Non più big data, ecco le nuove sfide nella gestione dei dati

Irion: 5 previsioni per la data management nel 2018

La software house stila una lista di temi caldi: l’adeguamento al GDPR, la Data Preparation, la misurazione della qualità, la facilità di accesso ai dati e la formazione degli ‘Ingegneri dei dati’

 

Con il nuovo anno iniziato da pochi giorni, Irion, software house italiana specializzata nell’Enterprise Data Management, ha stilato una lista dei trend nella gestione dei dati, di cui sentiremo sicuramente parlare nei prossimi 12 mesi. Partendo da una premessa: la discussione sui Big Data non sarà più all’ordine del giorno, poiché ormai è data per assodata, con le aziende consapevoli dell’enorme mole di dati di cui dispongono. Il vero problema è capire cosa (e chi) serve per proteggerli e sfruttarli al meglio, traendo massimo valore e vantaggio competitivo e rispettando i requisiti normativi.

 

Il solito (ig)noto [amazon_textlink asin=’8890341912′ text=’GDPR.’ template=’ProductLink’ store=’antoniosavare-21′ marketplace=’IT’ link_id=’0116c0f4-f9d8-11e7-9333-3dffe7c37bb0′] Il 2018 sarà l’anno dell’applicazione del GDPR, che entrerà in vigore – senza se e senza ma – il 25 maggio. Un tema caldo già nel 2017, vista la portata del regolamento, che impone, alle aziende residenti nell’UE o che gestiscono dati di persone residenti nell’UE, la revisione dell’assetto tecnico e organizzativo per adottare le adeguate misure di Data Protection. Sebbene se ne sia molto parlato, buona parte delle aziende sembra non aver compreso a pieno i requisiti necessari e, soprattutto, ha fatto poco o nulla per adempiervi. Nei primi mesi del 2018 dovranno necessariamente prenderne atto, e correre in fretta ai ripari.

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La Data Preparation. Chi ben comincia è a metà dell’opera. Proprio per questo, e per evitare il fenomeno noto come “Garbage In, Garbage Out”, la Data Preparation, ovvero, a monte delle analytics, l’atto di predisposizione o pre-processing di dati grezzi e/o provenienti da fonti differenti, e conseguente traduzione in un formato condiviso, riveste e rivestirà sempre di più un ruolo fondamentale in ogni strategia di gestione dei dati.

 

Come misurare la qualità. Un’altra questione su cui si tornerà a ragionare nei mesi a venire, relativamente alla Data Management, è quella relativa alla misurazione della qualità: essenziale infatti sviluppare un metodo puntuale, preciso e condiviso.

 

Rendere facile l’accesso ai dati. Uno dei temi sempre più caldi è quello di rendere accessibile in modo semplice la gran massa di dati disponibile, evitando di impantanarsi in “laghi” che si trasformano rapidamente in “paludi”… In questo senso la disponibilità di una piattaforma in grado di pubblicare in modo organizzato e fruibile per gli obiettivi del destinatario è un fattore di successo.

 

Ingegneri dei dati cercasi. Si parla molto di Data Science e di Data Scientist, ma è arrivato il momento di passare a un livello successivo, ovvero all’Ingegneria dei dati. Tra la formazione accademica e le esigenze del mondo del lavoro resta infatti un divario troppo ampio, ed è necessario agire per colmarlo. Attualmente ci sono molti percorsi di ingegneria, ma nessuno dedicato ai dati: eppure i Data Engineer sono figure professionali sempre più appetibili e strategiche per le aziende.

 

“In generale, gestire e interpretare con precisione i dati di cui si dispone è essenziale per le aziende, in quanto crea un vantaggio concreto sulla concorrenza. Inoltre, nel 2018, la data management sarà ancora più cruciale per qualsiasi business, in un contesto di continuo aggiornamento normativo come quello attuale, con l’entrata in vigore del GDPR e le direttive verticali sui settori” ha dichiarato Alberto Scavino, CEO di Irion. 

Indagine sulle abitudini di scelta delle password

Password deboli e facili da ricordare vs password complesse e meno semplici da memorizzare

Gli utenti accedono quotidianamente ai propri account online per trasferire denaro dai propri conti bancari, fare shopping, consultare il meteo o prenotare un taxi. Purtroppo spesso succede di non riuscire ad effettuare l’accesso perché è stata dimenticata la password e in alcuni casi questo può creare diversi problemi. Da una ricerca di Kaspersky Lab è emerso il “dilemma” di fronte al quale si trovano gli utenti nel momento in cui devono decidere la password per proteggere i propri account online.

Oggi la dipendenza dagli account online è sempre più forte e dall’indagine di Kaspersky Lab è emerso che gli utenti, quando devono scegliere le password per proteggerli, si trovano sempre più frequentemente di fronte ad un dilemma. Alcuni utilizzano password forti e diverse per ciascun account per evitare che vengano hackerati, ma rischiano di dimenticarle quando servono. Altri scelgono invece password facili da ricordare che però rendono più semplici anche i tentativi di violazione degli account da parte dei criminali informatici.

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 Password complesse e difficili da ricordare

Secondo la ricerca di Kaspersky Lab, sono molti gli utenti che comprendono la necessità di avere password sicure per i propri account. Infatti, quando è stato chiesto agli intervistati per quali account online utilizzassero password più efficaci, il 63% ha risposto per i conti bancari online, il 42% per le applicazioni di pagamento tra cui e-wallet mentre il 41% per gli acquisti online.

Tuttavia, non è semplice ricordare password complesse e diverse tra loro e questo rende molto più probabile la possibilità che gli utenti le dimentichino e non riescano più ad accedere ai propri account. Due utenti su cinque (38%) non riescono a ripristinare rapidamente le password dei propri account online personali dopo averle perse. Questo può suscitare frustrazione o stress perché non consente all’utente di svolgere le normali attività.

Quando si tratta di archiviare le password, la metà degli intervistati (51%) ha dichiarato di memorizzare le password in modo poco sicuro, il 23% le scrive addirittura su un blocco note per non doverle ricordare, il che mette a rischio anche la loro sicurezza.

Password deboli e facili da decifrare

Per evitare la frustrazione di dover ricordare password troppo lunghe, alcune persone stanno sviluppando abitudini poco sicure. Ad esempio, il 10% usa una sola password per tutti gli account perché è più semplice e non rischia di dimenticarla. Questo fino a quando un criminale informatico non riesce a identificare la password e a bloccare gli accessi ad ogni account in un colpo solo.

Infatti, negli ultimi 12 mesi, il 17% degli intervistati ha dovuto fronteggiare la violazione (o il tentativo di violazione) del proprio account. Gli account di posta elettronica sono quelli presi di mira più frequentemente (41%), seguiti da social media (37%), conti bancari (18%) e account per gli acquisti online (18%).

Per il “dilemma” relativo alle password esiste una terza opzione

Secondo Kaspersky Lab, gli utenti non devono necessariamente limitarsi a due sole opzioni per rispondere al “dilemma” della password. Non è necessario scendere a compromessi, come spiega Morten Lehn, General Manager Italy di Kaspersky Lab: “Se le persone potessero usufruire di password sicure e facili da ricordare, non solo sarebbero in grado di accedere a tutto ciò di cui hanno bisogno ogni volta che serve, ma potrebbero anche proteggere dai criminali informatici tutte le informazioni contenute all’interno degli account. Questo è importante per gli utenti che vogliono sentirsi sicuri senza troppe complicazioni e vivere la propria vita digitale senza rivelare le proprie informazioni a hacker o criminali.

Ma ricordare password sicure è difficile, il che significa che gli utenti si trovano quotidianamente in situazioni in cui dimenticano password complesse o creano password semplici da ricordare ma anche da hackerare. Esiste però una terza opzione che può aiutare gli utenti a risolvere questo dilemma: utilizzare una soluzione di gestione delle password che consenta di avere password complesse, senza la necessità di scriverle sui blocchi note o di ricordare complesse stringhe di parole e caratteri speciali”.

Per aiutare gli utenti a controllare la propria identità online, Kaspersky Password Manager memorizza tutte le password dell’utente in una “cassaforte” sicura. Sarà necessario ricordare solo una password principale che consente l’accesso a tutti gli account e non si dovrà più temere che l’accesso venga impedito da un motivo qualsiasi. Tramite l’account gratuito My Kaspersky, gli utenti possono accedere alle proprie password tramite diversi dispositivi, in qualsiasi momento o luogo, mantenendo gli account e le informazioni preziose al sicuro con un accesso disponibile solo all’utente. La funzione automatica del generatore di password aiuta anche a creare password sicure, eliminando il problema per gli utenti ma rendendo le cose più difficili ai criminali informatici.

Ulteriori informazioni su come i prodotti Kaspersky Lab possono aiutare gli utenti a mantenere il controllo dei propri account online, sono disponibili su https://www.kaspersky.com/home-security

Vesuvius Valley, suggestione o realtà?

Negli ultimi anni, occupandomi di innovazione,  spesso mi sono imbattuto in questa tematica.

A volte era solo una provocazione, a volte un sogno di tanti giovani startuppers, a volte una triste speculazione politica.

Qual è la verità?

Stefano De Falco analizza nel suo libro Vesuvius Valley: Perché Napoli è la città più innovativa al mondo!?’  

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le potenzialità di innovazione e miglioramento del capoluogo partenopeo giocando sul parallelismo con la Silicon Valley californiana, culla mondiale dello sviluppo tecnologico, e la mela della Apple di Cupertino cede il posto come simbolo di innovazione alla mela annurca dei mercati del Borgo di Sant’Antonio Abate.

Il libro dimostra come Napoli sia potenzialmente la città più innovativa al mondo e lo fa partendo dal [amazon_textlink asin=’8804518065′ text=’teorema di Richard Florida’ template=’ProductLink’ store=’antoniosavare-21′ marketplace=’IT’ link_id=’4d182234-f6b5-11e7-89d2-45396d1ddb6a’]: secondo lo studioso americano la creatività, la vivacità e il multiculturalismo si pongono alla base dell’innovazione e dello sviluppo locale. La città di Napoli, secondo questa prospettiva, sarebbe un terreno fertile per la crescita innovativa, forse più di qualsiasi altro posto al mondo.

Personalmente ne sono convinto ma ahimè credo che dovremmo finire di dirci che siamo belli e che siamo bravi e dovremmo invece iniziare con i fatti a dimostrarlo…step by step…così come ad esmepio sta facendo la Federico II con la Apple Academy…più fatti e meno proclami.

E perchè no una volta tanto remare tutti dalla stessa parte.

Di seguito l’intervista a Stefano che spero serva come spunto di discussione.

Iniziamo dalla domanda che poni, Napoli è o non è una delle città più innovative?Tu spingi il lettore a farsi la “sua” opinione, ma tu cosa pensi?

Il titolo del testo in realtà era più serio (non che questo non ,o sia come spiegherò tra un attimo) ed era legato ad una piega più scientifica e meno divulgativa, poi l’incontro con il mio amico e vulcanico editore Amedeo Colella (ex ricercatore informatico ed ora esperto di folclore napoletano) ha cambiato le cose.

Di fatto non è che io non abbia una opinione, ma per l’interrogativo posto dal titolo del testo è Protagora (mi riferisco al film di Bellavista piuttosto che ad una citazione aulica del filosofo!) che ci ricorda la soggettività necessaria di certe risposte. D’altra parte la doppia punteggiatura finale, esclamativo ed interrogativo allo stesso tempo ribadisce la natura sibillina della provocazione.

La mia opinione è che se volessi argomentare scientificamente la risposta e dunque riferirmi a metriche codificate, dovrei iniziare a scindere il tema della innovazione cosiddetta statica (capacità di trasformare il reddito in benessere) da quella dinamica (capacità di generare innovazione e investimenti) per poi ammettere che sicuramente Napoli non è la città più innovativa al mondo.

Tuttavia, ritengo che Napoli porti con se un germe di attività innovative legate alla sua dinamicità, poliedricità, alla sua mistura sociale, che da questo punto di vista la rendono si in grado di primeggiare a livello mondiale.

Il leitmotiv resta sempre quello, tanta energia potenziale che deve diventare energia cinetica di movimento, dove per movimento intendo proprio quello della innovazione dinamica, ossia attività e investimenti in risorse umane e infrastrutturali con orizzonte di almeno medio periodo.

Negli ultimi mesi grazie sopratutto all’arrivo della Apple Academy si è ripartiti con il sogno di Napoli culla dell’innovazione, non credi che però manchi ancora qualcosa?Tu che ricetta hai?

Capire se Tim Cook abbia scelto proprio Napoli come sede della iOS Academy perché città con DNA innovativo o se essa diventerà una città innovativa grazie alla Apple, significa rispondere ad un paradigma che da secoli attanaglia il dibattito scientifico sul rapporto tra uomo e ambiente e di recente sulla relativa declinazione alla innovazione territoriale.

Rapporto tra uomo e territorio che è stato visto in due modi antitetici, quello del determinismo geografico, di genesi scientifica tedesca, secondo cui i caratteri distintivi e peculiari di una società sono frutto di un’influenza ambientale e quello del possibilismo geografico, di matrice francese, secondo cui l’uomo sviluppa un dato genere di vita sì in rapporto all’ambiente, ma non a causa dell’ambiente in cui vive, manifestando in tal modo una sua possibilità di scelta (da cui deriva il termine possibilismo individuato da Lucian Febvre nel 1949, nella sua opera La Terre et l’evolution humaine), scelta che rimanda a quello slancio vitale che Bergson predicava come antidoto alle necessità imposte dalla Natura.

Detto questo, la mia opinione (non oso parlare di ricetta di questi tempi dove sono ormai tutti chef!) è che per la canalizzazione di tutte le energie positive sotto la bellissima, vivida, dinamica, ricchissima di passato glorioso, valle del Vesuvio, occorra agire in termini progettuali e non attraverso azioni spot a macchia di leopardo frastagliate sia nel dominio dello spazio che in quello del tempo. Serve una progettualità in cui, alla stregua del modello determinista di cui si accennava, si operi in termini causali e non casuali, cioè attraverso virtuosi paradigmi di causa-effetto tra fondi di investimento e azioni sul territorio. Per fare un esempio con la fisica, non si può più ragionare in termini particellari ma in quelli di campo, ossia implementando progetti urbani nei quali le azioni relative all’efficientamento dei servizi pubblici locali, ai piani urbanistici, ai PIU, i piani urbani della innovazione e smart city, alla integrazione delle università e degli enti di ricerca con il territorio di riferimento, alle azioni per lo sviluppo del turismo e anche alle ZES, le [amazon_textlink asin=’8899304955′ text=’Zone Economiche Speciali’ template=’ProductLink’ store=’antoniosavare-21′ marketplace=’IT’ link_id=’95a5168d-f6b4-11e7-a8c2-1b5c0ca9f7b6′] che stanno esplodendo, siano tutte integrate in un unico disegno che le coordini e mutuamente valorizzi in modo sinergico. Gli stakeholders necessari ad una tale progettualità ovviamente sono tantissimi, ma in questo territorio non mancano, a mancare è la regia che dovrebbe coordinarli.

Se tu potessi decidere su cosa investire quale settore sceglieresti e perchè?

La bussola delle scelte deve essere sempre mossa dalle attitudini e aspirazioni individuali perché ogni forzatura verso il business momentaneamente più appealing non può che rivelarsi controproducente.

Per chi ha passione in primis e necessariamente preparazione per le nuove tecnologie, sicuramente il settore della robotica, della stampa digitale, del cosiddetto advanced manufacturing, in piena compliance con la rivoluzione 4.0, è una fucina di opportunità sia per tecnologici che per artisti d’avanguardia e artigiani che coniugano tradizione e innovazione.

Per chi ha più spirito imprenditoriale il settore dello street food potrebbe rivelarsi molto indicato.

Ma i settori nei quali ricercare opportunità sono tantissimi, come anche quelli relativi ai temi dell’ambiente, sempre attuale, delle nanotecnologie, dell’agricoltura evoluta in ottica 4.0, l’importante è acquisire un know how differenziale rispetto ai competitors di settore e a tal fine aiuta tantissimo fare esperienze in posti del pianeta nei quali il livello di conoscenza e applicazione di un certo tema è più sviluppato che in altri. Quindi partire per tornare più preparati, non partire come cervelli in fuga!

Nel tuo libro analizzi molti luoghi comuni o personaggi famosi…..raccontaci qualcosa?

In sincerità, potrebbe sembrare retorica spicciola, ma veramente trovo idee geniali quotidiane in personaggi anonimi piuttosto che in nomi noti che certamente hanno illuminato scienza e territorio ma che poi a furia di leggerli su articoli scientifici, vederli in convegni, nei giornali, ti sembrano troppo noti ed è nell’indole umana il fatto di perdere adrenalina per ciò che si conosce troppo.

Detto questo è chiaro che anche solo un caffè con qualcuno delle menti geniali che il nostro territorio offre rappresenta un’apertura di orizzonti incredibile.

Per fortuna se citassi già solo le eccellenze, native napoletane, che mi vengono in mente, dovrei scrivere un elenco lunghissimo.

Ma per concludere con un aneddoto, vorrei citare si una mente più che geniale, una eccellenza napoletana di caratura mondiale, un amico, ma soprattutto un tifoso del Napoli come pochissimi, Bruno Siciliano. Vabbeh lo si sa, è inutile che lo dica, professore di robotica, visiting di centinaia di università nel mondo e autore di un handbook sulla robotica tradotto in decine di lingue in tutto il mondo. L’aneddoto è relativo ad un fatto semplice ma emblematico della persona: mi aveva promesso, e ne era anche compiaciuto, di partecipare ad un incontro in una libreria per la presentazione del mio libro e mentre era in un importantissimo incontro universitario con il Rettore ed altre personalità, ha chiesto a un certo punto spostare l’ordine degli interventi per anticipare il suo e poi con la sua vespa ha raggiunto in tempo la libreria estasiando gli astanti con i suoi racconti che oscillavano tra applicazioni di robotica chirurgica avanzatissima, a sue attività a Stanford, fino ad aneddoti sul suo cameo nel film su Maradona.

E questa è Napoli! L’innovazione non è giacobina! Non va separata la Napoli folcloristica da quella scientifica. Ragionare in termini di campo, non di particelle!

Credi che Napoli e i Napoletani siano davvero consci del potenziale della nostra Città?

Molti dei punti a favore in questa intervista sono stati tracciati a favore della valle vesuviana (con buona pace del sociologo De Masi che non è proprio della stessa convinzione), però va detto che i napoletani hanno anche tante colpe e il tema della consapevolezza e soprattutto della fase post-consapevolezza, ossia quella della reazione né un esempio.

La resilienza senza reazione è un paradigma di sola sofferenza senza speranza e il tema della sofferenza, a mio parere, è già stato ampiamente impiegato con ottimi risultati nella teatralità e nella commedia dell’arte da Eduardo e Totò in poi, ma con pessimi risultati a livello sociale.

Ogni rivoluzione è un atto d’amore diceva Silvio Pellico nella Mie Prigioni e allora visto che il napoletano è un uomo d’amore (non di libertà per ri-citare il [amazon_textlink asin=’B01HHIN05Y’ text=’prof. Bellavista di Luciano De Crecsenzo’ template=’ProductLink’ store=’antoniosavare-21′ marketplace=’IT’ link_id=’02f678e1-f6b5-11e7-ae7c-75722dde1e2f’]) sia innovativo rivoluzionando questa sofferenza passiva!

 


Stefano de Falco

Ingegnere, Dottore di Ricerca in Ingegneria Elettrotecnica, si è sempre occupato di geografia della innovazione come rapporto tra tecnologia e territorio.

Insegna Geografia della Innovazione Urbana all’Università Federico II di Napoli, dove è anche Direttore dell’IRGIT, Istituto di Ricerca sulla Geografia della Innovazione Territoriale. Inoltre è Presidente della AICTT, Associazione Italiana Cultura per il Trasferimento Tecnologico, con cui ha lanciato, di recente, alla presenza della vice-ministra Bellanova, la prima norma italiana per la certificazione della innovazione territoriale.

E’ autore di numerosi testi con le principali case editrici italiane e di diversi articoli su riviste nazionali e internazionali.

Kaspersky Lab commenta le vulnerabilità nei chip Intel

Ido Naor, Senior Security Researcher, GReAT di Kaspersky Lab, in merito alle vulnerabilità nei chip Intel.

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“Sono state scoperte due gravi vulnerabilità nei chip Intel, che potrebbero consentire agli aggressori di sottrarre informazioni sensibili dalle app accedendo alla memoria principale. La prima vulnerabilità, Meltdown può efficacemente rimuovere la barriera tra le applicazioni utente e le parti sensibili del sistema operativo. La seconda vulnerabilità, Spectre, che si trova anche nei chip AMD e ARM, può indurre le applicazioni vulnerabili a perdere il contenuto della memoria.

 Le applicazioni installate su un dispositivo funzionano generalmente in modalità utente, lontano dalle parti più sensibili del sistema operativo.  Se un’applicazione ha bisogno di accedere a un’area sensibile, ad esempio il disco, la rete o l’unità di elaborazione sottostante, deve chiedere l’autorizzazione per utilizzare la “modalità protetta”. Nel caso di Meltdown, un aggressore potrebbe accedere alla modalità protetta e alla memoria principale senza bisogno di autorizzazione, eliminando in modo efficace la barriera e consentendogli di sottrarre potenzialmente i dati dalla memoria delle app in esecuzione, come ad esempio i dati provenienti da gestori di password, browser, e-mail, foto e documenti.

 Poiché si tratta di bug hardware, trovare la patch è complesso. Per Linux, Windows e OS X sono state emesse patch contro Meltdown e si sta lavorando per rafforzare il software contro lo sfruttamento futuro di Spectre. Google ha pubblicato ulteriori informazioni qui. È fondamentale che gli utenti installino immediatamente le patch disponibili. Ci vorrà del tempo perché gli aggressori capiscano come sfruttare le vulnerabilità – fornendo una piccola ma importante “finestra” di protezione”, Ido Naor, Senior Security Researcher, GReAT di Kaspersky Lab.

DIGITAL MAGICS ENTRA NEL CAPITALE SOCIALE DELLA STARTUP TWO HUNDRED

La prima campagna in collaborazione fra la startup FinTech e l’incubatore quotato in Borsa è quella di WeBeers, e-commerce delle birre artigianali, che raggiunge il primo traguardo raccogliendo adesioni per 250.000 Euro

TWO HUNDRED ha chiuso recentemente un round di investimento di 300.000 Euro e da fine 2015 ha raccolto oltre 1,5 milioni di Euro con le sue campagne sulla piattaforma

Digital Magics, business incubator quotato su AIM Italia di Borsa Italiana (simbolo: DM), entra nel capitale sociale della startup innovativa TWO HUNDREDportale di equity crowdfunding, autorizzato da Consob, che permette a chiunque di investire facilmente in aziende private non quotate.

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Oltre ad affiancare i fondatori con i propri servizi di incubazione per la crescita della società, Digital Magics con TWO HUNDRED aggiunge un ulteriore asset strategico per favorire il finanziamento e lo sviluppo delle startup e PMI digitali italiane. La prima collaborazione è la campagna della startup di Digital Magics WeBeers, e-commerce per scoprire le migliori birre artigianali, che ha raccolto adesioni per 250.000 Euro raggiungendo l’obiettivo minimo della raccolta fondi, che proseguirà fino al 31 dicembre:https://200crowd.com/V2/IT/Campaign/details/webeers

Fondata nel 2013 da Matteo Masserdotti (CEO) e Carlo Saccone (CTO) come Tip Ventures, la startup FinTech ha recentemente effettuato un rebranding con il nuovo brand 200 Crowd, e ha chiuso un round di investimento di 300.000 Euro, a cui hanno partecipato importanti business angel, investitori privati e l’incubatore certificato Digital Magics.

Da fine 2015 TWO HUNDRED ha raccolto con le sue campagne oltre 1,5 milioni di Euro – tra cui quelle di BIOGENERA, PMI innovativa che opera nel settore delle biotecnologie farmaceutiche, e di Glassup, startup specializzata nella fabbricazione di smartglasses per la realtà aumentata. Nel 2017 TWO HUNDRED ha registrato il +300% del numero di iscritti al sito e il +350% di investitori attivi.

Il portale di equity crowdfunding www.200crowd.com favorisce l’incontro di investitori professionali, qualificati, retail, business angel e venture capital con aziende non quotate, startup e PMI innovative o piccole medie imprese, garantendo massima trasparenza e velocità grazie a un algoritmo proprietario, qualitativo e quantitativo, che fornisce una valutazione preliminare sulle informazioni del business, manageriali e finanziarie delle società che si candidano per la ricerca di capitali su TWO HUNDRED.

L’obiettivo di TWO HUNDRED è costruire round di investimento strutturati, offrendo agli investitori la possibilità di co-investire nell’innovazione italiana, diversificando il proprio portfolio e favorendo la nascita e la crescita di neoimprese digitali.

L’equity crowdfunding – strumento alternativo per finanziare la crescita di una società tramite la campagna di raccolta fondi online, con una durata e un obiettivo – in Italiaha raggiunto oltre 18 milioni di Euro di capitale di rischio raccolto dall’avvio della legge del 2013, con un tasso di successo del 60% delle campagne e ha registrato unacrescita del 152% nel 2017 rispetto al 2016 (Fonte: Osservatorio Crowdinvesting del Politecnico di Milano, novembre 2017).

Matteo Masserdotti, Fondatore e CEO di TWO HUNDRED, ha dichiarato: “L’equity crowdfunding in Italia sta dando ottimi risultati, ma dobbiamo lavorare insieme per garantire la massima professionalità agli investitori, che hanno oggi meno esperienza nel valutare e seguire queste aziende. Sappiamo che il mercato dell’investimento in capitale di rischio in Italia è solo all’inizio e siamo anche coscienti che questo tipo di investimenti è sempre più alla portata di tutti e l’interesse in forte aumento. Grazie alla partnership strategica con Digital Magics lavoreremo per creare un mercato più professionale e liquido per tutti”. 

Gabriele Ronchini, Fondatore e Amministratore Delegato di Digital Magics, dichiara: “Dopo aver lanciato MAGIC WAND, il primo acceleratore FinTech e InsurTech in Italia con 10 importanti operatori del mercato, continuiamo a investire nel settore della finanza, che è in evoluzione a livello mondiale grazie al digitale. Siamo doppiamente soddisfatti di dare il benvenuto a Matteo, Carlo e il loro team nella nostra squadra e di cominciare questa collaborazione con il raggiungimento per la nostra partecipata WeBeers del primo obiettivo della raccolta fondi. TWO HUNDRED non è solo una nostra partecipata, ma diventa un vero e proprio partner per il nostro portfolio e per l’innovazione in Italia”.

Akamai gli 8 trend che guideranno lo sviluppo del web nel 2018

Nel 2018 si celebrerà il trentesimo anniversario dalla connessione di Stoccolma al National Science Foundation Network (NSFNET), che ha significato il collegamento dell’Europa alla neonata infrastruttura internet negli Stati Uniti. Il web, oggi, apparirebbe irriconoscibile ai primi pionieri e ogni anno sono numerose le novità che determinano la sua evoluzione. Akamai ha individuato gli 8 temi principali che guideranno lo sviluppo della rete il prossimo anno:

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 1.       Realtà Virtuale

Nel 2018, la realtà virtuale, la realtà aumentata e la realtà mista avranno un ruolo sempre più importante nel mondo reale, rendendo una connessione a internet di qualità essenziale per le aziende che desiderano migliorare l’esperienza utente.

Alcune organizzazioni stanno già sperimentando l’utilizzo di esperienze di realtà virtuale all’interno di strategie di vendita, consentendo ad esempio di vedere come un nuovo divano si abbinerebbe all’arredamento del soggiorno o provare a guidare il nuovo modello di un’auto senza dover visitare lo showroom. Tuttavia, anche le applicazioni meglio progettate possono non generare l’effetto desiderato a causa di una pessima connessione a Internet. L’ottimizzazione del trasferimento di dati è quindi diventata fondamentale in sempre più ambiti.

 2.       IoT

L’evoluzione dell’Internet of Things sta dando vita a un’armata di bot dormienti che, il prossimo anno, potrebbero venire sfruttati dai cyber criminali con effetti devastanti.

Le password di default dei dispositivi connessi a Internet portano qualsiasi oggetto – dal citofono smart alla lampadina connessa – a poter diventare uno strumento nelle mani dei cyber criminali. La crescente diffusione dei dispositivi IoT li porta a diventare obiettivi sempre più interessanti per i criminali, che nel 2018 li useranno per lanciare attacchi DDoS su una scala sempre più vasta o come backdoor per accedere ai network aziendali e rubare informazioni sensibili.

3.       Esperienze mobile

Oggi, i produttori di dispositivi mobile puntano sempre più sull’esperienza video ma, come può testimoniare chi possiede un TV 4K, la qualità delle immagini dipende in gran parte dalla connessione.

 Gli utenti non sono più disposti a perdonare una scarsa qualità in cambio della mobilità e sta diventando sempre più importante offrire esperienze simili a quelle televisive su smartphone e tablet. Il 5G giocherà sicuramente un ruolo fondamentale in questo campo ma, dato che non sono previsti grandi lanci prima del 2020, gli operatori dovranno trovare altri modi per migliorare la qualità video nel frattempo.

4.       Auto connesse

Le auto connesse evolveranno significativamente nel 2018, rendendo sempre più prossimo l’arrivo dei veicoli autonomi.

I guidatori possono accettare che il navigatore satellitare perda il segnale per uno o due minuti, mentre ovviamente non è ammissibile che un’auto a guida autonoma perda la connessione. Nel 2018, verranno lanciate nuove soluzioni per la connettività mirate a risolvere questo problema, primi fra tutti gli aggiornamenti dei software Over The Air (OTA). I governi europei stanno iniziando a riconoscere questi sviluppi e il prossimo anno i legislatori stabiliranno le regole che definiranno lo status di queste tecnologie.

5.       Streaming video

Il Campionato mondiale di calcio in Russia porterà il settore globale della comunicazione ad affrontare le principali sfide dello streaming Over The Air (OTA).

Le aziende dovranno risolvere i problemi legati alla connettività globale e alla sovranità in materia di dati per poter migliorare il ROI dei propri investimenti legati ai Mondiali 2018. Allo stesso modo, i costi elevati connessi ai diritti di proprietà spingeranno i broadcaster a impegnarsi nella protezione dello streaming a livello globale. Nel 2018 verranno probabilmente sviluppate tecnologie per identificare lo streaming pirata di prodotti protetti da diritti e inserire forzatamente pubblicità per conto dei legittimi proprietari.

6.       HomePod

Il lancio di HomePod, previsto nel 2018, si aggiungerà al fenomeno Echo/GoogleHome, incentivando lo streaming audio in Europa.

 Secondo Gartner, entro il 2020 il 75% delle case possiederà uno smart speaker. Questi prodotti stanno già avendo un impatto significativo sulle tendenze di ascolto della musica: il 90% di chi li possiede usa gli smart speaker per ascoltare la musica e il 39% ha comprato questo nuovo dispositivo per sostituire lo stereo. Di conseguenza, la musica e la radio – in precedenza trasmesse sulle frequenze FM – vengono sempre più ascoltate in streaming.

 Con la costante crescita dello streaming, i proprietari di contenuti e i service provider dovranno dedicare maggiore attenzione alle piattaforme di delivery e ai metodi di distribuzione per garantire agli utenti esperienze positive supportate dalle proprie infrastrutture.

7.       GDPR

L’entrata in vigore del GDPR il 25 maggio implica per le aziende la necessità di agire rapidamente per rispettarne i requisiti. Tuttavia, il regolamento sulla protezione dei dati non sarà l’unica ragione di discussione su dove e come i dati debbano essere archiviati e processati. Il Privacy Shield è stato contestato legalmente dai gruppi per la privacy e, se il caso si dimostrasse ammissibile, potrebbero esserci ulteriori ripercussioni per la gestione dei dati da parte delle aziende. 

Inoltre, i trend europei del nazionalismo e del separatismo stanno rendendo ulteriormente confusa la situazione, creando incertezze sulla portata del regolamento europeo in luoghi come il Regno Unito o la Catalogna.

8.       Brexit

La Brexit e la paura dell’ignoto porteranno le aziende a riconsiderare quale sia il luogo migliore per l’archiviazione dei propri dati: conservarli nel Paese in cui vengono raccolti o dove sono processati? Oppure affidarli al cloud?

Cosa significherà per le aziende che hanno attività nel Regno Unito se, uscendo dall’Unione Europea, il Paese rifiutasse il regolamento sulla protezione e il transito dei dati? Le aziende globali che hanno fissato il proprio headquarter EMEA nel Regno Unito dovranno decidere se trasferirlo all’estero e, in tal caso, dove collocare i server.

 Le possibilità offerte dal cloud e la possibilità di accedere alle applicazioni da remoto sembrano sempre più interessanti ma comportano anche sfide relative alla sicurezza e a un accesso rapido e affidabile. Il 2018 sarà l’anno in cui le aziende decideranno se i dati debbano essere archiviati a livello locale o solamente accessibili localmente.

 “Il 2018 non sarà sicuramente un anno tranquillo, caratterizzato da innovazioni tecnologiche, cambiamenti politici, grandi eventi internazionali e un’evoluzione del modo in cui gli utenti usano Internet. Sarà per certo un anno in cui andranno a delinearsi maggiormente i possibili scenari evolutivi legati al mondo dell’intelligenza artificiale mentre diverrà chiarissima l’importanza del machine learning e dei data base corposi, nonché le opportunità legate all’associazione delle due cose”, ha commentato Alessandro Livrea, Country Manager di Akamai Italia. “L’inarrestabile evoluzione delle intelligenze artificiali e del machine learning porterà con sé esperienze sempre più coinvolgenti e personalizzate per gli utenti, ma anche nuove minacce informatiche e nuove modalità di difesa: solo le aziende che sapranno evolversi e rimanere un passo avanti rispetto ai competitor potranno distinguersi e ottenere dei vantaggi competitivi sostanziali. Akamai offre ai propri clienti la possibilità di beneficiare pienamente di servizi di sicurezza bastati sul deep learning nonché di sfruttare degli algoritmi predittivi in grado di massimizzare il business e la comunicazione su Internet”.

CONFCOMMERCIO PREMIA L’INNOVAZIONE NEL TERZIARIO

Il Premio Nazionale per l’Innovazione nei Servizi 2017, organizzato in collaborazione con la Fondazione COTEC (Fondazione per l’innovazione tecnologica) e giunto alla sua nona edizione, intende valorizzare e sostenere le migliori capacità innovative e creative di aziende al fine di favorire la crescita della cultura dell’innovazione del Paese. Stamattina si è svolta la cerimonia di premiazione in Confcommercio.

Le sei imprese vincitrici, insieme alle quattro menzionate, sono state premiate dal Presidente di Confcommercio-Imprese per l’Italia, Carlo Sangalli, che ha dichiarato: “Dal 2009 ad oggi, siamo orgogliosi delle imprese che anno dopo anno crescono e fanno crescere questo premio. Le idee premiate sono molto diverse tra loro, ma sono espressione del nostro modo di vedere l’innovazione con semplicità e armonia”. 

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I vincitori per l’anno 2017 nelle categorie di premio previste da Confcommercio.

Per il Commercio:

·         Lago Spa per il progetto “Lago Design Network”, una formula di retail che estende la rete commerciale coinvolgendo, anche attraverso l’uso del web, clienti business quali negozi, musei, ristoranti e alberghi che utilizzano complementi di arredo Lago come showroom/dimostratori e business partner, puntando sulla filosofia dell’home feeling.

·         Lanieri Srl per il progetto “Lanieri”, un e-commerce  specializzato sulla moda  maschile, integrato con atelier fisici (anche in formula temporary) in un’ottica multicanale, che permette la configurazione personalizzata di capi sartoriali solo made in Italy consegnando in oltre 50 paesi.

 

Per il Turismo:

·    Viniexport Srl per il progetto “Viniexport”, una piattaforma B2B di commercio online di vini basata sul meccanismo dell’asta competitiva con un portafoglio di 5mila etichette e 200milioni di bottiglie, per promuovere territori e piccole produzioni vitivinicole italiane.

·         StayDo Srls per il progetto “StayDo”, una piattaforma B2B2C per promuovere destinazioni turistiche meno commerciali e allungare il tempo medio di soggiorno che consente ai clienti di scegliere la meta turistica in base alla tipologia di esperienza di visita che decidono di fare.

 

Per l’ICT nei Servizi:

·         Satispay Spa per il progetto “Satispay Business”, App di mobile payment per micro-pagamenti anche online, alternativa al circuito delle carte di credito/debito, che permette ai piccoli operatori commerciali di abbattere notevolmente le commissioni.  

 

Per il Service Design:

·         Edisonweb Srl per il progetto “MVMANT Smart MObility”, APP di servizio di mobilità intelligente in modalità condivisa e disponibile su chiamata già sperimentato a Ragusa e Mestre, che integra i BID DATA del trasporto pubblico e ottimizza l’occupazione a bordo dei veicoli e la dislocazione sui punti di carico.   

 

I vincitori di ciascuna categoria riceveranno una onorificenza che sarà consegnata il 18 dicembre prossimo a Montecitorio dalla Presidente della Camera dei Deputati, on. Laura Boldrini.

 

La giuria del Premio ha, inoltre, riconosciuto la menzione di merito alle seguenti imprese:

·         Hic Mobile Srl per il progetto “AdMove.com”, piattaforma digitale che, attraverso algoritmi di analisi predittiva, consente ai piccoli esercizi commerciali di creare autonomamente campagne di local mobile advertising per ottimizzare attività di marketing personalizzato sul web e sui social. 

·         Fit For Lady International Srl per il progetto “Fitforlady – La palestra woman friendly”, nuovo concept di centro fitness dedicato esclusivamente alle donne in età pre e post parto, donne con bambini piccoli e donne over 50, integrato con servizi e spazi per l’infanzia.  

·         Xoko Srl per il progetto “Hotel Brand”, un sistema di business intelligence per strutture ricettivo-alberghiere che permette di effettuare, attraverso un algoritmo proprietario, la sentimental analysis dei clienti e la brand reputation di una struttura alberghiera, per la corretta definizione delle tariffe rispetto ai propri competitor. 

·         ProntoPro Srl per il progetto “ProntoPro.it”, marketplace che mette in contatto domanda e offerta di lavoro professionale e artigiano su circa 430 categorie di servizi, con risultati molto significativi in termini di clienti e professionisti in rete.

Apple compra Shazam

Dopo le indiscrezioni degli scorsi giorni è arrivata la conferma: Apple ha comprato Shazam, popolare app per il riconoscimento di brani. La cifra si aggira intorno ai 400 milioni di dollari, nonostante l’applicazione fosse valutata un miliardo nell’ultima raccolta fondi. L’acquisto di Shazam, in realtà già integrata in Siri, non servirebbe solamente a rafforzare Apple Music ma guarderebbe a quei «progetti entusiasmanti» citati nel comunicato ufficiale. In particolare, dopo avere aggiunto alcune funzionalità per la ricerca di informazioni su artisti e canzoni, Shazam stava sviluppando anche tecnologie in realtà aumentata legate al mondo del marketing e dei brand, ambito che interessa molto Apple come sottolinea Techcrunch.

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Di seguito l’intervista che feci a Josh Partridge nel 2015.

Josh mi raccontò i nuovi progetti che vedevano Shazam estendere la propria tecnologia oltre che all’udito anche ad altri sensi come la vista con lo sviluppo di un’app che riconoscerà le cose solo fotografandole, infatti l’app sarà presto in grado di individuare a partire da una foto le caratteristiche di una vasta mole di prodotti, da quelli venduti nei supermercati ai vestiti, giocattoli e detergenti tenuti in casa. La funzione sarà resa possibile dalla scansione del codice a barre tramite la fotocamera del cellulare o del tablet.

Exit per P101 Ventures: la partecipata Octorate (prima soluzione allone per hotel, B&B e vacation rental) acquisita da Gruppo Dylog Italia SpA

 

Exit per P101 Ventures:

la partecipata Octorate (prima soluzione all-in-one per hotel, B&B e vacation rental)

acquisita da Gruppo Dylog Italia SpA

 

Octorate, la prima start-up italiana specializzata in soluzioni All-in-One per hotel, B&B e strutture ricettive, viene ceduta all’interno di un accordo siglato da P101 Ventures, il fondo di venture capital specializzato in investimenti in società digital e technology driven, e il Gruppo Dylog Italia SpA, leader nazionale di sviluppo e distribuzione di applicazioni software.

 

L’operazione rappresenta per i soci investitori di P101 Ventures una exit a circa due anni di distanza dall’investimento iniziale nel capitale della start-up. Un risultato significativo se si pensa che l’Italia, in termini di exit e IPO, è classificata all’8° posto sui 15 Paesi che dal 2010 al 2017 hanno avuto una maggiore attività in questo senso.[1]

 

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Per il Gruppo Dylog SpA, tra i principali player ICT del mercato nazionale con circa 60mila clienti in Italia e all’estero, l’ingresso nel gruppo della cloud computing company amplia e integra l’offerta e testimonia la volontà di proseguire nel processo di rafforzamento della propria posizione di eccellenza tecnologica nel settore dell’hospitality e di internazionalizzazione dei propri servizi.

 

A settembre del 2015, Octorate è entrata nel portafoglio di P101 con un round di 500.000 euro e in soli due anni ha registrato una rapida crescita, acquisendo clienti in oltre 50 paesi in tutto il mondo e diventando un punto di riferimento in Italia e in Europa. Octorate è tra le soluzioni tecnologiche più complete e versatili disponibili sul mercato, grazie anche a partnership consolidate con protagonisti del settore come Booking.com, Expedia, Google, TripAdvisor e oltre 120 canali di vendita e distribuzione online, tra cui OTA, Metasearch e GDS.

 

L’operazione fornisce alla start-up la possibilità di implementare l’ulteriore sviluppo della piattaforma all’interno di un gruppo a forte connotazione industriale, al fine di accrescere la propria posizione di leadership in Italia e all’estero, offrendo una soluzione tecnologica sempre più in linea con le esigenze del settore. Il fondatore e CEO di Octorate Fabrizio Scuppa rimarrà alla guida operativa della società, condividendo con il Gruppo Dylog Italia Spa un piano di crescita su scala globale.

 

Ad esprimere la propria soddisfazione per l’operazione è l’Ing. Daria Ocleppo, Direttore del mercato Ho.Re.Ca del Gruppo Dylog Italia SpA: “L’investimento effettuato garantisce di completare, rafforzare e integrare un’offerta già ampia e importante di servizi IT per il mondo dell’hospitality. L’operazione s’inserisce nel solco della nostra strategia, che mira a offrire alla clientela tutti i vantaggi di soluzioni caratterizzate da qualità, affidabilità e semplicità d’uso. Obiettivi che potremo perseguire con Octorate, con cui condividiamo la passione per l’innovazione e la proposizione di servizi all’avanguardia in un mercato in continua evoluzione.”

 

“L’investimento di P101 ci ha permesso di sviluppare una tecnologia all’avanguardia,” aggiunge Fabrizio Scuppa, CEO e Founder di Octorate. “L’integrazione di una società giovane e dinamica con un gruppo a forte connotazione industriale come Dylog rappresenta una grande opportunità. La significativa presenza sui mercati nazionali e internazionali e un portafoglio di offerta arricchito dallo sviluppo congiunto potranno generare enormi vantaggi, che incideranno sulla capacità competitiva del Gruppo.”

 

Giuseppe Donvito, Partner di P101 che ha seguito l’operazione, sottolinea che “nel tempo, anche grazie alla costruttiva collaborazione fra P101 e Octorate, quest’ultima è divenuta una delle migliori soluzioni Hotel SaaS (Software as a Service) sul mercato” e “l’exit rappresenta anche un caso di successo virtuoso di innovazione che ha visto una corporate affermata acquisire una società nel portafoglio di un fondo di Venture Capital.”

 

Informazioni su P101

P101 è un fondo di venture capital specializzato in investimenti in società digital e technology driven. Nato nel 2013, con una dotazione corrente di quasi 70 milioni di euro e 26 società in portafoglio, P101 si distingue per la capacità di mettere a disposizione degli imprenditori di nuova generazione, oltre a risorse economiche, anche competenze e servizi necessari a dare impulso alla crescita delle aziende. Il fondo, promosso da Andrea Di Camillo – 15 anni di esperienza nel venture capital e tra i fondatori di Banzai e Vitaminic – e partecipato da Azimut, Fondo Italiano di Investimento e European Investment Fund, collabora con i maggiori acceleratori privati, tra cui HFarm, Nana Bianca, Boox e Club Italia Investimenti. Tra le partecipate: Borsa del Credito, Cortilia, Tannico, Musement e MusixMatch. Le società partecipate da P101 occupano oggi complessivamente oltre 500 risorse e generano un fatturato in costante crescita e già oggi superiore agli 80M annui. P101 prende il nome dal primo personal computer prodotto da Olivetti, negli anni ’60, esempio di innovazione italiana che ha lasciato il segno nella storia della tecnologia digitale.

 

Informazioni su Octorate

Octorate offre un servizio Cloud All-in-one per gestire le prenotazioni, la fatturazione e le attività quotidiane di alberghi e strutture turistiche. L’obiettivo di Octorate è rendere albergatori e proprietari maggiormente autonomi ed efficienti. In oltre 50 paesi in tutto il mondo, strutture ricettive grandi e piccole utilizzano la tecnologia Octorate per le prenotazioni online delle loro proprietà, per un giro d’affari di oltre 700 milioni di euro.

 

Informazioni su Dylog Italia SpA

Innovazione, ricerca e attenzione alla qualità hanno portato Dylog ad essere uno dei leader nazionali nel settore dell’Information Technology. Da oltre trentacinque anni, Dylog significa serietà, qualità, affidabilità. La capacità di anticipare le esigenze del mercato fa di Dylog un solido punto di riferimento ed un partner insostituibile per migliaia di aziende e di liberi professionisti, in grado di offrire valore aggiunto alle loro attività. La solidità e la concretezza che contraddistinguono Dylog, l’hanno portata ad acquisire e integrare altre aziende leader tra cui il Gruppo Buffetti SpA. Dylog, tramite l’Hi-Tech Department è anche uno dei principali player mondiali del controllo qualità non distruttivo, tramite visione a raggi X, nelle industrie alimentari e farmaceutiche.

 


[1] Dati tratti da “Startup M&As report 2017” della Fondazione “Mind the Bridge” su dati forniti da Crunchbase

 

Poly la prima stampante 3D portabile realizzata da 3Drap

3D Rap, una storia di creatività, curiosità, innovazione e passione comune. Sei ragazzi, quattro studenti di ingegneria, un designer e un web developer, tutti campani, abitano a poche spanne di terra l’uno dall’altro, e sono tutti accomunati dalla stessa passione per la progettazione e dalla stessa spinta entusiasta verso l’innovazione. Si chiamano Domenico, Antonio, Beniamino, Davide, Giovanni e Adriano.

Ho intervistato uno dei fondatori, Domenico Orsi:

Qual è la storia di 3Drap?

3DRap oggi è  un’azienda di prototipazione ed engineering 3D; 3D Rap è un team di cervelli che lavorano in tandem, scambiandosi idee e suddividendosi mansioni, in quella fucina creativa che è il laboratorio di Capocastello , un borgo medievale minuscolo in termini di dimensioni, ma dalla voce forte di un gigante seduto in cima a una montagna.

Se dovessimo riassumere tutta la storia del team in una sola parola, questa sarebbe senz’altro Poly.

Poly è una stampante 3D la cui struttura è interamente stampata in 3D. È una stampante multitool, che utilizza un firmware e un software open source, fatta completamente in PLA, materiale biodegradabile totalmente ecologico. Abbiamo già accennato che è azionata da un motorino per DVD, e questo chiude la triade delle parole chiave alla base della filosofia di 3DRap: open-source, eco-friendly, e upcycling. Poly è una stampante dotata di ugello estrusore, laser per incisioni, un kit per il cioccolato, tutti rapidamente sostituibili grazie a un meccanismo di attacco e sgancio magnetico. Ha un’area di stampa di 6cmx6cmx6cm e può realizzare, oltre a innumerevoli oggetti in plastiche diverse (pla, abs e altro), disegni e cioccolatini.

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Qual è il business model?

Il business model consiste nel fornire un servizio che si può riassumere nel semplice motto. “materializza la tua idea”. Una piattaforma online concepita per seguire il cliente durante il ciclo di vita dell’oggetto da realizzare. Dalla bozza su carta al prototipo 3d finito. Passando per fasi come ingegnerizzazione e design. Nel caso in cui il cliente abbia bisogno di realizzare il prodotto in una piccola serie lo mettiamo nelle condizioni di autoprodurselo attraverso stampanti 3d custom pensate ad hoc. La nostra vision è quella di riuscire a soddisfare anche produzioni su vasta scala utilizzando tecniche come il soft-tooling capaci di abbattere i costi di realizzazione di stampi ad iniezione anche di 20 volte.

Ad oggi quali sono i risultati raggiunti?

Grazie al settore del sim racing, un mercato di nicchia che riguarda il mondo dei simulatori di guida online, per il quale produciamo mod ed accessori in 3d, abbiamo triplicato il fatturato in meno di un anno raggiungendo 200k  in 12 mesi e 70 paesi nel mondo. Siamo convinti che grazie ad altri progetti come poly riusciremo nel breve periodo a migliorare ancora di più le nostre performance. Inoltre abbiamo da poco intrapreso un nuovo progetto che non possiamo ancora svelare che riguarda le criptovalute.

Quai sono i dati relativi al mercato delle stampe 3d in italia e nel resto del mondo?

Per Keith Kmetz, direttore delle ricerche in ambito Imaging, Printing e Document Solutions di IDC, il mercato delle stampanti 3D è pronto per un’adozione su larga scala.Tuttavia, per Chute, la stampa 3D non si trasmette linearmente su tutte le industry: fornitori di tecnologia e di servizi devono interpretare le differenze d’uso, il costo dei materiali e le aspettative dei clienti nei vari mercati. Che è anche come dire che il mercato della stampa 3D industriale è diverso dal mercato desktop, che a propria volta muta rispetto a quello della stampa 3D biomedicale (altro settore in forte crescita, come ha stabilito anche Allied Research).

Le due opinioni arrivano a margine della nuova versione del rapporto 3D Printing Spending Guide, che dàil settore della stampa 3D in rapida espansione nei prossimi tre anni. IDC prevede infatti che la stampa 3D si espanderà a livello globale con un tasso di crescita annuo composto del 27%. Ciò significa che l’industria, che nel 2015 valeva quasi 11 miliardi di dollari, raggiungerà i 26,7 miliardi di dollari entro il 2019.A trainare la crescita saranno i mercati dell’Europa occidentale, Asia e Stati Uniti. La porzione complessiva di spesa globale in stampa 3D per queste tre macro aree è prevista in aumento dal 59,2%, registrato nel 2014, a circa il 70% entro il 2019.

Secondo le stime di IDC il mercato dell’Europa occidentale, che ha chiuso il 2015 a quota 2,5 milardi, nel 2019 varrà 7,2 miliardi di dollari, con un tasso medio annuo di crescita superiore a quello mondiale: 29,6%. Lo farà grazie alla notevole crescita nel settore healthcare e negli altri mercati verticali

Questo sarà il risultato di una maggiore adozione di applicazioni di stampa 3D nel settore industriale. La Cina, in particolare, è destinata a diventare leader di mercato per l’hardware.

È senza dubbio uno dei tassi di crescita più ambiziosi che si possano registrare nell’attuale situazione economica.

Rafforza il concetto il direttore della Consumer Insights, sempre di IDC, Christopher Chute, per il quale la stampa 3D per molti anni è stato un pilastro nei mercati manifatturieri specializzati come l’ automotive e l’aerospaziale. Ma è solamente negli ultimi tre anni, che le stampanti 3D a basso prezzo e i materiali a prezzi accessibili sono riusciti ad ampliare il mercato della stampa 3D, aprendolo a realtà dell’istruzione, sanità, della maniufattura in genere e, anche, dei consumatori.

Stampa 3D: un mercato da 26,7 miliardi di dollari nel 2019

Siete una startup innovativa? quali difficoltà state trovando e che tipo di finanziamento state cercando?

No, contiamo di diventarlo presto depositando brevetti industriali. Al momento tutto il settore di ricerca e sviluppo riusciamo ad autofinanziarlo con i nostri introiti ma per quanto riguarda la produzione in grandi serie abbiamo trovato parecchie difficoltà nel cercare soluzioni economiche adatte ad una startup come la nostra. Abbiamo quindi deciso, come nel caso di poly, di rivolgerci direttamente ai nostri potenziali clienti attraverso raccolte fondi online su kickstarter.

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