.rippols.com) ed ex responsabile dei sistemi informativi del Reparto Corse della Ferrari,
cui abbiamo posto alcune domande.
Quali sono i fattori critici di successo per un Cio?
Calabrese: La risposta a questa domanda presuppone che si abbia una definizione condivisa di cosa è un Cio. Purtroppo questa definizione è variabile con la caratterizzazione delle imprese in termini di dimensioni, cultura e business.
Il mestiere del Cio si impara in azienda con una formazione scolastica molto attenta agli aspetti tecnologici e molto poco attenta a quelli di management delle risorse. Eppure le nostre società, la nostra economia poggiano sulle tecnologie dell’Ict che fanno la differenza tra un sistema organizzativo ben connesso, integrato e informato e uno composto da un arcipelago disperso di divisioni che ogni volta rielaborano in modo inefficiente dati e piani che dovrebbero costituire il patrimonio competitivo dell’azienda.
Il Cio dovrebbe possedere solide basi teoriche di informatica e comunicazioni, ma soprattutto conoscere i “materiali” disponibili per costruire le architetture informatiche che costituiscono il sistema nervoso delle organizzazioni. Ho visto tanti, troppi sistemi informativi cresciuti male e in fretta come delle brutte periferie e invece vorrei vedere, progettare quartieri modello per aiutare la crescita e la competitività delle organizzazioni. Per questo uso dire che abbiamo bisogno, più che di tecnici, di “architecnici” in grado di leggere il business e di proporre in modo autonomo architetture tecnologiche snelle, efficienti e progettate per seguire e promuovere il cambiamento che troppo spesso siamo costretti a osteggiare.
L’innovazione è nelle macchine o nell’uomo?
Mi è stato insegnato, tanto tempo fa, che le macchine sono solo delle nostre appendici in grado di elaborare molto velocemente informazioni che l’uomo mette loro a disposizione secondo modelli e logiche che è l’uomo a definire. Questo è ancora vero anche se tuttavia bisogna sottolineare che molti degli obiettivi che ci poniamo nel business e nella vita sarebbero irraggiungibili senza l’uso delle macchine, senza la velocità che le caratterizza. Ed ecco allora che, pur essendo l’uomo centrale, pur essendo l’uomo a stabilire la direzione e gli obiettivi personali e di business esso diventa molto meno efficace, direi paralizzato senza la tecnologia e le macchine.
L’innovazione è dunque sempre e ancora nell’uomo ma l’uomo che si impegna a utilizzare la tecnologia in modo intelligente e funzionale ai propri obiettivi ha più probabilità di successo rispetto a chi non la usa o, più facilmente, la subisce.
Un Cio cosa dovrebbe fare per governare al meglio i sistemi informativi?
Avere un monitoraggio continuo su come le risorse economiche vengono utilizzate per la gestione, progettazione, distribuzione e manutenzione dei sistemi informativi. Una funzione di controllo di gestione interna ai sistemi informativi è essenziale per poter prendere delle decisioni avvedute sia sulle tecnologie da adottare che su argomenti strategici quali il sourcing che troppo spesso vengono affidate all’improvvisazione o alle mode.
Dovrebbe inoltre interpretare il suo ruolo alla pari con gli altri interlocutori aziendali non andando a rimorchio delle altre funzioni di business, ma anticipandone i bisogni e i cambiamenti in modo autonomo e proattivo. È necessario un continuo scouting di tecnologie innestato su di una solida piattaforma di sistema pronta ad accogliere i risultati di un confronto continuo e strutturato con il business.
Se è il business a chiedere un’innovazione tecnologica siamo già in ritardo, in affanno e costretti a inseguire.
È più difficile lavorare in un’azienda che è sul mercato e quindi alla continua ricerca del successo o in un’impresa che eroga servizi, commodities e quindi deve garantire il livello di servizio?
Avendo avuto la fortuna di operare sia in aziende di servizi che di produzione di beni durevoli penso che non ci sia una grossa differenza. L’eccellenza e il successo si raggiungono a prescindere dal settore di appartenenza e sono frutto di impegno, motivazione e soprattutto di duro lavoro e attenzione esagerata ai singoli dettagli che fanno la differenza. Sono arrivato in Formula 1 da una società di servizi e, come molti mi facevano notare, non sapevo nulla del business delle corse. Bene, oltre a un totale impegno, credo di aver portato un punto di vista diverso e, come tale, fonte di vantaggio competitivo. Credo che le organizzazioni dovrebbero abbracciare con maggiore entusiasmo i vantaggi portati dalla diversità di esperienze se supportate da solidi fondamentali. Dovremmo promuovere di più la mobilità di Cio in industry differenti.
La formazione italiana ed europea è adeguata per il ruolo del Cio?
No. Infatti sto cercando di promuovere, a fatica, iniziative per la formazione di una nuova generazione di professionisti della gestione delle tecnologie che abbiano gli skill necessari per affrontare le sfide del futuro. Quasi mai buoni sistemisti o programmatori sono pronti a diventare dei Cio. La profonda conoscenza tecnica non abilita la comunicazione e la fertilizzazione di nuove modalità di utilizzo della tecnologia in aziende complesse sempre più interconnesse. A queste competenze vanno aggiunte conoscenze di organizzazione aziendale, leadership, comunicazione, organizzazione, performance assessment, project management, finanza e controllo, protezione della proprietà intellettuale, negoziazione. Sarebbe bello che i giovani laureati frequentassero oltre a dei Master in Business Administration (MBA) anche dei Master in Technology Administration (MTA). Mi piacerebbe conoscere l’opinione dei lettori in proposito.
Il futuro dell’It?
In generale il futuro dell’It non può che essere roseo. Le tecnologie dell’informazione sono così capillarmente onnipresenti che è facile prevedere un lungo e prospero futuro per loro.
Le parole chiave saranno semplicità, comunicazione, interconnessione, integrazione, convergenza di tecnologie e di media. Mi immagino un’It al servizio dell’uomo che parla i linguaggi dell’uomo. Mi immagino un’interazione più semplice e meno conflittuale tra l’uomo e i sistemi informatici, dove tutti possano avere accesso alle informazioni di cui hanno bisogno o possano creare l’applicazione di cui hanno necessità. Credo che la bilancia, il telefono, i servizi postali, la palestra, l’automobile, l’ospedale, il packaging dei cibi che mangiamo, il nostro corpo, solo per citare alcune fonti di informazione, si parleranno e si integreranno per offrirci nuove opportunità di miglioramento.
Quando penso di essere poco realistico mi ricordo che solo pochi anni fa se qualcuno mi avesse detto che sarebbe bastato inserire delle parole chiave in una pagina bianca, senza conoscenza alcuna di database, indici e protocolli di comunicazione, per ottenere il contributo di milioni di computer collegati in rete avrei fatto fatica a crederci.
I limiti sono nella nostra mente e sono fatti per essere superati.
Antonio Calabrese per oltre due decenni, ha appreso e condiviso know how nelle organizzazioni di alto profilo in cui ha lavorato come Aermacchi, Instrumentation Laboratory e Kpmg prima di diventare responsabile dei sistemi informativi della Ferrari Racing Team. Alla fine del 2008 Calabrese ha fondato Rippols con l’obiettivo di consentire alle organizzazioni di utilizzare la tecnologia come un elemento di differenziazione competitiva. Antonio Calabrese vive sulle colline al di fuori di Maranello, a Milano e nel mondo. È sposato con Brigitte e ha due figli, Ludovico e Sofia. Tra i suoi principali successi: 5 campionati del mondo Costruttori in Formula1, HPCwire Awards 2005 “L’attuazione innovativa di un’applicazione HPC”, Editors’ Choice Award 2007 per il più innovativo utilizzo di HPC nel settore automobilistico. Calabrese è anche docente del Master in Comunicazione Pubblica e Politica – Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Pisa.
La soluzione migliora grazie alla nuova Oracle RightNow Policy Automation
Cinisello Balsamo (MI) – 11 marzo 2013
La notizia
Oracle ha presentato la nuova versione di Oracle RightNow Cloud Service, potenziata con nuove funzionalità che aiutano le organizzazioni ad automatizzare la gestione e l’attuazione di policy di business complesse necessarie all’erogazione del supporto ai clienti.
Parte di Oracle Cloud, Oracle RightNow Cloud Service è l’unica soluzione cloud per l’assistenza e il supporto multi-canale presente sul mercato in grado di offrire un tale livello di rapidità di delivery e di semplicità di gestione per policy di business altamente complesse.
Risolvere le problematiche dei clienti rispettando policy di business complesse può rappresentare una questione costosa e macchinosa per il personale di molte aziende. Oltretutto, ciò porta spesso i clienti ad avere lunghe interazioni con i canali tradizionali di assistenza per trovare una soluzione.
Con Oracle RightNow Policy Automation, i responsabili delle policy hanno la possibilità di intervenire con efficacia nella gestione delle policy stesse e nei relativi aggiornamenti. La soluzione consente inoltre di fornire risposte ai clienti via web, evitando così ulteriori escalation dei costi.
Questa nuova versione consente alle imprese di risolvere le richieste dei clienti facendo leva su informazioni precise, aggiornate, pertinenti e puntuali, rese disponibili al momento giusto e in tempo reale, senza attese, direttamente sul dispositivo scelto dal cliente.
Valutazione dell’idoneità, contributi sociali, obblighi fiscali, idoneità per permessi o autorizzazioni, borse di studio, premi assicurativi: in qualunque circostanza, Oracle RightNow Cloud Service aiuta le aziende a supportare i clienti in maniera semplice e intuitiva.
Oracle Cloud propone un ampio ventaglio di applicazioni SaaS fra cui Oracle Customer Service and Support Cloud Service, basato su Oracle RightNow Cloud Service.
Le risposte giuste al momento giusto
Questa Versione di Oracle RightNow Cloud Service consentirà alle imprese di:
aumentare l’efficienza grazie a una tecnologia automatizzata per processi decisionali basati su linguaggio naturale, che riduce le complessità e gli errori tipici dell’inserimento manuale;
prendere decisioni trasparenti nei confronti dei clienti e ridurre i follow-up, tramite report di auditing generati automaticamente che tracciano e illustrano ogni singolo passaggio dell’intero processo decisionale.
migliorare la customer satisfaction, ponendo solo quesiti pertinenti al contesto e fornendo risposte puntuali e precise, in linea con la specifica circostanza.
ottenere maggiore reattività ai cambiamenti del business connessi a policy, normative e prezzi, grazie ad aggiornamenti ora gestibili direttamente dagli utenti business attraverso un unico documento di riferimento che viene automaticamente caricato sul Web.
Dichiarazione a supporto
“Con la nuova versione di Oracle RightNow Cloud Service le imprese possono rispondere tempestivamente alle esigenze dei clienti e a policy in rapido cambiamento”, ha spiegato David Vap, Group Vice President Products, Oracle. “Che si tratti del settore pubblico piuttosto che di quello privato, la funzione di Policy Automation di Oracle RightNow Cloud Service permette di supportare con maggiore immediatezza le strategie relative alle policy, semplificandone la creazione, la gestione, la verifica e l’accesso self-service. Tutte queste funzioni contribuiscono a ridurre i costi operativi facendo vivere al cliente al contempo un’esperienza trasparente e coerente”.
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