Mark Zuckerberg ha appeno pubblicato un post in merito agli sviluppi di Jarvis, il prototipo di intelligenza artificiale che sta realizzando personalmente per la gestione della sua casa.
“La mia sfida personale per il 2016 è stata quella di costruire un semplice prototipo di intelligenza artificiale per gestire la mia casa – come Jarvis in Iron Man.
Il mio obiettivo era quello di imparare di più sullo stato dell’intelligenza artificiale – quali sono gli aspetti di questa disciplina in cui siamo più avanti rispetto a quanto si creda, quali sono quelli in cui abbiamo invece ancora molta strada da fare, e così via. Inoltre, queste sfide mi portano sempre a imparare di più di quanto mi aspettai, e la sfida di quest’anno mi ha permesso di rendermi conto maggiormente di tutta la tecnologia interna che gli ingegneri di Facebook utilizzano, oltre a darmi una visione completa della domotica.
Finora, quest’anno, ho costruito un semplice prototipo di intelligenza artificiale con cui posso parlare al telefono o tramite computer, che è in grado di controllare vari aspetti della mia casa, tra cui le luci, la temperatura, gli elettrodomestici, la musica e i dispositivi di sicurezza, che impara i miei gusti e le mie abitudini, che può imparare nuove parole e concetti, e che può anche divertire Max. Il prototipo utilizza diverse tecniche di intelligenza artificiale, tra cui l’elaborazione del linguaggio naturale, il riconoscimento vocale, il riconoscimento facciale, e apprendimento per rinforzo, [scritto in Python, PHP e Objective C].”
Come si trasforma un’idea innovativa in un progetto concreto? Quali sono le tappe legali da seguire per ottenere un brevetto? Come si costruisce un rapporto di fiducia all’interno di un team di lavoro o di un intero network di aziende impegnate in progetti di Open Innovation? Queste sono solo alcune delle domande “pratiche” alle quali grandi aziende, start up ed esperti hanno dato una risposta lo scorso 5 dicembre a Napoli, in occasione della seconda tappa del roadshow “Open Innovation: Accetta la sfida!”, organizzata da ADS Group ed Innoventually, in collaborazione con TBiz. Dopo il successo ottenuto a Montecitorio, evento che ha dato il via al tour, altre quattro grandi aziende (Gesac, TIM, Sara Assicurazioni e STMicroelectronics) si sono “sfidate” a Palazzo Caracciolo, illustrando le loro iniziative di “idea generation” e sottoponendole al giudizio della platea, che si è espressa tramite la webapp ufficiale del roadshow.
A rompere il ghiaccio Gesac, che per costruire un aeroporto di nuova generazione si è rivolta direttamente ai suoi utenti tramite “The Smart Project”. “Tutto è partito da una call for ideas: – ha spiegato Antonio Pascale, Quality and Environment Manager – delle 62 idee progettuali raccolte ne sono state selezionate otto e, attraverso il processo di accelerazione all’interno di laboratori, le abbiamo trasformate in progetti cantierabili”. Per TIM, invece, “Innovazione non significa fare cose nuove, ma farle in modo differente – ha sottolineato Antonio Palumbo, Sales Manager area Sud1 – il nostro approccio all’Open Innovation è quello di ‘adottare’ delle aziende che possano valorizzare l’impianto infrastrutturale di TIM, in modo tale da generare progresso per il Cliente e per l’intera Digital society”.
Eleonora Scanga, Product Manager di Sara Assicurazioni, ha raccontato con orgoglio l’esperienza dell’hackaton: “una sfida partita alle 2 del pomeriggio e terminata alle 2 del giorno successivo. Abbiamo lavorato insieme, dipendenti e agenti, dando vita a quasi 300 idee (su 600 dipendenti) che diventeranno i progetti strategici del prossimo anno e del prossimo futuro”. Infine Alan Smith, Napoli Site Manager di STMicroelectronics, ha parlato del programma NeaPolis Innovation, nato nel 2006 in Campania dall’intesa fra Università e Aziende per intensificare i rapporti di collaborazione nel campo della ricerca e della formazione tecnico-scientifica: “siamo uno dei partner dell’iniziativa. Quest’anno le attività nelle università hanno riguardato i microcontrollori, che sono la base dell’Internet of Things”.
Ad aprire i lavori, l’assessore all’Innovazione della Regione Campania, Valeria Fascione, che ha annunciato il lancio per il 2017 della Piattaforma di Open Innovation per una Campania competitiva, perché “sostenere l’ecosistema dell’innovazione – ha detto – è una risposta virtuosa alla crisi”. A seguire, gli interventi di Antonio Scarfò, Innovation, Marketing, Partnerships&Alliances manager di Next-Era Prime (ADS Group) e del Direttore del Dipartimento di Informatica dell’Università di Napoli, Giorgio Ventre, secondo il quale “i laboratori congiunti nelle università possono essere la soluzione giusta per proporre nuovi modelli di innovazione”. Non a caso, infatti, è stato chiuso un accordo per l’apertura di un nuovo IoT Lab targato ADS Group a Napoli.
Nel corso del pomeriggio, inoltre, Banca Intesa Sanpaolo e il suo cliente Rinaldi Group hanno sottolineato il valore della “fiducia” come trigger dell’Innovazione, mentre l’avv. Elisabetta Randazzo dello studio legale internazionale Hogan Lovells e Ivan Ortenzi, consulente di Ars et Inventio – la Divisione di BIP che si occupa esclusivamente di Innovazione e Creatività – hanno fatto luce sui passi pratici, burocratici e legali da compiere per passare dall’idea generation alla fase successiva: la execution. “Un’idea in sé non è brevettabile, deve prima diventare un’invenzione – ha precisato l’avv. Randazzo – è necessario dunque capire se l’idea è innovativa e suscettibile di applicazione industriale. Ovvero deve configurarsi come una soluzione specifica ad un problema tecnico. Una volta verificata la rispondenza a questi requisiti, si potrà fare domanda di brevetto che, una volta ottenuto, conferirà il diritto di utilizzare in esclusiva per vent’anni quella invenzione, di sfruttarla economicamente, vietando a terzi di realizzarla”.
“I veri talenti, quando escono dalle ‘fabbriche delle competenze’, cercano delle aziende dove possano provare piacere ad andare a lavorare, aziende che consentano loro di capitalizzare le nuove competenze”, ha spiegato Ortenzi. Nel panorama industriale attuale, “abbiamo aziende che chiedono innovazione, altre, che io chiamo ‘Open Companies’, che si stanno aprendo a nuovi trend, nuove tecnologie e nuove figure professionali, ma abbiamo soprattutto aziende che hanno bisogno di persone nuove, un concetto che io definisco ‘Open people’. Quindi: Open Innovation, Open Company e Open people sono i tre pilastri su cui stiamo costruendo una nuova piattaforma di domanda e offerta delle aziende”.
L’evento si è concluso con il “passaggio del testimone” che caratterizzerà tutte le tappe del roadshow di ADS Group. A raccoglierlo è stato il prof. Antonio Messeni Petruzzelli, Docente di Gestione dell’Innovazione e Technology Ventures del Politecnico di Bari, città dove il prossimo 23 gennaio si terrà la terza tappa dell’“Open Innovation Challenge” e, contestualmente, verrà inaugurato l’IoT Lab di ADS Group aperto al PoliBa con la premiazione dei vincitori del contest riservato agli studenti del Politecnico per lo sviluppo di soluzioni IoT afferenti ai seguenti ambiti tecnologici: Industria 4.0; Smart Agricolture e Big Data.
Intertwine – startup innovativa di Digital Magics Napoli, sede campana di Digital Magics, business incubator quotato sul mercato AIM Italia di Borsa Italiana (simbolo: DM) – ha raccolto 1.035.000 Euro, tramite tre operazioni: un aumento di capitale, il bando Smart&Start Italia e un finanziamento dal Banco di Napoli. Intertwine (www.intertwine.it) è il social network per lo storytelling – basato su creatività condivisa e su collaborazione tra scrittori, lettori e talenti – per creare, condividere e pubblicare opere editoriali multimediali collaborative. Intertwine si rivolge inoltre a scuole e università con progetti digital e di colearning per gli studenti e alle aziende che vogliono raccontare la propria storia e i propri valori. AUMENTO DI CAPITALE Hanno partecipato alla sottoscrizione dell’aumento di capitale di 400.000 Euro in Intertwine: FI.R.A. – Finanziaria Regionale Abruzzese – che gestisce Starthope, Fondo di seed capital destinato a investimenti in startup che abbiano sede in Abruzzo; TechinTouch, business accelerator e partner di Digital Magics per lo sviluppo dell’ecosistema dell’innovazione in Campania e nel Sud Italia; Hubcom, holding di partecipazione di imprese innovative e altamente specializzate nel comparto delle telecomunicazioni; Eclettica, società di produzione e sviluppo software ad altissimo contenuto di innovazione, Nello Di Biase, angel investor, Giovanni Marinaccio, angel investor e CEO di Sintesi Sud e Stefano Squillacciotti, angel investor.
Gli investitori e le imprese coinvolti stanno anche supportando Intertwine per lo sviluppo delle strategie tecnologiche e commerciali. L’incubatore certificato Digital Magics continuerà ad affiancare la startup innovativa con i propri servizi di accelerazione per la crescita della società. SMART&START ITALIA Invitalia, tramite il bando Smart&Start Italia, ha concesso agevolazioni per complessivi 485.000 Euro di cui il 20% a fondo perduto. Smart&Start Italia è un incentivo del MISE per sostenere la nascita e la crescita delle startup innovative, stimolare una nuova cultura imprenditoriale legata all’economia digitale, valorizzare i risultati della ricerca scientifica e tecnologica e incoraggiare il rientro dei «cervelli» dall’estero. BANCO DI NAPOLI Banco di Napoli S.p.A (Gruppo Intesa Sanpaolo) attraverso lo Specialista per l’Innovazione Federica Tortora e il Gestore Imprese Cinzia Santoriello, ha analizzato il progetto di Intertwine attraverso l’algoritmo DATS (Due Diligence Assessment Tool Scorecard – primo modello di valutazione “forward looking” adottato da una banca per i finanziamenti in debito, basato su logiche derivate dalla valutazione degli investitori in Venture capital) e, riconoscendone le potenzialità e le prospettive di sviluppo, ha accordato un finanziamento di 150.000 Euro, sostenuto dal Fondo di Garanzia di Medio Credito Centrale, che ha garantito l’80% dell’affidamento concesso.
Grazie a queste operazioni, Intertwine punterà sul potenziamento della community, con attività di comunicazione e della piattaforma tecnologica Intertwine.it, con il rilascio di nuove funzionalità per creare un prodotto editoriale sempre più personalizzabile e multimediale. Nei prossimi mesi la startup napoletana aprirà una nuova sede operativa in Abruzzo. Sarà inoltre ampliata la rete commerciale e verranno lanciate iniziative di marketing dedicate alle scuole ed enti. Intertwine rafforzerà anche il team con l’ingresso di 4 professionisti: sviluppatori e business developer. Intertwine è una community di 15.000 iscritti, in cui ogni membro può dar vita a storie, articoli, reportage (o continuare quelli degli altri utenti) creando opere multimediali – con testo, audio, video, immagini, foto – senza limitazioni di spazio e temi da trattare. Ogni settimana sono 50 le storie pubblicate sulla piattaforma.
Tra le numerose partnership con enti e aziende, quella con l’Università Suor Orsola Benincasa ha creato grande valore e ottenuto un ottimo riscontro: sono state realizzate più di 50 storie, tra singole e collaborative, da parte degli studenti del corso in “Comunicazione e cultura digitale” sul tema della saga di Star Wars, che porteranno anche alla realizzazione di una sceneggiatura collaborativa. Altro traguardo raggiunto di recente è stato la raccolta di 10.000 Euro su Eppela.com, portale di crowdfunding.
“Ringraziamo tutti i nuovi investitori che hanno creduto nel nostro progetto e Digital Magics che ha avuto fiducia in noi da subito”, dichiara Gianluca Manca, Fondatore e CEO di Intertwine. “Questa raccolta di fondi per noi è solo l’inizio di un percorso che dovrà portarci a realizzare innovativi progetti editoriali”. “Intertwine rappresenta per noi una doppia sfida”, ha dichiarato Gennaro Tesone, Partner di Digital Magics. “Dal 2013 affianchiamo Gianluca e gli altri fondatori per la realizzazione di un nuovo prodotto editoriale, che unisce le caratteristiche classiche dei libri a quelle dei social network, per gli utenti e per le aziende italiane. Allo stesso tempo l’obiettivo della startup è portare la cultura digitale nelle scuole e nelle università proponendo agli studenti italiani un servizio innovativo di formazione e collaborazione”. “Con questa operazione FI.R.A., che ha investito 300.000 Euro, diventa l’azionista di maggioranza relativa di Intertwine e conferma il proprio ruolo di catalizzatore per la creazione e l’insediamento in Abruzzo di imprese ad elevato contenuto di tecnologia e innovazione”, afferma Alessandro Felizzi, Presidente di FI.R.A. FI.R.A. è la società partecipata dalla Regione Abruzzo e da un pool di banche, che ha gestito StartHope. Dalla prima operazione a maggio 2014 FI.R.A ha investito circa 20 milioni in 44 startup, risultando, per importo e numero di operazioni, il primo investitore italiano nel seed capital.
Dopo il grande successo ottenuto a Montecitorio, il format “Open Innovation: Accetta la sfida”- ideato da ADS Group ed Innoventually – si sposta a Napoli, il 5 dicembre, per la seconda tappa di un roadshow pronto a spargere in tutta Italia il seme dell’innovazione aperta e collaborativa. A Roma, lo scorso settembre, grandi imprese e start up hanno dato il via a questo viaggio, condividendo i modelli e i paradigmi generali di Open Innovation utilizzati all’interno delle loro realtà, confrontandosi e “sfidandosi” a colpi di idee.
In questo secondo appuntamento, che grazie alla collaborazione con TBiz avrà come cornice il Palazzo Caracciolo di Santobuono, i protagonisti dell’innovazione si addentreranno nella foresta della burocrazia e delle questioni legali, affrontando il tema del «TRUST»: una volta trovata l’idea, dunque, quali sono i passi giusti da fare per trasformarla in un progetto concreto, conciliando ricerca, sviluppo e approccio collaborativo con la tutela della proprietà intellettuale?
Il format dell’«unconventional business game» rimarrà invariato: le grandi imprese italiane illustreranno ad una platea di innovatori le strategie con le quali proteggono le proprie “intuizioni” dal rischio di danno da furto, sottoponendole alla valutazione delle start up e degli esperti.
Novità di questa seconda tappa sarà la presenza di un vero studio legale internazionale pronto ad accompagnare le aziende, passo dopo passo, lungo il percorso che porta dall’idea alla costruzione del network impegnato nella realizzazione del progetto.
Con «TRUST», infatti, si intende anche il rapporto di fiducia che, nel momento in cui si sceglie di seguire un modello di Open Innovation, è fondamentale rinsaldare sia internamente con il proprio team sia esternamente, con gli imprenditori che entrano a far parte del network.
L’appuntamento dunque è a Napoli, lunedì 5 dicembre a Palazzo Caracciolo, con tutte le aziende e le start up pronte a mettersi in gioco e che, per competere meglio sul mercato, decidono di fare squadra.
A partire da ieri Messenger è diventato più divertente, o più competitivo a seconda di come lo si guarda, grazie alla possibilità di giocare proprio nelle tue conversazioni su Messenger. Così, quando sei alla ricerca di un motivo per metterti in contatto con il tuo migliore amico che vive dall’altra parte del mondo, puoi dare il via a un round di Word with Friends: Frenzy; o riprovare a battere il tuo compagno di stanza a PAC-MAN anche solo per una volta; e, naturalmente, hai sempre il tempo di sfidare tuo fratello a Everwing, Space Invaders, Track & Field 100M, Galaga, e a molti altri Instant Games. In un primo momento, quest’ esperienza di gioco verrà lanciata in 30 paesi e sarà disponibile per le nuove versioni di iOS e dei sistemi operativi Android.
Abbiamo reso molto semplice iniziare a giocare: dopo aver scaricato l’ultima versione dell’app, apri una conversazione con un amico, o con più amici, tocca l’icona del game controller appena al di sotto dello spazio dove digiti il messaggio e scegli un gioco per cominciare subito. Dopo aver completato il primo round, le persone nella conversazione vedranno il tuo punteggio e avranno l’opportunità di sfidarti nuovamente. Le persone possono anche scoprire i giochi cercando nella casella di ricerca di Messenger o sul News Feed di Facebook, dove possono giocare da soli o sfidare gli amici su Messenger. I giochi su Messenger sono i primi ad essere lanciati sulle esperienze di gioco cross-platform dei nuovi Instant Game su Facebook.
Social, divertenti e competitivi, i giochi su Messenger includono classifiche a punteggio, chat e conversazioni di gruppo per poter sfidare, celebrare e congratularsi con gli amici vincitori.
Il miliardo di persone che ogni mese usa Messenger per connettersi, chiacchiera e condivide contenuti in tanti modi. Lo fanno inviando adesivi quando le parole non sono abbastanza, interagiscono con gli Instant Video per condividere sorrisi con la propria mamma dopo una giornata fantastica o per una rapida chiamata vocale agli amici per avvertirli del ritardo. Ora le persone possono connettersi e sfidarsi giocando ai loro giochi preferiti. Crediamo che questo sia solo l’inizio per i giochi su Messenger – siamo alla ricerca di nuovi contenuti da aggiungere e di nuovi modi per giocare.
Uno spirito libero lo definirebbe un diario di viaggio, una mamma come il luogo per conservare le foto dei bambini fin dai primi passi, un uomo d’affari come una cassaforte in cui conservare informazioni importanti, una ragazzina sognante come un diario segreto, una nonna come il suo libro delle ricette. Non importa chi sei, quello che conta è cosa fai nella vita. Ognuno di noi ha una storia, qualcosa da raccontare. Su Lifekase puoi creare le tue storie ed affidarle alle persone della tua vita, oggi e in futuro. Rendi infinita la tua vita digitale.
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Crescono fatturato (247 milioni di Euro complessivi nel 2015, +34% rispetto al 2014) e numero di dipendenti assunti (2.420 unità, +55%). 90 startup hanno ricevuto finanziamenti da attori formali nel 2015 (rispetto alle 79 del 2014): il 75% appartiene al comparto Digital, il 17% al Life Science e Biotech e il 7% al Cleantech & Energy; emergono anche verticalità concentrate attorno ai settori tradizionali del “Made in Italy” (rivisitati in chiave hi-tech e Digitale) come il Foodtech e il Winetech, il Fashion e il Tessile avanzato e il Turismo digitale. Il Nord Italia continua a rappresentare il centro nevralgico dell’ecosistema, sia in termini di finanziamenti ricevuti (58%) sia di numerosità di startup finanziate (65%)
Il fatturato generato dalle startup hi-tech finanziate in Italia raggiunge i 247 milioni di Euro complessivi nel 2015 (+ 34% rispetto al 2014) e i dipendenti assunti e presenti a bilancio aumentano in termini sia assoluti che relativi, raggiungendo le 2.420 unità (+ 55% sul 2014). Il Nord Italia continua a rappresentare il centro nevralgico dell’ecosistema, sia in termini di finanziamenti ricevuti (58%) sia di numerosità di startup finanziate (65%); aumenta il peso percentuale sugli investimenti effettuati dagli attori formali in Sud e Isole, che passa dal 30% del 2014 al 36% del 2015, ma nello stesso periodo si riduce il numero di startup finanziate nel Mezzogiorno: un risultato determinato dalla rilevazione di alcuni grandi round di finanziamento focalizzati tuttavia su un numero ridotto di startup.
Queste sono alcune delle evidenze emerse dall’Osservatorio Startup Hi-tech promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano* in collaborazione con Italia Startup – l’Associazione dell’ecosistema startup italiano – giunto alla sua quarta edizione e presentato in occasione del convegno “Open Digital Innovation: imprese e startup insieme per ridisegnare il futuro”.
“Nel 2016 gli investimenti in capitale Equity di startup hi-tech in Italia ammontano a 182 milioni di Euro, in crescita del 24% rispetto al valore totale consolidato rilevato nel 2015 (147 milioni di Euro)”, afferma Antonio Ghezzi, Direttore dell’Osservatorio Startup Hi-tech del Politecnico di Milano. “Nonostante l’aumento riscontrato quest’anno, in Italia i Venture Capital investono ancora solamente 1/7 di quanto fanno le controparti tedesche e circa 1/6 di quanto finanziato da parte dei VC in Francia, mentre viene superato di pochi milioni di Euro il valore degli investimenti domestici dei VC spagnoli; la dimensione del mondo VC negli Stati Uniti rimane un “outlier” di difficile e rischiosa comparabilità rispetto al nostro mercato degli investimenti. Fa tuttavia ben sperare il potenziale ancora inespresso da molti fondi con disponibilità di investimento nel breve-medio periodo, che potrà costituire la linfa vitale per sostenere lo sviluppo nei comparti hi-tech”.
Gli investimenti in startup hi-tech italiane nel 2016 La componente legata al mondo formale sfonda per la prima volta il tetto dei 100 milioni di Euro, raggiungendo il valore assoluto di 101 milioni di Euro e crescendo del 33% (ossia di 25 milioni di Euro) rispetto al 2015: un messaggio positivo importante che arriva dagli attori formali, i quali tornano in maniera decisa a farsi carico – così come da loro ruolo istituzionale – di trainare la crescita dell’ecosistema, anche attraverso alcune grandi operazioni di finanziamento che superano i 10 milioni di Euro. La seconda componente, che aggrega il variegato mondo degli investitori informali o delle aziende che investono in capitale di rischio delle startup al di fuori di progetti strutturati di CVC, vede anch’essa un incremento significativo, passando dai 71 milioni di Euro del 2015 agli 81 milioni di Euro del 2016 (+ 14%).
“A questo dato complessivo sarebbe poi possibile aggiungere un’ulteriore componente, data dagli investimenti in startup hi-tech italiane provenienti da attori internazionali”, afferma Raffaello Balocco, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Startup Hi-tech “Una prima stima di tali investimenti per il 2016 è pari a circa 35 milioni di Euro , i quali, sommati alle componenti precedenti, porterebbero il valore complessivo dei finanziamenti ricevuti dall’ecosistema a 217 milioni di Euro. Il 2016 si rivela dunque anno in cui gli investitori internazionali iniziano in maniera sostanziale e più continuativa a fornire sostegno alle startup italiane di qualità: questa dinamica, in crescita rispetto allo scorso anno, potrà e dovrà costituire una direttrice di sviluppo essenziale per dare una dimensione globale all’ecosistema nazionale (anche nell’ottica di incentivare il processo di internazionalizzazione delle startup nostrane, spesso abilitato proprio dall’intervento di attori esteri).”
“I dati che emergono dalla ricerca di quest’anno sono confortanti” afferma Federico Barilli, Segretario Generale di Italia Startup“e confermano un trend in crescita degli investimenti nel nostro Paese, già evidente nel 2015 e che quest’anno si è ulteriormente consolidato. Il ritardo rispetto a sistemi industriali analoghi al nostro, quali Francia e Germania, rimane consistente, ma il recupero è possibile. Siamo allineati con gli obiettivi del Governo, esplicitati nel programma Industria 4.0, di raggiungere 1 miliardo di investimenti in startup innovative entro il 2020. La leva fiscale, la semplificazione delle procedure, il coinvolgimento del mondo industriale italiano sono alcuni degli strumenti normativi previsti nella Legge di Bilancio che vediamo con favore e che fanno parte di un pacchetto di proposte condiviso di recente con 6 associazioni dell’ecosistema italiano delle startup e dell’innovazione”
I comparti hi-tech e la rivisitazione del “made in Italy” in chiave digitale Sono 90 le startup che a consuntivo 2015 hanno ricevuto finanziamenti da attori formali (rispetto alle 79 del 2014): di queste, il 75% afferisce al comparto Digital, il 17% al Life Science e Biotech e il 7% al Cleantech & Energy (il restante 1% mostra posizionamento in altre aree hi-tech). Oltre a questi macro-comparti, l’analisi mostra come emergano delle verticalità nell’ecosistema startup, di norma concentrate attorno ai settori tradizionali del “made in Italy” (rivisitati in chiave hi-tech e Digitale) come il Foodtech e il Winetech, il Fashion e il Tessile avanzato (per quanto riguarda sia i materiali intelligenti sia le tecnologie produttive all’avanguardia) e il Turismo digitale; ma sempre più spesso si assiste alla nascita di realtà ad altissimo potenziale in ambito Life Science e, con frequenza minore, nel Cleantech & Energy.
Le performance e le dinamiche delle startup hi-tech finanziate Nel 2016 prosegue quel consolidamento e quella sistematicità già evidenziata all’interno della Ricerca 2015 per quel che concerne il ciclo di vita delle startup hi-tech finanziate. Nella fase di introduzione/finanziamento, 44 startup hanno ricevuto almeno 1 milione di Euro in investimenti da attori formali e informali, con un trend crescente del 25% se confrontato con il 2014. Relativamente alla fase di crescita, sono 67 le startup con un fatturato superiore a 1 milione di Euro nel 2015 (rispetto alle 51 del 2014). Per quanto riguarda la fase di consolidamento o “exit”, si rilevano diverse operazioni degne di nota: al 7 ottobre 2016 sono 19 le exit per trade sale (acquisizione da parte di aziende consolidate) o IPO (quotazione) da noi registrate nell’anno, da paragonarsi alle 25 exit conclusesi complessivamente nel 2015.
Tuttavia, nonostante il consolidamento e la sistematicità riscontrati, la mancata crescita sostanziale nel numero di grandi operazioni di finanziamento, e soprattutto di exit, rappresenta un ulteriore segnale che l’atteso rinascimento – o svolta strutturale dell’ecosistema – non è ancora del tutto arrivato. Le exit infatti costituiscono operazioni essenziali per ripagare gli investimenti dei VC e degli investitori informali, così da generare quella fluidità in termini di nascita e consolidamento di startup e quella liquidità che possano davvero far svoltare l’ecosistema italiano. L’ecosistema mostra in questo ancora la sua relativa giovinezza e forte necessità di crescita dimensionale.
“Complessivamente, con riferimento agli investimenti in startup hi-tech in Italia e allo stato di salute dell’ecosistema, alla luce delle nostre analisi non è ancora possibile parlare del 2016 come anno di ‘svolta strutturale’ ”conclude Antonio Ghezzi “Dati alla mano, risulta al contrario più corretto parlare di una serie di segnali positivi tangibili che, se sfruttati sinergicamente e amalgamati per mezzo di corretti interventi su tutti i livelli (politico e privato, formale e informale), potranno rappresentare un ulteriore passo in avanti per l’universo delle startup italiane, inteso come sistema “poroso” e sempre più aperto all’internazionalizzazione e alla commistione con il mondo delle aziende consolidate.”
CeBIT 2017 will present everything businesses need in order to make the transition from paper-based to digital office processes. The technologies on show range from software for managing vacation requests and billing to systems for securely archiving emails and storing mission-critical documents. Going paperless is an area where SMEs in particular have a lot of catching up to do. And it can be a complex, challenging job, so expert advice is a must. The digital office solutions on show at CeBIT 2017 will be clustered in Hall 3.
Hannover. CeBIT 2017, which runs from 20 to 24 March in Hannover, Germany, is totally geared towards helping companies achieve digitalization across all functions – from HR, finance, purchasing and sales and marketing to logistics and R&D.
The digital office aspect of this transformation is the stuff of Hall 3, home to the show’s Enterprise Content Management (ECM) and Input/Output Management Solutions showcase. Investing in digital office technology really pays off – as any company that has already made the transition will confirm. In Germany, for example, 74 percent of companies surveyed as part of a “Digital Office Index” study by the IT industry association BITKOM reported that implementing new digital office software had improved the performance of their internal office and administrative processes. The benefits also flow through to customers, with 63 percent of respondents confirming that their newly optimized processes had resulted in a marked increase in customer satisfaction. What’s more, 51 percent said the change had also improved their data security.
As part of its ECM involvement in Hall 3 at CeBIT 2017, BITKOM is organizing a “Digital Office Area” where manufacturers, providers and advisors will present offerings from all areas of digital office technology. The scope of the showcase is extensive, encompassing everything from the latest tools for mobile collaboration and communication to solutions for process automation and cloud-based archiving to advanced systems for scanning and printing documents.
Visitors to the Digital Office Area will be able to witness real-life user examples and draw valuable parallels for their own organizations. And those who wish to delve more deeply into the subject will be able to do just that at the “Digital Office Stage” expert forum where, throughout CeBIT (20–24 March), experts will explore the opportunities and challenges associated with digitalizing office processes.
CeBIT – Global Event for Digital Business
CeBIT is the world’s foremost event on the wave of digitalization revolutionizing every aspect of business, government and society. Every year, the show features a lineup of around 3,000 exhibitors and attracts some 200,000 visitors to its home base in Hannover, Germany. The spotlight is on all the latest advances in fields such as artificial intelligence, autonomous systems, virtual and augmented reality, humanoid robots and drones. Thanks to a rich array of application scenarios, CeBIT makes digitalization tangible in the truest sense of the word. “d!conomy – no limits,” the chosen lead theme for 2017, underscores the show’s emphasis on revealing the wealth of opportunities arising from the digital transformation. As a multifaceted exhibition/conference/networking event, CeBIT is a perennial must for everyone involved in the digital economy. The startup scene is also right at home at CeBIT and its dedicated SCALE 11 showcase, which sports more than 400 aspiring young enterprises. The next CeBIT will be staged from 20 to 24 March 2017, with Japan as its official Partner Country. For further information, visit www.cebit.de.
Grazie a beBee si coinvolgono professionisti attraverso le passioni in comune
Un social media con contenuti sempre interessanti e selezionati dagli utenti
La possibilità di creare relazioni personali e professionali attraverso i propri interessi
Engagement through passions: coinvolgere grazie alle proprie passioni, questo è il motto che guida la startup spagnola che ha esordito da pochi mesi in Italia con numeri sorprendenti. beBee lavora per creare un mondo professionale più aperto e connesso.
Relazioni e business, non semplici contatti professionaliCiò significa che i contenuti e le informazioni che vengono proposti sono assolutamente interessanti per gli utenti, dato che sono loro a sceglierli. Se, ad esempio, si è interessati solamente alla scienza e alla moda, si vedranno esclusivamente argomenti relativi ai due settori selezionati. Ed è proprio questo il fattore chiave che consente di conoscere persone che condividono gli stessi interessi.
La piattaforma permette ai professionisti che hanno interessi comuni di ritrovarsi e iniziare a costruire rapporti commerciali e relazioni più solide e non limitarsi al semplice contatto.
Bebee – il brand
La “gamificación” è uno strumento di marketing e la marca “beBee” ha lavorato molto su questo aspetto. Sul social si parla di “api” (utenti), “alveari” (gruppi di affinità) e buzz delle api (il ronzio, che sarebbero i link condivisi). Mentre gli articoli più lunghi e scritti integralmente dalle api sono il “miele”, e si trovano nella sezione di blogging denominata Producer.
Piattaforma di blogging
beBee, inoltre, offre la possibilità a tutti di creare facilmente un blog. Si tratta di beBee Producer (www.bebee.com/Producer), in cui ogni utente può introdurre articoli, in modo facile e veloce. E tra poco sarà disponibile anche uno spazio di blogging collaborativo.
Il nostro slogan: “Engagement through passions”
La nostra missione: “Rendere il mondo professionale più aperto e connesso”
➢ È possibile accedere a beBee attraverso il sito webwww.bebee.com o via app mobile disponibile per sistemi Android e iOS.
BEBEE IN BREVE
beBee, il social media con cui fare networking professionale grazie agli interessi personali. Attraverso beBee, gli utenti possono quindi accedere a contenuti che loro stessi reputano rilevanti, seguendo determinati gruppi tematici (denominati alveari) personalizzabili.
La nascita del social risale al febbraio del 2015, inizialmente con le sole versioni in inglese, portoghese e spagnolo. Oggi, beBee è disponibile anche in italiano, francese, russo e tedesco e conta con oltre 11 milioni di iscritti.
Tra i top retailer prevalgono le innovazioni di back-end (il 91% dei rispondenti ne ha implementata almeno una) come CRM e fatturazione elettronica, seguono le innovazioni di front-end in punto vendita (attivate nell’80% dei casi) trainate dai pagamenti innovativi. Marketing e Vendite sono le funzioni più interessate dallo sviluppo, dalla ricerca e dal potenziamento di professionalità legate all’innovazione digitale: l’eCommerce Manager è considerato indispensabile per 6 aziende su 10.
Costi elevati e mancanza di competenze interne frenano l’innovazione dei medio-piccoli retailer: 6 su 10 sono presenti sul web, ma solo il 15% ha un sito di eCommerce. Tra i piccoli retailer che vendono online, i ricavi via eCommerce crescono del 10% e valgono tra l’1 e il 5% del fatturato.
I top retailer italiani sono consapevoli che per affrontare le nuove sfide è necessario un disegno complessivo di trasformazione. Tuttavia il 65% è frenato dall’assenza di una chiara strategia di innovazione digitale nei confronti di temi come la digitalizzazione del consumatore, la complessità crescente dei processi e la competizione delle Dot Com, anche se 3 su 4 si dichiarano al lavoro per definirla. L’assenza di una chiara strategia si traduce in un livello di investimento inadeguato: anche se registra una crescita interessante, passando dal 15% del totale degli investimenti annuali nel 2015 al 17% nel 2016, la spesa in digitale dei top retailer è ancora inferiore a un punto percentuale del fatturato. Queste alcune delle evidenze emerse dall’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano* e giunto alla sua terza edizione.
“In un contesto di domanda complessivamente stagnante, il futuro dei retailer italiani è legato alla capacità di individuare target e strategie, muovendosi sul piano dell’efficienza e su quello della bontà del servizio ai clienti finali. Sono sostanzialmente gli stessi problemi che stanno affrontando i retailer tradizionali di tutte le economie avanzate, con la differenza – rispetto non solo agli Stati Uniti ma anche a molti Paesi europei – che la nostra distribuzione è estremamente frazionata e che le nostre imprese maggiori sono piccole.” afferma Alessandro Perego, Direttore Scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, “Sia l’efficienza sia la bontà del servizio offerto al cliente possono trarre notevoli giovamenti dalla digital transformation: una trasformazione che ha speranze di successo solo se non è vissuta come un’operazione meramente tecnica, da delegare agli specialisti dell’IT, e che spesso richiede la presenza di un ecosistema di imprese – solitamente startup per la novità dei compiti svolti – in grado di svolgere quelle funzioni di servizio che il retailer non può sviluppare in casa, perché non ne ha le competenze e/o le convenienze.”
L’Osservatorio ha condotto una survey sui top retailer italiani (i primi 300 retailer per fatturato, presenti in Italia con negozi fisici) analizzandone la maturità digitale attraverso lo studio del livello attuale di adozione e dell’intenzione di adozione futura delle tre principali categorie di innovazioni: nel back-end (processi di interazione retailer-fornitori o processi interni del retailer), nella customer experience in punto vendita e a supporto dell’omnicanalità.
Le innovazioni digitali nel back-end sono le più diffuse e consolidate tra i top retailer italiani: il 93% del campione ne ha adottata infatti almeno una. Gli investimenti nel 2016 sono stati maggiormente focalizzati su soluzioni di CRM (25% del campione), soluzioni a supporto della fatturazione elettronica e dematerializzazione (19%), sistemi ERP (18%), sistemi di business intelligence analytics (18%) e soluzioni per incrementare le performance di magazzino, come il voice picking (16%). Per il 2017, oltre il 40% dei top retailer dichiara un potenziale interesse di investimento in sistemi per il monitoraggio dei clienti in negozio (attraverso telecamere e sensori), sistemi di tracciamento dei prodotti lungo la supply chain (attraverso RFId) e soluzioni di intelligent transportation system.
L’80% del campione di top retailer ha sviluppato almeno una innovazione digitale nel front-end a supporto della customer experience in punto vendita. Le soluzioni su cui si sono concentrati maggiormente gli investimenti nel 2016 sono sistemi per l’accettazione di pagamenti innovativi (22%), sistemi per l’accettazione di couponing e loyalty (19%) chioschi, totem e touchpoint (15%), sistemi di cassa evoluti e Mobile POS (15%) e digital signage e vetrine intelligenti (13%).
Per quanto riguarda l’omnicanalità, infine, la quasi totalità dei retailer utilizza i canali digitali per supportare le fasi di pre-vendita o post-vendita, o per abilitare la vendita. Più precisamente, l’88% dei retailer (era l’80% nel 2015 e il 65% nel 2014) è presente sia online sia su mobile, mentre il 10% è presente solo online e l’1% solo su mobile. Sull’online, il 35% del campione ha sviluppato un sito istituzionale per supportare il pre e post-vendita, mentre il 65% (era il 61% nel 2015) ha un sito di eCommerce per vendere online. Sul mobile, il 34% del campione ha un’iniziativa, App o Mobile site, per offrire funzionalità nel pre e post-vendita e il 55% (era il 42% nel 2015) ha un’iniziativa di Mobile Commerce.
“All’interno del negozio, l’attenzione per il futuro è focalizzata su innovazioni volte a rendere il processo di acquisto più personale, ossia più rispondente alle esigenze del singolo cliente, e più esperienziale, ossia indirizzato a stupire.” afferma Valentina Pontiggia, Direttore dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail del Politecnico di Milano “Oltre Il 55% dei retailer dichiara infatti di voler investire nel 2017 in sistemi di indoor positioning, digital signage e vetrine intelligenti, specchi e camerini smart, tecnologie basate sulla realtà aumentata e stampanti 3D. Il successo dell’eCommerce e l’aumento della competizione da parte delle Dot Com costringono poi a una riflessione più profonda sul ruolo futuro dello store in ottica omnicanale”.
Nuove professionalità legate all’innovazione digitale Tra le sfide da affrontare nei prossimi anni attraverso l’innovazione digitale i retailer intervistati segnalano la capacità di ingaggiare e fidelizzare maggiormente i propri clienti (54% del campione), il miglioramento della customer experience in negozio (40%), l’integrazione del negozio fisico e del sito eCommerce (36%) e l’estensione del mercato potenziale attraverso l’omnicanalità (25%). Sono quindi il Marketing e le Vendite le funzioni più interessate dallo sviluppo, ricerca e potenziamento di professionalità legate all’innovazione digitale.
“Tra le figure oggi più ricercate, quella ritenuta più indispensabile da oltre il 60% dei top retailer è l’eCommerce Manager, incaricato del funzionamento dell’online store e della sua integrazione con i canali tradizionali.” afferma Valentina Pontiggia, Direttore dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail. “Seguono con il 55% il CRM Specialist/Manager, impegnato nelle strategie di customer retention & Loyalty, e il Digital Officer, responsabile della digital transformation. Sono ritenuti importanti anche il Digital Marketing Specialist/Manager (54%), il Customer Analytics Specialist/Manager (53%), il Social Media Specialist/Manager (46%) e il Digital Communication Specialist/Manager (42%), ossia tutte le figure che gestiscono e ottimizzano le strategie e le performance legate ai canali web/social dell’azienda”.
I medio-piccoli retailer italiani L’introduzione di innovazione digitale è una priorità per due su tre dei medio-piccoli retailer intervistati. Tuttavia, come per i top retailer, l’incidenza dell’investimento in innovazione digitale è limitata a pochi decimi di punto percentuale del fatturato generato: circa lo 0,2% o lo 0,3% sopratutto a causa dei costi elevati e della mancanza di competenze interne.
Le innovazioni digitali nel back-end sono le più diffuse e consolidate: il 91% del campione ha sviluppato almeno un’innovazione in questi processi, prevalentemente sistemi di comunicazione via web con i fornitori, fatture e bolle elettroniche e sistemi gestionali basati su supporti elettronici.
Il 90% dichiara di aver investito nel miglioramento della customer experience in punto vendita: pubblicizzando la propria attività tramite un canale innovativo (sistemi di pubblicità via web, email, Sms o Social Network), installando sistemi di cassa evoluti e Mobile POS o attivando sistemi promozionali via Sms o coupon digitali, adottando sistemi di sales force automation o installando chioschi, totem o touchpoint all’interno del punto vendita. Il 61% ha infine abilitato innovazioni a supporto dell’omnicanalità. 6 rispondenti su 10 sono presenti sul web, con una scheda di descrizione su un portale online (13%), con un sito informativo (35%) o con un sito eCommerce (15%). 2 rispondenti su 10 hanno sviluppato un’iniziativa sul mobile e altri 2 su 10 stanno pensando di realizzarla a breve. Per i medio-piccoli retailer con un sito eCommerce, le vendite online incidono tra l’1% e il 5% del fatturato online e nella maggior parte dei casi crescono rispetto al 2015 con un tasso superiore al+10%. Iniziano inoltre ad essere offerti anche dai medio-piccoli retailer servizi omnicanale “evoluti” come il click&collect (50% dei rispondenti con eCommerce) e il reso in negozio (25%).
*L’edizione 2016 dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail è realizzata con il patrocinio di CONFESERCENTI e Federdistribuzione e con il supporto di Di.Tech, EY, GS1 Italy, Hewlett Packard Enterprise – Intel, HYPE Gruppo Banca Sella, Ingenico Italia, Olivetti, Paypal, TESISQUARE Retail, Toshiba Global Commerce Solutions, Vodafone Italia; Cloud4Wi, Intesa Sanpaolo, Poste Italiane, Praesidium, SIA, Tyco.
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