Mellon – La storia dell’APP che ti fa fare affari solo con chi conosci

Mellon  è stata  tra le app consigliate da iTunes da luglio 2017: la startup italiana propone un modello di business apprezzato dagli utenti proprio per l’elevato grado di affidabilità che propone: le truffe sono a zero visto che conosci le controparti e cosa propongono.

Per conoscere meglio come ha costruito il suo successo su iTunes e come funziona l’app, ho intervistato Lorenzo Dell’Uva – co-founder e senior product manager di Mellon.

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Qual è la storia di Mellon?

Mellon nasce una idea del team di intermedia mmh una digital agency di cui sono socio e co-founder insieme a Giuseppe D’Arpino. Mellon è nato banalmente con l’intenzione di verificare una mia idea (vendere e acqusitare da persone che si conoscono è estremamente più facile ed immediato) e dalla voglia del team di misurarsi con un tema diverso (ed in parte più tecnologicamente più complesso) rispetto ai “temi” usuali per i clienti della nostra agenzia.

 Mi racconti la genesi del nome?

Mellon è un “omaggio” al Signore degli anelli 🙂
Vuol dire amici in elfico… ed ad un certo punto è la “password” per aprire una porta il cui enigma è “dite ad amici ed entrate”. Ci sembrava perfetto oltre ad essere abbastanza neutrale per coprire più mercati di lingue diverse

Da dove nasce l’attenzione per lo scambio?

Nasce, semplicemente, dall’osservare che nella vita di tutti i giorni gli amici scambiano tra loro oggetti che non usano più: comprano il telefonino di un amico appassionato, vendono o regalano il proprio Mac a qualche conoscente che deve scrivere la tesi, affittano o prestano la propria casa all’amico di un amico per il weekend. Nella vita di tutti i giorni, insomma, la nostra rete di amicizia è il primo “mercato” cui ci rivolgiamo per vendere e comprare beni usati. E’ naturale, facile, sicuro. Non a caso si dice “chiedere ad un amico”.

Quali sono le caratteristiche principali dell’applicazione?

Mellon è un mercatino di annunci di compravendita usato, affitti e lavoro. Dal punto di vista funzionale offre tutte le “classiche” feature che ci si aspetta da una app per pubblicare annunci in modo facile e veloce.La sua caratteristica unica (non conosco competitor che facciano la stessa cosa) è quella di “limitare” il mercato (ovvero la visibilità degli annunci che si pubblicano) esclusivamente ai propri contatti (amici di facebook e/o della rubrica telefonica) ed agli amici degli amici.
In questo modo chiunque veda l’annuncio oppure con chiunque si entri contatto è sempre una persona che già si conosce direttamente o al massimo tramite un amico / contatto in comune. Questo garantisce, in pratica, un mercato sempre sicuro e privo di brutte sorprese o truffe di qualche tipo.
Si potrebbe pensare che si tratti di un mercato molto piccolo, In realtà un utente “medio” con 250 contatti può raggiungere un potenziale mercato di oltre 60.000 persone. Non un numero enorme (se pensiamo ad ebay per intenderci) ma sufficientemente grande per vendere una bici o acquistare un portatile usato “sicuro”.
Altre funzionalità che i nostri utenti apprezzano ed usano molto sono: la traduzione automatica del proprio annuncio nelle tre lingue supportate (inglese, italiano e spagnolo)…. del resto gli amici degli amici sono spesso sparsi nel mondo e la possibilità di pubblicare l’annuncio direttamente su facebook anche auto-generando una GIF animata.

Quanto vale il mercato (Italia ed estero)?

Il mercato mondiale della sharing economy è un mercato enorme ed è costantemente in crescita. Negli ultimi anni è stato valutato pari ad oltre 15 miliardi di dollari e si stima possa arrivare oltre i 300 miliardi entro il 2025. Non è un caso che i maggiori player del settore siano tutti oggetto dell’attenzione degli investitori internazionali. L’italianissima Depop ha da poco raccolto (altri)  20 milioni di dollari per espandersi negli USA. Let go, una delle app-mercatino più popolari specie in USA,  ha annunciato solo l’anno scorso di aver raccolto ulteriori 100 milioni di dollari ad una valutazione di oltre 1.2 miliardi di dollari.

Qual è lo stato dell’arte oggi e quali i passi futuri ?

Abbiamo da poco rilasciato una nuova versione 2.5 nella quale abbiamo ulteriormente snellito e semplificato l’utilizzo della app e della sua UI. E ne siamo super orgogliosi. Inoltre abbiamo approcciato per la prima volta anche l’Amazon AppStore nel costante tentativo di allargare la nostra user base. L’app si affianca a quella per iPhone / iPad (spesso segnalata da Apple tra le app da non perdere nelle sue raccolte su App Store Italia) ed Android.
Per il futuro stiamo sperimentando la possibilità di allargare il mercatino sicuro di Mellon a gruppi chiusi di persone che sono già collegate tra loro oltre i tradizionali social. Speriamo di avere news a riguardo quanto prima 🙂

In questo momento cosa cercate in termini di funding?

Al momento Mellon è completamente self-funded. L’idea iniziale era quella di testare il mercato, valutarne le potenzialità e la “risposta” ad un modello un po’ diverso di mercatino dell’usato. Siamo super soddisfatti del risultato fin qui ottenuto con le sole nostre forze contro “colossi” super finanziati. In questo momento quindi stiamo valutando diverse opportunità di accelerazione e siamo alla ricerca di un primo round di finanziamento che ci permetterebbe di focalizzarci ed accelerare sulla customer acquisition.


Lorenzo dell’Uva è nato a Napoli e da sempre si occupa di informatica e nuove tecnologie. 
E’ co-founder di mellon, socio e senior product manager di intermedia mmh. Si è occupato per moltissimi anni del binomio bambini e nuove tecnologie.Vive tra Bologna e New York e quando non è seduto davanti al suo Mac lo si può trovare in giro per il mondo con la sua macchina fotografica al collo oppure con le scarpe da running ai piedi ad allenarsi per qualche maratona. 

Huawei conferma l’impegno a investire nei giovani talenti italiani e lancia la quinta edizione di Seeds for the Future

Al via le iscrizioni al programma annuale di formazione promosso da Huawei, MIUR e MISE che porterà 10 studenti italiani in Cina

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Riparte “Seeds for the Future”, il programma annuale di formazione, giunto alla sua quinta edizione, promosso e finanziato da Huawei, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) e il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE). Il progetto, che rientra nel quadro di iniziative messe in campo da Huawei per la valorizzazione dei giovani talenti italiani e la creazione di opportunità di incontro fra mondo del lavoro e università, si colloca all’interno dei piani di investimento in innovazione dell’azienda che da anni destina tra il 10% e il 15% del proprio fatturato globale alla Ricerca e Sviluppo, raggiungendo nel 2016 gli 11  miliardi di dollari.

Il prossimo aprile, grazie all’accordo sottoscritto nel giugno 2015 con il MIUR e il MISE, 10 fra i migliori laureandi italiani, con un percorso di studio focalizzato su tecnologia e innovazione, partiranno per un soggiorno di due settimane presso le sedi di Huawei in Cina dove verrà loro offerto un ampio portafoglio di programmi di formazione: lezioni in classe, esercitazioni pratiche, formazione multimediale e simulazioni di problem solving. Al rientro in Italia gli studenti parteciperanno a ulteriori attività di approfondimento sui temi affrontati nel corso del tirocinio e avranno l’opportunità di sostenere un colloquio conoscitivo con il dipartimento Risorse Umane di Huawei Italia.

Sul sito www.seedsforthefuture.it dedicato all’iniziativa saranno pubblicati i profili degli studenti selezionati che durante il loro soggiorno in Cina potranno condividere i momenti più belli della loro esperienza. Tutte le news saranno disponibili in home page.

Per inoltrare la propria candidatura: http://www.seedsforthefuture.it/invio-candidatura/

Per ulteriori informazioni: www.seedsforthefuture.it

Gestire la pec e la casella di posta condivisa : arriva Arxeia 365 Pec & Email

 “Unlock the Power of Collaboration”

Arxeia 365 Pec & Email, la soluzione per la gestione della pec e della casella di posta condivisa interamente integrata in ambiente Microsoft Office 365 sta arrivando. Smart ed orientata alla collaborazione digitale, è la soluzione ideale per le organizzazioni che vogliono semplificare processi e proiettarsi verso il modern workplace. La casella di posta condivisa, collaborativa, sicura e completa.

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Cos’è Arxeia 365 Pec & Email?

Arxeia 365 Pec & Email ti consente di gestire la casella di posta condivisa, sia pec che email, in un ambiente di lavoro condiviso e collaborativo, sfruttando le potenzialità della suite Microsoft Office 365 e Microsoft SharePoint. Permetterà alle organizzazioni di ottimizzare i tempi, i costi e di organizzare il lavoro del team e valorizzare il potere della collaborazione.

Appartiene alla grande famiglia Arxeia 365, la soluzione per l’organizzazione digitale progettata da IWGroup, azienda di IT consulting partner Gold Microsoft, che include altri tre moduli: protocollazione dei documenti, conservazione digitale e gestione documentale.

Arxeia 365 Pec & Email sarà per ora l’unico modulo acquistabile su Microsoft AppSource, e lo si potrà aggiungere con un click in qualsiasi piano che include SharePoint Online siccome la soluzione è implementata in Office 365 e ha un’integrazione applicativa su Azure.

 

Perché scegliere Arxeia 365 Pec & Email?

Grazie ad Arxeia 365 Pec & Email sarà possibile eliminare le inefficienze legate alla gestione della pec e della casella di posta condivisa e migliorare la produttività del team sfruttando le funzionalità offerte dalla suite Office 365: collaborazione sui documenti, assegnazione di compiti e attivazione di flussi di lavoro, condivisione e sincronizzazione dei contenuti. 

Finalmente sarà garantita trasparenza, sicurezza e collaborazione nella gestione della posta condivisa eliminando i limiti imposti dai provider PEC per quanto riguarda la gestione, la memorizzazione e la storicizzazione dei messaggi, e qualsiasi anomalia legata all’associazione messaggi – ricevute di accettazione/consegna senza intaccare le firme digitali in caso di pec. 

Sarà possibile coinvolgere le persone e le funzioni aziendali necessarie all’avanzamento e all’organizzazione del lavoro, grazie ad una collaborazione diretta su casella di posta ed alla possibilità di attivare una chat, pianificare un task o avviare un flusso di lavoro. Il tutto in pieno conformità al GDPR di prossima attivazione e integrandosi perfettamente con piattaforme di terze parti già esistenti e implementate.

Massimo Maggiora, Owner & CTO IWGroup, afferma: “L’organizzazione del lavoro sarà così più snella e rapida. Da tempo lavoriamo a soluzioni in grado di migliorare la collaborazione nelle aziende grazie al confronto negli anni con i nostri clienti e a un lavoro di sperimentazione interna della nostra divisione dedicata allo sviluppo. Arxeia 365 Pec & Email nasce dunque da esigenze quotidiane per garantire collaborazione, integrazione, organizzazione, sicurezza e, soprattutto, trasparenza”.

 

Quando sarà lanciato Arxeia 365 Pec & Email?

Arxeia 365 Pec & Email è stato presentato il 9 di Febbraio 2018 nella sede Microsoft di Milano ai partner Microsoft che, grazie a questa soluzione, potranno integrare le attività di consulenza ampliando la propria offerta di valore ai clienti. 

Arxeia 365 proietta l’organizzazione verso il modern workplace. La soluzione ideale per l’organizzazione digitale. Migliora la collaborazione del team. Unlock the power of collaboration.

La soluzione sarà presto disponibile su Microsoft AppSource. Per informazioni commerciali e tecniche su Arxeia  365 Pec & Email scrivi a info@arxeia.it.

 

Chi è IWGroup?

IWGroup è un’azienda di IT consulting, Partner Gold Microsoft, che offre consulenza e soluzioni digitali per accompagnare le organizzazioni nel loro processo di trasformazione digitale e avvicinamento al modern workplace. 

Grazie all’esperienza maturata in oltre 10 anni di attività a supporto delle organizzazioni (aziende private e PA) e alla capacità di evolversi costantemente, fornisce soluzioni tecniche e organizzative per soddisfare le esigenze in termini di collaborazione, connessione e comunicazione all’interno dei moderni ambienti di lavoro. 

Digital PR – Intervista a Jessica Malfatto

Jessica Malfatto, è una Digital PR Specialist, fondatrice di Digitalpr.pro, agenzia di consulenza e formazione che opera nel campo delle digital pr. 
Autrice del libro “Strategie di Digital PR per startup” edito da Dario Flaccovio Editore, ha lavorato per diverse startup italiane (come Jobyourlife, iubenda, Sweetguest, Friendz) e ha collaborato con realtà editoriali (come Corriere della Sera e il Gruppo Mondadori).
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Le ho fatto alcune domande per conoscere meglio il suo lavoro ed il mondo delle Digital PR

Quando hai deciso di scrivere il tuo libro e perché?

Questo libro nasce dalla volontà di condividere molto di quello che ho imparato (e che continuo a imparare) durante il mio percorso come digital pr specialist. Ho iniziato a scriverlo all’inizio del 2017, dopo aver concordato con l’editore l’indice ed il progetto editoriale.

Ho raccolto casi studio, in differenti settori, facendo esperienza, soprattutto seguendo diverse startup e quello che ho scritto rispecchia esempi pratici, strategie realmente applicate e che hanno funzionato. Poca teoria e molta pratica, perché attraverso questo testo volevo cercare di trasmettere un metodo. Un metodo attraverso il quale sviluppare delle strategie di digital PR.

Al suo interno ci sono esempi di campagne di digital PR, esempi di comunicazioni, di comunicati, di mail preparate e indirizzate a giornalisti e media.

Quanto contano oggi le digital pr per un’azienda?

Le digital pr oggi sono molto importanti nel percorso di un’azienda, sia in una fase iniziale che in una fase “avanzata”.

Sono importanti, ma – dobbiamo riconoscerlo – non sono essenziali e non possono essere poste sullo stesso piano della parte dedicata allo sviluppo, ad esempio.

Le digital pr rappresentano quel “quid” che nella strategia di marketing e comunicazione può fare la differenza (se sviluppate nel modo corretto).

Le digital pr, ad esempio, aiutano un’azienda ad acquisire credibilità e autorevolezza all’interno del proprio settore, attraverso delle pubblicazioni ottenute in contesti mediatici di rilievo. Ma non solo. Aiutano anche gli imprenditori a trovare spazio in conferenze e convegni, oppure supportano il lancio di un prodotto o di un servizio, mettendo in gioco differenti azioni.

Le pr aiutano contribuiscono a creare un ponte caratterizzato da autorevolezza e credibilità tra l’azienda e il pubblico finale (coinvolgendo gli intermediari, come i media, grazie ai quali alcuni messaggi riescono a raggiungere le persone di riferimento).

Quali sono i fattori critici di successo?

Il primo elemento fondamentale per ottenere successo in una strategia di PR risiede nella qualità del prodotto.

Le PR non salvano i prodotti e i servizi, ma hanno il compito di aiutarli ad acquisire autorevolezza, visibilità, credibilità, comunicando il loro valore. Un prodotto scadente, anche se supportato da una buona azione di PR, resterà tale e non potrà fare molta strada. Per questo è fondamentale far entrare in campo le PR solo nel momento in cui siamo sicuri del nostro prodotto.

Parlando, invece, nello specifico delle strategie di PR, è fondamentale avere un metodo specifico per impostare ogni campagna.

Prima di tutto, bisogna prestare la massima attenzione alla definizione del taglio che si vuole dare alla comunicazione che andremo a preparare. Cerchiamo di concentrarci sul funzionamento e sul valore del nostro prodotto/servizio, comunicandolo immediatamente, oppure proviamo a raccontare la nostra storia imprenditoriale, non dimenticandoci di riportare anche numeri e dati che riguardano il nostro progetto (se sono rilevanti).

Non dimentichiamoci anche di basare la strategia di PR su un mix di comunicazioni autoreferenziali e non autoreferenziali.

Quali gli ostacoli da conoscere?

Oggi la sfida di un’azienda, in questa attività, è cercare di essere poco autocelebrativi e molto “informativi”. Questa è una difficoltà da non sottovalutare. Se vogliamo risultare interessanti agli occhi dei media sul lungo periodo non dobbiamo sempre e solo parlare di quanto “siamo bravi e belli” e di quanto la nostra azienda sia “perfetta”, ma dobbiamo sforzarci di renderci disponibili a collaborare con i giornalisti nella realizzazione di articoli interessanti.

Chiedere al giornalista quali informazioni potrebbero risultare interessanti per lui/lei, riferite al nostro settore, e offrirsi disponibili nel recuperarle – magari attraverso una ricerca o grazie alla propria esperienza – potrebbe essere un esempio di “avvicinamento” ai media. In questo modo, se il giornalista dovesse pubblicare un pezzo usando il materiale che gli abbiamo inviato, riporterà sicuramente il nome della nostra impresa e forse potrebbe inserire anche una nostra dichiarazione.

Puoi citarmi due case history una positiva e una negativa?

Come agenzia (digitalpr.pro) abbiamo incontrato tre fallimenti nell’attività di PR. La prima volta è stata con un artista nel settore musicale: abbiamo preparato con attenzione la comunicazione, ma – purtroppo – non siamo stati in grado di veicolarla nel modo corretto ai media di settore. Questo è accaduto all’inizio del nostro percorso professionale e ci ha fatto capire che non ci si può improvvisare PR specialist in ogni settore, perché ci sono dei campi che hanno delle dinamiche molto particolari (come la moda, ad esempio) e quindi è necessaria una specializzazione molto forte per poter impostare delle azioni di PR. Il secondo fallimento è stato dovuto a uno sbaglio comunicativo tra noi e l’azienda che seguivamo come cliente (nel campo della finanza). Dopo aver concordato due interviste (di cui una televisiva) abbiamo scoperto che l’imprenditore non aveva intenzione di esporre e raccontare gli ultimi investimenti effettuati dalla sua impresa e ci siamo trovati in difficoltà. L’errore è stato nostro perché ingenuamente avevamo dato per scontato il fatto che non avrebbe avuto problemi a esporsi, data la rilevanza del mezzo mediatico coinvolto.

Il terzo fallimento ha riguardato un’impresa nel settore dei giochi per bambini. Anche in questo caso abbiamo commesso un errore. Da un’analisi superficiale e da una chiacchierata con il fondatore dell’impresa nella nostra mente avevamo una certa idea del prodotto di cui avremmo dovuto parlare, mentre in un secondo momento l’idea è stata completamente ribaltata (credevamo fosse un prodotto artigianale e personalizzato, ma così non si era rivelato). Ci siamo allontanati “a livello emotivo” da questo progetto perché sentivamo che non si trattava di un progetto di qualità, ma abbiamo continuato a seguirlo, con delle difficoltà e senza raggiungere risultati importanti (si è spento pochi mesi dopo). Ho preferito riportare tre esempi di fallimenti perché credo sia fondamentale parlarne.

Per quanto riguarda la case history positiva, posso riportare quella di un progetto sempre nel settore “kids”, che ha portato non solo a dei benefici in termini di visibilità e di credibilità, ma anche per quanto riguarda le conversioni arrivate proprio dall’attività di PR.

Dopo la diffusione di un comunicato stampa, un articolo uscito su Corriere della Sera, ad esempio, ha portato in poche ore alla generazione di 102 vendite di un singolo prodotto (articolo senza link al sito di vendita). Per effettuare un test proprio relativo all’efficacia delle PR non avevamo attivato altre forme di advertising e quindi ogni conversione era connessa esattamente all’uscita di quel pezzo sul quotidiano (versione online).

Questo è un esempio di come le PR siano in grado di portare anche a delle conversioni “concrete” e non solo a qualcosa di non misurabile.

Quali tools ritieni indispensabili?

Per ricercare contatti sicuramente LinkedIn è fondamentale (meglio la versione Premium, perché consente un numero illimitato di ricerche di contatti). Se, invece, si ha un buon budget da dedicare alle PR allora si può pensare a una soluzione come quella proposta da Mediaddress (ho avuto modo di testarla e mi sembra valida). Esistono altri strumenti per la ricerca di contatti, come l’Agenda del Giornalista, ma credo che i primi due citati siano molto validi.

Per quanto riguarda la diffusione dei comunicati, a supporto di un contatto personalizzato via mail con il singolo giornalista (che è sempre da preferire ad altri metodi, secondo la mia esperienza) si può pensare di affiancare anche l’utilizzo di una piattaforma come The Press Match.

Altri tools come SEMrush ci aiutano – attraverso alcune funzionalità specifiche – a ricevere dei report giornalieri riguardo pubblicazioni e menzioni avvenute (ma per una prima analisi ci si può affidare anche al connubio tra ricerca manuale e notifiche di Google Alert).

In generale penso che l’attività di Digital PR sia poco adatta alle dinamiche di automazione, perché si allontana dal concetto di velocità e si avvicina maggiormente a un approccio più personalizzato e più “sartoriale”. Certamente i tools possono rappresentare un aiuto, ma non sono fondamentali per portare avanti questa attività.

I consigli di Securing Smart Cities per proteggere i Giochi Olimpici

Perderemo la gara contro i cyber criminali?

Le Olimpiadi sono un’ottima occasione per promuovere la rapida crescita di diverse soluzioni tecnologiche. I Giochi rappresentano, infatti, un incentivo per scienziati, ingegneri e altri esperti a ideare o migliorare soluzioni che possono essere mostrate a milioni di persone e che potranno migliorare e rendere più produttivo il nostro stile di vita.

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“In occasione di ogni Olimpiade scopriamo affascinanti tecnologie innovative per migliorare la comunicazione e l’esperienza degli utenti e per garantire il successo dell’evento. L’ampio uso di strumenti tecnologici attira, tuttavia, l’attenzione di molti hacker che cercano di trovare un modo di introdursi nei sistemi e creare il caos. Questo non comporta solo problemi di sicurezza ma offre anche l’opportunità di dimostrare al mondo intero che siamo in grado di combattere con successo le minacce che ci circondano”, ha commentato Mohamad Amin Hasbini, Senior Security Researcher di Kaspersky Lab

La sicurezza IT è infatti un problema chiave di questo tipo di eventi. Ai Giochi di Beijing del 2008 sono stati registrati circa 190 milioni di cyber attacchi (12 milioni al giorno). In occasione dei Giochi di Londra del 2012 i cyber criminali hanno lanciato oltre 200 milioni di attacchi non andati a buon fine rivolti al sito ufficiale dell’evento. Infine, le Olimpiadi di Sochi del 2014 hanno visto 322 milioni di attacchi, seguiti dai 570 milioni di attacchi delle Olimpiadi di Rio del 2016.

Gli esperti che partecipano all’iniziativa Securing Smart Cities, tra i quali Mohamad Amin Hasbini, Senior Security Researcher di Kaspersky Lab, hanno redatto le linee guida su come proteggere i Giochi Olimpici. Secondo quanto riportato nel report, i principali vettori d’attacco che avranno maggiori probabilità di essere sfruttati per colpire queste Olimpiadi sono i seguenti:

·         Attacchi informatici ai servizi online per l’acquisto di biglietti, prenotazioni, hotel, servizi di trasporto, cibi e bevande (compromissione o blocco del servizio);

·         Cyber attacchi ai sistemi di autenticazione e autorizzazione (accuratezza del controllo degli accessi in loco);

·         Attacchi ai macchinari robotizzati, disattivandoli o controllandoli da remoto;

·         Attacchi alle tecnologie operative cyber-fisiche: riscaldamento, ventilazione e climatizzazione (HVAC), ascensori, luci di emergenza, semafori, strutture per il trattamento delle acque, pompe per acque reflue, droni di monitoraggio e telecamere…

·         Attacchi a dipendenti e partecipanti ai Giochi (phishing, hacking, monitoraggio remoto o manipolazione dei dati, ricatti…);

·         Attacchi alle infrastrutture del Paese: trattamento/distribuzione dell’acqua, energia/elettricità, trasporti/linee aeree, banche, servizi di e-government;

·         Attacchi e tentativi di corruzione dei giudici/manipolazione dei sistemi di giudizio, dei dati e/o delle decisioni relative ai punteggi;

·         Attacchi e manipolazione del monitoraggio degli atleti (sostanze dopanti) o dei sensori di monitoraggio (usati per migliorare i programmi di allenamento e i risultati);

·         Manipolazione dei sistemi di analisi dei dati e degli algoritmi (che aiutano a prevedere il traffico, la densità abitativa, il tempo, esigenza di acqua/energia/storage…);

·         La diffusione di rumors sui social media potrebbe inoltre influenzare le Olimpiadi: profili fasulli potrebbero postare falsi messaggi che possono causare il panico o altri problemi.

Il report completo “Securing the Smart City Olympics” è disponibile al seguente link: https://securingsmartcities.org/wp-content/uploads/2018/02/Securing_olympics_eng_final.pdf

Informazioni su Securing Smart Cities

Securing Smart Cities è un’iniziativa globale no-profit, con l’obiettivo di risolvere le sfide di sicurezza informatica che coinvolgono le smart city attraverso la collaborazione e la condivisione di informazioni. Supportata dai maggiori ricercatori di sicurezza IT, dalle principali aziende e organizzazioni, come IOActive, Kaspersky Lab, Bastille, e la Cloud Security Alliance, l’iniziativa Securing Smart Cities servirà come nodo di comunicazione per aziende, governi, media, iniziative no-profit e individui in tutto il mondo coinvolti nella creazione, nello sviluppo e nella promozione di tecnologie smart e sicure per le città moderne. Per ulteriori informazioni, visitare: http://securingsmartcities.org.

Informazioni su Kaspersky Lab

Kaspersky Lab è un’azienda di sicurezza informatica a livello globale che nel 2017 celebra i suoi primi 20 anni di attività. La profonda intelligence sulle minacce e l’expertise di Kaspersky Lab si trasformano costantemente in soluzioni di sicurezza e servizi per la protezione di aziende, infrastrutture critiche, enti governativi e utenti privati di tutto il mondo. Il portfolio completo di sicurezza dell’azienda include la miglior protezione degli endpoint e numerosi servizi e soluzioni di sicurezza specializzati per combattere le sofisticate minacce digitali in continua evoluzione. Più di 400 milioni di utenti sono protetti dalle tecnologie di Kaspersky Lab e aiutiamo 270.000 clienti aziendali a proteggere ciò che è per loro più importante. Per ulteriori informazioni: www.kaspersky.com/it

 

Ricerca comScore sull’ecommerce UPS Pulse of the Online Shopper

 

GLI ACQUIRENTI ONLINE ITALIANI

SCELGONO I RETAILER INTERNAZIONALI

 

Gli e-shopper italiani utilizzano maggiormente i loro smartphone

per fare acquisti e si stanno orientando sui marketplace

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·         Gli acquirenti online italiani sono al primo posto in Europa per gli acquisti effettuati presso retailer di altri paesi: lo fa l’85% degli acquirenti, di cui l’83% presso retailer europei.

·         Il 98% degli acquirenti online italiani (vs. 96% di quelli europei) ha acquistato su un marketplace e il 44% prevede di farlo sempre di più in futuro. Il 37% delle ricerche preliminari su un prodotto inizia di norma su un marketplace.

·         Il 74% degli acquirenti online italiani considera l’opzione di reso gratuito essenziale al momento del check out e il 78% lo ritiene un elemento importante per la scelta di un retailer online.

 

Questi sono alcuni dei dati che emergono dallo studio europeo

“UPS Europe Pulse of the Online Shopper™” 2017[1] realizzato da comScore su oltre 6.400 acquirenti online europei di sei Paesi (tra cui l’Italia)

 

Sette acquirenti online su dieci a livello europeo, hanno acquistato da retailer al di fuori del proprio paese, soprattutto perché questi offrivano prezzi migliori o perché erano alla ricerca di brand o prodotti specifici.

Gli acquirenti italiani sono più globali, comprano per l’85% da retailer fuori dall’Italia e i principali fattori che considerano quando scelgono di acquistare da retailer al di fuori del proprio paese includono: la sicurezza dei pagamenti (78%), una chiara indicazione del costo totale dell’ordine tasse incluse e imposte (77%), la rapidità di consegna (70%) e una chiara politica di reso (68%).

 

Secondo lo studio “UPS Europe Pulse of the Online Shopper™” 2017, questi dati confermano non solo che i retailer hanno l’opportunità di interfacciarsi con clienti di diverse aree geografiche, ma anche quanto sia fondamentale per loro offrire una gamma di servizi ampia e personalizzata per soddisfare le aspettative degli acquirenti online.

 

“Internet ha reso gli acquisti davvero globali, permettendo ai retailer di commercializzare e vendere i propri prodotti a clienti di tutto il mondo. Il nostro studio mostra che circa tre quarti degli e-shopper europei acquista da paesi al di fuori del proprio e che quindi il momento attuale sia propizio per i retailer di piccole e grandi dimensioni che vogliono espandere la propria attività” ha dichiarato Abhijit Saha, Vice President of Marketing di UPS Europe. “UPS intende aiutare questi retailer a operare a livello internazionale con la stessa semplicità con cui operano nelle proprie città”.

 

Lo studio di UPS ha inoltre evidenziato che quasi tutti gli acquirenti online italiani in linea con la media di quelli europei (rispettivamente 98% vs 96%) hanno acquistato su marketplace, ovvero piattaforme online per retailer terzi. Il 69% dichiara di aver acquistato su marketplace invece che direttamente dal retailer per i prezzi migliori e il 48% per la velocità di consegna.

Gli acquirenti europei, invece, scelgono i marketplace per i prezzi vantaggiosi (67%) e per la scelta più ampia di prodotti in una data categoria (43%).

 

Oltre la metà (57%) degli acquirenti online italiani (vs 52% di quelli europei) considera il numero di opzioni di spedizione offerte di fondamentale importanza quando ricerca o sceglie i prodotti online, e il 78% ritiene importante il reso gratuito. Inoltre il 65% degli acquirenti italiani in linea con la media europea (63%) è interessato a spedizioni in luoghi alternativi di consegna con orari prolungati, se le spese sono inferiori alla consegna a domicilio.

 

I retailer devono anche adottare un approccio “mobile first” perché l’uso degli smartphone per fare acquisti sta aumentando considerevolmente. Secondo lo studio, a livello europeo, il 43% di coloro che possiedono uno smartphone acquista attraverso questo dispositivo. Gli acquirenti ricorrono al mobile anche per tutta una serie di altre attività legate all’acquisto, come la localizzazione dei negozi e le relative informazioni (78%), il tracking degli ordini (78%) e il confronto dei prezzi tra i retailer (75%).

 

I principali punti dello studio a livello europeo:

 

·         Gli acquirenti online utilizzano maggiormente i dispositivi mobile, sono più globali e orientati ai marketplace

·         Il 71% ha acquistato da retailer al di fuori del proprio paese

·         Il 96% degli acquirenti online acquista sui marketplace

·         Il 43% dei possessori di smartphone ha acquistato attraverso il proprio dispositivo

 

UPS Pulse of the Online Shopper™

Lo studio “UPS Pulse of the Online Shopper” analizza le abitudini di acquisto dei consumatori, dalla fase precedente all’acquisto a quella successiva alla consegna. Lo studio 2017 si basa sull’indagine condotta da comScore su oltre 6.400 acquirenti online europei di sei paesi (Francia, Germania, Italia, Polonia, Spagna e Regno Unito).

 

UPS (NYSE:UPS) è un leader globale nella logistica e offre un’ampia gamma di soluzioni tra cui il trasporto pacchi e cargo, la semplificazione del commercio internazionale e l’utilizzo di tecnologia avanzata per gestire in maniera più efficiente il mondo del business. Con sede ad Atlanta, USA, UPS serve oltre 220 Paesi e territori in tutto il mondo. L’azienda è presente sul web con il sito www.ups.com e il blog aziendale Longitudes.ups.com. Per conoscere le ultime notizie riguardanti UPS, visitate pressroom.ups.com o seguite @UPS_News su Twitter.

comScore
comScore è una società leader specializzata nella misurazione cross-platform a livello globale di audience, brand e comportamenti di consumo. Nel gennaio 2016, comScore ha completato la fusione con Rentrak Corporation per la creazione di un modello di misurazione inedito applicabile ai contesti di consumo odierni, sempre più dinamici e multi-piattaforma. Costruito con un approccio meticoloso fortemente incentrato sull’innovazione, il data footprint di comScore combina un patrimonio di dati proprietari sul mondo digitale, la TV e il cinema a informazioni demografiche approfondite per quantificare su scala globale i comportamenti multischermo dei consumatori. Tale approccio aiuta le aziende nel mondo dei media a monetizzare interamente le proprie audience, offrendo ai marketer gli strumenti necessari per raggiungere efficacemente i consumatori. Con oltre 3.200 clienti e una presenza globale in oltre 75 Paesi, comScore rappresenta il futuro della misurazione nel campo della pubblicità digitale. Le azioni comScore sono negoziate sul mercato OTC (OTC: SCOR). Per maggiori informazioni su comScore, visitare
comscore.com.

 


[1] Basato su un’indagine realizzata su oltre 6.400 acquirenti online in Francia, Germania, Italia, Polonia, Spagna e Regno Unito.

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Facebook lancia in Italia, in vista delle elezioni, una serie di strumenti a supporto della partecipazione civica


A partire dai prossimi giorni le persone su Facebook potranno confrontare la posizioni dei partiti su diverse tematiche e, grazie alla collaborazione con ANSA, seguire in diretta Facebook le interviste ai leader dei principali partiti e movimenti politici

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In tutto il mondo Facebook viene utilizzato per interagire con amici e familiari sui temi a cui teniamo e la politica è uno di questi. Ogni giorno le persone utilizzano Facebook, infatti, per dialogare con i loro rappresentanti politici e per far sentire la propria voce su questioni che stanno loro a cuore. E questo avviene ancora di più durante le elezioni. Come parte del costante impegno a supporto di una comunità informata e civicamente coinvolta, quindi, Facebook vuole aiutare le persone, durante le elezioni, con strumenti che consentano loro di essere facilmente informati su quando e dove votare, su chi sono i partiti coinvolti e le loro rispettive posizioni su temi importanti.

Nei prossimi giorni, quindi, gli italiani presenti su Facebook potranno vedere “Punti di vista”, uno strumento che comparirà nel News Feed e che aiuterà gli elettori a confrontare le pozioni dei principali partiti politici su questioni chiave legate alle elezioni e a vedere una serie di punti di vista diversi.

Le informazioni incluse in Punti di vista sono state fornite dagli stessi partiti politici, che hanno compilato nei giorni passati la sezione Temi presente sulle loro Pagine Facebook. Le categorie della sezione Temi sono state definite insieme a CENSIS, il principale centro di ricerche socio-demografiche italiano, e all’International Center on Democracy and Democratization della LUISS.

Come funziona:

·        Punti di Vista comparirà nel News Feed di tutti gli italiani su Facebook, invitandoli a confrontare le posizioni dei principali partiti politici su diversi temi. L’ordine dei partiti è casuale e i contenuti provengono dai partiti politici stessi. Provengono infatti dalla sezione Temi presente sulla loro pagina Facebook, in cui i partiti possono inserire le loro posizioni su diversi argomenti.

·        Punti di vista mostrerà le posizioni dei 10 partiti e movimenti politici che superano l’1% delle intenzioni di voto secondo i principali sondaggi politici elettorali. La sezione Temi è disponibile per tutti i partiti e candidati.

·        Punti di Vista verrà mostrato, una volta ogni tre giorni, nel News Feed delle persone che utilizzano Facebook in Italia e che hanno impostato i loro dispositivi sulla lingua italiana

Oltre a Punti di Vista, a conferma del costante impegno di Facebook ad aiutare le persone ad avere accesso, sulla piattaforma, a informazioni attendibili, viene annunciata oggi anche la realizzazione, in partnership con ANSA, di una serie di interviste, via Facebook Live, con i leader dei principali partiti e movimenti politici. Le interviste in diretta, che si terranno a partire della prossima settimana nella sede di Facebook a Milano e che offriranno alle persone la possibilità di interagire, fare domande e commentare via Facebook, verranno moderate da giornalisti di ANSA e saranno visibili sia sulla pagina Facebook sia sul sito internet dell’agenzia di stampa, dove verrà reso disponibile anche il calendario degli appuntamenti.

Nelle prossime settimane, Facebook lancerà anche un’altra funzionalità, “Candidati”, che aiuterà le persone ad entrare in contatto con i candidati e i partiti della loro circoscrizione. Con questo strumento, gli elettori potranno conoscere i candidati e le coalizioni della loro circoscrizione ed avere informazioni dettagliate, ad esempio, sui temi rilevanti per ciascun candidato, sugli eventi previsti in campagna elettorale e istruzioni su come votare con il nuovo sistema elettorale.

Inoltre, il giorno delle elezioni, il 4 marzo, le persone vedranno comparire, in cima al loro News Feed, uno strumento che fornirà loro informazioni ufficiali su come e dove votare, oltre a dare la possibilità di far sapere ai propri amici su Facebook di aver votato. E la notte delle elezioni, dopo la chiusura dei seggi, i risultati degli scrutini saranno visibili su Facebook man mano che verranno aggiornati.

  • Giovanni Orsina, vicedirettore dell’International Center on Democracy and Democratization della Luiss:

La democrazia è in difficoltà ovunque. I social media non sono certo l’unica causa di questa crisi, che ha radici molteplici e profonde; però hanno contribuito anch’essi ad accelerare un processo di trasformazione storica sempre più arduo da governare. Gli strumenti che Facebook attiva in questa campagna elettorale possono aiutare a riportare un po’ d’ordine, mettendo in comunicazione elettori e candidati in una maniera più strutturata e garantita. Come sempre è accaduto con l’emergere di nuovi media, anche questi ci vorranno anni prima che impariamo a usarli bene. Le elezioni del 2018 potrebbero rappresentare, in Italia, l’inizio di questo processo di apprendimento.

 

  • Giorgio De Rita, Segretario Generale del Censis:

L’uso dei media digitali è entrato tra le abitudini della vita quotidiana della maggior parte della popolazione italiana. La facilità di accesso alle informazioni e la rapidità di connessione con gruppi nei quali si condividono idee sono diventati valori condivisi dagli adulti come dagli adolescenti e contribuiscono in misura determinante alla crescita del benessere individuale e collettivo. L’evoluzione nel consumo dei media e delle piattaforme digitali porta però con sé nuove domande di tutela a cui tutto il sistema sociale deve delle risposte. In questa direzione si muovono le nuove iniziative di Facebook per mettere a disposizione del nostro Paese strumenti innovativi di informazione pubblica e di costruzione consapevole del consenso. Iniziative alle quali il Censis guarda con interesse e per le quali ringrazia Facebook per aver chiesto la nostra valutazione ascoltando con attenzione il nostro punto di vista su come sta cambiando la società italiana.

Kaspersky Lab in occasione del Safer Internet Day punta l’attenzione sui rischi che la rete nasconde

Nella Giornata Internazionale della navigazione sicura, l’Internet Safer Day, Morten Lehn, General Manager Italy di Kaspersky Lab, ha partecipato all’evento organizzato a Roma da Telefono Azzurro per creare un momento di confronto sul tema della sicurezza in Rete in difesa dei diritti dei bambini e dei ragazzi.

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Kaspersky Lab, partner di Telefono Azzurro, è da anni impegnata a far crescere anche in bambini e ragazzi la consapevolezza dei rischi che la rete può nascondere. Sempre più persone condividono, infatti, informazioni o foto su social media come Facebook e Instagram rendendo accessibili agli estranei un’elevata quantità di informazioni private. Una recente indagine di Kaspersky Lab ha indagato quante informazioni personali siano diventate di dominio pubblico: la ricerca ha rivelato che la maggior parte delle persone intervistate (93%) condivide le proprie informazioni online e di queste il 70% condivide foto e video dei propri figli.

In modo preoccupante, quasi la metà (44%) degli utenti non prende in considerazione il fatto che le informazioni personali condivise su internet, una volta diventate di dominio pubblico, possono sfuggire al controllo dei loro proprietari. Una persona su cinque ammette di condividere dati sensibili con persone che non conosce bene e con estranei, limitando così la possibilità di controllare il loro uso futuro.

Inoltre, sempre secondo una ricerca di Kaspersky Lab, i social media, nati come modo per rimanere in contatto con gli amici e condividere ricordi piacevoli, diventano spesso fonte di frustrazione. La caccia ai “like” gioca un ruolo centrale in questo processo, poiché la maggior parte delle persone si sente abbattuta o arrabbiata quando non riceve tutti i “mi piace” che si aspettava per un post e il 42% afferma di essere geloso quando i propri amici ne ricevono di più. Inoltre, l’indagine evidenzia che le persone provano invidia quando vedono, sui social, che la vita degli amici appare migliore della propria.

In un sondaggio su un campione di 16.750 utenti in tutto il mondo, Kaspersky Lab ha rilevato la frustrazione nei confronti dei social media. Le persone, spesso, dopo aver passato del tempo sulle diverse piattaforme, provano sentimenti negativi, che superano gli effetti positivi che i social dovrebbero generare.

Ad esempio, il 59% si è sentito triste dopo aver visto i post di amici a una festa a cui non era stato invitato e il 45% ha rivelato che le foto delle vacanze degli amici hanno avuto conseguenze negative sul proprio umore. Inoltre, il 37% ha anche ammesso che riguardare vecchi post e ricordare momenti felici li ha lasciati con la sensazione che il passato fosse meglio del presente.

L’unico motivo per cui gli utenti non decidono di abbandonare i social media è la paura di perdere i contatti coi propri amici e i propri ricordi online, come le foto e, se il primo problema potrebbe essere più difficile da risolvere, Kaspersky Lab sta lavorando a una soluzione per aiutare gli utenti a salvare i propri ricordi digitali.

#STARTUPDAY PER IL 4 MARZO METTETE IL FUTURO NEI VOSTRI PROGRAMMI I NUMERI DELLE SCALEUP ITALIANE E LE RICETTE PER INNOVARE

Agi riunisce a Roma il mondo dell’innovazione italiana

I protagonisti del mondo italiano delle startup riuniti a Roma per chiedere al Ministro dello Sviluppo Economico e a tutte le forze politiche un Piano Nazionale per l’Innovazione.

 All’incontro la presentazione del SEP Monitor “Scaleup Italy” realizzato da Mind the Bridge e Startup Europe Partnership e delle linee guida indicate dagli investitori e imprenditori italiani del mondo dell’innovazione per portare l’Italia nel futuro.

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Nel giorno in cui parte formalmente la campagna elettorale per le elezioni politiche Agi – Agenzia Italia riunisce a Roma i principali protagonisti del mondo italiano delle startup e della politica per sottolineare l’urgenza di un intervento deciso e chiedere di mettere l’innovazione e il futuro al centro dei programmi dei partiti.

Lunedì 5 febbraio dalle ore 11 alle 14 nel Tempio di Adriano di Roma (Piazza di Pietra) e in diretta web su Agi.it #StartupDay: mettete il futuro nei vostri programmi. Ad aprire l’incontro la presentazione del SEP Monitor Scaleup Italy realizzato dall’organizzazione internazionale Mind the Bridge nell’ambito dell’iniziativa Startup Europe Partnership della Commissione Europea che si propone di sostenere la crescita delle migliori startup europee anche attraverso le grandi aziende e le principali borse. Scarica qui lo Startup Europe Partnership Monitor.

A tracciare le linee guida per portare l’Italia nel futuro gli investitori, imprenditori ed esperti del mondo italiano delle startup e del venture capital, riuniti nell’ambito di una round table moderata dal direttore di Agi Riccardo Luna: un Piano Nazionale per l’Innovazione per indicare al Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda e a tutte le forze politiche le strade da seguire negli anni a venire.

Ecosistema startup, gli investimenti in Italia e in Europa

Sono passati 6 anni da quando nell’aprile 2012 il Ministero dello Sviluppo Economico, accogliendo i suggerimenti di una task force di 12 esperti, diede il via alla costruzione in Italia dell’ecosistema delle startup. Dall’inserimento con il Decreto Crescita 2.0 nell’ordinamento giuridico italiano della definizione di nuova impresa innovativa ad alto valore tecnologico, la startup innovativa, qualche tratto di strada è stato fatto. Ma non è abbastanza.

Nel 2017 sono stati investiti 110,8 milioni in startup italiane, 68 milioni in meno rispetto ai 178 milioni del 2016 (-39%). È la prima volta negli ultimi tre anni che si assiste ad un’inversione di marcia rispetto alla crescita degli investimenti in neo imprese innovative. Il primo dato disponibile sugli investimenti in venture capital è del 2012, e con questo dato l’Italia del 2017 ha investito esattamente gli stessi soldi che cinque anni fa. Il mercato del venture capital e dei finanziamenti in startup rimane quindi uno dei principali problemi dell’ecosistema dell’innovazione italiana. Le oltre 10mila startup italiane non trovano finanziatori. E i cento milioni investiti negli ultimi 12 mesi portano l’Italia ad un abisso di distanza rispetto ai principali paesi europei, con Francia, Germania e Regno Unito che investono oramai stabilmente cifre superiori ai due miliardi di euro ogni anno.

“L’Italia presenta una situazione di ritardo drammatico rispetto agli altri paesi europei: è all’undicesimo posto per numero di scaleup e capitale raccolto, con Gran Bretagna, Francia e Germania praticamente irraggiungibili – sottolinea Alberto Onetti, chairman di Mind the Bridge – E l’aspetto preoccupante è che, nonostante il ritardo, continui a viaggiare a passo lento, investendo in innovazione importi trascurabili. Questo Report, oltre a lanciare un grido di allarme, intende comprendere e spiegare le ragioni del gap esistente tra l’Italia e gli altri Paesi al di là delle mere cifre, così come evidenziare i passi in avanti registrati negli ultimissimi anni. Nonostante l’Italia sembri navigare a vista, ci sono difatti energia e passione cui bisogna dare le ali”.

“Il rapporto SEP mostra l’enorme ritardo che caratterizza il nostro Paese per quanto riguarda l’ecosistema delle startup, nonostante i grandi sforzi fatti negli ultimi anni, soprattutto da parte del Ministero dello Sviluppo Economico – racconta il direttore di Agi Riccardo Luna – Questo tavolo, quindi, vuole essere allo stesso tempo un momento di speranza per il nostro Paese nonché un incontro dal quale uscire con le idee chiare su cosa dovrà fare l’Italia nei prossimi anni per colmare il più possibile il gap che ci separa dagli altri Paesi europei. Non si riparte senza un decisivo contributo strategico di investimenti pubblici in innovazione, meno annunci e più fatti concreti. Questa dell’innovazione è una vera emergenza nazionale”.

Come evidenzia l’indagine Agi/CENSISLa Cultura dellInnovazione”, raccontata dal Segretario Generale del CENSIS Giorgio De Rita, per fronteggiare il problema della disoccupazione giovanile gli italiani, e le giovani generazioni soprattutto, richiedono uno scatto di protagonismo ed un impegno diretto molto concreto dei soggetti pubblici con poteri decisionali, soprattutto attraverso il sostegno alle forme più avanzate di imprenditoria giovanile, le start up innovative (27,9%).

Il mondo dell’innovazione riunito per #StartupDay

Presenti all’incontro: Andrea Ciampalini, Direttore Generale Lazio Innova; Andrea Di Camillo, Managing Partner P101; Antonio Falcone, AD Principia SGR; Augusto Coppola, Managing Director Acceleration Programs LVenture Group Spa; Carlo Mammola, AD Fondo Italiano; Aurelio Mezzotero, Managing Director Italian Angels for Growth; Chiara Russo, AD Codemotion;  Claudio Giuliano, Managing Director Innogest SGR; Cosimo Palmisano, Co-founder Decisyon; Davide Dattoli, AD Talent Garden; Diva Tommei, AD Solenica; Domenico Arcuri, amministratore delegato Invitalia; Fabio Gallia, AD e Direttore Generale Cassa Depositi e Prestiti (CDP); Fabio Mondini, Venture Partner Idinvest Partners; Fausto Boni, General Partner 360 Capital Partners; Francesco Nazari, AD CharityStars; Franco Petrucci, Founder & CTO Decisyon; Giancarlo Rocchietti, Presidente Club degli Investitori; Gianluca Dettori, Executive Chaiman Primomiglio SGR; Giovanni De Caro, Strategic portfolio manager di Esense Ventures; Giovanni De Lisi, AD Greenrail Srl; Layla Pavone, Chief Innovation Marketing Digital Magics; Leone Pattofatto, Chief Strategy Equity Officer Cassa Depositi e Prestiti (CDP); Luigi Capello, AD LVenture Group Spa e Founder Luiss Enlabs; Marco Bicocchi Pichi, Presidente Italia Startup; Marco Cantamessa, Professore Innovation Management and Product Development Politecnico di Torino; Marco Gay, AD Digital Magics; Marco Trombetti, Co-Founder Pi Campus;  Massimiliano Magrini, Managing Partner United Ventures; Mario Mariani, Managing Partner The Net Value; Mauro Del Rio, Presidente Docomo Digital; Paolo Barberis, Founder Nana Bianca; Paolo Cellini, Professore Economia Digitale Università Luiss; Raffaele Mauro, Managing Director Endeavor; Renato Soru, Founder Tiscali; Riccardo Donadon, AD & Chairman H-Farm; Roberto Magnifico, Partner LVenture Group Spa; Salvo Mizzi, General Partner Principia SGR; Stefano Firpo, Direttore Generale Direzione Generale per la politica industriale, competitività e le piccole e medie imprese del Ministero dello Sviluppo Economico; Stefano Scalera, Consigliere del Ministro dell’Economia per l’attrazione degli investimenti esteri in Italia.

Ad ascoltare le proposte degli imprenditori: l’Onorevole Sergio Boccadutri, Coordinatore Area Innovazione del Partito Democratico; l’Onorevole Laura Castelli, Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione del Movimento 5 Stelle; l’Onorevole Antonio Palmieri, Responsabile Internet e Nuove Tecnologie di Forza Italia; e Armando Siri, Responsabile Economico e Formazione Lega Nord.

OPEN INNOVATION – UNILEVER E PEEKABOO PREMIANO COZEAT

UNILEVER E PEEKABOO PREMIANO COZEAT – The cozy breakfast,

PROGETTO VINCITORE DEL LEAN STARTUP PROGRAM

 

Il progetto COZEAT – The cozy breakfast ha vinto l’edizione speciale del Lean Start Up Program, il corso di formazione leader in Italia per creare una startup e validare il modello di business sul mercato che Peekaboo, pre-acceleratore di impresa di Roma, ha organizzato per Unilever Italia e che ha preso il via nella sede romana dell’azienda lo scorso 20 novembre.

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“Questo progetto ha per protagonisti i giovani e le loro idee più innovative, che da sempre rappresentano il futuro della nostra azienda e l’investimento più sicuro su cui puntiamo” – afferma Gianfranco Chimirri, Responsabile HR di Unilever Italia – “In particolare, il team vincitore individua un segmento in crescita nel mercato delle strutture ricettive complementari, il delivery breakfast. Abbiamo premiato un progetto che intercetta un bisogno oggi non soddisfatto cui risponde in modo innovativo e concreto. In Unilever crediamo fortemente nell’apporto generato dall’incontro virtuoso tra innovazione e giovani talenti esterni all’azienda e, insieme a Peekaboo, abbiamo avuto l’opportunità di uscire dagli uffici e raggiungere una reattività senza pari nello sviluppo di nuovi progetti che possano incrementare crescita, competitività e fiducia tra i consumatori. Sono convinto che nella convergenza tra i talenti interni e quelli esterni, nella contaminazione tra le capabilities Unilever e quelle presenti nell’Open talent economy e nell’apertura dell’organizzazione a nuovi modi di lavorare risieda la chiave per il successo in un business che si evolve in maniera costante”.

 L’idea vincitrice prevede la realizzazione di una piattaforma di delivery delle colazioni dai migliori bar sino alle strutture ricettive partner: COZEAT – The cozy breakfast risponde al bisogno degli host che affittano appartamenti ma non possono offrire la colazione ai propri ospiti a causa di vincoli normativi, lasciando un vuoto primario per chi vive l’esperienza vacanza.

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