L’Intelligenza Artificiale è nulla senza l’uomo

A svelare questo approccio human centric è Paul Daugherty, Chief Technology & Innovation Officer di Accenture. Ospite di Meet the Media Guru, Paul ha individuato tre miti, tre imperativi e tre sfide imprescindibili oggi per stare al passo con le nuove tecnologie.

 L’Intelligenza Artificiale è il risultato dell’incredibile creatività dell’uomo che dà vita a un rapporto bidirezionale e collaborativo con il progresso: nasce così il binomio “uomo+macchina”.


 “La tecnologia è neutrale, è il modo in cui l’uomo la utilizza che può cambiare il mondo”. Questo il pensiero di Paul Daugherty, Chief Technology & Innovation Officer di Accenture, quarto ospite Meet the Media Guru che, al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci” di Milano, ha indagato il futuro della convivenza del binomio uomo+macchina in ambito lavorativo.

Secondo Paul Daugherty sin dall’antichità la tecnologia è sempre stata al centro delle vite degli esseri umani: dalla scoperta del fuoco di milioni di anni fa fino alladigital transformation dei giorni nostri, con l’AI protagonista nonché motore del futuro.
Benché l’Intelligenza Artificiale sia concepita oggi come una delle più avanguardistiche tecnologie, le sue origini risalgono agli anni Cinquanta, quando per la prima volta si è cominciato a parlare di tecnologie di potenziamento per i computer.

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Intelligenza Artificiale: chi è costei?
Ma cos’è l’Intelligenza Artificiale? Per il Guru sono da intendersi tutti quei sistemi che possono estendere le capacità umane di sentire, comprendere, agire e imparare. Nonostante la concezione di AI contemporanea sia solo agli albori, per Paul Daugherty “l’innovazione che porterà nelle nostre vite sarà qualcosa di incredibile, paragonabile solo all’invenzione dell’elettricità”.
Una svolta epocale, certo, ma che mai sostituirà l’uomo, suo creatore, bensì incrementerà le potenzialità del vivere quotidiano sia nella sfera privata che professionale.

Nel corso della serata, Daugherty ha individuato tre miti, tre imperativi e altrettante sfide riguardanti l’Intelligenza Artificiale.

Tre miti da sfatare sull’Intelligenza Artificiale

  1. I robot non sono una minaccia. L’Intelligenza Artificiale non distruggerà l’umanità, ma le si affiancherà semplificando alcune operazioni ancora oggi nelle mani dell’uomo;
  2. Le macchine non ruberanno il lavoro. I robot non sostituiranno il fattore umano, bensì contribuiranno a creare nuovi posti di lavoro con il nascere di professioni a oggi inesistenti. Le macchine devono essere intese come innovazioni tecnologiche con cui collaborare, spetta all’uomo aggiornare le proprie competenze e abilità per stare al passo con il progresso. Le leadership devono favorire questo processo;
  3. Le metodologie non cambieranno. A modificare non sarà l’approccio al lavoro, ma i termini in cui l’uomo basa la propria collaborazione che non deve essere uomo-macchina, ma uomo + macchina, una addizione che consente di raggiungere nuove frontiere.

Tre imperativi da seguire

  1. Ripianificazione del modello business. Le organizzazioni devono immaginare un nuovo modo di organizzarsi, capace di valorizzare l’esistente e accogliere l’innovazione. E’ fondamentale focalizzarsi sulla formazione per adattare le professioni attuali in vista della crescente diffusione dell’Intelligenza Artificiale e preparare chi deve accedere al mercato del lavoro;
  2. Nuovo approccio al lavoro. L’Intelligenza Artificiale è una intelligenza collaborativa che vede un rapporto bidirezionale tra l’uomo e la macchina: mentre l’uomo con le sue competenze crea la macchina e la dota dei dati necessari per farla funzionare, in risposta la macchina migliora le possibilità dell’uomo di valorizzare la propria creatività;
  3. Intelligenza Artificiale responsabile. Rifacendosi alle tre leggi della robotica di Isaac Asimov, Daugherty ricorda come la AI debba sempre essere impiegata a beneficio dell’umanità. Un imperativo, questo, che pone in essere la questione etica di un’Intelligenza Artificiale che sia anzitutto responsabile ma anche onesta, imparziale e trasparente. La responsabilità degli atti compiuti dalla AI deve essere sempre in capo alle persone.

Tre sfide per le aziende

  1. Nuove abilità e formazione. Con la crescente diffusione dell’Intelligenza Artificiale, diventa necessario colmare il gap tra le competenze già presenti nel mercato del lavoro e quelle necessarie, maggiori rispetto alle prime. Serve quindi formare vecchi, nuovi e futuri lavoratori per permettere una più serena ed efficace collaborazione per il binomio uomo+macchina;
  2. Data Veracity. Informazioni poco accurate possono minare la qualità delle ricerche fatte per mano dell’AI sulle quali gli enti contano per pianificare, operare e conoscere. È quindi fondamentale attingere da fonti sicure, collezionare e gestire i dati correttamente per svolgere un lavoro accurato, affidabile ed eticamente corretto;
  3. Non esiste una linea d’arrivo. L’Intelligenza Artificiale non ha un traguardo da raggiungere perchè essa continuerà a svilupparsi e a crescere con noi.

APP DELL’ESTATE: CON PLAYAYA L’OMBRELLONE E’ IN SHARING

LA SHARING ECONOMY ARRIVA IN SPIAGGIA PLAYAYA. OMBRELLONI LAST MINUTE CON UN CLICK

Arrivate sempre all’ultimo minuto e non trovate mai un ombrellone libero? Siete stufi di stendervi al sole in una delle affollate spiagge libere italiane, cercando uno spazio per il vostro telo? La spiaggia attrezzata è fuori budget? Da oggi basta un click per trovare il vostro ombrellone… e risparmiare (quasi il 50%) sul prezzo di affitto.

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Dedicata a tutti gli amanti del mare e della tintarella arriva Playaya, la App che consente di affittare, anche last minute, un ombrellone scontatissimo per stendersi comodamente al sole in uno stabilimento attrezzato, per una giornata o solamente per qualche ora, con un semplice click.

L’idea è di due giovani soci (e fidanzati) torinesi, Stefano-26- e Giulia -23, che dopo un anno di lavoro lanciano in questi giorni la loro App – Playaya – per mettere in contatto chi possiede un abbonamento in uno stabilimento balneare e sa di non utilizzarlo a pieno con chi lo sta cercando (magari solo per qualche ora).

Playaya non è una piattaforma di booking ma di condivisione, in perfetto stile sharing economy. Il sistema è semplicissimo. Gli stabilimenti che lo desiderano aderiscono gratuitamente al programma Playaya, mantenendo il completo controllo sulla spiaggia ma consentendo ai propri ospiti di mettere in sharing gli ombrelloni. Chi affitta l’ombrellone in una spiaggia Playaya può iscriversi gratuitamente alla piattaforma e mettere in rete le giornate, o le ore, che vuole condividere. Il software Playaya calcola e suggerisce il prezzo di vendita del servizio (con uno sconto che va dal 30% al 50% sul prezzo di listino della spiaggia) e a quel punto chi è alla ricerca di un ombrellone non deve far altro che collegarsi ed effettuare il match.

L’idea – racconta Giulia – ci è venuta l’anno scorso in Sicilia a Giardini Naxos dove mia cugina, che aveva un bimbo piccolo, ci ha prestato l’ombrellone che aveva affittato in uno stabilimento attrezzato poiché non lo utilizzava nelle ore più calde, dalle 12 alle 16. Per noi era semplicemente perfetto. Ci svegliavamo tardi e andavamo via giusto in tempo per iniziare a pensare all’aperitivo! Come mia cugina tantissime famiglie scelgono la comodità di una spiaggia attrezzata ma non la utilizzano tutto il giorno, o tutti i giorni, lasciando vuoto l’ombrellone. E tantissime persone hanno voglia di stendersi al sole proprio in quelle ore. Di qui l’idea!!! Playaya sfrutta lo strumento della condivisione e consente, a chi lo desidera, di recuperare in parte i costi del proprio abbonamento in spiaggia offrendolo in sharing

Trasparente. Comodo. Sicuro. Tutte le transazioni sono effettuate tramite PayPal o carta di credito e ogni martedì Playaya rimborsa chi ha messo in sharing il proprio ombrellone nella settimana precedente. Con un vantaggio economico anche per i gestori dello stabilimento.

 “Abbiamo iniziato – continua Stefano – dalla Liguria, dove moltissimi stabilimenti hanno aderito con entusiasmo alla nostra idea. Loano, Spotorno, Ceriale, Diano Marina, Bordighera, Alassio… Ogni giorno acquisiamo nuove spiagge da tutta Italia!

Gli amanti della tintarella sono avvisati!

Instagram raggiunge un miliardo di utenti e introduce IGTV

Instagram presenta due importanti novità: una comunità globale di un miliardo di persone e un nuovo capitolo nella storia del video mobile IGTV 

IGTV è un nuovo spazio all’interno di Instagram in cui le persone possono guardare video verticali (dalla durata massima di un’ora) dei loro profili Instagram preferiti, in questo modo gli utenti potranno connettersi a loro in maniera più significativa. IGTV è diverso dalla tipica esperienza video mobile:

  • Mobile prima di tutto: IGTV è stato pensato per assecondare il modo con cui le persone utilizzano il telefono, per questo motivo, i video sono a schermo intero e verticali.
  • Facile da usare: la riproduzione del video si avvia non appena si apre l’applicazione, quindi non c’è bisogno di cercare per iniziare.
  • Qualità del contenuto: IGTV si basa sui contatti che si hanno su Instagram; in questo modo è possibile poter guardare i contenuti realizzati dalle persone che già segui e allo stesso tempo scoprirne sempre nuove.

IGTV è disponibile a partire da oggi in tutto il mondo. Per celebrare il lancio alcuni tra gli account Instagram più seguiti al mondo hanno già iniziato ad aggiungere video ai loro canali.

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A questo LINK sarà inoltre caricato lo speech di Kevin Systrom

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Primo round da € 3 milioni per SCLAK, la startup che “trasforma” lo smartphone in una chiave

L’operazione, sottoscritta interamente da Vertis SGR, attraverso il fondo “Vertis Venture 2 Scaleup”, è al servizio dello sviluppo della piattaforma di gestione e controllo di accessi, dell’internazionalizzazione e dell’apertura di nuove partnership strategiche

Completato un primo e importante round di finanziamento da 3 milioni di euro per SCLAK, società fondata nel 2014 da Andrea Mastalli, Andrea Ferro e Daniele Poggi, che opera nel settore dell’Internet of Things, attraverso l’offerta di un sistema digitale di gestione e controllo degli accessi. A sottoscriverlo interamente è Vertis SGR, società di gestione del risparmio indipendente attiva nel private equity e venture capital, attraverso il fondo “Vertis Venture 2 Scaleup”. Il finanziamento è volto a sviluppare ulteriormente la piattaforma digitale di gestione e controllo degli accessi, consolidare il business internazionale e aprire a nuove partnership strategiche.

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L’innovativo sistema offerto da SCLAK consente di integrare qualsiasi tipo di apertura e serratura elettrificata, attraverso un dispositivo elettronico, un’applicazione mobile e una piattaforma digitale, da cui è possibile gestire e controllare gli accessi. Le chiavi digitali SCLAK, generabili tramite l’applicazione smartphone, possono essere inviate via e-mail o sms, sono personalizzabili e attivabili anche per periodi di tempo limitati (giorni e orari prestabiliti), possono essere revocate o sospese da remoto, con notifiche degli ingressi per tenere traccia dell’utilizzo. La grande flessibilità del sistema consente di offrire soluzioni smart alle nuove esigenze di gestione di mezzi e spazi, generate dallo sviluppo della sharing economy, così come ai bisogni di semplificazione, controllo e sicurezza degli accessi a spazi collegati a settori più tradizionali.

La semplicità e utilità del software hanno portato SCLAK, nei primi 4 anni di attività, a siglare importanti partnership con primari player nei settori della ricettività (SweetGuest, HomeatHotel), del facility management (Ceg Facility) ed uno strategico accordo con il leader mondiale della sicurezza passiva ASSA ABLOY (€7MLD di fatturato). Con una crescita costante ed esponenziale del fatturato (+50% nel 2017 vs 2016; +500% atteso per il 2018, grazie a nuovi accordi già siglati e altri in pipeline), la società genera già il 30% del proprio business all’estero, con una particolare preminenza al momento del mercato spagnolo, mentre si sta delineando l’interessante apertura di mercati ad alto potenziale come Francia, UK, Hong Kong e Australia. Ad oggi SCLAK ha oltre 4.000 dispositivi già installati e 400.000 accessi effettuati da inizio anno, più di 9.000 clienti privati possessori del sistema e oltre 15.000 ospiti che l’hanno utilizzato.

Andrea Mastalli, co-fondatore e CEO di SCLAK, dichiara: Siamo particolarmente orgogliosi di aver ottenuto un primo finanziamento così importante che supporterà i nostri piani di sviluppo. La flessibilità della nostra piattaforma, universale e applicabile a tutti i sistemi di apertura, sta suscitando grande interesse e attenzione in diversi ambiti e Paesi perché risolve contemporaneamente problemi di sicurezza e di gestione efficiente del tempo, bisogni che emergono in maniera sempre più evidente con l’evoluzione dei modelli di gestione e condivisione di beni e spazi. Siamo certi che l’ingresso nel nostro capitale di un primario player quale Vertis sosterrà la nostra crescita anche attraverso l’apporto fondamentale di esperienza e networking, funzionale allo sviluppo di nuove partnership strategiche.”

Amedeo Giurazza, Amministratore Delegato di Vertis SGR SpA, aggiunge: “SCLAK opera nell’Internet of Things, uno dei settori più dinamici e innovativi del momento. La piattaforma digitale offerta dalla società ha grandi potenzialità di sviluppo e, come investitori, vogliamo accompagnare il suo brillante team nel percorso delineato. SCLAK ha dimostrato la capacità di cogliere un reale bisogno di mercato e di mettere a punto una strategia di crescita, dandone piena esecuzione attraverso una soluzione tecnologica innovativa ed estremamente efficiente. Resta solo da alimentarne la scalabilità.”

Secondo l’Osservatorio di Osservatori.net – School of Management del Politecnico di Milano – l’Internet of Things nel 2017 ha toccato in Italia i 3,7 miliardi di euro, registrando un + 32% rispetto al 2016, spinto sia dalle applicazioni più consolidate che sfruttano la “tradizionale” connettività cellulare (2,2 miliardi di euro, +29%), sia da quelle che utilizzano altre tecnologie di comunicazione (1,5 miliardi di euro, +36%). Una crescita che risulta in linea o superiore a quella degli altri Paesi occidentali e il cui vero motore è costituito dalla componente legata ai servizi abilitati dagli oggetti connessi, che valgono ormai 1,25 miliardi di euro (con un peso pari al 34% del mercato). Nel prossimo futuro si prevede un’ulteriore accelerazione del mercato in molti segmenti tra cui Smart Car, Smart Home e Industrial IoT.

Costituita nel 2007, Vertis SGR è una società di gestione del risparmio indipendente, autorizzata da Banca d’Italia, che opera attraverso cinque Fondi d’investimento mobiliari chiusi, riservati a investitori qualificati. Nel private equity la Società è attiva con i fondi Vertis Capital e Vertis Capital Parallel, mentre nel venture capital investe con i fondi Vertis Venture, Vertis Venture 2 Scaleup e Vertis Venture 3 Technology Transfer. La società assume partecipazioni principalmente in progetti ad alto contenuto di tecnologia e di ricerca, spin-off, startup e PMI innovative. Il management team dispone di relazioni internazionali consolidate e vanta una importante track-record nei settori della finanza, consulenza, industria e ricerca.

Walter Coraccio, oggi divenuto anche socio di SCLAK e membro del CDA come Amministratore Delegato, ha coordinato, per gli aspetti finanziari e fiscali legati al deal, gli advisor Tommaso Foco dello Studio Legale Portolano Cavallo, che ha assistito SCLAK, e Ilaria Ricci dello Studio Legale LTL Advisors e Christian Giuliano dello Studio Pirola Pennuto Zei e Associati, che hanno assistito Vertis SGR.

Informazioni su SCLAK

SCLAK è una società fondata nel 2014 da Andrea Mastalli, Andrea Ferro e Daniele Poggi con sede a Milano ed operativa nel settore dell’Internet of Things, attraverso l’offerta di un sistema digitale di gestione e controllo per degli accessi. La Società è operativa in Italia e, attraverso rivenditori e ambassador, in paesi come la Spagna, UK, Hong Kong e Australia. Ad oggi SCLAK ha oltre 4.000 dispositivi già installati e 400.000 accessi effettuati da inizio anno, più di 9.000 clienti privati possessori del sistema e oltre 15.000 ospiti che l’hanno utilizzato. Nei primi 4 anni di attività, la società ha siglato importanti partnership con primari player nei settori della ricettività, del facility management, del co-working, del fashion e retail in generale. Per maggiori informazioni si rimanda al sitowww.sclak.com

Django Girls a Salerno il 29 giugno

Il 29 giugno 2018, dalle ore 9:00 alle 18:00, presso il Dipartimento di informatica dell’Università di Salerno, sito presso Via Giovanni Paolo II, 132 a Fisciano ci sarà  la prima edizione del workshop “Django Girls Salerno”

“Django Girls” è un’iniziativa che vuole contribuire al coinvolgimento del pubblico femminile nel settore digitale, avvicinando le donne alla programmazione web. Si tratta di un laboratorio gratuito della durata di una giornata aperto alla partecipazione di tutte, senza limiti di età e di background culturale, dove teoria e pratica si fondono insieme.

Ho intervistato le due organizzatrici Elena e Fiorella:

Qual è la genesi di questo evento?

Django Girls è un workshop di alfabetizzazione digitale di una giornata dove chi partecipa impara come si realizza un blog. Il nome dell’iniziativa fa riferimento alla tecnologia che viene utilizzata durante l’evento, il framework Django, un software open source per lo sviluppo di vari applicativi e scritto in linguaggio Python.
Django Girls non è solo un progetto per la divulgazione tecnologica, ma una community internazionale: nato nel 2014 nel contesto della conferenza EuroPython, si è diffuso a macchia d’olio, i workshop vengono organizzati in tutto il mondo e la comunità si è formata  nel corso degli anni, in un crescendo spontaneo. A sostegno del progetto esiste una Fondazione, nata nel 2016 e con sede a Londra, che coordina i gruppi locali, fornendo risorse e supporto per l’organizzazione di nuove iniziative. In Italia il debutto è stato nel dicembre 2015, a Roma. A Salerno, il 29 giugno 2018, c’è il workshop numero 14, e sono state toccate nel frattempo molte città della penisola, da Bari a Torino, da Trieste a Napoli.

Raccontami di Django è un framework? dimmi di più….

Django è il più popolare framework Python per lo sviluppo di applicazioni web. Nato in una media company, è oggi impiegato in molti ambiti, dalle startup ai social network. È pensato per rendere particolarmente agile lo sviluppo di applicazioni complesse grazie anche agli strumenti già integrati che non devono essere implementati da zero. È una tecnologia flessibile e scalabile, perché permette di aggiungere moduli e aggiornare l’infrastruttura tecnologica nel tempo. Django piace anche perché insegna agli sviluppatori ad essere ordinati, infatti ogni cosa deve essere al suo posto e per questo motivo muoversi nel codice di un progetto diventa un’azione semplice, e la documentazione è estremamente chiara.

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Citami qualche case history nell’uso di Django

Tantissimi progetti hanno alla base Django framework. Qualche esempio? Tra i più conosciuti, Instagram e Pinterest, il Washington Post. Anche la diffusissima applicazione per la gestione di commenti Disqus, e la piattaforma Prezi per le presentazioni online, sono realizzati interamente con Django.

Qual è il ruolo delle donne in questo settore?

Elena: Nel settore informatico, dal punto di vista pratico, non esiste una vera e propria distinzione di ruoli tra uomo e donna. Probabilmente dipende dal fatto che siamo poche e quindi eventuali differenze non sono così evidenti, ma per quanto riguarda la programmazione, si possono trovare sia donne che lavorano al lato front-end di un progetto web, quello di implementazione visiva, quante se ne possono trovare dal lato back-end, quello di funzionamento.La situazione cambia molto se si parla invece degli equilibri dentro l’ambiente di lavoro. In alcuni contesti ci sono ancora molti pregiudizi sulle donne programmatrici e a volte ci troviamo ad essere sottovalutate. Penso siano ancora molti i datori di lavoro ed i clienti che tendono a preferire programmatori uomini perchè, appunto, non abituati ad associare la donna al lavoro dell’informatico.Credo che alla base di tutto ciò ci sia un “problema” culturale, cioè l’idea che le scuole dove vengono insegnate materie informatiche siano più adatte ai ragazzi. Idem per quanto riguarda l’università, le facoltà più tecniche vengono solitamente preferite dai ragazzi e quindi è difficile vedere donne che si avvicinano al settore.”

Fiorella: Il nostro ruolo in questo settore non è diverso rispetto a quello degli uomini. Sicuramente le donne sono in minoranza, ma ci sono. Grazie a Django Girls sono entrata in contatto con diverse community e posso dire che si incontrano molte persone disposte ad aiutare e ad incoraggiare le ragazze che intraprendono questo lavoro. Sono stata una delle partecipanti di Django Girls Firenze nel 2016 poi coach ed infine organizzatrice. Ad Aprile ho partecipato alla conferenza PyCon Nove e devo dire di essere rimasta molto sorpresa, ho conosciuto persone stupende e sempre pronte a dare una mano. Certo capita ancora di trovare persone che credono che questo settore non sia per noi, anche se per fortuna sono un numero esiguo. Posso dire che in questi 2 anni grazie a queste community sono cresciuta e piano piano sto lavorando sempre di più per migliorarmi.”

Cosa si deve fare per evangelizzare?

Per portare un cambiamento effettivo crediamo che ci sia bisogno di più esempi di donne che lavorano in questo campo e che se ne parli sia all’interno della scuola, dell’università e delle conferenze.

E qui entrano in gioco anche i nostri workshop e le tante iniziative che stanno prendendo piede anche in Italia. Il nostro obiettivo principale è quello di avvicinare  le ragazze al mondo della programmazione e di creare una community che le possa accompagnare in questo percorso. Abbiamo attivato tra le altre cose un canale Telegram dove le ragazze che partecipano ai workshop Django Girls, oltre a rimanere aggiornate sulle attività di community possono chiedere aiuto o consigli a sviluppatrici e sviluppatori più esperti. Con questi eventi cerchiamo di far capire  che la programmazione è accessibile a tutti e che a volte l’unico limite è quello che ci poniamo noi stessi. E anche nella community tecnologica in cui siamo inserite, vediamo che negli ultimi tempi le cose stanno evolvendo. Si incontrano anche molte più donne nelle conferenze tecniche, sia come partecipanti che in qualità di speaker.

Come si può partecipare al vostro evento?

Per partecipare ai workshop Django Girls in Italia basta iscriversi dalla pagina dell’evento e rispondere alle domande che sono presenti nel form che appare. Facciamo sempre una selezione, e comunichiamo alle iscritte se sono ammesse al workshop. Il nostro principale criterio di valutazione, è la motivazione alla partecipazione, perché è dagli obiettivi personali, dall’entusiasmo e dall’impegno che secondo noi nasce un po’ tutto.

Come ultima cosa….dimmi un pregio ed un difetto di Django?

Dal punto di vista di una programmatrice o di un programmatore, un pregio di Django è che può contare su una community numerosa e molto attiva. Si possono trovare forum, blog e mailing list che ti permettono di chiedere aiuto ad altri utenti con più esperienza.  Se proprio vogliamo trovare un difetto è che la documentazione ufficiale non è tradotta in lingua italiana, ma resta altrettanto semplice ed intuitiva.


Elena: Nata a Napoli nel 1990, mi sono appassionata da subito alla tecnologia. Mi sono avvicinata al mondo dell’informatica già dalle scuole superiori e dopo il diploma ho deciso di iscrivermi alla facoltà di informatica all’università di salerno. Dopo la laurea ho partecipato ad uno degli eventi Django Girls e da allora ogni occasione è buona per inserire un po’ di Django in tutti i miei progetti lavorativi 🙂 
Fiorella: nata ad Anzio. Studentessa di Ingegneria Informatica presso l’Università di Roma Tre. Partecipante ed in seguito coach per la community Django Girls Italiana. Ha preso parte al Google Summer of Code 2017 con la community OpenWisp. Mentore del google  code-in 2017.

Ford e Postmates sperimentano a Miami l’utilizzo di veicoli a guida autonoma per le consegne on demand

  • Ford Motor Company e Postmates, il brand leader nel settore delle consegne on demand, hanno annunciato una partnership per l’introduzione sulle strade di Miami di un progetto pilota per le consegne a domicilio di beni e di generi alimentari
  • I veicoli utilizzati per la sperimentazione sono dei Ford Transit Connect che sono stati customizzati ad hoc per effettuare in modo efficiente le consegne. Il progetto ha l’intento di studiare le reazioni dei clienti nell’interagire con un veicolo a guida autonoma, all’interno della loro esperienza di consegna

Ordinare la cena direttamente dal proprio smartphone? Quasi demodè… ma vederserla consegnare da un veicolo a guida autonoma forse sarebbe molto più innovativo! È quello che sta accadendo in Florida, a Miami, nell’ambito di una sperimentazione condotta da Ford Motor Company e Postmates, brand leader nel settore delle consegne on demand. La partnership, prevede, infatti, l’introduzione sulle strade di Miami di alcuni Transit Connect, con l’intento di studiare il ruolo dei veicoli a guida autonoma nelle attività di consegna.

Si tratta di una flotta di Transit Connect, progettati per apparire come veicoli a guida autonoma, mentre, in realtà, sono guidati da una persona. Inoltre, sono stati customizzati ad hoc, con un sistema di 3 vani, posizionati sul lato passeggero e posteriormente, ideati sia per proteggere il cibo sia per effettuare in modo efficiente le consegne, servendo più clienti su un unico percorso.

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Dato che Postmates si occupa della consegna di generi merceologici che vanno dal sushi alla ferramenta, i 3 vani sono di dimensioni diverse per consentire di studiare anche la configurazione ottimale del veicolo stesso, oltre che a valutare in che modo le aziende e i consumatori interagiscano con un veicolo a guida autonoma. È il primo veicolo modificato appositamente per testare una varietà di interfacce: il touch screen, i diversi vani e un sistema audio esterno. Il risultato sarà utile per sviluppare il design del veicolo, completamente a guida autonoma, che Ford costruirà entro il 2021.

Il progetto pilota, attualmente in corso a Miami, vede la partecipazione di oltre 70 aziende merceologiche, tra cui locali molto amati come Coyo Taco. I residenti della zona, ordinando i tacos o qualsiasi altro cibo tramite Postmates, hanno la possibilità di scegliere tra le modalità di consegna quella effettuata da un veicolo a guida autonoma. Ovviamente sarà un addetto in carne e ossa a predisporre sul Transit Connect il pasto, una volta pronto per essere consegnato.

L’addetto del ristorante digiterà, poi, il proprio codice di accesso sullo schermo e, contestualmente, uno dei vani si aprirà in modo da poter inserire il cibo all’interno. Ogni vano, inoltre, ha due porta bicchieri in modo da non doversi preoccupare di perdere metà delle bevande ordinate durante il transito. Quando il veicolo arriverà a destinazione, il cliente riceverà una notifica di testo per ritirare la consegna, direttamente sotto casa.

I clienti saranno anche agevolati dalle istruzioni audio che indirizzano l’interazione e le luci che andranno a illuminare il vano designato. L’obiettivo della ricerca, infatti, è soffermarsi sul primo e l’ultimo miglio dell’esperienza di consegna e valutarne le caratteristiche aiutando le realtà locali a espandere il loro spettro di azione e offrire migliori soluzioni ai clienti coinvolti.

È possibile visualizzare il video al seguente link https://youtu.be/9DY0LKOdE3M

Gli studenti della Apple Developer Academy di Napoli vincono Hackaton Var Group 2018

Gli studenti della Apple Developer Academy di Napoli vincono anche Hackaton Var Group 2018, svoltosi a Riccione.

Ai ragazzi vincitori è stato consegnato un contratto di collaborazione di 25.000€ per completare il lavoro: il progetto vincente è una app iOS con chatbot virtuale per Confesercenti.

Un altro grande traguardo per gli studenti della Apple Developer Academy: l’Hackaton Var Group 2018, svoltosi a Riccione, è stato vinto da una squadra composta da Roberto Pelonara, Simone Penna, Mirko Pennone, Carlo Santoro, Antonio Consales, studenti dell’Academy napoletana.

Durante questa sfida, sette gruppi da tutta Italia si sono sfidati in un lavoro di 32 ore indetto da Var Group, con l’obiettivo di realizzare applicativi per la digitalizzazione per diverse aziende.

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Ai ragazzi di Napoli, vincitori della gara, è stato consegnato un contratto di collaborazione di 25.000€ per completare il lavoro.

Il progetto realizzato dagli studenti della Academy consiste nella realizzazione di una app iOS (sistema operativo usato dagli iPhone) con chatbot virtuale, per aiutare il lavoro e la collaborazione degli aderenti alla Confesercenti di tutta Italia Gli associati potranno grazie alla App realizzata dal team napoletano ricevere assistenza di primo livello in maniera automatica per le loro attività.

Gli studenti napoletani sono stati premiati nella sessione plenaria della ConvetionVar davanti ad un pubblico di oltre 1600 persone composto da imprenditori e manager delle maggiori aziende internazionali e nazionali.

L’Hackathon Var Group è una competizione annuale che si tiene durante il ConventionVar, dove squadre composte da sviluppatori, programmatori e grafici si sfidano nella realizzazione di soluzioni integrate per clienti del calibro di Autostrade per l’Italia, Confesercenti Nazionale, Scai e Rom Nidek. Il progetto portato a compimento dal Team Academy è stato valutato da una giuria composta da rappresentanti delle imprese aderenti all’iniziativa, manager ed imprenditori, secondo fattori quali il lavoro di squadra, impegno, capacità di problem solving, e interpretazione del progetto.

 MyHeritage e la sua violazione, un attacco che potrebbe aver compromesso i dati, e in alcuni casi i dettagli sul DNA, di 92 milioni di utenti

David Emm, Principal Security Researcher di Kaspersky Lab, ha commentato la recente vicenda che ha coinvolto il sito MyHeritage e la sua violazione, un attacco che potrebbe aver compromesso i dati, e in alcuni casi i dettagli sul DNA, di 92 milioni di utenti.

“Le notizie relative alla violazione dei dati sono all’ordine del giorno. È più raro, invece, sentire notizie di una violazione in seguito alla quale l’azienda in questione si mette in prima linea e condivide in modo proattivo le informazioni con il proprio pubblico, un atteggiamento che alla fine porterà alla riduzione di eventuali danni collaterali.

Ieri si è diffusa la notizia della violazione del sito MyHeritage, dedicato alla scoperta e alla condivisione della propria storia familiare, un attacco che potrebbe rendere vulnerabili i dati di 92 milioni di utenti in tutto il mondo.

La risposta del CISO dell’azienda, però, è stata davvero confortante. Nel giro di poche ore dalla scoperta della violazione, si è preso in carico il sito dell’azienda e ha spiegato agli utenti quello che avevano scoperto, quali misure stavano adottando per risolvere il problema e come proteggevano i dati delle persone in generale.

Spesso, quando si verifica una violazione, uno delle principali carenze riguarda l’onestà e la divulgazione della notizia da parte della vittima, che alla fine lascia i propri clienti ancora più vulnerabili perché non sono consapevoli di dover agire.

Certo, i dati sono ancora a rischio, ed è particolarmente preoccupante quando si pensa al tipo di dati (i DNA, ad esempio) contenuti in questo sito. Nonostante questo, agendo rapidamente e in modo risoluto, MyHeritage ha permesso agli utenti di riprendere il controllo dei propri dati personali attraverso il cambio delle password, il controllo di possibili attività sospette sui propri account e l’invito ad essere cauti; tutte azioni che, se fossero state tenute segrete mentre la società investigava o si dava il tempo di gestire la propria reazione pubblica, avrebbero lasciato gli utenti ancora più esposti a possibili truffatori.

È bello vedere che, andando avanti, MyHeritage sta valutando l’implementazione dell’autenticazione a due fattori per una maggiore sicurezza in questo tipo di scenario.

In questi giorni quando si parla di una violazione all’interno di una società non si parla di “se”, ma di “quando”; la protezione dei dati nel caso si verifichi un evento simile è davvero la soluzione.

 Il consiglio che diamo agli utenti è lo stesso che deve essere messo in atto in caso di una qualunque violazione: 

  • Modificare la propria password dell’account MyHeritage e le password associate utilizzando una password complessa
  • Monitorare i propri account per individuare eventuali attività sospette e non fare clic su alcun collegamento nelle e-mail che sembrano arrivare dal sito, ma accedere al proprio account online per controllare la presenza di eventuali comunicazioni.

REPORT INFOCAMERE – Startup verso quota 9000

È online la 15a edizione del rapporto trimestrale sui trend demografici e le performance economiche delle startup innovative italiane, che presenta dati aggiornati al 31 marzo 2018

Il rapporto, realizzato congiuntamente da Ministero e InfoCamere, la società informatica del sistema camerale, in collaborazione con Unioncamere, contiene numerose informazioni sulla distribuzione geografica e settoriale delle startup, sull’occupazione da esse creata, nonché i principali dati di bilancio riferiti all’esercizio 2016.

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Spiccano alcuni dati:

  • La popolazione complessiva delle startup innovative si avvia verso le 9mila unità (897), in aumento di 506 unità rispetto a fine 2017. Anche i valori riguardanti la forza lavoro, con particolare riguardo alla componente dei soci (+5,6%), e il capitale sottoscritto (+18%) risultano in forte crescita.
  • La loro incidenza sul totale delle nuove società di capitali varia significativamente a seconda del settore. Ad esempio, è startup innovativa il 7,4% delle nuove imprese del comparto dei servizi. Ma scomponendo quest’ultimo sulla base della codificazione Ateco, l’incidenza aumenta notevolmente nei settori dello sviluppo di software (32,2%) e, soprattutto, della ricerca e sviluppo (65,6%).
  • Caratteristica che distingue marcatamente le startup innovative dalle altre nuove imprese è l’elevata propensione all’investimento: il rapporto tra immobilizzazioni e attivo patrimoniale è pari al 27,7%, più di sei volte maggiore rispetto al valore registrato dalle altre società di recente costituzione (4,3%).
  • La Lombardia si conferma la regione capofila per numero di startup innovative, superando quota duemila: 132, pari al 24% del totale nazionale. Seguono il Lazio, con 911 (10,2%), che per la prima volta supera l’Emilia-Romagna, ferma a 884 (9,9%). Al quarto posto rimane il Veneto con 822 (9,2%), seguito dalla Campania, prima regione del Mezzogiorno con 658 (7,4%).
  • Rispetto alle altre nuove società di capitali, le startup innovative sono tendenzialmente più giovani: gli under-35 compaiono in quasi una startup su due(44,4%), contro il 34,5% fatto registrare dalle altre neo-imprese.

INFOGRAFICA

LEGGI IL REPORT COMPLETO

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Il Premio Migliore Impresa JA 2018 va al progetto OKelvin JA dell’ISIS Malignani di Udine 

Due giornate di competizione a Milano, nella cornice di Palazzo Lombardia, hanno visto la partecipazione di 21 mini-imprese create da 150 studenti selezionati tra i 16.000 che hanno partecipato al progetto “Impresa In azione”, l’iniziativa che consente di sviluppare spirito imprenditoriale e sperimentare i passi per la creazione di un’impresa già dalla scuola superiore.

#bizfactory18
#ImpresaInAzione

 La startup Okelvin JA, creata dagli studenti dell’ISIS Arturo Malignani di Udine, ha vinto il Premio Migliore Impresa JA 2018nell’ambito della competizione BIZ Factory. L’iniziativa premia le migliori imprese sviluppate nell’ambito del programma Impresa In azione da studenti delle scuole secondarie superiori di tutta Italia.

OKelvin JA ha ideato un’etichetta che, applicata su bottiglie o altri prodotti, indica la corretta temperatura variando il proprio aspetto. L’etichetta è realizzata attraverso l’utilizzo di speciali pigmenti termocromatici che si attivano al raggiungimento di una precisa temperatura. L’etichetta può essere adattata ai più svariati utilizzi, a partire dalla degustazione dei vini fino alla corretta conservazione dei farmaci che potrebbero subire alterazioni se esposti a temperature inadeguate.

BIZ Factory, giunto alla sua XV edizione, rappresenta il consueto appuntamento al termine di “Impresa in azione”, il più diffuso programma di educazione imprenditoriale nelle scuole superiori italiane, cui hanno preso parte, solo nell’anno scolastico 2017/2018, 16.000 studenti tra i 16 e i 19 anni che hanno dato vita a oltre 780 mini-imprese. Valutate e selezionate nel corso di competizioni regionali su criteri quali potenziale, fattibilità e apprendimento, sono state 21 le mini-imprese finaliste in gara. L’iniziativa è promossa e organizzata da Junior Achievement Italia, associazione non profit attiva in 122 Paesi del mondo per lo sviluppo delle competenze imprenditoriali e l’alfabetizzazione finanziaria che si appresta a celebrare il suo centenario nel mondo (15 anni in Italia) ed è tra i capofila della Coalizione Nazionale dell’Educazione Imprenditoriale di recente creazione del MIUR.

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Lo scenario
L’obiettivo di Impresa In azione e della sua competizione nazionale BIZ Factoryconsiste nell’avvicinare scuola e mondo del lavoro in maniera efficace e concreta, oltre a mantenere vivo l’interesse e la partecipazione attiva degli studenti, consentendo loro di veder riconosciuto e valorizzato quanto sviluppato durante l’anno scolastico da “imprenditori”. L’obiettivo è già condiviso con le prassi di Alternanza Scuola-Lavoro che Junior Achievement ha rivisto e arricchito, promuovendo una modalità innovativa di educazione imprenditoriale.

Nel medio-lungo termine il programma risulta avere un impatto significativamente diffuso a un’ampia popolazione. Per il 62% dei partecipanti il progetto li ha resipiù motivati e determinati nel seguire gli obiettivi formativi futuri e per quasi1/3 la comprensione delle conoscenze richieste dal mercato del lavoro risultanopiù chiare. Più nel dettaglio il programma ha generato sugli studenti un impatto positivo statisticamente significativo su 8 dimensioni di cambiamento che includono le competenze trasversali (35%), le conoscenze tecniche e i miglioramenti attitudinali che potranno essere vissuti nel futuro lavorativo e post-diploma. La skill maggiormente sviluppata (24%) è l’organizzazione e la pianificazione, mentre l’impatto più profondo è stato raggiunto da: capacità di inventiva e creatività (12%) e determinazione riguardo agli obiettivi formativi futuri (16% – orientamento).

In questo scenario, Junior Achievement porta, così, un cambio di paradigma grazie anche al supporto di imprenditori, professionisti, manager d’azienda, startupper che si recano nelle scuole per accendere la passione verso l’imprenditorialità e insegnare un metodo per dare vita alle proprie idee.

Human Foundation ha calcolato per JA Italia l’impatto sociale del programma Impresa in azione, Social Return On Investment (SROI), sugli studenti delle classi III e IV superiore dell’anno scolastico 2016/2017, beneficiari diretti dell’iniziativa. Ciò ha consentito l’assegnazione di un valore monetario al cambiamento in loro generato dal programma: per ogni Euro investito sul programma vi è un ritorno sociale dell’investimento di 4,42€.

L’educazione all’imprenditorialità a scuola intende orientare all’acquisizione, da parte delle studentesse e degli studenti, di una forma mentis imprenditoriale, intesa come capacità di trasformare le idee in azioni attraverso la creatività, l’innovazione, la valutazione e l’assunzione del rischio, la capacità di pianificare e gestire progetti imprenditoriali”, afferma Miriam Cresta, CEO di JA Italia. “L’obiettivo di un percorso di educazione all’imprenditorialità, di cui BIZ Factory è vetrina, è anche quello di sviluppare negli studenti attitudini, conoscenze e abilità competitive che favoriscono l’occupabilità dei giovani in ogni contesto lavorativo, oltre che in ogni esperienza di cittadinanza attiva. Si tratta pertanto di competenze trasversali, professionali e per la vita.

 

I vincitori
In occasione delle due giornate di BIZ Factory, che si sono svolte a Palazzo Lombardia, gli studenti hanno presentato gli originali prodotti e servizi realizzati, dimostrando le proprie capacità di innovazione e imprenditorialità, ma anche di marketing, finanza, vendita, nel corso di una fiera espositiva, un confronto serrato con la giuria e una maratona di Elevator Pitch.

Oltre al team OKelvin JA, che si è aggiudicato il titolo di Migliore Impresa JA 2018 e che rappresenterà l’Italia alla 29a JA Europe Company of the Year Competition, in programma a Belgrado, dal 16 al 19 luglio 2018 (http://coyc.jaeurope.org/), sono stati consegnati altri premi speciali.

Il premio ABB Impresa 4.0 è stato consegnato da Matteo Marini, Presidente di ABB Italia e Antonio De Bellis, Business Development Manager di ABB Italia al teamsVOLTAmo JA dell’ITTS Alessandro Volta di Perugia. Il The Walt Disney Company Italia Creativity Award è stato consegnato da Daniel Frigo, Amministratore Delegato di The Walt Dinsey Company Italia a Fratelli Green, impresa Green Jobs dell’IIS Luigi Galvani di Milano. Hato.LAB JA dell’Ist. Guglielmo Marconi di Dalmine (BG) ha vinto il premio FedEx Express Access Award consegnato da Vito Carlo Bernardi, Managing Director Properties & Real Estate FedEx Express Europe. E ilCredit-Suisse Business Plan Award è stato assegnato in ex aequo da Luca Santamaria, Senior Client Advisor – Private Banking Credit Suisse alle mini-impreseErmesTech JA del Liceo Scientifico C. Jucci di Rieti e BonAppétit JA dell’IIS A. Badoni di Lecco.

L’edizione di BIZ Factory 2018 ha visto il contributo di ABB, Avanade, Citi, Coca-Cola HBC Italia, Credit Suisse, FedEx Express, ManpowerGroup, MetLife, The Walt Disney Company Italia, VISA e il supporto di StartupItalia!

 

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JA Italia
Junior Achievement è la più vasta organizzazione non profit al mondo dedicata all’educazione economico-imprenditoriale nella scuola. In 122 Paesi, la rete di JA riunisce oltre 450.000 volontari d’azienda provenienti da tutti i settori professionali e, con loro, raggiunge più di 10 milioni di studenti al mondo. Dal 2002, in Italia, ha costruito un network di professionisti d’impresa, fondazioni e istituzioni, educatori e insegnanti che, secondo logiche di responsabilità sociale e volontariato, forniscono strumenti e metodi didattici pratici e concreti. Grazie a loro, JA Italia, ogni anno forma oltre 28 mila giovani dai 6 ai 24 anni, valorizzandone le attitudini, insegnando loro come riconoscere le opportunità, affinché il futuro diventi una promessa di speranza e gli studenti di oggi siano protagonisti nel lavoro di domani. www.jaitalia.org

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