Amazon lancia una nuova funzionalità per migliorare l’esperienza d’acquisto di mobili online, Amazon Showroom rende interattiva l’esperienza di acquisto di arredamento online, permettendo ai clienti di visualizzare prodotti per la casa in un salotto virtuale e personalizzabile a seconda del proprio stile, supportando così la decisione di acquisto.
Amazon Showroom offre ai clienti una nuova esperienza dedicata all’acquisto di arredamento online. Amazon Showroom è un salotto virtuale dove i clienti possono personalizzare il colore delle pareti e i rivestimenti dei pavimenti in base alle proprie preferenze, posizionando oggetti decorativi e mobili a seconda del proprio gusto. I clienti possono lasciarsi ispirare, scegliendo tra vari tipi di prodotti: lampade da terra, poltrone e divani, quadri artistici da parete, tappeti e tavolini di diversi stili. È possibile poi condividere il proprio progetto con la propria famiglia e gli amici, oppure salvarlo come bozza per scelte d’acquisto future. Amazon Showroom è disponibile per tutti i clienti su www.amazon.it/showroom.
L’esperienza è facile e intuitiva: basta cliccare su pareti e pavimenti per personalizzarne il colore in base alle proprie preferenze. Cliccando su un articolo nello showroom, i clienti hanno a disposizione tre opzioni: possono visualizzare i dettagli del prodotto, sostituirlo oppure visualizzare un elenco di tutti gli articoli posizionati nella stanza. Gli oggetti visualizzati nella stanza possono essere aggiunti al carrello uno alla volta o in gruppo.
Amazon Showroom va ad integrare le innovative funzionalità di acquisto già esistenti Discover e AR View. Con Amazon Discover, i clienti ricevono suggerimenti di arredamento, che possono personalizzare cliccando su Mi piace o Non mi piace all’interno delle immagine dei prodotti. Con Amazon AR View è possibile invece proiettare e posizionare un’immagine tridimensionale del mobile selezionato all’interno della propria abitazione tramite smartphone.
Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali
Il 69% dei musei è presente su almeno un canale social (erano il 57% nel 2018), soprattutto su Facebook (dal 54% all’attuale 67%) e Instagram (sale dal 23% al 26%). Oltre ad ampliare l’offerta sui propri canali, oggi le istituzioni si stanno aprendo alla collaborazione con gli altri attori del mondo digital: il 76% dei musei è presente su Tripadvisor (+1% rispetto al 2018) ma è ancora poco diffusa la valorizzazione di altri canali come le online travel agency (OTA) o i tour operator online.
Oltre 2 turisti su 3 (68%) consultano il web per scegliere i luoghi da visitare in vacanza, ma in Italia le attività culturali si acquistano ancora in loco (73%) e in contanti (66%).
Solo un museo su 2 ha un sito adatto alla navigazione da mobile.
Crescono le attività di monitoraggio dei visitatori post visita: l’83% delle istituzioni dichiara di consultare gli analytics e il 77% di leggere le recensioni intervenendo dove opportuno. Iniziano a diffondersi anche realtà virtuale (16%), realtà aumentata (12%) e videogiochi (10%) come modalità di ingaggio e interazione con il visitatore.
Il 17% delle istituzioni culturali dichiara di avere un’app e il 62% prevede di inserirla a breve.
Per il 48% dei turisti digitali italiani, i principali strumenti di ispirazione sono recensioni e commenti letti online, a cui si aggiunge un 19% che trae indicazioni da post di altri utenti sui social network, ma in media solo il 4% dell’incasso da biglietteria per i musei italiani proviene dal sito web proprietario e l’1% da altri canali online. Aumenta l’offerta dei supporti digitali messi a disposizione (il 58% delle istituzioni culturali mette a disposizione dei visitatori il wi-fi e il 17% le app) ma in 7 casi su 10 il visitatore non ne è nemmeno a conoscenza.
Queste alcune delle evidenze presentate oggi presso il Campus Bovisa dalla terza edizione dell’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano*.
“Le istituzioni culturali si trovano nel mezzo di un processo profondo di cambiamento, stimolato dalla necessità di aprirsi sempre più all’esterno, utilizzando modi e linguaggi nuovi, fortemente influenzati dal digitale. La necessità di trasformazione costituisce una sfida ma anche un’opportunità per avvicinare nuovi pubblici e per valorizzare i beni materiali e immateriali che le istituzioni custodiscono e producono” dichiara Eleonora Lorenzini, direttore dell’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali “Per questo la Ricerca ha seguito quest’anno due filoni principali di analisi: da una parte i comportamenti e le esigenze della domanda nelle diverse fasi di quello che viene denominato ‘user journey’, dall’altra i comportamenti e le competenze delle istituzioni culturali nell’era del digitale, rappresentati lungo un immaginario ‘cultural manager journey’. I due comportamenti, del visitatore e dell’istituzione culturale, sono stati analizzati con riferimento al ‘viaggio’ pre, durante e post visita che accompagna entrambi gli attori e che si articola in quattro fasi: ispirazione & ricerca, prenotazione & acquisto, visita, post visita”
Fase 1: Ispirazione & Ricerca
Focalizzandosi sui turisti digitali italiani, emerge che internet è utilizzato ampiamente per avere idee e spunti sui luoghi da visitare (dal 68% dei turisti) e per cercare informazioni per la vacanza (dall’83%). Per il 48% del campione i principali strumenti di ispirazione sono recensioni e commenti letti online, cui si aggiunge il 19% che trae ispirazione da post di altri utenti sui social network. Non meno rilevanti si confermano però anche i consigli di amici,parenti e conoscenti, che sono la prima fonte di ispirazione non digitale (per il 40%) insieme alla nostalgia per un’esperienza passata che si vuole rivivere (25%) e alle conversazioni casuali (20%).
Da un’analisi svolta su un campione rappresentativo di musei italiani, monitorati per il terzo anno consecutivo, emerge che l’85% dei musei ha un sito web, ma solo il 47% ha un sito relativo alla propria istituzione culturale (negli altri casi si tratta di una presenza all’interno di altri siti web). Passi avanti significativi sono necessari anche sul fronte dell’accessibilità: il 41% dei siti è disponibile solo in lingua italiana e il 48% non è compatibile con i dispositivi mobile.
“Rimanendo sui canali proprietari, il 69% dei musei è presente su almeno un canale social media (erano il 57% nel 2018), dove Facebook si conferma il canale più diffuso (67%, in forte crescita rispetto al 54% del 2018), seguito da Instagram (26%, era 23% nel 2018), che è in continua crescita.” Dichiara Deborah Agostino, direttore dell’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali “Anche le newsletter sono uno strumento molto usato per aggiornamento su attività ed eventi (nel 76% dei musei) con una minoranza (14%) che riesce a personalizzare i messaggi in base alla tipologia di clienti. Per quanto riguarda i canali non proprietari, il 76% dei musei è presente su Tripadvisor (+1% rispetto al 2018). È invece ancora poco diffusa la valorizzazione di altri canali come le online travel agency (OTA) o i tour operator online”
Fase 2: Prenotazione e acquisto
Nell’attività di prenotazione e acquisto di servizi per attività culturali i canali online sono meno utilizzati rispetto a quelli fisici (52% dei turisti digitali ha acquistato o prenotato su internet contro il 65% che lo ha fatto di persona), in controtendenza rispetto a quanto avviene per altri servizi esperienziali più digitali. Le attività culturali sono inoltre acquistate principalmente in loco (73%) e facendo uso di contanti (66%).
Nonostante il 78% dei musei dichiari di avere un sistema di biglietteria (nei musei ad accesso gratuito spesso manca un sistema di biglietteria e di controllo degli accessi), solo il 20% consente l’acquisto online del biglietto stesso. Inoltre, solo l’8% delle istituzioni consente di effettuare l’ingresso senza dover stampare il biglietto su carta. I dati sugli incassi da biglietteria confermano che la maggior parte degli acquisti è ancora in loco e in media solo il 4% dell’incasso da biglietteria proviene dal sito web proprietario e l’1% da altri canali online.
Fase 3: Visita
É ancora difficile interpretare chiaramente quanto gli strumenti digitali di supporto alla visita in loco siano usati e apprezzati dagli utenti. Innanzitutto la presenza di strumenti per l’interazione onsite non è spesso comunicata e valorizzata efficacemente: oltre il 70% degli intervistati non era a conoscenza del supporto digitale presente (che nella maggior parte dei casi non è stato il motivo rilevante di attrazione). I giudizi principali sullo strumento sono risultati: divertente (per il 39% degli intervistati), sorprendente (22%) e rilassante (21%). La componente di intrattenimento sembra quindi connotare questi strumenti più di quella di approfondimento. Osservando il comportamento dei musei rispetto all’adozione di strumenti digitali a supporto della fruizione in loco, i dati mostrano una fotografia che vede il digitale ancora poco presente: il 58% delle istituzioni culturali mette a disposizione dei visitatori il wi-fi e il 36% le audioguide. Queste percentuali salgono quando si focalizza l’analisi sulle sole istituzioni pubbliche: sono presenti il wi-fi nel 69% delle istituzioni e le audioguide nel 40%.
Iniziano a diffondersi anche realtà virtuale (16%), realtà aumentata (12%) e videogiochi (10%) come modalità di ingaggio e interazione con il visitatore. Realtà aumentata e virtuale sono anche le tecnologie che incontrano il maggior interesse da parte dei musei (rispettivamente il 50% e il 47% dichiarano di essere intenzionati a inserirle). Il 17% delle istituzioni culturali ha dichiarato di avere un’app e il 62% prevede di inserirla. Le funzionalità sono molto legate all’informazione più che all’engagement: informazioni generali, sui servizi di supporto alla visita, riguardo ad opere e installazioni.
Fase 4: Post visita
Nella fase post visita i siti di recensione e i social tornano a giocare un ruolo rilevante anche se lo spazio per incentivare il racconto dell’esperienza vissuta è ancora molto ampio (solo il 30% dei turisti digitali lascia una recensione e il 34% condivide la propria esperienza sui social). Un ulteriore strumento per mantenere legati nel post viaggio i visitatori, oltre che per generare introiti aggiuntivi, è quello della vendita di prodotti. Nel 2018 ben il 9% dei turisti ha acquistato tramite eCommerce un prodotto legato alla località che ha visitato: su tutti primeggiano i prodotti alimentari, ma c’è spazio anche per altre categorie: nel 18% dei casi viene infatti acquistato merchandising di attrazioni visitate e nel 12% libri e cataloghi di mostre e musei.
Nel post visita è rilevante che l’istituzione si occupi di monitorare i commenti e le recensioni lasciate dagli utenti, ma anche di sollecitarle e valorizzarle sui propri canali. La consapevolezza di questo tra i musei italiani è già buona: infatti l’83% dichiara di consultare gli analytics offerti dalle pagine social e il 77% leggere le recensioni intervenendo dove opportuno (mentre in entrambi i casi solo l’1% utilizza strumenti di analytics ad hoc).
Quanto all’eCommerce di prodotti sono invece ancora pochi a sfruttare questa leva: l’8% dei musei dispone di un sistema informatizzato a supporto di questa attività e l’1% lo ha in comune con altre istituzioni.
Dietro il journey: il back office è ancora poco digitalizzato I musei italiani sono ancora poco digitalizzati per le attività di back office. Il 32% non dispone di alcun sistema informatizzato di supporto alle attività amministrative e di back office, come la gestione degli acquisti o del personale. Per quanto riguarda la gestione dei servizi commerciali, il 45% ha un software per la biglietteria, il 30% per la gestione delle attività didattiche, il 21% per i servizi come bookshop e ristorazione e l’11% per la gestione e l’affitto degli spazi. Quanto alle attività di analisi e monitoraggio, il 36% ha un software di customer relationship management (CRM) e gestione dei contatti (gestito autonomamente o in comune con altre istituzioni) e la stessa percentuale ha dei software per la reportistica. L’11% ha un software per il fundraising.
“Gli spazi per un efficientamento e una migliore gestione di queste attività sono dunque notevoli” dichiara Michela Arnaboldi, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali “Disporre di strumenti che possano migliorare e automatizzare la gestione dei contatti, ad esempio, dovrebbe divenire prioritario per tutte quelle istituzioni che stanno concentrando i propri obiettivi strategici sull’ampliamento dei pubblici e l’engagement e la fidelizzazione degli utenti già raggiunti”.
Un discorso a parte merita l’attività di catalogazione. Il 68% dei musei dichiara di avere un sistema informatizzato per questa attività, ma il catalogo cartaceo è ancora diffusissimo (il 53% dei musei ha più della metà della collezione schedata così).
“L’analisi dello user journey ha evidenziato i gap ancora presenti tra comportamenti ed esigenze dell’utente, sempre più connesso a internet nelle varie fasi, e i servizi messi a disposizione dai musei” conclude Michela Arnaboldi, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali “Oltre a migliorare e ampliare l’offerta sui propri canali è oggi indispensabile che le istituzioni si aprano alla collaborazione con quegli attori, sia digitali (come agenzie di viaggio e tour operator online, specializzati e non) che tradizionali (strutture ricettive e altri servizi turistici del territorio, network relativi a card turistiche) che possono aiutare l’istituzione culturale a ingaggiare il visitatore e offrirgli un miglior livello di servizio nelle fasi di ispirazione, ricerca e prenotazione. Fare sistema rimane quindi l’imperativo principale per le istituzioni culturali anche nell’era del web. Occorre che l’istituzione culturale si apra non solo al visitatore, ma anche agli attori territoriali, ai fornitori di servizi online e non, alle aziende con cui lavorare per raggiungere insieme target comuni e non scontati in un lavoro più ampio di tessitura delle relazioni, c’è bisogno però che questa venga essere inserita in una strategia precisa dell’organizzazione, che preveda priorità, obiettivi, investimenti e competenze da dedicarvi”.
*L’edizione 2018-2019 dell’Osservatorio è realizzata con il supporto di: Compagnia di San Paolo; Dotdotdot; Fabrica Ludens; Fondazione FS Italiane; Fluxedo; LAZIOcrea; Trient Consulting Group; Vidiemme Consulting e con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e di Associazione Gianluca Spina.
Cisco annuncia soluzioni innovative che permettono alle organizzazioni di entrare nella nuova era della connettività wireless. Wi-Fi 6 (noto anche come 802.11ax), il nuovo standard per le reti Wi-Fi, sta ridefinendo ciò che le aziende possono fare – alimentando una nuova era di esperienze wireless coinvolgenti e la connessione di miliardi di cose. Cisco ha inoltre ampliato la propria gamma di soluzioni di reti per campus con uno switch core appositamente progettato per il networking cloud-scale. Grazie all’abbinamento di un potente software di automazione e analisi con una serie completa di switch, access point e controller di nuova generazione destinata ai campus, Cisco permette di realizzare un’architettura wireless-first ed end-to-end, unica sul mercato.
Sviluppati sulla base delle stesse innovazioni wireless del 5G, questi nuovi standard ridefiniranno il modo in cui le aziende e i consumatori interagiscono con il mondo. Oltre ad essere significativamente più veloce rispetto alla generazione precedente, il Wi-Fi 6 offre fino al 400% di capacità in più ed è più efficace in ambienti ad alta densità come grandi sale conferenze, stadi e sale conferenze. La latenza è notevolmente migliorata, consentendo casi di utilizzo quasi in tempo reale. Il Wi-Fi 6 è inoltre meno aggressivo nell’uso delle batterie dei dispositivi connessi e fornisce un’esperienza utente complessivamente più deterministica.
Con l’annuncio di oggi, Cisco rende disponibili prodotti e partnership che permettono alle aziende di offrire un’esperienza nativamente “unplugged” e senza interruzioni.
Access Point Wi-Fi 6: I nuovi access point della gamma Catalyst e Merakinon si limitano a fornire il nuovo standard Wi-Fi 6. Grazie a chipset custom e programmabili e ad innovative funzionalità di “analytics”, i nuovi AP Cisco offrono una rete wireless più intelligente e sicura. I nuovi access point sono anche multi standard, offrendo la possibilità di comunicare con più protocolli IoT, tra cui BLE, Zigbee e Thread.
Switch Core per Reti Campus: Cisco supera le aspettative con la famiglia di switch core Catalyst 9600, che fungerà da elemento portante per il buon funzionamento di qualsiasi rete. Per offrire l’esperienza wireless più sicura ed efficiente, le aziende hanno bisogno di un unico fabric di rete che metta insieme wired e wireless. Progettato come l’evoluzione del Catalyst 6000 – il prodotto di rete di maggior successo nella storia di Internet – il Catalyst 9600 costituirà le fondamenta della prossima generazione di reti aziendali “intent-based”.
Nuove risorse per gli sviluppatori: Wi-Fi 6 e 5G rappresentano un’incredibile opportunità per gli sviluppatori. Per consentire loro di creare le esperienze coinvolgenti che questi nuovi livelli di connettività promettono, Cisco presenta DevNet Wireless Dev Center. DevNet, la piattaforma di Cisco per gli sviluppatori, offre laboratori di training, sandbox e risorse di sviluppo che permettono di creare applicazioni wireless rivoluzionarie. Le piattaforme di accesso Cisco Catalyst e Meraki sono aperte e programmabili fino al livello del chipset, consentendo alle applicazioni di sfruttare la programmabilità della rete in modi nuovi ed entusiasmanti.
Nuove partnership nell’ Ecosistema: prima del lancio dei suoi access point Wi-Fi 6, Cisco ha completato i test di interoperabilità con Broadcom, Intel e Samsung per colmare le inevitabili lacune che si presentano con un nuovo standard. Samsung, Boingo, GlobalReach Technology, Presidio e altre realtà si uniranno presto al progetto Open Roaming guidato da Cisco per risolvere uno dei più grandi punti critici odierni del wireless. Il progetto Cisco Open Roaming mira a rendere più facile e sicuro il passaggio tra le reti Wi-Fi e LTE, così come ad integrare il Wi-Fi pubblico.
“Ogni salto generazionale compiuto nella connettività ha prodotto un’ondata di profonda innovazione. 5G e Wi-Fi 6 rappresentano una nuova era”, ha dichiarato David Goeckeler, EVP e General Manager, Networking and Security Business di Cisco. “Gli sviluppatori stanno già creando la prossima generazione di esperienze immersive wireless-first. Con miliardi di cose che si connettono alla rete, questa crescita creerà una complessità senza precedenti per l’IT. Cisco sta sviluppando un’architettura di rete multi-dominio per semplificare la complessità per l’IT, permettendo ai CIO di ottenere risultati in linea con il loro programma di innovazione”.
Wireless-first, cloud-driven, data-optimized
Wi-Fi 6 e 5G rappresentano un’enorme opportunità, ma impongono grandi sfide alle aziende. Oggi, il luogo di lavoro è ovunque ci si trovi a lavorare. Gli utenti dipendono maggiormente dalle esperienze mobile e non tollerano tempi di inattività. Per soddisfare queste esigenze, la rete deve essere:
Wireless-first: oggi, le tecnologie mobile alimentano la crescita economica – rendendo più facile collaborare al lavoro, acquistare per i consumatori, apprendere per gli studenti – da qualsiasi luogo. Per offrire la miglior esperienza wireless, l’IT deve guardare oltre il Wi-Fi e cercare di offrire un’esperienza end-to-end completa, garantendo sicurezza, affidabilità e prestazioni costanti.
Cloud-driven: il cloud offre una scalabilità senza precedenti. Cisco utilizza il cloud per portare innovazione più rapidamente. Il cloud aiuta inoltre l’IT a cambiare approccio ed essere proattivo, acquisendo insight globali e fornendo best practice che aiutano ad affrontare i problemi prima che abbiano un impatto sugli utenti.
Data-optimized: la rete offre milioni di dati, fornendo un contesto sugli utenti, la loro esperienza e le loro vulnerabilità. Grazie a potenti strumenti di “analytics”, è possibile sviluppare nuove soluzioni in grado di ottimizzare le operation IT, supportare decisioni aziendali più efficaci, fornire soluzioni di sicurezza innovative e coinvolgere i clienti in modo più incisivo.
Nel corso degli ultimi due anni, Cisco ha sviluppato il suo portfolio di soluzioni per il networking intent-based per preparare i clienti alle sfide di domani. I nuovi access point e gli switch per campus di Cisco sono progettati appositamente per il networking “intent-based” e rappresentano il culmine dell’intenso lavoro di Cisco per reinventare l’intera gamma di soluzioni per l’accesso.
Disponibilità e Servizi
Gli access point per le linee Meraki e Catalyst, e il Catalyst 9600 sono già disponibili.
La divisione Servizi di Cisco, Customer Experience, con offerte mirate per il wireless e lo switching, accelera l’implementazione di soluzioni di networking intent-based di nuova generazione, riducendo al contempo i rischi e i disagi. Il portfolio Cisco Customer Experience offre una consulenza avanzata, best practice e strumenti innovativi per consentire ai clienti di effettuare la transizione con maggiore facilità e sicurezza. Ciò consente inoltre di innovare più rapidamente, rimanere competitivi, estrarre più valore e realizzare un ROI più rapido.
Dal 4 al 7 maggio all’interno dei Digital Days di Napoli
HACK.GOV: NAPOLI RIUNISCE GIOVANI TALENTI DA TUTTO IL MONDO PER RIDISEGNARE LA PA
Oltre 200 giovani talenti internazionali si sfideranno il 4 e 5 maggio nel più grande hackathon italiano sulla PA: una maratona di 48 ore,
12 challenge e un montepremi di 37.500 euro.La Premiazione il 7 maggio al San Carlo con i Capi di Stato di Italia, Spagna e Portogallo
Il 6 maggio TRANSFORMERS, la giornata dedicata ai campioni della trasformazione digitale della PA con il
Ministro per la Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno e il direttore generale AgID Teresa Alvaro.
Ma qual è il giudizio degli italiani sui servizi della pubblica amministrazione? Lo spiegherà il Rapporto Agi-Censis
illustrato dal segretario generale Censis Giorgio De Rita e dal direttore Agi Riccardo Luna.
Smart city, efficienza energetica, salute, sicurezza, tutela delle opere d’arte, servizi pubblici digitali, fact-checking. Sono solo alcune delle sfide che attendono gli oltre 200 giovani che arriveranno da tutto il mondo a Napoli per Hack.gov.
A riunirli in una maratona di creatività per ideare nuove soluzioni tecnologicamente all’avanguardia in grado di innovare la Pubblica Amministrazione sarà Agi Agenzia Italia in collaborazione con la Regione Campania e l’Università di Napoli Federico II con il patrocinio di AgID. Tutto si svolgerà presso l’Apple Developer Academy di Napoli, luogo simbolo dell’innovazione in Europa, all’interno del nuovo campus dell’Università Federico II di San Giovanni a Teduccio a Napoli.
LE SFIDE DELL’HACKATHON Dodici le challenge promosse da numerose aziende e istituzioni secondo il paradigma dell’open innovation con un montepremi di 37.500 euro: efficienza energetica (Eni), smart city (Tim WCAP), servizi pubblici digitali per le grandi aree urbane (Cisco), energy sharing (Almaviva), sicurezza delle stazioni (Eav), sicurezza e gestione delle folle (Ericsson), tutela delle opere d’arte (Techno Srl – Museo di Capodimonte), gestione e coordinamento rete di aree protette (WWF OASI), analisi dati in campo sanitario (Soresa), fact-checking (AgID, Agi & D-Share), open procurement (AgID, Soresa & Regione Campania), cybersecurity (NTT Data). A valutare i lavori una giuria presieduta dall’assessore con delega alle startup, innovazione e internazionalizzazione della Regione Campania Valeria Fascione.
Appuntamento con l’hackathon sabato 4 e domenica 5 maggio: una full immersion di 48 ore di creatività, tecnologia e idee realizzata con la sponsorizzazione tecnica di Eni.
LA PREMIAZIONE AL SAN CARLO CON I CAPI DI STATO DI ITALIA, SPAGNA E PORTOGALLO Hack.gov si inserisce all’interno dei “Digital Days” che si concluderanno martedì 7 maggio presso il Teatro San Carlo di Napoli con il XIII Simposio europeo della Fondazione per l’Innovazione COTEC, alla presenza del presidente della Repubblica portoghese Marcelo Rebelo de Sousa, del Re di Spagna Filippo VI e del presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella. Durante l’evento la premiazione dell’hackathon con i migliori progetti di innovazione della PA ideati dai 200 giovani talenti internazionali.
TRANSFORMERS
Lunedi 6 maggio sul palco dell’Apple Developer Academy, dalle 14.45 alle 18, i 16 campioni italiani della trasformazione digitale. Interverranno tra gli altri: il Ministro per la Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno, il direttore generale AgID (Agenzia per l’Italia Digitale) Teresa Alvaro, il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, l’assessore alla trasformazione digitale del Comune di Milano Roberta Cocco, l’assessore all’innovazione della Città di Torino Paola Pisano, il dirigente scolastico dell’Istituto Vittorino Da Feltre di San Giovanni a Teduccio Valeria Pirone. Qui il programma completo.
LA RICERCA AGI-CENSIS SUI SERVIZI DELLA PA
Ma qual è il giudizio degli italiani sui servizi della pubblica amministrazione? Lo rivelerà lunedì 6 maggio il segretario generale Censis Giorgio De Rita presentando il Rapporto Agi-Censis “Diario dell’Innovazione”. Tra i principali aspetti sotto osservazione: la percezione del cambiamento nei processi amministrativi, il “rapporto digitale” tra utenti e PA, la conoscenza e il gradimento dei nuovi servizi. Si capirà se la PA è percepita come agente di sviluppo al servizio dei cittadini e delle imprese o come soggetto autoreferente che tende a riproporre vecchie logiche burocratiche anche nei nuovi servizi digitali.
L’evento sarà in diretta web dalle 14.45 alle 18 su Agi.it. È possibile trasmettere il live streaming sul proprio sito richiedendo il semplice codice embed da incorporare a ufficio.stampa@agi.it.
#EUINMYREGION
La Commissione Europea ha individuato il Polo Universitario di San Giovanni a Teduccio quale best practice degli investimenti europei. Lunedi 6 maggio dalle 09:30 l’inaugurazione del totem multimediale interattivo parte della campagna di comunicazione dell’Unione Europea che ogni anno seleziona le buone pratiche di utilizzo dei Fondi Europei di Sviluppo Regionale (FESR). A seguire il bilancio dell’intervento di recupero dell’area ex Cirio e la presentazione della piattaforma I.TER l’anagrafe digitale delle Entità e degli Eventi Territoriali della Campania.
AMAZON DÀ IL VIA ALLE OFFERTE DI PRIMAVERA SU MIGLIAIA DI PRODOTTI
Amazon.it dà il via alla bella stagione con la prima edizione delle Offerte di Primavera: dal 27 marzo al 7 aprile, sconti su migliaia di prodotti dedicati al giardinaggio, alle attività all’aria aperta, al cambio di stagione e molto altro.
12 giorni di offerte che permetteranno a tutti i clienti Amazon.it di trovare prodotti a prezzi bassi per affrontare al meglio l’arrivo della primavera. Di seguito alcune anticipazioni di offerte in vetrina, disponibili a partire dal 27 marzo su www.amazon.it/offerteprimavera.
Per cercare in modo semplice e veloce i prodotti desiderati all’interno dello store Offerte di Primavera, i clienti possono rivedere e filtrare le offerte in base alla categoria di prodotto, al prezzo, allo sconto o al tipo di offerta (offerte del giorno, offerte flash e offerte in vetrina). I clienti possono inoltre vedere le offerte in arrivo e, dall’applicazione Amazon, possono seguire l’offerta che li interessa così da poter ricevere una notifica quando il prodotto è disponibile.
Amazon annuncia la disponibilità di Videogame
e Software in formato digitale su Amazon.it
L’ampia selezione, la comodità e la sostenibilità garantite dai videogiochi e dai contenuti software scaricabili online sono ora a disposizione dei clienti di Amazon.it agli indirizzi amazon.it/software-downloads eamazon.it/game-downloads
Da oggi i clienti di Amazon.it hanno la possibilità di acquistare in formato digitale e scaricare immediatamente videogiochi e software, scegliendo tra l’ampia selezione dei titoli più popolari, avendo così ora accesso al metodo di consegna più rapido possibile. La selezione, in continuo ampliamento, include anche esclusive in formato digitale come Expansion Pack, Season Pass, Abbonamenti ai giochi online, monete virtuali per videogiochi e abbonamenti per software.
“Siamo felici di poter offrire ai nostri clienti di Amazon.it la possibilità di acquistare sia videogiochi sia software anche in formato digitale”, ha dichiarato Girogio Busnelli, Director di Video Games e Software di Amazon Italia e Spagna. “Coloro che acquistano software e videogiochi e che vogliono iniziare a usare rapidamente i programmi necessari per il proprio lavoro o divertirsi con i videogame preferiti, possono ora acquistarli da Amazon.it e scaricarli sul loro computer; un’opportunità sia per gli acquisti di tutti i giorni, sia per le release più importanti. I clienti che lo preferiscono, potranno mettere le mani sui prodotti senza aspettare che arrivino via posta”.
Sono già centinaia i titoli disponibili per il download, da top player come Sony PlayStation, Microsoft Xbox, Nintendo, e Adobe e includono titoli come Zelda: Breath of the Wild, The Sims 4 e Microsoft Office 365. L’offerta include anche prodotti solo digitali come gli abbonamenti PlayStation Plus Pass e Xbox GamePass e la selezione continuerà ad essere ampliata costantemente.
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Amazon
Amazon è guidata da quattro principi: ossessione per il cliente piuttosto che attenzione verso la concorrenza, passione per l’innovazione, impegno per un’eccellenza operativa e visione a lungo termine. Le recensioni dei clienti, lo shopping 1-Click, le raccomandazioni personalizzate, Prime, Logistica di Amazon, AWS, Kindle Direct Publishing, Kindle, i tablet Fire, Fire TV, Amazon Echo e Alexa sono alcuni dei prodotti e dei servizi introdotti da Amazon.
Quest’anno la sfida delle piattaforme di prestito P2P sarà rafforzare il vantaggio competitivo sul servizio. Cinque saranno i trend del 2019, in Italia e non solo: la selezione dei migliori, la cooperazione con le banche, la questione PIR, l’avvio della PSD2, le scelte finanziarie dei Millennials
Nel 2019, la vera sfida per le piattaforme di P2P lending sarà rafforzare la competizione in termini di servizio. Lo scrive Deloitte, secondo cui “potremmo presto scoprire che il vero vantaggio dei marketplace lenders sta nell’esperienza d’uso e nella capacità di servire aree di mercato prima inevase, più che nel prezzo”. Concetto che sposiamo appieno e che crediamo sia uno dei trend che guideranno il 2019.
Già nel 2018 abbiamo visto crescere fortemente la fiducia delle imprese italiane nei confronti del P2P lending. Solo noi di BorsadelCredito.it abbiamo erogato complessivamente oltre 52 milioni a 604 aziende, raggiungendo un nuovo record con una cifra più che doppia rispetto al totale erogato a 391 PMI nel 2017.
Oggi, il mercato del P2P lending sta nuovamente evolvendosi, seguendo 5 direttive che guideranno tutto il 2019:
La selezione dei migliori. Le piattaforme che sono in grado di trasmettere un valore al di là del prezzo, come la velocità dell’erogazione, l’esperienza di uso friendly o la capacità di finanziare nicchie di mercato trascurate dai player tradizionali, godranno di un vantaggio competitivo sempre più importante. Questi portali, dotati di idee fresche e delle migliori tecnologie, sono finora stati in grado di offrire credito alle stesse PMI a cui le banche negli ultimi anni lo hanno negato senza appello. Chi saranno gli aggregatori del settore? Si può trovare una risposta nella quinta edizione del report Fintech 100, realizzato da KPMG con H2 Ventures, che individua le 50 FinTech leader nel mondo e le 50 startup emergenti che guideranno le prossime disruption.
La cooperazione con le banche. Il 2019 sarà l’anno propizio per consolidare la cooperazione con le banche nei Paesi dove è già presente, come il Regno Unito, e per iniziare a farla funzionare in quelli dove non è ancora avvenuta (come l’Italia, dove però qualcosa inizia a muoversi). Nel Regno Unito, dall’inizio del 2017, è in vigore un referral scheme, che prevede che ogni richiesta di finanziamento, fatta da una PMI e non gestita dalla banca, debba essere segnalata alle piattaforme che possono offrire un servizio alternativo. Le banche considerano i prodotti offerti dalle piattaforme, soprattutto quelli dedicati alle PMI, come complementari alla propria offerta. Di contro, per i marketplace questa collaborazione rappresenta un’occasione per acquisire in maniera rapida ed economica canali di distribuzione diretta.
Capitolo PIR. Gli ISA britannici hanno compiuto 20 anni e la loro versione innovativa, gli IFISA, lanciati nel 2016, quest’anno avranno per la prima volta la possibilità di dimostrare se funzionano. “Le piattaforme hanno scelto di trasferire tutto l’extra rendimento agli investitori… una mossa intelligente. Gli IFISA sono qualcosa che l’industria ha voluto fortemente perché ritenuti un modo per rendere mainstream il P2P lending: ma la sfida ora starà nell’abilità di far salire a bordo un numero significativo di nuovi investitori”, scrive Deloitte. Il discorso, traslato all’Italia, è un punto dolente: con la Legge di Bilancio 2019 i PIR hanno ricevuto il vincolo di investire il 3,5% in VC e una quota identica in azioni quotate su AIM (come abbiamo scritto qui). Latita completamente il P2P lending. Forse la prossima Legge di Bilancio cambierà le carte in tavola. I tempi, noi lo diciamo da un po’, sono maturi.
Allargando lo sguardo verso il Fintech in generale, nel 2019 vediamo un aumento esponenziale dei pagamenti elettronici, anche in Italia (il Paese con il minor tasso di carte di credito nel mondo occidentale). La PSD2, che consente la diffusione di soluzioni di pagamento alternative alle banche, entrerà a regime da ottobre 2019: da quel momento la banca diventerà un “sistema aperto”. Questo sta già generando una diffusione massiccia delle tecnologie Blockchain e Distributed Ledger“usate in applicazioni per la gestione dei pagamenti (41%), del mercato dei capitali (27%), dei dati e dei documenti finanziari (10%), della Supply Chain Finance (8%) e dell’identità (7%)”, scrive l’Osservatorio su FinTech e InsurTech del Politecnico di Milano. In Italia, “alcuni istituti finanziari partecipano a consorzi internazionali” e non mancano iniziative di sistema tutte italiane come progetto Spunta Interbancaria, sviluppato da 14 istituti finanziari in collaborazione con ABILab, NTT Data e SIA con l’obiettivo di applicare le tecnologie Distributed Ledger ai processi interbancari, per migliorare la trasparenza e la visibilità delle informazioni. Un trend neonato e destinato a dispiegare i suoi effetti a partire dal 2019.
L’era dei Millennial (l’età d’oro del FinTech). Secondo le stime di PwC, i più anziani Millennial (quelli cioè che stanno entrando nei 40) iniziano a diventare investitori rilevanti ed erediteranno, nel corso dei prossimi 30 anni, un patrimonio stimato di 30 trilioni di dollari. Ebbene, questa generazione, come rileva il Viacom Millennial Disruption Index, per il 60% ritiene che le banche siano inadatte a loro e per il 33% che non ne avrà bisogno in futuro. Se non bastasse, il 73% dei nati dopo il 1980 considera più interessante un servizio finanziario lanciato da Google, Amazon, Apple, PayPal, che uno implementato dalla propria banca nazionale. Quando si tratta di chiedere un prestito o di trovare strumenti di investimento alternativi, l’atteggiamento è il medesimo: secondo altre ricerche gli investitori che hanno tra i 18 e i 34 anni scelgono di canalizzare il proprio denaro sul P2P lending con una probabilità quattro volte superiore di quanto facciano gli ultra 55enni. Se l’industria sarà in grado di continuare a innovare, troverà sempre più persone disposte a puntare su di essa.
1 BANDO, 4 PREMI: CALL PER I RICERCATORI UNDER 35 ANNI DI TUTTA ITALIA
Sono aperte fino al 28 Febbraio le candidature per il Premio Nazionale GiovedìScienza, organizzato dall’associazione torinese CentroScienza Onlus e abbinato alla manifestazione GiovedìScienza, uno degli appuntamenti italiani più importanti dedicati alla divulgazione scientifica.
Il bando è aperto ai ricercatori under 35 degli enti di ricerca italiani con l’obiettivo di incoraggiare i protagonisti della ricerca a comunicare la scienza.
In palio somme in denaro e, per il vincitore del Premio GiovedìScienza, l’opportunità di raccontare i risultati della propria ricerca al pubblico della 34° edizione di GiovedìScienza con una conferenza dedicata.
PREMIO GIOVEDI’SCIENZA, una vetrina dell’eccellenza scientifico-tecnologica: una competizione a suon di dati scientifici e suggestioni in cui vince il merito, prima di tutto, ma riveste un ruolo cruciale anche la dote comunicativa.
PREMIO SPECIALE ELENA BENADUCE, per le ricerche dedicate alla persona e alla qualità della vita.
Tutte le candidature pervenute saranno valutate da oltre 100 Referees che selezioneranno le 10 finaliste per i primi due premi. Durante l’ultima competizione i finalisti avranno a disposizione 6 minuti e 20 slide per divulgare i risultati della propria ricerca nel modo più semplice, diretto ed appassionante possibile cercando di conquistare il cuore ed il cervello della Giuria Tecnica, composta da 5 professionisti (Accademici ed esperti della comunicazione scientifica) e Popolare, costituita da 5 classi delle scuole secondarie di secondo grado.
Gli altri due premi, assegnati fra tutte le candidature pervenute, corredate da studio di fattibilità, sono:
PREMIO GIOVEDÌSCIENZA FUTURO peril miglior studio di fattibilità, un riconoscimentocheguarda al mondo delle aziende con l’intento di stimolare il dialogo e l’interazione tra mondo scientifico, tessuto economico ed innovazione.
PREMIO INDUSTRIA 4.0 rivolto ai candidati che svilupperanno la loro proposta progettuale partendo dal concetto di Industria 4.0.
Tutte le candidature devono pervenire esclusivamente online nella sezione dedicata del sito www.giovediscienza.it entro le ore 13 del 28 febbraio 2019.
La 33a edizione di GiovedìScienza è ideata e organizzata dall’Associazione CentroScienza Onlus, promossa dalla Città di Torino e dalla Regione Piemonte, con il patrocinio della Città metropolitana di Torino.
Sostenuta dalla Compagnia di San Paolo. Con il contributo di: Fondazione CRT, Banca d’Alba, Camera di commercio di Torino, UniCredit. GiovedìScienza è realizzato in collaborazione con: Università degli Studi di Torino, Politecnico di Torino, Università del Piemonte Orientale, Accademia delle Scienze di Torino e Ce.Se.Di della Città metropolitana di Torino.
Il Premio GiovedìScienza si svolge in collaborazione con gli Incubatori di impresa degli Atenei piemontesi 2i3T, I3P, Enne3 e con il Club degli Investitori e Cariplo Factory.
L’iniziativa si svolge nell’ambito del Sistema Scienza Piemonte
Online il nuovo report trimestrale Mise-InfoCamere. A fine 2018 le startup innovative sono 9.758, per un incremento di 111 unità nel corso di un trimestre. Assumendo un trend di crescita costante, le startup italiane si avviano a superare quota 10.000 nei primi mesi del 2019.
Queste e altre evidenze sono contenute nell’ultima edizione del rapporto, relativa al quarto trimestre del 2018 realizzato dal Ministero dello Sviluppo Economico e da InfoCamere, la società informatica del sistema camerale, in collaborazione con Unioncamere.
Le startup innovative rappresentano circa il 3% di tutte le società di recente costituzione, a testimonianza di un ruolo sempre più significativo nel panorama imprenditoriale italiano. In alcune aree del Paese la loro incidenza raggiunge picchi del 5% a livello regionale (Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige) e del 6% a livello provinciale (Trieste, Trento e Ascoli Piceno).
Milano continua a rappresentare il principale polo per le imprese innovative italiane: nel capoluogo lombardo sono localizzate ben 1.687 startup (17% del totale nazionale), più che in qualsiasi altra regione italiana. Anche Roma, al secondo posto, vanta una popolazione in continua crescita, sempre più vicina a quota mille (969, il 10% nazionale).
Nonostante la normativa sulle startup sia aperta a tutti i settori economici, si osserva una notevole concentrazione nei comparti con una chiara vocazione tecnologica. Il 34% delle startup innovative presenta il codice Ateco “produzione di software“, e il 13% “ricerca e sviluppo”. Nei due segmenti citati le startup rappresentano rispettivamente uno e due terzi della popolazione complessiva delle imprese neo-costituite. Ben rappresentato è anche il settore manifatturiero, in cui si colloca il 19% delle startup (5% del totale delle nuove società di capitali).
Con riferimento alla forza lavoro impiegata dalle startup, la somma di soci e addetti registrati al 30 settembre 2018 (valore più recente a disposizione) è pari a 53.704, per un incremento di 1.200 unità in tre mesi e di ben 11.500 su base annuale (+27,1%).
Le compagini sociali sono tendenzialmente più ampie rispetto a quelle delle altre imprese: ogni startup ha in media 4,3 soci, contro i 2,1 delle altre aziende. Le startup presentano inoltre una più elevata partecipazione giovanile: circa la metà delle startup presenta un under-35 tra i titolari di quote o cariche societarie (manca il riferimento alla media di tutte le imprese)..
I bilanci 2017, disponibili per il 60,3% delle startup iscritte a fine 2018 (molte infatti sono state costituite nell’ultimo anno), esprimono un fatturato complessivo di circa 910 milioni di euro. Considerando i nuovi ingressi, è lecito supporre che il valore della produzione complessivo abbia abbondantemente superato 1 miliardo di euro nel 2018.
Per ulteriori approfondimenti su questi e altri aspetti del fenomeno delle startup innovative si rimanda alla nuova edizione del rapporto di monitoraggio dedicato, con dati aggiornati al 4° trimestre 2018, realizzato congiuntamente da MISE (DG per la Politica Industriale) e InfoCamere, con la collaborazione di Unioncamere.
Sottile, smart ed economico, questo dispositivo consente ai clienti di aggiungere le capacità di Alexa agli altoparlanti in commercio.Alexa diventa sempre più intelligente: risponde alle domande, riproduce musica, racconta barzellette, controlla luci e termostati compatibili, comunica i risultati sportivi, le ultime notizie e molto altro.
Amazon annuncia oggi che Echo Input è ora disponibile per i clienti di Amazon.it. Echo Input consente di integrare facilmente Alexa a un altoparlante esterno esistente tramite il cavo audio da 3,5 mm incluso o via Bluetooth. ll design sottile di Echo Input, appena 12,5 mm di spessore, lo rende adatto a ogni stanza. I clienti possono preordinare Echo Input da oggi al costo di soli 39,99 €; i dispositivi saranno consegnati a partire dal 30 gennaio.
Echo Input si connette ad Alexa, il cervello che alimenta i dispositivi Echo, ed è il primo dispositivo Echo progettato per trasmettere il suono totalmente attraverso uno speaker esterno, offrendo ai clienti un modo ancora più conveniente per aggiungere Alexa all’altoparlante che preferiscono o che già possiedono. Echo Input presenta quattro microfoni che consentono di accedere ad Alexa da qualsiasi punto della stanza, anche durante la riproduzione della musica. Basta chiedere e Alexa risponderà alle domande, riprodurrà la musica, leggerà le notizie, controllerà la tua casa intelligente, aggiungerà voci alla tua lista delle cose da fare e molto altro ancora.
Se connessi a Echo Input, gli speaker possono essere aggiunti a un nuovo gruppo di riproduzione Musica multi-stanza oppure a uno già esistente, creando una riproduzione in streaming sincronizzata tra alcune stanze o in tutta la casa. Inoltre, con più dispositivi Echo a portata di ascolto, la tecnologia Echo Spatial Perception (ESP) di Amazon calcola in modo intelligente la chiarezza della voce e determina quale Echo sia il più vicino per rispondere alla richiesta.
Echo Input consente inoltre ai clienti di usufruire di centinaia di Skill disponibili in Italia, tra cui un’ampia gamma di Skill sviluppata da aziende del Bel paese.
Con Alexa è possibile conoscere suggerimenti e ricette da Giallo Zafferano o una definizione dalla Treccani, ascoltare la programmazione TV con Super GuidaTv, giocare con Akinator, Trivial Pursuit o con il Fantacalcio di Fantagazzetta, seguire le tue stazioni radio preferite come Radio Deejay, Radio 105, RDS e Radio Italia, ascoltare storie per bambini da Giunti, testare la propria conoscenza insieme ai figli con la Skill di De Agostini e Clementoni, conoscere l’oroscopo di Paolo Fox da Radio Lattemiele ed essere aggiornati con le ultime notizie, fornite da testate come Sky, Corriere della Sera, La Repubblica e il Sole 24 Ore. È possibile anche ordinare una pizza su Just Eat, controllare il credito telefonico o il saldo dati con Vodafone e TIM, e molto altro.
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