FACEBOOK INAUGURA A ROMA L’ELECTION LOUNGE E ANNUNCIA NUOVI PRODOTTI LEGATI ALLE ELEZIONI PER IL 4 MARZO

FACEBOOK INAUGURA A ROMA L’ELECTION LOUNGE
E ANNUNCIA, PER IL 4 MARZO, NUOVI PRODOTTI
LEGATI ALLE ELEZIONI

L’impegno di Facebook a supporto di una comunità informata e civicamente impegnata continuerà fino al giorno del voto, domenica 4 marzo.

È stata, infatti, inaugurata oggi a Roma la Facebook Election Lounge, uno spazio interamente dedicato alle elezioni. Situata in Piazza San Lorenzo in Lucina, la Lounge consentirà di conoscere e provare gli strumenti a supporto della partecipazione civica lanciati in queste settimane, seguire in tempo reale le conversazioni su Facebook relative alle elezioni e creare contenuti divertenti e virali nell’originale photo-boot di Instagram allestito per l’occasione. La Facebook Election Lounge sarà aperta al pubblico venerdì 2 e sabato 3 marzo, dalle 10.30 alle 19.30.

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All’interno della Lounge sarà inoltre possibile scoprire i nuovi prodotti che Facebook lancerà il giorno delle Elezioni per sostenere la partecipazione civica:

  • Giornata del Voto, che comparirà in cima al News Feed delle persone il 4 marzo per ricordare di andare a votare. Lo strumento consentirà anche di accedere ad informazioni su come votare e di condividere di aver votato.
  • Risultati delle Elezioni, uno strumento che, dopo la chiusura dei seggi, renderà possibile, grazie alla partnership con Ansa, seguire i risultati degli scrutini su Facebook man mano che verranno aggiornati.

Queste iniziative si aggiungono a quanto già realizzato per facilitare la partecipazione civica delle persone in Italia e la loro corretta informazione nel corso della campagna elettorale:

  • “Punti di vista”: uno strumento disponibile nel News Feed che ha permesso agli elettori di confrontare le posizioni dei principali partiti politici su temi chiave per il Paese. Le informazioni incluse in Punti di vista sono state fornite dagli stessi partiti politici, attraverso la compilazione della sezione Temi presente all’interno delle loro Pagine Facebook. Le categorie della sezione Temi sono state definite insieme al CENSIS, il principale centro di ricerche socio-demografiche italiano, e all’International Center on Democracy and Democratization della LUISS.
  • “Candidati”: uno strumento che comparirà nel News Feed di tutti gli italiani e consentirà di avere accesso a informazioni sul nuovo sistema elettorale, sui programmi dei diversi partiti, sugli eventi previsti in campagna elettorale, sui candidati della propria circoscrizione, con cui sarà possibile entrare in contatto diretto, e sulle rispettive posizioni su alcuni temi principali.
  • Facebook Live con Ansa: una serie di interviste, in diretta sulla pagine Facebook di Ansa, ai leader dei principali partiti e movimenti politici realizzate da giornalisti Ansa, che hanno consentito alle persone di interagire, porre domande e commentare in diretta.

ELEZIONI 4MARZO: COME E COSA COMUNICANO I POLITICI SUI SOCIAL

Reputation Manager ha analizzato post e tweet dei principali politici durante la campagna elettorale per identificare la loro “personalità social”

 

·         Silvio Berlusconi, “Il poliedrico”, preferisce Twitter e parla di tutto, Italia e tasse in testa

·         Luigi Di Maio, “L’antagonista”, è l’unico che punta metà della comunicazione sull’attacco agli avversari

·         Matteo Renzi, “Il concreto”, parla alla platea social (la più ampia) di risultati e di avversari

·         Matteo Salvini, “Il bulimico”, comunica ad altissima intensità e frequenza, dal programma politico alla vita privata

·         Pietro Grasso, “L’istituzionale”, parla di programma politico e ha un alto tasso di engagement

·         Giorgia Meloni, “La pasionaria, dà ampio spazio ad antagonismo e ai valori di partito

 


Idee programmatiche (39%) e antagonismo (35%): sono queste le modalità di comunicazione social più utilizzate dai politici in campagna elettorale; non si parla mai di leadership, poco di valori legati al partito/coalizione (9%).

 

Sono questi alcuni dei dati principali che emergono dall’analisi condotta da Reputation Manager, principale istituto italiano nell'analisi e misurazione della reputazione online di brand e figure di rilievo pubblico, che ha analizzato la comunicazione (Twitter e Facebook, nel mese di gennaio) dei principali politici in vista delle elezioni del 4 marzo, al fine di capire come e cosa comunicano i canditati e indentificare la loro “personalità social”. Le modalità comunicative dei leader sono identificate in 6 macrocategorie: idee programmatiche, antagonismo, valori, slogan, risultati e sfera personale. Ogni esponente politico è stato identificato secondo il suo carattere comunicativo saliente.

 

Silvio Berlusconi, “Il poliedrico” – Il leader di Forza Italia sui social parla soprattutto di programma politico (il 44,4%): il cavallo di battaglia è la riduzione delle «tasse», seconda parola da lui più utilizzata dopo «Italia». Nel 28,9% di post e tweet Berlusconi attacca gli avversari, bersagli preferiti Di Maio e Renzi: l’uno giudicato incompetente, l’altro una promessa mancata. I suoi valori di riferimento sono veicolati dal 7% dei suoi messaggi: ottimismo, autodeterminazione e famiglia. La sua comunicazione social punta principalmente su Twitter (318 tweet), ma i suoi fan però sono molto più attivi su Facebook dove a fronte dei suoi 54 post, si sono registrate in totale 443.588 interazioni tra post, commenti e like, un numero 7 volte superiore alle interazioni su Twitter.

 

Luigi Di Maio, “L’antagonista” – Il suo programma elettorale sui social si sviluppa principalmente sull’antagonismo (50%) rispetto alle altre forze politiche in campo. I suoi contenuti sono quindi costruiti «contro»: il PDL e i professionisti della politica; i privilegi della casta; i dinosauri della politica come Berlusconi, tutte le idee programmatiche degli oppositori Berlusconi e Renzi. Per quanto riguarda invece le idee programmatiche riferite al suo movimento, Di Maio parla di scuola, Italia, qualità della vita, e dell’abolizione di leggi ritenute inutili. Tutto gira intorno al concetto di «cittadini», assente nel linguaggio degli avversari. Spesso fa ricorso a slogan (13,33%), ad esempio «Partecipa, scegli, cambia», «Nessuno deve rimanere indietro!», #Rally invece è l‘hashtag utilizzato nel 17% dei contenuti per promuovere la campagna elettorale itinerante per il Paese.

 

 

Matteo Renzi, “Il concreto” – Parla attraverso i suoi social a una platea di oltre 4,5 milioni di seguaci (la più ampia tra quelli monitorati), il 75% dei suoi contenuti si concentrano su Twitter. Fa spesso riferimento a idee programmatiche (30,43%), in particolare parla di tasse, di vaccini, lavoro e ricerca. Tra i politici analizzati è quello che dedica più spazio ai risultati, forte dell’esperienza di governo del PD appena conclusa. Tra le parole che utilizza di più c’è appunto «fatto». Anche lui come altri leader punta sull’antagonismo (28,26%), i suoi bersagli preferiti sono Di Maio e il M5S e Silvio Berlusconi. Il 15% dei suoi messaggi si basa sui valori legati alla propria coalizione, in questo caso le parole d’ordine sono concretezza, cultura e Italia.

Renzi è anche il leader che dà maggiore visibilità sui social alla sua sfera personale. Gli aggiornamenti sulla sua vita privata occupano quasi il 9% dei contenuti: il post sul suo compleanno è certamente quello che ha avuto maggior successo di pubblico, guadagnando oltre 72mila like tra Facebook e Twitter.

 

Matteo Salvini, “Il bulimico” – Ha un approccio “sistematico” alla comunicazione social: scrive con la stessa intensità su Twitter e Facebook, qui in particolare gli utenti sono molto attivi infatti a gennaio la sua Fan Page ha registrato ben 1.869.578 interazioni.  I social sono per lui senz’altro un mezzo per affermare la propria leadership e comunicare in modo autoreferenziale (indicativo il fatto che la parola da lui più usata sia proprio #Salvini). Parla soprattutto del suo programma politico (42%). Una fetta considerevole dei suoi messaggi è impregnata di antagonismo: il nemico numero uno è Renzi. Il 7% dei messaggi è fatto di slogan (uno su tutti l’hashtag #4marzovotolega), mentre il 6% è dedicato alla sua vita privata: spesso condivide momenti con la sua famiglia, in particolare con la figlia Mirta.

 

Giorgia Meloni, “La pasionaria” – Sui social dà un colpo al cerchio e uno alla botte: il 38% delle volte attacca (principalmente chiunque faccia iniziative o proposte a favore degli immigrati); il 36% parla del suo programma, cavalcando il suo slogan di battaglia «Prima gli Italiani». Il livello di audience su Facebook e Twitter è simile, ma il suo mezzo di comunicazione preferito è la sua Fan Page, dove a gennaio ha postato 152 messaggi a fronte di 21 tweet. Considerevole il discorso sui valori (11,3%), in cui mette costantemente al centro l’italianità e la sua difesa, non solo attraverso le sue proposte politiche, ma anche attraverso il commento dell’attualità e di ricorrenze storiche.

 

Pietro Grasso, “L’istituzionale” – È certamente il politico che ha la comunicazione più istituzionale, basata sulle idee programmatiche (56,25%), sui valori (28,13%) e sugli slogan (12,50%), con un tono pacato, che dà grande risalto alla forza costruttiva e non distruttiva della politica e al ruolo delle Istituzioni. È lui stesso a definirsi infatti «Uomo delle istituzioni». Parla di legalità ed è l’unico che usa la parola «giovani», focalizzando il discorso sulle loro problematiche e su possibili soluzioni, sul valore dell’istruzione, del lavoro, della squadra e della responsabilità. Tra tutti è quello che ha il più alto tasso di engagement con la propria audience, che si concentra maggiormente su Twitter (599.190), il mezzo preferito dal leader anche per comunicare. L’antagonismo verso gli avversari politici gioca un ruolo marginale nella sua comunicazione social (3,13%). Quando lo fa, non colpisce un avversario specifico, ma il diverso modo di fare campagna elettorale delle altre forze politiche.

Indagine Kaspersky Lab: un italiano su due infettato da virus durante la visione di contenuti pornografici

     ·         Quasi la metà degli adulti italiani (49%) è stata infettata da un virus informatico dopo aver visualizzato contenuti per adulti online

·         In media, i nostri connazionali guardano contenuti per adulti cinque volte alla settimana e uno su cinque (21%) usa il proprio dispositivo di lavoro per accedere ai contenuti pornografici

·         Tre italiani su dieci (28%) hanno incolpato parenti o amici dell’infezione contratta dal proprio computer

·         Quattro italiani su dieci (39%) credono di rimanere al sicuro dai virus semplicemente usando la modalità di navigazione in incognito per guardare contenuti per adulti

·         Un nuovo video svela le dieci “malattie sessualmente trasmissibili (MST) digitali” più comuni e i loro sintomi

 Secondo una nuova indagine condotta da Kaspersky Lab, quasi la metà degli adulti italiani (49%) ha contratto un virus sul proprio notebook, PC o dispositivo mobile dopo aver guardato contenuti per adulti online. I risultati della ricerca rivelano quanto gli utenti siano a rischio di contrarre una “malattia sessualmente trasmissibile (MST) digitale” non proteggendo adeguatamente i propri device.

L’indagine condotta da Kaspersky Lab, che ha coinvolto 1.000 adulti italiani, ha inoltre svelato che la vergogna di essere stato infettato ha spinto tre utenti su dieci (28%) a incolpare parenti o amici dell’infezione contratta dopo aver visitato siti per adulti.

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In media, gli intervistati hanno dichiarato di guardare contenuti pornografici sul proprio computer o qualsiasi altro dispositivo in media cinque volte alla settimana e più della metà (55%) ha ammesso di guardare contenuti per adulti almeno una volta al giorno, trascorrendo ogni volta in media 23 minuti su questi siti. Di conseguenza, gli italiani trascorrono più di 4 giorni all’anno visitando siti con contenuti a luci rosse. Quasi un quinto degli intervistati (17%) ha ammesso di guardare siti per adulti durante l’orario lavorativo usando il PC, il tablet o lo smartphone dell’ufficio.

Quasi una persona su dieci (8%) ha dichiarato di navigare in modo non sicuro, non avendo installato alcuna soluzione di sicurezza internet sui propri dispositivi. La stessa percentuale crede erroneamente di essere al sicuro navigando su siti per adulti via tablet o smartphone, pensando che questi device non possano essere infettati.

Una recente indagine globale di Kaspersky Lab ha rivelato che i malware mobile spesso si nascondono dietro ai contenuti per adulti per attirare gli utenti: i ricercatori hanno scoperto 23 famiglie di malware per Android che sfruttano contenuti pornografici per nascondere le proprie reali funzionalità.

“Nel 2017 abbiamo identificato almeno 27 varianti di malware per PC specificatamente pensati per cercare le credenziali dei siti a pagamento di contenuti per adulti. Questo genere di siti è interessante per i cyber criminali perché hanno un elevato numero di utenti che possono essere presi di mira e che saranno meno disposti a riferire l’infezione per non dover spiegare come l’hanno contratta”, ha commentato Morten Lehn, General Manager Italy di Kaspersky Lab. “Con 323.000 bug malware progettati per il furto d’identità, la corruzione dei file e il ricatto scoperti da Kaspersky Lab ogni giorno, è sempre più importante che gli utenti adottino comportamenti sicuri online e prendano le giuste precauzioni”.

Il 39% degli italiani pensa di essere al sicuro usando la modalità di navigazione in incognito, mentre un intervistato su quattro (40%) crede di proteggere il proprio computer dai virus cancellando la cronologia del browser.

Inoltre, il 26% ha ammesso di aver mentito su un’infezione da virus informatico perché temeva di averlo preso navigando su un sito per adulti, mentre il 18% è stato colto in flagrante da un amico, un familiare o il partner.

Di seguito i dettagli sulle dieci MST digitali che possono colpire i dispositivi degli utenti mentre guardano contenuti per adulti:

1.      Trojan: potrebbero mascherarsi da programmi innocui ma contengono un payload nocivo.

2.      Drive-by download: un metodo comune di diffusione dei malware. I cyber criminali cercano siti non sicuri e impiantano uno script dannoso nel codice delle pagine: sfruttano ogni applicazione vulnerabile sui computer, infettando automaticamente gli utenti quando visitano il sito.

3.      Click-jacking: gli utenti vengono indotti a cliccare su un oggetto di una pagina web convinti di cliccare su un altro. Il click-jacking può essere usato per installare malware, ottenere l’accesso agli account o per attivare la webcam di una vittima.

4.      Bot di Tinder: programmi automatici progettati per fingersi persone reali su un sito di appuntamenti e indurre gli utenti a cliccare sui loro profili e svelare informazioni confidenziali.

5.      Cat-Phishing: i criminali informatici si mettono in mostra sui siti di appuntamento o nelle chat room, invitando gli utenti a cliccare su link per accedere a chat erotiche live o immagini per adulti.

6.      Ransomware: i cyber criminali usano dei “blocker” per impedire alle vittime di accedere al proprio dispositivo, spesso informandole che il blocco è dovuto a “contenuti pornografici illegali” scoperti sul device, affinché chi ha visualizzato contenuti pornografici online sia reticente a riferire l’accaduto alle forze dell’ordine.

7.      Worm: un programma che si replica ma non scrive il proprio codice in altri file. Dopo essersi installato sul dispositivo della vittima cerca un modo per diffondersi su altri device.

8.      Pornware: potrebbe trattarsi di un programma legittimo ma potrebbe contenere un adware installato da un altro programma nocivo, progettato per inviare contenuti inappropriati al dispositivo della vittima.

9.      Spyware: software che consente a un criminale di ottenere di nascosto informazioni sulle attività online della vittima e trasmetterle all’esterno del dispositivo.

10. Falsi anti-virus: programmi che fingono di essere anti-virus sfruttando la paura degli utenti di aver installato software nocivi guardando contenuti pornografici.

Secondo una recente indagine di Kaspersky Lab, il 25,4% degli utenti mobile (almeno 1,2 milioni di persone) hanno subito un attacco malware almeno una volta nel 2017 e 199 milioni di URL sono stati identificati come nocivi. Nel 2017 sono stati registrati 1 miliardo di attacchi online.

È possibile scaricare il report globale sulle minacce informatiche per gli utenti di contenuti pornografici online qui: https://www.kaspersky.com/blog/porn-themed-threats-report/20891/

Kaspersky Lab svela le vulnerabilità scoperte in uno smart home hub

In occasione del Mobile World Congress i ricercatori di Kaspersky Lab hanno annunciato la scoperta di alcune vulnerabilità in uno smart hub utilizzato per gestire tutti i dispositivi e i sensori connessi installati in casa. L’analisi rivela come per un cyber criminale sia possibile accedere da remoto al server del prodotto e scaricare un archivio contenente i dati personali di utenti casuali, necessari per accedere ai loro account, per poi ottenere il controllo dei loro sistemi domestici.

La popolarità dei dispositivi connessi continua ad aumentare, insieme alla richiesta degli smart home hub poiché rendono molto più semplice la gestione della casa, unendo tutte le impostazioni dei dispositivi in ​​un’unica piattaforma e consentendo agli utenti di configurarle e controllarle tramite interfacce web o applicazioni mobile. Inoltre, alcune di queste soluzioni servono anche come sistema di sicurezza. Allo stesso tempo, essere degli “unificatori” rende questi dispositivi un obiettivo attraente per i criminali informatici che potrebbero utilizzarli come punto d’accesso per gli attacchi remoti. All’inizio dell’anno scorso, Kaspersky Lab ha scoperto un dispositivo per la smart home che offriva una vasta superficie di attacco agli intrusi, basata su algoritmi di generazione di password deboli e porte aperte. Durante la nuova indagine, i ricercatori hanno scoperto che una progettazione non sicura e diverse vulnerabilità nell’architettura del dispositivo smart potevano fornire ai criminali l’accesso alla casa degli utenti.

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In primis, i ricercatori hanno scoperto che l’hub invia i dati dell’utente quando comunica con un server, incluse le credenziali necessarie ad accedere all’interfaccia web dello smart hub l’ID utente e la password – oltre ad altre informazioni personali come il numero di telefono dell’utente utilizzato per gli alert. Gli autori di attacchi remoti possono scaricare l’archivio con queste informazioni inviando una richiesta legittima al server che include il numero di serie del dispositivo. L’analisi, inoltre, mostra che il numero di serie può facilmente essere scoperto dai criminali grazie ai metodi semplicistici della sua generazione.

Secondo gli esperti, i numeri seriali possono essere scoperti con metodi di forza-bruta usando la logic analysis e poi confermati attraverso una richiesta al server: se un dispositivo con quel numero seriale è registrato in un sistema cloud, i criminali riceveranno informazioni affermative. Di conseguenza, potranno accedere all’account web dell’utente e gestire le impostazioni dei sensori e dei controller collegati all’hub.

Tutte le informazioni sulle vulnerabilità rilevate sono state segnalate al fornitore e successivamente corrette.

“Sebbene i dispositivi IoT siano stati il focus dei ricercatori della cyber sicurezza negli ultimi anni, si stanno dimostrando ancora insicuri. Abbiamo scelto in modo casuale uno smart home hub e il fatto che l’abbiamo trovato vulnerabile non è un’eccezione ma un’ulteriore conferma dei continui problemi di sicurezza nel mondo IoT. Sembra che, letteralmente, ogni dispositivo IoT − anche il più semplice − contenga almeno un problema di sicurezza. Ad esempio, abbiamo recentemente analizzato una lampadina intelligente. Potreste chiedervi cosa potrebbe andare storto con una lampadina che permette di cambiare solo il colore della luce e alcuni altri parametri di illuminazione tramite lo smartphone. Bene, abbiamo scoperto che tutte le credenziali delle reti wi-fi, cioè i nomi e le password, a cui la lampadina si era precedentemente collegata venivano archiviate nella sua memoria senza crittografia. In altre parole, la situazione attuale nella sfera della sicurezza IoT è che anche la vostra lampadina potrebbe mettervi in pericolo”, ha affermato Vladimir Dashchenko, Head of Vulnerabilities Research Group dell’ICS CERT di Kaspersky Lab.

“È molto importante per i produttori garantire un’adeguata protezione ai propri utenti e prestare molta attenzione ai requisiti di sicurezza durante lo sviluppo e il rilascio dei prodotti, perché anche piccoli dettagli di un design non sicuro possono portare a conseguenze pericolose” ha concluso Dashchenko.

Per rimanere al sicuro, Kaspersky Lab consiglia agli utenti di fare quanto segue:

• Usare sempre una password complessa e non dimenticare di cambiarla regolarmente;

• Aumentare la propria consapevolezza dei pericoli per la sicurezza controllando le ultime informazioni, di solito disponibili online, sulle vulnerabilità scoperte e corrette dei dispositivi smart.

Per garantire la sicurezza della casa “intelligente” e dell’Internet of Things, Kaspersky Lab offre la propria applicazione gratuita per la piattaforma Android, Kaspersky IoT Scanner. La soluzione esegue una scansione della rete wi-fi domestica, informando l’utente dei dispositivi ad essa collegati e del loro livello di sicurezza.

Per limitare i rischi di sicurezza informatica, Kaspersky Lab consiglia a produttori e sviluppatori di condurre sempre test di sicurezza prima che i prodotti vengano rilasciati e di seguire gli standard di sicurezza informatica dell’IoT. Recentemente Kaspersky Lab ha contribuito alla Raccomandazione ITU-T Y.4806 (International Telecommunication Union – Settore delle telecomunicazioni), creata per aiutare a mantenere un’adeguata protezione dei sistemi IoT, comprese le città smart, i dispositivi medicali indossabili e stand-alone e molti altri.

Ulteriori informazioni su questa ricerca sono disponibili su Securelist.com.

Vodafone e Huawei effettuano la prima chiamata al mondo con tecnologia 5G e dual connectivity utilizzando lo standard 3GPP R15 NSA

Vodafone e Huawei hanno effettuato la prima chiamata al mondo utilizzando lo standard 3GPP 5G NR Non Stand-Alone (NSA) e lo spettro di frequenze sub6 GHz. La chiamata, utilizzando una rete di test, è stata effettuata in Spagna poco prima dell’inizio del Mobile World Congress 2018.

L’organizzazione degli standard 3GPP ha concordato lo standard globale “Non-Standalone” per tecnologia 5G come parte della sua “Release 15” introdotta a  dicembre 2017.

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Nel corso del test è stata effettuata una doppia chiamata da 4G a 5G in diretta attraverso un dispositivo Huawei. La connessione Voice over Internet Protocol (VOIP) è iniziata su 4G e ha quindi stabilito la connessione dati su 5G. I tecnici hanno anche testato con successo una videochiamata HD in diretta utilizzando lo stesso processo.

Per effettuare questa prova è stata realizzata una un’apposita rete end-to-end 5G NR utilizzando la banda di frequenza 3,7GHz. Sono state utilizzate apparecchiature Huawei Radio Access Network (RAN) e soluzioni di rete con architettura centrica di microservizi, separazione tra piano di controllo e piano utente, accesso unificato e tecnologia di slicing della rete.

Santiago Tenorio, Head of Networks Strategy and Architecture di Vodafone Group, ha commentato: “Questo è un traguardo importante per Vodafone verso l’introduzione del 5G. Il merito va attribuito agli ingegneri di Huawei e Vodafone che hanno lavorato instancabilmente da dicembre. Questo successo ci consentirà di andare avanti con ulteriori prove del 5G in tutta Europa nel 2018”.

Yang Chaobin, Presidente di Huawei 5G Product Line, ha commentato: “Huawei è fortemente impegnata nello sviluppo della tecnologia di rete 5G end-to-end. Questo risultato mostra la maturità del sistema 5G basato su standard 3GPP. Siamo pronti a continuare la nostra collaborazione con Vodafone e implementare al più presto il suo sviluppo commerciale”.

Peter Meissner, CEO e Membro del Board della NGMN Alliance, ha commentato: “La prima chiamata 5G è stata raggiunta a soli 2 mesi dal completamento dello standard Non-Standalone NR del 3GPP, molto prima di quanto ci si aspettasse. Questo è un segnale molto promettente e conferma che il settore è pronto a presentare i servizi 5G ai consumatori in tempi ragionevoli”.

Il MWC 2018 si tiene dal 26 febbraio al 1 marzo a Barcellona. Huawei presenterà i propri prodotti e soluzioni presso lo stand 1J50 di Fira Gran Via Hall 1, stand 3I30 nel padiglione 3 e la zona Innovation City nel padiglione 4.

Per ulteriori informazioni, visitare il sito http://www.huawei.com/mwc2018/.

Hyperloop, il treno supersonico del futuro che parla anche italiano, parte in USA

Al via la prima partnership pubblico-privata per il primo studio di fattibilità del sistema interstatale Hyperloop Transportation Technologies tra l’Ohio e l’Illinois

Il treno Hyperloop, viaggiando alla velocità del suono, percorrerà oltre 500 km in 28 minuti (circa 1.200 km/h) collegando Cleveland e Chicago 

La startup è stata creata dall’italiano Bibop G. Gresta, tra i fondatori di Digital Magics, ed è controllata dalla società Jumpstarter, che fa parte del portfolio dell’incubatore quotato su AIM di Borsa Italiana

Hyperloop Transportation Technologies (HTT | HyperloopTT) ha firmato gli accordi ufficiali con la Northeast Ohio Coordination Agency, agenzia di trasporti e pianificazione ambientale e il Dipartimento dei Trasporti dell’Illinois, per iniziare lo studio di fattibilità per creare il primo collegamento interstatale del treno Hyperloop negli Stati Uniti.

Il treno supersonico (una capsula a lievitazione magnetica dentro un tubo a bassa pressione) collegherà Chicago, la più grande città dell’Illinois e Cleveland, capoluogo amministrativo nello Stato dell’Ohio, percorrendo oltre 500 km in 28 minuti e viaggiando alla velocità del suono, a circa 1.200 km orari. 

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HyperloopTT, società con sede a Los Angeles che sta realizzando il supertreno del futuro, ha un pezzo d’Italia al suo interno: è stata fondata dall’italiano Bibop G. Gresta e dal tedesco Dirk Ahlborn. La startup è controllata al 100% da Jumpstarter, partecipata da Digital Magics: il più importante incubatore di startup digitali “Made in Italy” attivo su tutto il territorio italiano, che ha tra i fondatori proprio Bibop G. Gresta.

A gennaio HyperloopTT ha lavorato con un gruppo di rappresentanti del Congresso provenienti da diversi Stati, tra cui Illinois, Ohio, Pennsylvania e Wisconsin, su una lettera al Presidente degli Stati Uniti Donald Trump per richiedere il sostegno finanziario alle infrastrutture per sviluppare il sistema.

Bibop G. Gresta, co-fondatore e presidente di Hyperloop Transportation Technologies, ha dichiarato: “Questi accordi segnano un momento storico per HyperloopTT. Per la prima volta uno stato americano sta investendo nella nostra tecnologia. È il primo grande passo verso una rivoluzione tecnologica che cambierà il modo di concepire i trasporti”.

Gabriele Ronchini, fondatore e amministratore delegato di Digital Magics, dichiara: “L’affermazione ‘l’innovazione rappresenta il nostro futuro’ non è mai stata più vera quando parliamo di Hyperloop. In soli 5 anni sono oltre 800 le persone che lavorano per questo progetto visionario in tutto il mondo. HyperloopTT ha prodotto 27 brevetti, stretto 8 accordi governativi in fasi avanzate di negoziazione e oltre 40 partnership per lo sviluppo della tecnologia”.

COME FUNZIONA IL TRENO HYPERLOOP

Il progetto Hyperloop è una capsula che si libra sospesa, all’interno di un tubo a bassa pressione. Così come per un aereo in alta quota, la capsula incontra meno resistenza. L’aria rimanente di fronte alla capsula viene convogliata verso la parte posteriore del tubo utilizzando un compressore, che consente di raggiungere velocità incredibili fino ad arrivare a oltre 1.200 km/h e con pochissimo consumo di energia elettrica.

Il sistema è stato progettato con i massimi standard di sostenibilità, in modo da avere un minimo impatto al suolo. L’intero sistema dei tubi è infatti costruito su piloni, in modo da ridurre i costi di acquisizione dei terreni e garantire l’isolamento da condizioni climatiche e ambientali.

La progettazione dei piloni è tale da rendere la struttura a prova di terremoto, nonché autosufficiente in termini energetici. Grazie ai pannelli solari posti lungo tutta la parte superiore dei tubi e grazie a un sofisticato sistema di recupero energetico, Hyperloop è in grado di produrre più elettricità di quanto ne consumi.

 VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=xy_7Az_v0CI

 

Non solo unicorni, il Venture Capital lavora anche come un gestore di portafoglio

 

A cura di Andrea Di Camillo, Managing Partner di P101 Ventures

 

Il venture capital come asset investibile? Non può basarsi solo sulla power law. La regola aurea secondo cui in un portafoglio di VC esiste un solo titolo che sbanca il mercato e da solo fa la partita – trasformandosi in Unicorno e facendo tutti i margini, non vale per il mercato italiano. Dove, com’è noto, esiste un solo Unicorno, la Yoox ora fusa non Net-A-Porter che capitalizza 2,5 miliardi in Borsa.

L’investimento in Venture Capital, percepito come ad elevatissimo rischio, si adatta in realtà anche a profili meno aggressivi, a patto di essere gestito con un processo che ricalca quello dell’asset allocation praticato dalle Sgr che gestiscono prodotti tradizionali, con l’unica differenza che noi trattiamo un asset illiquido. Una strada perseguibile se è vero che le stesse Sgr iniziano a introdurre questa tipologia tra le asset class investibili nei panieri che vengono proposti ai clienti. 

Il venture capitalist non è (solo) un cacciatore di sogni, ma un analista con una visione ampia e articolata di un mercato a cui difficilmente l’investitore ha accesso. Noi monitoriamo ogni anno 2mila aziende e selezioniamo le migliori in base alle idee, alle persone, ai fondamentali su cui si basano e appunto anche in base al loro contributo e peso all’interno di un portafoglio che cerchiamo di bilanciare. 

Impossibile, come nella gestione patrimoniale, prevedere il rendimento di un fondo di VC. Ma quello che si può dire è che un paniere, costruito facendo uno stock picking basato su diversificazione e contenimento del rischio, ha un ritorno di due volte il capitale investito nel tempo della vita del fondo stesso. 

Un funzionamento del tutto diverso e diretto a target completamente differenti rispetto a quello di chi usa l’approccio della power law: nel qual caso si punta su un cavallo che si ritiene vincente, si è inefficienti nel momento in cui si investe, ma si sta comprando un mercato che diventa proprio (è successo con Google, con WhatsApp, Alibaba). Ma è, appunto, un’azione più simile a una scommessa che a un investimento. 

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Nel nostro caso, le scelte di allocazione in portafoglio sono guidate innanzitutto dalla qualità dell’asset. Sono in particolare tre le dimensioni che consideriamo: 

1) La durata. Parliamo di un investimento che ha un orizzonte temporale lungo, se parliamo della fase intermedia di seed, di 7-10 anni. L’idea è tenere una duration media che non superi questo orizzonte: per farlo mescoliamo investimenti in fase di seed, con early stage e later stage. I criteri che determinano la dimensione delle tre categorie sono vincolati all’ampiezza del fondo. Maggiore è la capienza, più scientifico il bilanciamento in termini di duration.

 2) I settori sottostanti. Con P101 abbiamo investito sia in attività B2C che B2B. Semplificando: nel B2B gli investimenti del venture sono inizialmente più contenuti ma durano di più nel tempo, le aziende crescono più lentamente ma i risultati che ottengono sono più duraturi. Dunque a fronte di capitale contenuto, abbiamo ritorni costanti e di medio/lungo termine. Nel B2C, al contrario, l’investimento – e la volatilità – è elevato, soprattutto nella parte di avvio dell’attività, ma anche i frutti si raccolgono nel breve termine. Conseguentemente il profilo di rischio/rendimento è alto.

 3) La geografia. Sempre mantenendo un principio di rilevanza rispetto al mercato italiano, abbiamo cominciato a fare stock-picking , oltre a quelle industry in cui l’Italia è più forte, che anche in altri mercati, laddove le nostre competenze possono essere valorizzate. Abbiamo fatto qualcosa che si avvicina più a un mercato quotato che a un VC, servendoci di un modello finanziario sottostante: un algoritmo proprietario che ci aiuta a fare le scelte corrette basandosi sui numeri e le evidenze: non più tanti biglietti della lotteria ma alcune scelte pesate sulla base delle evidenze in cui la continuità dell’investimento conferma ed accresce il suo stesso valore.

 E proprio per questo e in conclusione, c’è un quarto elemento trasversale, che condiziona l’allocazione, cioè che mancano in Italia i grossi ticket, che sono le operazioni su cui è possibile fare cash flow per l’investitore, pur tenendo il rischio misurato. I nostri investimenti quindi sono ancora piccoli, con un taglio medio di 5 milioni. Su questo gap è necessario intervenire, anche a livello istituzionale-legislativo, per incentivare investimenti più cospicui in quello che resta un mercato estremamente rarefatto rispetto alle potenzialità.

 

 

P101 Ventures – Insightful Venture Capital

P101 Ventures è un fondo di venture capital specializzato in investimenti in società digital e technology driven. Nato nel 2013, con una dotazione corrente di quasi 70 milioni di euro e 26 società in portafoglio, P101 si distingue per la capacità di mettere a disposizione degli imprenditori di nuova generazione, oltre a risorse economiche, anche competenze e servizi necessari a dare impulso alla crescita delle aziende. Il fondo, promosso da Andrea Di Camillo – 15 anni di esperienza nel venture capital e tra i fondatori di Banzai e Vitaminic – e partecipato da Azimut, Fondo Italiano di Investimento e European Investment Fund, collabora con i maggiori acceleratori privati, tra cui HFarm, Nana Bianca, Boox e Club Italia Investimenti. Tra le partecipate: BorsadelCredito.it, Cortilia, Tannico, Musement e MusixMatch. Le società partecipate da P101 occupano oggi complessivamente oltre 500 risorse e generano un fatturato in costante crescita e già oggi superiore agli 80M annui. P101 prende il nome dal primo personal computer prodotto da Olivetti, negli anni ’60, esempio di innovazione italiana che ha lasciato il segno nella storia della tecnologia digitale.

LA STARTUP STIP VINCE “START&PULSE”: CALL4STARTUP DI AGOS E DIGITAL MAGICS

I 9 progetti finalisti hanno presentato le loro soluzioni tecnologiche innovative sulla “Customer Centricity”, per innovare processi, servizi e prodotti orientandoli alla centralità del cliente e del consumatore finale

La startup Stip – software che automatizza tutte le attività manuali del CRM per permettere alle aziende di risolvere i problemi dei clienti ovunque si trovino, da un unico pannello di gestione, e ottenere dati e metriche per migliorare le decisioni strategiche – vince START&PULSE: Call lanciata da Agos, società finanziaria leader nel credito alle famiglie presente da oltre trent’anni sul mercato italiano eDigital Magics, il più importante incubatore di startup digitali “Made in Italy” attivo su tutto il territorio Italiano.

L’iniziativa si inserisce all’interno di «Start & Pulse», programma europeo di Open Innovation di Crédit Agricole Consumer Finance, capogruppo di Agos. La Call4startup aveva l’obiettivo di trovare le startup, con prototipi funzionanti e MVP (Minimum Viable Product), in grado di creare innovazione di processi, prodotti e servizi nell’ottica strategica della centralità del cliente (“Customer Centricity”).

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Durante la giornata di pitch nel campus di coworking Talent Garden Milano Calabiana la giuria di START&PULSE – formata dal management di Agos e Digital Magics – ha scelto Stip come migliore startup della Call tra i 9 progetti finalisti, selezionati fra le candidature inviate a https://www.startandpulse.io/agos/.

Stip ha vinto un premio di 5.000 Euro in servizi e potrà collaborare con l’Innovation Lab di Agos, per lo sviluppo di un progetto sperimentale di Open Innovation.

I finalisti di START&PULSE sono: 1trueidCikalaDynamitickEMOJ,Let.lifeMobysignPIKKARTRed Beacon e Stip.

“La ‘Customer Centricity’ non è un semplice orientamento aziendale, ma è una vera leva di trasformazione per le aziende come Agos, in un ambito molto competitivo dove le startup nascono ‘customer centric’ – dichiara Vincent Mouveroux, Condirettore Generale e Direttore Strategia Digitale di Agos – Negli ultimi anni Agos ha puntato molto sullo sviluppo delle tecnologie innovative orientate al cliente. Lo sviluppo tecnologico e la possibilità di connettersi ovunque hanno, infatti, modificato il processo di fruizione di prodotti e servizi e, di conseguenza, anche il comportamento e le aspettative dei clienti, che diventano i veri protagonisti dell’esperienza di acquisto. In particolare, i clienti ci richiedono, sempre di più, contenuti personalizzati e soddisfazione immediata. Le interazioni vanno quindi ripensate partendo dal cliente e dalla sua esperienza con Agos”. 

“Innovare le relazioni e le connessioni con i propri clienti deve essere un driver costante che tutte le aziende devono seguire e ricercare, non solo un nuovo trend del digitale. Siamo convinti che la sinergia fra la startup vincitrice di ‘START&PULSE’ e Agos creerà nuovo valore aggiunto per entrambi – ha dichiarato Layla Pavone, Consigliere e Chief Innovation Marketing and Communication Officer di Digital Magics – Lavorare con un’azienda internazionale come Agos, molto attiva e impegnata nell’innovazione tecnologica, ed essere stati scelti come partner in Italia per questo progetto di ‘Open Innovation’, sono per noi motivi di grande orgoglio”.

Mellon – La storia dell’APP che ti fa fare affari solo con chi conosci

Mellon  è stata  tra le app consigliate da iTunes da luglio 2017: la startup italiana propone un modello di business apprezzato dagli utenti proprio per l’elevato grado di affidabilità che propone: le truffe sono a zero visto che conosci le controparti e cosa propongono.

Per conoscere meglio come ha costruito il suo successo su iTunes e come funziona l’app, ho intervistato Lorenzo Dell’Uva – co-founder e senior product manager di Mellon.

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Qual è la storia di Mellon?

Mellon nasce una idea del team di intermedia mmh una digital agency di cui sono socio e co-founder insieme a Giuseppe D’Arpino. Mellon è nato banalmente con l’intenzione di verificare una mia idea (vendere e acqusitare da persone che si conoscono è estremamente più facile ed immediato) e dalla voglia del team di misurarsi con un tema diverso (ed in parte più tecnologicamente più complesso) rispetto ai “temi” usuali per i clienti della nostra agenzia.

 Mi racconti la genesi del nome?

Mellon è un “omaggio” al Signore degli anelli 🙂
Vuol dire amici in elfico… ed ad un certo punto è la “password” per aprire una porta il cui enigma è “dite ad amici ed entrate”. Ci sembrava perfetto oltre ad essere abbastanza neutrale per coprire più mercati di lingue diverse

Da dove nasce l’attenzione per lo scambio?

Nasce, semplicemente, dall’osservare che nella vita di tutti i giorni gli amici scambiano tra loro oggetti che non usano più: comprano il telefonino di un amico appassionato, vendono o regalano il proprio Mac a qualche conoscente che deve scrivere la tesi, affittano o prestano la propria casa all’amico di un amico per il weekend. Nella vita di tutti i giorni, insomma, la nostra rete di amicizia è il primo “mercato” cui ci rivolgiamo per vendere e comprare beni usati. E’ naturale, facile, sicuro. Non a caso si dice “chiedere ad un amico”.

Quali sono le caratteristiche principali dell’applicazione?

Mellon è un mercatino di annunci di compravendita usato, affitti e lavoro. Dal punto di vista funzionale offre tutte le “classiche” feature che ci si aspetta da una app per pubblicare annunci in modo facile e veloce.La sua caratteristica unica (non conosco competitor che facciano la stessa cosa) è quella di “limitare” il mercato (ovvero la visibilità degli annunci che si pubblicano) esclusivamente ai propri contatti (amici di facebook e/o della rubrica telefonica) ed agli amici degli amici.
In questo modo chiunque veda l’annuncio oppure con chiunque si entri contatto è sempre una persona che già si conosce direttamente o al massimo tramite un amico / contatto in comune. Questo garantisce, in pratica, un mercato sempre sicuro e privo di brutte sorprese o truffe di qualche tipo.
Si potrebbe pensare che si tratti di un mercato molto piccolo, In realtà un utente “medio” con 250 contatti può raggiungere un potenziale mercato di oltre 60.000 persone. Non un numero enorme (se pensiamo ad ebay per intenderci) ma sufficientemente grande per vendere una bici o acquistare un portatile usato “sicuro”.
Altre funzionalità che i nostri utenti apprezzano ed usano molto sono: la traduzione automatica del proprio annuncio nelle tre lingue supportate (inglese, italiano e spagnolo)…. del resto gli amici degli amici sono spesso sparsi nel mondo e la possibilità di pubblicare l’annuncio direttamente su facebook anche auto-generando una GIF animata.

Quanto vale il mercato (Italia ed estero)?

Il mercato mondiale della sharing economy è un mercato enorme ed è costantemente in crescita. Negli ultimi anni è stato valutato pari ad oltre 15 miliardi di dollari e si stima possa arrivare oltre i 300 miliardi entro il 2025. Non è un caso che i maggiori player del settore siano tutti oggetto dell’attenzione degli investitori internazionali. L’italianissima Depop ha da poco raccolto (altri)  20 milioni di dollari per espandersi negli USA. Let go, una delle app-mercatino più popolari specie in USA,  ha annunciato solo l’anno scorso di aver raccolto ulteriori 100 milioni di dollari ad una valutazione di oltre 1.2 miliardi di dollari.

Qual è lo stato dell’arte oggi e quali i passi futuri ?

Abbiamo da poco rilasciato una nuova versione 2.5 nella quale abbiamo ulteriormente snellito e semplificato l’utilizzo della app e della sua UI. E ne siamo super orgogliosi. Inoltre abbiamo approcciato per la prima volta anche l’Amazon AppStore nel costante tentativo di allargare la nostra user base. L’app si affianca a quella per iPhone / iPad (spesso segnalata da Apple tra le app da non perdere nelle sue raccolte su App Store Italia) ed Android.
Per il futuro stiamo sperimentando la possibilità di allargare il mercatino sicuro di Mellon a gruppi chiusi di persone che sono già collegate tra loro oltre i tradizionali social. Speriamo di avere news a riguardo quanto prima 🙂

In questo momento cosa cercate in termini di funding?

Al momento Mellon è completamente self-funded. L’idea iniziale era quella di testare il mercato, valutarne le potenzialità e la “risposta” ad un modello un po’ diverso di mercatino dell’usato. Siamo super soddisfatti del risultato fin qui ottenuto con le sole nostre forze contro “colossi” super finanziati. In questo momento quindi stiamo valutando diverse opportunità di accelerazione e siamo alla ricerca di un primo round di finanziamento che ci permetterebbe di focalizzarci ed accelerare sulla customer acquisition.


Lorenzo dell’Uva è nato a Napoli e da sempre si occupa di informatica e nuove tecnologie. 
E’ co-founder di mellon, socio e senior product manager di intermedia mmh. Si è occupato per moltissimi anni del binomio bambini e nuove tecnologie.Vive tra Bologna e New York e quando non è seduto davanti al suo Mac lo si può trovare in giro per il mondo con la sua macchina fotografica al collo oppure con le scarpe da running ai piedi ad allenarsi per qualche maratona. 

Huawei conferma l’impegno a investire nei giovani talenti italiani e lancia la quinta edizione di Seeds for the Future

Al via le iscrizioni al programma annuale di formazione promosso da Huawei, MIUR e MISE che porterà 10 studenti italiani in Cina

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Riparte “Seeds for the Future”, il programma annuale di formazione, giunto alla sua quinta edizione, promosso e finanziato da Huawei, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) e il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE). Il progetto, che rientra nel quadro di iniziative messe in campo da Huawei per la valorizzazione dei giovani talenti italiani e la creazione di opportunità di incontro fra mondo del lavoro e università, si colloca all’interno dei piani di investimento in innovazione dell’azienda che da anni destina tra il 10% e il 15% del proprio fatturato globale alla Ricerca e Sviluppo, raggiungendo nel 2016 gli 11  miliardi di dollari.

Il prossimo aprile, grazie all’accordo sottoscritto nel giugno 2015 con il MIUR e il MISE, 10 fra i migliori laureandi italiani, con un percorso di studio focalizzato su tecnologia e innovazione, partiranno per un soggiorno di due settimane presso le sedi di Huawei in Cina dove verrà loro offerto un ampio portafoglio di programmi di formazione: lezioni in classe, esercitazioni pratiche, formazione multimediale e simulazioni di problem solving. Al rientro in Italia gli studenti parteciperanno a ulteriori attività di approfondimento sui temi affrontati nel corso del tirocinio e avranno l’opportunità di sostenere un colloquio conoscitivo con il dipartimento Risorse Umane di Huawei Italia.

Sul sito www.seedsforthefuture.it dedicato all’iniziativa saranno pubblicati i profili degli studenti selezionati che durante il loro soggiorno in Cina potranno condividere i momenti più belli della loro esperienza. Tutte le news saranno disponibili in home page.

Per inoltrare la propria candidatura: http://www.seedsforthefuture.it/invio-candidatura/

Per ulteriori informazioni: www.seedsforthefuture.it

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