Giro d’Italia, la Città Metropolitana fa tris: nel 2024 due tappe, una con arrivo a Napoli e l’altra con partenza da Pompei

Giro d’Italia, la Città Metropolitana fa tris: nel 2024 due tappe, una con arrivo a Napoli e l’altra con partenza da Pompei

Dopo i successi del 2022 e il 2023, anche nel 2024 la Città Metropolitana di Napoli sarà protagonista della Corsa Rosa per promuovere lo straordinario patrimonio paesaggistico e culturale che solo il nostro territorio può offrire: due le frazioni che la riguarderanno, la Avezzano – Napoli del 12 maggio e la Pompei – Cusano Mutri del 14. Le tappe toccheranno alcuni dei luoghi più belli e più interessanti sotto il profilo culturale al mondo: il capoluogo, tra gli altri, ma anche i Campi Flegrei, che stanno vivendo un periodo difficile e che hanno bisogno di rilancio sul piano internazionale, i Parchi Archeologici di Pompei e di Longola, Nola, Cimitile e le sue Basiliche Paleocristiane. Il Sindaco Metropolitano Manfredi: “Evento eccezionale, rarissimo avere il Giro per tre anni di fila. Premiato il nostro lavoro. Straordinaria occasione di valorizzazione del territorio”

Dopo i successi del 2022 e del 2023, la straordinaria bellezza del territorio della Città Metropolitana di Napoli, con il suo carico di storia, arte, cultura, ambiente, paesaggio, sarà grande protagonista anche nella prossima edizione del Giro d’Italia. E questa volta con ben due tappe: domenica 12 maggio, con l’arrivo a Napoli di una frazione che parte da Avezzano, Appennino abruzzese, e – dopo il riposo di lunedì 13 – con la partenza da Pompei martedì 14 maggio, per una tappa che attraverserà l’area vesuviana interna e il Nolano per terminare a Cusano Mutri, in provincia di Benevento, precisamente in località Bocca della Selva.

Anche quest’anno, quindi, le tappe, volute dalla Città Metropolitana di Napoli per promuovere l’eccezionale patrimonio che solo il nostro territorio può offrire, regaleranno ai 700 milioni di telespettatori di audience potenziale dei 190 Paesi collegati dai 5 continenti la possibilità di ammirare alcuni dei luoghi più belli al mondo e fare un viaggio nell’incanto e nella storia.

Le tappe

La tappa del 12 maggio (Avezzano – Napoli), la nona del Giro, di 206 km, dopo aver raggiunto il Tirreno a Minturno, proseguirà lungo il litorale domitio per approdare nei Campi Flegrei, iniziando da Lago Patria e proseguendo per il Parco Archeologico di Cuma, la terrazza sul mare di Monte di Procida, le meraviglie di Bacoli e Pozzuoli, con le loro aree archeologiche e la bellezza del paesaggio per giungere, dopo aver superato Coroglio e Posillipo, sullo splendido Lungomare di Napoli, in via Caracciolo, dove si disputerà la volata finale.

L’altra tappa, la decima, di 141 km, in programma il 14 maggio, prenderà il via dal Parco Archeologico di Pompei – sito patrimonio UNESCO tra i più visitati al mondo – per raggiungere Poggiomarino, che ospita Il Parco Archeologico Naturalistico di Longola, il villaggio protostorico sorto intorno al 1.300 a.C. sulle sponde del fiume Sarno noto come la “Venezia del Sud” – scoperto per caso nel 2000 durante i lavori di costruzione di un depuratore – i cui abitanti sono considerati i fondatori proprio dell’antica Pompei. In pochi chilometri i corridori si troveranno ad attraversare una storia lunga 1.400 anni, dal XIV secolo a.C. fino all’eruzione del 79. d.C., toccando due siti uniti tra loro da un indissolubile legame di causa – effetto. Da lì la carovana proseguirà per Palma Campania, la città del Carnevale e delle Quadriglie, raggiungendo Nola, patria di Giordano Bruno e dei Gigli patrimonio immateriale dell’umanità UNESCO, per poi salutare l’area metropolitana di Napoli verso il Sannio lasciandosi alle spalle Cimitile e le sue Basiliche Paleocristiane.

Il Sindaco Manfredi: “Premiato il nostro lavoro, importante occasione di valorizzazione territoriale a partire dai Campi Flegrei”

“Dopo il successo degli scorsi anni – ha affermato il Sindaco della Città Metropolitana, Gaetano Manfredi – abbiamo voluto che anche per la 107ª edizione il Giro d’Italia facesse tappa a Napoli e nella sua area metropolitana, con una doppia splendida occasione di valorizzazione della nostra terra, che non ha eguali al mondo. Abbiamo trovato la disponibilità dell’organizzazione, che in via assolutamente eccezionale ha fatto sì che la Corsa facesse tappa nuovamente qui per il terzo anno consecutivo. È già difficile che questo accada per due volte, figuriamoci per tre. Siamo riusciti, quindi, a convincere gli organizzatori proprio grazie allo straordinario lavoro fatto nelle due scorse edizioni”.

“Sono particolarmente contento – ha continuato Manfredi – dei percorsi che sono stati stilati: quello della prima tappa si incunea nei Campi Flegrei, che stanno attraversando un momento difficile e hanno quindi bisogno di occasioni di rilancio sul piano internazionale, mentre quello della seconda consentirà ai telespettatori di tutto il mondo di compiere un viaggio nella nostra storia e nella nostra cultura che è di straordinaria importanza per studiosi e visitatori, sull’asse Pompei – Nola passando per Longola e tutta l’area vesuviana interna”.

La cerimonia di presentazione del percorso a Trento

La cerimonia di presentazione del Giro si è svolta questo pomeriggio al Teatro Sociale di Trento, nell’ambito del Festival dello Sport. La Città Metropolitana di Napoli è stata rappresentata dal Vicesindaco, Giuseppe Cirillo.

“Il Giro d’Italia – ha affermato il numero due di Palazzo Matteotti al termine della kermesse – è un potentissimo strumento di valorizzazione territoriale. È una delle tre corse a tappe più importanti al mondo, insieme con il Tour de France e la Vuelta, e ha una copertura impressionante in termini di visibilità tv e digital. Sono proprio questi dati che ci hanno spinto, per il terzo anno consecutivo, a promuovere e sostenere economicamente questo appuntamento, ospitando la carovana e il suo indotto sul nostro territorio, questa volta per tre giorni, considerato il giorno di riposo. Mandare le immagini delle nostre bellezze in tutto il mondo sta generando un grande impatto turistico, e il risultato è sotto gli occhi di tutto. Napoli e la sua area metropolitana sono diventate una delle mete più ambite del turismo internazionale”.

I dati del Giro

I dati, appunto. Nella scorsa edizione, la numero 106, la Corsa ha avuto una copertura tv nel mondo di 23.285 ore di trasmissioni televisive per un’audience complessiva globale 694 milioni di persone. L’organizzazione ha accreditato 1.435 media di cui 1.098 giornalisti e 337 fotografi rappresentativi di 704 testate internazionali, nazionali e locali, con 89.200 articoli. Ma non solo tv: 10,4 milioni sono stati gli spettatori lungo il percorso, di cui 1,3 mln giovani sotto i 14 anni.

Il Giro digital website e app ha fatto registrare una copertura live di 38 milioni (+14% rispetto al 2022) con 427 news e 211 milioni di pagine viste; 200 milioni le visualizzazioni di contenuti video (+14% vs 2022).

La tappa di Napoli 2023 si è classificata al 3° posto come valore in visibilità TV mondo, con un indice quantificato – sulla base di una ricerca commissionata da RCS Sport a Nielsen – in 2 milioni e mezzo di euro, decisamente superiore alla media.

Lusinghieri anche i dati di audience della TV italiana (RAI 2), con una percentuale pari al 20% di share. Una delle migliori tra le tappe non di montagna.

In ambito digitale, per la tappa di Napoli 9 milioni le pagine viste (rispetto alle 5,6 mln del 2022) con 13,6 milioni di social impression.

Le altre tappe in Campania

L’organizzazione ha previsto un’altra partenza in Campania. Dopo l’arrivo a Cusano Mutri, il Giro ripartirà mercoledì 15 maggio da Foiano di Val Fortore, in provincia di Benevento, per una tappa di 203 km che, passando per Termoli e la Costa dei Trabocchi, porterà sull’Adriatico attraversando il Molise, con arrivo a Francavilla al Mare.

Liu Jo rivoluziona il retail con la Realtà Aumenta di TeamViewer

Il modello di business di uno dei fashion brand ‘Made in Italy’ più noti al mondo, punta sull’innovazione digitale per migliorare e rafforzare il rapporto e la gestione del canale retail.

Liu Jo ha scelto la piattaforma TeamViewer Frontline xAssistper gestire l’allestimento dei negozi con la realtà virtuale. Fin dall’inizio, il progetto è stato seguito da BARS,solution partner di TeamViewer, sia per le soluzioni Frontline di Realtà Aumentata sia per le integrazioni della stessa con TeamViewer IOT Platform, TeamViewer Analytics, TeamViewer Core application.

Liu Jo opera in un panorama internazionale sempre più competitivo. Per l’azienda è dunque fondamentale mantenere una comunicazione ‘always-on’ per alimentare costantemente il legame con i clienti sia business sia consumer, ma anche per offrire collezioni sempre più complete che sono arricchite nel corso della stagione da capi e accessori al passo con le tendenze.

Liu Jo, che già utilizzava TeamViewer per le classiche attività di remote control e remote help desk, da oltre un anno ha ampliato la collaborazione per realizzare un importante progetto dedicato all’ambito fashion per poter rispondere all’esigenza di ottenere un miglior presidio e un miglior livello di servizio nei confronti del retail, sia per quanto riguarda gli allestimenti interni sia per le vetrine dei punti vendita. Presidiare in modo costante i punti vendita, con l’impiego della realtà virtuale, è un elemento assolutamente differenziante nel mondo fashion retail.

Gli aspetti da affrontare

Liu Jo aveva la necessità di:

  • Ottimizzazione degli interventi in presenza presso gli store da parte della casa madre e soprattutto dei visual, un’esigenza che durante il periodo della pandemia si è rivelata essere prioritaria. I visual sono le figure che, in tutti i negozi, curano l’immagine del brand e dell’azienda. Un ruolo di grande rilievo perché i punti vendita hanno diverse configurazioni, modalità, esposizione e sono distribuite su aree geografiche molto estese, dall’Europa al resto del mondo. La gestione dell’attività di monitoraggio da parte dei visual richiedeva comunque un supporto in loco.
  • Diminuire i viaggi, non solo per una questione di risparmio sui costi, ma per migliore l’approccio alla sostenibilità perché riducendo gli spostamenti delle persone si contribuisce alla riduzione di emissioni di CO2.
  • Avere un presidio continuo delle attività che possono essere svolte nei punti vendita superando quindi i limiti delle visite in presenza periodiche. Quindi ottenere un livello di servizio superiore che aumenta la capacità di rispondere sempre più velocemente alle domande grazie anche a un supporto visivo.

Il progetto

Dall’analisi dell’azienda nasce l’idea di dotarsi di una nuova tecnologia basata sull’AR che consenta un efficace supporto remoto per poter guidare al meglio il personale del negozio fornendo un supporto audio, video e documentale immediato. Grazie all’interazione e allo scambio in tempo reale di informazioni con la persona on-site che si occupa dell’allestimento, ora il servizio della casa madre sui negozi è molto più efficiente e puntuale garantendo il completo rispetto delle policy dell’utilizzo del brand che è un asset fondamentale per l’azienda.

Oltre settanta negozi sono stati dotati di smartglasses che permettono di operare in sinergia con le figure dei cosiddetti visual che governano il brand.

Presso l’headquarter dell’azienda opera un team di visual che si dedica all’analisi e all’applicazione espositiva dei prodotti all’interno dei punti vendita. Il ruolo dei visual è fondamentale perché si occupano esclusivamente dell’allestimento dei prodotti quindi di portare l’immagine dell’azienda sul canale retail.


Perché scegliere TeamViewer Frontline xAssist

“Abbiamo deciso di adottare la soluzione TeamViewer xAssist per la semplicità di gestione che consente di essere utilizzata da persone senza competenze tecniche; un aspetto determinante nella scelta perché praticamente non necessita di training”, ha dichiarato Andrea Veroni, Chief Information Officer, Liu Jo. “I parametri che ci hanno portato alla decisione, rispetto ad altre soluzioni di tecnologia presenti sul mercato, sono stati: l’affidabilità di TeamViewer per un servizio totale, la presenza del brand a livello mondiale e la garanzia di sviluppi futuri legati a un maggior utilizzo della realtà aumentata che ci proietta nel futuro per altre applicazioni che vanno oltre l’attuale visual merchandising”.

Liu Jo ha valutato anche gli aspetti legati alla sicurezza che TeamViewer xAssist poteva garantire soprattutto per la gestione del canale franchising dove l’azienda non ha il controllo diretto dell’infrastruttura di rete dei negozi. In quelli di proprietà l’azienda è intervenuta migliorando i dispositivi di networking in modo da poter garantire il massimo della qualità e stabilità delle connessioni wi-fi nei punti vendita. I visual Liu Jo hanno gestito direttamente con gli store manager l’utilizzo di questa soluzione TeamViewer – tramite smartglasses – e senza incontrare alcun tipo di resistenza al cambiamento a testimonianza della facilità di adozione grazie alla semplicità.

Risultati

Grazie alla collaborazione con TeamViewer, l’azienda ha realizzato un progetto B2B che è un’ottima alternativa dal presidio in loco e ha raccolto il totale apprezzamento da parte degli store manager che fanno uso di TeamViewer xAssist per le operazioni di allestimento anche durante gli orari di apertura al pubblico ottimizzando tempi e risorse. Non essendo più necessaria la presenza fisica dei visual, si sono ridotti drasticamente i viaggi in tutto il mondo raggiungendo quindi un risparmio dal punto di vista economico ma riducendo anche le emissioni di CO2 causate dai vari mezzi di trasporto.

Da remoto, il visual che si trova presso la sede di Liu Jo può vedere in tempo reale, attraverso gli smartglasses su cui è installata l’applicazione TeamViewer xAssist – indossati dallo store manager, l’allestimento dei prodotti, indicare esattamente come procedere e controllare che tutto avvenga secondo le linee guida del brand risolvendo qualsiasi tipo di criticità.

Tra le principali funzionalità della soluzione utilizzate da Liu Jo:

  • Condivisione delle informazioni in tempo reale;
  • Condivisione dello schermo e dei file;

  • Registrazione della sessione;

  • Chat;

  • Disegno a mano libera, annotazioni e impostazioni video e audio;

MANIFESTO PER LA SOSTENIBILITA’ DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Fondazione per la Sostenibilità Digitale presenta il “Manifesto per la Sostenibilità Digitale dell’Intelligenza Artificiale (AI)”

La Fondazione per la Sostenibilità Digitale – la prima Fondazione di ricerca riconosciuta in Italia dedicata ad approfondire i temi della sostenibilità digitale – è lieta di annunciare il lancio del “Manifesto per la Sostenibilità Digitale dell’Intelligenza Artificiale (AI)”, il Position Paper sull’Intelligenza Artificiale (AI) e la Sostenibilità. Questo documento vuole essere una guida per approcciare l’AI in modo consapevole, responsabile e sostenibile.

Ciò che è accaduto a Tom Hanks mette in luce una condizione che potrebbe diventare sempre più comune e che non riguarderà solamente persone VIP, politici e personaggi pubblici ma anche, e sempre di più, il pubblico in generale.

L’evoluzione dei sistemi di Intelligenza Artificiale dedicati, semplici ed economici, spingerà la diffusione di tecniche di deep fake e quindi la realizzazione di video “falsi” non distinguibili da quelli originali, in cui vero e falso si sovrappongono. Per affrontarlo sono necessari tre elementi: la normativa, e grazie all’AI act le Intelligenze Artificiali devono rispettare rigorosi criteri; la cultura, attraverso programmi culturali capillari e generalizzati che creino cittadini consapevoli e informati; la tecnologia. Così come l’AI può generare deep fake, l’AI deve poter generare algoritmi che li smascherino e che diano la possibilità all’utente di comprendere la natura delle immagini che appaiono sul video.

Il Manifesto serve proprio ad analizzare sfide ed opportunità dell’AI in rapporto alla società e, nell’ultima parte del documento, identificare, per ciascun SDG (Sustainable Development Goal), quelle caratteristiche dell’AI che più di altre contribuiscono alla realizzazione dei singoli obiettivi di SDG. Partendo dall’assunto che l’AI è entrata in una fase di impatto di massa, coinvolgendo non solo utenti, ma anche istituzioni pubbliche e private, il Position Paper si pone come obiettivo quello di collocare l’AI in un contesto di sostenibilità digitale, fornendo una visione chiara dei principi e delle caratteristiche che dovrebbero guidare lo sviluppo e l’adozione di questa tecnologia. Non si tratta di limitare l’AI, ma di massimizzarne i benefici nel rispetto dei principi di sostenibilità.

“È fondamentale, per ciascuno di noi, approfondire la conoscenza di queste tecnologie per potere comprendere le loro potenzialità” ha dichiarato Marzio Bonelli, CIO di MM. “Scopriremmo quanto l’attuale Intelligenza Artificiale, anche quella generativa, non sia in grado di inventare nulla di nuovo ma sia un potente articolatore di una conoscenza esistente in grado di scoprire relazioni deboli che sfuggono alla nostra mente. Scopriremmo quanto gli algoritmi possono stravolgere nel mondo del lavoro i modelli di business, ma anche quanto essi siano condizionabili, consapevolmente o inconsapevolmente, da chi li ha generati, e quanto sia importante riconoscere tale rischio per interpretare correttamente i risultati che l’AI ci propone, approcciando a questa tecnologia in modo costruttivo e consapevole, senza pregiudizi.” – ha concluso Bonelli.

Il Position Paper si sviluppa in tre sezioni principali: la prima contiene la descrizione del dominio dell’AI e la sua definizione, la seconda fa riferimento ai criteri e ai principi che devono essere considerati per valutarla ed utilizzarla in modo consapevole, la terza riguarda gli SDG di Agenda 2030 come chiave di lettura per definire i caratteri connotanti per la realizzazione di sistemi e soluzioni AI sostenibili.

“Lo sviluppo del manifesto ha visto l’impegno attivo di un gruppo di lavoro differenziato e multidisciplinare, composto tanto dai professori delle Università del nostro network che dagli esperti delle aziende che sostengono la Fondazione.” – ha spiegato Stefano Epifani, Presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale. “Nella riflessione che riguarda il futuro dell’AI la multidisciplinarietà è fondamentale: è stato entusiasmante veder ragionare assieme alcune tra le più brillanti menti che stanno sviluppando riflessioni in quest’ambito ibridando ed unendo visione giuridica (con l’apporto di esperti come Giovanni Battista Gallus e Lara Lazzaroni), con competenze tecnico-scientifiche ed approccio filosofico (con il contributo di studiosi come Tiziana Catarci e Fabio Ciracì). È, questo, il modus operandi della Fondazione, che fa della interdisciplinarità nell’approccio ai problemi collegati alla sostenibilità digitale uno dei suoi punti di forza.” – ha terminato Epifani.

Criteri di valutazione di sistemi e soluzioni di AI

Nel documento vengono presentati i principi e le caratteristiche necessarie per valutare qualsiasi prodotto realizzato a partire da una Intelligenza Artificiale.

Si parte dall’assunto che l‘AI non deve essere considerata una commodity a cui si accede in modo inconsapevole, ma piuttosto una tecnologia che richiede consapevolezza, competenza e capacità critica. L’obiettivo è utilizzare l’IA per costruire un mondo più sostenibile, affrontando i problemi reali che la società si trova a fronteggiare.

A questo scopo, la Fondazione per la Sostenibilità Digitale ha identificato alcuni criteri, elencati nel Manifesto per la Sostenibilità Digitale dell’Intelligenza Artificiale (AI), che tutte le organizzazioni (pubbliche e private) dovrebbero utilizzare nello sviluppo e adozione di sistemi di AI e che includono, tra le principali, la trasparenza, la non discriminazione nella strutturazione e applicazione dell’AI, l’equità, la sostenibilità economica, sociale e ambientale, l’interoperabilità e portabilità delle tecnologie di AI, la possibilità di revoca dell’azione, il rispetto della privacy, la sicurezza delle informazioni, la riconoscibilità di ciò che è stato creato con l’AI, la necessità di una formazione consapevole sulla conoscenza delle tecnologie digitali, fra cui l’AI, la valutazione su opportunità e rischi tra possibili danni ed elementi di vantaggio, l’attribuzione delle giuste responsabilità per chi trae vantaggi dall’AI.

I criteri indicati dal position paper sono funzionali a stabilire una scala di valutazione dei sistemi e soluzioni di AI e non possono prescindere dall’ambito di utilizzo degli stessi.

Come l’AI contribuisce a raggiungere gli Obiettivi di Sostenibilità (SDG)

Un aspetto cruciale dell’AI è la sua crescente importanza nella realizzazione degli obiettivi di sostenibilità stabiliti da Agenda 2030 delle Nazioni Unite. L’AI offre soluzioni innovative per affrontare sfide globali come il cambiamento climatico, la povertà, la salute pubblica e l’uguaglianza di genere.

Raggruppando gli SDG in 3 macrocategorie, Benessere e Sostenibilità Sociale (SDG 1, 2, 3, 4, 5, 8 e 10), Innovazione e Sostenibilità Ambientale (SSDG 6, 7, 9, 11, 12, 13, 15) e Pace, Giustizia e Istituzioni solide (SDG 16 e 17), si può osservare come l’AI, nelle sue caratteristiche specifiche può impattare il raggiungimento degli obiettivi di ogni singolo SDG:

  • Gruppo Benessere e Sostenibilità sociale: questo gruppo di SDG risulta essere quello maggiormente sensibile alle caratteristiche intrinseche e di finalità di sistemi e soluzioni di AI. L’aspetto non discriminatorio dell’AI, come l’attenzione ai bias di genere nella fase di learning favorisce l’inclusione e la promozione dell’uguaglianza (SDG5), riducendo allo stesso tempo le disuguaglianze (SDG10). L’interoperabilità e la portabilità sono fondamentali per il SDG3 in quanto la possibilità di scambio dati in tempo reale tra più soluzioni di AI. La loro semplicità di adozione invece può essere determinante per la salvezza di vite umane. Il diritto di revoca dell’azione e il controllo umano sugli algoritmi possono evitare effetti indesiderati che, per rilevanza, impattano maggiormente sempre sul SDG3. L’accessibilità è una caratteristica che riduce le disuguaglianze e deve essere un punto di riferimento per tutte le tecnologie digitali che devono tendere a favorire l’inclusione. Infine, le caratteristiche di impatto ambientale fanno riferimento in modo particolare al SDG3 in quanto una AI sostenibile, che opera in modo ottimizzato, contenendo il consumo di risorse computazionali ha un impatto positivo sull’ambiente e di conseguenza sulla salute e il benessere delle persone.
  • Gruppo Innovazione e Sostenibilità ambientale: questo gruppo di SDG è l’unico che risulta essere influenzabile in modo pervasivo, e questo conferma il ruolo portante dell’AI nel percorso di sviluppo e innovazione. L’AI può infatti contribuire alla riduzione dell’impatto ambientale delle attività industriali, ad esempio, ottimizzando l’efficienza energetica nei processi industriali o dando indicazioni in merito alle perdite di acqua. Attraverso il monitoraggio e l’analisi dei dati i processi gestiti attraverso l’AI possono promuovere un uso più sostenibile delle risorse (SDG6 e 7). Le caratteristiche tecniche sono fondamentali per il SDG9 (Innovazione ed Infrastrutture) poiché si tratta di requisiti impliciti. SDG11 (Città e comunità sostenibili) può essere raggiunto attraverso lo sviluppo di mobilità intelligenti, come sistemi di trasporto condiviso e ottimizzazione del traffico. Contribuendo quindi a ridurre le emissioni di gas serra e migliorare la qualità dell’aria nelle aree urbane. I dati prodotti e gestiti dalle AI possono essere utilizzati per comprendere i processi legati al cambiamento climatico e per sviluppare di conseguenza nuovi modelli di previsione del clima contribuendo a migliorare la resilienza delle comunità e ad affrontare i rischi ambientali (SDG13).
  • Gruppo Pace, Giustizia e Istituzioni solide: questo gruppo di obiettivi SDG risulta influenzato da alcune delle caratteristiche dell’AI, in particolare quelle intrinseche e di finalità. Il SDG16 si propone di promuovere società pacifiche, giuste e inclusive. Una AI non discriminatoria e progettata in modo etico consente l’implementazione di sistemi e algoritmi che evitano discriminazioni basate su caratteristiche come l’etnia, il genere o la religione. L’AI può aiutare a garantire equità e giustizia nel processo decisionale, promuovendo un trattamento imparziale di tutte le persone, indipendentemente dalle loro caratteristiche personali. L’aspetto “inclusivo” dell’AI favorisce la coesione sociale e la fiducia tra i diversi gruppi della società, contribuendo ad eliminare pregiudizi o stereotipi, a ridurre le tensioni sociali e a promuovere la collaborazione e la costruzione di comunità pacifiche. Per quanto concerne invece l’SDG17 (Partenariato per gli obiettivi generali), abbiamo osservato negli ultimi anni come l’AI stia trasformando diversi settori e richieda un’adeguata preparazione per poter affrontare le sfide e cogliere le opportunità che essa presenta. La literacy consente alle persone di sviluppare competenze per utilizzare l’AI in modo efficace e responsabile, promuovendo l’innovazione e la sostenibilità.

Il Manifesto per la Sostenibilità Digitale dell’Intelligenza Artificiale può essere scaricato a questo link: https://sostenibilitadigitale.it/advocacy/manifesto-per-la-sostenibilita-digitale-dellintelligenza-artificiale/

L’elenco dei Partner e delle Università che attualmente fanno parte della Fondazione può essere consultato al seguente link

Per ulteriori informazioni o approfondimenti, visitare il sito: www.sostenibilitadigitale.it

Informazioni su Fondazione per la Sostenibilità Digitale:

La Fondazione per la Sostenibilità Digitale è la prima Fondazione di Ricerca in Italia che analizza le correlazioni tra trasformazione digitale e sostenibilità con l’obiettivo di supportare istituzioni e imprese nella costruzione di un futuro migliore. La sua mission è quella di studiare le dinamiche indotte dalla trasformazione digitale, con particolare riferimento agli impatti sulla sostenibilità ambientale, culturale, sociale ed economica. In quest’ottica la Fondazione sviluppa attività di ricerca, fornisce letture ed interpretazioni della trasformazione digitale, offre indicazioni operative per gli attori coinvolti, intercetta i trend del cambiamento e ne analizza gli impatti rispetto allo sviluppo sostenibile. La Fondazione agisce attraverso una struttura costituita da esperti indipendenti, istituzioni, imprese e università.

Ai soci e partner della Fondazione si affianca la Rete delle Università che costituisce il sistema di competenze al quale fa riferimento la Fondazione per lo sviluppo dei suoi progetti e che rappresenta un esempio virtuoso di collaborazione tra istituzioni ed aziende nello sviluppo di progetti e di attività dedicati alla sostenibilità digitale. Tra le Università che fanno parte della Rete, l’Università Sapienza di Roma, l’Università di Pavia, l’Università Ca’ Foscari di Venezia, l’Università degli Studi di Cagliari, l’Università degli Studi di Palermo, l’Università degli Studi di Firenze, l’Università degli Studi di Trieste, l’Università di Perugia, L’Università per Stranieri di Perugia, l’Università di Siena, l’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, l’Università degli Studi di Torino, l’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”, l’Università degli Studi di Sassari.

Leggi il manifesto clicca sull’immagine seguente

Truffe informatiche: app per il trading di criptovalute sfruttate per agganciare le vittime su siti di incontri

Finti trading pool di criptovalute al servizio delle truffe sha zhu pan

fanno svanire oltre un milione di dollari

Sophos racconta l’esperienza di una vittima che ha perso 22.000 dollari in una settimana

Sophos, leader globale nell’innovazione e nell’erogazione della cybersicurezza as-a-service, ha pubblicato i risultati dello studio condotto su una grossa truffa della categoria cosiddetta “shā zhū pá”n (macellazione del maiale) che si è avvalsa di finti trading pool di criptovalute (pool di liquidità) per sottrarre oltre un milione di dollari.

Il report, intitolato “Latest Evolution of ‘Pig Butchering’ Scam Lures Victim in Fake Mining Scheme”, si sofferma sull’esperienza vissuta da Frank, una delle vittime di questa truffa, e del modo in cui ha perso 22.000 dollari in una settimana dopo essere stato contattato sulla app di incontri MeetMe da “qualcuno” che si faceva passare per “Vivian”.

Dopo che Sophos X-Ops si è occupata della storia di Frank, il team ha scoperto un totale di 14 domini associati alla truffa e decine di siti pressoché identici che, insieme, hanno permesso alla banda di truffatori di appropriarsi di oltre un milione di dollari nell’arco di tre mesi.

La truffa in questione sfrutta le applicazioni per il trading di criptovalute basate sui meccanismi della finanza decentralizzata (DeFi), un settore praticamente privo di regolamentazione. Queste applicazioni creano dei “pool di liquidità” di varie topologie di criptovaluta ai quali gli utenti possono accedere per effettuare scambi di criptovalute. Chi prende parte al pool riceve una percentuale delle fee pagate per ogni transazione conclusa, ottenendo un interessante ritorno sull’investimento. Per far questo bisogna prima firmare online uno smart contract – una sorta di contratto digitale che concede a un altro account (in genere agli operatori del pool) il permesso di accedere ai wallet dei partecipanti in modo da rendere possibili gli scambi. I pool fasulli, che i truffatori usano sempre più spesso per sottrarre i fondi delle loro vittime, funzionano allo stesso modo; tuttavia, a differenza dei pool legittimi, prima o poi i truffatori scompaiono con l’intero bottino della liquidità detenuta all’interno del pool.

“Quando abbiamo scoperto questi finti pool di liquidità si trattava di operazioni alquanto primitive che avevano ancora grandi margini di sviluppo. Oggi invece vediamo i truffatori specializzati in sha zhu pan che adottano questo particolare tipo di frode integrandolo nel loro arsenale di tattiche come le tecniche di aggancio delle potenziali vittime attraverso le app di incontri. Pochissime sono le persone che capiscono il funzionamento del trading legittimo di criptovalute, quindi è facile per questi malintenzionati riuscire ad aggirare le loro vittime. Per questo tipo di truffa esistono persino veri e propri toolkit già pronti che semplificano il lavoro: tant’è che se l’anno scorso Sophos aveva rilevato solamente alcune decine di ‘pool di liquidità’ fasulli, in questo momento ne stiamo osservando più di 500”, ha dichiarato Sean Gallagher, principal threat researcher di Sophos.

Sophos X-Ops si è imbattuta per la prima volta in questa specifica truffa ascoltando il racconto di una vittima di nome Frank. Frank era entrato in contatto sulla app di incontri MeetMe con un malintenzionato che impersonava Vivian, una presunta donna tedesca che affermava di vivere a Washington D.C. per lavoro. Frank ha chattato per settimane con Vivian, che da parte sua era attenta a combinare promesse romantiche con continui tentativi per convincere Frank a investire nelle criptovalute.

Alla fine Frank ha aperto un account su Trust Wallet (una app legittima per convertire dollari in criptovalute) collegandolo al pool di liquidità consigliato da Vivian, un pool fasullo che mascherava il proprio carattere illecito sfruttando come copertura il brand Allnodes, un vero provider che gestisce una piattaforma di finanza decentralizzata. Tra il 31 maggio e il 5 giugno Frank ha investito 22.000 dollari, e tre giorni dopo i truffatori hanno svuotato il suo wallet. Nel tentativo di recuperare i propri soldi, Frank si è rivolto a Vivian, che gli ha suggerito di investire ulteriori somme nel pool allo scopo di tornare in possesso di quanto investito e concretizzare i “vantaggi” dell’operazione. Mentre aspettava che la propria banca autorizzasse un trasferimento di altro denaro a Coinbase, Frank ha iniziato a indagare su quanto stava succedendo imbattendosi quindi in un articolo sul cosiddetto liquidity mining pubblicato da Sophos. A quel punto Frank ha contattato Gallagher per farsi aiutare.

Anche dopo che Gallagher aveva consigliato Frank di bloccare Vivian, quest’ultima è riuscita a trovarlo su Telegram continuando i propri tentativi di spingerlo a “proseguire nell’investimento” fino ad arrivare a inviargli una lunga e commovente lettera scritta molto probabilmente da una AI generativa.

“Quel che rende questo genere di truffa particolarmente insidioso è che non richiede di installare alcun malware sul dispositivo della vittima. Non serve nemmeno una app fasulla, come alcune di quelle nelle quali ci siamo imbattuti in altre truffe CryptoRom. L’intero pool di liquidità fasullo era gestito attraverso una app legittima come Trust Wallet. A un certo punto Frank ha addirittura provato a contattare l’assistenza clienti di Trust Wallet per tornare in possesso del suo denaro, ma in realtà ha parlato con un finto operatore legato alla truffa. Queste app di criptovalute non prevedono regole, legittime o meno, per i pool. Le truffe hanno successo solamente grazie a tecniche di social engineering e all’insistenza dei malintenzionati: Vivian ha continuato a provare a contattare Frank per settimane dopo che lui l’aveva bloccata su WhatsApp”.

“L’unico modo per evitare di cadere in trappola è quello di stare attenti nella consapevolezza dell’esistenza e del meccanismo di funzionamento di queste truffe. Ecco perché Frank ha voluto raccontare la sua esperienza. Gli utenti devono sospettare di ogni sconosciuto che improvvisamente voglia contattarli su una app di incontri o su una piattaforma di social media, in particolare se l’individuo in questione insiste per spostare la conversazione su una piattaforma come WhatsApp e inizia quindi a parlare di investimenti in criptovalute”, ha concluso Gallagher.

Sophos ha condiviso i dati relativi a questo caso con Chainalysis e Coinbase, oltre che con altri professionisti della sicurezza specializzati in criptovalute, i quali stanno continuando a investigare. Chiunque ritenga di essere caduto vittima di liquidity mining o di una truffa sha zhu pan (杀猪盘, letteralmente “piatto per la macellazione dei maiali”), meccanismo che gode del supporto di un collettivo ben organizzato, composto da sviluppatori di pagine web e applicazioni fraudolente, creatori di profili fasulli sui social e persone che sfruttano script di social engineering sui social media e sulle app di incontri per far cadere le vittime nelle loro trappole, è invitato a contattare Sophos oltre che le autorità locali di competenza per ottenere assistenza.

Per maggiori informazioni sulla diffusione delle truffe di liquidity mining è possibile consultare “Latest Evolution of ‘Pig Butchering’ Scam Lures Victim in Fake Mining Scheme” su Sophos.com.

*Il nome è stato cambiato per salvaguardare la privacy della vittima.

Sophos

Sophos, leader mondiale e innovatore di soluzioni avanzate di cybersecurity, tra cui servizi MDR (Managed Detection and Response) e incident response, mette a disposizione delle aziende un’ampia gamma di soluzioni di sicurezza per endpoint, network, email e cloud al fine di supportarle nella lotta ai cyber attacchi. In quanto uno dei principali provider di cybersecurity, Sophos protegge oltre 500.000 realtà e più di 100 milioni di utenti a livello globale da potenziali minacce, ransomware, phishing, malware e altro. I servizi e le soluzioni di Sophos vengono gestiti attraverso la console Sophos Central, basata su cloud, e si incentra su Sophos X-Ops, l’unità di threat intelligence cross-domain dell’azienda. Sophos X-Ops ottimizza l’intero ecosistema adattivo di cybersecurity di Sophos, che include un data lake centralizzato, che si avvale di una ricca serie di API aperti, resi disponibili ai clienti, ai partner, agli sviluppatori e ad altri fornitori di cyber security e information technology. Sophos fornisce cybersecurity as a service alle aziende che necessitano di soluzioni chiavi in mano interamente gestite. I clienti possono scegliere di gestire la propria cybersecurity direttamente con la piattaforma di Sophos per le operazioni di sicurezza o di adottare un approccio ibrido, integrando i propri servizi con quelli di Sophos, come il threat hunting e la remediation. Sophos distribuisce i propri prodotti attraverso partner e fornitori di servizi gestiti (MSP) in tutto il mondo. Sophos ha sede a Oxford, nel Regno Unito. Ulteriori informazioni sono disponibili su www.sophos.it

Premio “Serra-Campi Flegrei” i vincitori

Premio “Serra-Campi Flegrei”, vincono Maria Lomurno, Giuseppe Affinito e Francesco D’Auria. Premio Speciale ad Angela Severino

Maria Lomurno vince come attrice ed ex-aequo con Giuseppe Affinito anche come autrice. A Francesco Domenico D’Auria, il premio alla Regia. Premio Speciale ad Angela Dionisia Severino per tre repliche presso lo spazio Artemia di Roma, gemellato con il Teatro Serra

Maria Lomurno con “Salsa di soia” vince nella sezione Attori ed ex-aequo con Giuseppe Affinito e il “Rubedo”, anche in quella Autori. A Francesco Domenico D’Auria il premio alla Regia per l’allestimento della Scena Prima del III atto dell’“Amleto” di William Shakespeare – la cacciata di Ofelia interpretata da Ilaria Romano – nella traduzione di Anna Laura Messeri, docente del Teatro Stabile di Genova. Premio Speciale alla regista Angela Dionisia Severino la quale, con Federica Martina, sarà ospite dal 16 al 18 maggio, del Centro Culturale Artemia di Roma. Sono questi i premiati alla finale della terza edizione del Premio Nazionale “Serra–Campi Flegrei” patrocinato dal Comune di Napoli, che si è svolta lunedì 2 ottobre al Teatro Serra di Fuorigrotta, votati dalla Giuria Onoraria presieduta dall’attore Salvatore Felaco e costituita dagli scrittori e drammaturghi Luisa Guarro e Luca Delgado, dall’attore Andrea De Goyzueta, dai giornalisti Serena Li Calzi e Edgardo Bellini e dal critico cinematografico e direttore artistico di numerosi festival Giuseppe Borrone.

Otto i finalisti, selezionati tra circa settanta partecipanti alle audizioni per le tre sezioni di concorso – Autrici/Autori, Attrici/Attori, Registe/Registi – provenienti dai maggiori teatri e dalle principali accademie del Paese. Insieme con i vincitori, hanno partecipato Salvatore Testacon il monologo “Liam” tratto da “Orphans” di Dannis Kelly e Ciro Viola con il testo “Giuda” di Rodrigo Garcia nella sezione Attori, Francesca Morgante con “Lallallà”interpretato da Elena Fattorusso e Francesco Rivieccio con “Rainbow” in quella Autori.

«Siamo molto contenti della qualità dei finalisti e della eterogeneità delle loro proposte. Anche quest’anno ha Giuria Onoraria ha avuto grande difficoltà» dicono ed eterogeneità e Mauro Palumbo, fondatori dello spazio flegreo. Molto felici i premiati: «ringrazio davvero il Teatro Serra, per la possibilità che da a giovani autori e interpreti. Non mi aspettavo il doppio riconoscimento, che mi emoziona molto, soprattutto perché nel mio percorso, la recitazione e la scrittura, sono intrecciati» dice Maria Lomurno. «È il primo premio che ricevo da quando ho iniziato la mia attività di drammaturgo. Trovo bellissimo aver avuto la possibilità di confrontarmi con altri compagni e colleghi, con i quali ho trovato una grande armonia» dice Giuseppe Affinito. «Una serata bellissima, con un pubblico che ci ha sostenuti. Come regista è stata l’occasione di incontrare altri artisti. Di questo spazio, ho apprezzato molto il suo essere, letteralmente, ‘serra’ e di considerare gli artisti come piantine da far crescere, con cura e gentilezza. Ho apprezzato molto l’essere appassionati e innamorati non solo del teatro, ma anche dei nostri percorsi» conclude Francesco D’Auria.

I vincitori

Maria Lomurno

Diploma in pianoforte al Conservatorio “Egidio Romualdo Duni” di Matera e in Recitazione presso l’Accademia “Fondamenta” di Roma, dove si è trasferita dalla Puglia, Maria Lomurno ha studiato alla “Paolo Grassi” con Giulia Tollis e recitazione e scrittura scenica con il regista e attore Daniele Parisi. Monologhista per la rubrica Schegge Teatrali di Rai5, si è fatta le ossa nel teatro classico – “Edipo re” di Sofocle regia di Carmelo Sumerano, “Oreste” di Euripide regia di Giancarlo Sammartan – e in quello shakespeariano – “La commedia degli errori”regia di Graziano Piazza “Sogno di una notte d’estate” regia di Francesco Polizzi – prima di approdare alle sperimentazioni della compagnia giovane del Teatro del Vascello e della compagnia Attori e Tecnici del teatro Vittoria. Nel 2022 è stata finalista al premio Hystrio alla vocazione.

Giuseppe Affinito

Laurea in Filosofia e Storia tra Napoli, Bologna e Parigi, Giuseppe Affinito lavora fin da bambino nella compagnia teatrale di Enzo Moscato, dove ha arricchito la propria formazione di importanti esperienze teatrali e cinematografiche. Nel 2022 presenta i suoi primi spettacoli come regista, autore e interprete: adatta “Pièce Noire” di Enzo Moscato, debutta al Campania Teatro Festival nella sezione ‘Osservatorio’ con l’opera prima “Rubedo”. Coprotagonista nel cortometraggio ‘Tempus Fugit’ di Angelo Serio con Isa Danieli; ha partecipato ai film “Mater natura” di Massimo Andrei e A “Il giovane favoloso” di Mario Martone. Nel 2018 è tra gli interpreti principali del film documentario “Pazzati. Sergio Piro e la rivoluzione basagliana in Campania” di Chiara Tarfano. Si è perfezionato con Michele Pagano e Davide Iodice.

Francesco Domenico D’Auria

Artista visivo, attore e performer, originario di Pompei. Dopo il diploma alla Scuola d’Arte Drammatica del Teatro Stabile dell’Umbria/C.U.T. di Perugia, Francesco Domenico D’Auriaha lavorato e studiato a lungo all’estero: nella compagnia multiculturale dell’Odin Theater di Oslo, all’Istituto Grotowski di Breslavia e all’Accademia d’Arte Drammatica di Cracovia in Polonia, con Nikolaj Karpov all’Università Russa delle Arti Teatrali di Mosca, con Mario Ferrero all’Accademia “Silvio d’Amico” e con Giorgio Barberio Corsetti. Specializzatosi inDesign Multimediale e Interattivo all’Università della California di Los Angeles e alla “Sapienza” di Roma e in Pedagogia e Teatro all’Università “Suor Orsola Benincasa” di Napoli. Affianca l’esplorazione tecnologica e in campo teatrale, alla ricerca sull’interfaccia uomo-macchina in campo medico.

Angela Dionisia Severino

Attrice, trapezista, formatrice e ‘cuntista’ per tradizione familiare, Angela Dionisia Severino, ha iniziato nei laboratori diretti da Raffaele Bruno e Davide Iodice con il quale ha conseguito anche il Master in Pedagogia Teatrale. Si è specializzate nella Commedia dell’Arte grazie al Laboratorio Internazionale Composizione Scenica diretto da Luca Gatta e alla Masterclass della Scuola Sperimentale dell’Attore di Pordenone, nell’arte del clown con Elena Cavaliere e nel ‘Cunto’ con Fioravante Rea. In seguito ha studiato con Mimmo Borrelli e lavorato in produzioni di cinema e teatro di rilevanza nazionale con Mario Martone, Carlo Faiello ed in produzioni internazionali in Portogallo e Germania. Da oltre dieci anni affianca la scrittura, la regia e l’artigianato, alla recitazione. È laureata in Tecnologie Alimentari alla Federico II di Napoli.

Contatti: teatroserra, 347.8051793

Il settore della Sanità è in ritardo nell’adozione del multicloud ibrido ma si prevede una crescita esponenziale nel breve termine

Nutanix (NASDAQ: NTNX), leader nell’hybrid multicloud computing, ha presentato i risultati relativi al settore della sanità dello studio Enterprise Cloud Index (ECI), che mostra i progressi compiuti nell’adozione del cloud. Secondo la ricerca, le aziende del settore sanitario sono in ritardo rispetto alla media totale degli altri settori, tuttavia, si prevede una crescita dal 53% al 74% nel corso dei prossimi tre anni, in linea con il trend globale di evoluzione verso infrastrutture IT multicloud, che comprendono un mix di cloud privati e pubblici.

Il multicloud ibrido è inoltre il modello operativo con la maggiore crescita prevista tra tutte le aziende analizzate nell’ECI. La metà della percentuale di intervistati nel settore sanitario (6%), rispetto all’insieme di risposte a livello globale e intersettoriale (12%), ha adottato il modello multicloud ibrido.

Tuttavia, chi opera nel settore sanitario prevede di aumentare le implementazioni multicloud ibride di oltre sette volte (38 punti percentuali), nei prossimi tre anni, raggiungendo una penetrazione del 44%. Inoltre, alcune aziende del settore sanitario prevedono di iniziare a utilizzare più cloud pubblici (multicloud) come unica infrastruttura IT, portando l’utilizzo di questo modello dall’attuale 0% all’8% entro il 2026.

Agli intervistati è stato chiesto quali sono le sfide che stanno affrontando in termini di cloud, come eseguono le applicazioni aziendali e dove pensano di farlo in futuro. Di seguito i risultati chiave dello studio:

  • La sicurezza informatica è il principale stimolo all’investimento nell’infrastruttura IT. La cybersecurity è stata citata dal 13% degli intervistati quale principale driver che guida le loro scelte di acquisto relative all’infrastruttura IT, seguita dalla sovranità dei dati (12%) e dalla flessibilità di esecuzione in cloud e on-premise (9%). I costi sono stati citati solo dal 4% degli intervistati sebbene la maggior parte degli intervistati ponga il controllo dei costi in cima all’elenco delle sfide da affrontare. L’86% degli intervistati del settore sanitario, infatti, ha indicato il controllo dei costi del cloud come una sfida nella gestione delle loro attuali infrastrutture IT e più di un terzo (36%) la indica come una sfida “significativa”.
Principali criteri relativi alla scelta dell’infrastruttura (risposta unica)
Sanità Globale
Cybersecurity 13% 13%
Sovranità dei dati 12% 10%
Flessibilità tra cloud e on-premise 9% 10%
Sostenibilità 9% 7%
Distribuzione dei dati tra edge, datacenter, cloud pubblico 8% 8%
Facilità nello spostare le applicazioni esistenti verso il cloud pubblico 8% 8%
Requisiti delle applicazioni 8% 6%
Servizi dati (p.e. file, blocchi, oggetti) 7% 8%
Protezione e recovery dei dati 7% 10%
Problemi normativi e di conformità 8% 8%
Prestazioni 7% 8%
Costo 4% 5%
  • Gli ambienti misti creano nuove sfide e richiedono un unico luogo per gestire tutti i carichi di lavoro e i dati. Il 96% delle aziende del settore sanitario concorda sul fatto che l’ideale sarebbe disporre di un’unica piattaforma per gestire le diverse infrastrutture pubbliche e private. Ne consegue che la maggior parte delle aziende del settore sanitario intervistate ha indicato il disaster recovery (42%) come principale sfida nella gestione di infrastrutture miste. Seguono la visibilità su dove si trovano i dati (41%), l’analisi e l’orchestrazione dei dati (40%) e i costi di archiviazione dei dati (40%).
  • La mobilità delle applicazioni è al primo posto. Tutte le aziende che operano nel settore sanitario hanno spostato una o più applicazioni in un nuovo ambiente IT negli ultimi 12 mesi. La sicurezza e la sostenibilità (40% entrambe) vengono citate come la ragione più frequente per tale spostamento.

Per il quinto anno consecutivo, Vanson Bourne ha condotto uno studio per conto di Nutanix, intervistando 1.450 decisori IT in tutto il mondo tra dicembre 2022 e gennaio 2023. La ricerca è complementare alla quinta edizione dello studio annuale Nutanix Enterprise Cloud Index e si focalizza sui trend di implementazione e pianificazione del cloud nel settore della sanità, sulla base delle risposte di 250 professionisti IT di tale mercato. Mette in evidenza i piani, le priorità e le sperimentazioni dei cloud provider del settore healthcare e include comparazioni dell’attività multicloud nel settore della sanità con quella di altri mercati e paesi. La base di intervistati si estende a diversi settori, dimensioni aziendali e alle seguenti aree geografiche: Americhe, Europa, Medio Oriente e Africa (EMEA) e la regione Asia-Pacifico Giappone (APJ).

Per maggiori informazioni sul report globale e sui risultati, qui è disponibile la quinta edizione del Nutanix Enteprise Cloud Index in italiano.

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Nutanix

Nutanix è leader globale nel software cloud e offre alle aziende un’unica piattaforma per l’esecuzione di applicazioni e dati su diversi cloud. Grazie a Nutanix, le aziende sono in grado di ridurre la complessità e di semplificare le operations, potendosi così focalizzare sul raggiungimento dei risultati di business. Pioniere nelle infrastrutture convergenti, Nutanix è apprezzata da aziende di tutto il mondo per la gestione, coerente e vantaggiosa in termini di costi, di ambienti multicloud ibridi. Ulteriori informazioni sono disponibili all’indirizzo www.nutanix.it. Seguici su Twitter @Nutanix e @nutanixitaly. Clicca qui e seguici su YouTube.

Young Entrepreneurs Challenge 2022 di Verizon/Unloc: un’italiana fra i finalisti

La Young Entrepreneurs Challenge di Verizon/Unloc annuncia i cinque finalisti

Ecco i finalisti che parteciperanno alla serata finale della Young Entrepreneurs Challenge di quest’anno, in programma il 1° marzo 2022, per vincere un premio del valore di 10.000 sterline/11.000 euro

Young Entrepreneurs Challenge di Verizon/Unloc, un concorso annuale online sull’imprenditoria tecnologica per i giovani di tutta Europa, ha annunciato i cinque finalisti che si sfideranno per il Gran Premio del valore di 10.000 sterline/11.000 euro. Questo include anche finanziamenti, tutoraggio e un pacchetto tecnologico, nonché l’ingresso al vertice One Young World 2022 in programma a Tokyo dal 16 al 19 maggio.

I finalisti presenteranno le loro idee in diretta a una giuria di esperti durante l’evento conclusivo che si terrà da remoto il 1° marzo 2022.

I finalisti sono:

Nick Cotter (Irlanda) – Cotter Agritech: Una soluzione hardware/software brevettata e progettata per diminuire l’uso di prodotti chimici in agricoltura, migliorando al contempo la produttività e la redditività. Punta a ridurre la manodopera, i costi e la resistenza ai farmaci associati al tradizionale controllo a tappeto dei parassiti, passando all’applicazione di un trattamento più puntuale per le diverse tipologie di animale.

Harry Gadsby (Regno Unito) – Ango: Un sistema progettato per aiutare i consumatori a identificare i prodotti sostenibili durante gli acquisti online. Ango mostra consigli specifici sui prodotti e, ove possibile, applica uno sconto per renderli più economici e più accessibili, contribuendo a rendere la vendita al dettaglio un’esperienza più green.

Naomi McGregor (Regno Unito) – Movetru: Un dispositivo wearable data driven con sensori progettati per monitorare la postura fisica e la forma. Il device si concentra sulla parte inferiore del corpo al fine di ottimizzare le prestazioni, prevenire lesioni e ridurre i tempi di recupero delle lesioni fisiche.

Lisa Rossi (Italia) – SoundLence: Una cuffia industriale che mira a limitare il rumore ambientale indesiderato sul posto di lavoro. Un algoritmo ‘impara’ quali suoni filtrare e quali far passare, consentendo all’utente di annullare i rumori come i macchinari e di concentrarsi su suoni importanti come voce, allarmi e veicoli in movimento.

Alex Witty (Regno Unito) – Compound: Un’iniziativa per riciclare i rifiuti del provenienti dal settore degli sport motoristici come i pneumatici e convertirli in filamenti di gomma e resina per produrre calzature alla moda tramite solette reticolari stampate in 3D. L’obiettivo è ridurre i metodi di produzione ad alta intensità di carbonio, diminuire al minimo l’uso di materiale ed evitare che gli pneumatici vengano inceneriti inutilmente col rischio di incrementare l’inquinamento ambientale.

La Young Enterprise Challenge di Verizon/Unloc mira a incoraggiare e attrarre i giovani imprenditori di domani. Il concorso sfida i giovani a riflettere su tecnologia, salute, ambiente e sostenibilità e a proporre la loro idea imprenditoriale tech per migliorare e supportare la vita di altre persone.

“Questo concorso continua ad attrarre giovani talenti straordinari da tutta Europa e quest’anno non fa eccezione”, commenta Scott Lawrence, Group Vice President di Verizon Business in Europa. “Le innovative idee di business presentate coprono una vasta gamma di settori e tematiche. È fondamentale continuare a sostenere e coltivare questi imprenditori in erba, poiché saranno i leader aziendali di successo di domani. Non vediamo l’ora che arrivi la serata finale per vedere questi progetti in azione”.

“Ogni anno abbiamo sempre più candidati da tutta Europa e idee imprenditoriali più concrete e specifiche presentate dai giovani che fanno domanda”. Ha affermato Hayden Taylor, amministratore delegato di Unloc. “Quest’anno, il coinvolgimento che abbiamo registrato da parte college, università e organizzazioni è stato a dir poco spettacolare e ci ha permesso di interagire direttamente con i giovani, dando loro davvero il supporto e la fiducia per candidarsi. La qualità delle candidature quest’anno è così alta che sarà davvero difficile per i giudici scegliere un vincitore tra i nostri fantastici finalisti”.

Oltre al premio per il primo classificato, gli altri quattro finalisti riceveranno ciascuno 1.000 sterline di finanziamento, oltre a un piano di sviluppo individuale e una serie di corsi di perfezionamento di primo piano per supportarli al meglio nella fase d’avvio dei loro progetti.

Per maggiori informazioni sulla Young Enterprise Challenge è possibile visitare: youngentrepereneurschallenge.com

Unloc

Unloc è stata fondata nel 2013 dai giovani leader e award-winner Hayden Taylor e Ben Dowling. La mission dell’organizzazione è consentire ai giovani di essere changemaker innovativi, che cercano di costruire comunità più forti e imprese sostenibili. L’organizzazione si concentra sullo sviluppo delle capacità dei giovani, sul rafforzamento del loro potenziale e sulla crescita della loro determinazione ad avere successo. Questo è racchiuso anche nel claim dell’organizzazione “‘Developing Young Potential”. Unloc lavora per fornire programmi educativi stimolanti nella sua crescente rete di scuole e college, nei suoi Changemaker Studios a Portsmouth e Londra e collabora con leader aziendali per fornire una gamma di programmi per raggiungere i suoi obiettivi.

Verizon

Verizon Communications Inc. (NYSE, Nasdaq: VZ) è nata il 30 giugno del 2000 ed è uno dei leader mondiali nell’ambito nella fornitura tecnologia e servizi per la comunicazione. Con sede a New York e con una presenza a livello globale, Verizon ha generato oltre 133,6 miliardi di dollari di ricavi nel 2021. L’azienda offre servizi e soluzioni voce, dati e video sulle sue pluripremiate reti e piattaforme, rispondendo alle esigenze dei clienti in termini di mobilità, affidabilità di connettività di rete, sicurezza e controllo.

LE RETI D’IMPRESA MODELLO STRATEGICO PER INTERCETTARE LE OPPORTUNITA’ DEL PNRR

I risultati del 3° Rapporto dell’Osservatorio Nazionale sulle Reti d’impresa: in crescita del 13,3% con imprese di ogni dimensione (anche grandi e startup) perché favoriscono relazioni, performance di mercato e acquisizione di tecnologie e competenze digitali.

 

Le reti si confermano determinanti per fronteggiare la pandemia e accompagnare la ripresa economica, favorendo le performance delle singole imprese che insieme migliorano la trasformazione tecnologica, il rafforzamento delle relazioni, l’acquisizione di nuove competenze. Questa è la fotografia fornita dal 3° Rapporto dell’Osservatorio nazionale sulle reti d’impresa, a cui partecipano InfoCamereRetImpresa e il Dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari Venezia.

Il fenomeno delle reti ha fatto registrare una crescita costante anche nell’ultimo anno. Nel 2021 i contratti di rete sono infatti aumentati del 13,3% (+885 nuovi contratti rispetto al 2020) e le imprese in rete del 10% (+3.849 rispetto al 2020); si confermano prevalenti le ‘reti contratto’ (85%). In totale, al 31 dicembre 2021 si contano 42.232 imprese in rete per un totale di 7.541 contratti di rete.

Le imprese più coinvolte nei contratti di rete appartengono a tre settori: agroalimentare (22%), commercio (14%) e costruzioni (12%) e hanno sede nel Lazio (24,3%) seguito da Lombardia (10,5%) e Veneto (7,8%).

L’Osservatorio Nazionale sulle Reti d’Impresa, sulla base della Survey condotta tra giugno e luglio 2021 su un campione di 241 reti, evidenzia come le reti più performanti, efficaci, coese e resistenti alla pandemia sono dotate di risorse e competenze complementari – soprattutto intangibili – sono simili come mercato di riferimento e considerano importanti le tecnologie legate ai dati e all’automazione, soprattutto nel Made in Italy. Specifici focus riguardano la digitalizzazione, il ruolo delle startup e delle grandi imprese in rete e la filiera delle scienze della vita.

Con riferimento agli obiettivi, le reti intervistate mostrano una maggiore propensione rispetto al passato per l’aumento del potere contrattuale, la riduzione dei costi di produzione, la formazione e la partecipazione a bandi e appalti. Resistono, seppure con meno forza, i temi dell’innovazione, dell’internalizzazione e del marketing in rete, anche per effetto del proseguire della crisi pandemica.

Infine, dal Rapporto emerge la tendenza delle imprese in rete a confermare nel tempo l’utilizzo di questo modello, che ben si adatta alla struttura industriale italiana e alle sue esigenze, anziché optare per diverse e più tradizionali forme di aggregazione.

È intervenuto all’evento di presentazione del 3° Rapporto dell’Osservatorio Nazionale sulle Reti d’impresa il Sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali Tiziana Nisini che ha annunciato: “Le reti d’impresa rappresentano un innovativo modello di organizzazione del lavoro e possono contribuire a rafforzare le competenze e i livelli di specializzazione all’interno delle filiere. È evidente che parlare di rete significa parlare di gruppo, vuol dire unire competenze per creare sinergia, vuol dire proporre soluzioni di elevata qualità e professionalità, anche per favorire il mantenimento dei livelli di occupazione e sostenere politiche attive del lavoro e ricambio generazionale”. Durante il suo intervento il Sottosegretario al Lavoro ha ufficializzato che il decreto sulla codatorialità per i contratti di rete è stato registrato dalla Corte dei Conti e le procedure di attivazione per le aziende che ne faranno richiesta saranno pubblicate sul sito del Ministero del Lavoro nei prossimi giorni.  “Il lavoro è stato portato avanti in collaborazione tra il Ministero del Lavoro, l’INPS, l’INAIL e per le competenze in materia di vigilanza dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro”, ha ricorda Tiziana Nisini.

 

“Il contratto di rete potrà assumere un ruolo ancor più decisivo nel nostro sistema produttivo anche grazie all’attuazione della codatorialità, annunciata oggi dal Sottosegretario Nisini – ha commentato Fabrizio Landi, Presidente di RetImpresa. L’Osservatorio 2021 conferma come lo strumento della rete sia utilizzato non solo per affrontare il perdurare della crisi, ma anche per far evolvere alcune componenti strutturali come digitalizzazione e trasformazione tecnologica, relazioni interne ed esterne, organizzazione del lavoro, nuove competenze, valorizzazione e crescita del capitale umano. Inoltre, tra le novità del Rapporto 2021 – ha proseguito – emerge il ruolo delle reti come “incubatore virtuale” che permette alle startup di crescere mettendo a disposizione delle imprese più tradizionali le proprie competenze tecniche, know how, innovazione e creatività. Tutti questi indicatori – ha concluso il Presidente di RetImpresa – ci spingono a continuare a lavorare con le Istituzioni per promuovere e sostenere modelli di partenariato efficienti e qualificati in grado di intercettare le opportunità di sviluppo e, in particolare quelle del PNRR, e di rendere più competitivo il sistema imprenditoriale italiano.”

“L’analisi delle filiere che emerge dall’Osservatorio sulle reti d’impresa – ha detto il Direttore Generale di InfoCamerePaolo Ghezzi – consente di cogliere aspetti di grande interesse per sostenere l’evoluzione del tessuto imprenditoriale del Paese in questa fase di ripresa. Una lettura più consapevole, attenta e puntuale dei dati del Registro delle Imprese sui fenomeni più dinamici della nostra economia, come quello delle reti, è condizione indispensabile anche per sfruttare al meglio le risorse del Pnrr, attuando quel principio di accountability che ci viene chiesto dall’Europa per rendicontare i risultati dei progetti e promuovere il riuso delle best practice”.

Anna Cabigiosu, docente dell’Università Ca’ Foscari Venezia e responsabile scientifica del Rapporto ha affermato: “Nel complesso i dati dell’Osservatorio 2021 rafforzano il ruolo del contratto di rete nel nostro territorio: il contratto di rete è uno strumento unico, agile e snello, che permette ad imprese grandi e piccole di fronteggiare ambienti turbolenti e complessi condividendo risorse complementari e una stessa visione strategica. Reti performanti sono costituite da partner con risorse complementari, soprattutto intangibili, ma simili come mercato di riferimento di cui condividono una buona conoscenza e comprensione. La rete permette ai singoli partner di sviluppare nuove competenze e se queste sono complementari la rete è più efficace, ma la rete permette solo in parte ai singoli di imparare a svolgere internamente e in autonomia alcune attività̀ precedentemente svolte solo in rete. La rete resta dunque il luogo dove condividere e mettere a sistema risorse e competenze, e le imprese che hanno fatto esperienza di rete sono propense a continuare la loro collaborazione usando ancora una volta l’istituto giuridico della rete e non altre forme di aggregazione. Il contratto di rete sembra quindi aver colto le esigenze delle imprese italiane che cercano forme di collaborazione efficaci ma allo stesso tempo leggere e in grado di salvaguardare la loro individualità. L’Osservatorio 2021 enfatizza inoltre il ruolo della rete come veicolo di acquisizione di tecnologie e competenze digitali, rimarca il ruolo della grande impresa anche in rete e il ruolo della rete come “incubatore” delle nostre startup”.

Cybersecurity 2022: il cloud sarà sempre più un acceleratore di servizi per le persone e per le aziende, ma anche per i cybercriminali

Trend Micro presenta le previsioni sulle minacce IT che colpiranno quest’anno. Lo sfruttamento delle vulnerabilità, il fenomeno dei malware come commodity e la caccia ai dati delle automobili intelligenti tra le principali minacce alla sicurezza.

 

Il cloud sarà sempre più fondamentale per le persone e per le aziende, ma anche per i cybrcriminali. Il dato emerge dal report Trend Micro, leader globale di cybersecurity, sulle minacce informatiche che caratterizzeranno il 2022, dal titolo “Verso un nuovo slancio”.


I ricercatori di Trend Micro prevedono che quest’anno i cybercriminali concentreranno i propri sforzi sugli attacchi ransomware ai workload in cloud, nei data center e su tutti quei servizi esposti, per trarre vantaggio dal numero di dipendenti che continuano a lavorare da remoto. Inoltre, le vulnerabilità saranno sfruttate in tempi record e utilizzate insieme a bug per l’escalation dei privilegi, ottenendo così il massimo successo nell’attacco. Anche i sistemi IoT, le supply chain globali, gli ambienti cloud e le funzioni DevOps saranno nel mirino, mentre i malware più sofisticati saranno destinati alle PMI.

“Rispetto ad altre aziende abbiamo più ricercatori di sicurezza informatica e siamo riconosciuti per la nostra intelligence sulle minacce. Le nostre intuizioni e scoperte sono ampiamente utilizzate e alimentano i nostri prodotti”. Ha affermato Gastone Nencini, Country Manager di Trend Micro Italia. “Gli ultimi due anni sono stati difficili dal punto di vista della cybersecurity, a causa dell’adozione improvvisa del lavoro da remoto e della conseguente esplosione delle dimensioni delle superfici di attacco. Per questo, oggi è ancora più necessario identificare una solida strategia basata sull’analisi completa della propria infrastruttura, per colmare le eventuali lacune di security rimaste e complicare la vita ai cybercriminali il più possibile”.

Nel dettaglio, queste le previsioni di Trend Micro per il 2022

  • Minacce cloud: I cybercriminali saranno contemporaneamente innovatori e tradizionalisti, adottando un approccio shift-left per seguire le ultime tendenze tecnologiche e continuando a usare tecniche più che collaudate per colpire gli utilizzatori del cloud e in particolar modo gli ambient DevOps e le API, utilizzate per effettuare attacchi su larga scala

  • Minacce ransomware: I server saranno il principale obiettivo dei ransomware. I cybercriminali che desiderano accedere a bersagli aziendali si concentreranno sui servizi esposti e sulle compromissioni server, piuttosto che sugli endpoint, e gli attacchi saranno ancora più mirati

  • Sfruttamento delle vulnerabilità: Nel 2022 verranno scoperte in-the-wild ancora più vulnerabilità zero-day. La finestra disponibile per trasformare una vulnerabilità in un’arma verrà ridotta a pochi giorni, se non addirittura a qualche ora, e gli exploit saranno scritti per bug corretti in fase beta prima che le relative patch possano essere rilasciate ai consumatori. Nel 2022 ci sarà un segmento di cybercriminali dedicato a tenere d’occhio le aziende, in vista di qualunque vulnerabilità annunciata e patch

  • Attacchi con malware commodity: Le PMI saranno esposte agli attacchi di affiliati a servizi RaaS (Ransomware-as-a-Service) e piccoli cybercriminali che sfruttano malware commodity mantenendo un basso profilo. In particolare, i dispositivi IoT usati dalle PMI saranno gli obiettivi principali di questi attacchi

  • Minacce IoT: Le informazioni associate all’IoT diventeranno una merce sempre più richiesta nell’underground cybercriminale. Nel 2022, però, i malintenzionati saranno mossi da aspirazioni ben superiori rispetto all’assumere il controllo di gadget IoT, per disporre di una comoda base di attacco per ulteriori attività criminali o per potersi spostare lateralmente all’interno di una rete. I cybercriminali si lanceranno presto in una nuova corsa all’oro, scatenata dai dati delle automobili intelligenti

  • Minacce alle supply chain: Le supply chain di tutto il mondo saranno nel mirino di tecniche di quadrupla estorsione. Per sfruttare al massimo i cyberattacchi, costringeranno infatti le loro vittime a pagare forti somme di denaro attraverso una tecnica estorsiva che si snoda su quattro direttrici: tenere in ostaggio i dati critici di una vittima fino al pagamento di un riscatto, minacciare la diffusione delle informazioni e la pubblicizzazione della violazione, minacciare attacchi ai clienti della vittima e, infine, attaccare la supply chain dei fornitori della vittima.

Per affrontare con successo le minacce di quest’anno, le organizzazioni dovranno essere più vigili e adottare un approccio globale, proattivo e cloud-first per mitigare i rischi informatici. La ricerca, la previsione e l’automazione saranno fondamentali per gestire gli attacchi e proteggere la propria forza lavoro, così come il rispetto delle best practice, l’applicazione del modello zero trust e l’implementazione di una sicurezza più solida, con le giuste soluzioni e il giusto livello di competenze.

 

Ulteriori informazioni sono disponibili a questo link

Il report completo è disponibile a questo link

 

Trend Micro
Trend Micro, leader globale di cybersecurity, è impegnata a rendere il mondo un posto più sicuro per lo scambio di informazioni digitali. Con oltre 30 anni di esperienza nella security e nel campo della ricerca sulle minacce e con una propensione all’innovazione continua, Trend Micro protegge centinaia di migliaia di organizzazioni e milioni di individui che utilizzano il cloud, le reti e i più diversi dispositivi, attraverso la sua piattaforma di cybersecurity.  

Trend Micro è leader nelle soluzioni di sicurezza cloud ed enterprise e la sua piattaforma abilita una vasta gamma di tecniche avanzate di difesa dalle minacce, che sono ottimizzate per gli ambienti AWS, Microsoft e Google. La piattaforma Trend Micro consente anche di avere una visibilità centralizzata, per usufruire di un rilevamento e risposta migliori e più rapidi.  

Con 7.000 dipendenti in 65 Paesi, Trend Micro permette alle organizzazioni di semplificare e mettere al sicuro il loro spazio connesso. www.trendmicro.com

 

Con WeWard, guadagni camminando

L’applicazione che si prefigge di cambiare lo stile di vita degli italiani conta già più di 5 milioni di utenti e li ha già remunerati per ciascuno dei 2245 milioni di chilometri percorsi

WeWard, la app più scaricata in Francia subito dopo quella di tracciamento dei contatti Covid (TousAntiCovid), sbarca anche in Italia.

Lanciata in Francia nel 2019, in Belgio nel 2020 e in Spagna nel giugno scorso, la app WeWard è da poco disponibile anche nel nostro Paese. In meno di una settimana WeWard ha conquistato gli utenti italiani con quasi 50.000 download ed è salita al secondo posto dell’Apple Store.

 

WeWard è una app gratuita che incoraggia i propri utilizzatori a praticare attività fisica quotidiana, remunerando economicamente i chilometri percorsi e i traguardi raggiunti. Il meccanismo è semplice: basta scaricare la app dall’Apple Store o da Google Play, registrarsi, e cominciare a camminare. A seconda del livello di attività fisica, ci sono delle soglie che ciascun utilizzatore deve raggiungere per guadagnare Ward. Ogni passaggio di livello prevede l’attribuzione di un numero di Ward, che, convertiti in Euro, possono essere accreditati sul proprio conto corrente, utilizzati nei negozi convenzionati sottoforma di codici sconto o carte regalo, oppure trasformati in donazioni.

Sono complessivamente oltre 500 i partner di WeWard – catene e negozi indipendenti – dove accumulare Ward. Tra questi Nike, Decathlon, H&M, Booking, Marionnaud, Foot Locker, Converse, SoShape, Barner ed altri.

L’accumulo di Ward può avvenire in molteplici modi. Oltre a camminare, si possono guadagnare Ward partecipando a sfide lanciate dalla app, lanciando challenge ai propri amici, rispondendo ai sondaggi, visitando i luoghi insoliti presenti lungo i percorsi suggeriti dall’app, guardando video pubblicitari oppure acquistando nei negozi convenzionati.

Mettendo il camminare al centro della vita quotidiana, WeWard ha voluto adottare un approccio eco-responsabile, perseguendo 3 obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dalle Nazioni Unite nell’Agenda 2030:

–          Salute: la sedentarietà rappresenta il quarto fattore di rischio di morte nel mondo. Per contrastarla, l’OMS consiglia di fare circa 10.000 passi al giorno. Grazie a WeWard, le persone sono stimolate a camminare ed è dimostrato che, con l’uso dell’app, camminano almeno il 24% in più.-          Sostenibilità: Camminare rappresenta il mezzo di trasporto meno inquinante e a impatto zero sull’ambiente. Ad oggi, gli utenti che utilizzano WeWard hanno consentito di risparmiare ben 184 milioni di tonnellate di CO2. –          Valorizzazione del territorio: attraverso i percorsi suggeriti dall’app, le passeggiate si trasformano in un’occasione imperdibile per visitare luoghi nuovi e scoprire o riscoprire la città, i suoi siti culturali e i suoi negozi.

“Siamo nati nel 2019 con l’intento di sviluppare una app che fosse utile alle persone e che allo stesso tempo le aiutasse a socializzare, a visitare quanto di più bello offre il territorio – parchi, ville, monumenti – e facendo del bene a sé stessi, al pianeta e alla comunità locale. Il nostro obiettivo è di arrivare a 15 milioni di utenti entro fine 2022 e consolidare la nostra rete di partner, principalmente di prossimità presenti nei piccoli centri abitati.” – ha commentato Yves Benchimol, CEO di WeWard.

 

Stile di vita sedentario: così attraente ma così dannoso!

WeWard migliora il benessere dei suoi utenti premiando la camminata, un’attività fisica dolce. Il suo obiettivo è combattere gli stili di vita sedentari incoraggiando gli utenti a percorrere i 10.000 passi raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per mantenersi in salute.

Grazie al pedometro dello smartphone, l’app conta automaticamente i tuoi passi: è sufficiente che il telefono sia con te. Attraverso il suo meccanismo di ricompensa, rende gli spostamenti più sani, più economici e più divertenti.

L’obiettivo di WeWard è quello di accompagnare gli utenti nelle loro passeggiate quotidiane, e far loro scoprire luoghi insoliti.

Più cammini, più vieni ricompensato                              

Il concetto è molto semplice: più cammini, più vieni ricompensato. L’app funziona attraverso un sistema a livelli per incoraggiare gli utenti a migliorarsi.

Il primo livello permette di guadagnare 1 Ward con 1.500 passi; il secondo 3 Ward con 3000 passi; il terzo 25 Ward con 20.000 passi giornalieri e confrontare il punteggio ottenuto con quello di altri utenti o degli amici.

Gli utenti hanno la possibilità di riscattare i punti ottenuti nel Marketplace integrato nell’app oppure di accreditarli sul conto corrente.

Una rivoluzione nel settore retailtech

WeWard è una vera rivoluzione nel mercato retailtech (tecnologia applicata al settore della distribuzione) poiché consente a molti negozi fisici, commercianti indipendenti, rivenditori online, nonché a monumenti, musei, centri culturali, etc., di ottenere nuovi clienti, visibilità e generazione di traffico.

WeWard rappresenta inoltre una potente leva per rilanciare centri urbani e quartieri.

L’app può essere scaricata su Android e iOS.

Per ulteriori informazioni, visitare il sito Web https://it.weward.fr/

Informazioni su WeWard

La piattaforma WeWard è stata creata a Parigi nel 2019 su iniziativa di Yves Benchimol, ingegnere laureato all’École Polytechnique de France (2011) ed esperto di geolocalizzazione, intelligenza artificiale e retailtech (tecnologia applicata al settore della distribuzione).

WeWard conta più di 5 milioni di utenti attivi e ha remunerato gli oltre 2245 milioni di chilometri percorsi. In Francia, questa crescita esponenziale del numero di utenti  consente a WeWard di salire ai vertici delle app di Apple Store e Google Play.

In breve:

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