Facebook lancia in Italia, in vista delle elezioni, una serie di strumenti a supporto della partecipazione civica


A partire dai prossimi giorni le persone su Facebook potranno confrontare la posizioni dei partiti su diverse tematiche e, grazie alla collaborazione con ANSA, seguire in diretta Facebook le interviste ai leader dei principali partiti e movimenti politici

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In tutto il mondo Facebook viene utilizzato per interagire con amici e familiari sui temi a cui teniamo e la politica è uno di questi. Ogni giorno le persone utilizzano Facebook, infatti, per dialogare con i loro rappresentanti politici e per far sentire la propria voce su questioni che stanno loro a cuore. E questo avviene ancora di più durante le elezioni. Come parte del costante impegno a supporto di una comunità informata e civicamente coinvolta, quindi, Facebook vuole aiutare le persone, durante le elezioni, con strumenti che consentano loro di essere facilmente informati su quando e dove votare, su chi sono i partiti coinvolti e le loro rispettive posizioni su temi importanti.

Nei prossimi giorni, quindi, gli italiani presenti su Facebook potranno vedere “Punti di vista”, uno strumento che comparirà nel News Feed e che aiuterà gli elettori a confrontare le pozioni dei principali partiti politici su questioni chiave legate alle elezioni e a vedere una serie di punti di vista diversi.

Le informazioni incluse in Punti di vista sono state fornite dagli stessi partiti politici, che hanno compilato nei giorni passati la sezione Temi presente sulle loro Pagine Facebook. Le categorie della sezione Temi sono state definite insieme a CENSIS, il principale centro di ricerche socio-demografiche italiano, e all’International Center on Democracy and Democratization della LUISS.

Come funziona:

·        Punti di Vista comparirà nel News Feed di tutti gli italiani su Facebook, invitandoli a confrontare le posizioni dei principali partiti politici su diversi temi. L’ordine dei partiti è casuale e i contenuti provengono dai partiti politici stessi. Provengono infatti dalla sezione Temi presente sulla loro pagina Facebook, in cui i partiti possono inserire le loro posizioni su diversi argomenti.

·        Punti di vista mostrerà le posizioni dei 10 partiti e movimenti politici che superano l’1% delle intenzioni di voto secondo i principali sondaggi politici elettorali. La sezione Temi è disponibile per tutti i partiti e candidati.

·        Punti di Vista verrà mostrato, una volta ogni tre giorni, nel News Feed delle persone che utilizzano Facebook in Italia e che hanno impostato i loro dispositivi sulla lingua italiana

Oltre a Punti di Vista, a conferma del costante impegno di Facebook ad aiutare le persone ad avere accesso, sulla piattaforma, a informazioni attendibili, viene annunciata oggi anche la realizzazione, in partnership con ANSA, di una serie di interviste, via Facebook Live, con i leader dei principali partiti e movimenti politici. Le interviste in diretta, che si terranno a partire della prossima settimana nella sede di Facebook a Milano e che offriranno alle persone la possibilità di interagire, fare domande e commentare via Facebook, verranno moderate da giornalisti di ANSA e saranno visibili sia sulla pagina Facebook sia sul sito internet dell’agenzia di stampa, dove verrà reso disponibile anche il calendario degli appuntamenti.

Nelle prossime settimane, Facebook lancerà anche un’altra funzionalità, “Candidati”, che aiuterà le persone ad entrare in contatto con i candidati e i partiti della loro circoscrizione. Con questo strumento, gli elettori potranno conoscere i candidati e le coalizioni della loro circoscrizione ed avere informazioni dettagliate, ad esempio, sui temi rilevanti per ciascun candidato, sugli eventi previsti in campagna elettorale e istruzioni su come votare con il nuovo sistema elettorale.

Inoltre, il giorno delle elezioni, il 4 marzo, le persone vedranno comparire, in cima al loro News Feed, uno strumento che fornirà loro informazioni ufficiali su come e dove votare, oltre a dare la possibilità di far sapere ai propri amici su Facebook di aver votato. E la notte delle elezioni, dopo la chiusura dei seggi, i risultati degli scrutini saranno visibili su Facebook man mano che verranno aggiornati.

  • Giovanni Orsina, vicedirettore dell’International Center on Democracy and Democratization della Luiss:

La democrazia è in difficoltà ovunque. I social media non sono certo l’unica causa di questa crisi, che ha radici molteplici e profonde; però hanno contribuito anch’essi ad accelerare un processo di trasformazione storica sempre più arduo da governare. Gli strumenti che Facebook attiva in questa campagna elettorale possono aiutare a riportare un po’ d’ordine, mettendo in comunicazione elettori e candidati in una maniera più strutturata e garantita. Come sempre è accaduto con l’emergere di nuovi media, anche questi ci vorranno anni prima che impariamo a usarli bene. Le elezioni del 2018 potrebbero rappresentare, in Italia, l’inizio di questo processo di apprendimento.

 

  • Giorgio De Rita, Segretario Generale del Censis:

L’uso dei media digitali è entrato tra le abitudini della vita quotidiana della maggior parte della popolazione italiana. La facilità di accesso alle informazioni e la rapidità di connessione con gruppi nei quali si condividono idee sono diventati valori condivisi dagli adulti come dagli adolescenti e contribuiscono in misura determinante alla crescita del benessere individuale e collettivo. L’evoluzione nel consumo dei media e delle piattaforme digitali porta però con sé nuove domande di tutela a cui tutto il sistema sociale deve delle risposte. In questa direzione si muovono le nuove iniziative di Facebook per mettere a disposizione del nostro Paese strumenti innovativi di informazione pubblica e di costruzione consapevole del consenso. Iniziative alle quali il Censis guarda con interesse e per le quali ringrazia Facebook per aver chiesto la nostra valutazione ascoltando con attenzione il nostro punto di vista su come sta cambiando la società italiana.

Kaspersky Lab in occasione del Safer Internet Day punta l’attenzione sui rischi che la rete nasconde

Nella Giornata Internazionale della navigazione sicura, l’Internet Safer Day, Morten Lehn, General Manager Italy di Kaspersky Lab, ha partecipato all’evento organizzato a Roma da Telefono Azzurro per creare un momento di confronto sul tema della sicurezza in Rete in difesa dei diritti dei bambini e dei ragazzi.

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Kaspersky Lab, partner di Telefono Azzurro, è da anni impegnata a far crescere anche in bambini e ragazzi la consapevolezza dei rischi che la rete può nascondere. Sempre più persone condividono, infatti, informazioni o foto su social media come Facebook e Instagram rendendo accessibili agli estranei un’elevata quantità di informazioni private. Una recente indagine di Kaspersky Lab ha indagato quante informazioni personali siano diventate di dominio pubblico: la ricerca ha rivelato che la maggior parte delle persone intervistate (93%) condivide le proprie informazioni online e di queste il 70% condivide foto e video dei propri figli.

In modo preoccupante, quasi la metà (44%) degli utenti non prende in considerazione il fatto che le informazioni personali condivise su internet, una volta diventate di dominio pubblico, possono sfuggire al controllo dei loro proprietari. Una persona su cinque ammette di condividere dati sensibili con persone che non conosce bene e con estranei, limitando così la possibilità di controllare il loro uso futuro.

Inoltre, sempre secondo una ricerca di Kaspersky Lab, i social media, nati come modo per rimanere in contatto con gli amici e condividere ricordi piacevoli, diventano spesso fonte di frustrazione. La caccia ai “like” gioca un ruolo centrale in questo processo, poiché la maggior parte delle persone si sente abbattuta o arrabbiata quando non riceve tutti i “mi piace” che si aspettava per un post e il 42% afferma di essere geloso quando i propri amici ne ricevono di più. Inoltre, l’indagine evidenzia che le persone provano invidia quando vedono, sui social, che la vita degli amici appare migliore della propria.

In un sondaggio su un campione di 16.750 utenti in tutto il mondo, Kaspersky Lab ha rilevato la frustrazione nei confronti dei social media. Le persone, spesso, dopo aver passato del tempo sulle diverse piattaforme, provano sentimenti negativi, che superano gli effetti positivi che i social dovrebbero generare.

Ad esempio, il 59% si è sentito triste dopo aver visto i post di amici a una festa a cui non era stato invitato e il 45% ha rivelato che le foto delle vacanze degli amici hanno avuto conseguenze negative sul proprio umore. Inoltre, il 37% ha anche ammesso che riguardare vecchi post e ricordare momenti felici li ha lasciati con la sensazione che il passato fosse meglio del presente.

L’unico motivo per cui gli utenti non decidono di abbandonare i social media è la paura di perdere i contatti coi propri amici e i propri ricordi online, come le foto e, se il primo problema potrebbe essere più difficile da risolvere, Kaspersky Lab sta lavorando a una soluzione per aiutare gli utenti a salvare i propri ricordi digitali.

#STARTUPDAY PER IL 4 MARZO METTETE IL FUTURO NEI VOSTRI PROGRAMMI I NUMERI DELLE SCALEUP ITALIANE E LE RICETTE PER INNOVARE

Agi riunisce a Roma il mondo dell’innovazione italiana

I protagonisti del mondo italiano delle startup riuniti a Roma per chiedere al Ministro dello Sviluppo Economico e a tutte le forze politiche un Piano Nazionale per l’Innovazione.

 All’incontro la presentazione del SEP Monitor “Scaleup Italy” realizzato da Mind the Bridge e Startup Europe Partnership e delle linee guida indicate dagli investitori e imprenditori italiani del mondo dell’innovazione per portare l’Italia nel futuro.

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Nel giorno in cui parte formalmente la campagna elettorale per le elezioni politiche Agi – Agenzia Italia riunisce a Roma i principali protagonisti del mondo italiano delle startup e della politica per sottolineare l’urgenza di un intervento deciso e chiedere di mettere l’innovazione e il futuro al centro dei programmi dei partiti.

Lunedì 5 febbraio dalle ore 11 alle 14 nel Tempio di Adriano di Roma (Piazza di Pietra) e in diretta web su Agi.it #StartupDay: mettete il futuro nei vostri programmi. Ad aprire l’incontro la presentazione del SEP Monitor Scaleup Italy realizzato dall’organizzazione internazionale Mind the Bridge nell’ambito dell’iniziativa Startup Europe Partnership della Commissione Europea che si propone di sostenere la crescita delle migliori startup europee anche attraverso le grandi aziende e le principali borse. Scarica qui lo Startup Europe Partnership Monitor.

A tracciare le linee guida per portare l’Italia nel futuro gli investitori, imprenditori ed esperti del mondo italiano delle startup e del venture capital, riuniti nell’ambito di una round table moderata dal direttore di Agi Riccardo Luna: un Piano Nazionale per l’Innovazione per indicare al Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda e a tutte le forze politiche le strade da seguire negli anni a venire.

Ecosistema startup, gli investimenti in Italia e in Europa

Sono passati 6 anni da quando nell’aprile 2012 il Ministero dello Sviluppo Economico, accogliendo i suggerimenti di una task force di 12 esperti, diede il via alla costruzione in Italia dell’ecosistema delle startup. Dall’inserimento con il Decreto Crescita 2.0 nell’ordinamento giuridico italiano della definizione di nuova impresa innovativa ad alto valore tecnologico, la startup innovativa, qualche tratto di strada è stato fatto. Ma non è abbastanza.

Nel 2017 sono stati investiti 110,8 milioni in startup italiane, 68 milioni in meno rispetto ai 178 milioni del 2016 (-39%). È la prima volta negli ultimi tre anni che si assiste ad un’inversione di marcia rispetto alla crescita degli investimenti in neo imprese innovative. Il primo dato disponibile sugli investimenti in venture capital è del 2012, e con questo dato l’Italia del 2017 ha investito esattamente gli stessi soldi che cinque anni fa. Il mercato del venture capital e dei finanziamenti in startup rimane quindi uno dei principali problemi dell’ecosistema dell’innovazione italiana. Le oltre 10mila startup italiane non trovano finanziatori. E i cento milioni investiti negli ultimi 12 mesi portano l’Italia ad un abisso di distanza rispetto ai principali paesi europei, con Francia, Germania e Regno Unito che investono oramai stabilmente cifre superiori ai due miliardi di euro ogni anno.

“L’Italia presenta una situazione di ritardo drammatico rispetto agli altri paesi europei: è all’undicesimo posto per numero di scaleup e capitale raccolto, con Gran Bretagna, Francia e Germania praticamente irraggiungibili – sottolinea Alberto Onetti, chairman di Mind the Bridge – E l’aspetto preoccupante è che, nonostante il ritardo, continui a viaggiare a passo lento, investendo in innovazione importi trascurabili. Questo Report, oltre a lanciare un grido di allarme, intende comprendere e spiegare le ragioni del gap esistente tra l’Italia e gli altri Paesi al di là delle mere cifre, così come evidenziare i passi in avanti registrati negli ultimissimi anni. Nonostante l’Italia sembri navigare a vista, ci sono difatti energia e passione cui bisogna dare le ali”.

“Il rapporto SEP mostra l’enorme ritardo che caratterizza il nostro Paese per quanto riguarda l’ecosistema delle startup, nonostante i grandi sforzi fatti negli ultimi anni, soprattutto da parte del Ministero dello Sviluppo Economico – racconta il direttore di Agi Riccardo Luna – Questo tavolo, quindi, vuole essere allo stesso tempo un momento di speranza per il nostro Paese nonché un incontro dal quale uscire con le idee chiare su cosa dovrà fare l’Italia nei prossimi anni per colmare il più possibile il gap che ci separa dagli altri Paesi europei. Non si riparte senza un decisivo contributo strategico di investimenti pubblici in innovazione, meno annunci e più fatti concreti. Questa dell’innovazione è una vera emergenza nazionale”.

Come evidenzia l’indagine Agi/CENSISLa Cultura dellInnovazione”, raccontata dal Segretario Generale del CENSIS Giorgio De Rita, per fronteggiare il problema della disoccupazione giovanile gli italiani, e le giovani generazioni soprattutto, richiedono uno scatto di protagonismo ed un impegno diretto molto concreto dei soggetti pubblici con poteri decisionali, soprattutto attraverso il sostegno alle forme più avanzate di imprenditoria giovanile, le start up innovative (27,9%).

Il mondo dell’innovazione riunito per #StartupDay

Presenti all’incontro: Andrea Ciampalini, Direttore Generale Lazio Innova; Andrea Di Camillo, Managing Partner P101; Antonio Falcone, AD Principia SGR; Augusto Coppola, Managing Director Acceleration Programs LVenture Group Spa; Carlo Mammola, AD Fondo Italiano; Aurelio Mezzotero, Managing Director Italian Angels for Growth; Chiara Russo, AD Codemotion;  Claudio Giuliano, Managing Director Innogest SGR; Cosimo Palmisano, Co-founder Decisyon; Davide Dattoli, AD Talent Garden; Diva Tommei, AD Solenica; Domenico Arcuri, amministratore delegato Invitalia; Fabio Gallia, AD e Direttore Generale Cassa Depositi e Prestiti (CDP); Fabio Mondini, Venture Partner Idinvest Partners; Fausto Boni, General Partner 360 Capital Partners; Francesco Nazari, AD CharityStars; Franco Petrucci, Founder & CTO Decisyon; Giancarlo Rocchietti, Presidente Club degli Investitori; Gianluca Dettori, Executive Chaiman Primomiglio SGR; Giovanni De Caro, Strategic portfolio manager di Esense Ventures; Giovanni De Lisi, AD Greenrail Srl; Layla Pavone, Chief Innovation Marketing Digital Magics; Leone Pattofatto, Chief Strategy Equity Officer Cassa Depositi e Prestiti (CDP); Luigi Capello, AD LVenture Group Spa e Founder Luiss Enlabs; Marco Bicocchi Pichi, Presidente Italia Startup; Marco Cantamessa, Professore Innovation Management and Product Development Politecnico di Torino; Marco Gay, AD Digital Magics; Marco Trombetti, Co-Founder Pi Campus;  Massimiliano Magrini, Managing Partner United Ventures; Mario Mariani, Managing Partner The Net Value; Mauro Del Rio, Presidente Docomo Digital; Paolo Barberis, Founder Nana Bianca; Paolo Cellini, Professore Economia Digitale Università Luiss; Raffaele Mauro, Managing Director Endeavor; Renato Soru, Founder Tiscali; Riccardo Donadon, AD & Chairman H-Farm; Roberto Magnifico, Partner LVenture Group Spa; Salvo Mizzi, General Partner Principia SGR; Stefano Firpo, Direttore Generale Direzione Generale per la politica industriale, competitività e le piccole e medie imprese del Ministero dello Sviluppo Economico; Stefano Scalera, Consigliere del Ministro dell’Economia per l’attrazione degli investimenti esteri in Italia.

Ad ascoltare le proposte degli imprenditori: l’Onorevole Sergio Boccadutri, Coordinatore Area Innovazione del Partito Democratico; l’Onorevole Laura Castelli, Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione del Movimento 5 Stelle; l’Onorevole Antonio Palmieri, Responsabile Internet e Nuove Tecnologie di Forza Italia; e Armando Siri, Responsabile Economico e Formazione Lega Nord.

OPEN INNOVATION – UNILEVER E PEEKABOO PREMIANO COZEAT

UNILEVER E PEEKABOO PREMIANO COZEAT – The cozy breakfast,

PROGETTO VINCITORE DEL LEAN STARTUP PROGRAM

 

Il progetto COZEAT – The cozy breakfast ha vinto l’edizione speciale del Lean Start Up Program, il corso di formazione leader in Italia per creare una startup e validare il modello di business sul mercato che Peekaboo, pre-acceleratore di impresa di Roma, ha organizzato per Unilever Italia e che ha preso il via nella sede romana dell’azienda lo scorso 20 novembre.

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“Questo progetto ha per protagonisti i giovani e le loro idee più innovative, che da sempre rappresentano il futuro della nostra azienda e l’investimento più sicuro su cui puntiamo” – afferma Gianfranco Chimirri, Responsabile HR di Unilever Italia – “In particolare, il team vincitore individua un segmento in crescita nel mercato delle strutture ricettive complementari, il delivery breakfast. Abbiamo premiato un progetto che intercetta un bisogno oggi non soddisfatto cui risponde in modo innovativo e concreto. In Unilever crediamo fortemente nell’apporto generato dall’incontro virtuoso tra innovazione e giovani talenti esterni all’azienda e, insieme a Peekaboo, abbiamo avuto l’opportunità di uscire dagli uffici e raggiungere una reattività senza pari nello sviluppo di nuovi progetti che possano incrementare crescita, competitività e fiducia tra i consumatori. Sono convinto che nella convergenza tra i talenti interni e quelli esterni, nella contaminazione tra le capabilities Unilever e quelle presenti nell’Open talent economy e nell’apertura dell’organizzazione a nuovi modi di lavorare risieda la chiave per il successo in un business che si evolve in maniera costante”.

 L’idea vincitrice prevede la realizzazione di una piattaforma di delivery delle colazioni dai migliori bar sino alle strutture ricettive partner: COZEAT – The cozy breakfast risponde al bisogno degli host che affittano appartamenti ma non possono offrire la colazione ai propri ospiti a causa di vincoli normativi, lasciando un vuoto primario per chi vive l’esperienza vacanza.

Cisco accelera sul Multicloud con importanti innovazioni alla piattaforma HyperFlex

Ulteriore supporto per i container e Microsoft Hyper-V e piena integrazione dei servizi multicloud

 

Cisco presenta la nuova versione software 3.0 per la piattaforma Cisco® HyperFlex™, garantendo prestazioni e semplicità a tutte le applicazioni, in ogni tipologia di cloud e con la massima scalabilità. Le novità includono il supporto per Microsoft Hyper-V, cluster estesi, container e nuovi servizi multicloud che permettono di distribuire, monitorare e gestire applicazioni in qualsiasi tipo di cloud. Il risultato è una piattaforma che permette lo sviluppo e l’implementazione di applicazioni sia tradizionali che cloud native su una piattaforma comune di iperconvergenza.

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Cisco HyperFlex: il potere della semplicità

Le altre soluzioni di iperconvergenza non considerano quanto siano decisivi il networking e i file system distribuiti sulle prestazioni e la scalabilità dei server cluster. Cisco ha ridefinito l’iperconvergenza con un approccio end-to-end completo che consente di progettare server e tecnologia di rete ad alte prestazioni, con un filesystem appositamente realizzato. Si ottengono in questo modo prestazioni senza precedenti che permettono ai clienti di supportare in modo efficiente una vasta gamma di applicazioni, inclusi database e workload ERP cruciali.  

 

“L’approccio di HyperFlex permette di ottimizzare le prestazioni dei database Microsoft SQL e Oracle e delle applicazioni critiche con una delivery veloce, costi inferiori e una gestione più efficace”, ha dichiarato Edivaldo Rocha, CEO di CorpFlex.

 

L’ultima versione di HyperFlex si basa dunque su un’architettura avanzata e permette di semplificare ulteriormente le attività. “Ciò che ci chiedono i clienti è semplicità operativa, scalabilità e capacità di soddisfare le esigenze specifiche di ciascuna delle applicazioni”, ha dichiarato Liz Centoni, senior vice president e general manager del gruppo del Computing Systems Product Group di Cisco. “La nuova piattaforma HyperFlex è l’esempio concreto di ciò che stiamo facendo per semplificare e migliorare le attività nei data center e per supportare le organizzazioni affinché possano prosperare in un mondo multicloud”.

 

Eseguire qualsiasi applicazione

HyperFlex 3.0 integra importanti innovazioni per i workload critici e cloud-native:

  • Supporto Multi-hypervisor. Oltre a VMware ESXi, HyperFlex fornisce supporto hypervisor per Microsoft Hyper-V.
  • Supporto per i Container. Le innovazioni apportate alla piattaforma dati includono un driver FlexVolume per consentire lo storage costante per i container gestiti da Kubernetes, permettendo lo sviluppo e l’implementazione di applicazioni cloud-native su HyperFlex.
  • Validazione delle Applicazioni Enterprise. HyperFlex è ideale per un’ampia gamma di workload con strumenti di profilazione e dimensionamento dei vari carichi di lavoro disponibili per supportare i progetti di migrazione delle applicazioni. Oltre alle guide per la progettazione e l’implementazione di Virtual Server Infrastructure (VSI) e Virtual Desktop Infrastructure (VDI), sono ora disponibili guide di progettazione Cisco per database mission critical, analytics e applicazioni ERP – tra cui Oracle, SQL, SAP, Microsoft Exchange e Splunk.

 

Su qualsiasi tipo di Cloud

Le organizzazioni oggi richiedono la mobilità dei carichi di lavoro e il monitoraggio delle applicazioni attraverso cloud pubblici e privati.  HyperFlex è la piattaforma per l’era multicloud e offre nuove integrazioni di servizi con il portfolio software multicloud di Cisco:

  • Application Performance Monitoring. AppDynamics con HyperFlex consente di monitorare le prestazioni delle applicazioni ibride in esecuzione su HyperFlex e su più cloud.
  • Application Placement. Cisco Workload Optimization Manager (CWOM) per HyperFlex assiste i clienti con l’analisi automatica e il workload placement.
  • Cloud Management. Lanciato lo scorso anno, CloudCenter for HyperFlex consente la gestione del ciclo di vita dei carichi di lavoro in uno o più cloud privati o pubblici.
  • Cloud Privato. CloudCenter for HyperFlex semplifica l’implementazione e la gestione delle macchine virtuali, dei container e delle applicazioni, rendendo facile il compito di sviluppatori e amministratori nel consumo di cloud privati.

 

Di qualsiasi misura

Solo Cisco permette ai clienti di gestire carichi di lavoro in rapida crescita con una resilienza completa, godendo al contempo della portata globale della gestione dei sistemi basati su cloud.

  • Più scalabilità e resilienza on premises. A supporto dei clienti con una maggiore densità di macchine virtuali, i cluster HyperFlex sono ora in grado di raggiungere 64 nodi con una maggiore resilienza, grazie a spazi di disponibilità completamente automatizzati.
  • Stretch Clusters Across Datacenters. Per soddisfare i requisiti di protezione dei dati e di elevata disponibilità, HyperFlex può ora essere configurato in cluster di estensioni per garantire la massima disponibilità.
  • Gestione basata su Cloud nei Data Center. Cisco Intersight ora supporta HyperFlex Cloud Deployment, portando l’implementazione semplificata e la gestione in qualsiasi località remota

 

Le applicazioni sono al centro della trasformazione digitale.  Il paesaggio applicativo in continua evoluzione richiede il supporto sia per carichi di lavoro tradizionali monolitici che per architetture di microservizi distribuite. Inoltre, la possibilità di abilitare un ambiente operativo multicloud sta rapidamente diventando un requisito dei data center. Secondo la CloudView Survey di IDC del luglio 2017, l’85% degli intervistati sta valutando o utilizzando il cloud pubblico, mentre tra gli attuali utenti del cloud l’87% ha adottato misure per portarsi verso una strategia cloud ibrida e il 94% prevede di utilizzare diversi cloud.

 

Le organizzazioni stanno rapidamente adottando infrastrutture di iperconvergenza (HCI) per contribuire a semplificare i loro ambienti.  HCI è uno dei segmenti in più rapida crescita nell’area dei data center con un CAGR a 5 anni (2016-2021) del 30,2% (Fonte: IDC Worldwide Quarterly Converged Systems Forecast Tracker, 3CQ17). Cisco HyperFlex viene adottato come piattaforma principale per l’IT aziendale, accelerando questa transizione di mercato con oltre 2000 clienti in tutto il mondo.

 

 

Risorse a supporto

 

 

Cisco HyperFlex Systems™

I sistemi Cisco HyperFlex offrono un’iperconvergenza completa, combinando computing, storage e risorse di networking in una piattaforma semplificata e facile da usare. La piattaforma dati HyperFlex, progettata con il sistema Cisco Unified Computing System (Cisco UCS®), offre una struttura dinamica dei dati, grazie a prestazioni leader del settore, di cui i clienti hanno bisogno per semplificare un maggior numero di applicazioni nei loro data center. I sistemi Cisco HyperFlex offrono l’agilità, la scalabilità e un approccio pay-as-you-grow del cloud, ma con i vantaggi dell’infrastruttura on-premises. Cisco HyperFlex. Semplificare di più.

PARTE ECOSISTEMA TOGETHER: PERCORSO DI ECCELLENZA PER INCONTRI DI IN-FORMAZIONE FRA AZIENDE, STARTUP E MANAGER

Il progetto, realizzato da Federmanager Academy in partnership con Digital Magics e finanziato da Fondirigenti, è strutturato in 5 incontri a Roma, Milano, Catania, Napoli e Reggio Emilia dedicati all’‘Open Innovation’: come innovare le imprese con l’apporto delle startup digitali

Federmanager Academy, Management School di Federmanager, organizzazione che rappresenta 180.000 dirigenti in servizio e in pensione delle imprese produttrici di beni e di servizi, con 57 sedi in Italia, in collaborazione con Digital Magics, il più importante incubatore di startup digitali “Made in Italy”, attivo su tutto il territorio Italiano, lancia ECOSISTEMA TOGETHER: progetto di in-formazione fra aziende, startup e manager.

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ECOSISTEMA TOGETHER – finanziato da Fondirigenti, fondo interprofessionale per la formazione dei dirigenti promosso da Confindustria e Federmanager – ha l’obiettivo di creare un ecosistema vero e proprio dell’innovazionecon 5 incontri di dialogo, confronto e lavoro estremamente qualificati fra: oltre 20 imprese aderenti a Fondirigenti; più di 20 startup italiane, le migliori selezionate da Digital Magics, e manager e professionisti con una solida esperienza che vogliono ricollocarsi come freelance o a supporto delle stesse aziende e start up.

Il percorso inizia a Roma e continuerà su altre quattro aree per raggiungere e coprire tutto il territorio italiano. ECOSISTEMA TOGETHER sarà a Milano il 15-16 febbraio, a Catania il 12-13 marzo, a Napoli il 15-16 marzo e aReggio Emilia il 19-20 marzo. Per scoprire il programma e i dettagli dei 5 appuntamenti:http://www.federmanageracademy.it/ecosistema-together-imprese-start/. Fra le aziende nelle giornate di Roma vi sono General Electric (Nuova Pignone), Sogin, Estra, Unysis, Urmet Sistemi, Biscotti Gentilini, Teleperformance, Injecta.

Importanti esperti di settore, advisor e mentor di Federmanager Academy e Digital Magics si alterneranno all’interno disessioni di approfondimento consulenziale e workshop, per diffondere la cultura del digitale, della nuova imprenditorialità e dell’Open Innovation e per sensibilizzare le aziende a sostenere le startup, lavorando insieme per innovare processi, servizi e prodotti grazie alle tecnologie esterne.

In ognuna delle due giorni ECOSISTEMA TOGETHER vuole creare valore aggiunto, sinergie e collaborazioni strategiche fra i partecipanti. Al termine di ogni incontro verranno realizzate delle videolezioni – con le pillole e le parti più importanti – che saranno inviate ai protagonisti. Nel mese di aprile a Roma ci sarà l’evento conclusivo di ECOSISTEMA TOGETHER, dove verranno presentati i progetti innovativi sviluppati dalle aziende, startup e manager durante i 5 incontri.

Helga Fazion, Presidente di Federmanager Academy, ha dichiarato: “Siamo particolarmente soddisfatti per l’avvio di questa iniziativa, che è sperimentale non solo nei contenuti e nelle metodologie ma anche nel mix di figure che si trovano in alcuni gruppi per lavorare assieme, e per creare just in time idee da proporre alle stesse aziende presenti: mettere insieme la disruption delle start up, la solidità di certe imprese e l’esperienza di alcuni manager che vogliono ripensarsi professionalmente, è un percorso sicuramente interessante; e per questa possibilità siamo grati a Fondirigenti, e contenti di collaborare con Digital Magics”.

Layla Pavone, Consigliere e Chief Innovation Marketing and Communication Officer di Digital Magics, ha dichiarato: “Dopo i 20 programmi di ‘Open Innovation’, che abbiamo strutturato negli ultimi due anni con le più importanti aziende italiane, e le due edizioni del ‘GIOIN’, il primo network in Italia per l’innovazione delle imprese grazie alle startup, ECOSISTEMA TOGETHER e la partnership con Federmanager Academy si inseriscono perfettamente nella strategia che Digital Magics sta portando avanti da sempre, ovvero creare un ponte strategico fra l’industria e l’imprenditorialità tradizionale e l’ecosistema delle startup innovative”.

Il marketplace lending made in Italy: a che punto siamo (e dove vogliamo arrivare)

È uno dei quattro best investment del 2018 secondo Forbes: il P2P lending è sempre più sotto i riflettori di esperti e opinione pubblica. BorsadelCredito.it, il primo operatore italiano di P2P lending per le PMI, fa un bilancio della strada percorsa fin qui e traccia le possibili, auspicabili novità che ci attendono per l’anno appena iniziato.

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1) Il primo punto che rappresenta un giro di boa per l’Italia è la riforma della tassazione approvata con la legge di Bilancio 2018. Ne abbiamo parlato dettagliatamente qui. In sostanza, il legislatore ha rimosso l’anomalia che fino al 2017 penalizzava dal punto di vista fiscale il P2P lending imponendo al prestatore di pagare le tasse sui suoi guadagni derivanti da questa asset class ad aliquota marginale sul reddito: dal 23% per redditi sotto i 15mila euro al 43% per quelli sopra i 75mila. Dal 3 gennaio l’aliquota unica è la stessa che si paga sui rendimenti che derivano da fondi comuni, bond e azioni: il 26%. Un dato che non potrà che fare bene al nostro settore e spingerne la crescita. Ed è uno degli obiettivi che gli operatori specializzati si erano posti a inizio 2017: obiettivo centrato.

 

2) Un secondo obiettivo del 2017 era quello di consentire l’ingresso, come investitori, anche agli istituzionali. Ne abbiamo parlato approfonditamente, per esempio qui: i fondi di direct lending in Europa hanno erogato 13 miliardi di euro in prestiti alle imprese e hanno una potenza di fuoco di circa 54 miliardi. Le piattaforme come BorsadelCredito.it sono le candidate ideali a ospitare fondi di direct lending, ovvero fondi che eroghino credito all’economia reale e che siano investibili anche da investitori istituzionali. La nostra piattaforma è pronta a partire e lo farà nel corso del 2017. Poi dalle parole siamo passati ai fatti: il 17 ottobre abbiamo annunciato il lancio del Fondo Colombo, il primo fondo di investimento alternativo dedicato agli investitori professionali, che ha un obiettivo di raccolta di 100 milioni in 5 anni. Colombo è gestito da BorsadelCredito.it attraverso ART SGR S.p.A.; la banca depositaria è Caceis Bank. Sono previsti vari closing per i primi due anni e il calcolo del NAV due volte l’anno. Le quote minime di investimento variano tra 500.000 e 2.500.000 di euro a seconda delle classi di investimento. Colombo offre ritorni elevati (target netto al 5,5%), rischio contenuto e decorrelazione totale rispetto al mercato. Per l’Italia si tratta di una novità assoluta. 

 

3) Un bilancio non è tale se non si fa una summa numerica: nel 2017 il volume del P2P lending italiano è cresciuto in maniera esponenziale e, soprattutto, sono nate nuove piattaforme e altre se ne attendono nell’anno appena iniziato. Una notizia che non può che far bene al mercato, rendendolo più efficiente. Per restare ai puri numeri, citiamo quello di P2P Lending Italia che rileva l’ingresso in una nuova dimensione per il comparto con l’ingresso di operatori importanti come Fifty (sconto fatture) e Lendix (prestiti alle imprese). Secondo l’osservatorio trimestrale del sito il mercato avrebbe toccato quota 111,5 milioni con un aumento del 40% trimestre su trimestre e del 267% rispetto a un anno fa. Il settore dello sconto fatture avrebbe generato 84,8 milioni negli ultimi tre mesi dell’anno e quello dei prestiti alle imprese circa 10 milioni di nuove erogazioni, rispettivamente quintuplicando e quadruplicando i numeri di un anno prima. In totale questi due settori valgono, dall’avvio del mercato, 275,4 milioni, che arrivano a 383 milioni se si aggiungono anche i prestiti personali. Si tratta di numeri che, per ammissione della stessa P2P Lending Italia, potrebbero sottostimare la portata del fenomeno. Iniziamo, cioè, a uscire dal recinto dei fenomeni di nicchia e a essere rilevanti, per quanto ancora piccoli rispetto a UK e USA (ma non particolarmente rispetto ad altri Paesi dell’Europa Continentale).

 

4) A proposito di Europa Continentale, su questa area del mondo puntano anche le pioniere britanniche del marketplace lending: il funding gap per le PMI è un problema sempre più gravoso. Nel Regno Unito, secondo Funding Circle, nel periodo da fine 2013 a Giugno 2017 lo stock netto di prestiti alle PMI anglosassoni da parte del sistema bancario inglese ha subito un decremento di 2,5 miliardi di sterline, la metà delle quali è stata erogata in compenso dalla piattaforma britannica ormai leader nel mondo. Secondo dati EBA elaborati da KPMG i prestiti bancari alle PMI europee sono passati dai 95 miliardi del 2008 a circa 54 del 2013/2014, mentre lo stato degli NPL in pancia alle banche non lascia presagire nulla di buono. E, per l’Italia, questa situazione è quanto mai esasperata. Lo spazio di crescita per le piattaforme che fanno credito alle imprese online è amplissimo: la stessa Funding Circle è convinta che l’Europa supererà il Regno Unito nei prossimi anni. Noi ci auguriamo che questo possa accadere quanto prima.

 

5) Abbiamo osservato, rispetto a inizio 2017, i primi segnali che l’Unione Europea si stia interessando al marketplace lending come alternativa per il finanziamento delle PMI. Non solo l’Unione Europa, ma anche il legislatore italiano, tanto che siamo stati chiamati in Audizione alla Camera presso la Commissione Finanze. L’auspicio è che questo sia il primo passo per la creazione di una legislazione unica e univoca in ambito sia italiano sia europeo. L’unica norma che oggi regola il nostro settore è la sezione IX delle nuove norme sulla raccolta del risparmio da parte dei soggetti non bancari. In questa norma il social lending è definito come “uno strumento attraverso il quale una pluralità di soggetti può richiedere a una pluralità di potenziali finanziatori, tramite piattaforme on-line, fondi rimborsabili per uso personale o per finanziare un progetto.” Oggi le piattaforme possono operare se sono istituto di pagamento ex art. 114 TUB, intermediario finanziario ex art. 106 TUB o istituto di credito. E possono fare da intermediari nelle trattative personalizzate tra imprenditori e singoli finanziatori. Nelle disposizioni, approvate lo scorso novembre, c’è specificato poco altro. La mancanza di una normativa organica non potrà durare a lungo, visti anche i ritmi di crescita del mercato: una più spiccata chiarezza e completezza nella normativa faranno certamente da propulsore per una maggiore conoscenza e autorevolezza del mercato della finanza alternativa. 

 

6) La cooperazione con le banche. Qualcosa si muove anche in Italia. Sono le banche maggiori, Intesa San Paolo, eletta da Forrester Research come una delle 7 banche al mondo più all’avanguardia nel settore della trasformazione digitale, grazie alla creazione del VC Neva Finventures e all’alleanza strategica stretta con The Floor, un incubator israeliano di fintech. La banca, attraverso il veicolo di VC, ha investito nella piattaforma britannica Iwoca, attiva nei prestiti alle imprese. Anche UniCredit ha creato il fondo Evo per investire nel mondo Fintech. La collaborazione con il Fintech per le banche è vitale, soprattutto con l’entrata in vigore della PSD2. Ma, a nostro avviso, sono soprattutto le banche del territorio che potrebbero beneficiare dei servizi erogarti via Fintech: auspichiamo la creazione come in Gran Bretagna, di un referral scheme che prevede che ogni richiesta di finanziamento fatta da una PMI e non gestita dalla banca debba essere segnalata alle piattaforme che possono offrire un servizio alternativo. Anche in questo caso, il legislatore ha in mano le chiavi per dischiudere un mercato. 

 

7) Milano hub europeo del FinTech? Abbiamo perso la gara per l’Agenzia Europea del farmaco, ma potremmo ancora vincere quella per diventare l’Hub europeo del Fintech. Qualcosa, nel 2017, si è mosso anche in questo ambito, dopo gli appelli lanciati da Guido Rosa, il presidente dell’associazione italiana delle banche estere, per esempio qui e dal presidente della Consob Giuseppe Vegas. Qualcuno, segnatamente SellaLab e Copernico, ci ha messo il cappello, fondando il Fintech District, con l’obiettivo di sviluppare le società italiane ed europee di Fintech attraverso l’aggregazione degli operatori. 

 

8) Resta un auspicio, mancato per un soffio nell’ultima legge di Bilancio: l’ingresso nei PIR. Un nostro cavallo di battaglia, che speriamo si concretizzi nel corso del 2018. Come nei britannici IFISa, derivazione degli Isa da cui i nostri PIR hanno tratto ispirazione, i panieri dedicati all’economia reale potrebbero (dovrebbero) contemplare una percentuale di P2P lending, ovvero prestiti alle PMI, pescando dall’intero universo di oltre 4 milioni di realtà che sono l’ossatura del nostro sistema industriale. A piccoli passi, il P2P lending sta diventando grande. 

 

Informazioni su BorsadelCredito.it

BorsadelCredito.it è il primo operatore italiano di peer to peer lending per le PMI.

Specializzata nel credito alle micro, piccole e medie imprese, BorsadelCredito.it vanta oggi più di 15.000 imprese clienti provenienti da tutta Italia, oltre 2000 prestatori e oltre 22 milioni di euro finanziati. La start-up fintech è nata nell’ottobre 2013 come piattaforma digitale di brokeraggio per il credito alle aziende, aprendo nel settembre 2015 il canale del P2P lending come primo operatore per le aziende in Italia, in qualità di Istituto di pagamento autorizzato da Banca d’Italia. BorsadelCredito.it è gestita da un gruppo societario, la cui Holding è la Business Innovation Lab S.p.A., che controlla al 100% altre due società: Mo.Net S.p.a. con socio unico (società iscritta all’albo degli istituti di pagamento ex art. 114 septies del T.U.B con il codice 36058.6), la società del gruppo autorizzata a svolgere i servizi di social lending, attraverso cui gli utenti possono prestarsi il denaro e restituirlo a rate; e ART SGR S.p.a. con socio unico, Iscritta all’Albo delle SGR di cui all’art. 35 comma 1, sezione FIA del TUF con codice iscrizione albo n.161, che gestisce il fondo di credito “Colombo”.

 

 

 

L’Enterprise Data Management è essenziale per affrontare il GDPR

Con l’avvicinarsi del 25 maggio 2018, data fissata per l’entrata in vigore del GDPR (General Data Protection Regulation), è sempre maggiore la pressione all’interno delle organizzazioni, praticamente tutte, chiamate a conformarsi al regolamento.

Per adempiere alla normativa è infatti necessario interpretare e ‘scaricare a terra’ principi e indicazioni, definendo una roadmap e un framework attuativi concreti e sostenibili. Il regolamento impone infatti di dichiarare un percorso di consolidamento del sistema di protezione dei dati personali, partendo dalla definizione del perimetro, dall’analisi delle minacce a cui sono sottoposti i dati, fino alla esplicitazione delle misure organizzative e tecnologiche adottate a copertura dei rischi.

“Non basta però dire cosa si fa. Bisogna anche fare quello che si è detto,” sostiene Alberto Scavino, CEO di Irion, software house specializzata nell’Enterprise Data Management. “Le misure dichiarate devono essere implementate e organizzate in un sistema codificato di gestione dei dati personali, che ha molti punti in comune con la conformità a normative già attive in diversi settori, come il Finance, e con le migliori pratiche di governo del patrimonio informativo”.

Questa analogia è una grande opportunità in termini di efficienza e sostenibilità: gli stessi metodi, tecniche e strumenti di data management e data governance possono e devono essere estesi per coprire esigenze di conformità al GDPR.

Il ruolo dell’enterprise data management

Un approccio proattivo, integrato e coerente necessita di un solido supporto strumentale, ovvero di un sistema di [amazon_textlink asin=’B01MTBKS2U’ text=’Enterprise Data Management’ template=’ProductLink’ store=’antoniosavare-21′ marketplace=’IT’ link_id=’95920948-04fe-11e8-87c1-93c7eeda07d2′] in grado di assicurare la flessibilità e la dotazione funzionale necessarie a coprire i requisiti di differenti finalità di gestione dei dati.

Una piattaforma in grado di esplorare il system landscape (data discovery) per creare una mappa dei dati, categorizzarli in base alle singole tipologie e finalità di impiego, valutare i rischi connessi, configurare ed eseguire le regole di dismissione dei dati, verificarne l’esattezza eventualmente attivando le opportune azioni di rettifica. Per salvaguardare le informazioni può rivelarsi necessario lo sviluppo di una delle misure per la protezione dei dati suggerite dalla normativa stessa, la pseudonimizzazione, attraverso tecniche di [amazon_textlink asin=’1546377972′ text=’data masking.’ template=’ProductLink’ store=’antoniosavare-21′ marketplace=’IT’ link_id=’84b5eef3-04fe-11e8-8086-4f162dc340be’] La piattaforma deve inoltre disporre delle funzionalità necessarie a garantire una risposta efficace e tempestiva all’esercizio da parte degli interessati dei propri diritti (consenso, rettifica, oblio, portabilità) al verificarsi di violazioni (data breach), ai requisiti di reportistica regolamentare (es. registro dei trattamenti).

Ma lo strumento è solo uno dei fattori abilitanti: è necessario impiegarlo in modo corretto, con il supporto di professionisti del dato, per valorizzarne tutte le caratteristiche sulla base di un metodo concreto applicabile a differenti esigenze gestionali.

La piattaforma EDM, gli add-on RTG e i relativi servizi professionali abilitanti di Irion danno una risposta completa e integrata a queste esigenze, fornendo un potente ambiente integrato di governo e gestione dei dati con tutte le feature necessarie a coprire i requisiti tecnici introdotti dal GDPR: data quality, data discovery, data governance, gestione di business glossary e metadata, data masking, master data management e workflow management. Il tutto, arricchito da potenti funzionalità di autodocumentazione e di reporting, costituisce una risposta completa e modulare, basata su una chiara visione del percorso di adeguamento alla normativa e al suo presidio in esercizio.

Per approfondire tematiche connesse al regolamento, Irion ha inoltre creato il gruppo LinkedIn GDPR Italia, attraverso il quale è possibile entrare in contatto con Manager che si occupano della “protezione dei dati personali”: un luogo d’incontro virtuale dove condividere esperienze o confrontarsi con altri esperti, facendo chiarezza sulle indicazioni normative e trovando spunti, idee o soluzioni utili.

Innovazione – Più di mille le startup costituite online

Nel 2017, 4 startup su 10 fondate hanno scelto la nuova modalità di costituzione digitale, legittimata da una recente sentenza del TAR.

Al 31 dicembre 2017 sono 1.117 le startup innovative costituite attraverso la nuova modalità digitale e gratuita. Il tasso di utilizzo tra le startup costituite nel 2017 è pari al 39,6%. Lo evidenzia il nuovo rapporto trimestrale di monitoraggio pubblicato in data odierna dal MISE, in collaborazione con Unioncamere e InfoCamere.

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A partire dal 20 luglio 2016 è possibile costituire una società di capitali senza fare ricorso all’atto notarile. Un’assoluta novità per il diritto societario italiano, di cui la recente pronuncia del TAR del Lazio (sentenza 2 ottobre) ha sancito la piena conformità ai principi giuridici comunitari e nazionali.

Tra le principali caratteristiche della procedura spiccano l’offerta di un modello standard per gli atti fondativi dell’impresa, personalizzabili dall’utente sulla piattaforma online dedicata, e il ricorso alla firma digitale a garanzia dell’identità dei contraenti, nonché la gratuità e la rapidità dell’intero iter di costituzione della startup, che può avvalersi anche dell’assistenza qualificata della Camera di Commercio.

Il rapporto mette in luce come nel solo quarto trimestre del 2017 siano ben 246 le imprese innovative costituite online. Rispetto a dodici mesi fa, quando le startup costituite online erano in tutto 180, l’incremento è pari a 937 unità.

La regione capofila nell’adozione di questa misura rimane la Lombardia, con 275 startup costituite online, di cui 181 localizzate nell’area di Milano, che è la prima provincia in classifica e che, insieme a Roma (115 startup) supera le 100 unità. Secondo best-performer è il Veneto, che raggiunge le 151 costituzioni online e colloca ben tre province nella top-5 (Padova 3ª, Treviso 4ª e Verona 5ª, seconde solo a Milano e Roma).

Viceversa, in alcune province anche di grandi dimensioni sono ancora poche le società costituite con la nuova modalità: tra queste spiccano Torino, Napoli, Modena e Firenze, rispettivamente 3ª, 4ª, 9ª e 11ª provincia per popolazione di startup, ma con solo 10, 15, 5 e 8 create online.

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Smart Working – intervista a Daniele Appetito, Manager eFM

Nell’ultimo anno in Enel mi sto occupando di Smart Working ed ho avuto l’opportunità di conoscere tante realtà interessanti con cui confrontarmi.

Ho deciso quindi di intervistarli per mettere a fattor comune la conoscenza.

Comtinuo  questo ciclo di interviste con  Daniele Appetito di eFM.

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Dal tuo punto di osservazione qual è lo stato dell’arte dell’implementazione dello Smart working in Italia?

Il termine Smart Working si è ormai affermato nell’immaginario collettivo, travalicando anche i confini degli addetti ai lavori. L’approvazione della legge sul Lavoro Agile, all’interno del cosiddetto Jobs Act del lavoro autonomo, ha aiutato a sbloccare un processo organizzativo che i dati del Politecnico di Milano (Osservatorio Smart Working 2017) certificano ormai come dato non transitorio (sono 305 mila i lavoratori agili, in crescita del 14% rispetto al 2016 e del 60% rispetto al 2013).

Al di la della diffusa introduzione del contratto agile in diverse grandi aziende con cui abbiamo contatto quotidiano, si percepisce che le potenzialità in termini di abbattimento di costi diretti ed indiretti, di miglioramento del work-life balance, di produttività, di organizzazione e diffusione della responsabilità e, soprattutto di engagement – personale e verso l’azienda – possa subire un netto miglioramento.

Insomma: la consapevolezza che siamo nel pieno di una rivoluzione è, ormai, diffusa. La sensazione, però, è che non si abbia reale consapevolezza delle sue ragioni e della sua portata e che quindi non ci si doti degli strumenti adeguati per viverla e per interpretarla. Troppo spesso, si tende a riportare lo Smart Working ad una evoluzione del telelavoro e, quindi, a confonderlo con concetti come Home Working, Remote Working, Agile, e questo può deviare azioni e sforzi dei singoli e delle aziende.

Siamo solo agli inizi di questa trasformazione ma, sono certo che, sarà epocale. Molte aziende si stanno avvicinando ad approcci integrati al nuovo approccio lavorativo e di collaborazione che chiamiamo Smart Working. Ritengo che il 2018 sarà un anno molto importante per la maturazione del mercato Italia e internazionale.

Quali credi siano i fattori critici di successo?

Lo Smart Working va inteso come nuovo approccio lavorativo e di collaborazione all’interno di un’organizzazione e non può prescindere dalla costruzione di un modello organizzativo che abbracci la classica formula BBB : Bricks, Bites and Behaviour. La trasformazione del lavoro deve essere legata ad una azione parallela su :

  • Trasformazione degli strumenti aziendali (fisical & digital collaboration),
  • Creazione di ambienti lavorativi idonei e all’apertura verso l’esterno (indoor & outdoor workplace),
  • Ripensamento delle organizzazioni ponendo al centro la persona, facendo convergere ed integrare gli obiettivi aziendali e quelli personali (work-life integration) e trasformando la cultura aziendale verso la misura dei risultati, allontanandoci da vecchi concetti di controllo.

Una declinazione centrata esclusivamente in ottica “Smart” – Smart-city/Smart-office e quindi focalizzata all’abbattimento dei costi per gli spazi fisici, alla riduzione dei tempi e costi di trasferimento; all’estetica degli spazi di lavoro e/o alle dotazioni tecnologiche non può essere sufficiente. Sono fattori certamente importanti ma che, necessariamente, vanno inseriti in un progetto integrato di trasformazione culturale e organizzativo dell’azienda.

Vogliamo davvero liberare il lavoratore dai vincoli spazio/temporali e dalle dinamiche dell’ufficio tradizionale per poi semplicemente ricostruirle altrove, magari il più possibile vicino casa?

È presente, a ben guardare, un pericolo concreto che il Lavoro Agile si risolva in un pendolo ufficio/casa. Se lo Smart Worker diventa esclusivamente un “lavoratore remoto” si rischia un effetto boomerang che riporta alla definizione letterale remoto = “allontanato, lontano”. Fra casa e ufficio esiste invece una miniera di competenze e conoscenze, una ricchezza che, attraverso lo Smart Working, può diventare accessibile all’impresa.

Vogliamo davvero rendere liberi i lavoratori responsabilizzandoli per poi chiedere loro di comunicarci orario di inizio, orario di fine e le pause del lavoro? Il processo di cambiamento di cui un’azienda ha bisogno per rendere la singola persona responsabile del proprio lavoro, consapevole dei risultati da raggiungere, cosciente e autonomo nell’organizzazione delle proprie modalità e tempistiche di svolgimento delle attività private e di team, va supportato e guidato con opportune iniziative di trasformazione.

Insomma, sono molti i rischi ma, enorme il potenziale di successo a cui questa evoluzione del lavoro porterà per quelle organizzazioni che comprenderanno il bisogno di costruzione di un progetto olistico di trasformazione.

Citami una best practice motivandola

Ci sono diverse grandi corporation – di cui non posso ancora citare i nomi – che ci hanno contattato per dotarsi di una piattaforma per l’implementazione dello Smart Working che consenta ai propri dipendenti di scegliere una serie di luoghi interessanti sia in ottica smart-city (vicinanza alla propria vita personale) che in ottica smart-working (in senso proprio), ovvero luoghi che attivino interessi e competenze sinergiche con la propria progettualità professionale ed capaci di stimolare interessi personale. Mi riferivo proprio a questo parlando di “miniera di competenze e conoscenze” di fatto già accessibili.

Provo a spiegarmi meglio. Un’azienda può dotare i singoli lavoratori o dei team progettuali di un accesso alla piattaforma MYSPOT estendendo così il proprio portafoglio immobiliare (sedi degli uffici aziendali) con tutti quei luoghi (coworking, business center e altre sedi) in grado di supportare e accelerare le progettualità in cui sono inseriti. Ogni nuovo luogo potenzialmente vivibile dai lavoratori viene selezionato sulla base delle caratteristiche proprie (spazi, servizi, localizzazione) e delle competenze che lo abitano (community e professionisti che è possibile incontrare e da cui farsi contaminare) aumentando in maniera esponenziale le opportunità di business e innovazioe.

In questo modo, in breve, si passerà dal concetto di HQ (head quarter) a quello di HUB, alla costruzione di un luogo diffuso, integrato nel tessuto urbano e professionale in cui l’azienda è immersa e vuole orientare il proprio business.

Altre aziende, inoltre, ci stanno contattando per la costruzione di un percorso di trasformazione delle proprie persone attraverso dei percorsi immersivi che noi chiamiamo “Work-out the future”. In pratica, se pensiamo ad un team progettuale che si sta occupando di un nuovo progetto di innovazione aziendale, si tratta di affiancarlo nella costruzione di un percorso esperienziale di introduzione, contaminazione e accelerazione su tematiche come, ad esempio : Agile, Evolutionary Leadership, Civic Engagement, Activity Based Workplace, Work-life integration, Digital Collaboration e Remote Working.

Accompagnare un team attraverso tali argomenti, non soltanto attraverso il classico approccio formativo d’aula, ma attraverso la costruzione di un percorso esperienziale in grado di accelerare la progettualità in cui il team è coinvolto. Aiutando il progetto stesso, oltre che le persone coinvolte. Solo attraverso la pratica di tali esperienze e la misurazione diretta dei risultati acquisibili dall’approccio integrato dei concetti esposti precedentemente, è possibile costruire un terreno adeguato al cambiamento di cui le aziende, i lavoratori (ognuno di noi) ed il mercato tutto hanno bisogno.

Come vedi il mondo del lavoro tra 10 anni?

10 anni è un periodo troppo lungo con la velocità di trasformazione che contraddistingue i nostri tempi.

La trasformazione digitale del mondo è già avvenuta. Ci siamo dentro. Passiamo fuori dall’ufficio e dalla postazione assegnata almeno la metà del nostro tempo. Infiniti canali – pubblici e privati – ci rendono tutti costantemente iper-connessi con colleghi, clienti, fornitori, autorità, etc. Insomma: sono cambiati i capisaldi del nostro modo di lavorare perché è già cambiato il nostro modo di stare al mondo. Salta l’idea classica di orario di lavoro, di luogo di lavoro, di mansione di lavoro. La sfida è quella di mettere in campo strumenti in grado di assistere i lavoratori nell’abitare il nuovo mondo digitale.

Il punto quindi non è orientarsi nel pendolo fra diversi tipi di spazi (ufficio, casa, business center, coworking) ma la capacità di abitare un unico “luogo digitale” costituito fondamentalmente da un insieme di relazioni – spaziali, digitali, economiche, sociali, emozionali, comportamentali. Un’esperienza di questo genere, che non è né abituale, né ordinaria, né tantomeno semplice per il lavoratore, ha bisogno di essere insegnata e soprattutto vissuta. Ecco allora che diventerà fondamentale sviluppare e perfezionare un personal digital assistant (il nostro “avatar”) che accompagni e indirizzi il lavoratore in questo contesto multidimensionale, riducendo a un’unica esperienza relazionale la molteplicità di livelli comunicativi attivati, lo renda capace di orientarsi e cogliere il nuovo mondo di opportunità la Digital Transformation abilita.

Dall’altro lato, startup e corporation tenderanno ad assomigliarsi sempre di più. Bisogna però cambiare punto di vista. Le aziende di grandi dimensioni hanno lo svantaggio di essere poco reattive ma conservano comunque il vantaggio di riuscire ancora ad attirare talenti. Il punto, però, sarà cambiare il modo di gestirli e formarli: da un’organizzazione gerarchica, rigida, verticale, che forma su questa base le proprie risorse, ad una formazione permanente, immersa ogni giorno laddove accadono le cose, cioè spesso fuori dai classici confini aziendali. Nel mondo attuale, anche il miglior corso di formazione teorico-frontale rischia di essere datato non appena è stato somministrato. La sfida è invece quella d’innestare nella dimensione corporate la cultura agile. Avere la determinazione e la lungimiranza di rimettere nel mondo le proprie risorse umane, rivitalizzandole.

Non basta quindi lasciare il lavoratore libero di decidere quando e dove lavorare. È fondamentale accompagnare la libertà lavorativa acquisita verso luoghi “inspiring” in chiave di crescita del valore personale, e quindi, aziendale. Lo Smart Working può essere lo strumento che abilita questo apprendimento permanente verso nuove competenze in continua evoluzione.

 


 Daniele Appetito

Dopo essersi laureato in Ingegneria nel 2005 entra in eFM, dove si è occupato fin da subito di consulenza di business per la gestione e valorizzazione del Patrimonio Immobiliare e l’implementazione dei sistemi informativi. Dopo 5 anni di gestione dei servizi di Facility, Project e Property per un grande cliente Italiano (importante istituto bancario) diviene da prima Client Leader di questo ed in seguito Program Manager di due dei più grandi progetti internazionali di eFM. Oggi è il Responsabile dell’area Progetti di consulenza per i clienti Corporate in ambito nazionale ed internazionale.

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