Dopo un anno e 3.335 video in realtà virtuale, Sygic Traveler termina il lavoro dei suoi sogni

Ha realizzato 3.335 video in realtà virtuale dai luoghi più belli del mondo. Ora, a un anno dall’assunzione, il viaggiatore Michal Galik conclude il lavoro dei suoi sogni in Sygic, azienda nota in tutto il mondo soprattutto per il suo software di navigazione. Michal ha utilizzato una particolare videocamera a 360° per documentare un totale di 1.264 città, da Bangkok a San Francisco, passando per Bratislava. La videocamera dall’aria sospetta è spesso costata a Michal controlli di sicurezza, ma i suoi video in realtà virtuale hanno permesso a Sygic di essere fonte di ispirazione per moltissimi viaggiatori in tutto il mondo e di fornire dati interessanti ad altre aziende nel settore viaggi.

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 “Per Sygic, possedere propri contenuti di viaggio ha un valore eccezionale. Se questi video a 360° sono un valido mezzo promozionale, il loro utilizzo principale è in realtà all’interno delle nostre app di viaggio Sygic Travel e Sygic Travel VR, e li condividiamo anche con altre aziende attive nel mondo del turismo, spesso all’interno di un pacchetto che comprende mappe offline o il nostro database di attrazioni turistiche”, afferma Lukas Nevosad, CEO di Sygic Travel. “Esattamente come la fotografia, la realtà virtuale è diventata una parte ugualmente importante del viaggio. Prima di prenotare una stanza d’hotel gli utenti vogliono farci un tour virtuale. Allo stesso modo potrebbero volere dare un’occhiata agli antichi templi della Cambogia prima di intraprendere un viaggio in quel paese”, aggiunge.

Per creare un database di oltre 3.330 video in VR Michal ha impiegato poco più di un anno. Ha trascorso 195 giorni esatti in viaggio, 149 dei quali impiegati a registrare i video. Il resto dell’anno è servito all’elaborazione del materiale. Nel complesso, ha preso 46 voli aerei e ha percorso oltre 82.000 km, 1.500 dei quali a piedi, che equivale a camminare da Bratislava fino a Barcellona. Il lavoro dei suoi sogni gli ha offerto l’opportunità di visitare più di 1.260 monumenti storici, girare video di 171 fra chiese, templi e moschee, nonché godersi la vista da 16 grattacieli e 41 torri. Tra i video più interessanti ci sono quelli girati a bordo di un tuk tuk in India e sul dorso di un cammello in Egitto, mentre altri sono stati realizzati in cima a una ruota panoramica a Hong Kong e su una gondola a Venezia. Chi vuole programmarsi le proprie vacanze può vedere anche “One day in”, una serie di video che permette di scoprire vari luoghi diversi in un’unica volta.

 

La VR travel app è volta a favorire la missione di Sygic di migliorare l’esperienza di viaggio degli utenti di tutto il mondo. Ora gli utenti potranno conoscere le principali località del pianeta direttamente dal salotto di casa, sfruttando una tecnologia che aiuta i viaggiatori a esplorare le potenziali destinazioni prima di partire per le vacanze. L’azienda è la prima al mondo a offrire tour di viaggio virtuali a 360° con voci fuori campo e 40 destinazioni attualmente presenti nella lista.

 

 

 

Informazioni su Sygic

Fondata a Bratislava (Slovacchia) nel 2004, Sygic è una Deloitte Fast 50 Company nonché la prima a offrire sistemi di navigazione per iPhone e la seconda per i dispositivi Android. Con oltre 200 milioni di singoli utenti, l’app GPS di Sygic resta leader nello sviluppo di sistemi di navigazione globale per i settori dei viaggi e dell’automobilismo. 

 

Exit per P101 Ventures: la partecipata Octorate (prima soluzione allone per hotel, B&B e vacation rental) acquisita da Gruppo Dylog Italia SpA

 

Exit per P101 Ventures:

la partecipata Octorate (prima soluzione all-in-one per hotel, B&B e vacation rental)

acquisita da Gruppo Dylog Italia SpA

 

Octorate, la prima start-up italiana specializzata in soluzioni All-in-One per hotel, B&B e strutture ricettive, viene ceduta all’interno di un accordo siglato da P101 Ventures, il fondo di venture capital specializzato in investimenti in società digital e technology driven, e il Gruppo Dylog Italia SpA, leader nazionale di sviluppo e distribuzione di applicazioni software.

 

L’operazione rappresenta per i soci investitori di P101 Ventures una exit a circa due anni di distanza dall’investimento iniziale nel capitale della start-up. Un risultato significativo se si pensa che l’Italia, in termini di exit e IPO, è classificata all’8° posto sui 15 Paesi che dal 2010 al 2017 hanno avuto una maggiore attività in questo senso.[1]

 

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Per il Gruppo Dylog SpA, tra i principali player ICT del mercato nazionale con circa 60mila clienti in Italia e all’estero, l’ingresso nel gruppo della cloud computing company amplia e integra l’offerta e testimonia la volontà di proseguire nel processo di rafforzamento della propria posizione di eccellenza tecnologica nel settore dell’hospitality e di internazionalizzazione dei propri servizi.

 

A settembre del 2015, Octorate è entrata nel portafoglio di P101 con un round di 500.000 euro e in soli due anni ha registrato una rapida crescita, acquisendo clienti in oltre 50 paesi in tutto il mondo e diventando un punto di riferimento in Italia e in Europa. Octorate è tra le soluzioni tecnologiche più complete e versatili disponibili sul mercato, grazie anche a partnership consolidate con protagonisti del settore come Booking.com, Expedia, Google, TripAdvisor e oltre 120 canali di vendita e distribuzione online, tra cui OTA, Metasearch e GDS.

 

L’operazione fornisce alla start-up la possibilità di implementare l’ulteriore sviluppo della piattaforma all’interno di un gruppo a forte connotazione industriale, al fine di accrescere la propria posizione di leadership in Italia e all’estero, offrendo una soluzione tecnologica sempre più in linea con le esigenze del settore. Il fondatore e CEO di Octorate Fabrizio Scuppa rimarrà alla guida operativa della società, condividendo con il Gruppo Dylog Italia Spa un piano di crescita su scala globale.

 

Ad esprimere la propria soddisfazione per l’operazione è l’Ing. Daria Ocleppo, Direttore del mercato Ho.Re.Ca del Gruppo Dylog Italia SpA: “L’investimento effettuato garantisce di completare, rafforzare e integrare un’offerta già ampia e importante di servizi IT per il mondo dell’hospitality. L’operazione s’inserisce nel solco della nostra strategia, che mira a offrire alla clientela tutti i vantaggi di soluzioni caratterizzate da qualità, affidabilità e semplicità d’uso. Obiettivi che potremo perseguire con Octorate, con cui condividiamo la passione per l’innovazione e la proposizione di servizi all’avanguardia in un mercato in continua evoluzione.”

 

“L’investimento di P101 ci ha permesso di sviluppare una tecnologia all’avanguardia,” aggiunge Fabrizio Scuppa, CEO e Founder di Octorate. “L’integrazione di una società giovane e dinamica con un gruppo a forte connotazione industriale come Dylog rappresenta una grande opportunità. La significativa presenza sui mercati nazionali e internazionali e un portafoglio di offerta arricchito dallo sviluppo congiunto potranno generare enormi vantaggi, che incideranno sulla capacità competitiva del Gruppo.”

 

Giuseppe Donvito, Partner di P101 che ha seguito l’operazione, sottolinea che “nel tempo, anche grazie alla costruttiva collaborazione fra P101 e Octorate, quest’ultima è divenuta una delle migliori soluzioni Hotel SaaS (Software as a Service) sul mercato” e “l’exit rappresenta anche un caso di successo virtuoso di innovazione che ha visto una corporate affermata acquisire una società nel portafoglio di un fondo di Venture Capital.”

 

Informazioni su P101

P101 è un fondo di venture capital specializzato in investimenti in società digital e technology driven. Nato nel 2013, con una dotazione corrente di quasi 70 milioni di euro e 26 società in portafoglio, P101 si distingue per la capacità di mettere a disposizione degli imprenditori di nuova generazione, oltre a risorse economiche, anche competenze e servizi necessari a dare impulso alla crescita delle aziende. Il fondo, promosso da Andrea Di Camillo – 15 anni di esperienza nel venture capital e tra i fondatori di Banzai e Vitaminic – e partecipato da Azimut, Fondo Italiano di Investimento e European Investment Fund, collabora con i maggiori acceleratori privati, tra cui HFarm, Nana Bianca, Boox e Club Italia Investimenti. Tra le partecipate: Borsa del Credito, Cortilia, Tannico, Musement e MusixMatch. Le società partecipate da P101 occupano oggi complessivamente oltre 500 risorse e generano un fatturato in costante crescita e già oggi superiore agli 80M annui. P101 prende il nome dal primo personal computer prodotto da Olivetti, negli anni ’60, esempio di innovazione italiana che ha lasciato il segno nella storia della tecnologia digitale.

 

Informazioni su Octorate

Octorate offre un servizio Cloud All-in-one per gestire le prenotazioni, la fatturazione e le attività quotidiane di alberghi e strutture turistiche. L’obiettivo di Octorate è rendere albergatori e proprietari maggiormente autonomi ed efficienti. In oltre 50 paesi in tutto il mondo, strutture ricettive grandi e piccole utilizzano la tecnologia Octorate per le prenotazioni online delle loro proprietà, per un giro d’affari di oltre 700 milioni di euro.

 

Informazioni su Dylog Italia SpA

Innovazione, ricerca e attenzione alla qualità hanno portato Dylog ad essere uno dei leader nazionali nel settore dell’Information Technology. Da oltre trentacinque anni, Dylog significa serietà, qualità, affidabilità. La capacità di anticipare le esigenze del mercato fa di Dylog un solido punto di riferimento ed un partner insostituibile per migliaia di aziende e di liberi professionisti, in grado di offrire valore aggiunto alle loro attività. La solidità e la concretezza che contraddistinguono Dylog, l’hanno portata ad acquisire e integrare altre aziende leader tra cui il Gruppo Buffetti SpA. Dylog, tramite l’Hi-Tech Department è anche uno dei principali player mondiali del controllo qualità non distruttivo, tramite visione a raggi X, nelle industrie alimentari e farmaceutiche.

 


[1] Dati tratti da “Startup M&As report 2017” della Fondazione “Mind the Bridge” su dati forniti da Crunchbase

 

Poly la prima stampante 3D portabile realizzata da 3Drap

3D Rap, una storia di creatività, curiosità, innovazione e passione comune. Sei ragazzi, quattro studenti di ingegneria, un designer e un web developer, tutti campani, abitano a poche spanne di terra l’uno dall’altro, e sono tutti accomunati dalla stessa passione per la progettazione e dalla stessa spinta entusiasta verso l’innovazione. Si chiamano Domenico, Antonio, Beniamino, Davide, Giovanni e Adriano.

Ho intervistato uno dei fondatori, Domenico Orsi:

Qual è la storia di 3Drap?

3DRap oggi è  un’azienda di prototipazione ed engineering 3D; 3D Rap è un team di cervelli che lavorano in tandem, scambiandosi idee e suddividendosi mansioni, in quella fucina creativa che è il laboratorio di Capocastello , un borgo medievale minuscolo in termini di dimensioni, ma dalla voce forte di un gigante seduto in cima a una montagna.

Se dovessimo riassumere tutta la storia del team in una sola parola, questa sarebbe senz’altro Poly.

Poly è una stampante 3D la cui struttura è interamente stampata in 3D. È una stampante multitool, che utilizza un firmware e un software open source, fatta completamente in PLA, materiale biodegradabile totalmente ecologico. Abbiamo già accennato che è azionata da un motorino per DVD, e questo chiude la triade delle parole chiave alla base della filosofia di 3DRap: open-source, eco-friendly, e upcycling. Poly è una stampante dotata di ugello estrusore, laser per incisioni, un kit per il cioccolato, tutti rapidamente sostituibili grazie a un meccanismo di attacco e sgancio magnetico. Ha un’area di stampa di 6cmx6cmx6cm e può realizzare, oltre a innumerevoli oggetti in plastiche diverse (pla, abs e altro), disegni e cioccolatini.

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Qual è il business model?

Il business model consiste nel fornire un servizio che si può riassumere nel semplice motto. “materializza la tua idea”. Una piattaforma online concepita per seguire il cliente durante il ciclo di vita dell’oggetto da realizzare. Dalla bozza su carta al prototipo 3d finito. Passando per fasi come ingegnerizzazione e design. Nel caso in cui il cliente abbia bisogno di realizzare il prodotto in una piccola serie lo mettiamo nelle condizioni di autoprodurselo attraverso stampanti 3d custom pensate ad hoc. La nostra vision è quella di riuscire a soddisfare anche produzioni su vasta scala utilizzando tecniche come il soft-tooling capaci di abbattere i costi di realizzazione di stampi ad iniezione anche di 20 volte.

Ad oggi quali sono i risultati raggiunti?

Grazie al settore del sim racing, un mercato di nicchia che riguarda il mondo dei simulatori di guida online, per il quale produciamo mod ed accessori in 3d, abbiamo triplicato il fatturato in meno di un anno raggiungendo 200k  in 12 mesi e 70 paesi nel mondo. Siamo convinti che grazie ad altri progetti come poly riusciremo nel breve periodo a migliorare ancora di più le nostre performance. Inoltre abbiamo da poco intrapreso un nuovo progetto che non possiamo ancora svelare che riguarda le criptovalute.

Quai sono i dati relativi al mercato delle stampe 3d in italia e nel resto del mondo?

Per Keith Kmetz, direttore delle ricerche in ambito Imaging, Printing e Document Solutions di IDC, il mercato delle stampanti 3D è pronto per un’adozione su larga scala.Tuttavia, per Chute, la stampa 3D non si trasmette linearmente su tutte le industry: fornitori di tecnologia e di servizi devono interpretare le differenze d’uso, il costo dei materiali e le aspettative dei clienti nei vari mercati. Che è anche come dire che il mercato della stampa 3D industriale è diverso dal mercato desktop, che a propria volta muta rispetto a quello della stampa 3D biomedicale (altro settore in forte crescita, come ha stabilito anche Allied Research).

Le due opinioni arrivano a margine della nuova versione del rapporto 3D Printing Spending Guide, che dàil settore della stampa 3D in rapida espansione nei prossimi tre anni. IDC prevede infatti che la stampa 3D si espanderà a livello globale con un tasso di crescita annuo composto del 27%. Ciò significa che l’industria, che nel 2015 valeva quasi 11 miliardi di dollari, raggiungerà i 26,7 miliardi di dollari entro il 2019.A trainare la crescita saranno i mercati dell’Europa occidentale, Asia e Stati Uniti. La porzione complessiva di spesa globale in stampa 3D per queste tre macro aree è prevista in aumento dal 59,2%, registrato nel 2014, a circa il 70% entro il 2019.

Secondo le stime di IDC il mercato dell’Europa occidentale, che ha chiuso il 2015 a quota 2,5 milardi, nel 2019 varrà 7,2 miliardi di dollari, con un tasso medio annuo di crescita superiore a quello mondiale: 29,6%. Lo farà grazie alla notevole crescita nel settore healthcare e negli altri mercati verticali

Questo sarà il risultato di una maggiore adozione di applicazioni di stampa 3D nel settore industriale. La Cina, in particolare, è destinata a diventare leader di mercato per l’hardware.

È senza dubbio uno dei tassi di crescita più ambiziosi che si possano registrare nell’attuale situazione economica.

Rafforza il concetto il direttore della Consumer Insights, sempre di IDC, Christopher Chute, per il quale la stampa 3D per molti anni è stato un pilastro nei mercati manifatturieri specializzati come l’ automotive e l’aerospaziale. Ma è solamente negli ultimi tre anni, che le stampanti 3D a basso prezzo e i materiali a prezzi accessibili sono riusciti ad ampliare il mercato della stampa 3D, aprendolo a realtà dell’istruzione, sanità, della maniufattura in genere e, anche, dei consumatori.

Stampa 3D: un mercato da 26,7 miliardi di dollari nel 2019

Siete una startup innovativa? quali difficoltà state trovando e che tipo di finanziamento state cercando?

No, contiamo di diventarlo presto depositando brevetti industriali. Al momento tutto il settore di ricerca e sviluppo riusciamo ad autofinanziarlo con i nostri introiti ma per quanto riguarda la produzione in grandi serie abbiamo trovato parecchie difficoltà nel cercare soluzioni economiche adatte ad una startup come la nostra. Abbiamo quindi deciso, come nel caso di poly, di rivolgerci direttamente ai nostri potenziali clienti attraverso raccolte fondi online su kickstarter.

Monginevro porta la “smart city” sulle piste da sci grazie a Orange

Orange Business Services annuncia il suo primo “Smart Resort” a Monginevro, nelle Alpi, parte di un progetto che sarà sviluppato in tutta la Francia.
La trasformazione digitale di Monginevro è coordinata attraverso una strategia “smart city” che combina Wi-Fi gratuito, un’app mobile disponibile da inizio dicembre per iOS e Android e analisi dei big data. Gli obiettivi sono triplici: migliorare l’esperienza turistica in montagna, facilitare la vita a residenti e visitatori e sostenere lo sviluppo economico e turistico di una delle più antiche stazioni sciistiche della Francia.
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I dettagli nel  comunicato stampa:
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ONLINE LA PRIMA PIATTAFORMA DI TELECONSULTO ONCOLOGICO

Ideata dalla start up Ultraspecialisti.com e realizzata da Exprivia consente di ricevere pareri, diagnosi e terapie senza spostarsi da casa

È online la prima piattaforma web per il consulto a distanza di medici specialisti oncologi. Messa a punto da Exprivia – gruppo internazionale specializzato in Information and Communication Technology – la piattaforma informatica consente a pazienti con malattie gravi conclamate o con prima diagnosi di sospetta malattia grave, di scegliere e consultare online medici specialisti senza dover affrontare viaggi e trasferte in altre città o regioni e nel pieno rispetto della normativa sulla privacy.

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Il servizio di teleconsulto oncologico è stato ideato da Ultraspecialisti.com, una start up che ha vinto il premio InnovitsGymnasium 2017 – dedicato alle start up che si distinguono con progetti innovativi – ed è stata selezionata dalla BEI (Banca Europea degli Investimenti) fra 308 candidati di vari paesi, classificandosi fra le prime cinque selezionate per accesso al finanziamento e supporto manageriale di mentoring.

Ogni anno in Italia 800 mila persone si spostano tra le regioni alla ricerca di una cura migliore. La piattaforma realizzata da Exprivia, attraverso il sito di Ultraspecialisti.com, mette in contatto il paziente con il medico più esperto in quell’area terapeutica, al quale è possibile trasferire da remoto tutti gli esami effettuati e fornire le risposte alle domande di anamnesi, ricevendo poi una diagnosi appropriata, pareri e consigli di cura senza doversi spostare da casa.

Dopo cinque mesi di test, durante i quali la piattaforma è stata messa a disposizione gratuita dei pazienti per validare il servizio, l’attività di teleconsulto è oggi attiva e sta incontrando il favore di molti pazienti in tutta Italia. Riservato per ora alle malattie oncologiche sulle quali è stato ampiamente testato, il servizio sarà in futuro ampliato anche ad altre patologie che richiedono il consulto o una second opinion di medici esperti e non facilmente reperibili vicino alla propria residenza.

Italiani sul Web – Oltre 6 minuti “online” su 10 sono trascorsi da Mobile; da Smartphone e Tablet il traffico passa all’87% attraverso le App

comScore pubblica il nuovo “Global Mobile Report”, per offrire una panoramica sull’uso dei dispositivi Mobile in 14 Paesi nel Mondo


Il 26% degli italiani naviga solo da smartphone o tablet


Oltre 6 minuti su 10 online in Italia (62%) sono trascorsi da dispositivi Mobile, attraverso un numero ristretto di App (solo le “top 11” raggiungono il 20% di penetrazione).

 

Il Mobile ha conquistato una posizione di primo piano in tutto il mondo: conta per oltre la metà dei minuti complessivi spesi online in 13 Paesi, con quote che superano il 75% in Messico, India e Indonesia. In Italia questa percentuale si ferma al62%, in linea con i dati di USA e Regno Unito.

Tuttavia, una percentuale significativa della popolazione internet italiana è fortemente dipendente dai dispositivi mobili. Le persone che accedono al web esclusivamente da Mobile sono il 26% della popolazione italiana, una percentuale molto più alta di paesi come Germania, Regno Unito e Stati Uniti (rispettivamente 4%, 8% e 12%), mercati in cui la maggioranza accede da più piattaforme.

L’Italia risulta anche il mercato più polarizzato in assoluto per quanto riguarda l’utilizzo di app: oltre l’87% del tempo trascorso via mobile è infatti speso all’interno di un’app, ma in termini di reach in Italia solo 11 app riescono a raggiungere un livello di audience abbastanza consistente attorno al 20% di penetrazione (contro le 20 degli USA o le 17 del Regno Unito).

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Queste alcune delle evidenze provenienti dalla relazione internazionale sull’uso dei dispositivi mobili per il 2017 di comScore, intitolata “Global Mobile Report”.

Questo nuovo studio si propone di esaminare le audience mobile, le categorie di contenuti e le applicazioni che stanno modificando il panorama digitale globale. La relazione si basa su dati multi-piattaforma relativi a 14 mercati internazionali (Stati Uniti, Canada, Francia, Germania, Italia, Spagna, Regno Unito, Argentina, Brasile, Messico, Cina, India, Indonesia e Malesia) allo scopo di evidenziare trend globali e differenze regionali nell’utilizzo dei dispositivi mobili. 
Il report completo è disponibile alla pagina www.comscore.com/ita/GlobalMobile2017

L’adozione del mobile avviene in maniera tutt’altro che uniforme a livello globale”, commenta Will Hodgman, Executive Vice President of international sales presso comScore. “Questa relazione dimostra che identificare le aree in cui il consumo digitale tende a concentrarsi sulle piattaforme mobili permette a proprietari di media, inserzionisti e relativi centri media di portare alla luce nuove opportunità potenziali in termini di audience e contenuti. Con l’ampliamento della misurazione delle audience mobile a livello granulare e basata su dati panel, comScore intende perseguire l’intento di individuare nuovi trend da azionare.

Il Global Mobile Report si concentra sulle seguenti tematiche:

  • La percentuale del tempo digitale complessivo dedicato al mobile (e alle app) con le relative quote di audience, approfondendo anche l’influenza dei modelli di utilizzo “mobile-only” sul panorama digitale;
  • Le dinamiche a livello delle singole categorie di contenuti, identificando le categorie maggiormente caratterizzate da comportamenti “mobile first”;
  • I comportamenti dei consumatori in relazione alle transazioni da mobile;
  • I brand e le applicazioni mobile che hanno conquistato posizioni dominanti nelle categorie di Messaggistica Istantanea, Notizie, Retail e Social Media;
  • La maturità del mercato globale delle app, con identificazione delle categorie che registrano una crescita costante.

I panel mobile migliorati in Germania, accanto a quelli di Francia e Argentina, hanno l’effetto di ampliare le già avanzate soluzioni comScore per la misurazione dell’universo mobile, le quali oggi si concentrano su ben 14 mercati globali. comScore è intenzionata a espandere ulteriormente le proprie capacità di misurazione del mobile a livello globale.

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Informazioni su comScore
comScore, Inc. è una società leader specializzata nella misurazione cross-platform a livello globale di audience, brand e comportamenti di consumo. Nel gennaio 2016, comScore ha completato la fusione con Rentrak Corporation per la creazione di un modello di misurazione inedito applicabile ai contesti di consumo odierni, sempre più dinamici e multi-piattaforma. Costruito con un approccio meticoloso fortemente incentrato sull’innovazione, il nostro straordinario data footprint combina un patrimonio di dati proprietari sul mondo digitale, la TV e il cinema a informazioni demografiche approfondite per quantificare su scala globale i comportamenti multischermo dei consumatori. Tale approccio aiuta le aziende nel mondo dei media a monetizzare interamente le proprie audience, offrendo ai marketer gli strumenti necessari per raggiungere efficacemente i consumatori. Con oltre 3200 clienti e una presenza globale in oltre 75 Paesi, comScore rappresenta il futuro della misurazione nel campo della pubblicità digitale. Le azioni comScore sono negoziate sul mercato OTC (OTC: SCOR). Per maggiori informazioni su comScore, visitare comscore.com/ita.

STARTUP -UNILEVER E LAZIO INNOVA LANCIANO UNA NUOVA CHALLENGE

Il 2 dicembre la Regione Lazio ha presentato la nuova Open Innovation Challenge lanciata da Unilever. Obiettivo è accelerare la crescita dell’azienda con il contributo di startup e innovatori del Lazio. 

Presso lo stand regionale al Maker Faire – la Regione Lazio, attraverso Lazio Innova, presenta insieme a Unilever la nuova Open Innovation Challenge, finalizzata alla ricerca di soluzioni innovative per modelli di comunicazione e distribuzione 2.0 legati al lancio di due nuovi prodotti delle marche Lipton ed Hellmann’s.

Obiettivo: raggiungere un mercato sempre più giovane e dinamico.

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Attraverso la Open Innovation Challenge la Regione Lazio ha gettato una nuova strategia per favorire l’incontro fra domanda e offerta di innovazione con il lancio di sfide, challenge appunto, con cui le medie/grandi aziende che hanno uno specifico bisogno di innovazione sfidano le startup e i talenti a proporre soluzioni innovative. Un’opportunità per gli innovatori che vivono al di fuori della realtà aziendale che va a colmare il GAP tra il vecchio e il nuovo modo di sviluppare business. 

La Open Innovation Challenge è giunta alla sua quarta sfida e vede adesso protagonista Unilever Italia che si rivolge alle startup e ai talenti con la voglia di mettersi in gioco nel settore Food & Beverage.

“Siamo soddisfatti del successo riscosso finora dallo strumento della Challenge, previsto dal programma «StartupLazio!», a conferma del carattere fortemente innovativo della strategia regionale nelle politiche di sviluppo economico – dichiara Andrea Ciampalini, direttore generale di Lazio Innova. Dalle prime tre sfide lanciate, abbiamo ricevuto 40 proposte con 18 startup e team selezionati per svolgere un percorso di mentorship ad hoc con le aziende madrine e mentor esperti. Proprio qui al Maker Faire chiudiamo oggi la challenge con FAI e Unidata e lanciamo quella proposta da Unilever Italia, multinazionale leader nel settore Food & Beverage, comparto produttivo che vede il Lazio protagonista di un percorso innovativo rilanciato con Expo 2015”.

Le Open Innovation Challenge sono nate con l’obiettivo di creare percorsi di collaborazione tra medie/grandi aziende, startup e innovatori, per promuovere e facilitare l’acquisizione e l’adozione di nuove idee, processi innovativi, prodotti originali e servizi, capaci di dare a specifici prodotti e brand un ruolo nuovo. “In Unilever siamo pronti a cogliere le potenzialità delle nuove generazioni, supportando i loro progetti innovativi per rispondere alla realtà di mercato attuale attraverso gli occhi dei consumatori 4.0”, afferma Gianfranco Chimirri, Direttore Risorse Umane di Unilever Italia. “La challenge che abbiamo lanciato in collaborazione con Lazio Innova rappresenta un’opportunità per i talenti a cui ci rivolgiamo e per la crescita dell’Azienda sia in termini di profitti sia di mentalità aziendale”, prosegue Gianfranco Chimirri.

I sei finalisti, scelti da un Advisory Board, avranno accesso a un percorso di mentorship sotto la guida di Unilever ed esperti del settore. Al termine del percorso, il vincitore si aggiudicherà un premio in denaro di 10.000 euro messo a disposizione da Lazio Innova.

 Per candidarsi alla sfida, iscriversi su challenge.lazioinnvatore.it entro il 7 gennaio 2018.

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Unilever è una delle principali aziende che operano nei mercati Food, Refreshment, Home e Personal Care. Radicata in oltre 190 paesi in tutto il mondo raggiunge, attraverso i suoi prodotti, 2,5 miliardi di consumatori ogni giorno.

Unilever impiega circa 169.000 persone in tutto il mondo e ha registrato un fatturato di €52,7 miliardi nel 2016. Circa il 57% del fatturato dell’azienda deriva dai paesi in via di sviluppo e dai mercati emergenti.

Il portafoglio dell’azienda include oltre 400 brand presenti nelle case di tutto il mondo tra cui Dove, Sunsilk, Knorr, Algida, Magnum, Lipton, Mentadent, Svelto e Coccolino.

L’Unilever Sustainable Living Plan (USLP), piano per la crescita sostenibile dell’azienda, definisce tre macro-obiettivi:

·       Aiutare più di 1 miliardo di persone a migliorare le loro condizioni di salute e il loro benessere entro il 2020

·       Dimezzare l’impatto ambientale dei nostri prodotti entro il 2030

·       Migliorare le condizioni di vita di milioni di persone entro il 2020

 

Lo USLP funge da guida che porta alla creazione di valore, aumentando crescita e fiducia  e riducendo rischi e costi. I brand sostenibili dell’azienda, infatti, crescono del 50% più velocemente rispetto agli altri marchi e rappresentano circa il 60% della crescita registrata da Unilever nel 2016.

Nel 2017, Unilever si è classificata in prima posizione all’interno del Dow Jones Sustainability Index nella sua categoria di riferimento. Il FTSE4Good Index ha assegnato all’azienda il punteggio più alto nella categoria Ambiente. Inoltre, Unilever guida da sette anni il ranking Global Corporate Sustainability Leaders, risultato della ricerca che GlobeScan/SustainAbility conduce ogni anno. Infine, Unilever si è impegnata a divenire carbon positive entro il 2030.

Per ulteriori informazioni su Unilever e i suoi marchi potete visitare il sito www.unilever.it.

Per maggiori informazioni sull’Unilever Sustainable Living Plan: https://www.unilever.it/sustainable-living/

 

 

 

Happiness ? No, amm fatt a fine re suric…..

Se state pensando, leggendo il tittolo del post che sia impazzito….beh non è così!

Ho solo tradotto in napoletano (spero corretto) quello che ci ha voluto dire il bravissimo illustratore inglese Steve Cutts  che ha da poco realizzato il cortometraggio Happiness.

“Gli uomini come topi in questa satira sulla ricerca della felicità”

Un milione di topi o forse di più, vivono in una città fatta proprio come le nostre metropoli. Si svegliano al mattino e sono subito di corsa per andare a lavorare, affollano i mezzi pubblici, una volta usciti si precipitano nei centri commerciali e lottano per i saldi, poi di nuovo in strada, a subire un traffico devastante. Alcol, pillole e tutto quello che serve per cercare la felicità o perlomeno un’imitazione decente. Quando finisce l’effetto però, tutto torna come il giorno precedente.

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La ricerca spasmodica della felicità nei tempi moderni, sempre più veloci e sempre meno a misura d’uomo. In questo caso, neanche a misura di topo.Una satira feroce, perfettamente orchestrata, disegnata e montata in modo da recare disagio agli spettatori, per farli riflettere sulla necessità di rilassarsi e di non cadere coi panni e tutto nell’ingranaggio che stritola.Parla della difficile ricerca della felicità ai tempi del capitalismo sfrenato, della ricerca del piacere effimero.

Le immagini di questo distopico “inno alla gioia” s’impongono all’attenzione globale proprio mentre la pioggia di pacchi in arrivo nelle nostre case in questi giorni. C’è, dunque, da chiedersi: perché l’essere umano sbalordisce guardando se stesso nel video di Cutts? Gode, forse, sublimando i sintomi della frenetica pulsione – quotidiana e insaziabile – al consumo di massa? Di certo Happiness regala 4 minuti di catarsi. Concede una pausa alla foga d’acquisto.  Guardare Happiness   ci mette nella stessa condizione di Dorian Gray dinanzi al proprio ritratto divenuto orripilante.

Quante volte ci siamo detti, si ok so che questo meccanismo mi sta distruggendo, mi sta manipolando e io non voglio farne parte?

Non so voi ma io tante, eppure basta poco e ci ricasco….basta un episodio al lavoro o qualche altra sciocchezza per sentirmi infelice….mentre invece la vera felicità è tutt’altro.

Che dite proviamo a cambiare?

Io lo farò di sicuro e Voi?

 

P.S tks Padre Domenico per avermi fatto conoscere questo video!

La startup hi-tech OCORE trionfa al Premio Nazionale Innovazione

LA STARTUP HI-TECH CHE INNOVA L’INDUSTRIA 4.0 TRIONFA AL PNI


La prima barca a vela da competizione altamente resistente e performante completamente stampata in 3D con processi innovativi: la sfida imprenditoriale della startup siciliana Ocore vince il Premio Nazionale Innovazione

A lei il premio della categoria Industrial e il premio dei premi conferiti da FS Italiane, main partner della 15esima edizione del Premio

Costruire la prima barca a vela da competizione completamente stampata in 3D con processi innovativi e materiali altamente resistenti e performanti. Da qui è partita la sfida di Ocore, startup palermitana fondata da due ingegneri e un architetto navale, che osservando la natura hanno sviluppato una nuova tecnologia di stampa robotica 3D che consente di ottenere strutture di grandi dimensioni al contempo leggere e dalle grandi prestazioni.

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La vittoria al PNI 2017
L’idea di Ocore ha trionfato al PNI – Premio Nazionale per l’Innovazione, promosso dalla rete nazionale degli incubatori di impresa universitari (PNICube) con la co-partecipazione di FS Italiane per far emergere i migliori progetti d’impresa ad alto contenuto tecnologico nati nelle università e nei centri di ricerca d’Italia. Sessantacinque le startup finaliste, selezionate tra le 1.031 idee d’impresa che hanno partecipato alle 17 StartCup regionali, che si sono sfidate ieri pomeriggio a Napoli nel Complesso Universitario Federico II di San Giovanni a Teduccio per aggiudicarsi i 4 premi settoriali di 25mila euro nelle categorie Life Sciences, Cleantech & Energy, Industrial, ICT e il titolo di vincitore assoluto del PNI 2017. FS Italiane ha sostenuto con un riconoscimento di 25mila euro il miglior progetto di impresa della categoria Industrial e con un premio di altri 25mila euro da investire nelle proprie attività hi-tech il campione assoluto del PNI. La business idea di Ocore, startup incubata presso il Consorzio Arca di Palermo, si è aggiudicata entrambi i premi.

L’innovazione di Ocore
Osservando la natura Daniele Cevola, Francesco Belvisi e Mariga Perlongo hanno sviluppato e brevettato una nuova strategia di deposizione del materiale che sfruttando un algoritmo ispirato ai frattali e utilizzando polimeri avanzati rinforzati con fibre di carbonio permette di realizzare strutture ad altissime prestazioni, più forti, più durevoli e allo stesso tempo più leggere. Da tavole da surf a strutture di grandi yacht interamente costruite attraverso il primo robot di stampa 3D ad alte prestazioni, senza modelli e stampi, superando i problemi della stampa 3D tradizionale. La nautica è stato il settore scelto per mettersi alla prova e vincere la sfida ma le applicazioni sono innumerevoli in tutti quei settori che richiedono il massimo di prestazioni e leggerezza.


FS Italiane è una delle più grandi realtà industriali d’Italia. Conta circa 74.200 donne e uomini (di cui quasi 7.000 all’estero), oltre 8mila treni ogni giorno e 250mila bus/chilometro. FS Italiane trasporta in un anno circa 750 milioni di passeggeri su ferro (600 in Italia, 150 all’estero), 290 milioni su gomma (160 milioni in Italia, 130 all’estero), e 50 milioni di tonnellate di merci. Il network ferroviario è di oltre 24mila chilometri di rete, di cui 1.350 dedicati ai servizi alta velocità.

PNICube è l’Associazione italiana degli incubatori universitari e delle business plan competition regionali, denominate StartCup. Nata nel 2004, ha lo scopo di stimolare la nascita e accompagnare al mercato nuove imprese ad alto contenuto di conoscenza generate dal mondo accademico. Oggi PNICube conta 46 associati tra Università e incubatori accademici e 17 StartCup attive.

Growth Hacking – Intervista a Raffaele Gaito

Quando ho conosciuto Raffaele era un giovanisismo startupper, fondatore insieme ad altri amici di Mangatar, nel corso degli anni poi ha lasciato quell’avventura per  diventare un Guru moderno specializzato in Growth Hacking e temi digitali.

Ecco l’intervista realizzata con Raffaele.

Anni fa si parlava di exit, di pivoting oggi invece tutti parlano di growth hacking? Cosa è?

In giro troverai decine di definizioni del Growth Hacking. Io personalmente lo definisco come una disciplina che mette insieme marketing, analisi dei dati e sviluppo del prodotto.
È una metodologia nata negli USA nel 2010 e che negli ultimi 3-4 anni è arrivata anche in Italia, ecco perché ne sentiamo parlare tanto.
È un mindset nel quale viene messo al centro di tutta la strategia la crescita e per fare ciò si procede con un metodo quasi scientifico basato su esperimenti e la cosa più importante di tutte per un imprenditore: i dati!
Per far capire velocemente di cosa si tratta ai miei clienti e ai miei studenti ripeto sempre questa frase: con il growth hacking il mio obiettivo è farti capire che prodotto e marketing non sono due cose separate (ma viaggiano di pari passo) e che nel business puoi fidarti di una sola cosa, i dati.

Quanto conta la “tecnica” e quanto altro?

Il growth hacking è un processo. Ciò significa che non è una formula magica e non è un approccio universale per risolvere i problemi. Anzi, è tutt’altro che “cool” e “sexy”, bisogna sporcarsi tanto le mani (sia sul prodotto che sul marketing) e passare tanto tempo sui numeri (leggi analytics ed excel).
In un contesto del genere la tecnica ha un’importanza minima, è un mezzo come un altro per raggiungere un obiettivo.
Anzi, più leggo in giro post con titoloni acchiappa click che si concentrano sulla tecnica e più cerco di riportare l’attenzione alle cose importanti: lo studio, la sperimentazione, il processo, il mindset, la multidisciplinarietà.
Siamo troppo abituati alle soluzioni veloci e siamo sempre alla ricerca delle scorciatoie e quindi non a tutti piace sentirsi dire che il growth hacking è un processo e come tale richiede tempo. Mi spiace, ma è così!
Bisogna tirarsi su le maniche, iniziare a raccogliere dati (qualitativi e quantitativi), parlare con i propri utenti, rimettere in dubbio qualsiasi elemento del proprio progetto e cominciare a testare in maniera costante ogni singolo aspetto del proprio business.

Come ci si prepara per fare il growth hacker?

Fino a qualche anno fa la situazione era abbastanza tragica perché non esistevano percorsi di studio pensati esclusivamente per il growth hacking e quindi quelli come me che hanno iniziato all’epoca lo facevano studiando le cose americane e sporcandosi le mani sui propri progetti.

Oggi la situazione è ben diversa, esistono diversi corsi online e offline dedicati alla figura del growth hacker e la cosa inizia a comparire anche in qualche percorso universitario (finalmente) dedicato al marketing e al business.
In linea di massima è importante capire che si tratta di una figura multidisciplinare (quella che nel mondo HR viene definito “profilo a T”) e che quindi riesce a combinare competenze di marketing con quelle di prodotto, di business, tecniche e così via.

Proprio per questo motivo nel mio libro [amazon_link asins=’8891753599′ template=’ProductAd’ store=’antoniosavare-21′ marketplace=’IT’ link_id=’c4dcbdac-d683-11e7-9df1-6f2b32a1b0f9′] ho dedicato un intero capitolo proprio a questo tema. È innegabile che il growth hacker (insieme al data scientist) sia la figura più richiesta sul mercato negli ultimi anni e di continuo ricevo la domanda “ma come divento growth hacker”. Ebbene, ho raccolto in un capitolo ad hoc tutta una serie di link, risorse, libri, corsi e altre informazioni utili per chi vuole intraprendere questa carriera.

Puoi citare due casi di successo? uno italiano ed uno estero?

Negli USA ce ne sono tantissimi perché, come dicevo sopra, ormai è un metodo che loro danno per scontato. Non esistono startup che non fanno growth hacking, è una cosa che una volta scoperta non puoi tornare indietro.

Lascio perdere i casi classici fin troppo abusati di Dropbox, Airbnb, Hotmail e così via per segnalarti Spotify! Spotify è un bellissimo caso studio di Growth Hacking in un settore (come quello della musica) che non vedeva innovazione seria da diversi anni.

Proprio ultimamente ho trattato questo caso studio sul mio blog dove si può notare come una crescita del genere non è basata tutta su attività di marketing, ma in buona parte su aspetti di business e di prodotto.

Uno dei casi italiani più interessanti è sicuramente Ludwig, una startup nostrana che ha realizzato un bellissimo tool che aiuta a scrivere meglio in inglese. Loro hanno fatto da 0 a 1 milione di utenti in 6 mesi proprio utilizzando il growth hacking: sperimentazione continua, analisi costante dei dati, feedback degli utenti, e così via.
Anche di questo caso studio ho parlato qualche settimana fa sul mio blog, in un post dove ho intervistato il CEO.

Questa metodologia è applicabile solo alle startup?

Assolutamente no! Inevitabilmente è una metodologia nata in quell’ambiente perché si tratta di un contesto con scarsità di risorse, denaro e tempo in primis. Una volta capito le potenzialità della cosa anche le grandi aziende hanno iniziato ad utilizzare questo approccio.
Tra i primi big a farlo proprio ci son stati Facebook e LinkedIn, ma oggi anche aziende che non appartengono al mondo del digitale o del tech stanno iniziando a creare un dipartimento growth hacking, così come siamo abituati a un dipartimento marketing.
Un caso classico, di cui si è parlato tantissimo negli ultimi mesi è quello di Coca-Cola che durante quest’estate ha annunciato di aver sostituito il CMO (direttore marketing) con il CGO (growth hacker).
Una scelta del genere porta dietro un paradigma importante: si passa dal “focus sul marketing” al “focus sulla crescita”.

Tale metodologia di crescita è applicabile solo all’online?

La risposta, in parte l’ho data già nella domanda precedente. Così come non si tratta di una metodologia riservata solo alle startup è altrettanto falso che si possa utilizzare solo in contesti digitali e online.
Oltre Coca-Cola, ti cito anche IBM (hardware), Heineken (food), ING (Finance) e così via…

Dicci una pratica o un tool per iniziare.

Se rispondessi a questa domanda verrei meno a tutto quello che ho detto fino ad ora. Bisogna capire che è prima di tutto una questione di mindset e di processo.
Quindi provo a rispondere in parte, modificando leggermente la prospettiva. Ti dico qual è il primo step da cui iniziare.
Senza ombra di dubbio dovete iniziare a dialogare con i vostri utenti e i vostri clienti. Sembra una banalità, ma non lo è… semplicemente perché nessuno lo fa o i pochi che lo fanno lo fanno male, in maniera non strutturata.
Se immaginiamo l’azienda come un motore, allora i dati sono il carburante e i primi dati che vanno raccolti, sono appunto i feedback degli utenti.
Se in azienda avete qualcuno che si occupa di customer care (risponde alla mail, risolve i ticket aperti, prende le telefonate, gestisce i commenti sui social, ecc.) sappiate che è la persona con il ruolo più importante in azienda.
Iniziate a coinvolgerlo di più nel proceso di sviluppo del business, fatevi passare i dati che raccoglie e, perché no, una volta a settimana mettetevi nei suoi panni e provate a dialogare voi con gli utenti.
Vi cambierà completamente la visione del vostro progetto, promesso!

 

 

Raffaele Gaito – Imprenditore Digitale, Growth Hacker, Startup Mentor, Blogger. A 15 anni ho scritto la mia prima riga di codice, a 17 ho aperto il mio primo blog e a 20 ho lanciato la mia prima azienda. Da allora non mi sono più fermato.
Oggi affianco Startup, Aziende e Professionisti con consulenza su tematiche di Marketing e di Prodotto, attività che spesso confluiscono in quello che oggi viene definito Growth Hacking.
Di queste stesse tematiche scrivo sul blog raffaelegaito.com che è un punto di riferimento in Italia per chi lavora nel digitale.

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