Huawei annuncia il progetto per la creazione di uno dei cinque più grandi ecosistemi cloud al mondo a Huawei Connect 2017

HUAWEI CONNECT 2017 è in corso allo Shanghai New International Expo Centre. Oltre 20.000 esperti e leader del settore ICT provenienti da oltre 150 Paesi e regioni si sono riuniti per discutere dei futuri sviluppi della tecnologia digitale, condividere nuove oppportunità, guidare il processo di digitalizzazione e intraprendere insieme il percorso per realizzare una nuova crescita. All’evento, Huawei ha condiviso il proprio progetto per la creazione di uno dei futuri cinque maggiori ecosistemi cloud al mondo. 

Il tema dell’evento di quest’anno è “Grow with the Cloud”, focalizzato sull’implementazione pratica della strategia cloud di Huawei, già svelata durante la scorsa edizione. Gli argomenti relativi a questo tema sono business, tecnologia e strategie di ecosistema nell’era del cloud.

Il “DNA Cloud” di Huawei

Guo Ping, Rotating CEO di Huawei, ha inaugurato l’evento con il suo intervento dal titolo Grow with the Cloud: Enabling an Intelligent World.

 “Il cloud è alla base del mondo intelligente” ha dichiarato. “La società sta vivendo un evidente effetto Matthew nello sviluppo della tecnologia digitale. A seguito di questo trend e delle economie di scala negli investimenti, le piattaforme cloud di tutto il mondo cominceranno a convergere, diventando sempre più centralizzate. Nel futuro, prevediamo che saranno cinque i maggiori ecosistemi cloud presenti in tutto il mondo. Huawei lavorerà con i propri partner per costruirne uno, abbiamo la tecnologia e il know-how per farlo.”

Durante il suo intevento, Guo Ping ha presentato a clienti e partner gli investimenti strategici di Huawei all’interno del dominio cloud pubblico, propedeutici alla fornitura di servizi cloud a lungo termine per il settore. L’azienda costruirà una rete cloud globale basata sulle proprie piattaforme per il cloud pubblico e sulle piattaforme cloud realizzate insieme ai partner. Guo Ping ha paragonato la strategia di Huawei alle tre maggiori alleanze che operano nel campo del trasporto aereo SkyTeam, Star Alliance e Oneworld – che trasportano i passeggeri in ogni angolo del mondo. Il Cloud Huawei, ha dichiarato, aprirà le porte del mondo ai suoi utenti.

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Guo Ping ha in seguito delineato il modello di business cloud di Huawei, enfatizzando che l’azienda monetizzerà la tecnologia e i servizi, non i dati. Ha inoltre dichiarato: “Il DNA Cloud di Huawei è costituito da una combinazione unica di tecnologia, sicurezza, servizi e successi condivisi”. 

 Ecco un’analisi del “DNA Cloud” di Huawei:

Innazitutto, Huawei è un’azienda tech. Grazie a 30 anni di esperienza nel campo della Ricerca e Sviluppo, Huawei ha deciso di destinare importanti investimenti alle piattaforme cloud, sviluppando inoltre nuove capacità nei campi dei big data e dell’intelligenza artificiale, per soddisfare le esigenze dei clienti in tema di aggiornamenti e innovazione dei propri servizi.

Il secondo elemento del DNA Cloud di Huawei è la sicurezza. Huawei fornisce soluzioni di sicurezza end-to-end pensate per rispondere efficacemente alle esigenze di sicurezza cloud. Le capacità full-stack di Huawei assicurano un livello di sicurezza che supera di gran lunga quello di ogni sistema IT indipendente.

Il terzo elemento è il servizio. A differenza delle aziende cloud native, Huawei è cresciuta insieme al cloud. L’architettura IT dell’azienda stessa è estremamente complessa, ciò le permette di comprendere le necessità e le sfide proprie delle grandi aziende globali, ed è ben posizionata per aiutare le amministrazioni pubbliche e le grandi imprese nel processo di  digitalizzazione. 

Il successo condiviso è l’elemento finale del DNA Cloud di Huawei. All’evento dello scorso anno, Huawei ha delineato la sua visione volta sostenere lo sviluppo di un ecosistema all’avanguardia. Allo stesso tempo, Guo Ping ha affermato che Huawei intende occuparsi in modo esclusivo solo dell’1% dell’ecosistema. Per il rimanente 99%, Huawei lavorerà a fianco dei propri partner per portare i loro prodotti in 172 Paesi e regioni, realizzando un successo commerciale condiviso.

Guo Ping ha terminato il suo intervento parlando delle soluzioni cloud ibride di Huawei, create specificamente per le esigenze di amministrazioni pubbliche e imprese, presentando una serie di casi di successo globali. Per quanto riguarda l’architettura, Huawei Cloud è fondata sull’esperienza decennale dell’azienda nella realizzazione di dispositivi, reti, cloud e altri domini digitali, ed è pensata per raggiungere la piena sinergia tra dispositivi e piattaforme cloud. Huawei continuerà a fare leva sui punti di forza della sua piattaforma globale per costruire un ecosistema aperto e all’avanguardia che punta al successo condiviso.

Costruire una rete cloud con copertura globale

 Anche Zheng Yelai, Presidente della Cloud Business Unit di Huawei, ha tenuto una presentazione il primo giorno dell’evento, condividendo i progressi della sua squadra sul cloud Huawei. Ha presentato i casi di 12 società automobilistiche (tra cui Volkswagen e Mercedes-Benz), Philips, Commercial and Industrial Bank of China (ICBC) e di diverse piattaforme di servizio della pubblica amministrazione che hanno scelto di utilizzare Huawei Cloud e i servizi cloud dei partner Huawei.

Zheng Yelai ha dichiarato: “Abbiamo una conoscenza approfondita degli scenari aziendali dei nostri clienti, sia che si occupino di ricerca e sviluppo, di marketing o vendite: siamo al corrente delle loro esigenze e di conseguenza siamo dedicati all’innovazione. Abbiamo sviluppato Huawei Cloud per aiutare le imprese a digitalizzarsi in modo affidabile e contribuire così al successo delle aziende che sono propense a intraprendere un processo di innovazione “.

Oggi Huawei ha anche annunciato il lancio dei suoi nuovi servizi cloud di Enterprise Intelligence, che l’azienda fornirà tramite una piattaforma proprietaria. Questa combinazione di Cloud e Enterprise Intelligence di Huawei rende Huawei Cloud più efficiente e contribuirà a portare un maggiore valore nel settore e nuovi progressi tecnologici.

Le soluzioni cloud pubbliche e private di Huawei presentano un’architettura unificata, supportano l’evoluzione digitale dell’azienda e offrono un’esperienza completa. Le aziende possono distribuire efficacemente e liberamente i loro servizi su piattaforme cloud pubbliche o private, che supportano rapidamente la migrazione dei servizi e la loro espansione. Per evitare di essere vincolati ai sitemi di un solo fornitore, Huawei offre soluzioni cloud ibride che consentono l’integrazione con piattaforme cloud pubbliche di terze parti, incluse quelle di Amazon e Microsoft.

Huawei lavora a fianco dei suoi partner per costruire una rete cloud con copertura globale, fornendo soluzioni complete che aiutano le aziende cinesi a diventare globali e le aziende al di fuori della Cina a entrare nel mercato cinese. 

Huawei Cloud è il risultato di innovazioni in campo hardware, software, dati, connessioni e architetturale. A HUAWEI CONNECT 2017, Huawei lancerà soluzioni all’avanguardia in ciascuno di questi ambiti per agevolare l’agenda digitale dei clienti in nove diversi settori, tra cui servizi per la pubblica amministrazione, finanza, telecomunicazioni, energia, trasformazione e  manifatturiero.

Piattaforma ed Ecosistema: focus sull’applicazione pratica

HUAWEI CONNECT 2017 è interamente dedicato alle piattaforme e agli ecosistemi, ed è focalizzato sull’applicazione e l’esperienza pratica. L’evento di quest’anno riunisce i protagonisti del vasto ecosistema ICT globale in una sala espositiva interattiva di 20.000 metri quadrati di superficie, il 30% più grande rispetto allo scorso anno. Oltre 60 sponsor, 10 organizzazioni industriali e 130 partner partecipano alla manifestazione e circa 1.000 partner hanno aderito all’evento di Huawei. I principali partner presenti sono SAP, Accenture, Chinasoft International, HGST, Intel, Microsoft, Centerm e Infosys. Esporranno congiuntamente i loro ultimi progressi e le best practice nel campo dell’ICT, partecipando a una vasta gamma di attività, tra cui presentazioni, stand espositivi, eventi sponsor e sessioni dimostrative.

Tra i presenti, sono oltre 10 le alleanze di settore, tra cui la Cloud Native Computing Foundation (CNCF), la Cloud Security Alliance (CSA), la Beijing Disaster Backup e Recovery Technology e Industry Alliance, l’Edge Computing Consortium (ECC), il GSMA, l’Industrial Internet Consortium, OpenSDS e OpenStack.

Per presentare le ultime innovazioni in campo ICT a partner e sviluppatori, Huawei lancerà anche DevCloud 2.0, la sua nuova suite di sviluppo software cloud. In quanto piattaforma cloud di ricerca e sviluppo realizzata grazie a 30 anni di esperienza nel settore R&S e a concetti e strumenti all’avanguardia, DevCloud 2.0 darà dimostrazione di oltre 3.000 potenzialità ICT di Huawei attraverso API pubbliche e aprirà agli sviluppatori le porte di 20 OpenLab locali in tutto il mondo. L’obiettivo finale è quello di rendere semplice e più efficiente lo sviluppo del software, aiutando i partner sviluppatori a innovare e monetizzare con successo nuovi servizi.

Venture Capital l’investimento alternativo che fa aumentare il valore del portafoglio

 

Rendimenti elevati, decorrelazione, vantaggi fiscali e supporto all’economia reale

 

A cura dell’ufficio studi di P101

 

Alla ricerca di alpha, la strada porta al venture capital. Particolarmente adatta a fondi pensione e istituzionali, l’economia delle imprese che crescono può essere un booster del rendimento di portafoglio anche di private banker e family office, purché l’ottica sia quelli di medio termine, non meno di 3/5 anni per vedere i primi ritorni. Ne beneficia il portafoglio e, in potenza, anche l’economia reale e la sua competitività, dato l’alto carattere impacting di questo genere di investimento. Senza considerare che con Aifmd, la direttiva europea in tema di investimenti alternativi, si va nella direzione di un’apertura anche al retail. In Italia non esistono al momento prodotti adatti al piccolo investitore, nel mondo anglosassone c’è invece qualche esperimento di investimenti per il pubblico indistinto con sottostante il private equity. Ma la strada è segnata: l’embrionale mercato italiano rappresenta una grande opportunità ancora da cogliere, e il valore della trasformazione digitale e industriale in atto può essere colto proprio intercettando quelle società artefici dell’innovazione e oggetto dell’investimento dei fondi di venture capital.

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I ritorni – dice Andrea Di Camillo, managing partner di P101verranno sempre più dalla creazione di valore in ottica di lungo termine anziché dall’arbitraggio di breve periodo sui mercati più liquidi.” Il venture capital ha nel suo core business la creazione di valore d’impresa e come conseguenza la creazione di valore finanziario, non il contrario. In quale modo? Proviamo a spiegarlo, partendo da una definizione tecnica che è quella fornita dall’Aifi: innanzitutto apportando “capitale azionario o sottoscrizione di titoli convertibili in azioni nei confronti di imprese non quotate e con elevato potenziale di sviluppo in termini di nuovi prodotti o servizi, tecnologie, concezioni di mercato.” La partecipazione è temporanea e minoritaria e tesa, appunto, ad accrescere ed accelerare la creazione di valore dell’impresa per realizzare un elevato capital gain in sede di dismissione. Il fondo investe soldi dei sui investitori, i cosiddetti limited partner in quote di aziende in fase iniziale e con prospettive di grande crescita, e si affianca a queste aziende in un’ottica di partnership, mettendo a disposizione dei nuovi imprenditori non solo le risorse finanziarie, ma anche il bagaglio di conoscenze e know-how, proprio e del network di esperti di cui spesso si avvale, e aiutandoli a definire le strategie di crescita.

 

Quanto rende investire in startup? Il fondo di Venture Capital è uno strumento a rischio elevato con un rendimento potenziale, quindi altrettanto importante, che può superare il 20% annuo. Una regola aurea del venture capitalist è la power law: in sostanza, in un paniere di società su cui investire ce ne deve essere una – o un gruppo – il cui rendimento atteso sia superiore a quello di tutte le altre. Per intenderci, la Uber o la Facebook di turno o, per fare un esempio italiano, Yoox (che oggi, dopo la fusione con il gruppo francese Net-a-porter, ha una capitalizzazione di Borsa di 2,5 miliardi di euro).

 

Certo, il 20% di cui parliamo non è ecumenico, ma è una buona approssimazione dal momento che non esiste una banca dati, neppure internazionale, di rendimenti realizzati. A fare un esercizio utile allo scopo sono stati di recente i pionieri Reshma Sohoni e Carlos Eduardo Espinal, anime di Seedcamp, che ha investito 500 milioni in 230 startup. Il loro primo fondo, Fund 1, lanciato nel 2007 e dedicato a investimenti fino a 200mila euro, aveva un’ampiezza di 3 milioni usati per finanziarie 22 startup. A ottobre 2016, grazie alle exit, tra cui l’unicorno Superflix che ha reso 60 volte sull’investimento, il ritorno generato è stato di 1 una volta e mezza, ma arriverà a circa 10 volte considerando anche le altre società ancora da valorizzare. 

 

Un numero più puntuale – ma sempre vicino a quel 20% di cui sopra – lo fornisce Preqin, secondo cui nel mondo i fondi di venture capital nel 2015 hanno investito per 136 miliardi di dollari, spalmati su 9241 operazioni e a fronte di disinvestimenti per 73 miliardi, con ben 47 miliardi di nuovi capitali raccolti e un Irr a un anno del 20,5%. Sempre Preqin ha calcolato che nel 2015 il venture capital ha realizzato la migliore performance rispetto a tutte le altre strategie di private equity, registrando un Irr al netto delle commissioni del 18,2% contro il 18,1% dei fondi di buyout. Ancora, secondo le rilevazioni di Aifi e Kpmg Corporate Finance pubblicate a inizio luglio, l’IRR lordo delle operazioni concluse nel 2016 è stato pari al 14,5%, dato in leggero calo rispetto all’anno precedente (17,8%), ma comunque positivo e in linea con i buoni rendimenti registrati negli ultimi anni.

 

I fondi di venture capital – spiega Di Camillo – sono strutturati in maniera da abbattere il rischio di portafoglio: con P101 vediamo migliaia di società all’anno e scegliamo le migliori, l’investitore informale, che agisce in modo destrutturato e/o non continuativo, non ha questi termini di confronto. Co-investendo si riesce a sfruttare la selezione di un investitore professionale e nel contempo a entrare, in parte, direttamente nell’azienda sovvenzionata. E, nel caso la società abbia bisogno di altro capitale, ha già un azionista nella figura del venture capital, che potrà fare fronte alle future esigenze o comunque avere migliore accesso alla community degli altri investitori attivi sul mercato in quel momento.

 

I vantaggi sono diversi, a partire da quello fiscale: dal 2017 è possibile detrarre il 30% degli investimenti fino a un milione di euro dal reddito imponibile, rispetto al 19% della normativa varata nel 2013. Non va trascurato, inoltre, il fatto che si tratta di un investimento totalmente decorrelato dai mercati tradizionali in un mondo in cui la decorrelazione tra asset class tradizionali non esiste più. 

 

Negli Usa il valore delle venture capital-backed company ammonta a circa il 20% della capitalizzazione totale di Borsa. Lo afferma un’analisi della Stanford Graduate School of Business che però precisa che se invece lo sguardo si sposta alle aziende fondate a partire dal 1979 – anno in cui il VC di fatto è nato – la situazione cambia in maniera drastica: delle 1330 realtà, oggetto di questa seconda osservazione, ben 574, ovvero il 57%, in termini di capitalizzazione sono venture capital-backed. Queste imprese investono inoltre in ricerca in sviluppo l’82% del totale, il che spiega anche la loro natura di innovatori capaci di trasformare interi settori industriali. In Italia il valore delle imprese vc-backed sfiora il 2%: ed è ovvio che, fatte le debite proporzioni, lo spazio di crescita è enorme.

 

Gli ultimi numeri diffusi da Aifi aiutano a dare una dimensione all’evoluzione del fenomeno: nel 2016 il mercato del private equity e del venture capital ha segnato un record a 8,2 miliardi di euro (+77%). Gli operatori esteri sono tornati in gran spolvero, con un investimento pari al 69% in termini di ammontare. Le operazioni sono diminuite a 322 da 342, e le prime 17 costituiscono il 74% del valore. L’ammontare disinvestito al costo di acquisto delle partecipazioni è stato pari a 3,6 miliardi di euro, in crescita del 26% rispetto ai 2,9 dell’anno precedente. Ma, guardando appena un po’ più in dettaglio i numeri di Aifi, si scorge che ben 5,7 miliardi di quel totale da record è fatto da operazioni di buyout e l’early stage rappresenta una fettina di appena di 104 milioni. Allora la buona notizia rimane troncata a metà: anche da questo lato dell’Atlantico, le imprese finiscono sempre di più sotto il radar di questi finanziatori alternativi. Ma le nuove idee fanno ancora molta fatica a trovare capitalisti di ventura.

 

 

P101 – Insightful Venture Capital

P101 è un fondo di venture capital specializzato in investimenti in società digital e technology driven. Nato nel 2013, con una dotazione corrente di quasi 70 milioni di euro e 26 società in portafoglio, P101 si distingue per la capacità di mettere a disposizione degli imprenditori di nuova generazione, oltre a risorse economiche, anche competenze e servizi necessari a dare impulso alla crescita delle aziende. Il fondo, promosso da Andrea Di Camillo – 15 anni di esperienza nel venture capital e tra i fondatori di Banzai e Vitaminic – e partecipato da Azimut, Fondo Italiano di Investimento e European Investment Fund, collabora con i maggiori acceleratori privati, tra cui HFarm, Nana Bianca, Boox e Club Italia Investimenti. Tra le partecipate: ContactLab, Cortilia, Tannico, Musement e MusixMatch. Le società partecipate da P101 occupano oggi complessivamente oltre 500 risorse e generano un fatturato in costante crescita e già oggi superiore agli 80M annui. P101 prende il nome dal primo personal computer prodotto da Olivetti, negli anni ’60, esempio di innovazione italiana che ha lasciato il segno nella storia della tecnologia digitale.

Progetta e realizza la casa dei tuoi sogni con la startup InteriorBe

Quanti di noi sognano di arredare la propria casa e farla diventare come una di quelle dei VIP che vediamo sulle riviste patinate?

Beh ora è possibile avere una consulenza per arredare casa senza spendere una fortuna affidandosi a uno studio specializzato, come è possibile? Grazie all’idea di Federica Sala, founder e CEO di  InteriorBe, startup accelerata da H-Farm che fa da intermediario fra liberi professionisti e clienti finali.

Il team di InteriorBe è completato da  Sabrina Lanza COO e Stefano Venuti PRODUCT MANAGER.

Federica mi ha raccontato la sua storia:

Qual è la storia di InteriorBe?Da dove nasce l’attenzione al tema del design di interni?

InteriorBe nasce dall’incontro mio e della mia cofounder Sabrina Lanza. Ci siamo conosciute collaborando all’interno di uno studio in centro a Milano.

Entrambe interior designer, con quasi 20 anni di esperienza nel complesso, subito in sintonia, sollecitate dalla voglia di reinventare la il servizio dell’architetto d’interni, abbiamo deciso da buone progettiste di riprogettare la nostra vita e la nostra professione.

I primi periodi sono stati di test, siti homemade, collaborazioni, iniziative. La chiave di volta è arrivata l’anno scorso. Il 2016 è stato l’anno più importante per InteriorBe. Dopo essere state selezionate per partecipare alla startup school Mind The Bridge di San Francisco la nostra visione di quello che stavamo costruendo è cambiata nettamente.

Stavamo portando online architetti ed interior designer Italiani che ci permettevano di vendere il servizio della progettazione d’interni online, stavamo creando una community che offriva una commodity senza costi vivi.

Lo stile di vita e le connessioni dell’ecosistema Californiano ci hanno permesso di incontrare all’interno della school Stefano Venuti, inizialmente con noi per aiutarci “con i numeri” ( era arrivato il momento di giocare seriamente! ) si è appassionato al nostro business, unendosi al progetto come cofounder ed attualmente product manager della compagnia.

Rientrati a Febbraio dagli Stati Uniti, in occasione del Pionees Festival di Vienna abbiamo avuto l’opportunità di incontrare H-FARM, questo ci ha permesso di essere selezionati per il programma di accelerazione Fashion and Retail che ci ha portato a fondare la nostra società nell’agosto 2016 con la partecipazione di H-FARM stesso, arrivando ad essere una delle startup del portafoglio di H-FARM.

Dopo il programma a Dicembre 2017 abbiamo chiuso il nostro primo seed, aperto lo scorso ottobre! E’ cosi che da Gennaio di quest’anno abbiamo aperto il nostro primo ufficio a Milano ed iniziato il rapido sviluppo del progetto a livello nazionale.

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Quali sono le caratteristiche principali dell’applicazione?

La nostra vison: portare il bello nelle case del mondo!

InteriorBe è il nuovo modo di scegliere ed acquistare gli arredi per la propria casa.

InteriorBe porta online cliente e professionista in un’ambiente digitale dove vivere l’esperienza unica ed emozionale di poter progettare ed acquistare gli arredi per la propria casa ottimizzando tempi e costi.

Un’unica piattaforma che unisce Professionista, Progetto e Prodotto e che completa l’esperienza di acquisto con i POP concept store la rivoluzione del retail d’arredo per una shopping experience completa che intreccia analogico e digitale.

I nostri utenti trovano in InteriorBe la soluzione che non esisteva prima. Un portale di professionisti a disposizione per dare loro le risposte concrete che cercano. Nel concreto il cliente acquistando il suo pacchetto progetto viene associato al progettista della community online ( ad oggi +215 architetti ed interior designer italiani) più affine alle necessità del cliente, grazie allo sviluppo del nostro algoritmo di match. I 2 avranno a disposizione una chat online, una sala riunioni virtuale dove scambiarsi tutte le informazioni, media, a tendere prendere appuntamenti live, al fine di sviluppare il progetto d’interni per il cliente arrivando alla generazione di un carrello arredi interamente acquistabile ( a breve ) sulla piattaforma InteriorBe con costi competitivi e qualità garantita 100% Made in Italy!

Il cliente grazie al suo professionista non dovrà temere di fare errori durante il processo di restyling ed arredamento dei propri spazi, non sprecherà giornate intere in showroom o spenderà più denaro del dovuto grazie al suo personale professionista dedicato.

Inoltre la piattaforma vedrà presto la messa online dello store aperto a tutti quelli che vogliono acquistare arredi e complementi già selezionati e garantiti da un team di professionisti con un’esperienza di acquisto completa ed innovativa supportata ( avendo studiato i comportamenti di acquisto dell’utente e le tendenze stesse ) dall’apertura dei punti POP.

E’ nato così Il nostro primo Point Of Presence, il 21 luglio 2017 in una location unica presso Fabbrica Saccardo a Schio (VI), un punto di presenza fisico che introduce e guida il cliente nel mondo InteriorBe per una nuova esperienza di acquisto.

E’ un luogo di sperimentazione, dove sfogliare virtualmente i cataloghi online e dove poter contemporaneamente toccare con mano i materiali dei brand presenti nello store online, un punto fisico dove trovare le stesse agevolazioni che si ritrovano nei punti vendita online supportate dal servizio InteriorBe.

Quanto vale il mercato (Italia ed estero)?

Io chiederei anche perché ora? Perché Il 56% della popolazione ricorre a Internet per arredare casa.

Le abitudini di acquisto sono sempre più tecnologiche e votate all’ottimizzazione di tempi e costi settore dell’e-commerce di arredo ha registrato una crescita pari al +48% rispetto al 2015 * Osservatorio eCommerce B2C.

Il mercato dell’interior design segna un fatturato pari a più di 100 miliardi di euro, con una crescita del 4% per l’Europa.

Qual è lo stato dell’arte oggi e quali i passi futuri? In questo momento cosa cercate in termini di funding?

Ad oggi la piattaforma ha venduto più di 190 pacchetti progetto online con una crescita molto interessante mese/mese!

Lo scorso giugno abbiamo aperto un 2 round da 500.000 € che ci permetterà di completare gli sviluppi del progetto in termini di tecnologia e brand awareness  sul territorio nazionale per progettare l’apertura di un nuovo mercato europeo  entro la metà del 2018!

 


Federica Sala

co-founder | InteriorBe & Fancytoast

Nasce a Bergamo nel 1989. Si laurea in architettura di interni presso l’Istituto Grafica Moda e Design di Lecco e inizia da subito a collaborare con alcuni studi di architettura fra Bergamo e Milano come project manager per progetti residenziali e retail concept.

Segue e coordina le aperture a livello nazionale dei Brand Tommy Hilfiger e Calvin Klein all’interno dello studio Milanese. La passione nel settore d’innovazione digitale l’ha portata ad immergersi al 100% nel mondo startup, la determinazione e il commitment a rendere reale giorno dopo giorno la visione del futuro del mercato dell’interior design.

Passa la fine del 2015 e l’inizio del 2016 in California, dove matura contatti ed esperienze significative, fra cui la partecipazione con il progetto InteriorBe alla Mind The Bridge Startup School di San Francisco.

Attenta ai nuovi trend, fonda nel 2016 una società di consulenza format food&beverage grazie a cui realizza la sua idea di sviluppo di un format food, con primo pdv su Milano, incentrato sul prodotto verticale ed innovativo del toast open bread, proveniente dagli USA, con il Brand “Fancytoast” di sua invenzione.

 

Akamai pubblica il Rapporto sulla Sicurezza Q2 2017

Il report evidenzia la ricomparsa del malware PBot, l’impiego di algoritmi di generazione dei domini e il rapporto tra infrastruttura command and control di MIRAI e obiettivi di attacco. Sono inoltre contenuti dati salienti sulle statistiche relative agli attacchi DDoS e alle applicazioni web

 Per scaricare il Rapporto sullo stato di Internet Q2 2017 / Security: http://akamai.me/2i9vrdz

Per scaricare i singoli grafici e diagrammi con le relative didascalie: http://akamai.me/2w6mI1v

Secondo quanto emerge dal Rapporto sullo stato di Internet Q2 2017 / Security rilasciato da Akamai Technologies, Inc. (NASDAQ: AKAM) sono nuovamente in crescita gli attacchi DDoS (Distributed Denial of Service) e alle applicazioni web. Un importante contributo a questa nuova ondata di attacchi è dato dalla ricomparsa del malware DDoS PBot, utilizzato per lanciare gli attacchi DDoS più imponenti registrati da Akamai nel corso di questo trimestre.

Nel caso del malware PBot, utenti malintenzionati hanno utilizzato codice PHP che risale ad alcuni decenni fa per generare l’attacco DDoS più ampio osservato da Akamai nel secondo trimestre. Gli autori degli attacchi sono riusciti a creare una mini botnet DDoS in grado di lanciare un attacco DDoS da 75 gigabit al secondo (Gbps). È interessante notare che la botnet PBot era composta da un numero relativamente contenuto di nodi, circa 400, in grado tuttavia di generare un notevole livello di traffico di attacco.

Un altro elemento preso dal passato, rilevato dall’analisi svolta dal team Threat Research di Akamai, è l’impiego di algoritmi di generazione di domini (Domain Generation Algorithms) nell’infrastruttura dei malware Command and Control (C2). Utilizzato per la prima volta assieme al worm Conficker nel 2008, il DGA rimane una tecnica di comunicazione frequentemente utilizzata anche per i malware attuali. Il team di ricerca delle minacce di Akamai ha scoperto che le reti infette hanno generato un tasso di ricerche DNS 15 volte superiore rispetto a quelle non infette. Ciò può essere spiegato come conseguenza del fatto che il malware presente nelle reti infette accede a domini generati casualmente. Poiché la maggior parte dei domini generati non era registrata, tentare di accedere a tutti avrebbe generato troppo rumore. Analizzare le differenze di comportamento tra le reti infette rispetto a quelle non infette è un ottimo modo per identificare l’attività del malware.

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Quando lo scorso settembre è stata scoperta la botnet Mirai, Akamai è subito diventata uno dei suoi primi obiettivi. Da allora, la piattaforma dell’azienda ha continuato a essere presa di mira e a respingere efficacemente attacchi provenienti dalla botnet Mirai. I ricercatori di Akamai hanno utilizzato la visibilità sulla botnet Mirai che solo Akamai può vantare per studiare i diversi aspetti della botnet. In particolare nel secondo trimestre tale analisi si è concentrata sull’infrastruttura C2 di Mirai. Le ricerche condotte da Akamai indicano chiaramente che Mirai, come molte altre botnet, sta contribuendo alla massificazione degli attacchi DDoS. Si è osservato che sebbene molti dei nodi C2 della botnet abbiano condotto “attacchi dedicati” contro IP selezionati, sono stati ben più numerosi i nodi che hanno partecipato a quelli che potremmo considerare attacchi di tipo “pay-for-play”. In queste situazioni, i nodi C2 della botnet Mirai hanno attaccato degli indirizzi IP per brevi periodi, divenendo poi inattivi per riemergere in seguito e attaccare obiettivi diversi.

“Gli autori degli attacchi testano continuamente i punti deboli nelle difese delle aziende e investono maggiore energia e risorse sulle vulnerabilità che risultano più diffuse ed efficace”, spiega Martin McKeay, Senior Security Advocate di Akamai. “Eventi come la botnet Mirai, l’exploit utilizzato da WannaCry e Petya, l’aumento continuo degli attacchi SQLi e la ricomparsa del malware PBot testimoniano che gli autori degli attacchi non escogiteranno solo nuovi strumenti e strategie, ma torneranno a riutilizzare anche strumenti già visti in passato che si sono dimostrati particolarmente efficaci”.

Alcuni dati:

Altri dati di rilievo presenti nel rapporto sono:

        Il numero di attacchi DDoS del secondo trimestre è cresciuto del 28% su base trimestrale dopo avere registrato un calo per tre trimestri consecutivi.

        Gli autori degli attacchi DDoS si stanno dimostrando più ostinati che mai, attaccando i propri obiettivi con una media di 32 volte nel corso del trimestre. Una società di gaming è stata attaccata 558 volte, ossia con una media di sei volte al giorno.

        Il maggior numero di indirizzi IP univoci utilizzati in attacchi DDoS frequenti ha avuto origine in Egitto, con una percentuale del 32% sul totale generale. Il trimestre scorso erano gli Stati Uniti a detenere il primato, mentre l’Egitto non rientrava nella top five.

        Questo trimestre sono stati utilizzati meno dispositivi per lanciare attacchi DDoS. Il numero di indirizzi IP coinvolti in attacchi DDoS volumetrici è crollato del 98% passando da 595.000 a 11.000.

        L’incidenza degli attacchi alle applicazioni web è aumentata del 5% su base trimestrale e del 28% su base annuale.

        Gli attacchi SQLi sono stati utilizzati in più della metà (51%) degli attacchi alle applicazioni web questo trimestre, rispetto al 44% del trimestre scorso, generando quasi 185 milioni di avvisi solo nel secondo trimestre.

 

 

Metodologia

Il Rapporto sullo stato di Internet Q2 2017 / Security di Akamai combina i dati sugli attacchi raccolti dall’intera infrastruttura globale di Akamai ed è frutto delle ricerche svolte dai vari team dell’azienda. Il rapporto si avvale dei dati raccolti dalla Akamai Intelligent Platform e fornisce un’analisi dell’attuale panorama delle minacce e della sicurezza sul cloud, nonché informazioni sulle tendenze degli attacchi. Il Rapporto sullo stato di Internet / Security è frutto della collaborazione di vari professionisti della sicurezza di Akamai, tra cui il team SIRT (Security Intelligence Response Team), l’unità Threat Research, i team Information Security e Custom Analytics.

 [gview file=”http://www.antoniosavarese.it/wp-content/uploads/2017/09/q2-2017-state-of-the-internet-security-infographic.pdf”]

 

Informazioni su Akamai

Grazie alla propria piattaforma cloud di delivery più estesa e affidabile al mondo, Akamai supporta i clienti nell’offerta di experience digitali migliori e più sicure da qualsiasi dispositivo, luogo e momento. Con oltre 200.000 server in 130 paesi, la piattaforma Akamai garantisce protezione dalle minacce informatiche e performance di altissimo livello. Il portfolio Akamai di soluzioni per le web e mobile performance, la sicurezza sul cloud, l’accesso remoto alle applicazioni aziendali e la delivery di contenuti video è affiancato da un servizio clienti affidabile e da un monitoraggio 24×7. Per scoprire perché i principali istituti finanziari, i maggiori operatori e-commerce, provider del settore Media & Entertainment ed enti governativi si affidano ad Akamai, visitate il sito https://www.akamai.com/it/it/ o https://blogs.akamai.com/it/ e seguite @AkamaiItalia su Twitter.

 

 

Vulnerabilità di Instagram sfruttata per rubare credenziali agli utenti

I ricercatori di Kaspersky Lab hanno fornito i dettagli tecnici relativi alla vulnerabilità di Instagram sfruttata dai criminali informatici per rubare informazioni sensibili agli account.

Secondo quanto riportato ieri da Instagram, i criminali hanno sfruttato un bug all’interno del social network che gli ha permesso di rubare le credenziali degli utenti Instagram, tra cui anche quelle di alcune celebrità. I ricercatori di Kaspersky Lab che hanno rilevato il bug lo hanno notificato a Instagram martedì 29 agosto condividendo con il social network anche una breve analisi tecnica.

I ricercatori hanno scoperto che la vulnerabilità esiste nella versione 8.5.1 per mobile di Instagram, rilasciata nel 2016 (la versione corrente è 12.0.0). Il processo di attacco è relativamente semplice: utilizzando la versione non aggiornata dell’applicazione i criminali selezionano l’opzione di ripristino della password e registrano la richiesta utilizzando un proxy web. Quindi selezionano una vittima e inviano una richiesta al server di Instagram tramettendo l’identificativo della vittima o il suo nome utente. Il server restituisce una risposta in JSON con le informazioni personali della vittima, compresi i dati sensibili come l’indirizzo e-mail e il numero di telefono.

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Gli attacchi sono piuttosto impegnativi: ciascuno di essi deve essere fatto manualmente in quanto Instagram utilizza calcoli matematici per impedire ai criminali di automatizzare il modulo di richiesta.

 Gli hacker sono stati individuati in un forum underground mentre negoziavano le credenziali private degli account appartenenti ad alcune celebrità.

 Kaspersky Lab consiglia agli utenti di aggiornare il prima possibile le versioni precedenti del software con l’ultima versione disponibile. Un altro consiglio utile da seguire quando si utilizzano i social media è quello di usare diversi indirizzi di posta elettronica per le diverse piattaforme social segnalando eventuali preoccupazioni o irregolarità al social network, soprattutto quando si ricevono messaggi di posta elettronica relativi a un ripristino di password non richiesto personalmente.

Filezilla e Storj, la blockchain avanza!

Dopo tanto parlare di tecnologia blockchain e sue possibili teoriche implementazioni, abbiamo deciso di approfondire il tema da un punto di vista pratico, per capire come questa tecnologia costituisca già oggi un potente abilitatore del business per prodotti open source. Ne abbiamo parlato con Roberto Galoppini, che recentemente ha avviato una collaborazione tra uno dei progetti open più diffusi al mondo (FileZilla), e Storj, un provider di cloud storage blockchain-based.

La blockchain come fattore abilitante dell’open source business

Da quando intorno al 2014 si iniziò a parlare di crypto 2.0 – applicazioni di tipo finance e non, dove anziché utilizzare il mining per forgiare nuove monete e registrare le transazioni sul public ledger, come fa Bitcoin, si utilizzano queste tecnologie per costruire applicazioni distribuite – iniziai a pensare che ci fosse la possibilità di sfruttare le potenzialità che queste avevano da offrire in termini di capacità di creare valore, e come questo potesse sposarsi con il mondo delle applicazioni open, tipicamente esposte al fenomeno del freeloading.

Avendo chiaro il problema che una determinata applicazione risolve – nel caso di FIleZilla ad esempio un tool che consente il trasferimento di file – è stato semplice individuare l’ambito delle soluzioni crypto 2.0 che potessero complementarne l’offerta.

Stabilito quindi che i servizi cloud costituivano il target naturale, la rosa di candidati individuata conteneva MaidSafe, FileCoin, SIA e Storj. Nell’ottobre 2016, quando avviamo una serie di colloqui per scegliere la piattaforma con cui integrare FileZilla, Storj pur godendo di un minor supporto finanziario, da un punto di vista di implementativo, per dimensione della base di utenti e per visione ci sembrò la migliore scelta di Distributed Cloud Storage basata sulla blockchain.

 Storj offre un servizio di storage mediante una infrastruttura distribuita in cui, oltre alla ridondanza e la cifratura dei dati, chiunque può essere rimunerato mettendo in condivisione dello spazio disco.

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Vantaggi per gli utenti

Grazie alla tecnologia di Distributed Cloud Storage gli utenti di FileZilla possono godere di spazio disco a basso costo la cui confidenzialità è garantita dal protocollo sottostante. Non solo, aderendo al sistema di incentivazione di Storj hanno accesso ad una nuova fonte di reddito.

“In questo modo abbiamo ottenuto il duplice risultato di fornire agli utenti FileZilla nuove funzionalità esclusive, che permettono loro di trarre profitto dalla partecipazione al network, al tempo stesso abbiamo consentito a Storj di raggiungere milioni di utenti, scalando di tre ordini di grandezza”.

 Qual è il business model di Storj?

È il primo sistema di archiviazione decentrato criptato end-to-end, che utilizza la tecnologia blockchain e la crittografia per proteggere i file. Storj è al tempo stesso una piattaforma, una criptovaluta ed una suite di applicazioni decentralizzate che consente di memorizzare i dati in modo sicuro e decentrato. I file sono crittografati, suddivisi in file di dimensioni più piccole denominati ‘shards’ e memorizzati in una rete decentrata di computer in tutto il mondo. Nessuno,  ha mai una copia completa dei file, nemmeno in forma crittografata.

Storj si è finanziata grazie ad una ICO (Initial Coin Offering) che ne pensi?

La ICO Storj è generalmente riconosciuta come una di quelle con maggior successo nel 2017, avendo raccolto circa 30 milioni di dollari (*). Sebbene le ICO recentemente siano state oggetto di alcune giuste critiche, vale la pena sottolineare come nel caso di Storj il token risulti spendibile per acquistare appunto servizi cloud, diversamente da quanto accade nel caso di altre ICO dove non è molto chiaro a cosa servano i “token” emessi, al di là del loro valore nominale. Per quanto ci riguarda abbiamo apprezzato la scelta di passare da CounterParty ad Ethereum ERC20, considerato che il  wallet di CounterParty risultava estremamente datato e, cosa ancora più importante era animato da un ecosistema estremamente limitato (**).

 

(*) http://www.prnewswire.com/news-releases/storj-token-sale-reaches-goal-of-30-million-in-seven-days-300464074.html

(**) http://blog.storj.io/post/158740607128/migration-from-counterparty-to-ethereum

 

 


Roberto Galoppini fonda e vende un open source SI nei primi anni 2000, per qualche anno è consulente strategico per Microsoft, IBM e Suse, nel 2011 diviene Head of Community di una tech media company statunitense dove aiuta centinaia di progetti open a crescere, ora con la sua startup innovativa cura le strategie business per alcuni prodotti open.

Smartphone in Italia: Android primo sistema operativo (73,5%), tra i brand Huawei (+413% dal 2015) sfida Samsung e Apple, boom dei grandi display e delle fotocamere HD | dati comScore

 

comScore scatta la foto dello scenario del mercato smartphone italiano in occasione di IFA

La sfida di Huawei a Samsung ed Apple.
Tra i sistemi operativi, tre utenti smartphone su quattro scelgono Android

I dati di giugno 2017 mostrano che il Samsung Galaxy S8 è lo smartphone più acquistato negli ultimi 30 giorni, ma Huawei è presente con 5 differenti modelli nella top 10 dei nuovi device.
Sistema operativo, disponibilità di applicazioni, funzionalità multimediali e social i motivi principali che guidano la scelta di acquisto. Minor importanza per i costi.

Nel mercato degli smartphone, Huawei è il brand che registra la maggiore crescita in termini di utenti (+413% in due anni) e lancia la sfida ai leader di mercato Samsung (al 37,5% della smartphone audience italiana) e Apple (18,7%). Tra i fattori critici di successo per i brand, la capacità di dotare gli utenti di dispositivi performanti che permettano di svolgere attività social e multimediali, in crescita costante rispetto all’anno scorso.
Questa la fotografia scattata da Mobilens di comScore, in occasione di IFA, in merito all’acquisto di dispositivi mobili di nuova generazione relativa al mese di giugno 2017.

Smartphone e sistemi operativi in Italia
In Italia, a giugno 2017 il 74,4% dei possessori di telefoni cellulari possiede uno smartphone, dato questo che ha registrato una crescita progressiva se si osserva il medesimo nello stesso mese del 2015 (60%) e dello scorso anno (70%).

Considerando la sola smartphone audience italiana, composta da 34 milioni di utenti, Android mantiene la leadership con il 73,5% (era al 69,7% nello stesso mese del 2016), seguito da Apple/iOS con una quota di mercato pari al 18,7% (nel 2016 al 17,9%).

Il calo di Microsoft al 6,9% (era al 10,5% un anno fa) e la lenta scomparsa di altri sistemi operativi (tra cui BlackBerry), complessivamente intorno all’1%, bene illustrano la posizione di forza dei due leader del mercato, in particolare Android, che può anche beneficiare di una crescente fidelizzazione: degli utenti Android che intendono cambiare dispositivo solo l’11% ha dichiarato di voler passare a piattaforma iOS (erano 13,5% a giugno 2016), a fronte del 19.6% di utenti iOS pronti a fare il percorso inverso (contro il 15,3% di un anno fa).
Dall’altro lato, la stessa Android si prepara ad accogliere gli utenti con dispositivi di vecchia generazione prossimi ad un upgrade, che nel 75% dei casi sceglierebbero proprio il sistema operativo di casa Google.

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Quote di mercato dei brand: Samsung ancora leader, Apple stabile e Huawei in crescita a tripla cifra
Prendendo in considerazione la ripartizione delle quote di mercato dei singoli brand sulla smartphone audience italiana, Samsung detiene ancora il primato con il 37,5% (ma in calo rispetto al 41,9% di giugno 2016), seguito da Apple (18,7%), e Huawei con il 16,3% che raddoppia il numero di utenti dell’anno scorso, e registra un +413% su scala biennale. Seguono Nokia (che perde 3,6 punti percentuali in un anno), LG, Wiko e Asus, che raggiungono complessivamente il 14,5% della quota di mercato.

Smartphone acquistati negli ultimi 30 giorni: Android il sistema operativo più scelto, Samsung e Huawei i brand più acquistati
A giugno 2017 risultano 1,7 milioni gli utenti che dichiarano di aver acquistato un nuovo smartphone negli ultimi 30 giorni. Tra questi il 79% sceglie un dispositivo con sistema operativo Android, mentre il 18,6% sceglie un dispositivo Apple/iOS, con Microsoft ferma al 2,2%.

I brand più acquistati sono ancora Samsung (32,1%), Huawei (20,7%) e Apple (18,6%).

Top ten dei modelli acquistati negli ultimi 30 giorni: Samsung Galaxy S8 il più acquistato, Huawei con 5 modelli tra i primi dieci
Da un lato Samsung dà una prova di forza con il Samsung Galaxy S8, modello più acquistato a giugno 2017 (4,1% sul totale dei nuovi dispositivi), e altri due dispositivi, Galaxy J5 (3,7%) e Galaxy S7 (2,6%) tra i primi quattro modelli.

Dall’altro lato è Huawei a lanciare la sfida, piazzando nella top 10 dei device più acquistati 5 differenti modelli (dal P9 Lite, secondo con il 3,8%, ai fortunati P8 Lite, anche in versione 2017, passando per i più recenti P10 Lite e P10 Plus).
Primo dei due modelli Apple presenti nella top 10 è l’iPhone 5s 16GB, che con il 2,5% si posiziona al quinto posto, davanti al più recente iPhone 7 32GB al 2,1%.
Il dato sugli ultimi 30 giorni conferma quindi la preferenza degli italiani per i brand leader di mercato, e ancora la forte crescita della casa cinese.
Analizzando il costo dei nuovi smartphone, oltre un quinto degli acquirenti ha speso più di 400 €, mentre il per 17% degli utenti il costo del nuovo dispositivo era compreso nella fascia tra i 170 € e i 249 €. A seguire, con il 15,2%, la fascia tra i 125 € e i 169 €.
Tra i criteri decisivi nel processo di acquisto di un nuovo smartphone, il sistema operativo rappresenta il principale driver che guida la scelta (49%), mentre al secondo posto per importanza attribuita (43,8%) si posiziona la disponibilità di App presenti per il modello desiderato (in crescita rispetto al 41,8% dello scorso anno). Le considerazioni legate ai costi rivestono invece un minor peso per gli intervistati, che in percentuale minore rispetto allo scorso anno attribuiscono un alto grado d’importanza a costo specifico del piano dati (36,6% a giugno 2017 vs 43,6% di giugno 2016), prezzo del dispositivo (32,9% vs 36,7%) e costo mensile complessivo del servizio (30,6% vs 34,8%).

Caratteristiche degli smartphone in Italia: schermi da 5” in su, crescita della risoluzione delle fotocamere, in particolare le frontali
Gli smartphone acquistati negli ultimi 30 giorni, hanno dimensioni dello schermo comprese tra i 5’’ e i 5,5’’ per il 43,7% dei casi, e superiori ai 5,5’’ nel 27,9% dei casi.

La tendenza a schermi sempre più grandi viene confermata prendendo in considerazione l’intera smartphone audience italiana, che fa registrare le maggiori crescite in termini di utenti per gli schermi oltre i 5,5” (+69%), e per quelli compresi tra i 5’’ e i 5,5’’ (+57% rispetto a giugno 2016), che rappresentano ormai la gran parte degli smartphone (utilizzati dal 40,1% degli utenti).
In calo del 3% invece il numero di chi possiede un dispositivo con dimensioni dello schermo tra i 4,5” e i 5” (quota al 22,2%).
La risoluzione della fotocamera frontale che risulta più diffusa nella smartphone audience italiana è 5 megapixel (+67% rispetto al 2016), ma quella che registra una maggiore crescita rispetto allo scorso anno va dai 5 megapixel in su (+ 353%). Tra le fotocamere posteriori, le più diffuse risultano avere una risoluzione compresa tra i 10 e i 14 megapixel, in crescita dell’89% rispetto al 2016.
Dispositivi più grandi, più potenti e più performanti si traducono anche in nuove possibilità di utilizzo per i possessori di smartphone, e attività diverse dalla chiamata tradizionale. Tra queste sempre più diffuse la visione di contenuti video o televisivi (19 milioni di utenti, +16% rispetto allo stesso mese dello scorso anno), l’ascolto di musica (15 milioni, +11% rispetto allo scorso anno), la condivisione di foto e video sui social (+13%) e l’acquisto di beni e servizi (+22%), con la maggiore crescita registrata dalle videochiamate (+74%).

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A proposito di comScore
comScore è una società leader specializzata nella misurazione cross-platform a livello globale di audience, brand e comportamenti di consumo. Nel gennaio 2016, comScore ha completato la fusione con Rentrak Corporation per la creazione di un modello di misurazione inedito applicabile ai contesti di consumo odierni, sempre più dinamici e multi-piattaforma. Costruito con un approccio meticoloso fortemente incentrato sull’innovazione, il nostro data footprint combina un patrimonio di dati proprietari sul mondo digitale, la TV e il cinema a informazioni demografiche approfondite per quantificare su scala globale i comportamenti multischermo dei consumatori. Tale approccio aiuta le aziende nel mondo dei media a monetizzare interamente le proprie audience, offrendo ai marketer gli strumenti necessari per raggiungere efficacemente i consumatori. Con oltre 3200 clienti e una presenza globale in oltre 75 Paesi, comScore rappresenta il futuro della misurazione nel campo della pubblicità digitale. Le azioni comScore sono negoziate sul mercato OTC (OTC: SCOR).
Per maggiori informazioni su comScore, visita www.comscore.com/ita.

Amazon e 18app: Sardegna, Basilicata e Abruzzo le regioni in cui sono stati utilizzati più buoni

 

18app, 9 mesi dopo:
come è stato utilizzato su Amazon.it


Il buono da 500€ relativo all’iniziativa 18app è stato utilizzato maggiormente dagli studenti delle regioni Sardegna, Basilicata e Abruzzo; sono stati acquistati soprattutto testi per prepararsi all’università

 

I giovani studiano utilizzando manuali e testi per prepararsi all’università, ma amano anche la narrativa; questo il quadro che emerge dall’analisi di Amazon sugli acquisti effettuati grazie ai 500 euro forniti dall’iniziativa 18app.

I buoni stanziati dal Governo Italiano consentono a quasi 500.000 diciottenni di spendere 500 euro in prodotti culturali. Libri ed eBook Kindle sono gli strumenti di diffusione del sapere che possono essere acquistati su Amazon.it.

Gli studenti che hanno utilizzato il buono su Amazon.it sono stati soprattutto i ragazzi delle regioni Sardegna, Basilicata e Abruzzo, seguiti da quelli provenienti da Puglia, Marche, Veneto, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Campania e Molise.

Libri di narrativa, ma soprattutto manuali e kit di preparazione ai test universitari sono gli articoli preferiti: ai primi posti tra i testi maggiormente acquistati figurano Harry Potter – La serie completa di J.K. Rowling, Alpha Test Ingegneria. Kit di preparazione di S. Bertocchi, V. Balboni, D. Berto, A. Sironi, C. Tabacchi,  Manuale di Meccanica di L. Caligaris e S. Fava e L’arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita di A. D’Avenia. Nella seconda parte della classifica si posizionano altri Alpha Test per Professioni sanitarie di S. Bartocchi, D. Rodino and A. Sironie Medicina, odontoiatria, veterinaria, di C. Tabacchi e M. Bianchini, i volumi di Anatomia umana di G. Anastasi e S. Capitani e il Manuale del geometra di L. Gasparelli. Chiudono la top 10 Harry Potter e la maledizione dell’erede di J.K. Rowlinge il Manuale di elettrotecnica, elettronica e automazione di G. Ortolani e E. Venturi.

Stefano, che ha usufruito del bonus 18app commenta “Ho scelto di spendere il bonus su Amazon.it per la puntualità delle spedizioni e l’ampiezza dell’offerta a disposizione. Ho potuto scegliere tra una vasta gamma di articoli e libri, inoltre il meccanismo di utilizzo del codice è stato molto semplice”.

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I diciottenni italiani nati nel ’98 già registrati su 18app.it, e che hanno richiesto la propria identità digitale o SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale), hanno ancora tempo per utilizzare il buono su Amazon.it fino al 31 dicembre 2017.

Una volta ottenuto l’ID, i diciottenni possono accedere a 18app.it per ottenere i buoni del Governo. Per l’utilizzo del buono su Amazon.it, i ragazzi devono prima creare buoni del valore di 5, 10, 25 o 50 euro sul sito 18app.it, e poi convertirli in codici Amazon del medesimo valore sul sito amazon.bonus18.it. Al momento della conversione, l’intero importo del buono verrà dedotto dal saldo 18app. I codici Amazon potranno essere quindi utilizzati per acquistare i prodotti selezionati su Amazon.it in un’unica sola soluzione o in diverse occasioni. Per maggiori informazioni visitare il sito www.amazon.it/18app.

Inoltre, per agevolare il processo di utilizzo del bonus cultura, Amazon ha realizzato un video tutorial consultabile alla pagina www.amazon.it/18app

 

 

Embark on a photo safari in Royal Burgers’ Zoo’s 360-degree video game


Destination marketing: Burgers’ Zoo is using an interactive, 360-degree photo safari video game to increase content awareness among youth

Royal Burgers’ Zoo has designed its own 360-degree photo safari video game: Burgers’ Zoo Snapshot. Players are tasked with taking the best animal photos at the zoo in Arnhem for a photo exhibition. You will step into a 360-degree digital environment as a photographer in search of extraordinary moments to photograph. The game is intended to interactively increase familiarity with the park’s content among youth. The Arnhem zoo itself is very well known, but improvements can still be made with regard to content awareness. Using the educational and playful medium, children can become better acquainted with the animal kingdom and try out Burgers’ Zoo from home or even from the back seat of the car.

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360-degree experience in modern zoos
Many consumers still harbour the old image of zoos, in which visitors walk past animal enclosures, looking in from the outside in a relatively passive role. Burgers’ Zoo’s modern eco-displays stimulate all the senses in an offline, 360-degree experience, in which visitors can imagine actually swimming among the fish at the bottom of the sea in the Indo-Pacific region, or trekking through the humid jungles of Africa and Indonesia.

How the game works
The game consists of various levels, each of which represents one of our eco-displays (such as the tropical rainforest in the Bush, the rocky desert in the Desert, the East-African savannah in the Safari, or the tropical coral reef in the Ocean). In each ecosystem, players are given a variety of assignments to take specific pictures of animals. In a 360-degree digital environment, you must set out to find the right photo opportunity. Find the black tip shark in the Ocean, seek out the gorilla in the Park, or look for the aardvark in the Bush. Some things must be discovered, while others are simply a matter of the right timing. Successfully completing assignments wins you fun info cards and unlocks new levels, meaning the next eco-display.

The underlying philosophy
“Direct contact with nature is becoming increasingly rare. As a park, we play an increasingly important role in connecting people with nature. We strongly believe that, by accurately simulating ecosystems, we can enable visitors to experience animals and nature in an extremely impressive way, while educating them at the same time. Education is one of our cornerstones,” says Tim Lammers, marketing manager at Burgers’ Zoo. “At the same time, we notice every day that the park scores high in terms of brand awareness, but that our distinctive capabilities (content awareness) still have room for improvement. Content creation plays a large role in this. Burgers’ Zoo makes frequent use of photo and video material in its channels of communication, and the importance of video is growing.” The 360-degree video game provides children with a virtual introduction to the colourful habitats the Arnhem zoo has to offer. Educational elements have been playfully incorporated into the game, allowing players to learn a great deal about animals and nature. Burgers’ Zoo already engages a variety of media platforms to bring the experience to the visitors, such as 360-degree videos on its own YouTube channel, and a special app developed for Apple TV.

Put it to the test!
Does all this sound interesting? Test the 360-degree photo safari video game yourself:
Download for iPhone / iPad: https://www.burgerszoo.nl/snapshot-iphone.
Download for Android: https://www.burgerszoo.nl/snapshot-android.

The app is also available in German and Dutch.

If the free iPhone and Android app reaches enough downloads, Burgers’ Zoo will add the new Mangrove as a bonus level.

Amazon.it Back to school: 15% di sconto su tutti i test scolastici e migliaia di prodotti per la scuola

 

Migliaia i prodotti e 15% di sconto sui testi scolastici:
Amazon.it lancia Amazon 15 e lode e si prepara al back to school

Settembre si avvicina, gli studenti e i loro genitori tornano a caccia del diario e dello zaino preferito: Amazon è pronta ad accoglierli con una vasta selezione di prodotti in un negozio ad hoc pensato per loro: www.amazon.it/ritorno-a-scuola 

Al via anche l’operazione Amazon 15 e Lode, che consente di ricevere a casa i testi scolastici con lo sconto del 15% ed effettuare in pochi click l’ordine complessivo di tutti i libri previsti per la classe dei figli


La pausa estiva è nel pieno svolgimento, ma settembre si avvicina sempre più e la caccia a tutto l’occorrente per il nuovo anno scolastico è già iniziata. Amazon.it è pronta a facilitare l’arduo compito dei genitori nel reperire il materiale scolastico, dai libri di testo agli atlanti, dagli zaini agli astucci, grazie al negozio dedicato al Ritorno a Scuola disponibile al link: www.amazon.it/ritorno-a-scuola.

Fino a ottobre studenti e genitori avranno a disposizione una selezione di migliaia di prodotti disponibili per acquistare il necessario per affrontare lezioni e compiti a casa. La selezione su Amazon.it comprende: centinaia di tipi di zaino, decine  di modelli di quaderni, diverse di varietà di mappamondi, decine di compassi, dizionari, enciclopedie, e ancora atlanti, svariati astucci, agende e molto altro.

Ritorna inoltre la consueta operazione “15 e lode” che fino al 9 settembre 2017 consente di trovare e acquistare, con il 15% di sconto, tutti i testi adottati e consigliati in ognuna delle classi elementari, medie inferiori e superiori d’Italia, pubbliche e private.

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Grazie al sito adozionilibriscolastici.it, selezionando scuola e classe dei propri figli, i genitori potranno selezionare in un solo click tutti i libri adottati per quella classe e aggiungerli direttamente al carrello su Amazon collegandosi a www.amazon.it/15elode. Non sarà quindi più necessario acquistare i testi singolarmente: la procedura è semplice e rapida e sarà sufficiente un ulteriore click per confermare l’ordine senza dover tornare alla selezione dei libri. I libri venduti e spediti da Amazon saranno rendibili gratuitamente fino al 15 ottobre 2017.

Con Amazon.it si possono scegliere diverse soluzioni di consegna che permettono di ricevere tutto il corredo scolastico in tempo per ogni necessità, anche nei luoghi di vacanza, usufruendo anche di servizi come ad esempio la spedizione gratuita per ordini superiori ai 29,00 euro senza specificarne il motivo sino a 30 giorni dalla data di avvenuta consegna*. Inoltre, iscrivendosi al servizio Amazon Prime a soli 19,99 euro annui i clienti possono beneficiare di un numero illimitato di spedizioni senza costi aggiuntivi, con consegna in 1 giorno lavorativo, su oltre 2 milioni di prodotti in più di 6000 comuni, e di spedizioni in 2-3 giorni su altri milioni di prodotti. Per i 44 CAP dell’area Milanese è inoltre disponibile il servizio Spedizione Sera* che consente di ricevere il pacco in giornata, mentre con Spedizione Mattino* 1.301 CAP italiani possono ricevere il prodotto entro le ore 12.00 del giorno successivo. Inoltre, i clienti Amazon possono ricevere i prodotti presso i Punti di ritiro in più di 10.000 uffici postali in tutta Italia, nelle librerie Giunti al Punto e presso i Locker Amazon. I clienti potranno verificare direttamente su Amazon.it la posizione dei Locker dei Punti di ritiro con l’indicazione degli orari di apertura. Questo servizio è disponibile per la modalità di consegna 3-5 giorni; senza costi aggiuntivi per i clienti Prime ed è incluso nel costo della modalità di consegna standard per tutti gli altri clienti non abbonati al servizio Prime. Vedi le condizioni complete del servizio Amazon Prime al questo link

 

 

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