ONLINE LA PRIMA PIATTAFORMA DI TELECONSULTO ONCOLOGICO

Ideata dalla start up Ultraspecialisti.com e realizzata da Exprivia consente di ricevere pareri, diagnosi e terapie senza spostarsi da casa

È online la prima piattaforma web per il consulto a distanza di medici specialisti oncologi. Messa a punto da Exprivia – gruppo internazionale specializzato in Information and Communication Technology – la piattaforma informatica consente a pazienti con malattie gravi conclamate o con prima diagnosi di sospetta malattia grave, di scegliere e consultare online medici specialisti senza dover affrontare viaggi e trasferte in altre città o regioni e nel pieno rispetto della normativa sulla privacy.

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Il servizio di teleconsulto oncologico è stato ideato da Ultraspecialisti.com, una start up che ha vinto il premio InnovitsGymnasium 2017 – dedicato alle start up che si distinguono con progetti innovativi – ed è stata selezionata dalla BEI (Banca Europea degli Investimenti) fra 308 candidati di vari paesi, classificandosi fra le prime cinque selezionate per accesso al finanziamento e supporto manageriale di mentoring.

Ogni anno in Italia 800 mila persone si spostano tra le regioni alla ricerca di una cura migliore. La piattaforma realizzata da Exprivia, attraverso il sito di Ultraspecialisti.com, mette in contatto il paziente con il medico più esperto in quell’area terapeutica, al quale è possibile trasferire da remoto tutti gli esami effettuati e fornire le risposte alle domande di anamnesi, ricevendo poi una diagnosi appropriata, pareri e consigli di cura senza doversi spostare da casa.

Dopo cinque mesi di test, durante i quali la piattaforma è stata messa a disposizione gratuita dei pazienti per validare il servizio, l’attività di teleconsulto è oggi attiva e sta incontrando il favore di molti pazienti in tutta Italia. Riservato per ora alle malattie oncologiche sulle quali è stato ampiamente testato, il servizio sarà in futuro ampliato anche ad altre patologie che richiedono il consulto o una second opinion di medici esperti e non facilmente reperibili vicino alla propria residenza.

Italiani sul Web – Oltre 6 minuti “online” su 10 sono trascorsi da Mobile; da Smartphone e Tablet il traffico passa all’87% attraverso le App

comScore pubblica il nuovo “Global Mobile Report”, per offrire una panoramica sull’uso dei dispositivi Mobile in 14 Paesi nel Mondo


Il 26% degli italiani naviga solo da smartphone o tablet


Oltre 6 minuti su 10 online in Italia (62%) sono trascorsi da dispositivi Mobile, attraverso un numero ristretto di App (solo le “top 11” raggiungono il 20% di penetrazione).

 

Il Mobile ha conquistato una posizione di primo piano in tutto il mondo: conta per oltre la metà dei minuti complessivi spesi online in 13 Paesi, con quote che superano il 75% in Messico, India e Indonesia. In Italia questa percentuale si ferma al62%, in linea con i dati di USA e Regno Unito.

Tuttavia, una percentuale significativa della popolazione internet italiana è fortemente dipendente dai dispositivi mobili. Le persone che accedono al web esclusivamente da Mobile sono il 26% della popolazione italiana, una percentuale molto più alta di paesi come Germania, Regno Unito e Stati Uniti (rispettivamente 4%, 8% e 12%), mercati in cui la maggioranza accede da più piattaforme.

L’Italia risulta anche il mercato più polarizzato in assoluto per quanto riguarda l’utilizzo di app: oltre l’87% del tempo trascorso via mobile è infatti speso all’interno di un’app, ma in termini di reach in Italia solo 11 app riescono a raggiungere un livello di audience abbastanza consistente attorno al 20% di penetrazione (contro le 20 degli USA o le 17 del Regno Unito).

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Queste alcune delle evidenze provenienti dalla relazione internazionale sull’uso dei dispositivi mobili per il 2017 di comScore, intitolata “Global Mobile Report”.

Questo nuovo studio si propone di esaminare le audience mobile, le categorie di contenuti e le applicazioni che stanno modificando il panorama digitale globale. La relazione si basa su dati multi-piattaforma relativi a 14 mercati internazionali (Stati Uniti, Canada, Francia, Germania, Italia, Spagna, Regno Unito, Argentina, Brasile, Messico, Cina, India, Indonesia e Malesia) allo scopo di evidenziare trend globali e differenze regionali nell’utilizzo dei dispositivi mobili. 
Il report completo è disponibile alla pagina www.comscore.com/ita/GlobalMobile2017

L’adozione del mobile avviene in maniera tutt’altro che uniforme a livello globale”, commenta Will Hodgman, Executive Vice President of international sales presso comScore. “Questa relazione dimostra che identificare le aree in cui il consumo digitale tende a concentrarsi sulle piattaforme mobili permette a proprietari di media, inserzionisti e relativi centri media di portare alla luce nuove opportunità potenziali in termini di audience e contenuti. Con l’ampliamento della misurazione delle audience mobile a livello granulare e basata su dati panel, comScore intende perseguire l’intento di individuare nuovi trend da azionare.

Il Global Mobile Report si concentra sulle seguenti tematiche:

  • La percentuale del tempo digitale complessivo dedicato al mobile (e alle app) con le relative quote di audience, approfondendo anche l’influenza dei modelli di utilizzo “mobile-only” sul panorama digitale;
  • Le dinamiche a livello delle singole categorie di contenuti, identificando le categorie maggiormente caratterizzate da comportamenti “mobile first”;
  • I comportamenti dei consumatori in relazione alle transazioni da mobile;
  • I brand e le applicazioni mobile che hanno conquistato posizioni dominanti nelle categorie di Messaggistica Istantanea, Notizie, Retail e Social Media;
  • La maturità del mercato globale delle app, con identificazione delle categorie che registrano una crescita costante.

I panel mobile migliorati in Germania, accanto a quelli di Francia e Argentina, hanno l’effetto di ampliare le già avanzate soluzioni comScore per la misurazione dell’universo mobile, le quali oggi si concentrano su ben 14 mercati globali. comScore è intenzionata a espandere ulteriormente le proprie capacità di misurazione del mobile a livello globale.

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Informazioni su comScore
comScore, Inc. è una società leader specializzata nella misurazione cross-platform a livello globale di audience, brand e comportamenti di consumo. Nel gennaio 2016, comScore ha completato la fusione con Rentrak Corporation per la creazione di un modello di misurazione inedito applicabile ai contesti di consumo odierni, sempre più dinamici e multi-piattaforma. Costruito con un approccio meticoloso fortemente incentrato sull’innovazione, il nostro straordinario data footprint combina un patrimonio di dati proprietari sul mondo digitale, la TV e il cinema a informazioni demografiche approfondite per quantificare su scala globale i comportamenti multischermo dei consumatori. Tale approccio aiuta le aziende nel mondo dei media a monetizzare interamente le proprie audience, offrendo ai marketer gli strumenti necessari per raggiungere efficacemente i consumatori. Con oltre 3200 clienti e una presenza globale in oltre 75 Paesi, comScore rappresenta il futuro della misurazione nel campo della pubblicità digitale. Le azioni comScore sono negoziate sul mercato OTC (OTC: SCOR). Per maggiori informazioni su comScore, visitare comscore.com/ita.

STARTUP -UNILEVER E LAZIO INNOVA LANCIANO UNA NUOVA CHALLENGE

Il 2 dicembre la Regione Lazio ha presentato la nuova Open Innovation Challenge lanciata da Unilever. Obiettivo è accelerare la crescita dell’azienda con il contributo di startup e innovatori del Lazio. 

Presso lo stand regionale al Maker Faire – la Regione Lazio, attraverso Lazio Innova, presenta insieme a Unilever la nuova Open Innovation Challenge, finalizzata alla ricerca di soluzioni innovative per modelli di comunicazione e distribuzione 2.0 legati al lancio di due nuovi prodotti delle marche Lipton ed Hellmann’s.

Obiettivo: raggiungere un mercato sempre più giovane e dinamico.

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Attraverso la Open Innovation Challenge la Regione Lazio ha gettato una nuova strategia per favorire l’incontro fra domanda e offerta di innovazione con il lancio di sfide, challenge appunto, con cui le medie/grandi aziende che hanno uno specifico bisogno di innovazione sfidano le startup e i talenti a proporre soluzioni innovative. Un’opportunità per gli innovatori che vivono al di fuori della realtà aziendale che va a colmare il GAP tra il vecchio e il nuovo modo di sviluppare business. 

La Open Innovation Challenge è giunta alla sua quarta sfida e vede adesso protagonista Unilever Italia che si rivolge alle startup e ai talenti con la voglia di mettersi in gioco nel settore Food & Beverage.

“Siamo soddisfatti del successo riscosso finora dallo strumento della Challenge, previsto dal programma «StartupLazio!», a conferma del carattere fortemente innovativo della strategia regionale nelle politiche di sviluppo economico – dichiara Andrea Ciampalini, direttore generale di Lazio Innova. Dalle prime tre sfide lanciate, abbiamo ricevuto 40 proposte con 18 startup e team selezionati per svolgere un percorso di mentorship ad hoc con le aziende madrine e mentor esperti. Proprio qui al Maker Faire chiudiamo oggi la challenge con FAI e Unidata e lanciamo quella proposta da Unilever Italia, multinazionale leader nel settore Food & Beverage, comparto produttivo che vede il Lazio protagonista di un percorso innovativo rilanciato con Expo 2015”.

Le Open Innovation Challenge sono nate con l’obiettivo di creare percorsi di collaborazione tra medie/grandi aziende, startup e innovatori, per promuovere e facilitare l’acquisizione e l’adozione di nuove idee, processi innovativi, prodotti originali e servizi, capaci di dare a specifici prodotti e brand un ruolo nuovo. “In Unilever siamo pronti a cogliere le potenzialità delle nuove generazioni, supportando i loro progetti innovativi per rispondere alla realtà di mercato attuale attraverso gli occhi dei consumatori 4.0”, afferma Gianfranco Chimirri, Direttore Risorse Umane di Unilever Italia. “La challenge che abbiamo lanciato in collaborazione con Lazio Innova rappresenta un’opportunità per i talenti a cui ci rivolgiamo e per la crescita dell’Azienda sia in termini di profitti sia di mentalità aziendale”, prosegue Gianfranco Chimirri.

I sei finalisti, scelti da un Advisory Board, avranno accesso a un percorso di mentorship sotto la guida di Unilever ed esperti del settore. Al termine del percorso, il vincitore si aggiudicherà un premio in denaro di 10.000 euro messo a disposizione da Lazio Innova.

 Per candidarsi alla sfida, iscriversi su challenge.lazioinnvatore.it entro il 7 gennaio 2018.

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Unilever è una delle principali aziende che operano nei mercati Food, Refreshment, Home e Personal Care. Radicata in oltre 190 paesi in tutto il mondo raggiunge, attraverso i suoi prodotti, 2,5 miliardi di consumatori ogni giorno.

Unilever impiega circa 169.000 persone in tutto il mondo e ha registrato un fatturato di €52,7 miliardi nel 2016. Circa il 57% del fatturato dell’azienda deriva dai paesi in via di sviluppo e dai mercati emergenti.

Il portafoglio dell’azienda include oltre 400 brand presenti nelle case di tutto il mondo tra cui Dove, Sunsilk, Knorr, Algida, Magnum, Lipton, Mentadent, Svelto e Coccolino.

L’Unilever Sustainable Living Plan (USLP), piano per la crescita sostenibile dell’azienda, definisce tre macro-obiettivi:

·       Aiutare più di 1 miliardo di persone a migliorare le loro condizioni di salute e il loro benessere entro il 2020

·       Dimezzare l’impatto ambientale dei nostri prodotti entro il 2030

·       Migliorare le condizioni di vita di milioni di persone entro il 2020

 

Lo USLP funge da guida che porta alla creazione di valore, aumentando crescita e fiducia  e riducendo rischi e costi. I brand sostenibili dell’azienda, infatti, crescono del 50% più velocemente rispetto agli altri marchi e rappresentano circa il 60% della crescita registrata da Unilever nel 2016.

Nel 2017, Unilever si è classificata in prima posizione all’interno del Dow Jones Sustainability Index nella sua categoria di riferimento. Il FTSE4Good Index ha assegnato all’azienda il punteggio più alto nella categoria Ambiente. Inoltre, Unilever guida da sette anni il ranking Global Corporate Sustainability Leaders, risultato della ricerca che GlobeScan/SustainAbility conduce ogni anno. Infine, Unilever si è impegnata a divenire carbon positive entro il 2030.

Per ulteriori informazioni su Unilever e i suoi marchi potete visitare il sito www.unilever.it.

Per maggiori informazioni sull’Unilever Sustainable Living Plan: https://www.unilever.it/sustainable-living/

 

 

 

Happiness ? No, amm fatt a fine re suric…..

Se state pensando, leggendo il tittolo del post che sia impazzito….beh non è così!

Ho solo tradotto in napoletano (spero corretto) quello che ci ha voluto dire il bravissimo illustratore inglese Steve Cutts  che ha da poco realizzato il cortometraggio Happiness.

“Gli uomini come topi in questa satira sulla ricerca della felicità”

Un milione di topi o forse di più, vivono in una città fatta proprio come le nostre metropoli. Si svegliano al mattino e sono subito di corsa per andare a lavorare, affollano i mezzi pubblici, una volta usciti si precipitano nei centri commerciali e lottano per i saldi, poi di nuovo in strada, a subire un traffico devastante. Alcol, pillole e tutto quello che serve per cercare la felicità o perlomeno un’imitazione decente. Quando finisce l’effetto però, tutto torna come il giorno precedente.

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La ricerca spasmodica della felicità nei tempi moderni, sempre più veloci e sempre meno a misura d’uomo. In questo caso, neanche a misura di topo.Una satira feroce, perfettamente orchestrata, disegnata e montata in modo da recare disagio agli spettatori, per farli riflettere sulla necessità di rilassarsi e di non cadere coi panni e tutto nell’ingranaggio che stritola.Parla della difficile ricerca della felicità ai tempi del capitalismo sfrenato, della ricerca del piacere effimero.

Le immagini di questo distopico “inno alla gioia” s’impongono all’attenzione globale proprio mentre la pioggia di pacchi in arrivo nelle nostre case in questi giorni. C’è, dunque, da chiedersi: perché l’essere umano sbalordisce guardando se stesso nel video di Cutts? Gode, forse, sublimando i sintomi della frenetica pulsione – quotidiana e insaziabile – al consumo di massa? Di certo Happiness regala 4 minuti di catarsi. Concede una pausa alla foga d’acquisto.  Guardare Happiness   ci mette nella stessa condizione di Dorian Gray dinanzi al proprio ritratto divenuto orripilante.

Quante volte ci siamo detti, si ok so che questo meccanismo mi sta distruggendo, mi sta manipolando e io non voglio farne parte?

Non so voi ma io tante, eppure basta poco e ci ricasco….basta un episodio al lavoro o qualche altra sciocchezza per sentirmi infelice….mentre invece la vera felicità è tutt’altro.

Che dite proviamo a cambiare?

Io lo farò di sicuro e Voi?

 

P.S tks Padre Domenico per avermi fatto conoscere questo video!

La startup hi-tech OCORE trionfa al Premio Nazionale Innovazione

LA STARTUP HI-TECH CHE INNOVA L’INDUSTRIA 4.0 TRIONFA AL PNI


La prima barca a vela da competizione altamente resistente e performante completamente stampata in 3D con processi innovativi: la sfida imprenditoriale della startup siciliana Ocore vince il Premio Nazionale Innovazione

A lei il premio della categoria Industrial e il premio dei premi conferiti da FS Italiane, main partner della 15esima edizione del Premio

Costruire la prima barca a vela da competizione completamente stampata in 3D con processi innovativi e materiali altamente resistenti e performanti. Da qui è partita la sfida di Ocore, startup palermitana fondata da due ingegneri e un architetto navale, che osservando la natura hanno sviluppato una nuova tecnologia di stampa robotica 3D che consente di ottenere strutture di grandi dimensioni al contempo leggere e dalle grandi prestazioni.

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La vittoria al PNI 2017
L’idea di Ocore ha trionfato al PNI – Premio Nazionale per l’Innovazione, promosso dalla rete nazionale degli incubatori di impresa universitari (PNICube) con la co-partecipazione di FS Italiane per far emergere i migliori progetti d’impresa ad alto contenuto tecnologico nati nelle università e nei centri di ricerca d’Italia. Sessantacinque le startup finaliste, selezionate tra le 1.031 idee d’impresa che hanno partecipato alle 17 StartCup regionali, che si sono sfidate ieri pomeriggio a Napoli nel Complesso Universitario Federico II di San Giovanni a Teduccio per aggiudicarsi i 4 premi settoriali di 25mila euro nelle categorie Life Sciences, Cleantech & Energy, Industrial, ICT e il titolo di vincitore assoluto del PNI 2017. FS Italiane ha sostenuto con un riconoscimento di 25mila euro il miglior progetto di impresa della categoria Industrial e con un premio di altri 25mila euro da investire nelle proprie attività hi-tech il campione assoluto del PNI. La business idea di Ocore, startup incubata presso il Consorzio Arca di Palermo, si è aggiudicata entrambi i premi.

L’innovazione di Ocore
Osservando la natura Daniele Cevola, Francesco Belvisi e Mariga Perlongo hanno sviluppato e brevettato una nuova strategia di deposizione del materiale che sfruttando un algoritmo ispirato ai frattali e utilizzando polimeri avanzati rinforzati con fibre di carbonio permette di realizzare strutture ad altissime prestazioni, più forti, più durevoli e allo stesso tempo più leggere. Da tavole da surf a strutture di grandi yacht interamente costruite attraverso il primo robot di stampa 3D ad alte prestazioni, senza modelli e stampi, superando i problemi della stampa 3D tradizionale. La nautica è stato il settore scelto per mettersi alla prova e vincere la sfida ma le applicazioni sono innumerevoli in tutti quei settori che richiedono il massimo di prestazioni e leggerezza.


FS Italiane è una delle più grandi realtà industriali d’Italia. Conta circa 74.200 donne e uomini (di cui quasi 7.000 all’estero), oltre 8mila treni ogni giorno e 250mila bus/chilometro. FS Italiane trasporta in un anno circa 750 milioni di passeggeri su ferro (600 in Italia, 150 all’estero), 290 milioni su gomma (160 milioni in Italia, 130 all’estero), e 50 milioni di tonnellate di merci. Il network ferroviario è di oltre 24mila chilometri di rete, di cui 1.350 dedicati ai servizi alta velocità.

PNICube è l’Associazione italiana degli incubatori universitari e delle business plan competition regionali, denominate StartCup. Nata nel 2004, ha lo scopo di stimolare la nascita e accompagnare al mercato nuove imprese ad alto contenuto di conoscenza generate dal mondo accademico. Oggi PNICube conta 46 associati tra Università e incubatori accademici e 17 StartCup attive.

Growth Hacking – Intervista a Raffaele Gaito

Quando ho conosciuto Raffaele era un giovanisismo startupper, fondatore insieme ad altri amici di Mangatar, nel corso degli anni poi ha lasciato quell’avventura per  diventare un Guru moderno specializzato in Growth Hacking e temi digitali.

Ecco l’intervista realizzata con Raffaele.

Anni fa si parlava di exit, di pivoting oggi invece tutti parlano di growth hacking? Cosa è?

In giro troverai decine di definizioni del Growth Hacking. Io personalmente lo definisco come una disciplina che mette insieme marketing, analisi dei dati e sviluppo del prodotto.
È una metodologia nata negli USA nel 2010 e che negli ultimi 3-4 anni è arrivata anche in Italia, ecco perché ne sentiamo parlare tanto.
È un mindset nel quale viene messo al centro di tutta la strategia la crescita e per fare ciò si procede con un metodo quasi scientifico basato su esperimenti e la cosa più importante di tutte per un imprenditore: i dati!
Per far capire velocemente di cosa si tratta ai miei clienti e ai miei studenti ripeto sempre questa frase: con il growth hacking il mio obiettivo è farti capire che prodotto e marketing non sono due cose separate (ma viaggiano di pari passo) e che nel business puoi fidarti di una sola cosa, i dati.

Quanto conta la “tecnica” e quanto altro?

Il growth hacking è un processo. Ciò significa che non è una formula magica e non è un approccio universale per risolvere i problemi. Anzi, è tutt’altro che “cool” e “sexy”, bisogna sporcarsi tanto le mani (sia sul prodotto che sul marketing) e passare tanto tempo sui numeri (leggi analytics ed excel).
In un contesto del genere la tecnica ha un’importanza minima, è un mezzo come un altro per raggiungere un obiettivo.
Anzi, più leggo in giro post con titoloni acchiappa click che si concentrano sulla tecnica e più cerco di riportare l’attenzione alle cose importanti: lo studio, la sperimentazione, il processo, il mindset, la multidisciplinarietà.
Siamo troppo abituati alle soluzioni veloci e siamo sempre alla ricerca delle scorciatoie e quindi non a tutti piace sentirsi dire che il growth hacking è un processo e come tale richiede tempo. Mi spiace, ma è così!
Bisogna tirarsi su le maniche, iniziare a raccogliere dati (qualitativi e quantitativi), parlare con i propri utenti, rimettere in dubbio qualsiasi elemento del proprio progetto e cominciare a testare in maniera costante ogni singolo aspetto del proprio business.

Come ci si prepara per fare il growth hacker?

Fino a qualche anno fa la situazione era abbastanza tragica perché non esistevano percorsi di studio pensati esclusivamente per il growth hacking e quindi quelli come me che hanno iniziato all’epoca lo facevano studiando le cose americane e sporcandosi le mani sui propri progetti.

Oggi la situazione è ben diversa, esistono diversi corsi online e offline dedicati alla figura del growth hacker e la cosa inizia a comparire anche in qualche percorso universitario (finalmente) dedicato al marketing e al business.
In linea di massima è importante capire che si tratta di una figura multidisciplinare (quella che nel mondo HR viene definito “profilo a T”) e che quindi riesce a combinare competenze di marketing con quelle di prodotto, di business, tecniche e così via.

Proprio per questo motivo nel mio libro [amazon_link asins=’8891753599′ template=’ProductAd’ store=’antoniosavare-21′ marketplace=’IT’ link_id=’c4dcbdac-d683-11e7-9df1-6f2b32a1b0f9′] ho dedicato un intero capitolo proprio a questo tema. È innegabile che il growth hacker (insieme al data scientist) sia la figura più richiesta sul mercato negli ultimi anni e di continuo ricevo la domanda “ma come divento growth hacker”. Ebbene, ho raccolto in un capitolo ad hoc tutta una serie di link, risorse, libri, corsi e altre informazioni utili per chi vuole intraprendere questa carriera.

Puoi citare due casi di successo? uno italiano ed uno estero?

Negli USA ce ne sono tantissimi perché, come dicevo sopra, ormai è un metodo che loro danno per scontato. Non esistono startup che non fanno growth hacking, è una cosa che una volta scoperta non puoi tornare indietro.

Lascio perdere i casi classici fin troppo abusati di Dropbox, Airbnb, Hotmail e così via per segnalarti Spotify! Spotify è un bellissimo caso studio di Growth Hacking in un settore (come quello della musica) che non vedeva innovazione seria da diversi anni.

Proprio ultimamente ho trattato questo caso studio sul mio blog dove si può notare come una crescita del genere non è basata tutta su attività di marketing, ma in buona parte su aspetti di business e di prodotto.

Uno dei casi italiani più interessanti è sicuramente Ludwig, una startup nostrana che ha realizzato un bellissimo tool che aiuta a scrivere meglio in inglese. Loro hanno fatto da 0 a 1 milione di utenti in 6 mesi proprio utilizzando il growth hacking: sperimentazione continua, analisi costante dei dati, feedback degli utenti, e così via.
Anche di questo caso studio ho parlato qualche settimana fa sul mio blog, in un post dove ho intervistato il CEO.

Questa metodologia è applicabile solo alle startup?

Assolutamente no! Inevitabilmente è una metodologia nata in quell’ambiente perché si tratta di un contesto con scarsità di risorse, denaro e tempo in primis. Una volta capito le potenzialità della cosa anche le grandi aziende hanno iniziato ad utilizzare questo approccio.
Tra i primi big a farlo proprio ci son stati Facebook e LinkedIn, ma oggi anche aziende che non appartengono al mondo del digitale o del tech stanno iniziando a creare un dipartimento growth hacking, così come siamo abituati a un dipartimento marketing.
Un caso classico, di cui si è parlato tantissimo negli ultimi mesi è quello di Coca-Cola che durante quest’estate ha annunciato di aver sostituito il CMO (direttore marketing) con il CGO (growth hacker).
Una scelta del genere porta dietro un paradigma importante: si passa dal “focus sul marketing” al “focus sulla crescita”.

Tale metodologia di crescita è applicabile solo all’online?

La risposta, in parte l’ho data già nella domanda precedente. Così come non si tratta di una metodologia riservata solo alle startup è altrettanto falso che si possa utilizzare solo in contesti digitali e online.
Oltre Coca-Cola, ti cito anche IBM (hardware), Heineken (food), ING (Finance) e così via…

Dicci una pratica o un tool per iniziare.

Se rispondessi a questa domanda verrei meno a tutto quello che ho detto fino ad ora. Bisogna capire che è prima di tutto una questione di mindset e di processo.
Quindi provo a rispondere in parte, modificando leggermente la prospettiva. Ti dico qual è il primo step da cui iniziare.
Senza ombra di dubbio dovete iniziare a dialogare con i vostri utenti e i vostri clienti. Sembra una banalità, ma non lo è… semplicemente perché nessuno lo fa o i pochi che lo fanno lo fanno male, in maniera non strutturata.
Se immaginiamo l’azienda come un motore, allora i dati sono il carburante e i primi dati che vanno raccolti, sono appunto i feedback degli utenti.
Se in azienda avete qualcuno che si occupa di customer care (risponde alla mail, risolve i ticket aperti, prende le telefonate, gestisce i commenti sui social, ecc.) sappiate che è la persona con il ruolo più importante in azienda.
Iniziate a coinvolgerlo di più nel proceso di sviluppo del business, fatevi passare i dati che raccoglie e, perché no, una volta a settimana mettetevi nei suoi panni e provate a dialogare voi con gli utenti.
Vi cambierà completamente la visione del vostro progetto, promesso!

 

 

Raffaele Gaito – Imprenditore Digitale, Growth Hacker, Startup Mentor, Blogger. A 15 anni ho scritto la mia prima riga di codice, a 17 ho aperto il mio primo blog e a 20 ho lanciato la mia prima azienda. Da allora non mi sono più fermato.
Oggi affianco Startup, Aziende e Professionisti con consulenza su tematiche di Marketing e di Prodotto, attività che spesso confluiscono in quello che oggi viene definito Growth Hacking.
Di queste stesse tematiche scrivo sul blog raffaelegaito.com che è un punto di riferimento in Italia per chi lavora nel digitale.

Startup e innovazione, salgono a 261 milioni di € gli investimenti in Startup Hi-Tech nel 2017 (+20%), boom dei finanziamenti esteri (+163%)

Nel 2017 gli investimenti in Equity di startup hi-tech in Italia ammontano a 261 milioni di Euro, in crescita del 20% rispetto al 2016.


Calano gli investimenti formali (-21%), ma il mercato italiano delle startup cresce grazie a finanziamenti esteri (+163%), Business Angel Network e Crowdfunding


Crescono sia il contributo sia degli attori informali come Business Angel Network e piattaforme di Equity Crowdfunding (89 milioni di Euro), sia quello proveniente da fonti internazionali (92 milioni di Euro), soprattutto da Stati Uniti e Regno Unito.
Il 46% delle startup hi-tech italiane finanziate si rivolge a clienti esteri, ma dalla distribuzione dei ricavi provenienti da oltreconfine emerge come oltre 8 startup su 10 vantino meno del 50% di fatturato di origine estera.
Nel Nord e nel Centro Italia, il fattore predominante nella scelta della localizzazione della sede è l’ecosistema a supporto delle startup (29% e 33% delle risposte) mentre, al Sud e nelle Isole, le motivazioni si spostano sugli incentivi conferiti da autorità pubbliche (23%).


Cresce la fiducia degli investitori esteri (+163% rispetto al 2016), i finanziamenti dei quali rappresentano il 36% dei fondi a disposizione delle startup hi-tech italiane. Passa da 101 milioni nel 2016 a 80 milioni nel 2017 il contributo economico degli investitori formali italiani, ma a bilanciare la decrescita è l’aumento del 10% dei finanziamenti da parte di attori informali.

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Per il Nord e il Centro Italia iI sistema a supporto delle startup è la principale motivazione che influenza la scelta della localizzazione della sede (per il 29% e 33% del campione), insieme all’accesso a personale qualificato in loco (17%). Al Sud e nelle Isole, le motivazioni si spostano sulla possibilità di accedere a incentivi conferiti da autorità pubbliche (23%) e sulla dimensione del mercato (23%).

Queste sono alcune delle evidenze emerse dall’Osservatorio Startup Hi-tech promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano* in collaborazione con Italia Startup – l’Associazione dell’ecosistema startup italiano – giunto alla sua quinta edizione e presentato in occasione del convegno “Corporate Entrepreneurship e Open Innovation: innovare con un occhio alle startup!”.

Nel 2017 gli investimenti in Equity di startup hi-tech in Italia ammontano a 261 milioni di euro, in crescita del 20% rispetto al valore totale consuntivo del 2016 (217 milioni di euro)”, afferma Antonio Ghezzi, Direttore dell’Osservatorio Startup Hi-tech del Politecnico di Milano. “In ogni caso, come già rilevato nelle scorse edizioni della Ricerca, un paragone con altri ecosistemi più maturi e con dotazioni di risorse finanziarie estremamente più alte (vedi USA e UK, ma anche Israele, Francia e Germania) non è ancora ipotizzabile. L’ecosistema startup hi-tech italiano continua purtroppo a soffrire di un cash shortage a monte, e dovrebbe essere sostenuto da opportuni strumenti ed operazioni ad esso interamente destinati e dedicati. È doveroso osservare però come all’interno di questo trend vi sia una nota positiva per le startup nostrane: si evidenzia infatti un aumento del taglio medio di investimento (circa il 70% dei quali superano i 500.000 euro), segnale che anche in Italia è possibile ottenere round di fascia medio-alta che aiutino la startup a proseguire nel processo di crescita”.

Gli investimenti in startup hi-tech italiane nel 2017
Gli investimenti da parte di attori formali calano del 21%, passando dai 101 milioni del 2016 agli 80 milioni del 2017. Certamente un dato negativo, anche a fronte dell’ottima performance fatta registrare nel 2016 (dove per la prima volta avevano sfondato il tetto dei 100 milioni) ma la diminuzione non deve suscitare allarmismi. Negli ultimi sei anni, infatti, si è assistito spesso ad andamenti altalenanti, dove le dimensioni ancora ridotte degli investimenti complessivi potevano essere influenzate significativamente da poche grandi operazioni dell’ordine delle decine di milioni di euro.

I finanziamenti da attori informali fanno da contraltare al comparto precedente, bilanciando in parte la loro decrescita grazie ad un trend positivo (+11%) che li porta a raggiungere quota 89 milioni di euro (contro gli 81 milioni di euro del 2016). Per la prima volta dal 2012 si registra quindi il “sorpasso” degli investimenti informali su quelli formali, guidato prevalentemente dalle componenti degli Angel Network e dei Business Angel indipendenti[1], nonché da una forte crescita dell’Equity Crowdfunding che raddoppia il suo valore dell’anno, per una stima pari a oltre 10 milioni di euro[2] (entrambe le componenti positivamente influenzate dagli incentivi legati al 30% di detrazione fiscale sulle somme investite in startup e PMI innovative).

Considerando la distribuzione della ricchezza nel Paese, l’Italia mostra una elevata percentuale di potenziali Angel che potrebbero guardare con interesse all’opportunità di investire in startup hi-tech”, afferma Raffaello Balocco, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Startup Hi-techDa questo punto di vista si può e si deve ancora maturare sotto l’aspetto culturale, con riferimento alla nostra tradizionale scarsa propensione al rischio e al “terrore” per il fallimento. La componente che mostra il trend di crescita più significativo è legata agli attori internazionali, i cui investimenti nel 2017 sono ben oltre il doppio rispetto ai 35 milioni di euro consuntivati nel 2016. Questo dato, estremamente positivo, è tuttavia impattato in maniera netta da una singola grande operazione il cui valore di oltre 40 milioni di euro pesa per quasi la metà di tutta la componente (nonché per quasi un sesto degli investimenti totali in startup hi-tech italiane nell’anno). In ogni caso, appare evidente il crescente interesse da parte di player internazionali rispetto alle eccellenze rappresentate dalle startup italiane, con particolare riferimento quest’anno al comparto Life Sciences”.

“I numeri che emergono dalla ricerca di quest’anno sono a luci e ombre” afferma Federico Barilli, Segretario Generale di Italia Startup “la crescita complessiva degli investimenti dice che l’ “offerta” di startup hi-tech italiane di qualità è complessivamente buona e attrae investimenti importanti anche dall’estero. Di contro, il ritardo rispetto a sistemi industriali analoghi al nostro, quali Francia e Germania, rimane rilevante e la massa di investito da parte di venture capital ed angel italiani rimane molto, troppo contenuta se si considera la grande consistenza del patrimonio privato del nostro Paese. E’ parte di quest’ultimo che va indirizzato verso il capitale di rischio, sia tramite la leva fiscale e la semplificazione delle procedure, sia soprattutto coinvolgendo il mondo industriale italiano, secondo modelli di open innovation e corporate venture, quindi in logica non speculativa ma, appunto, industriale, cioè con benefici di prodotto/mercato per le startup e di innovazione per le imprese mature”. 

Gli investimenti da parte degli attori internazionali

A fronte del loro crescente peso assoluto (92,17 milioni di euro) e relativo (36% sulla raccolta complessiva), meritano particolare approfondimento gli investimenti da parte di attori stranieri. L’investment inflowossia i capitali attratti dall’ecosistema startup hi-tech da parte di player esteri, proviene prevalentemente da Europa (51,4%), USA (38,1%), Israele (7,3%) e Russia (0,5%), mostrando una distribuzione eterogenea; focalizzandosi sui 49,7 milioni di euro provenienti da investitori europei, si riscontra un 35,9% da investitori con sede in UK, seguiti da Benelux (24,5%) e Svizzera (19,1%). La stragrande maggioranza degli investimenti internazionali proviene da attori formali (77,04 milioni di euro, pari all’83,6% del totale). È inoltre interessante rilevare come investitori italiani abbiano finanziato startup straniere, per un totale di 65,8 milioni di euro: questo può rappresentare l’investment outflow, un flusso in uscita dal nostro ecosistema. La comparazione tra investment inflow e outflow, ossia flussi in ingresso e in uscita dall’ecosistema italiano, consente di mettere in luce una “bilancia commerciale” degli investimenti, che nel 2017 mostra un avanzo di 26,4 milioni di euro, testimonianza della crescente attrattività internazionale del nostro panorama startup hi-tech a prescindere dai suoi tuttora evidenti limiti dimensionali.

Le scelte di localizzazione ed internazionalizzazione delle startup
Per quanto riguarda le ragioni alla base della scelta di localizzazione dell’impresa, si nota come il sistema a supporto delle startup sia la principale motivazione (24,6%) per le startup hi-tech italiane; segue la vicinanza culturale del mercato (14,6%) e la presenza di aziende o distretti industriali che possano favorire le attività delle startup (14,6%). Volendo discriminare per macro-aree geografiche, nel Nord e Centro il sistema a supporto delle startup è fattore predominante (29% e 33% delle risposte), mentre al Sud e nelle Isole, venendo a mancare la componente legata all’ecosistema, le motivazioni si spostano sugli incentivi conferiti da autorità pubbliche (23%) e sulla dimensione del mercato (23%).

In relazione al portafoglio clienti delle startup hi-tech finanziate italiane, il 46% del campione presenta attualmente clienti internazionali, ma la distribuzione dei ricavi provenienti da questi clienti mostra come l’82% cumulato di startup vanti meno del 50% di fatturato di origine estera. 
I clienti internazionali sono prevalentemente concentrati in Europa (56%); seguono il Nord America (21%) e l’Asia (15%). Il dettaglio sull’Europa mostra come le nostre startup siano maggiormente aperte al mercato del Regno Unito (31% dei clienti esteri) e a quello tedesco (19%); a seguire la Svizzera e la Spagna (entrambe rappresentate con il 13%). Il processo di internazionalizzazione costituisce una forte priorità strategica per le startup hi-tech, a conferma dei risultati già evidenziati nel Rapporto 2016. Infatti, se soltanto il 22% del campione attualmente possiede una sede all’estero – nello specifico, in Nord America (33%), Regno Unito (29%), Germania e Spagna (14% ciascuna) e Francia (10%) – il restante 78% dichiara di stare pianificando un’espansione internazionale entro il prossimo anno.

Conclude Antonio Ghezzi: “Complessivamente, nel 2017 emergono alcuni segnali negativi di carattere strutturale, legati alla riduzione degli investimenti da parte degli attori formali e a un dimezzamento delle exit rilevate (8 deal, tutti effettuati attraverso operazioni di trade sale, rispetto ad una media storica di oltre 20 exit all’anno). Tuttavia, l’ecosistema vede nel contempo l’amplificarsi di trend positivi già evidenziati lo scorso anno, fra tutti l’aumento del peso degli attori internazionali e la propensione delle startup all’internazionalizzazione e alla collaborazione con imprese consolidate. Se valutato all’interno di un contesto che vede ancora un numero limitato di attori dedicati alle attività di Venture Capital, tale collaborazione con il sostrato di grandi aziende – ma anche di Piccole-Medie Imprese – italiane può costituire un significativo volano per lo sviluppo dell’ecosistema”.


 


 

[1] Fonte: integrazione tra risultati Survey IBAN 2015 e dati raccolti da fonti primarie e secondarie

[2] Fonte: Osservatorio CrowdFunding della School of Management del Politecnico di Milano

PNI 2017 la finale a Napoli

Fare sistema e ragionare da “scaleup”: il 30 novembre e 1° dicembre 2017 gli imprenditori di domani si daranno appuntamento nel Complesso Universitario Federico II di San Giovanni a Teduccio per la 15° edizione del Premio Nazionale per l’innovazione (PNI).

Alla finaledel PNI  possono accedere i vincitori delle 16 Start Cup regionali assegnate dagli Atenei che aderiscono all’Associazione Italiana degli Incubatori Universitari – PNICubeUna sfida tra i migliori progetti d’impresa hi-tech italiani nati in ambito universitario, con un montepremi complessivo di circa 1,6 milioni di euro. Un mondo, quello accademico e della ricerca, in grado di dare vita ad oltre il 20% delle startup innovative del Sistema Italia.
Il 30 novembre e il 1° dicembre, dopo dieci anni, il PNI torna a Napoli grazie all’Università Federico II, in collaborazione con COINOR e l’Incubatore Campania NewSteel, con il titolo “Connecting to the Future”. Qui 66 progetti imprenditoriali provenienti da tutta Italia si disputeranno 4 premi settoriali di 25mila euro ciascuno: Cleantech&Energy promosso da IREN, ICT offerto da PwC, Industrial sponsorizzato da FS Italiane, Life Science sostenuto da Clinic Center.

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Al termine della due giorni, che avrà l’obiettivo primario di stimolare il dialogo fra i principali stakeholder del mondo dell’innovazione e dell’impresa, sarà decretato – oltre alle quattro migliori idee imprenditoriali per categoria – il vincitore assoluto del PNI 2017, che garantirà all’istituzione accademica di provenienza la Coppa Campioni PNI e al progetto scelto un ulteriore riconoscimento di 25mila euro da reinvestire nelle proprie attività hi-tech, messo in palio da FS Italiane. Si assegneranno inoltre due Menzioni speciali – “Social Innovation” promossa da Global Social Venture Competition e “Pari Opportunità” istituita dal MIP Politecnico di Milano – e diversi Premi Speciali messi a disposizione da Ambasciate e da prestigiose aziende partner.

FORMULA PNI
Nella due giorni del PNI 2017 si parlerà di Industria 4.0, di competenze digitali, di occupazione giovanile, di sviluppo dell’innovazione, e del ruolo dell’accademia come propulsore dei processi di sviluppo imprenditoriale e di garanzia per il futuro, con tutte le incognite del mercato e delle dinamiche umane attorno a cui ruota la crescita di un’azienda. Ma con la certezza che a Napoli si spingerà l’acceleratore sulla creazione di opportunità concrete fra le startup universitarie e i loro possibili partner ed investitori.

Il PNI 2017 è promosso dall’Associazione Italiana degli Incubatori Universitari PNICube, dall’Università di Federico II di Napoli, Coinor e Campania NewSteel, in collaborazione con tutti gli Atenei e il sistema della ricerca della Campania.
Main PartnerFS Italiane.
Main SponsorGruppo IrenPwC Italia, Clinic Center.
Sponsor: AVNET Silica, Cariplo Factory, Ordine Ingeneri di Napoli, MIP-Politecnico Milano, Unicredit Start Lab, UPMC, Vertis SGR. Con il Supporto di: AIIC – Associazione Italiana Ingegneri Clinici, Boost Heroes, Crit, Atlante Verntures, SMAU. Con il patrocinio di: Regione Campania, Comune di Napoil, CRUI, British Consulate-General Milano, Uniona Industriali Napoli, dei circuiti ECSB e RENT, di Global Social Venture Competition e Startup Europe Awards 17.

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InnerTours la app per connettersi al proprio stato di rendimento psicofisico

 

Il primo ambito su cui punta la startup triestina è quello della prevenzione e gestione efficace dello stress lavoro-correlato, per ottimizzare benessere e prestazioni professionali

 

Prenditi qualche minuto da dedicare a te stesso/a, impugna lo smartphone e potrai sintonizzarti sul tuo stato di benessere psicofisico personale. Non è l’accesso a una realtà parallela alla Matrix ma all’app ideata dalla startup InnerTours, nata nell’incubatore certificato Innovation Factory di AREA Science Park. Partendo dalla ricerca sulla rilevazione dei parametri psicofisici soggettivi e oggettivi, l’applicazione punta al miglioramento del benessere e delle prestazioni individuali in ambiti diversi, quali lavoro, sport, scuola, salute, relazioni.

La tecnologia si è sviluppata sulla base del Biofeedback, il sistema poligrafico, simile alla macchina della verità, in grado di leggere lo stato bio-fisiologico dell’organismo, attraverso la rilevazione in tempo reale di battito cardiaco, conduttanza cutanea, temperatura periferica, tonicità muscolare, onde cerebrali e altri parametri.

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Il programma è fruibile sia attraverso il sito web www.innertours.net che la app mobile e guida l’utilizzatore attraverso una serie di rappresentazioni interiori che si riflettono in cambiamenti positivi nei diversi parametri fisiologici. Il presupposto è che l’evocazione di determinati processi di pensiero e stati d’animo, con le loro rappresentazioni multisensoriali, permette l’accesso a stati psicofisici funzionali alla situazione e alla sfida vissuta.

Questi principi sono stati tradotti in un’ampia serie di file audio, brevettati per l’innovativa modalità di fruizione e per il processo di connessione con i dati biometrici, definiti BrainShots®. Negli shots, della durata di alcuni minuti, una guida vocale accompagna l’utente attraverso dei percorsi immaginativi verso lo stato psicofisico desiderato, scelto da un menù. Ad esempio: entrare nell’atteggiamento mentale ottimale per una negoziazione difficile, richiamare velocemente uno stato di profonda calma e distensione per ricaricare energie, riattivare la propria auto-motivazione sugli obiettivi in momenti di stallo, riconnettersi con la propria eccellenza in vista di una prestazione sfidante

Gli audio sono realizzati per essere utilizzati immediatamente, in qualsiasi momento e ovunque, per una vasta gamma di situazioni e di ruoli interpretati, in modo personalizzabile e interattivo.

Il primo ambito su cui punta la startup triestina è quello del rendimento psicofisico e stress lavoro-correlato, in attuazione delle indicazioni contenute nell’Accordo Quadro Europeo sullo stress nei luoghi di lavoro, siglato nel 2004 da associazioni datoriali e dei lavoratori europee. Recepito in Italia nel 2008, l’accordo è entrato nella nostra legislazione con il D.Lgs. 81/2008, collocando lo stress lavoro-correlato a pieno titolo fra i rischi da valutare, prevenire e ridurre.

La documentazione aggiornata sul fenomeno segnala, oltre a quello del malessere dei dipendenti, un danno la cui dimensione economica si configura attorno ai 100 miliardi di euro annui (fonte Agenzia Europea EU-OSHA), considerando i costi diretti per i sistemi sanitari e la perdita di produttività delle organizzazioni aziendali. InnerTours propone l’utilizzo delle proprie metodiche nelle aziende e in generale nei luoghi di lavoro, con l’obiettivo di mettere il personale nelle condizioni di gestire in autonomia ed efficacemente

l’inevitabile presenza di stress lavorativo, con ricadute positive anche sugli adempimenti in tema di sicurezza.

“Al di là dell’adempimento di legge, affrontare positivamente il tema dello stress lavoro-correlato può essere un’ottima occasione per far entrare una moderna cultura dello stress nelle organizzazioni, inquadrando il fenomeno sia nell’ottica della competitività che in quella della salute – spiega il fondatore di InnerTours Fulvio Cuizza, psicologo della prestazione, docente universitario, tra i maggiori esperti di psicologia dello sport per l’agonismo di alto livello -. E’ un approccio che consente tra l’altro alle aziende di introdurre innovazione digitale anche nell’area delle Risorse Umane. Abbiamo messo a punto dei programmi integrati di formazione per poter gestire, quando serve, anche alti livelli di pressione lavorativa, senza risentirne nella sfera psicofisica, evitando i danni fisiologici dell’esposizione a stress prolungato. I programmi derivano direttamente dalla lunga esperienza di lavoro su situazioni agonistiche di alto livello, dove le richieste prestative e le connessioni con i risultati sono molto elevate e dove la sfida porta alla massima espressione delle proprie potenzialità”.

InnerTours ha progettato un kit di formazione online che mette a disposizione dei dipendenti una serie di strumenti, che va dalla conoscenza approfondita del fenomeno stress, essenziale per poterlo gestire efficacemente, a una serie di guide audio online (i BrainShots) per allenarsi a gestire le fonti di stress, la propria prestazione e il proprio benessere.

Guarda il video

 

InnerTours nasce nell’ambito dell’incubatore di AREA Science Park, Innovation Factory, da un’idea di Fulvio Cuizza, psicologo, docente universitario, consulente e formatore aziendale, uno dei maggiori esperti di psicologia dello sport per l’agonismo di alto livello. Cuizza ha seguito molti atleti d’elite nell’arco di cinque Olimpiadi, squadre come il Milan, campioni come Alberto Tomba, Gerard Berger (Ferrari Formula1), Francesco DeAngelis (Luna Rossa), squadre e campioni assoluti nella Pallavolo, nel Basket, nell’Atletica Leggera, nello Sci Nordico, nel Golf, nel Rugby, nell’Ice Hockey, nell’Ice Skating, nel Ciclismo, nel Judo e nel Karate. Assieme al suo gruppo, è stato uno dei pionieri dell’uso della rilevazione dei parametri psicofisici (Bio-Neurofeedback) per il miglioramento della prestazione sportiva e manageriale. Ora che gli sviluppi informatici e tecnologici lo permettono, è possibile portare tutto questo know how specialistico a chiunque disponga di un device digitale, applicandolo a qualsiasi settore, a qualsiasi miglioramento di prestazione, professionale, scolastica, relazionale, sportiva.

 

Amazon e Premio Marzotto: Daze Plug vince il secondo Amazon Launchpad

Daze Plug vince l’Amazon Launchpad Award in occasione della settima edizione del Premio Gaetano Marzotto

 Metaliquid vince il premio speciale Amazon Web Services

 

Daze Plug, il nuovo sistema per la ricarica di veicoli elettrici, avrà l’opportunità di raggiungere milioni di clienti grazie al programma Amazon Launchpad.

Metaliquid, la tecnologia di deep learning che analizza i contenuti video e audio, riceverà crediti promozionali per sfruttare la potenza di calcolo, l’archiviazione, il database, la distribuzione dei contenuti, l’analisi e altri servizi di Amazon Web Services.

Amazon Launchpad e Premio Gaetano Marzotto hanno annunciato ieri sera, in occasione della cerimonia di premiazione della settima edizione del Premio Gaetano Marzotto, che Daze Plug ha vinto il secondo Amazon Launchpad Award. La startup Daze Plug offrirà i suoi prodotti su tutti i 5 siti europei di Amazon e sarà inclusa tra le start-up in primo piano all’interno della pagina Amazon Launchpad di Regno Unito, Francia e Germania.

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L’edizione di quest’anno del Premio Gaetano Marzotto include anche un secondo premio consegnato da Amazon: il premio speciale Amazon Web Services, volto a premiare una startup innovativa pronta a crescere utilizzando il cloud e i crediti promozionali AWS che le verranno consegnati. La startup italiana Metaliquid è la vincitrice del primo Amazon Web Services Special Award.

“La cultura dell’innovazione è uno dei capisaldi di Amazon. È per questo motivo che sosteniamo e incoraggiamo l’innovazione in tutte le aree del nostro business e da parte di tutti i nostri dipendenti. Attraverso il programma Amazon Launchpad, vogliamo consentire alle startup italiane di raggiungere, con i loro prodotti unici, i milioni di clienti Amazon, non solo in Europa ma in tutto il mondo. Oggi siamo orgogliosi di consegnare questi premi a Daze Plug e Metaliquid per la loro capacità innovativa” afferma François Nuyts, Country Manager Amazon.it e Spagna.es.

Daze Plug è una nuova soluzione per ricaricare veicoli elettrici senza avere bisogno di collegare e scollegare manualmente i cavi necessari alla ricarica. Fino a oggi il cavo deve essere inserito manualmente, ma spesso è ingombrante, scomodo, antiestetico, alcune volte pericoloso e si corre il rischio di dimenticarsi di connetterlo, rendendo così impossibile l’utilizzo del veicolo. Daze Plug risolve tutti questi problemi automatizzando il processo di ricarica.

Il dispositivo di Daze Plug deve essere posizionato sul pavimento del proprio garage. Grazie ai suoi sensori, il device rileva l’auto parcheggiata e, tramite mezzi di movimentazione automatici che spostano il connettore elettrico (la spina), inizia a cercare in autonomia la presa installata sotto il veicolo e configurata per accoppiarsi meccanicamente al primo connettore. Quando la connessione è attiva, parte il processo di ricarica e, una volta terminato, Daze Plug torna nella posizione iniziale.

La giuria, composta da Emil Abirascid, presidente del comitato di valutazione del Premio Marzotto e caporedattore di Startupbusiness.it, Gianluigi Ricuperati, scrittore e fondatore dell’Institute for Production of Wonder, l’architetto Italo Rota, François Nuyts, Country Manager Amazon.it e Amazon.es, e Jean-François Berche, Responsabile dello Sviluppo Economico di  Amazon Launchpad, ha premiato Daze Plug per il suo approccio ingegneristico che affronta uno dei maggiori problemi dei veicoli elettrici, rendendo il processo di ricarica più sicuro e affidabile. Questa soluzione innovativa ha un potenziale mercato globale.

Nella sua prima edizione, il nuovo premio di AWS è stato assegnato a Metaliquid, soluzione di deep learning incentrata sulle esigenze del mercato in continua evoluzione dei video e dei media.

Metaliquid offre una gamma di servizi per sfruttare le informazioni estratte dai feed dei video live e dalle risorse video digitali. La società applica reti neurali e tecnologie di deep learning per analizzare contenuti audio e video ed è inoltre in grado di elaborare video e identificare migliaia di concetti in tempo reale – persone, oggetti, paesaggi, luoghi, categorie, stati d’animo – e analizzare la relazione semantica fra loro.

Amazon Web Services ha conferito a Metaliquid il premio per “l’innovazione e il valore aggiunto dell’Intelligenza Artificiale e delle tecnologie di deep learning che ha sviluppato, e in considerazione dei vantaggi che la loro applicazione fornirà agli utenti finali, migliorando l’esperienza di fruizione delle risorse video”.

Il premio consegnato a Metaliquid consiste in: crediti promozionali AWS che potranno essere utilizzati per tutti i servizi disponibili sulla console AWS Cloud, con lo scopo di creare infrastrutture o applicazioni tecnologiche; supporto da parte di AWS Experts nella progettazione dell’infrastruttura costruita sul cloud AWS, al fine di massimizzare sia i vantaggi tecnici che di business; un programma di mentorship guidato da un rappresentante AWS, concepito con l’obiettivo di supportare la crescita della startup condividendo le migliori pratiche commerciali e tecniche.

“Le startup italiane hanno un incredibile potenziale ma devono essere in grado di dialogare con il mondo, con i tanti mercati e le relative diversità.  Amazon è una grande azienda che fa innovazione a tutti i livelli, dalla distribuzione ai big data, dalla logistica al software. Quest’anno partecipa al Premio con un doppio riconoscimento. I Premi Amazon sono una straordinaria opportunità per le nuove aziende tech per trovare non solo un distributore ma un vero e proprio partner progettuale e di contenuto. È un modo efficace per spingere l’innovazione del Paese, tra locale e globale” afferma Cristiano Seganfreddo, direttore Progetto Marzotto.

 

Amazon Launchpad

Dal suo lancio, Amazon Launchpad ha collaborato con oltre 150 società leader di venture capital, acceleratori di startup e piattaforme di crowd-funding per aiutare più di 2.500 startup a lanciare i propri prodotti negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Francia, Germania, India, Cina, Giappone e Canada. Nuove startup partecipano ogni giorno al programma Amazon Launchpad, che offre un’esperienza di onboarding semplificata, pagine di prodotti personalizzate, un pacchetto di marketing completo e accesso alla rete globale di Amazon. Tutto con lo scopo di orientare e aiutare le startup a lanciare con successo le loro innovazioni e condividere le loro storie. Per ulteriori informazioni sul programma Amazon Launchpad, visitare www.amazon.co.uk/launchpad

Premio Gaetano Marzotto

Premio Gaetano Marzotto è la più rappresentativa startup competition italiana, con un montepremi di oltre due milioni e mezzo di euro tra grant e percorsi di affiancamento, e un centinaio di partner tra istituzioni, incubatori, acceleratori, investitori, angels, grandi gruppi e big corporate, tutti impegnati a promuovere l’innovazione e a favorire le giovani imprese italiane nell’ottica dell’open innovation e dell’internazionalizzazione dei processi.

Dal 2010 a oggi, il Premio ha elargito oltre 8 milioni di euro, premiato 186 startup, registrato oltre 4700 application, generato decine di milioni di euro di investimenti indiretti.

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