Bancomat – rischio malware!

Gli esperti di Kaspersky Lab hanno scoperto che i bancomat sono a rischio!

È possibile accedere illegalmente a quasi tutti i bancomat al mondo e sbancarli con o senza l’aiuto di malware. Secondo una ricerca condotta dagli esperti di Kaspersky Lab, questo è dovuto all’uso diffuso di software vecchi o non protetti, ad errori nella configurazione di rete e ad una mancanza di una protezione fisica.

Per molti anni la più grande minaccia sono stati gli skimmer, dispositivi speciali collegati a un bancomat per rubare i dati dalle bande magnetiche delle carte di credito. Le tecniche malevole si sono evolute e i bancomat sono stati esposti a maggiori pericoli. Nel 2014, i ricercatori di Kaspersky Lab hanno scoperto Tyupkin, uno dei primi esempi di malware per bancomat ampiamente conosciuto, e nel 2015 hanno rilevato Carbanak, che, tra le altre cose, è in grado di sbancare un bancomat attraverso l’infrastruttura compromessa della banca. Entrambi gli esempi di attacco sono stati realizzati sfruttando molte debolezze comuni nella tecnologia bancomat e nell’infrastruttura che li supporta.

Nel tentativo di mappare tutte le problematiche di sicurezza dei bancomat, gli specialisti nei test di penetrazione di Kaspersky Lab hanno portato avanti una ricerca basata sull’analisi di attacchi reali e sui risultati delle valutazioni di sicurezza dei bancomat di numerose banche internazionali.

Problemi software

Come risultato della ricerca, gli esperti hanno dimostrato che gli attacchi malware contro i bancomat sono possibili principalmente a causa di due problematiche di sicurezza:

  • Tutti i bancomat sono PC che installano versioni molto vecchie dei sistemi operativi come Windows XP. Questo li rende vulnerabili a infezioni con malware PC e attacchi attraverso exploit. Nella maggior parte dei casi, il software che permette al PC del bancomat di interagire con l’infrastruttura della banca e le unità hardware, elaborando l’erogazione di contanti e le operazione delle carte di credito, è basato sullo standard XFS. Questa è una caratteristica tecnologica piuttosto vecchia e non protetta, creata originariamente per standardizzare il software dei bancomat, così da poter lavorare con qualsiasi dotazione indipendentemente dal produttore. Il problema è che lo standard XFS non richiede autorizzazione per i comandi che esegue, questo significa che ogni app installata o eseguita sul bancomat può inviare comandi a qualsiasi altra unità hardware del bancomat, compreso il lettore di carte e l’erogatore di banconote. Nel caso in cui un malware infetti un bancomat, avrà funzionalità praticamente illimitate di controllo dello stesso: potrà trasformare il PIN pad e il lettore di carte in skimmer ‘nativi’ o erogare tutto il denaro del bancomat grazie a un comando dell’hacker.

Sicurezza fisica

In molti casi analizzati dai ricercatori di Kaspersky Lab, i criminali non hanno dovuto usare i malware per infettare il bancomat o la rete della banca a cui era collegato. Questo è stato possibile a causa della mancanza di sicurezza fisica degli stessi bancomat, una problematica molto comune a questi dispositivi. Sovente i bancomat sono realizzati e installati in modo che una terza parte possa facilmente accedere al PC integrato nel bancomat o al cavo di rete che connette la macchina a Internet. Ottenendo anche un accesso parziale al bancomat, i criminali potenzialmente possono:

Un centro di elaborazione falso è un software che analizza i dati di pagamento ed è identico al software della banca, a parte il fatto che non appartiene alla banca. Una volta che il bancomat è ricollegato al centro di elaborazione fasullo, i criminali informatici possono eseguire qualsiasi comando vogliano e il bancomat li eseguirà.

Come evitare che i bancomat siano sbancati

“I risultati della nostra ricerca dimostrano che sebbene i vendor ora stiano cercando di sviluppare bancomat con elevate caratteristiche di sicurezza, molte banche stanno ancora utilizzando modelli non sicuri e questo li rende impreparati ad affrontare i criminali che invece sfidano la sicurezza di questi device. Questa è la realtà di oggi che provoca sia alle banche sia ai clienti enormi perdite finanziarie. Dal nostro punto di vista questo è il risultato di una falsa credenza di lunga data, secondo la quale i cyber criminali sono interessati solo ad attacchi informatici contro l’Internet banking anche se assume sempre più valore la possibilità di sfruttare le vulnerabilità,perché gli attacchi diretti a questi dispositivi accorciano in modo significativo la strada verso il denaro”, ha dichiarato Morten Lehn, General Manager di Kaspersky Lab Italia.

Sebbene i problemi di sicurezza elencati sopra molto probabilmente sono comuni in tutto il mondo, non significa che la situazione non possa essere risolta. I produttori di bancomat possono ridurre il rischio di un attacco implementando queste misure:

  • In primo luogo, è necessario rivedere lo standard XFS con una maggiore attenzione alla sicurezza e introdurre l’autenticazione a due fattori tra dispositivi e software legittimi. Questo aiuterà a ridurre le probabilità di prelievi di denaro non autorizzati, usando trojan e attacker e ottenendo un controllo diretto sulle unità bancomat.
  • In secondo luogo, è necessario implementare l’authenticated dispensing per escludere la possibilità di attacchi attraverso falsi centri di elaborazione.
  • Infine, è necessario implementare la protezione crittografica e il controllo di integrità sui dati trasmessi tra tutte le unità hardware e il PC all’interno del bancomat.

Per avere ulteriori informazioni sulla sicurezza dei bancomat è disponibile un articolo di Olga Kochetova su Securelist.com: https://securelist.it/pubblicazioni/61261/malware-and-non-malware-ways-for-atm-jackpotting-extended-cut

SAP Health Engagement: nuovi strumenti per migliorare la salute delle persone

Una nuova soluzione che offre agli operatori del settore la flessibilità di creare nuove offerte per aiutare la cura di malattie croniche e altre patologie. SAP SE (NYSE: SAP) ha annunciato SAP® Health Engagement, una nuova soluzione che permette ai pazienti di essere in contatto diretto con il personale medico. La soluzione consente agli operatori medici, alle compagnie assicurative e farmaceutiche la possibilità di sviluppare applicazioni personalizzate per aiutare i pazienti a monitorare il loro stato di salute con la definizione di parametri-obiettivo, così come di assessment su misura per malattie croniche e altre patologie. Creando questo legame diretto tra pazienti e professionisti del mondo della salute con dati in tempo reale e analytics disponibili rapidamente, la tecnologia permette ai medici e agli operatori sanitari di intervenire più rapidamente per migliorare i risultati delle terapie e ridurre i costi relativi alle cure sanitarie.

“SAP sta sviluppando tecnologia avanzata che migliora la vita delle persone e la pone al centro delle cure sanitarie”, ha dichiarato Werner Eberhardt, general manager of personalized medicine di SAP. “La soluzione SAP Health Engagement consente alle aziende che operano nella sanità di sviluppare applicazioni che aiutano i pazienti a gestire malattie croniche, offre la possibilità di curarsi a casa con percorsi personalizzati e coinvolge i pazienti nei testi clinici. Avendo a disposizione una connessione 24×7 con i loro medici, i pazienti possono gestire meglio la propria salute”.

Precursore di SAP Health Engagement è stato SAP Health Link frutto della collaborazione tra SAP e Roche Diabetes Care Germany, soluzione sviluppata per la prevenzione del diabete. SAP Health Link  permette ai responsabili sanitari di collegarsi direttamente attraverso una serie di servizi digitali con i pazienti a rischio di diabete di tipo 2 (T2D) e di accompagnare questi pazienti nel loro percorso terapeutico. Forte di questa esperienza e dei feedback ricevuti dai clienti, SAP Health Engagement è stato creato per offrire un toolkit di sviluppo flessibile che può essere usato per disegnare applicazioni su misura per qualsiasi malattia cronica o stato di salute. Queste applicazioni accompagnano il paziente nei test clinici e nel personalizzare le cure direttamente a casa.

“Come prima cosa questa piattaforma ha il potenziale di migliorare e rendere unica la relazione tra medico e paziente per ogni tipo di malattia cronica”, ha commentato Dirk Uebelhör, head of Roche Diabetes Care Germany.

Raccogliere i dati dei pazienti

SAP Health Engagement raccoglie i dati generati dai sensori che indossano i pazienti in un’applicazione mobile e in modo sicuro sincronizza le informazioni praticamente in tempo reale. I dati provenienti dai sensori possono essere integrati nell’applicazione nativamente o tramite Bluetooth, ad esempio con Apple HealthKit. I clienti possono facilmente rendersi riconoscibili dal sistema scannerizzando il proprio QR Code con applicazioni mobile. In questo modo i dati del database di back-end vengono estratti automaticamente e resi disponibili sul dispositivo del paziente.

Trasmettere e archiviare in sicurezza le informazioni

SAP Health Engagement, che si basa su SAP HANA® Cloud Platform, permette l’elaborazione di analisi in tempi rapidi, e di disporre di dati in tempo reale per scopi di ricerca. Questo garantisce l’individuazione veloce di nuove ipotesi per la terapia in contesti complessi e nel rispetto dei più elevati standard di sicurezza e privacy. La soluzione offre ai pazienti il pieno controllo sui dati relativi alle proprie condizioni di salute, consentendo loro di decidere chi può avere accesso a queste informazioni.

Rendere più semplice la gestione dei programmi

I responsabili sanitari possono creare programmi personalizzati per la gestione del benessere e della salute, che incoraggino e migliorino le cure gestite in autonomia dai pazienti. Questi programmi aiutano i pazienti ad avere uno stile di vita più sano attraverso l’uso di un’applicazione mobile che monitora lo stato di salute e permette la raccolta dei dati (che possono essere resi anonimi) necessari per avviare nuove analisi e ricerche più efficaci.

Per ulteriori informazioni visitare SAP News Center. 

Amazon on the Attack of Netflix

In an attempt to gain market share, the Seattle based online retailer Amazon has come up with a new pricing model for its subscription video on demand (SVoD) service. From now on users can subscribe on a monthly basis and have a video-only option. Originally, customers could only put their name down for a yearly Prime subscription, which included other perks like free two-day shipping for Amazon orders and music streaming.

Amazon’s new subscription plans are seen as a move to challenge Netflix, the market’s top dog as the Statista infographic shows. Amazon got into the SVoD game much later than Netflix, which has more than 75 million subscribers globally. It has long been available on a monthly basis, without the option of a yearly subscription. The third provider, Hulu, is currently on offer to users in the United States only.

Amazon has increased the number of subscription options for its Prime service. Starting today, it’ll offer Prime as a $10.99 monthly subscription, alongside the usual $99 annual plan.

The company has also started selling Prime Video on a standalone basis. The streaming service, which normally comes as part of the full Prime package, is now available for $8.99 per month.

Added up, neither plan is as good of a value as the traditional $99 rate. The new monthly Prime plan would cost $131.88 over 12 months, while the standalone Prime Video plan would cost $107.88.

Unbundling Prime Video is a particularly interesting choice, as it points the service more directly against competitors like Netflix and Hulu. Netflix is still widely seen as having the better batch of licensed and original content, but Amazon has spent the last few years beefing up its original programs, and will now sell Prime Video for a dollar less per month.

Amazon Prime (annual), $99/year, available at Amazon.
Amazon Prime (monthly), $10.99/month, available at Amazon.
Amazon Prime Video (monthly), $8.99/month, available at Amazon

RIO 2016: Atos inaugura il Technology Operations Center

Il Comitato Olimpico Internazionale e Atos hanno messo in campo un’infrastruttura tecnologica senza precedenti per attuare un cambio di passo nella gestione delle sfide a cinque cerchi: 4,8 miliardi di spettatori in tutto il mondo; 30.000 testate giornalistiche; 37 gare con infrastruttura IT completa; 14.850 atleti; 400.000 accrediti; 70.000 volontari; 200.000 ore di test informatici; 250 server.

Atos, leader globale nei servizi digitali, e Rio hanno inaugurato il Technology Operations Center (TOC) per le Olimpiadi e Paraolimpiadi di Rio 2016 che supervisionerà dal punto di vista tecnologico le 144 gare sportive e degli eventi non competitivi.

Per l’intera durata della manifestazione, questa struttura si occuperà del monitoraggio e del controllo di tutti i sistemi IT necessari allo svolgimento dei Giochi, fornendo altresì i risultati di tutte le competizioni in tempo reale ai media mondiali.

Rio 2016 rappresenta un traguardo importante nella trasformazione digitale delle Olimpiadi: il portale web per il reclutamento dei volontari e il sistema di accreditamento online saranno gestiti in Cloud. Sarà, inoltre, la prima volta in cui il Centro di Supporto IT, nella città che ospita l’evento, verrà coadiuvato da un nuovo centro tecnologico permanente, il Technical Technology Operations Center (TTOC), che conta un team di 150 consulenti ubicati in Spagna, il cui ruolo è quello di centralizzare il supporto dei fondamentali sistemi IT dei Giochi. Dunque, un innovativo modello operativo interamente gestito in modalità SaaS (Software as a Service) e in Cloud che consentono, tra l’altro, di massimizzare l’efficienza e ridurre i costi.

A partire dal 25 luglio 2016, il TOC opererà a pieno regime nella città dei Giochi: 500 consulenti IT per il presidio 24/7 di 187 postazioni al fine di gestire e monitorare l’infrastruttura tecnologica e tutti i sistemi, che includono sicurezza informatica, telecomunicazioni, energia elettrica e sistema di calcolo dei risultati.

“Rio 2016 – commenta Giuseppe Di Franco, CEO di Atos Italia – rappresenta un emblema del progresso tecnologico alimentato da Atos. Siamo partner IT del Comitato Olimpico Internazionale e del Comitato Paraolimpico Internazionale da oltre vent’anni e questa edizione, in particolare, darà un esempio di come le Organizzazioni che adottano i nuovi modelli della trasformazione digitale possano trarne benefici tangibili in termini di customer experience, eccellenza operativa e sicurezza. Solo per fare un esempio, rimanendo su quest’ultimo punto, la cybersecurity: durante le ultime Olimpiadi di Londra abbiamo rilevato e neutralizzato un milione di attacchi hacker al giorno”.

Jean-Benoît Gauthier, Information and Technology Director del COI, ha dichiarato: “Siamo rimasti davvero colpiti dall’impianto tecnologico messo in campo dal Comitato Organizzativo. Questi Giochi rappresenteranno un importante passo avanti nelle tecnologie utilizzate per la manifestazione, e l’impegno che abbiamo preso con il nostro Partner Internazionale Atos è di continuare a lavorare per migliorare l’esperienza degli atleti, dei media e degli spettatori, non solo per l’appuntamento olimpico di Rio, ma anche per tutti quelli che verranno in futuro”.

Atos, l’ ”eroe” sconosciuto dei Giochi Olimpici

Anche se invisibile alla maggior parte delle persone, l’infrastruttura IT e le soluzioni di integrazione fornite da Atos giocano un ruolo fondamentale per il successo dei Giochi Olimpici 2016. Per esempio, Atos fornisce i sistemi che permettono di trasmettere i risultati delle gare in tutto il mondo in meno di un secondo, così che siano fruibili in televisione, online e sui device; fornisce il portale che renderà possibile il reclutamento di 70 mila volontari e la soluzione informatica deputata a processare i 400.000 accrediti per tutti i partecipanti ai giochi, così che possano avere accesso alle diverse aree del villaggio olimpico; inoltre, a tutti i membri della cosiddetta Olympic Family (media, TOP Partner, atleti e funzionari sportivi) permette di viaggiare da tutto il mondo con un visto speciale per entrare in Brasile.

Proprio Jacques Rogge, il Presidente del Comitato Olimpico Internazionale, al termine degli ultimi Giochi ha lodato il contributo dato da Atos alla buona riuscita di Londra 2012: “L’eroe sconosciuto dei Giochi Olimpici è Atos, senza Atos niente di tutto questo sarebbe stato possibile.”

 

L’internet of Execution di Decisyon fa parlare le macchine con gli uomini

In occasione dell’Amazon Web Services Summit di Milano, Decisyon presenta il proprio “sistema nervoso” digitale, in grado di connettere dati, processi, macchine e persone, realizzato nel cloud attraverso gli strumenti di AWS.

Cosimo Palmisano, VP e Product Manager di Decisyon evidenzia alcuni vantaggi dei sistemi cloud di AWS che oggi permettono all’azienda di gestire oltre 200 clienti in 11 paesi diversi nello sviluppo dell’IoT in ambito industriale attraverso applicazioni verticali rilasciate sul cloud di AWS.

 

Gestire la filiera di grandi aziende farmaceutiche, ottimizzare i cicli di manutenzione di parchi eolici, controllare in tempo reale la reputazione di brand rilevanti attraverso il monitoraggio dei social network al variare delle commesse fornite. Queste tre diverse attività hanno un fattore comune: un’intelligenza collettiva per l’organizzazione della produzione, un’intelligenza in grado di supportare in ogni momento il processo decisionale di responsabili e addetti, suggerendo parallelamente alternative suffragate da dati.

Da 4 anni questo genere di intelligenza viene sviluppata da Decisyon, azienda italo-americana dell’Internet of Everything, con il supporto di Amazon Web Services e oggi, in occasione del primo AWS Summit Milano, Cosimo Palmisano, VP Product Decisyon, ha presentato il lavoro effettuato in questi anni per 200 clienti in 11 paesi nel mondo, raccontando quanto fatto e le strategie di sviluppo future.

La piattaforma di Decisyon è ospitata dalla nuvola di Amazon Web Services, che le permette infatti di muoversi in ogni momento tra i vari livelli e dimensioni: l’utente in ogni momento ha accesso a tutti i dati grazie al sistema di “mattoncini” che connettono tutte le parti dell’azienda in modo olistico.

Queste unità basilari funzionano come neuroni” afferma Cosimo Palmisano, VP Product Decisyon. “I sensori raccolgono dati e creano informazioni: da questo momento il meccanismo che li traduce in azione è simile a quello del cervello, che per mezzo di una sua semantica trasmette impulso ai nervi che a loro volta fanno muovere i muscoli”.

Il nuovo paradigma organizzativo pensato da Decisyon permette di gestire contestualmente tutte le attività quotidiane sottese al lavoro dei dipendenti: dal chiedere informazioni al raggruppare i dati, dall’aprire un gruppo di lavoro collaborativo in chat per approfondire un dato fino a suggerire le decisioni.

Tutto questo permette di eliminare le inefficienze dovute alle disconnessioni organizzative e di avere in qualsiasi momento tutti gli elementi a disposizione, connettendo cervelli e macchine.

Diverse motivazioni hanno spinto Decisyon fin dalla sua fondazione ad utilizzare i servizi di Amazon Web Services: anzitutto la flessibilità della tecnologia, la scalabilità controllata del prezzo e la possibilità di sviluppare proof of concept (prototipi) più velocemente ma, in modo ancor più decisivo, la complementarietà con l’impostazione del modello architetturale di Decisyon. La piattaforma di Decisyon non è nata a strati sovrapposti come ere geologiche ma si è invece sviluppata secondo il concetto di movimento di dati e processi tra diverse dimensioni: pianificazione, analisi, integrazione, esecuzione, collaborazione, gestione dei dati non strutturati, comunicazione collaborativa in modalità social attraverso chat, connettività.

Così facendo, si può eliminare alla base il rischio di sprecare tempo e risorse per recuperare le informazioni accumulate: muoversi sulle traiettorie delle diverse dimensioni permette di andare a riprendere ogni dato in ogni momento e tutto ciò coincide con la visione architetturale  basata sui  micro-servizi proposta da Amazon Web Services, servizi che danno l’opportunità di sviluppare tanti singoli segmenti attraverso un software completamente “agnostico” quindi adattabile ad ogni sistema operativo e ad ogni necessità.

Per noi, l’Internet of Everything”, continua Cosimo Palmisano, “si è declinato in Internet of Execution, ovvero unire i 7 livelli chiave della comunicazione tra uomo e macchine: i sensori fisici (le “things” dell’Internet of Things), la connettività tra processi, i concentratori di dati (hardware), l’accumulazione di dati, l’aggregazione e l’astrazione dei dati ottenuti, l’applicazione a livello di report e controllo e infine l’intervento “umano” in modo collaborativo. Decisyon si propone di mettere insieme proprio questi livelli attraverso un unico tool

La piattaforma unica infatti, svolge il compito di una vera e propria “network organization”: “La tecnologia ha iniziato anni fa a connettere i computer con internet, ha proseguito connettendo le persone con i social network e le macchine con l’IoT, in futuro potrà permettere di connettere entità esterne – dai consumatori ai fornitori ai partner – creando una Internet of Execution ovvero una rete orientata all’efficienza e alla riduzione dei costi.

L’Internet of Execution diventò realtà: i casi già realizzati

Negli ultimi 10 anni Decisyon ha sviluppato per grandi aziende multinazionali dozzine di applicazioni in ambito Industrial IoT molte pensate sin dall’inizio per il funzionamento in cloud ed ogni singola applicazione verticale è stata realizzata proprio grazie ai servizi di Amazon Web Services.

Non sono mancati negli anni gli esempi in grado di spiegare la versatilità ed il “potere” trasferito alle persone che devono prendere decisioni ogni giorno, in contesti che all’apparenza possono sembrare troppo grandi e complessi.

Per una grande multinazionale farmaceutica, Decisyon ha creato dashboard incrementali collaborativi completamente touch, in grado di raccogliere informazioni in tempo reale da diverse fonti (dai sensori ai risultati del controllo qualità): a ogni cambio turno in fabbrica si hanno a disposizione una serie di dati non più stampati su carta ma in real-time e collaborativi che possono direzionare al meglio il lavoro degli operai del turno successivo e dell’intero stabilimento.

In Wyoming è stato costruita con l’aiuto di un’azienda partner una app verticale per la gestione degli asset di un parco eolico: un classico caso dove le informazioni provengono da diverse fonti, strutturate o meno (le previsioni del tempo da incrociare con i dati di carico e scarico magazzino, per fare un esempio tra tanti) e che inoltre necessitano di essere messe a disposizione di ben 5 centri decisionali diversi per i processi di manutenzione. Nonostante l’enorme mole di lavoro (200 sensori per pala e un totale di 70 pale eoliche per campo) l’architettura AWS ancora una volta ha permesso di sviluppare una soluzione compatibile e capace di ridurre i costi operativi del 20%.

In partnership con Johnson & Johnson, infine, Decisyon ha saputo sviluppare una soluzione verticale per la scelta dei fornitori, chiamata Smart Center Management. In questo caso particolare vengono coinvolti 1000 utenti su 4 continenti, con l’obiettivo di incrociare in modo intelligente i dati provenienti da sistemi interni (come ufficio acquisti, qualità, ecc.) con le informazioni che provengono ogni giorno dai social, potendo così monitorare se a parità di fornitore possano nascere o meno diversi problemi di brand reputation dal punto di vista del consumatore.

Con clienti come TIM, Intesa San Paolo e Alpitour, Decisyon ha realizzato una soluzione per il customer care basato sui social network. Più di 500 operatori customer service attraverso la soluzione di Social CRM creata e distribuita su AWS gestiscono, visualizzano e analizzano in real-time, 24 ore su 24, più di 60mila operazioni al minuto.

Decisyon, attraverso Amazon Web Service, ha perseguito l’obiettivo di dare sempre più potere alle persone nello IoT industriale, grazie alla consultazione di scenari prodotti in tempo reale dai dati provenienti dalle macchine.

Ogni business può infatti far crescere le funzionalità dei propri software senza bisogno eccessivo di supporto IT, permettere una collaborazione in tempo reale su ogni dato con ogni persona presente in azienda, che sarà in grado di analizzare, collaborare ed eseguire azioni sui singoli processi andando ad agire direttamente “in context”.

“Avere creato un software come Decisyon su AWS ci ha permesso di dare potere alle persone, che oggi possono prendere decisioni migliori e gestire in tempo reale informazioni per il miglioramento continuo del loro modo di lavorare e conseguentemente incrementare la customer experience” conclude Cosimo Palmisano. “In futuro l’obiettivo è quello di aumentare le capacità operative della piattaforma IoE, utilizzando AWS non solo sfruttando i micro-servizi principali ma sfruttando la nuova piattaforma di Amazon Web Services per l’IoT che ci permetterà di concentrarci sulle soluzioni verticali e non per esempio sulla gestione di dispositivi o di protocolli per i sensori. Inoltre è nostra intenzione estendere le capacità analitiche andando ad utilizzare i nuovi algoritmi di machine learning presenti in AWS. Negli ultimi anni abbiamo imparato che la competizione si sta sempre più spostando sulla creazione di velocità, questo per noi è un paradigma che unisce 4 fattori: contestualità, collaborazione, interoperabilità, esecuzione. Il nostro CTO e Founder Franco Petrucci ci ripete sempre che ormai non è più il pesce grande che mangia quello piccolo, ma è quello veloce che mangia quello lento”.

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Decisyon

Decisyon, Inc. offre ad aziende, produttori e brand di tutto il mondo l’unica piattaforma capace di costruire rapidamente applicazioni unificate intelligenti per l’Internet of Everything. Fondata in Italia nel 2005, la piattaforma Decisyon è ora utilizzata da più di 200 aziende a livello globale in svariati settori.

Watly la macchina che purifica l’acqua con il sole

Watly lancia la campagna di crowfunding per costruire la macchina che purifica l’acqua con il sole

La tecnologia permetterà di purificare l’acqua contaminata, di produrre energia elettrica e di fornire una connessione internet alle comunità più bisognose.

Watly, società pluripremiata nel campo delle tecnologie pulite ha lanciato una campagna di crowdfunding su Indiegogo per consentire ai suoi sostenitori di diventare parte integrante del suo progetto, che si prefigge di risolvere i problemi relativi alla scarsità di acqua, energia e connettività.  I donatori più generosi avranno la possibilità di unirsi al team di Watly in Africa e participare al documentario di Discovery Channel che seguirà il processo di messa in funzione della tecnologia.

Il sistema è il primo computer termodinamico al mondo che fornisce contemporaneamente acqua, energia e connettività alle comunità più vulnerabili del pianeta. La macchina, utilizzando l’energia solare, può purificare fino a 5000 litri d’acqua al giorno.

Watly ha già avuto un primo riconoscimento del suo potenziale trasformativo dall’Unione Europea, assicurandosi il premio Horizon 2020 e un finanziamento di circa 2 milioni di euro con il quale è stato costruito il modello pre-industriale Watly 2.0. Con il lancio della campagna su Indiegogo, anche i privati avranno l’opportunità di sostenere il progetto di Watly che si propone di cambiare la vita a chi ne ha più bisogno.

La raccolta fondi servirà alla produzione di Watly 3.0, il primo modello operativo che, combinando le tre funzionalità chiave di acqua, energia e connettività, sarà in grado di produrre risorse di prima necessità per 3.000 persone ogni giorno per almeno 15 anni.

Altri sostenitori della campagna potranno visitare la fabbrica in Italia ed assistere alla costruzione della macchina o alla stampa 3D del modello di Watly. Infine, altri sostenitori avranno il loro nome inciso sulla macchina Watly 3.0 come segno di riconoscenza per chi ha contribuito a trasformare il progetto in realtà.  La campagna su Indiegogo si è aperta giovedì 7 aprile  e terminerà alla fine del  mese.

“Il nostro obiettivo è di migliorare lo standard di vita per il maggior numero di gente bisognosa nel mondo. Con l’erogazione di acqua pulita e la fornitura di energia elettrica e connettività, vogliamo mettere le comunità più povere nella condizione di poter esprimere il loro potenziale. Fornendo tre funzioni fondamentali per lo sviluppo della vita, Watly consente alle persone la possibilità di dedicarsi all’istruzione, allo sviluppo di se stessi e all’attivita economica. A differenze della donazioni, che hanno un carattere per lo più estemporaneo, la nostra vuole essere una soluzione definitiva ai problemi che affliggono le comunità più deboli, ” ha dichiarato Marco Attisani, CEO di Watly.

“Watly è un’infrastruttura intelligente che sta portando l’“Internet delle cose” in luoghi dove mancano internet e beni primari. Solo quando viene utilizzato per migliorare le sorti mondo, internet raggiunge il massimo del potenziale”, ha concluso Marco Attisani.

A seguito del successo del prototipo precedente, Watly 2.0, dove gli abitanti del villaggio di Abenta in Ghana hanno potuto bere l’acqua potabile prodotta dalla macchina, Watly sta attualmente costruendo la versione definitiva della macchina ( 40 metri di lunghezza per 15 tonnellate di peso) che nei suoi 15 anni di servizio può ridurre la quantità di emissioni di gas serra fino a 1.000 tonnellate, pari a 2.500 barili di petrolio.

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Watly intende fornire soluzioni ad alcuni dei fondamentali bisogni umani: l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici, la disponibilità di energia elettrica e della connettività. La sua missione è quella di migliorare la qualità di vita della persone in tutto il mondo.

La macchina  Watly si prefigge di fornire le comunità di tutto il mondo i  tre pilastri per lo sviluppo in un’unica soluzione. Il suo scopo principale non è solo di fornire questi servizi, ma soprattutto  di arrecare benessere e favorire il progresso dei popoli.

Una singola Watly è una macchina a sé stante, ma due o più macchine possono diventare una rete auto-alimentata, auto-sostenuta e multifunzionale. Un numero crescente di moduli  presenti in tutto il mondo, contribuirà a formare la prossima grande cosa, il cosiddetto “Energynet” – la smart-grid globale in cui l’acqua e l’elettricità si combinano con le tecnologie dell’informazione.

Le strutture sanitarie europee migliorano grazie a Qlik

I principali ospedali europei si affidano a Qlik per ridurre i tempi di attesa, i costi e le variazioni cliniche, e per migliorare concretamente la sicurezza e la cura del paziente

La tecnologia di Qlik® (NASDAQ: QLIK), leader nella Visual Analytics, è stata implementata nelle più importanti strutture sanitarie di tutta Europa per ottenere dai propri dati informazioni utili a migliorare le cure ai pazienti. Alcuni ospedali di primaria importanza, tra cui il Sahlgrenska University Hospital in Svezia, il Slingeland Ziekenhuis nei Paesi Bassi e l’Instituto Policlinico La Rosaleda in Spagna, hanno implementato le soluzioni di Qlik per analizzare i dati e ottenere informazioni significative in grado di contenere le variazioni cliniche, ridurre i costi e i tempi di attesa e offrire un miglior servizio al paziente.

Le organizzazioni sanitarie si pongono sempre l’obiettivo di migliorare le cure che offrono ai pazienti e, contemporaneamente, tagliare i costi. Per ottenere questi risultati si possono sfruttare i dati già disponibili per avere una visione completa di ciò che sta succedendo nell’intero istituto o dipartimento. In questo modo è possibile poi diminuire la variazione clinica, analizzare i rallentamenti procedurali per ridurre i tempi d’attesa, studiare i costi per individuare nuovi margini di risparmio. Diversi istituti sanitari europei si stanno affidando all’esperienza di Qlik nella Visual Analytics per visualizzare la storia completa dei propri dati in modo da ridurre i costi e migliorare l’esperienza del paziente.

I prodotti Qlik sono stati progettati per essere utilizzati da utenti senza particolari competenze tecniche, in modo che tutti gli operatori sanitari e lo staff operativo possano avere facilmente accesso ai dati e alle informazioni significative, senza dover aspettare report forniti da altri dipartimenti. Ciò significa che tutti i membri dello staff presenti in ospedale – medici, infermiere, specialisti e l’amministrazione – sono in grado di utilizzare il software per visualizzare ciò che succede in qualsiasi momento – e prendere decisioni più efficaci e in modo più veloce.

Tra le principali strutture sanitarie che migliorano i propri servizi grazie a Qlik figurano:

Sahlgrenska University Hospital: ha sede a Gothenburg ed è il più grande ospedale del nord Europa. Grazie a circa 20 applicazioni di QlikView®, questa struttura monitora i pazienti durante il percorso di cura. Ad esempio, un ortopedico segue il paziente dalle prime visite in ambulatorio fino al post decorso operatorio, e monitora i vari parametri di qualità e costo. Questo consente all’ospedale di migliorare costantemente l’efficacia delle cure e l’efficienza operativa, contribuendo così a migliorare sia la salute dei pazienti che i risultati socio-economici. Il momento in cui la clinica analizza le attività, i chirurghi ortopedici possono visualizzare i miglioramenti che vanno ben oltre le aspettative: pazienti più soddisfatti, dipendenti più coinvolti e migliore efficienza, cure più rapide e liste d’attesa più brevi.

“Siamo riusciti a migliorare lo stato di salute dei nostri pazienti in modo semplice, strutturato, e soprattutto con lo stesso budget di prima”, afferma Magnus Karlsson, Head of Orthopedics del Sahlgrenska University Hospital. “Una prova della riuscita di questo esperimento è dato dal fatto che i pazienti con la stessa patologia vengano seguiti da un team specifico focalizzato sulla prima riabilitazione dopo l’intervento. Decisioni migliori per una salute migliore. Grazie a Qlik, individuiamo subito le priorità e prendiamo decisioni migliori”.

Consorci Sanitari Integral (CSI): è un ente che riceve fondi pubblici e offre cure e assistenza sociale in Spagna. Ogni giorno il CSI tratta grandi volumi di dati che provengono da fonti e reparti diversi – finanziario, risorse umane, informazioni relative alle terapie e provenienti da professionisti sanitari riguardanti i medicinali e i sanitari. Uno degli obiettivi prioritari del CSI è che i dati del Reparto d’Urgenza siano subito disponibili, in modo che i medici possano velocemente analizzare le dimissioni, le cure d’urgenza oppure i ricoveri, considerando l’età, il sesso e le urgenze. Fornendo insight migliori è possibile in questi casi ridurre i tempi d’attesa.

Carmen Gimeno, Director of Patient Planning and Safety del Consorci Sanitari Integral, dichiara: “QlikView ci permette di analizzare il flusso dei dati in tempo quasi reale, per poter prendere decisioni su casi urgenti basandoci sui tempi d’attesa e sulla gravità delle condizioni”.

Veiligheidsregio Noord-Holland Noord: coordina l’impegno per la sicurezza di 19 comunità dell’Olanda Settentrionale. Le comunità e i servizi d’urgenza collaborano per garantire la sicurezza dei 640.000 abitanti. L’organizzazione è l’unione del dipartimento regionale dei pompieri, del GHOR (assistenza medica), di Ambulancezorg (servizio ambulanza) e del Gemeenschappelijke Meldkamer (centro di controllo delle urgenze comunali).

La dashboard di Qlik ‘Call to Balloon’ mostra tutti i passi per offrire le cure più appropriate ai pazienti con angioplastica – dalla prima telefonata d’urgenza (Call) al trasporto in ambulanza, all’angioplastica (Balloon). L’obiettivo dell’analisi è fornire informazioni significative al Veiligheidsregio nel corso di tutto l’arco delle terapie. Dopo tutto, il coordinamento, la velocità e la determinazione sono indicatori fondamentali per il buon esito delle cure di una patologia acuta e improvvisa come l’infarto del miocardio.

Con la dashboard di Qlik, il Veiligheidsregio Noord-Holland Noord è riuscito a ridurre di 20 minuti il tempo che trascorre tra la prima telefonata e l’intervento, un fattore che non solo contribuisce a salvare delle vite, ma determina una migliore qualità della vita dopo l’intervento. Nell’iter di cura per patologie acute, in cui ogni secondo fa la differenza, questo fattore è fondamentale e può avere un forte impatto sociale.

“Con il nostro lavoro a fianco di alcune delle più importanti strutture sanitarie europee, siamo riusciti ad affinare ulteriormente i nostri software in modo da contribuire al miglioramento dei trattamenti sanitari”, afferma David Bolton, Global Industry Solutions Director, Healthcare di Qlik. “Fornire agli ospedali informazioni utili per migliorare i servizi offerti è uno degli incarichi più importanti che svolgiamo. Dopo tutto, se migliora la sicurezza dei pazienti, si riducono le variazioni cliniche e si diminuiscono i tempi d’attesa, contribuendo così a creare un sistema sanitario migliore e quindi, di conseguenza, a salvare delle vite”.

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Qlik (NASDAQ: QLIK) è un leader nella Visual Analytics. L’offerta di prodotti soddisfa i bisogni sempre crescenti dei clienti, dal reporting all’analisi visuale self-service, fino alle analitiche guidate, integrate e personalizzate. Circa 38.000 clienti si affidano alle soluzioni Qlik per dare significato alle informazioni provenienti da varie fonti, esplorando le relazioni nascoste tra i dati che portano a intuizioni e attivano buone idee. Con headquarter a Rednor, Pennsylvania (USA), Qlik ha uffici in tutto il mondo e più di 1.700 partner che operano in oltre 100 paesi. Per maggiori info: www.qlik.com/it

Brand Journalism

È possibile coniugare le esigenze di lavoro dei giornalisti e l’etica giornalistica con le esigenze delle aziende di informare il pubblico?
Ci prova il Brand Journalism, la nuova grande opportunità professionale per chi lavora nel giornalistmo o semplicemente nella comunicazione.

Con il termine Brand Journalism, traducibile in italiano con giornalismo d’impresa, si intende quel tipo di giornalismo che si occupa della comunicazione e di tutto ciò che ruota attorno a un marchio (brand) con lo scopo fondamentale di informare i lettori su tutto ciò che attiene all’identità ed alla storia dell’azienda attraverso gli strumenti e le regole proprie del professionista che opera nei mass media.

Un’opportunità che immediatamente pone un problema non di poco conto: il giornalista, in considerazione delle norme deontologiche che regolano l’attività in Italia, può occuparsi di un marchio, o meglio, può scrivere su di esso, anche in maniera continuativa, facendo parte della redazione del relativo magazine, senza incorrere al divieto di confondere il messaggio informativo con quello pubblicitario, cosi come previsto dalla Carta dei Doveri del 1993?

“La risposta è sì, senza ombra di dubbio” racconta Roberto Zarriellogiornalista e formatore, autore del libro “Brand Journalism” , il libro edito dal Centro di Documentazione Giornalistica dedicato a descrivere questa nuova opportunità lavorativa per i professionisti dell’informazione.

Zarriello nel suo libro spiega infatti che il brand journalist non si occupa della comunicazione di un bene o servizio del marchio ma della sua storia e dell’elaborazione di notizie che lo riguardano. In poche parole, il giornalista non vende alcunché (al contrario del content marketing), ma comunica storie, informando i lettori ed offrendo in questo modo un servizio di pubblica utilità.

Il brand journalism, quindi, è giornalismo a tutti gli effetti, convinzione rafforzata, ad esempio, dalle parole di Thomas Scott, uno dei pionieri del giornalismo d’impresa, appartenente al team di www.brandjournalism.com:

“Si tratta di un altro tipo di giornalismo, così come esiste il giornalismo politico, sportivo, ecc. Perfino i post pubblicati su Facebook che raccontano gli eventi che avvengono in un quartiere è giornalismo“.

Per chi volesse approfondire l’argomento e scoprire qualcosa in più di questa nuova frontiera lavorativa può richiedere il libro direttamente sul sito del Centro di Documentazione Giornalistica.

Autismo e tecnologia….il ruolo dei Robot!

Oggi è  la Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo.
I luoghi simbolo, di tutte le città del mondo si coloreranno di blu, per far conoscere un mondo complesso e per sensibilizzare su una sindrome che compromette la vita di molti bambini.

Una giornata di sensibilizzazione promossa dall’Onu che vedrà molte iniziative volte a promuovere la conoscenza di questa disabilità.

La Fondazione Italiana per l’Autismo, con la partecipazione del Ministero dell’Istruzione, Università e ricerca (Miur), coordinerà una serie di iniziative dal 28 marzo al 6 aprile prossimi, per informare, formare e sensibilizzare il mondo della scuola su questa sindrome.

Anche quest’anno il Miur si fa promotore di una serie di iniziative: dall’istituzione di sportelli per l’autismo a un concorso per le scuole.

E la tecnologia cosa può fare per vincere questa partita?

Ne ho parlato con Daniele Lombardo, founder di Behaviour Labs 

Qual è la storia dei Behaviour Labs?

Questa storia d’amore inizia da una passione radicata fin dalla nostra infanzia: io e Marco, come tanti fratelli, ci immedesimavamo sin da piccoli nelle gesta di Actarus, Hiroshi, Tetsuya e di chi già dal finire degli anni 70 animava quei mitici Robot che in ogni episodio combattevano le forze del male… Col passare degli anni la nostra passione ci ha portati a “comandare” anche nella realtà una nostra piccola flotta di robot (impegnandoci con dedizione nella lotta ad un male dei nostri giorni).

Nel 2012 creiamo Behaviour Labs: una startup innovativa con sede  a Catania per “dare un’anima” a robot umanoidi; lo scopo è infatti che automi e uomini possano convivere armoniosamente nel nome dell’utilità reciproca tramite soluzioni di edutainment.

I nostri Laboratori, forti della ricerca e della sperimentazione sul campo, si stanno velocemente ritagliando una posizione sempre più importante nel mondo della cosiddetta “Health robotics” che oggi contribuisce a studiare disturbi come l’autismo, i deficit dello sviluppo e del comportamento.

L’interazione uomo macchina che benefici può dare ai pazienti malati di autismo?

Miglioramento medio del 30% delle interazioni sociali (Stanton 2008), stimolazione cognitiva, miglioramenti nell’ambito degli esercizi basati sulla  teoria delle mente, miglioramenti capacità psicomotorie.

Quali sono le tecnologie utilizzate per far si che un robot non venga visto come un’entità estranea ma addirittura  essere considerato un supporto innovativo nel trattamento di alcune patologie?

Le tecnologie usate sono tali che i robot sono ingrado di riprodurre espressioni facciali e movimenti identici a quelli degli essere umani, in questo modo vengono percepiti come compagni di gioco con cui interagire e non come giocattoli evoluti .

Nell’ultimo anno i Ventures Capitalist sembrano essere impazziti per l’e-health tu cosa registri?

Purtroppo non è il nostro caso, abbiamo avuto dei contatti ma con scarsi risultati, in alcuni casi ci è stato risposto “ma cos’è l’autismo”, o non ci interessa non vediamo un ritorno dell’investimento in una nuova terapia per l’autismo .

Quanto vale il mercato (italia ed estero)?

Il numero di persone affette di autismo nel modo supera i 150.000.000, in Italia tra i nostri clienti abbiamo già centri di ricerca, cooperative sociali, ASL. Abbiamo anche vinto un importante progetto in Puglia insieme al CNR ISASI (Napoli) ed alla Cooperativa “Occupazione e Solidarietà” per l’implementazione delle nuove tecnologie, tra la nostra, per la terapia dell’autismo.

Quali sono le caratteristiche principali di roboMate?

roboMate è un software studiato apposta per facilitare l’uso delle nuove tecnologie come la robotica, con tre click chiunque è in grado di impostare la terapia prescelta dal terapista e attivare il robot che eseguirà gli esercizi impostati e registrerà i dati dell’andamento della terapia.

Qual è lo stato dell’arte oggi e quali i passi futuri ?

Grazie al prezioso supporto di realtà con le quali collaboriamo come IESCUM, Istituto per lo studio del comportamento umani, facoltà di psicologia dell’Università Kore di Enna, il CNR ISASI di Napoli, e l’ASP di Catania,  i nostri progetti per il futuro prevedeno una roadmap di sviluppo che vedrà l’evoluzione di roboMate con inclusa la possibilità da parte di medici e terapisti di svilupparsi autonomamente gli esercizi per i robot, il supporto per i genitotri dal punto di vista psicologico tramite esercizi specifici, e l’inclusione sociale dei soggetti con autismo dove il robot sarà un mediatore nelle scuole, dell’interazione tre bambini neurotipici e non.

Buona scalata Fabrizio!

A volte le notizie che arrivano dalla Rete sono davvero belle.

Sono davvero contento che Fabrizio Capobianco ed il suo team,abbiano raggiunto un altro importante traguardo

“Oggi abbiamo annunciato che TOK.tv ha chiuso un round di investimento da Venture Capital (il primo istituzionale, quello che in gergo si chiama Series A) da 5 milioni di dollari. “

e non posso far altro da buon ciclista che augurarti di scalare presto la montagna che hai davanti ora!

Come sempre illuminanti le sue parole e le sue analisi, di seguito un estratto dal post originale:

“I soldi dei Venture Capital non sono il fine, sono il mezzo.

A TOK.tv vogliamo cambiare il mondo. Nel nostro piccolo, vogliamo che fra dieci anni nessuno guardi mai la TV da solo. Che le persone passino le ore di rilasso con gli amici vicini e lontani a chiacchierare della loro vita, invece di spistolare su un cellulare a guardare i gattini.

Nel mezzo, pensiamo di poterci fare dei miliardi di dollari, perche’ chi guarda la pubblicita’ in TV nell’intervallo delle partite potra’ anche cliccarci sopra (se gli interessa). E chi fa pubblicita’ in TV sogna un mondo in cui la componente emotiva del video si sposi con quella transazionale di Internet.

Possiamo farcela senza Venture Capital? No. Questo mondo si muove troppo in fretta.

Abbiamo fatto gia’ un miracolo a convincere Juventus, Barcellona, Real Madrid e TIM a darci retta, perche’ il prodotto ha dei numeri fenomenali (e qui ci facciamo i complimenti da soli, o meglio ce li hanno fatti quelli che ci hanno dato i cinque milioni). Ma lo scopo e’ prendere tutto il calcio, e poi tutti gli sport e poi tutta la TV. Non sono cose che si possono fare in 10 anni, perche’ Whatsapp non sta fermo, Facebook si muove, Twitter deve lottare, Microsoft non dorme. E poi ci sono le altre startup…

Lo scopo qui e’ fare una azienda grande come Facebook, ma fatta da italiani. E cambiare il mondo. Da italiani.

Se va male? Beh, almeno ci abbiamo provato. Mi e’ andata bene con Funambol, ma stavolta voglio fare anche di piu’. Di sicuro ho imparato tante cose e qualche vaccata in meno la sto facendo. Pero’ poi dipende da un sacco di fattori, la maggior parte dei quali fuori dal mio controllo.

I soldi dei Venture Capital servono per correre piu’ degli altri. E’ puro doping, ma la salita si inclina di bestia e di sicuro non si fa meno fatica. Se ne fa di piu’. Di romantico c’e’ poco.

Scusate, ma adesso torno a pedalare che il gruppo si e’ alzato sui pedali, e devo tirare la salita.”

D’altronde non è una novità per chi lo conosce, testa bassa e lavoro, il successo di TOK arriva da lontano, lo intervistai per Data Manager nel dicembre del 2012  a a Palo Alto (California) quando il progetto era partito da poco .ed ecco cosa mi diceva:

“L’ho scritto e detto tante volte: sono contentissimo che in tanti vogliano fare startup in Italia. E’ un bellissimo segnale per il Belpaese ed è la strada che ci tirerà fuori dalla palude. Ho però la sensazione che qualcuno abbia una idea troppo romantica di cosa vuol dire fare startup. C’e’ poco di romantico, bisogna farsi un mazzo tanto. Sudore, fatica, sacrificio, notti insonni, quelle cose lì. Per anni, non per qualche giorno”.

Videointervista a Fabrizio Capobianco – Founder & CEO di TOK.tv

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