Startup e innovazione, salgono a 261 milioni di € gli investimenti in Startup Hi-Tech nel 2017 (+20%), boom dei finanziamenti esteri (+163%)

Nel 2017 gli investimenti in Equity di startup hi-tech in Italia ammontano a 261 milioni di Euro, in crescita del 20% rispetto al 2016.


Calano gli investimenti formali (-21%), ma il mercato italiano delle startup cresce grazie a finanziamenti esteri (+163%), Business Angel Network e Crowdfunding


Crescono sia il contributo sia degli attori informali come Business Angel Network e piattaforme di Equity Crowdfunding (89 milioni di Euro), sia quello proveniente da fonti internazionali (92 milioni di Euro), soprattutto da Stati Uniti e Regno Unito.
Il 46% delle startup hi-tech italiane finanziate si rivolge a clienti esteri, ma dalla distribuzione dei ricavi provenienti da oltreconfine emerge come oltre 8 startup su 10 vantino meno del 50% di fatturato di origine estera.
Nel Nord e nel Centro Italia, il fattore predominante nella scelta della localizzazione della sede è l’ecosistema a supporto delle startup (29% e 33% delle risposte) mentre, al Sud e nelle Isole, le motivazioni si spostano sugli incentivi conferiti da autorità pubbliche (23%).


Cresce la fiducia degli investitori esteri (+163% rispetto al 2016), i finanziamenti dei quali rappresentano il 36% dei fondi a disposizione delle startup hi-tech italiane. Passa da 101 milioni nel 2016 a 80 milioni nel 2017 il contributo economico degli investitori formali italiani, ma a bilanciare la decrescita è l’aumento del 10% dei finanziamenti da parte di attori informali.

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Per il Nord e il Centro Italia iI sistema a supporto delle startup è la principale motivazione che influenza la scelta della localizzazione della sede (per il 29% e 33% del campione), insieme all’accesso a personale qualificato in loco (17%). Al Sud e nelle Isole, le motivazioni si spostano sulla possibilità di accedere a incentivi conferiti da autorità pubbliche (23%) e sulla dimensione del mercato (23%).

Queste sono alcune delle evidenze emerse dall’Osservatorio Startup Hi-tech promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano* in collaborazione con Italia Startup – l’Associazione dell’ecosistema startup italiano – giunto alla sua quinta edizione e presentato in occasione del convegno “Corporate Entrepreneurship e Open Innovation: innovare con un occhio alle startup!”.

Nel 2017 gli investimenti in Equity di startup hi-tech in Italia ammontano a 261 milioni di euro, in crescita del 20% rispetto al valore totale consuntivo del 2016 (217 milioni di euro)”, afferma Antonio Ghezzi, Direttore dell’Osservatorio Startup Hi-tech del Politecnico di Milano. “In ogni caso, come già rilevato nelle scorse edizioni della Ricerca, un paragone con altri ecosistemi più maturi e con dotazioni di risorse finanziarie estremamente più alte (vedi USA e UK, ma anche Israele, Francia e Germania) non è ancora ipotizzabile. L’ecosistema startup hi-tech italiano continua purtroppo a soffrire di un cash shortage a monte, e dovrebbe essere sostenuto da opportuni strumenti ed operazioni ad esso interamente destinati e dedicati. È doveroso osservare però come all’interno di questo trend vi sia una nota positiva per le startup nostrane: si evidenzia infatti un aumento del taglio medio di investimento (circa il 70% dei quali superano i 500.000 euro), segnale che anche in Italia è possibile ottenere round di fascia medio-alta che aiutino la startup a proseguire nel processo di crescita”.

Gli investimenti in startup hi-tech italiane nel 2017
Gli investimenti da parte di attori formali calano del 21%, passando dai 101 milioni del 2016 agli 80 milioni del 2017. Certamente un dato negativo, anche a fronte dell’ottima performance fatta registrare nel 2016 (dove per la prima volta avevano sfondato il tetto dei 100 milioni) ma la diminuzione non deve suscitare allarmismi. Negli ultimi sei anni, infatti, si è assistito spesso ad andamenti altalenanti, dove le dimensioni ancora ridotte degli investimenti complessivi potevano essere influenzate significativamente da poche grandi operazioni dell’ordine delle decine di milioni di euro.

I finanziamenti da attori informali fanno da contraltare al comparto precedente, bilanciando in parte la loro decrescita grazie ad un trend positivo (+11%) che li porta a raggiungere quota 89 milioni di euro (contro gli 81 milioni di euro del 2016). Per la prima volta dal 2012 si registra quindi il “sorpasso” degli investimenti informali su quelli formali, guidato prevalentemente dalle componenti degli Angel Network e dei Business Angel indipendenti[1], nonché da una forte crescita dell’Equity Crowdfunding che raddoppia il suo valore dell’anno, per una stima pari a oltre 10 milioni di euro[2] (entrambe le componenti positivamente influenzate dagli incentivi legati al 30% di detrazione fiscale sulle somme investite in startup e PMI innovative).

Considerando la distribuzione della ricchezza nel Paese, l’Italia mostra una elevata percentuale di potenziali Angel che potrebbero guardare con interesse all’opportunità di investire in startup hi-tech”, afferma Raffaello Balocco, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Startup Hi-techDa questo punto di vista si può e si deve ancora maturare sotto l’aspetto culturale, con riferimento alla nostra tradizionale scarsa propensione al rischio e al “terrore” per il fallimento. La componente che mostra il trend di crescita più significativo è legata agli attori internazionali, i cui investimenti nel 2017 sono ben oltre il doppio rispetto ai 35 milioni di euro consuntivati nel 2016. Questo dato, estremamente positivo, è tuttavia impattato in maniera netta da una singola grande operazione il cui valore di oltre 40 milioni di euro pesa per quasi la metà di tutta la componente (nonché per quasi un sesto degli investimenti totali in startup hi-tech italiane nell’anno). In ogni caso, appare evidente il crescente interesse da parte di player internazionali rispetto alle eccellenze rappresentate dalle startup italiane, con particolare riferimento quest’anno al comparto Life Sciences”.

“I numeri che emergono dalla ricerca di quest’anno sono a luci e ombre” afferma Federico Barilli, Segretario Generale di Italia Startup “la crescita complessiva degli investimenti dice che l’ “offerta” di startup hi-tech italiane di qualità è complessivamente buona e attrae investimenti importanti anche dall’estero. Di contro, il ritardo rispetto a sistemi industriali analoghi al nostro, quali Francia e Germania, rimane rilevante e la massa di investito da parte di venture capital ed angel italiani rimane molto, troppo contenuta se si considera la grande consistenza del patrimonio privato del nostro Paese. E’ parte di quest’ultimo che va indirizzato verso il capitale di rischio, sia tramite la leva fiscale e la semplificazione delle procedure, sia soprattutto coinvolgendo il mondo industriale italiano, secondo modelli di open innovation e corporate venture, quindi in logica non speculativa ma, appunto, industriale, cioè con benefici di prodotto/mercato per le startup e di innovazione per le imprese mature”. 

Gli investimenti da parte degli attori internazionali

A fronte del loro crescente peso assoluto (92,17 milioni di euro) e relativo (36% sulla raccolta complessiva), meritano particolare approfondimento gli investimenti da parte di attori stranieri. L’investment inflowossia i capitali attratti dall’ecosistema startup hi-tech da parte di player esteri, proviene prevalentemente da Europa (51,4%), USA (38,1%), Israele (7,3%) e Russia (0,5%), mostrando una distribuzione eterogenea; focalizzandosi sui 49,7 milioni di euro provenienti da investitori europei, si riscontra un 35,9% da investitori con sede in UK, seguiti da Benelux (24,5%) e Svizzera (19,1%). La stragrande maggioranza degli investimenti internazionali proviene da attori formali (77,04 milioni di euro, pari all’83,6% del totale). È inoltre interessante rilevare come investitori italiani abbiano finanziato startup straniere, per un totale di 65,8 milioni di euro: questo può rappresentare l’investment outflow, un flusso in uscita dal nostro ecosistema. La comparazione tra investment inflow e outflow, ossia flussi in ingresso e in uscita dall’ecosistema italiano, consente di mettere in luce una “bilancia commerciale” degli investimenti, che nel 2017 mostra un avanzo di 26,4 milioni di euro, testimonianza della crescente attrattività internazionale del nostro panorama startup hi-tech a prescindere dai suoi tuttora evidenti limiti dimensionali.

Le scelte di localizzazione ed internazionalizzazione delle startup
Per quanto riguarda le ragioni alla base della scelta di localizzazione dell’impresa, si nota come il sistema a supporto delle startup sia la principale motivazione (24,6%) per le startup hi-tech italiane; segue la vicinanza culturale del mercato (14,6%) e la presenza di aziende o distretti industriali che possano favorire le attività delle startup (14,6%). Volendo discriminare per macro-aree geografiche, nel Nord e Centro il sistema a supporto delle startup è fattore predominante (29% e 33% delle risposte), mentre al Sud e nelle Isole, venendo a mancare la componente legata all’ecosistema, le motivazioni si spostano sugli incentivi conferiti da autorità pubbliche (23%) e sulla dimensione del mercato (23%).

In relazione al portafoglio clienti delle startup hi-tech finanziate italiane, il 46% del campione presenta attualmente clienti internazionali, ma la distribuzione dei ricavi provenienti da questi clienti mostra come l’82% cumulato di startup vanti meno del 50% di fatturato di origine estera. 
I clienti internazionali sono prevalentemente concentrati in Europa (56%); seguono il Nord America (21%) e l’Asia (15%). Il dettaglio sull’Europa mostra come le nostre startup siano maggiormente aperte al mercato del Regno Unito (31% dei clienti esteri) e a quello tedesco (19%); a seguire la Svizzera e la Spagna (entrambe rappresentate con il 13%). Il processo di internazionalizzazione costituisce una forte priorità strategica per le startup hi-tech, a conferma dei risultati già evidenziati nel Rapporto 2016. Infatti, se soltanto il 22% del campione attualmente possiede una sede all’estero – nello specifico, in Nord America (33%), Regno Unito (29%), Germania e Spagna (14% ciascuna) e Francia (10%) – il restante 78% dichiara di stare pianificando un’espansione internazionale entro il prossimo anno.

Conclude Antonio Ghezzi: “Complessivamente, nel 2017 emergono alcuni segnali negativi di carattere strutturale, legati alla riduzione degli investimenti da parte degli attori formali e a un dimezzamento delle exit rilevate (8 deal, tutti effettuati attraverso operazioni di trade sale, rispetto ad una media storica di oltre 20 exit all’anno). Tuttavia, l’ecosistema vede nel contempo l’amplificarsi di trend positivi già evidenziati lo scorso anno, fra tutti l’aumento del peso degli attori internazionali e la propensione delle startup all’internazionalizzazione e alla collaborazione con imprese consolidate. Se valutato all’interno di un contesto che vede ancora un numero limitato di attori dedicati alle attività di Venture Capital, tale collaborazione con il sostrato di grandi aziende – ma anche di Piccole-Medie Imprese – italiane può costituire un significativo volano per lo sviluppo dell’ecosistema”.


 


 

[1] Fonte: integrazione tra risultati Survey IBAN 2015 e dati raccolti da fonti primarie e secondarie

[2] Fonte: Osservatorio CrowdFunding della School of Management del Politecnico di Milano

PNI 2017 la finale a Napoli

Fare sistema e ragionare da “scaleup”: il 30 novembre e 1° dicembre 2017 gli imprenditori di domani si daranno appuntamento nel Complesso Universitario Federico II di San Giovanni a Teduccio per la 15° edizione del Premio Nazionale per l’innovazione (PNI).

Alla finaledel PNI  possono accedere i vincitori delle 16 Start Cup regionali assegnate dagli Atenei che aderiscono all’Associazione Italiana degli Incubatori Universitari – PNICubeUna sfida tra i migliori progetti d’impresa hi-tech italiani nati in ambito universitario, con un montepremi complessivo di circa 1,6 milioni di euro. Un mondo, quello accademico e della ricerca, in grado di dare vita ad oltre il 20% delle startup innovative del Sistema Italia.
Il 30 novembre e il 1° dicembre, dopo dieci anni, il PNI torna a Napoli grazie all’Università Federico II, in collaborazione con COINOR e l’Incubatore Campania NewSteel, con il titolo “Connecting to the Future”. Qui 66 progetti imprenditoriali provenienti da tutta Italia si disputeranno 4 premi settoriali di 25mila euro ciascuno: Cleantech&Energy promosso da IREN, ICT offerto da PwC, Industrial sponsorizzato da FS Italiane, Life Science sostenuto da Clinic Center.

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Al termine della due giorni, che avrà l’obiettivo primario di stimolare il dialogo fra i principali stakeholder del mondo dell’innovazione e dell’impresa, sarà decretato – oltre alle quattro migliori idee imprenditoriali per categoria – il vincitore assoluto del PNI 2017, che garantirà all’istituzione accademica di provenienza la Coppa Campioni PNI e al progetto scelto un ulteriore riconoscimento di 25mila euro da reinvestire nelle proprie attività hi-tech, messo in palio da FS Italiane. Si assegneranno inoltre due Menzioni speciali – “Social Innovation” promossa da Global Social Venture Competition e “Pari Opportunità” istituita dal MIP Politecnico di Milano – e diversi Premi Speciali messi a disposizione da Ambasciate e da prestigiose aziende partner.

FORMULA PNI
Nella due giorni del PNI 2017 si parlerà di Industria 4.0, di competenze digitali, di occupazione giovanile, di sviluppo dell’innovazione, e del ruolo dell’accademia come propulsore dei processi di sviluppo imprenditoriale e di garanzia per il futuro, con tutte le incognite del mercato e delle dinamiche umane attorno a cui ruota la crescita di un’azienda. Ma con la certezza che a Napoli si spingerà l’acceleratore sulla creazione di opportunità concrete fra le startup universitarie e i loro possibili partner ed investitori.

Il PNI 2017 è promosso dall’Associazione Italiana degli Incubatori Universitari PNICube, dall’Università di Federico II di Napoli, Coinor e Campania NewSteel, in collaborazione con tutti gli Atenei e il sistema della ricerca della Campania.
Main PartnerFS Italiane.
Main SponsorGruppo IrenPwC Italia, Clinic Center.
Sponsor: AVNET Silica, Cariplo Factory, Ordine Ingeneri di Napoli, MIP-Politecnico Milano, Unicredit Start Lab, UPMC, Vertis SGR. Con il Supporto di: AIIC – Associazione Italiana Ingegneri Clinici, Boost Heroes, Crit, Atlante Verntures, SMAU. Con il patrocinio di: Regione Campania, Comune di Napoil, CRUI, British Consulate-General Milano, Uniona Industriali Napoli, dei circuiti ECSB e RENT, di Global Social Venture Competition e Startup Europe Awards 17.

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InnerTours la app per connettersi al proprio stato di rendimento psicofisico

 

Il primo ambito su cui punta la startup triestina è quello della prevenzione e gestione efficace dello stress lavoro-correlato, per ottimizzare benessere e prestazioni professionali

 

Prenditi qualche minuto da dedicare a te stesso/a, impugna lo smartphone e potrai sintonizzarti sul tuo stato di benessere psicofisico personale. Non è l’accesso a una realtà parallela alla Matrix ma all’app ideata dalla startup InnerTours, nata nell’incubatore certificato Innovation Factory di AREA Science Park. Partendo dalla ricerca sulla rilevazione dei parametri psicofisici soggettivi e oggettivi, l’applicazione punta al miglioramento del benessere e delle prestazioni individuali in ambiti diversi, quali lavoro, sport, scuola, salute, relazioni.

La tecnologia si è sviluppata sulla base del Biofeedback, il sistema poligrafico, simile alla macchina della verità, in grado di leggere lo stato bio-fisiologico dell’organismo, attraverso la rilevazione in tempo reale di battito cardiaco, conduttanza cutanea, temperatura periferica, tonicità muscolare, onde cerebrali e altri parametri.

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Il programma è fruibile sia attraverso il sito web www.innertours.net che la app mobile e guida l’utilizzatore attraverso una serie di rappresentazioni interiori che si riflettono in cambiamenti positivi nei diversi parametri fisiologici. Il presupposto è che l’evocazione di determinati processi di pensiero e stati d’animo, con le loro rappresentazioni multisensoriali, permette l’accesso a stati psicofisici funzionali alla situazione e alla sfida vissuta.

Questi principi sono stati tradotti in un’ampia serie di file audio, brevettati per l’innovativa modalità di fruizione e per il processo di connessione con i dati biometrici, definiti BrainShots®. Negli shots, della durata di alcuni minuti, una guida vocale accompagna l’utente attraverso dei percorsi immaginativi verso lo stato psicofisico desiderato, scelto da un menù. Ad esempio: entrare nell’atteggiamento mentale ottimale per una negoziazione difficile, richiamare velocemente uno stato di profonda calma e distensione per ricaricare energie, riattivare la propria auto-motivazione sugli obiettivi in momenti di stallo, riconnettersi con la propria eccellenza in vista di una prestazione sfidante

Gli audio sono realizzati per essere utilizzati immediatamente, in qualsiasi momento e ovunque, per una vasta gamma di situazioni e di ruoli interpretati, in modo personalizzabile e interattivo.

Il primo ambito su cui punta la startup triestina è quello del rendimento psicofisico e stress lavoro-correlato, in attuazione delle indicazioni contenute nell’Accordo Quadro Europeo sullo stress nei luoghi di lavoro, siglato nel 2004 da associazioni datoriali e dei lavoratori europee. Recepito in Italia nel 2008, l’accordo è entrato nella nostra legislazione con il D.Lgs. 81/2008, collocando lo stress lavoro-correlato a pieno titolo fra i rischi da valutare, prevenire e ridurre.

La documentazione aggiornata sul fenomeno segnala, oltre a quello del malessere dei dipendenti, un danno la cui dimensione economica si configura attorno ai 100 miliardi di euro annui (fonte Agenzia Europea EU-OSHA), considerando i costi diretti per i sistemi sanitari e la perdita di produttività delle organizzazioni aziendali. InnerTours propone l’utilizzo delle proprie metodiche nelle aziende e in generale nei luoghi di lavoro, con l’obiettivo di mettere il personale nelle condizioni di gestire in autonomia ed efficacemente

l’inevitabile presenza di stress lavorativo, con ricadute positive anche sugli adempimenti in tema di sicurezza.

“Al di là dell’adempimento di legge, affrontare positivamente il tema dello stress lavoro-correlato può essere un’ottima occasione per far entrare una moderna cultura dello stress nelle organizzazioni, inquadrando il fenomeno sia nell’ottica della competitività che in quella della salute – spiega il fondatore di InnerTours Fulvio Cuizza, psicologo della prestazione, docente universitario, tra i maggiori esperti di psicologia dello sport per l’agonismo di alto livello -. E’ un approccio che consente tra l’altro alle aziende di introdurre innovazione digitale anche nell’area delle Risorse Umane. Abbiamo messo a punto dei programmi integrati di formazione per poter gestire, quando serve, anche alti livelli di pressione lavorativa, senza risentirne nella sfera psicofisica, evitando i danni fisiologici dell’esposizione a stress prolungato. I programmi derivano direttamente dalla lunga esperienza di lavoro su situazioni agonistiche di alto livello, dove le richieste prestative e le connessioni con i risultati sono molto elevate e dove la sfida porta alla massima espressione delle proprie potenzialità”.

InnerTours ha progettato un kit di formazione online che mette a disposizione dei dipendenti una serie di strumenti, che va dalla conoscenza approfondita del fenomeno stress, essenziale per poterlo gestire efficacemente, a una serie di guide audio online (i BrainShots) per allenarsi a gestire le fonti di stress, la propria prestazione e il proprio benessere.

Guarda il video

 

InnerTours nasce nell’ambito dell’incubatore di AREA Science Park, Innovation Factory, da un’idea di Fulvio Cuizza, psicologo, docente universitario, consulente e formatore aziendale, uno dei maggiori esperti di psicologia dello sport per l’agonismo di alto livello. Cuizza ha seguito molti atleti d’elite nell’arco di cinque Olimpiadi, squadre come il Milan, campioni come Alberto Tomba, Gerard Berger (Ferrari Formula1), Francesco DeAngelis (Luna Rossa), squadre e campioni assoluti nella Pallavolo, nel Basket, nell’Atletica Leggera, nello Sci Nordico, nel Golf, nel Rugby, nell’Ice Hockey, nell’Ice Skating, nel Ciclismo, nel Judo e nel Karate. Assieme al suo gruppo, è stato uno dei pionieri dell’uso della rilevazione dei parametri psicofisici (Bio-Neurofeedback) per il miglioramento della prestazione sportiva e manageriale. Ora che gli sviluppi informatici e tecnologici lo permettono, è possibile portare tutto questo know how specialistico a chiunque disponga di un device digitale, applicandolo a qualsiasi settore, a qualsiasi miglioramento di prestazione, professionale, scolastica, relazionale, sportiva.

 

Amazon e Premio Marzotto: Daze Plug vince il secondo Amazon Launchpad

Daze Plug vince l’Amazon Launchpad Award in occasione della settima edizione del Premio Gaetano Marzotto

 Metaliquid vince il premio speciale Amazon Web Services

 

Daze Plug, il nuovo sistema per la ricarica di veicoli elettrici, avrà l’opportunità di raggiungere milioni di clienti grazie al programma Amazon Launchpad.

Metaliquid, la tecnologia di deep learning che analizza i contenuti video e audio, riceverà crediti promozionali per sfruttare la potenza di calcolo, l’archiviazione, il database, la distribuzione dei contenuti, l’analisi e altri servizi di Amazon Web Services.

Amazon Launchpad e Premio Gaetano Marzotto hanno annunciato ieri sera, in occasione della cerimonia di premiazione della settima edizione del Premio Gaetano Marzotto, che Daze Plug ha vinto il secondo Amazon Launchpad Award. La startup Daze Plug offrirà i suoi prodotti su tutti i 5 siti europei di Amazon e sarà inclusa tra le start-up in primo piano all’interno della pagina Amazon Launchpad di Regno Unito, Francia e Germania.

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L’edizione di quest’anno del Premio Gaetano Marzotto include anche un secondo premio consegnato da Amazon: il premio speciale Amazon Web Services, volto a premiare una startup innovativa pronta a crescere utilizzando il cloud e i crediti promozionali AWS che le verranno consegnati. La startup italiana Metaliquid è la vincitrice del primo Amazon Web Services Special Award.

“La cultura dell’innovazione è uno dei capisaldi di Amazon. È per questo motivo che sosteniamo e incoraggiamo l’innovazione in tutte le aree del nostro business e da parte di tutti i nostri dipendenti. Attraverso il programma Amazon Launchpad, vogliamo consentire alle startup italiane di raggiungere, con i loro prodotti unici, i milioni di clienti Amazon, non solo in Europa ma in tutto il mondo. Oggi siamo orgogliosi di consegnare questi premi a Daze Plug e Metaliquid per la loro capacità innovativa” afferma François Nuyts, Country Manager Amazon.it e Spagna.es.

Daze Plug è una nuova soluzione per ricaricare veicoli elettrici senza avere bisogno di collegare e scollegare manualmente i cavi necessari alla ricarica. Fino a oggi il cavo deve essere inserito manualmente, ma spesso è ingombrante, scomodo, antiestetico, alcune volte pericoloso e si corre il rischio di dimenticarsi di connetterlo, rendendo così impossibile l’utilizzo del veicolo. Daze Plug risolve tutti questi problemi automatizzando il processo di ricarica.

Il dispositivo di Daze Plug deve essere posizionato sul pavimento del proprio garage. Grazie ai suoi sensori, il device rileva l’auto parcheggiata e, tramite mezzi di movimentazione automatici che spostano il connettore elettrico (la spina), inizia a cercare in autonomia la presa installata sotto il veicolo e configurata per accoppiarsi meccanicamente al primo connettore. Quando la connessione è attiva, parte il processo di ricarica e, una volta terminato, Daze Plug torna nella posizione iniziale.

La giuria, composta da Emil Abirascid, presidente del comitato di valutazione del Premio Marzotto e caporedattore di Startupbusiness.it, Gianluigi Ricuperati, scrittore e fondatore dell’Institute for Production of Wonder, l’architetto Italo Rota, François Nuyts, Country Manager Amazon.it e Amazon.es, e Jean-François Berche, Responsabile dello Sviluppo Economico di  Amazon Launchpad, ha premiato Daze Plug per il suo approccio ingegneristico che affronta uno dei maggiori problemi dei veicoli elettrici, rendendo il processo di ricarica più sicuro e affidabile. Questa soluzione innovativa ha un potenziale mercato globale.

Nella sua prima edizione, il nuovo premio di AWS è stato assegnato a Metaliquid, soluzione di deep learning incentrata sulle esigenze del mercato in continua evoluzione dei video e dei media.

Metaliquid offre una gamma di servizi per sfruttare le informazioni estratte dai feed dei video live e dalle risorse video digitali. La società applica reti neurali e tecnologie di deep learning per analizzare contenuti audio e video ed è inoltre in grado di elaborare video e identificare migliaia di concetti in tempo reale – persone, oggetti, paesaggi, luoghi, categorie, stati d’animo – e analizzare la relazione semantica fra loro.

Amazon Web Services ha conferito a Metaliquid il premio per “l’innovazione e il valore aggiunto dell’Intelligenza Artificiale e delle tecnologie di deep learning che ha sviluppato, e in considerazione dei vantaggi che la loro applicazione fornirà agli utenti finali, migliorando l’esperienza di fruizione delle risorse video”.

Il premio consegnato a Metaliquid consiste in: crediti promozionali AWS che potranno essere utilizzati per tutti i servizi disponibili sulla console AWS Cloud, con lo scopo di creare infrastrutture o applicazioni tecnologiche; supporto da parte di AWS Experts nella progettazione dell’infrastruttura costruita sul cloud AWS, al fine di massimizzare sia i vantaggi tecnici che di business; un programma di mentorship guidato da un rappresentante AWS, concepito con l’obiettivo di supportare la crescita della startup condividendo le migliori pratiche commerciali e tecniche.

“Le startup italiane hanno un incredibile potenziale ma devono essere in grado di dialogare con il mondo, con i tanti mercati e le relative diversità.  Amazon è una grande azienda che fa innovazione a tutti i livelli, dalla distribuzione ai big data, dalla logistica al software. Quest’anno partecipa al Premio con un doppio riconoscimento. I Premi Amazon sono una straordinaria opportunità per le nuove aziende tech per trovare non solo un distributore ma un vero e proprio partner progettuale e di contenuto. È un modo efficace per spingere l’innovazione del Paese, tra locale e globale” afferma Cristiano Seganfreddo, direttore Progetto Marzotto.

 

Amazon Launchpad

Dal suo lancio, Amazon Launchpad ha collaborato con oltre 150 società leader di venture capital, acceleratori di startup e piattaforme di crowd-funding per aiutare più di 2.500 startup a lanciare i propri prodotti negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Francia, Germania, India, Cina, Giappone e Canada. Nuove startup partecipano ogni giorno al programma Amazon Launchpad, che offre un’esperienza di onboarding semplificata, pagine di prodotti personalizzate, un pacchetto di marketing completo e accesso alla rete globale di Amazon. Tutto con lo scopo di orientare e aiutare le startup a lanciare con successo le loro innovazioni e condividere le loro storie. Per ulteriori informazioni sul programma Amazon Launchpad, visitare www.amazon.co.uk/launchpad

Premio Gaetano Marzotto

Premio Gaetano Marzotto è la più rappresentativa startup competition italiana, con un montepremi di oltre due milioni e mezzo di euro tra grant e percorsi di affiancamento, e un centinaio di partner tra istituzioni, incubatori, acceleratori, investitori, angels, grandi gruppi e big corporate, tutti impegnati a promuovere l’innovazione e a favorire le giovani imprese italiane nell’ottica dell’open innovation e dell’internazionalizzazione dei processi.

Dal 2010 a oggi, il Premio ha elargito oltre 8 milioni di euro, premiato 186 startup, registrato oltre 4700 application, generato decine di milioni di euro di investimenti indiretti.

Black Friday i prodotti più venduti e le anticipazioni del Cyber Monday

Il divertimento prosegue fino a Cyber Monday

 

Durante le prime sette ore del Black Friday, i clienti di Amazon.it hanno ordinato più di 24.000 prodotti per la casa e oltre 20.000 tra computer e accessori per PC.

I prodotti più venduti su Prime Now sono stati Nespresso Inissia EN80.B Macchina per Caffè Espresso e Hamburger di Scottona.

I clienti di Amazon.it avranno a disposizione ulteriori offerte per tutto il weekend e fino al 27 novembre, giornata del Cyber Monday.

 

Amazon.it sta celebrando oggi il suo quinto Black Friday con migliaia di offerte in diverse categorie come sport, elettronica di consumo, casa e cucina, prima infanzia, bellezza e cura della persona e tanto altro con sconti tra il 20% e il 40% che dureranno fino a mezzanotte.

Finish All in One pastiglie lavastoviglie (pacco da 110), iRobot Roomba 650 Robot, Fifa 18 per Playstation 4, sono i prodotti più venduti su Amazon.it fino a questo momento.

Mentre i prodotti più venduti con Prime Now, servizio attivo per i clienti Prime nel’area di Milano, sono stati Macchina per Caffè Espresso Nespresso Inissia e Hamburger di Scottona.

Il servizio di consegne ultra-veloci di Amazon ha partecipato anche quest’anno al Black Friday con centinaia di offerte disponibili attraverso l’app Prime Now o sul web alla pagina primenow.amazon.it in pronta consegna in un’ora o in una fascia di due ore a propria scelta.

 

Ecco le offerte disponibili anche per il weekend e nella giornata di Cyber Monday

I clienti possono ancora godere di una grande selezione di offerte che continua per tutto il week-end fino a tutta la giornata di lunedì 27 novembre, Cyber ​​Monday, con migliaia di nuove offerte in diverse categorie.

Ecco un’anticipazione su alcune offerte che saranno presenti durante il weekend e lunedì 27:

Rowenta VR7260 Easy Steam – Generatore di vapore

Severin HV 7158 Scopa elettrica

Crucial CT120BX300SSD1 Unità a Stato Solido Interna, 120 GB

Hot Wheels FDY09 Pista con Intelligenza Artificiale

Braun Silk-Épil 5 Power 5185 Epilatore

 

Alcune curiosità sulla giornata di Black Friday di Amazon.it 

  • Durante la settimana di Black Friday, inziata con tanti sconti già a partire da lunedì scorso,  sono stati venduti tanti Chupa Chups da poterne offrire uno a tutti gli abitanti di Firenze.
  • Il primo prodotto di questa giornata di offerte venduto su Amazon.it è stato il Dash Button di Caffè Borbone alle ore 00.01.
  • Questa mattina abbiamo venduto tanti cofanetti di Harry Potter serie completa 8 DVD che per vederli tutti ci vorrebbero più di 2 anni.
  • Abbiamo venduto tante scope Dyson V6 che messe una sopra all’altra supererebbero l’altezza del Burj Khalifa, grattacielo più altro del mondo.
  • Abbiamo venduto tante pastiglie Finish per lavastoviglie che si potrebbero lavare contemporaneamente i piatti di tutte le famiglie di Roma e Torino.
  • Sono stati venduti tanti Materassi Memory da coprire la superficie di 15 campi da tennis.
  • Sono stati venduti tanti TV 55” che uno sopra all’altro supererebbero l’altezza della Torre Unicredit a Milano.

Le 4 lezioni che la vicenda Uber ci insegna, cybersecurity

DA YARIX, CYBER DIVISION DI VAR GROUP, 4 LEZIONI CHE POSSIAMO APPRENDERE DALLA VICENDA UBER

 

I DATI SONO L’OBIETTIVO PIÙ AMBITO DALLA CRIMINALITÀ CIBERNETICA:

CYBER INTELLIGENCE, SECURITY ASSESSMENT E CONSULENZA GDPR

SONO LE RISORSE FONDAMENTALI PER TUTELARSI

 

 Uber è stata vittima di un attacco hacker, conclusosi con il furto dei dati dei 57 milioni di utenti in tutto il mondo. È solo l’ultimo degli episodi che, su scala globale, confermano come i dati siano il patrimonio più prezioso e ambito dai cybercriminali.

 Le aziende e istituzioni italiane non sono immuni da questo rischio. Yarix – Cyber Division di Var Group e tra i player più accreditati nel campo della cybersecurity – desidera condividere le 4 lezioni che possiamo apprendere dalla vicenda Uber. Per mettere a fuoco i confini della vulnerabilità del sistema e le contromisure da adottare.

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#1 Accordo con i cybercriminali di non divulgazione dei dati?

Meglio non scendere a compromessi con la cybercriminalità e non cedere a ricatti. Altrimenti si contribuisce ad incrementare il business della malavita e incentivare la rete del cybercrime. Nessun accordo stretto con chi commette crimini può essere considerato un accordo lecito, affidabile e proficuo.

 

#2 Sbagliato cercare di mettere tutto a tacere, per evitare danni di immagine e sanzioni governative

Trasparenza e condivisione tempestiva di informazioni sono la sola via percorribile per ridurre l’impatto dell’incidente e tutelare quanti sono coinvolti. In caso di data breach e data leak (diffusione di dati personali e sensibili), la nuova normativa sulla protezione dei dati personali (GDPR), a partire dal 25 maggio 2018, impone ad aziende e istituzioni colpite l’obbligo di notifica all’Autorità Garante Privacy e, in alcuni casi, anche agli interessati dalla violazione. In caso di mancato rispetto dell’obbligo di notifica, le aziende o le istituzioni potranno subire sanzioni amministrative pecuniarie fino a 10 milioni o, in caso di aziende, fino al 4% del fatturato mondiale totale annuo dell’esercizio precedente, se superiore.

 

#3 Crittografia come scelta strategica

Secondo la normativa GDPR, i dati personali e sensibili nonché le informazioni strategiche per il business o per lo svolgimento della funzione istituzionale devono essere protetti con la crittografia. Non solo. La crittografia presenta il vantaggio ulteriore di consentire, in caso di data breach, di porsi al riparo da qualsiasi danno (i dati crittografati non sono utilizzabili).

 

#4 Proteggersi, proteggersi, proteggersi: i data leak sono e saranno sempre più frequenti

Con sempre maggiore frequenza vengono resi noti data leak che coinvolgono governi e aziende, compromettendo la privacy di utenti di servizi digitali, consumatori, e più in generale interessati che abbiano conferito i loro dati. Tra i trend emergenti e più preoccupanti c’è, in particolare, lo spear phishing, che comporta attacchi sempre più mirati verso aziende e il loro management.

La portata del danno potenziale è in grado di compromettere seriamente – come nel caso di Uber – reputazione e continuità del business aziendale. La scelta di attivare un servizio professionale di Penetration Test, Vulnerability Assessment e Insider Intelligence non rappresenta, dunque, solo una opzione, ma è un imperativo cui non è più possibile sottrarsi.

Black Friday Amazon.it: le offerte imperdibili!

Le offerte disponibili nella giornata del Black Friday su Amazon.it: dalla Tecnologia allo Sport, dal Beauty ai prodotti per Casa e Cucina, e ancora, Fai da te, Giocattoli e molto altro

Il Black Friday è arrivato e Amazon.it offrirà sconti non-stop mettendo a disposizione dei clienti di Amazon.it migliaia di offerte in oltre 20 categorie, un’opportunità unica, in vista del Natale, per acquistare comodamente, in anticipo e risparmiando, alcuni dei prodotti più popolari. I clienti Prime potranno accedere con un anticipo di 30 minuti alle Offerte Lampo, e beneficiare della consegna illimitata in 1 giorno senza costi aggiuntivi su oltre un milione di articoli e di consegne in 2-3 giorni su altri milioni.

Ecco un’anticipazione di alcune delle offerte disponibili su Amazon.it nel corso della giornata di domani, venerdì 24 novembre:

Alcune offerte dagli artigiani della vetrina Made in Italy

Inoltre, con Prime Now, i clienti Amazon Prime che vivono nell’area di Milano e hinterland, potranno acquistare, grazie alla app oppure dal sito primenow.amazon.it,  una selezione di offerte del Black Friday, tra cui alcune esclusive, e ricevere i prodotti entro un’ora o in finestre a scelta di due ore.

Ecco alcune offerte esclusive di Prime Now:

Gli acquisti del Black Friday, per prodotti venduti e spediti da Amazon su Amazon.it, potranno essere restituiti fino alla mezzanotte del 31 gennaio 2018. Questa tempistica estesa di reso si applica infatti a tutti gli acquisti di prodotti venduti e spediti da Amazon su Amazon.it effettuati tra l’1 novembre e il 31 dicembre 2017.

Ma le offerte non finiranno venerdì, proseguiranno in fatti per tutto il weekend e fino a lunedì 27, giornata di Cyber Monday. Amazon celebra il Cyber Monday con migliaia di nuove offerte su prodotti di elettronica e informatica, giocattoli, utensili e, tra gli altri, articoli per la cucina e la casa. Basta controllare il sito Amazon.it durante il fine settimana per scoprire quali offerte saranno disponibili per i clienti.

Al via la quarta edizione del TEDxNapoli, l’appuntamento con le “idee che meritano di essere diffuse”

La kermesse si terrà sabato 25 novembre a San Giovanni, nel complesso dell’Università “Federico II” di Napoli che ospita anche la Apple Academy. Storie di libertà, di futuro, di tecnologia e innovazione saranno raccontate dagli 11 speakers italiani e internazionali che si alterneranno sul palco con un unico motto: ‘Keep the gradient’, ovvero ‘Sogna e agisci puntando sempre più in alto’. L’evento segue la formula del TED, format americano che ha visto protagonisti personaggi come Bill Gates e Isabel Allende e che vanta oltre un miliardo di visualizzazioni sul web.

 

“Ti piacerebbe facessi qualcosa per te, Carol?”, le chiese. E lei rispose: “Sono vecchia ormai, sai che non sento quasi più, se potessi fare qualcosa per me mi piacerebbe vivere gli ultimi anni della mia vita senza questo handicap”. Marco, giovane napoletano vissuto per molti anni all’estero, aveva conosciuto Carol in uno dei suoi tanti viaggi in giro per l’Europa. E da allora, nonostante la differenza di età, era nata una profonda amicizia, avevano condiviso molte esperienze e vissuto tanti momenti felici insieme. Quando si iscrisse alla Apple Developer Academy di Napoli, alla domanda “Come pensi che la tecnologia possa aiutare le persone?”, Marco, ingegnere informatico e tecnico del suono, non ebbe dubbi: decise che avrebbe inventato qualcosa in grado di aiutare Carol. Ed è così che è nata ‘Hear me well’, l’app che trasforma lo smartphone in un apparecchio acustico. Sono 350 milioni le persone che hanno problemi di udito, e molte non possono permettersi un supporto acustico professionale o si vergognano di indossarlo: grazie a ‘Hear me well’, con un cellulare, un paio di cuffiette di quelle che si usano per ascoltare la musica e con pochi gesti, il problema è risolto. Il costo? Due euro e 99, sull’Apple Store. Tra poco sarà pronta anche una versione per i dispositivi Android.

Marco, che di cognome fa Barattini, è uno degli 11 speakers che si alterneranno sul palco della IV edizione del TEDxNapoli, in programma sabato 25 novembre, a partire dalle ore 14.00, presso il complesso dell’Università “Federico II” di San Giovanni a Teduccio in Corso Giovanni Protopisani a Napoli.

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 Con lui ci sarà Irina Margareta Nistor, la doppiatrice laureata in lingue straniere che in Romania i giovani conoscono come “la voce della libertà”. Durante la dittatura di Ceausescu, Irina di giorno doppia i film e gli audiovisivi ammessi dal regime, di notte traduce segretamente pellicole introdotte clandestinamente dal resto d’Europa e dall’America per consentirne la visione e la comprensione ai giovani rumeni. In 11 anni, dal 1985 al 1996, più di 3mila. Film che parlano di libertà, di progresso, di futuro. Ovviamente uomini, donne, giovani, vecchi, bambini, i protagonisti di quelle storie hanno tutti la stessa voce: la sua. Per questo oggi, per le strade di Bucarest o di Timișoara, la voce di Irina è la voce della libertà.

 Libertà come quella cui aspirano i ragazzi di Nisida ai quali Maria Franco, docente di italiano, tra i cinque vincitori dell’Italian Teacher Prize 2017, vuole insegnare “che il finale della loro storia può cambiare, che non è già scritto”. E per questo prova con loro a scrivere libri partendo dalla lettura, anche dei più noti testi che parlano di camorra. “Troppo soft”, dicono i ragazzi. La realtà che loro hanno vissuto è ben altra, e con l’aiuto di giornalisti e scrittori tirano fuori racconti dal sapore amaro ma dal finale dolce. Un finale, quindi, che può cambiare.

 

Gli altri speakers

Calcherà le tavole del palcoscenico del TEDxNapoli 2017 – organizzato dal team del Riot Studio con il patrocinio del Comune e della Città Metropolitana di Napoli e con il supporto di diversi partner privati – anche Fabio Zaffagnini, l’ideatore di Rockin’1000 che, dopo essere riuscito a portare i Foo Fighters a Cesena grazie alla richiesta ‘suonata’ da una band composta da 1000 musicisti, sta esportando ora il progetto in tutto il mondo, ovunque consentendo di realizzare il sogno di ogni musicista, dilettante e non: suonare davanti ad uno stadio pieno.

Ci saranno Nicola Vitiello, napoletano docente di biorobotica presso la Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, dove sviluppa esoscheletri – robot indossabili – in grado di aiutare soggetti con ridotte capacità motorie ma anche di proteggere operai alle prese con macchinari pericolosi; Achille Damasco, 26 anni, di Scampia, laureato in Fisica e autore di una teoria evoluzionistica, la TRE (Teoria delle Risonanze Evolutive) che offre una visione alternativa al darwinismo finora comunemente accettato; Letizia Verzulli, 15enne che ha creato una pagina Facebook, oggi seguitissima, in cui racconta la sua vita con la sorella autistica che è di grande aiuto per chi vive la stessa condizione; Vincenzo Armini, ricercatore della “Federico II” che spiegherà come affrontare la malnutrizione infantile nei paesi in via di sviluppo con alimenti terapeutici a rapido impiego prodotti direttamente in loco partendo dal suo progetto pilota in Uganda.

E poi storie di donne, come quella di Rikke Wend Hartung, bellissima, danese, un importante lavoro nel settore comunicazione di un prestigioso istituto bancario che viene in viaggio ad Amalfi e decide di cambiare la sua vita; o quella di Caterina Ferrara, fondatrice di Blockchain Ladies, la community internazionale nata per connettere le donne appassionate di bitcoin e criptovalute con un occhio alla possibile diffusione in Africa come strumento per affrancarsi dalla corruzione dilagante; o come ancora come quella di Cristina Portolano, fumettista, che nelle sue tavole svela i segreti della pubertà e del sesso ai tempi dei social network.

 

‘Keep the gradient’

 Speakers diversi, italiani e internazionali, ma tutti legati da una forma mentis che propende all’incremento costante e perseverante della conoscenza: è proprio questo il significato di ‘Keep the gradient’, il tema di questa edizione scelto dal team di organizzatori, che annovera da quest’anno anche il professore di robotica Bruno Siciliano.

“In matematica – afferma Valeria Scialò, con Francesca Nicolais organizzatrice dell’evento – il gradiente indica il tasso di cambiamento di una funzione lungo la direzione di massima crescita. Ma cosa significa realmente per noi keep the gradient? Significa migliorare se stessi e gli altri, sapendo come raccogliere un numero crescente di sfide mantenendo un atteggiamento positivo nell’affrontarle. Il ‘gradiente’ non ci fornisce coordinate da seguire, ma ci spinge a raggiungere il punto massimo di espressione e creatività delle nostre idee e delle nostre azioni”.

La formula

Gli speakers avranno dai 3 ai 18 minuti – secondo la formula del TED – per esporre le loro ‘ideas worth spreading’, idee che meritano di essere diffuse. Le talk saranno poi caricate sul canale youtube TEDxtalk, che conta più di 6 milioni di iscritti ed ha superato la cifra impressionante di un miliardo di visualizzazioni, e saranno tradotte e sottotitolate progressivamente in tante più lingue quante maggiori saranno le visualizzazioni sul web.

 San Giovanni al centro di un circuito internazionale

 San Giovanni a Teduccio sarà posta quindi al centro di un circuito internazionale di grande prestigio. “È il contributo che abbiamo voluto offrire – spiega la Nicolais – al processo di cambiamento che questo quartiere sta attraversando: la riapertura della sede universitaria che ora ospita anche la Apple Academy, con docenti e studenti che si contaminano e si stimolano vicendevolmente, la scelta di non aprire una mensa favorendo un dialogo con il territorio, l’attivazione della fermata della metropolitana, l’apertura del primo b&b, sono tutti impulsi per il rilancio di questa parte di città al quale abbiamo voluto unirci portando qui il nostro evento”.

Il catering per la manifestazione è stato, inoltre, affidato alla cooperativa Tobili – Cucina in movimento, la prima start up del settore composta da rifugiati e richiedenti asilo provenienti dal Mali e dalla Somalia. I break saranno multietnici, dunque.

Che cos’è TED

TED (Technology, Entertainment, Design) nasce circa trent’anni fa in California per dare un palco a chiunque avesse un’idea interessante da condividere, un’idea potenzialmente in grado di cambiare il mondo. Da allora l’organizzazione è votata a dare voce alle ‘idee che meritano di essere diffuse’.

Nell’arco della sua storia TED ha ospitato personaggi del calibro di Bill Gates, Al Gore, Stephen Hawking, Philippe Starck, Gordon Brown, Dniel Kahneman e Isabel Allende.

Oggi il progetto TED include il sito dove sono raccolti i video «TED Talks», il progetto «Open Translation» e «TED Ed», i «TED Fellows», oltre al «TED Prize» che si tiene ogni anno.

Con l’intento di ispirare sempre più persone TED ha lanciato, altresì, un programma di eventi locali organizzati in modo indipendente denominati TEDx. Il TEDx si è diffuso in più di 170 paesi e ha superato la soglia del miliardo di visualizzazioni sul canale YouTube TEDxTalks.

 Per acquistare gli ultimi biglietti rimasti occorrerà connettersi al sito ufficiale www.tedxnapoli.com e cliccare sulla sezione biglietti o direttamente al link https://goo.gl/XnLigr.

L’EVOLUZIONE DELLA TECNOLOGIA PER IL CONTRASTO ALLA CONTRAFFAZIONE

Alla Camera dei Deputati l’Intergruppo parlamentare  per la tutela del marchio aziendale presieduto dall’On. Guido Galperti ha incontrato Giuseppe Pacotto, CEO di  TESISQUARE®, per un confronto sulle evoluzioni tecnologiche per la lotta alla contraffazione finalizzata a tutelare i marchi del lusso 

Dalla tutela del marchio tramite le nuove tecnologie ICT nascono nuove opportunità per la valorizzazione del settore luxury del nostro Paese” – ha dichiarato l’On. Guido Galperti, Presidente dell’Intergruppo parlamentare per la tutela del marchio aziendale in occasione del recente incontro tenutosi a Roma presso la Sala Aldo Moro della Camera dei Deputati al quale ha partecipato anche Marco Felisati in rappresentanza di Confindustria. Per Galperti: “L’utilizzo illegale di un marchio aziendale, da parte di un soggetto contraffattore, fa venir meno il valore che, attraverso tale marchio, l’acquirente attribuisce ad un determinato bene”.

E’ intervenuto all’incontro, tra gli altri, anche l’On. Angelo Senaldi, Segretario della Commissione parlamentare per la lotta alla contraffazione. “Le nuove tecnologie – ha precisato – garantiscono una doppia tutela. Quella dei marchi, innanzitutto, la cui contraffazione causa danni economici e di reputazione. E quella dei consumatori, che hanno nuove opportunità di verifica su autenticità e provenienza di ciò che acquistano. Data la flessibilità di utilizzo che li caratterizza, i nuovi strumenti possono agire su un tema cruciale, quello della fiducia nel rapporto tra produttore e consumatore”.

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L’Intergruppo ha ospitato Marco Felisati in rappresentanza di Confindustria e Giuseppe Pacotto, CEO di TESISQUARE®, che ha presentato Tesi PYB (https://tesipyb.com), un sistema di certificazione ad alta tecnologia che garantisce al consumatore l’autenticità dei prodotti luxury e permette la loro tracciabilità prima e dopo l’acquisto, per tutti gli anni di vita del prodotto. “Tesi PYB rappresenta un importante strumento di lotta alla contraffazione – ha sottolineato Giuseppe Pacotto, CEO di TESISQUARE® – perché consente sia al Brand che al consumatore di monitorare ogni singola unità di prodotto e di intraprendere una serie di azioni finalizzate alla salvaguardia dell’autenticità, in una logica di condivisione delle informazioni”.

Il Brand può infatti disattivare il codice identificativo della singola unità di prodotto in caso di furto, vendita attraverso canali non autorizzati o presenza di codici identici (etichette contraffatte). Inoltre, attraverso l’App per smartphone e tablet, i clienti possono leggere il codice identificativo e verificare l’autenticità di qualsiasi prodotto in-store, on-line o in altri ambiti, segnalando eventuali prodotti fake e condividendo l’informazione di proprietà e autenticità anche attraverso i social network.

 L’Italia ha prodotto negli anni dei brand prestigiosi che godono di fama internazionale e che subiscono da anni danni economici e reputazionali derivanti dal fenomeno della contraffazione. Il mercato del falso, come segnala il rapporto CensisMinistero dello Sviluppo Economico, vale, solo in Italia, 6,9 miliardi di euro (in crescita del +4,4% rispetto al 2012). Le tecnologie ICT ed una costante opera di sensibilizzazione culturale rappresentano delle possibili soluzioni a questo fenomeno. 

 INTERGRUPPO PARLAMENTARE PER LA TUTELA DEL MARCHIO

L’Intergruppo, specificamente dedicato alla tutela del marchio, è stato costituito all’inizio dell’anno ed ha tra i suoi principali obiettivi quello di approfondire le questioni relative alla materia e dialogare e condividere le diverse esperienze con i colleghi degli altri Parlamenti, principalmente europei, al fine di creare un movimento di opinione consapevole sull’importanza e sul valore del marchio. Tutto ciò al fine di dare un contributo importante anche in un Paese come il nostro dove il marchio è un bene economico da tutelare, non solo ed esclusivamente per le singole aziende ma per l’intero Sistema Paese.  Il Presidente dell’Intergruppo parlamentare per la tutela del marchio è l’On. Guido Galperti.  Fanno parte dell’Intergruppo circa 30 parlamentari, tra Camera e Senato.

 TESISQUARE® – Where IT happens è la piazza delle soluzioni software collaborative nella quale persone, tecnologie e processi vengono interconnessi. L’azienda è protagonista da 20 anni nel mondo dell’Information Technology, con una presenza estesa a livello internazionale, un fatturato superiore ai 25 milioni di euro ed oltre 5.000 clienti. Le soluzioni di TESISQUARE® gestiscono ogni anno circa 100 milioni di transazioni e sono utilizzate in oltre 80 paesi da un network di 25.000 aziende; consentono di digitalizzare i processi lungo la supply chain estesa, dal produttore al consumatore finale, generando valore attraverso una piattaforma integrata di Sourcing and Procurement, Supply Chain Execution, Transportation Management, Retail and e-Commerce. TESISQUARE® abilita inoltre la collaborazione e la visibilità in tempo reale grazie a capabilities trasversali in ambito Governance, Risk and Compliance, Digital Transformation, E2E Control Tower e Supply Chain Finance: veri e propri acceleratori che permettono alle aziende di evolvere più rapidamente nel loro percorso di innovazione. La leadership in ambito supply chain execution e visibility è stata riconosciuta anche dalla principale società a livello mondiale di ricerca e analisi in ambito IT.             

Marketing & Big Data – La strategia Omnicanale in Italia è fondamentale per 2 imprese su 3, ma solo 1 su 10 sa interpretare i dati sul cliente

 

 Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano

www.osservatori.net

 Osservatorio Omnichannel Customer Experience

  

Sono 31,7 milioni[1] (pari al 60% della popolazione di età superiore a 14 anni) gli italiani che utilizzano Internet in una o più fasi del processo di acquisto, ma la personalizzazione del contenuto in funzione dell’utente che accede a un sito o a un’app non è ancora particolarmente diffusa: il 29% delle aziende analizzate la fa, il 43% ci sta lavorando, ma il 28% non l’ha ancora inserita nella tabella di marcia. Più della metà delle aziende intervistate non ha un unico Crm in cui raccoglie tutte le informazioni sull’anagrafica clienti provenienti dai diversi prodotti/brand/canali.

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L’approccio Omnicanale in Italia: per il 63% delle aziende è strategico, ma solo una su dieci è in grado di incrociare molteplici dati sul cliente e garantire un’esperienza integrata e coerente sui diversi punti di contatto .

L’importanza dell’omnicanalità da parte del top management si riflette sul coinvolgimento di più funzioni organizzative: il Marketing è attivo nell’88% dei casi, il Crm nel 68%, l’IT nel 59%, la Comunicazione nel 55% e le Vendite nel 39%. Ma solo nel 24% delle realtà considerate tutte le business unit interessate hanno un elevato grado di coinvolgimento.

Gli obiettivi della strategia omnicanale sono sia tangibili – incremento delle vendite (indicato dall’81% delle aziende del campione) e miglioramento della customer acquisition/aumento dei lead (64%) – che intangibili – come la personalizzazione delle comunicazioni (62%), il miglioramento dell’engagement (59%) e della loyalty (55%). Ancora poco diffusi gli obiettivi legati alla modifica e alla creazione di prodotti e servizi (rispettivamente 25% e 21%).

La quasi totalità delle aziende italiane raccoglie e immagazzina i dati di anagrafica/contatto (98% dei casi analizzati) e storico di acquisto (86%) e circa tre su quattro i dati provenienti da sistemi di analytics su canali proprietari (79%), indagini di mercato e customer satisfaction (76%) e risultati delle campagne pubblicitarie online (74%). Tuttavia quasi un quarto delle realtà non integra ancora alcuno di questi dati per crearsi una vista unica sul cliente e il 40% gestisce in quest’ottica al più due o tre tipologie di informazioni, tendenzialmente quelle più semplici (come anagrafica clienti e storico di acquisto).

Nel 63% dei casi l’omnicanalità è considerata strategica dai vertici aziendali, mentre per il 23%, pur essendo ritenuta rilevante, non rientra nelle direttrici di sviluppo di breve/medio termine e per il 9% non figura per nulla tra le direzioni strategiche aziendali. La base di partenza è la creazione di un Crm unico che integri tutti i dati sull’anagrafica clienti provenienti dai diversi prodotti/brand/canali, ma solo il 47% delle aziende intervistate dichiara di disporne.

Queste alcune delle evidenze emerse dalla prima edizione dell’Osservatorio Omnichannel Customer Experience, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano*, che ha condotto una ricercaattraverso oltre 100 interviste lato domanda e offerta, una survey condotta su un campione di grandi e medio-grandi aziende italiane appartenenti ai principali settori e tre momenti plenari di confronto e discussione che hanno coinvolto complessivamente oltre 150 aziende della domanda.

“Siamo di fronte a profondi cambiamenti del comportamento dei consumatori nella loro relazione con la marca, che avviene sempre più secondo una molteplicità di canali, in qualsiasi momento e luogo” afferma Giuliano Noci, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Omnichannel Customer Experience. “Sono ormai 31,7 milioni[2], pari al 60% della popolazione di età superiore a 14 anni, gli italiani che utilizzano Internet in una o più fasi del processo di acquisto e si aspettano, pertanto, di vivere esperienze di marca integrate sui vari punti di contatto (punto vendita, sito internet, eCommerce, social network, contact center, pubblicità)”.

“È evidente come anche le imprese italiane abbiano ormai intrapreso un percorso che prevede la creazione di più canali e punti di contatto attraverso cui il cliente possa interagire con l’azienda”, afferma Raffaello Balocco, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Omnichannel Customer Experience “Tuttavia, sono ancora distanti da una gestione integrata della relazione con il consumatore che possa garantire una customer experience olistica, coerente su tutti i canali e senza interruzioni o ridondanze nel passaggio da uno all’altro (omnicanale appunto) e si trovano, pertanto, di fronte alla necessità di trasformare la logica dei propri modelli aziendali da prodotto centrico a cliente centrico”.

Per poter garantire un’esperienza omnicanale ai consumatori, occorre adottare una strategia basata sui dati lungo tutto il processo di relazione con il cliente, dalla comunicazione alla vendita e al post-vendita.

Raccolta e analisi dei dati

Il punto di partenza è la raccolta dei dati disponibili in azienda a supporto del processo di relazione con il consumatore: dati che provengono da diversi touchpoint (dal punto vendita al sito Internet/eCommerce, dal call center alla pubblicità, dai canali di direct marketing alle mobile app), dati immagazzinati in svariati sistemi informativi (come Crm o sistemi di cassa) e dati che possono provenire non solo dall’interno, ma anche dall’esterno dell’azienda (ad esempio, acquistati da data provider terzi).

La sola raccolta di dati non è però sufficiente senza un’accurata fase di analisi, in cui si vanno a selezionare i dati realmente utili e di valore e a generare insight rilevanti, per massimizzare l’efficacia delle azioni di marketing e vendita. Essa permette, inoltre, di generare cluster di segmenti di clienti e di individuare per ciascuno di essi uno o più customer journey, ossia il percorso che i clienti compiono, attraverso diversi punti di contatto, nel processo d’acquisto (e utilizzo) di un determinato bene o servizio. Infine, questa fase prevede l’analisi dei contenuti fruiti dal consumatore (content intelligence) per comprenderne gli interessi e arricchirne così il profilo così da essere più efficaci nelle successive fasi di contatto.

Dalla Ricerca emerge che la quasi totalità delle aziende raccoglie e immagazzina i dati di anagrafica cliente e informazioni di contatto (98% dei casi analizzati) e di storico di acquisto (86%), tipologie di dati tipicamente raccolte a livello di singolo individuo. Molto diffusa è, comunque, anche la raccolta di dati provenienti da sistemi di analytics su canali proprietari (79%), indagini di mercato e customer satisfaction (76%) e risultati delle campagne pubblicitarie online (74%): questi dati sono invece tendenzialmente gestiti a livello aggregato.

“La maggioranza delle realtà (40%), però, si limita al più ad incrociare due o tre tipologie di dati, tendenzialmente quelle di anagrafica clienti e storico d’acquisto, mentre poco più di una su tre è in grado di integrare anche dati più complessi (come quelli provenienti da analytics, advertising, interazioni one to one). Inoltre quasi un quarto delle realtà non integra ancora alcun dato per crearsi una vista unica sul cliente”, dichiara Marta Valsecchi, Direttore dell’Osservatorio Omnichannel Customer Experience. “Colpisce, inoltre, il fatto che più della metà delle aziende intervistate non abbia ancora un unico Crm che raggruppi tutti i dati sull’anagrafica clienti provenienti dai diversi prodotti/brand/canali.”

Oltre un terzo delle aziende rispondenti non traccia né ricostruisce, ad oggi, il customer journey del cliente, il 44% lo fa ma solo sui touchpoint digitali, mentre il 20% è in grado di farlo su tutti i canali (fisici e digitali).

Attivazione dei dati

A valle della creazione di una vista unica sul cliente e della generazione degli insight vi è la fase in cui i dati vengono “attivati” per generare iniziative di comunicazione, marketing o vendita profilate sulla base del consumatore a cui sono indirizzate (o del suo cluster di appartenenza). Lo scopo è interagire con lo specifico cliente attraverso azioni per lui rilevanti, nel momento più opportuno, nel giusto contesto e attraverso il corretto canale.

L’automazione di tale processo (Marketing Automation) consente alle aziende di mettere in campo azioni di marketing, comunicazione e vendita più tempestive e di misurarne rapidamente l’efficacia: se l’utilizzo di regole e automazioni è piuttosto frequente a livello di singolo canale di contatto, le aziende italiane sono ancora lontane da un approccio integrato su tutti – o almeno molti – dei touchpoint a disposizione. Solo il 16% delle aziende rispondenti alla survey dichiara, infatti, di gestire in maniera integrata tutti o quasi i propri punti di contatto e, inoltre, ben un quarto delle aziende interrogate non pratica alcuna gestione integrata. Anche la personalizzazione del contenuto in funzione dell’utente che accede a un sito/app non è ancora particolarmente diffusa: il 29% delle aziende del campione lo fa, il 43% ci sta lavorando, ma il 28% non l’ha ancora inserita nella tabella di marcia.

“In sintesi, dunque, in Italia, l’implementazione di strategie omnicanale è ancora agli inizi nella gran parte delle realtà, come testimoniato dai numerosi indicatori di maturità rilevati nel corso della Ricerca” afferma Nicola Spiller, Direttore dell’Osservatorio Omnichannel Customer Experience.“Possiamo affermare che solo il 10% del campione di imprese analizzato abbia già una discreta maturità nella gestione integrata dei punti di contatto e nella creazione di una vista unica sul cliente. All’opposto, quasi la metà delle aziende intervistate è ancora in una fase embrionale su entrambi i fronti”.

L’impatto sull’organizzazione aziendale e i possibili benefici

Andando ad analizzare la situazione italiana emerge che, in termini di commitment del vertice aziendale, nel 63% dei casi l’omnicanalità è considerata importante: è infatti prioritaria nell’8% delle imprese del campione, mentre nel 55% è una delle direzioni di sviluppo strategico. Per il 23% essa, pur essendo ritenuta rilevante, non rientra nelle direttrici di sviluppo di breve/medio termine. Infine per il 5% essa è prioritaria solo per una specifica business unit e per il 9% non rientra per nulla tra le direzioni strategiche aziendali. La generale consapevolezza dell’importanza dell’omnicanalità da parte del top management si riflette sul coinvolgimento di più funzioni organizzative: il Marketing è attivo nell’88% dei casi, il Crm nel 68%, l’IT nel 59%, la Comunicazione nel 55% e le Vendite nel 39%. A queste si aggiungono le funzioni Digital e Customer Experience, presenti in azienda rispettivamente nel 65% e nel 39% dei casi analizzati. A fronte di ciò emerge, tuttavia, come vi siano gradi di commitment molto diversificati a livello delle diverse funzioni aziendali coinvolte. Solo nel 24% delle realtà considerate tutte le business unit interessate hanno un elevato grado di commitment; nel 54% dei casi ciò non avviene per una diversa percezione dei benefici e nel 17% dei casi per un disallineamento negli obiettivi specifici di ciascuna funzione.

Dal punto di vista dell’impatto delle singole azioni, solo nel 25% delle aziende intervistate è presente un sistema di misurazione completo di tutti i principali obiettivi correlati alla customer experience, mentre per il 64% la misurazione è parziale o relativa solo ad alcuni obiettivi e il rimanente 11% dichiara di non disporre di un sistema di misurazione adeguato.

“Dalla fotografia delle aziende italiane emerge come una buona parte di esse abbia messo in campo azioni volte a rafforzare la propria capacità di generare insight: il 50% di esse, infatti, ha strutturato competenze di analisi dei dati e generazione di insight all’interno delle diverse funzioni aziendali”, aggiunge Nicola Spiller, Direttore dell’Osservatorio Omnichannel Customer Experience. “Un ulteriore 26%, inoltre, ha creato un team trasversale che si occupa di questa attività. Per quanto riguarda invece la gestione di progetti di revisione delle attività di marketing in ottica data driven, è evidente che ci siano ancora ampi margini di miglioramento: solo il 37% delle aziende intervistate, infatti, afferma di aver attualmente strutturato un gruppo deputato a gestire tali tipologie di progetti”.

“Attraverso strategie di omnicanalità può essere perseguita un’ampia varietà di obiettivi”, conclude Marta Valsecchi, Direttore dell’Osservatorio Omnichannel Customer Experience.“Tra quelli di maggior priorità per le aziende analizzate nella Ricerca vi sono sia obiettivi tangibili – quali incremento delle vendite (81% dei casi) e miglioramento della customer acquisition/aumento dei lead (64% dei casi) – sia obiettivi intangibili – quali personalizzazione delle comunicazioni (62% dei casi), miglioramento dell’engagement (59% dei casi) e miglioramento della loyalty (55% dei casi). Sono invece ancora poco diffusi obiettivi legati al miglioramento e alla creazione di prodotti e servizi (rispettivamente 25% e 21%)”.

*L’edizione 2017 dell’Osservatorio Omnichannel Customer Experience è realizzata con il supporto di Accenture Interactive, Adobe Systems Italia, Alpenite, Kettydo+, Poste Italiane, SPLIO, Stay Human Group, THRON; Adabra, Fastweb, GS1 Italy, MailUp, rdcom.it, Ubiquity.

[1] Osservatorio Multicanalità, 2017.

[2] Osservatorio Multicanalità, 2017.

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