La scelta di Sigfrido Ranucci


Per la prima volta un giornalista coraggioso e indipendente, da anni in prima linea per la difesa della libertà dell’informazione, racconta sé stesso e il suo lavoro con il suo libro La Scelta.

Sigfrido Ranucci è uno di quegli uomini che coincidono in modo assoluto con il lavoro che si sono scelti. Insieme alla sua équipe di Report – programma televisivo amatissimo e odiato, uno dei baluardi del giornalismo d’inchiesta in Italia – ogni giorno si dedica a vagliare informazioni, collegare eventi, ascoltare voci per decidere come raccontare le notizie che qualcuno vorrebbe rimanessero sotto silenzio. La forza di Report è nella semplicità della scelta: offrire ai cittadini il romanzo crudo dei fatti attraverso un rigoroso lavoro di ricerca, anche quando la strada è irta di pericoli che toccano le vite personali dei giornalisti.
Per la prima volta Ranucci racconta il cammino che lo ha condotto sin qui; lo fa scegliendo alcune inchieste fondamentali di cui svela i retroscena, ma anche evocando figure – come suo padre, atleta e finanziere di grande carisma, e il suo maestro Roberto Morrione, fondatore di Rai News 24 – che hanno forgiato in lui la capacità di portare fino in fondo ogni scelta: perché fare giornalismo sul campo significa prendere decisioni che cambiano per sempre il corso delle cose, in senso intimo e collettivo. Da queste pagine emerge l’autoritratto coraggioso di un uomo che, nonostante la pressione costante della realtà nei suoi aspetti più duri, non cede al cinismo, non smette di chiedersi e di chiederci: “Qual è la scelta giusta?”. E di trovare ogni volta la risposta, per rispettare la promessa che lo lega a un pubblico che ha ancora a cuore la legalità e la giustizia sociale.

La mia compagna di viaggio comincia lentamente a piegare il foglio e alla fine me lo porge. È un airone, un origami bellissimo. “Ne ha bisogno” mi dice. “Lei deve volare alto. Chi vola vede dal cielo ciò che nessuno ha mai visto.

SIGFRIDO RANUCCI
Sigfrido Ranucci (Roma, 24 agosto 1961) è un giornalista, autore e conduttore televisivo. In Rai dal 1990, è stato prima inviato per le rubriche del Tg3, poi per Rai News 24, dove ha realizzato numerose inchieste sul traffico illecito di rifiuti e sulla mafia. Ha trovato l’ultima intervista al giudice Paolo Borsellino, nel settembre del 2001 è stato inviato a New York per seguire l’attentato alle Torri gemelle, poi nel 2004 a Sumatra per lo tsunami. È stato inviato nei contesti di guerra dei Balcani e in Medio Oriente dove ha realizzato inchieste sulla violazione dei diritti umani e dal marzo 2017 conduce il programma televisivo Report (Rai3), che ha ereditato dall’ideatrice Milena Gabanelli. Ha ricevuto numerosi premi per il giornalismo d’inchiesta ed è autore, con Nicola Biondo, del libro Il patto (Chiarelettere, 2010).

BOMPIANI collana OVERLOOK
Pagine 324
In libreria 7 febbraio 2024
Prezzo 20,00 €

Social recruiting – Intervista a Silvia Zanella

Come si svolge la giornata tipo di un recruiter 2.0, quali sono gli strumenti di cui si avvale, come collabora con gli altri dipartimenti, come costruisce e affina la propria strategia di personal ed employer branding… Silvia Zanella insieme con Anna Martini ha scritto un libro che è un manuale, ricco di esempi pratici, di interviste a direttori del personale e di spunti per mettersi subito al lavoro.

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La figura del recruiter sta cambiando. Il suo successo dipenderà sempre più dalla sua capacità di comunicare online e di relazionarsi sui social media con i candidati, i colleghi e i clienti. Questo libro è dedicato a chi, in azienda o all’interno di società di selezione o agenzie per il lavoro, vuole dare una risposta concreta a domande tipo: Come utilizzare LinkedIn e Facebook per venire a contatto con i profili professionali più interessanti? Ha senso sperimentare Snapchat o i video? Su quali competenze marketing è meglio puntare per essere selezionatori davvero efficaci? Quali leve usare per coinvolgere colleghi (attuali e futuri) nella comunicazione aziendale?

Ho intervistato Silvia:

Come sta cambiando la figura del recruiter?

La figura del recruiter è già cambiata, andando a integrare competenze tradizionali con quelle digitali. Non stiamo ovviamente parlando solo di skill informatiche, ma di una più ampia padronanza delle piattaforme online, dai motori di ricerca ai social network. Senza contare la familiarità con (ancora) piccole interazioni attraverso l’intelligenza artificiale.

Quanto conta la sua capacità di comunicare online e di relazionarsi sui social media con i candidati, i colleghi e i clienti?

Diventa essenziale, per filtrare meglio le candidature, venire a contatto con i profili passivi, crearsi una rete, fare leva sulla reputazione, mettere a frutto nuove occasioni di business, favorire la comunicazione interna. Quali sono le opportunità per le aziende e quali per i candidati? Ascoltare direttamente le persone, dare loro feedback, costruire relazioni.

Ed i rischi invece?

Non avere consapevolezza che tutto ciò che finisce online è sempre pubblico e potenzialmente lesivo della propria immagine.

Quali tool online ritieni indispensabili? Quali sono gli strumenti di cui si avvale un recruiter?

Siti e app di società di selezione accreditate, pagine aziendali (sia profili corporate sui social network, sia le sezioni “Lavora con noi”), connessioni dirette con candidati e recruiter.

Hai delle case history in positivo e negativo?

Le aziende hanno fatto passi in avanti straordinari e sono molto più attente che in passato. A me piace in particolare la strategia di employer branding di Cisco, Microsoft, Facebook. Passi falsi sono sempre in agguati. Dal lavoratore che parla male del proprio capo in post pubblici ad annunci di lavoro che riportano situazioni degradanti. Purtroppo entrambe le casistiche sono all’ordine del giorno. Per questo è essenziale discutere di questi temi, il social recruiting non è un argomento di nicchia ma riguarda potenzialmente tutti noi.

 
 

Silvia Zanella – Responsabile a livello globale del digital marketing per Adecco Group, società dedicata ai servizi per le Risorse Umane presente in oltre 60 Paesi nel mondo. Ha un grande interesse per il futuro del lavoro, digitale e non. Segue con attenzione le tendenze in ambito social media e HR 2.0 e ha un forte focus su innovazione, business social networking, social recruiting, recruiting marketing, employer e personal branding. Giornalista professionista, collabora con il Corriere.it per La Nuvola del Lavoro, il più importante blog italiano sui temi del lavoro. È inoltre autrice di Social Recruiter (Franco Angeli, 2017) e della Guida al Lavoro (Mondadori).

Brand Journalism

È possibile coniugare le esigenze di lavoro dei giornalisti e l’etica giornalistica con le esigenze delle aziende di informare il pubblico?
Ci prova il Brand Journalism, la nuova grande opportunità professionale per chi lavora nel giornalistmo o semplicemente nella comunicazione.

Con il termine Brand Journalism, traducibile in italiano con giornalismo d’impresa, si intende quel tipo di giornalismo che si occupa della comunicazione e di tutto ciò che ruota attorno a un marchio (brand) con lo scopo fondamentale di informare i lettori su tutto ciò che attiene all’identità ed alla storia dell’azienda attraverso gli strumenti e le regole proprie del professionista che opera nei mass media.

Un’opportunità che immediatamente pone un problema non di poco conto: il giornalista, in considerazione delle norme deontologiche che regolano l’attività in Italia, può occuparsi di un marchio, o meglio, può scrivere su di esso, anche in maniera continuativa, facendo parte della redazione del relativo magazine, senza incorrere al divieto di confondere il messaggio informativo con quello pubblicitario, cosi come previsto dalla Carta dei Doveri del 1993?

“La risposta è sì, senza ombra di dubbio” racconta Roberto Zarriellogiornalista e formatore, autore del libro “Brand Journalism” , il libro edito dal Centro di Documentazione Giornalistica dedicato a descrivere questa nuova opportunità lavorativa per i professionisti dell’informazione.

Zarriello nel suo libro spiega infatti che il brand journalist non si occupa della comunicazione di un bene o servizio del marchio ma della sua storia e dell’elaborazione di notizie che lo riguardano. In poche parole, il giornalista non vende alcunché (al contrario del content marketing), ma comunica storie, informando i lettori ed offrendo in questo modo un servizio di pubblica utilità.

Il brand journalism, quindi, è giornalismo a tutti gli effetti, convinzione rafforzata, ad esempio, dalle parole di Thomas Scott, uno dei pionieri del giornalismo d’impresa, appartenente al team di www.brandjournalism.com:

“Si tratta di un altro tipo di giornalismo, così come esiste il giornalismo politico, sportivo, ecc. Perfino i post pubblicati su Facebook che raccontano gli eventi che avvengono in un quartiere è giornalismo“.

Per chi volesse approfondire l’argomento e scoprire qualcosa in più di questa nuova frontiera lavorativa può richiedere il libro direttamente sul sito del Centro di Documentazione Giornalistica.

AFGHAN WEST voci dai villaggi – libro video-fotografico

Il 10 maggio 2013

esce il libro video-fotografico

AFGHAN WEST

voci dai villaggi

di Katiuscia Laneri – Elisabetta Loi – Samantha Viva

 Bonfirraro Editore 

IL LIBRO 
Il processo di transizione che è in atto in Afghanistan è di assoluta rilevanza storica. Partendo da questa considerazione, in occasione di un media tour di una decina di giorni, svoltosi tra Herat, Shindand e Bala Boluk, un gruppo di giornaliste hanno pensato bene di immortalarlo in un quadro più ampio, in maniera da poter lasciare una traccia tangibile che non vada perduta nelle pieghe, a volte marginali, di un articolo di cronaca. A partire dalle interviste raccolte tra i militari della missione ISAF, tra gli abitanti dei villaggi, tra i governatori e i generali afgani, nasce l’idea di un libro, che possa raccontare l’Afghanistan di oggi e cercare di leggere i risvolti che l’apporto e il contributo dei militari italiani, soprattutto nella parte ovest, avranno sul nuovo volto dell’Afghanistan di domani. Oltre alla parte testuale, il progetto che le giornaliste Samantha Viva, Katiuscia Laneri e la fotoreporter Elisabetta Loi hanno realizzato, comprende una vasta raccolta di foto e un video, per documentare in maniera completa e non univoca, ma avvalendosi di tre diversi livelli comunicativi, un viaggio in un universo meno noto di un paese che vive ancora sotto l’etichetta di avamposto dei Talebani. Non si sa niente della realtà del posto e delle sue difficoltà, di come la gente stia cercando di affrancarsi dalla criminalità, dall’oppio, dai pregiudizi e dall’isolamento. Il messaggio che a volte traspare dalle numerose attività che i nostri militari svolgono, in un paese così contraddittorio e complesso e di quanto il suo popolo sia legato al nostro, merita più attenzione, soprattutto visto il riconoscimento del cosiddetto “sistema Italia” quale modus operandi che ha fatto scuola e ha fornito competenze e suggerimenti indispensabili per far sì che nel 2014, con la fine della missione ISAF, o il suo molto più probabile ridimensionamento nel numero e nelle funzioni, il popolo afgano sia finalmente indipendente. Il lungo processo che è ormai giunto alla sua quarta fase ha visto anche il riassetto delle capacità militari e delle forze locali di polizia afgane, che ogni giorno acquistano sicurezza e capacità, grazie all’affiancamento costante dei nostri reparti specializzati come i MAT e i PAT, per non parlare delle numerosi innovazioni introdotte in ambito non solo strategico ma anche culturale e sociale, primo fra tutti l’ingresso delle donne nell’esercito. Anche la battaglia per i diritti delle donne merita uno spazio adeguato per non incorrere in facili qualunquismi e approssimazioni occidentaliste ad un fenomeno che rientra in un universo complesso come quello del mondo islamico. Tutti questi spunti meritano quindi una riflessione più ampia della pagina di un quotidiano e vengono forniti, al lettore, nell’ottica di un quadro di comprensione più ampio, senza la pretesa di raccontare l’Afghanistan in un centinaio di pagine o con occhio da studioso, ma con la volontà di fornire, a chi sa poco o nulla dell’argomento, il resoconto della gente che vive il suo contesto con partecipazione e consapevolezza.

LE AUTRICI

L’autrice del testo. Samantha Viva, nata a Catania nel 1977, ha iniziato la carriera giornalistica nel 2001, collaborando per quotidiani on-line e periodici che trattavano storie di immigrazione, per poi approdare al quotidiano La Sicilia, su cui scrive di sociale, volontariato e cultura. Cura, altresì, l’ufficio stampa dell’antiracket etneo, ovvero “Un’area di crisi nostrana” come ama definirla. L’amore per i viaggi e per le culture lontane si è presto trasformato in una esigenza di conoscenza anche delle aree di crisi all’estero, per questa ragione, dopo aver conseguito un master di secondo livello per inviati di guerra promosso dall’università Roma Tor Vergata, la fondazione Maria Grazia Cutuli, lo Stato Maggiore Difesa, la CRI e il Corriere della Sera. Si è recata in Libano e di recente in Afghanistan, raccontando nei suoi reportage da freelance, storie di donne e di uomini che vivono ogni giorno realtà difficili. Dottore di ricerca in italianistica, ha pubblicato numerosi saggi e articoli sulla letteratura del Novecento, in particolare su Sciascia. È autrice di testi teatrali e ha debuttato in teatro con un atto unico dal titolo “Scatole Cinesi”, nel 2011.

L’autrice del video. Katiuscia Laneri napoletana, ha studiato come Operatore Turistico prima di cimentarsi nel giornalismo nel 1994 e diventare un volto noto dell’informazione locale. Dieci anni dopo decide di fare della telecamera i suoi occhi e le sue orecchie perché i telespettatori potessero “vivere” la notizia. Come videoreporter ottiene un riconoscimento da Assovetro all’VIII Concorso Giornalistico Nazionale, è Premio Cilento 2006; Premio Città di Salerno 2009; Premio Donna Speciale per Donne all’Opera 2010. È direttore responsabile della rubrica tv “Special”, amministratore unico di Kappaelle Format&Communication Srl, scrive per Mille Canali (Il Sole 24 Ore Edizioni) e ha pubblicato di recente il romanzo “Viaggio di Vita di Videoreporter”. Embedded dal 2009, questa è stata la sua seconda esperienza in Afghanistan dopo altrettante in Libano ed una in Kosovo. Ha seguito il VI° corso SMD-FNSI per Giornalisti destinati ad operare in aree di crisi ed il 32° CO.CI.M. (Corso in Cooperazione Civile-Militare) al CASD (Centro Alti Studi della Difesa) di Roma.

L’autrice delle foto. Elisabetta Loi è nata a Lanusei nel 1974. La grande passione e determinazione del padre le hanno trasmesso l’amore per la fotografia e per il fotogiornalismo. I suoi servizi vengono pubblicati quotidianamente da L’Unione Sarda e da periodici e agenzie fotogiornalistiche nazionali e internazionali tra le quali il Corriere della Sera, l’Ansa, e l’agenzia Kikapress.Nei suoi reportage spazia dalla cronaca allo sport. Dal 2007 realizza in tutta la Sardegna reportage di viaggio; i suoi servizi vengono utilizzati per promuovere Enti e Istituzioni e pubblicati su diversi periodici nazionali, tra cui Bell’Italia, InViaggio e Atmosphere di Meridiana Fly. Nel 2009, durante i duri cicli di chemioterapia a cui è stata sottoposta, è nato l’interesse verso l’Afghanistan e verso la missione ISAF a cui i soldati della Brigata Sassari stavano partecipando. Nel 2011 ha partecipato al corso di alta formazione di fotogiornalismo presso L’Agenzia Contrasto di Milano. Nel 2012 parte da embedded in Afghanistan al fianco dei militari della Brigata Sassari. Ad ottobre dello stesso anno partecipa al corso dello SMD sulla conoscenza e prevenzione del rischio in aree di crisi e a dicembre, al fianco della Brigata Taurinense, ha continuato a documentare la missione ISAF in Afghanistan.

TITOLO LIBRO: AFGHAN WEST voci dai villaggi
AUTORE: Katiuscia Laneri – Elisabetta Loi – Samantha Viva
EDITORE: BONFIRRARO –
Pagine: 168
Formato: 23×22 cm
Illustrazioni: corredato da immagini a colori e video
Prezzo: € 26,00
Edizione: 2013
ISBN 978-88-6272-064-9

Cambiamo tutto! – il nuovo libro di Riccardo Luna

Sono davvero contento dell’uscita del nuovo libro di Riccardo Luna, che ho l’onore di conoscere personalmente avendo collaborato con Lui a Che Futuro ed avendolo incontrato varie volte ad eventi in giro per l’Italia.

Riccardo è un portatore sano di passione e d’innovazione, quando lo incontri ti travolge, come un fiume in piena, con le sue idee contagiose. In questi ultimi anni è riuscito con le sue iniziative editoriali a propagare in maniera esponenziale l’innovazione in Italia, aprendo anche ai non addetti ai lavori la mente inculcando loro cosa si possa fare con la sola forza delle proprie idee.

La cosa che mi ha colpito favorevolmente è che il libro non è come spesso accade una sintesi di quello che è stato fatto ma  è l’inizio di un percorso collaborativo, infatti il sito dedicato  http://www.cambiamotutto.it/ sarà un posto dove ognuno potrà raccontare la sua storia d’innovazione.

——–

È in corso una rivoluzione che sta abbattendo antichi vizi nazionali, è la rivoluzione degli innovatori. Non la fanno riempiendo le piazze o dando l’assalto ai palazzi del potere. Ma cambiando le nostre vite: il modo in cui si fa scienza, si condivide la conoscenza, si fa impresa, si creano posti di lavoro, si producono beni, si amministra la cosa pubblica. Non sono casi isolati. È un movimento. Ci sono migliaia di startupper che il lavoro non lo cercano perché provano a crearselo inseguendo un’idea innovativa. E artigiani digitali che hanno aperto una fabbrica di oggetti sul proprio computer. E innovatori sociali che stanno modificando le istituzioni. Sta cambiando tutto perché abbiamo a disposizione la prima arma di costruzione di massa: Internet. Che non è una rete di computer, ma una rete di persone che provano a migliorare le cose senza aspettare niente e nessuno.

“Cambiamo tutto!” (edizioni Laterza, 14 euro, anche in versione ebook)

è un libro sull’ottimismo. Sul perché dobbiamo essere ottimisti oggi in Italia. Il mondo attorno a noi può cambiare in meglio grazie a tre parole d’ordine: trasparenza, partecipazione, collaborazione. E alla voglia di ciascuno di noi di provarci

Tre terroni a zonzo – Lasciare Napoli o restare? – il nuovo libro di Antonio Menna

L’autore di Se Steve Jobs fosse nato a Napoli……è tornato con un nuovo libro

Il tema toccato da Antonio nel suo nuovo libro lo sento mio, quante volte io ed i miei amici ci siamo ritrovati a fare questi discorsi.

“Aveva ragione Eduardo quando diceva fuitevenne, Napoli non ha speranza. Bisognerebbe avere il coraggio di andarsene e provare a realizzarsi lontano da qui. “

In realtà qualcuno dei miei amici lo ha anche fatto penso a Luca che da anni vive a Darmstadt e lavora all’ESA  o a Pietro che ora è in Montenegro a realizzare il nuovo elettrodotto che lo collegherà con l’Italia o Rosario che gira il mondo per conto del RINA.

Sicuramente per affermarsi nel lavoro ora l’Italia non è il posto giusto ma quello che mi chiedo è quanto conta il lavoro e quanto conta il resto? Sareste pronti a rinunciare agli affetti,alle abitudini ed alle comodità?

Io non ci sono riuscito, pensate che quando ho vissuto due anni a Roma alla fine tenevo l’appocundria

Bravi e brillanti, tre amici napoletani festeggiano la laurea con una birra e si chiedono che cosa fare ora. Ilaria ha la risposta e un biglietto in tasca: vuole viaggiare e guadagnare. A Milano l’aspetta una multinazionale, e pazienza se dovrà vivere in un monolocale, sgobbare a testa bassa, e sopportare i sospiri strappacuore di un padre che non la vorrebbe lasciare. Michele, architetto geniale e indolente, qualche dubbio ce l’ha, ma ha ricevuto un’offerta da Londra che in Italia manco si sarebbe sognato, e parte. La nostalgia della sua terra la coltiverà via Facebook, perché di sentimenti non si campa. “E qui chi rimane?” si domanda Diego Armando, che con un nome così non potrebbe certo vivere altrove.

Accetta un posto precario all’università, dove il professor Tuccillo – nipote, figlio e cugino di inamovibili baroni – gli garantisce tanto lavoro in cambio di tantissime promesse. E basta. Quando anche l’ultima si rivela una bufala, il ragazzo deve rassegnarsi: amare le proprie radici è un lusso che non si può permettere. Ma neppure gli amici, lanciatissimi e in carriera, sono soddisfatti e giorno dopo giorno la nostalgia li consuma.

Allora qual è la soluzione? chiede Antonio Menna, con questa parabola graffiante che denuncia con ironia la più assurda delle nostre contraddizioni: prepariamo giovani pieni di talento e li costringiamo ad andarsene. O forse una speranza esiste, suggerisce, e sta nell’ostinazione un po’ incosciente di chi crede che realizzarsi a Napoli  – e anche nel resto d’Italia – non sia solo un’utopia.

 

Bio

Antonio Menna, giornalista, vive e lavora a Napoli. Ha collaborato con numerose testate nazionali e ora scrive per il quotidiano Il Mattino e per il giornale on line Fanpage. È esploso sul web l’anno scorso (200.000 contatti in un giorno), grazie al post “Se Steve Jobs fosse nato a Napoli”, da cui è nato l’omonimo libro-manifesto (Sperling & Kupfer, 2012). Ha pubblicato inoltre i romanzi Cocaina & Cioccolato, (Cicorivolta 2007) e Baciami molto (Cicorivolta 2009).

INFO 

Prezzo € 12,00
Editore Sperling & Kupfer
Collana Saggi
Data uscita 19/03/2013
Pagine144

 

 

Testa,mani e cuore – Vincenzo Moretti

Cosa è successo a via Canova? E che ci fanno assieme la cardarella e Jorge Luis Borges, la solidarietà e Murasaki Shikibu, la macchinista Giovanna e Italo Calvino? Le risposte in questo romanzo dai sentieri che si biforcano, che ha per protagonisti Libero e Cosimo, e la passione per il lavoro, la voglia di farlo bene a prescindere perché è così che si fa.

Testa, Mani e Cuore è il romanzo dell’Italia operosa, quella che dà valore al lavoro, che mette impegno nelle cose che fa. L’Italia che le sue rughe se le guadagna ogni giorno, grazie a ciò che sa e che sa fare. L’Italia che vuole tornare a regalare al mondo intelligenza, arte, tecnologia, bellezza. L’Italia del lavoro ben fatto, di Rinalda e del vocabolario, di Lorenzo e della piazza, del tempo e di Alvise. L’Italia che c’è, è vera, esiste, bisogna solo raccontarla. L’Italia che… se non ci salva lei non ci salva nessuno. Questa stessa Italia è narrata anche nel film diretto da Alessio Strazzullo dispo nibile gratuitamente su www.leviedellavoro.org

Vincenzo Moretti, sociologo, dirige la sezione Società, culture e innovazione alla Fondazione Giuseppe DiVittorio. Per Ediesse è autore tra gli altri di Bella Napoli (2011, 2 ed.), Rione Sanità (2011, con Cinzia Massa), Dizionario del pensiero organizzativo (2008, 3 ed.). È ideatore di Le vie del lavoro, inchiesta partecipata promossa da Fondazione Ahref e Fondazione Giuseppe Di Vittorio. Testa, Mani e Cuore è il suo primo romanzo. Per saperne di più: www.linkedin.com/in/vincenzomoretti

Collana Carta Bianca Formato 14,2 x 18 Pagine 204

Prezzo 12,00

Codice ISBN 978-88-230-1740-5

Uscita Marzo 2013

Ediesse s.r.l. Viale di Porta Tiburtina, 36 – 00185 Roma tel. 06 44870283 – 44870325 fax 06 44870335

In Internet: Catalogo: www.ediesseonline.it E-mail: ediesse@cgil.it @

Il grande libro della letteratura per manager

Il grande libro della letteratura per manager
50 opere lette in chiave d’impresa
di F. Bogliari, F. Cutrano, L. Di Marco, M. Lombardi, E. Riboni, P. Trupia
a cura di F. Bogliari
Collana: Management files
 
ISBN 9788845314070
Anno 2008
pp. 256
19,00 Euro

È possibile raccontare e interpretare l’impresa attraverso la letteratura? È possibile leggere I fiori del male, Il codice da Vinci, Cronaca di una morte annunciata, I tre moschettieri, La metamorfosi, Dracula, Caos calmo, La sonata a Kreutzer, Memorie di Adriano per capire le problematiche di un’impresa e orientare al meglio il potenziale delle risorse umane?

È la scommessa di questo volume, fratello gemello del precedente Cinema per manager, pubblicato in questa stessa collana, che propone la lettura in chiave manageriale e aziendale di 50 opere letterarie appartenenti a vari generi – dal romanzo alla poesia, dal racconto al diario – e a varie epoche e lingue.Capolavori e testi recenti scelti per le metafore che ne possono derivare in chiave manageriale, titoli dai quali ricavare spunti di riflessione su concetti chiave come leadership, cambiamento, etica, competenza, appartenenza, organizzazione, ruoli, mobbing, diversità, innovazione, vision, individuo, persona, potere ecc.Ogni opera, dopo i dati informativi e un riassunto essenziale, viene analizzata e interpretata per gli insegnamenti che può fornire a chi lavora in impresa in posizioni di responsabilità manageriale e imprenditoriale, come consulente, ma anche come giovane neoassunto con potenziale di crescita, senza dimenticare coloro che nell’impresa non sono ancora entrati e stanno studiando per farlo.

Le opere analizzate:
AMADO, Teresa Batista stanca di guerra • BAUDELAIRE, I fiori del male • BORGES, Finzioni • BROWN, Il codice da Vinci • CAMILLERI, La pista di sabbia • CAPRONI, Congedo del viaggiatore cerimonioso • CERCAS, Soldati di Salamina • CONRAD, Il duello • DE CARLO, Due di due • DICKENS, Tempi difficili • DOSTOEVSKIJ, Il sosia • DUMAS, I tre moschettieri • FANTE, La confraternita dell’uva • FIELDING, Tom Jones • FLORENSKIJ, Non dimenticatemi • GARCIA MARQUEZ, Cronaca di una morte annunciata • GATTI, Stanze vuote • GROSSMAN, Che tu sia per me il coltello • GUTIERREZ, Animal Tropical • HESSE, Il lupo della steppa • JOYCE, Ritratto dell’artista da giovane • KAFKA, La metamorfosi • LANSDALE, La notte del drive-in • LEVI, La chiave a stella • LEWIS, Il più grande uomo scimmia del Pleistocene • LIGABUE, La neve se ne frega • MANN, La montagna incantata • LEE MASTERS, Antologia di Spoon River • DE MAUPASSANT, Bel-Ami • MONTALE, Ossi di seppia • MUNRO, Nemico, amico, amante • PALAHNIUK, Fight Club • PERROTTI, Silenzi di sabbia • POTOK, Danny l’eletto • REA, La dismissione • SCHNITZLER, Doppio sogno, La signorina Else • SCURATI, Il sopravvissuto • SIMENON, Il Presidente • STENDHAL, Cronache italiane • “BRAM” STOKER, Dracula • SWIFT, Istruzioni alla servitù • TOLSTOJ, La sonata a Kreutzer • TRAKL, Poesie • DE UNAMUNO, Il sentimento tragico • VERONESI, Caos calmo • VITTORINI, Conversazione in Sicilia • YATES, Revolutionary Road • YEHOSHUA, L’amante • YOURCENAR, Memorie di Adriano

Perchè il software fa schifo…

Descrizione

Il software di oggi fa schifo e non esiste modo migliore per esprimere questo concetto. E pericoloso, inaffidabile e difficile da usare…tutti lo sanno ma nessuno prima di adesso ha avuto il coraggio di dirlo. David Platt, esperto di programmazione, con questo libro intende indagare i motivi per cui ciò avviene e perché non dovrebbe essere così. Il risultato è un libro piacevole da leggere, ironico e con un linguaggio semplice e alla portata di tutti. Esempi tratti dal mondo reale suggeriscono a tutti gli utenti, senza particolari conoscenze tecniche, cosa fare per sopravvivere al software e in che modo difendersi dagli abusi legati a programmi software pessimi. Umorismo, brio e spontaneità, tra le pagine di questo libro, vi faranno ridere di gusto quando ricorderete gli episodi negativi sperimentati con i vostri programmi software. Ma lo scopo di questo libro non è solo far ridere: è dare finalmente voce alla vostra scoperta, ovvero che il software, in effetti, fa schifo, ma non dovrebbe essere così.


A chi si rivolge
Per chiunque desideri capire perché il software fa schifo.
 
Biografia del libro

David S. Platt dirige la Rolling Thunder Computing una società di consulenza e formazione. Vanta un’esperienza di oltre vent’anni come programmatore, insegna sviluppo del software presso l’Extension School dell’Università di Harvard e numerose aziende in tutto il mondo, oltre ad essere un noto relatore di conferenze. È autore di nove libri, tra cui Introduzione a Microsoft .NET, Conoscere COM+ e ha redatto numerosi articoli di riviste e newsletter.

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