Gli studenti della Apple Developer Academy di Napoli vincono Hackaton Var Group 2018

Gli studenti della Apple Developer Academy di Napoli vincono anche Hackaton Var Group 2018, svoltosi a Riccione.

Ai ragazzi vincitori è stato consegnato un contratto di collaborazione di 25.000€ per completare il lavoro: il progetto vincente è una app iOS con chatbot virtuale per Confesercenti.

Un altro grande traguardo per gli studenti della Apple Developer Academy: l’Hackaton Var Group 2018, svoltosi a Riccione, è stato vinto da una squadra composta da Roberto Pelonara, Simone Penna, Mirko Pennone, Carlo Santoro, Antonio Consales, studenti dell’Academy napoletana.

Durante questa sfida, sette gruppi da tutta Italia si sono sfidati in un lavoro di 32 ore indetto da Var Group, con l’obiettivo di realizzare applicativi per la digitalizzazione per diverse aziende.

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Ai ragazzi di Napoli, vincitori della gara, è stato consegnato un contratto di collaborazione di 25.000€ per completare il lavoro.

Il progetto realizzato dagli studenti della Academy consiste nella realizzazione di una app iOS (sistema operativo usato dagli iPhone) con chatbot virtuale, per aiutare il lavoro e la collaborazione degli aderenti alla Confesercenti di tutta Italia Gli associati potranno grazie alla App realizzata dal team napoletano ricevere assistenza di primo livello in maniera automatica per le loro attività.

Gli studenti napoletani sono stati premiati nella sessione plenaria della ConvetionVar davanti ad un pubblico di oltre 1600 persone composto da imprenditori e manager delle maggiori aziende internazionali e nazionali.

L’Hackathon Var Group è una competizione annuale che si tiene durante il ConventionVar, dove squadre composte da sviluppatori, programmatori e grafici si sfidano nella realizzazione di soluzioni integrate per clienti del calibro di Autostrade per l’Italia, Confesercenti Nazionale, Scai e Rom Nidek. Il progetto portato a compimento dal Team Academy è stato valutato da una giuria composta da rappresentanti delle imprese aderenti all’iniziativa, manager ed imprenditori, secondo fattori quali il lavoro di squadra, impegno, capacità di problem solving, e interpretazione del progetto.

 MyHeritage e la sua violazione, un attacco che potrebbe aver compromesso i dati, e in alcuni casi i dettagli sul DNA, di 92 milioni di utenti

David Emm, Principal Security Researcher di Kaspersky Lab, ha commentato la recente vicenda che ha coinvolto il sito MyHeritage e la sua violazione, un attacco che potrebbe aver compromesso i dati, e in alcuni casi i dettagli sul DNA, di 92 milioni di utenti.

“Le notizie relative alla violazione dei dati sono all’ordine del giorno. È più raro, invece, sentire notizie di una violazione in seguito alla quale l’azienda in questione si mette in prima linea e condivide in modo proattivo le informazioni con il proprio pubblico, un atteggiamento che alla fine porterà alla riduzione di eventuali danni collaterali.

Ieri si è diffusa la notizia della violazione del sito MyHeritage, dedicato alla scoperta e alla condivisione della propria storia familiare, un attacco che potrebbe rendere vulnerabili i dati di 92 milioni di utenti in tutto il mondo.

La risposta del CISO dell’azienda, però, è stata davvero confortante. Nel giro di poche ore dalla scoperta della violazione, si è preso in carico il sito dell’azienda e ha spiegato agli utenti quello che avevano scoperto, quali misure stavano adottando per risolvere il problema e come proteggevano i dati delle persone in generale.

Spesso, quando si verifica una violazione, uno delle principali carenze riguarda l’onestà e la divulgazione della notizia da parte della vittima, che alla fine lascia i propri clienti ancora più vulnerabili perché non sono consapevoli di dover agire.

Certo, i dati sono ancora a rischio, ed è particolarmente preoccupante quando si pensa al tipo di dati (i DNA, ad esempio) contenuti in questo sito. Nonostante questo, agendo rapidamente e in modo risoluto, MyHeritage ha permesso agli utenti di riprendere il controllo dei propri dati personali attraverso il cambio delle password, il controllo di possibili attività sospette sui propri account e l’invito ad essere cauti; tutte azioni che, se fossero state tenute segrete mentre la società investigava o si dava il tempo di gestire la propria reazione pubblica, avrebbero lasciato gli utenti ancora più esposti a possibili truffatori.

È bello vedere che, andando avanti, MyHeritage sta valutando l’implementazione dell’autenticazione a due fattori per una maggiore sicurezza in questo tipo di scenario.

In questi giorni quando si parla di una violazione all’interno di una società non si parla di “se”, ma di “quando”; la protezione dei dati nel caso si verifichi un evento simile è davvero la soluzione.

 Il consiglio che diamo agli utenti è lo stesso che deve essere messo in atto in caso di una qualunque violazione: 

  • Modificare la propria password dell’account MyHeritage e le password associate utilizzando una password complessa
  • Monitorare i propri account per individuare eventuali attività sospette e non fare clic su alcun collegamento nelle e-mail che sembrano arrivare dal sito, ma accedere al proprio account online per controllare la presenza di eventuali comunicazioni.

REPORT INFOCAMERE – Startup verso quota 9000

È online la 15a edizione del rapporto trimestrale sui trend demografici e le performance economiche delle startup innovative italiane, che presenta dati aggiornati al 31 marzo 2018

Il rapporto, realizzato congiuntamente da Ministero e InfoCamere, la società informatica del sistema camerale, in collaborazione con Unioncamere, contiene numerose informazioni sulla distribuzione geografica e settoriale delle startup, sull’occupazione da esse creata, nonché i principali dati di bilancio riferiti all’esercizio 2016.

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Spiccano alcuni dati:

  • La popolazione complessiva delle startup innovative si avvia verso le 9mila unità (897), in aumento di 506 unità rispetto a fine 2017. Anche i valori riguardanti la forza lavoro, con particolare riguardo alla componente dei soci (+5,6%), e il capitale sottoscritto (+18%) risultano in forte crescita.
  • La loro incidenza sul totale delle nuove società di capitali varia significativamente a seconda del settore. Ad esempio, è startup innovativa il 7,4% delle nuove imprese del comparto dei servizi. Ma scomponendo quest’ultimo sulla base della codificazione Ateco, l’incidenza aumenta notevolmente nei settori dello sviluppo di software (32,2%) e, soprattutto, della ricerca e sviluppo (65,6%).
  • Caratteristica che distingue marcatamente le startup innovative dalle altre nuove imprese è l’elevata propensione all’investimento: il rapporto tra immobilizzazioni e attivo patrimoniale è pari al 27,7%, più di sei volte maggiore rispetto al valore registrato dalle altre società di recente costituzione (4,3%).
  • La Lombardia si conferma la regione capofila per numero di startup innovative, superando quota duemila: 132, pari al 24% del totale nazionale. Seguono il Lazio, con 911 (10,2%), che per la prima volta supera l’Emilia-Romagna, ferma a 884 (9,9%). Al quarto posto rimane il Veneto con 822 (9,2%), seguito dalla Campania, prima regione del Mezzogiorno con 658 (7,4%).
  • Rispetto alle altre nuove società di capitali, le startup innovative sono tendenzialmente più giovani: gli under-35 compaiono in quasi una startup su due(44,4%), contro il 34,5% fatto registrare dalle altre neo-imprese.

INFOGRAFICA

LEGGI IL REPORT COMPLETO

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Il Premio Migliore Impresa JA 2018 va al progetto OKelvin JA dell’ISIS Malignani di Udine 

Due giornate di competizione a Milano, nella cornice di Palazzo Lombardia, hanno visto la partecipazione di 21 mini-imprese create da 150 studenti selezionati tra i 16.000 che hanno partecipato al progetto “Impresa In azione”, l’iniziativa che consente di sviluppare spirito imprenditoriale e sperimentare i passi per la creazione di un’impresa già dalla scuola superiore.

#bizfactory18
#ImpresaInAzione

 La startup Okelvin JA, creata dagli studenti dell’ISIS Arturo Malignani di Udine, ha vinto il Premio Migliore Impresa JA 2018nell’ambito della competizione BIZ Factory. L’iniziativa premia le migliori imprese sviluppate nell’ambito del programma Impresa In azione da studenti delle scuole secondarie superiori di tutta Italia.

OKelvin JA ha ideato un’etichetta che, applicata su bottiglie o altri prodotti, indica la corretta temperatura variando il proprio aspetto. L’etichetta è realizzata attraverso l’utilizzo di speciali pigmenti termocromatici che si attivano al raggiungimento di una precisa temperatura. L’etichetta può essere adattata ai più svariati utilizzi, a partire dalla degustazione dei vini fino alla corretta conservazione dei farmaci che potrebbero subire alterazioni se esposti a temperature inadeguate.

BIZ Factory, giunto alla sua XV edizione, rappresenta il consueto appuntamento al termine di “Impresa in azione”, il più diffuso programma di educazione imprenditoriale nelle scuole superiori italiane, cui hanno preso parte, solo nell’anno scolastico 2017/2018, 16.000 studenti tra i 16 e i 19 anni che hanno dato vita a oltre 780 mini-imprese. Valutate e selezionate nel corso di competizioni regionali su criteri quali potenziale, fattibilità e apprendimento, sono state 21 le mini-imprese finaliste in gara. L’iniziativa è promossa e organizzata da Junior Achievement Italia, associazione non profit attiva in 122 Paesi del mondo per lo sviluppo delle competenze imprenditoriali e l’alfabetizzazione finanziaria che si appresta a celebrare il suo centenario nel mondo (15 anni in Italia) ed è tra i capofila della Coalizione Nazionale dell’Educazione Imprenditoriale di recente creazione del MIUR.

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Lo scenario
L’obiettivo di Impresa In azione e della sua competizione nazionale BIZ Factoryconsiste nell’avvicinare scuola e mondo del lavoro in maniera efficace e concreta, oltre a mantenere vivo l’interesse e la partecipazione attiva degli studenti, consentendo loro di veder riconosciuto e valorizzato quanto sviluppato durante l’anno scolastico da “imprenditori”. L’obiettivo è già condiviso con le prassi di Alternanza Scuola-Lavoro che Junior Achievement ha rivisto e arricchito, promuovendo una modalità innovativa di educazione imprenditoriale.

Nel medio-lungo termine il programma risulta avere un impatto significativamente diffuso a un’ampia popolazione. Per il 62% dei partecipanti il progetto li ha resipiù motivati e determinati nel seguire gli obiettivi formativi futuri e per quasi1/3 la comprensione delle conoscenze richieste dal mercato del lavoro risultanopiù chiare. Più nel dettaglio il programma ha generato sugli studenti un impatto positivo statisticamente significativo su 8 dimensioni di cambiamento che includono le competenze trasversali (35%), le conoscenze tecniche e i miglioramenti attitudinali che potranno essere vissuti nel futuro lavorativo e post-diploma. La skill maggiormente sviluppata (24%) è l’organizzazione e la pianificazione, mentre l’impatto più profondo è stato raggiunto da: capacità di inventiva e creatività (12%) e determinazione riguardo agli obiettivi formativi futuri (16% – orientamento).

In questo scenario, Junior Achievement porta, così, un cambio di paradigma grazie anche al supporto di imprenditori, professionisti, manager d’azienda, startupper che si recano nelle scuole per accendere la passione verso l’imprenditorialità e insegnare un metodo per dare vita alle proprie idee.

Human Foundation ha calcolato per JA Italia l’impatto sociale del programma Impresa in azione, Social Return On Investment (SROI), sugli studenti delle classi III e IV superiore dell’anno scolastico 2016/2017, beneficiari diretti dell’iniziativa. Ciò ha consentito l’assegnazione di un valore monetario al cambiamento in loro generato dal programma: per ogni Euro investito sul programma vi è un ritorno sociale dell’investimento di 4,42€.

L’educazione all’imprenditorialità a scuola intende orientare all’acquisizione, da parte delle studentesse e degli studenti, di una forma mentis imprenditoriale, intesa come capacità di trasformare le idee in azioni attraverso la creatività, l’innovazione, la valutazione e l’assunzione del rischio, la capacità di pianificare e gestire progetti imprenditoriali”, afferma Miriam Cresta, CEO di JA Italia. “L’obiettivo di un percorso di educazione all’imprenditorialità, di cui BIZ Factory è vetrina, è anche quello di sviluppare negli studenti attitudini, conoscenze e abilità competitive che favoriscono l’occupabilità dei giovani in ogni contesto lavorativo, oltre che in ogni esperienza di cittadinanza attiva. Si tratta pertanto di competenze trasversali, professionali e per la vita.

 

I vincitori
In occasione delle due giornate di BIZ Factory, che si sono svolte a Palazzo Lombardia, gli studenti hanno presentato gli originali prodotti e servizi realizzati, dimostrando le proprie capacità di innovazione e imprenditorialità, ma anche di marketing, finanza, vendita, nel corso di una fiera espositiva, un confronto serrato con la giuria e una maratona di Elevator Pitch.

Oltre al team OKelvin JA, che si è aggiudicato il titolo di Migliore Impresa JA 2018 e che rappresenterà l’Italia alla 29a JA Europe Company of the Year Competition, in programma a Belgrado, dal 16 al 19 luglio 2018 (http://coyc.jaeurope.org/), sono stati consegnati altri premi speciali.

Il premio ABB Impresa 4.0 è stato consegnato da Matteo Marini, Presidente di ABB Italia e Antonio De Bellis, Business Development Manager di ABB Italia al teamsVOLTAmo JA dell’ITTS Alessandro Volta di Perugia. Il The Walt Disney Company Italia Creativity Award è stato consegnato da Daniel Frigo, Amministratore Delegato di The Walt Dinsey Company Italia a Fratelli Green, impresa Green Jobs dell’IIS Luigi Galvani di Milano. Hato.LAB JA dell’Ist. Guglielmo Marconi di Dalmine (BG) ha vinto il premio FedEx Express Access Award consegnato da Vito Carlo Bernardi, Managing Director Properties & Real Estate FedEx Express Europe. E ilCredit-Suisse Business Plan Award è stato assegnato in ex aequo da Luca Santamaria, Senior Client Advisor – Private Banking Credit Suisse alle mini-impreseErmesTech JA del Liceo Scientifico C. Jucci di Rieti e BonAppétit JA dell’IIS A. Badoni di Lecco.

L’edizione di BIZ Factory 2018 ha visto il contributo di ABB, Avanade, Citi, Coca-Cola HBC Italia, Credit Suisse, FedEx Express, ManpowerGroup, MetLife, The Walt Disney Company Italia, VISA e il supporto di StartupItalia!

 

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JA Italia
Junior Achievement è la più vasta organizzazione non profit al mondo dedicata all’educazione economico-imprenditoriale nella scuola. In 122 Paesi, la rete di JA riunisce oltre 450.000 volontari d’azienda provenienti da tutti i settori professionali e, con loro, raggiunge più di 10 milioni di studenti al mondo. Dal 2002, in Italia, ha costruito un network di professionisti d’impresa, fondazioni e istituzioni, educatori e insegnanti che, secondo logiche di responsabilità sociale e volontariato, forniscono strumenti e metodi didattici pratici e concreti. Grazie a loro, JA Italia, ogni anno forma oltre 28 mila giovani dai 6 ai 24 anni, valorizzandone le attitudini, insegnando loro come riconoscere le opportunità, affinché il futuro diventi una promessa di speranza e gli studenti di oggi siano protagonisti nel lavoro di domani. www.jaitalia.org

Informare i giovani sui rischi della rete: gran finale a Roma per il progetto della Polizia “Una vita da social” in partnership con Kaspersky Lab

La campagna itinerante “Una vita da social”, ideata dalla Polizia in partnership con Kaspersky Lab, si è conclusa il 22 maggio nella Capitale. Il progetto, nato per sensibilizzare e informare i giovani sui potenziali rischi della rete, quest’anno ha raggiunto più di 50 tra le più importanti città italiane, coinvolgendo oltre 220.000 studenti solo in quest’ultima edizione.

Si è da poco conclusa la quinta edizione di “Una vita da social” con ottimi risultati e tante presenze: oltre 220.000 studenti coinvolti nell’ultima edizione e un milione e 300mila in totale nelle precedenti. Il progetto si è svolto tra le scuole e un’aula didattica multimediale allestita in un truck che ha attraversato l’Italia, da Milano a Palermo. Le lezioni, tenute dalla Polizia Postale e dai partner del progetto, hanno mostrato le potenzialità della rete, se usata in maniera consapevole. Tra i temi trattatati il cyberbullismo, la pirateria informatica e la pedopornografia. L’obiettivo è incentivare un’educazione al mondo digitale, fondamentale in particolare per i più piccoli, perché possano conoscerne le “regole” e trarne tutti i possibili benefici

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I dati raccolti da Kaspersky Lab dimostrano, infatti, come il 37% dei bambini tra gli 8 e i 10 anni non riesca ad immaginare cosa significhi vivere senza PC o senza smartphone (33%). Il dato più allarmante è, però, il tempo trascorso in rete: in Italia il 58% dei bambini dagli 8 ai 16 anni è costantemente online e il 9% dei genitori ritiene che il proprio bambino stia diventando dipendente da Internet. Sono, inoltre, in aumento anche i dati relativi al fatto che i più piccoli abbiano piena fiducia dell’utilizzo di Internet come fonte d’informazione (69%). Per quanto la maggior parte dei genitori (75%) cerchi di trascorrere del tempo con i propri figli quando navigano, tutto questo non è sufficiente per tenere i piccoli utenti al sicuro dalle minacce della rete.

Questa campagna è nata proprio dall’esigenza di informare e offrire delle soluzioni preventive alla luce di questi dati, informando e facendo riflettere i più piccoli, i loro genitori e i loro insegnanti sull’uso responsabile e consapevole della rete.

“Non possiamo restare indifferenti al condizionamento che la rete e i social hanno nelle nostre vite e soprattutto in quelle dei nostri figli”, ha commentato Morten Lehn, General Manager Italy di Kaspersky Lab. “Non è giusto limitare o demonizzare l’uso di Intenet, è invece importante pensare ad un programma di educazione e protezione dedicato ai piccoli utenti, affinché possano farne un uso consapevole. La campagna della Polizia “Una vita da Social”, ha rappresentato per noi una risposta concreta, in linea con i nostri principi aziendali; per questo abbiamo deciso di supportarli in questa importante iniziativa formativa”.

I genitori che vogliono garantire un’ulteriore protezione ai propri figli mentre sono connessi possono utilizzare prodotti come Kaspersky Safe Kids, una soluzione in grado di aiutare ad insegnare ai bambini i corretti tempi d’uso dei dispositivi e a guidarli in tutta sicurezza, in modo che possano accedere solo a siti Web, contenuti e app che il genitore ritiene appropriati. Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito web di Kaspersky Lab.

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LEASEPLAN ITALIA PROPONE FREEEDRIVE LA APP PER RIDURRE L’UTILIZZO DEL CELLULARE ALLA GUIDA

L’utilizzo del telefono cellulare alla guida è uno dei motivi più frequenti di sinistri nel mondo. LeasePlan Italia è molto attenta a questa tematica e ha a cuore tutti i suoi conducenti e per questo mette a disposizione uno strumento per incentivare comportamenti virtuosi alla guida.

La Sicurezza Stradale è un tema di grande importanza perché riguarda tutti e senza distinzione di fascia d’età. Purtroppo, ancora oggi, la tematica di sicurezza alla guida viene presa alla leggera dai conducenti, nonostante gli incidenti stradali rappresentino una delle principali cause di sinistri fatali.

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L’utilizzo del telefono cellulare alla guida è uno dei motivi più frequenti di sinistri nel mondo, come ricorda la regola numero 7 del manuale di sicurezza stradale della FIA: ecco perché bisogna guidare prestando attenzione alla strada. È essenziale evitare qualsiasi tipo di distrazione durante la guida, rimanendo sempre concentrati sulla strada.

LeasePlan Italia è molto attenta a questa tematica e ha a cuore tutti i suoi conducenti. Per questo ha deciso di proporre uno strumento per incentivare comportamenti virtuosi alla guida.

FreeeDrive App è una soluzione semplice che si attiva automaticamente e ha lo scopo di avvertire il conducente che utilizza il cellulare quando si trova alla guida di un veicolo; il dispositivo genera un allarme immediatamente dopo il comportamento pericoloso e ha l’obiettivo principale di sensibilizzare i conducenti a evitare distrazioni alla guida e di ridurre il numero degli incidenti stradali.

LeasePlan Italia offre questa App in forma gratuita fino alla fine del mese di giugno 2018.

FreeeDrive App può aiutare a cambiare le abitudini di guida e diventare un alleato per la sicurezza stradale, di chi guida, di chi è trasportato e anche dei pedoni.

Perché IoT e Blockchain sono una buona accoppiata

L’abbinamento di due tecnologie attuali promette fiducia, semplicità e sicurezza

Probabilmente avete sentito parlare di Blockchain come di un “nuovo tipo di Internet” e delle criptovalute, quali i Bitcoin, come del “nuovo oro”. Questi argomenti sono così strettamente collegati che le persone si confondono e credono che Blockchain e Bitcoin siano effettivamente la stessa cosa. Ma la Blockchain è semplicemente una delle tecnologie alla base dei Bitcoin e i Bitcoin sono solo un’applicazione che sfrutta la Blockchain. Blockchain sta ora emergendo come una soluzione importante nell’evoluzione di altre tecnologie, come l’Internet of Things.

Secondo Cisco, l’Internet of Things (IoT) comprenderà presto 30 miliardi di “cose”. Ed è difficile capire come connettere, raccogliere, scambiare e gestire in modo efficiente tutti questi dati mantenendoli al sicuro mentre scorrono su una serie di espansioni delle reti IoT.

Ecco dove arriva la blockchain.

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Le stesse caratteristiche che rendono essenziale la blockchain per le criptovalute sono quelle che la rendono così preziosa per l’IoT. La Blockchain offre agli utenti la certezza che dati sensibili e unici possano girare intorno alle reti globali e rimanere completamente al sicuro e inalterati. La Blockchain agevola la fiducia. E può essere più efficiente grazie all’interconnessione.

È una questione di fiducia

Nella blockchain, i dati sulle transazioni sono divisi in “blocchi” che sono “concatenati” insieme attraverso una firma digitale unica di 64 caratteri, e successivamente questi blocchi vengono separati e inviati attraverso una rete di computer. Quando si fa leva sulla blockchain, i dati delle transazioni non sono condivisi unicamente con le parti partecipanti ma con tutte le parti della rete. Questa rete può essere pubblica e quindi chiunque può parteciparvi, come per i Bitcoin, o può essere sottoposta ad autorizzazione, come per la Food Safety Network. Quando ciascuna transazione viene approvata dalla rete, il blocco di transazioni associato diventa parte della catena esistente, non solo all’interno dei registri dei partecipanti alla transazione, ma in tutti i registri. Il consenso tra i computer della rete garantisce che i registri condivisi siano copie esatte e riduce il rischio di transazioni fraudolente, poiché la manomissione dovrebbe verificarsi in diversi luoghi esattamente nello stesso momento. Pertanto, anche se il registro di una singola entità viene compromesso, la modifica dei dati al suo interno non avrà alcun impatto sull’integrità dell’intera blockchain, in quanto gli altri registri nella rete identificheranno il problema. È in questo scenario che le blockchain sono considerate “immutabili”.

La Blockchain rende possibili le criptovalute offrendo efficienza, sicurezza e verificabilità, tutto senza intermediari. Queste stesse caratteristiche rendono la blockchain preziosa in QUALSIASI caso d’uso in cui è importante registrare transazioni autonome, machine-to-machine – che ci portano all’Internet of Things.

Il valore dell’IoT è nei dati, e le preoccupazioni sulla vulnerabilità di questi dati mentre si muovono attraverso vasti sistemi automatizzati di sensori e macchine sono reali. La Blockchain affronta questo problema rendendo questi dati tracciabili e sicuri attraverso reti più ampie. Aggiunge livelli di efficienza e certezza che possono rendere l’IoT più utile e adeguato, anche per i più reticenti. Ecco alcuni vantaggi specifici di un abbinamento di blockchain-IoT:

·         Fiducia: la Blockchain offre un alto livello di sicurezza e trasparenza. Ciò consente alle aziende di verificare rapidamente le informazioni, stabilire la fiducia, monitorare i progressi e avviare i pagamenti senza affidarsi a un’autorità centralizzata o a un intervento umano costante.

·         Velocità: peer-to-peer, contratti e registri basati su dispositivi accelerano lo scambio e l’elaborazione dei dati.

·         Semplicità: grazie alla Blockchain, le organizzazioni possono scambiare dati, trasferire merci e automatizzare i processi aziendali senza creare costose strutture IT centralizzate.

·         Agilità: la Blockchain consente il rapporto contrattuale tra le entità in tempo reale, senza alcuna terza parte per “certificare” la transazione IoT.

I casi d’uso della blockchain nell’IoT sono diversi e riguardano molti settori. Nel farmaceutico, ad esempio, gli ospedali e le organizzazioni non governative richiedono prove (generalmente fornite tramite sensori di temperatura) che i medicinali spediti non siano stati esposti a condizioni specifiche che potrebbero comprometterne la qualità. La Blockchain supporta un registro a prova di manomissione che mostra le condizioni in cui il medicinale è stato spedito durante il suo intero viaggio.

È in corso anche il lavoro per sposare meglio la blockchain con l’IoT nell’industria. Recentemente, Cisco, Bosch, Bank of New York, Mellon, Gemalto, Foxconn e Blockchain, BitSE, Consensus Systems e Chronicled hanno istituito un consorzio per lavorare su come la blockchain può essere utilizzata per proteggere e migliorare l’IoT.

Blockchain, IoT e interconnessione

Sia la blockchain che l’IoT richiedono l’interconnessione per funzionare come dovrebbero. Una caratteristica chiave dell’interconnessione – lo scambio di dati privati tra le imprese – è che avvicina le controparti il più possibile al confine digitale. Ciò riduce la latenza e aumenta le prestazioni. L’interconnessione ottimizza anche la sicurezza, perché le connessioni dirette sono quelle più sicure possibili.

La massima sicurezza e le alte prestazioni sono entrambi requisiti per le applicazioni blockchain e IoT, e una strategia IT di interconnessione, denominata Interconnection Oriented Architecture™ (IOA™) è un modo per ottenere entrambi.

L’implementazione di un IOA sulla piattaforma di interconnessione globale di Equinix porta le aziende verso il confine digitale, vicino alle persone, al cloud, ai dati e ai luoghi di cui hanno bisogno per accedere.

Per una guida completa su come implementare una strategia IOA e ottenere il massimo dalla blockchain e dall’IoT è possibile consultare il Playbook IOA.

Gestione del Brand – Intervista a Giovanni Cavaliere

Il punto di partenza per ogni attività imprenditoriale, qualunque essa sia, è sempre e solo uno: il brand. Sì, perché il brand è lo strumento di differenziazione dalla concorrenza, è ciò che ti farà entrare nella mente del consumatore e soprattutto rimanerci. 

Il libro [amazon_textlink asin=’8857908046′ text=’Gestione del brand e della reputazione’ template=’ProductAd’ store=’antoniosavare-21′ marketplace=’IT’ link_id=’0f89af08-5f6f-11e8-9d50-9302a4d5acc8′] fornisce utti gli strumenti essenziali (modelli, software, esempi), oltre a numerosi case-study e contributi dei migliori professionisti italiani, per incrementare il  business. 

Oggi avere un brand forte determina il successo o meno di un’azienda. I piani di marketing e le campagne sono inefficaci se la marca non è stata costruita seguendo i modelli e i principi di base che hanno determinato il successo di migliaia di imprese nel mondo.

È quindi importante, prima di iniziare tutte le attività di advertising e di strategia, disegnare il proprio brand e mettere in atto quelle azioni che permettono di monitorare in modo efficace anche la reputazione sul web.

Perché la reputazione è ciò che le persone capiscono e percepiscono, è l’idea che pian piano si fanno di te e della tua azienda. Brand e reputazione sono i due fattori che determineranno il successo del tuo progetto.

Ho intervistato l’autore del libro Giovanni Cavaliere:

Affermi che il punto di partenza di ogni attività dovrebbe essere il brand perchè?
Il vero marketer sa che la percezione ed il posizionamento nella testa del consumatore è una cosa che viene prima di ogni altra attività. Il perché è chiaro e faccio un esempio per capire subito: è inutile creare un ecommerce di prodotti di alta qualità (tra l’altro, valore ormai privo di significato poiché abusato) se, prima, non ho intercettato un target preciso, non ho risposto ad un bisogno specifico e, quindi, non ho costruito un brand che venga percepito in modo positivo e distinguibile rispetto ai competitors. Ogni altra attività (es: pubblicità) servirà a poco se la comunicazione è confusa, è frammentata, si basa su valori non rilevanti per il target e se non vi si riesce a comunicare quelli che sono i valori e le caratterizzazioni del brand. 

Qual è la metodologia che dovrebbe seguire un’azienda?
La metodologia parte sempre dalla risposta ad un bisogno specifico ed espresso di un consumatore. Si identifica quindi una segmentazione ed un target. Infine, una volta che è chiaro il contesto, si passa alla costruzione del brand che è un processo non semplicissimo ma neanche difficilissimo. Per esempio, si studia la proposizione di valore dei competitors, si cerca di differenziarsi da essi e si costruisce una scala di valori (oltre al fatto che si deve creare una visione ed una missione dell’azienda) che guiderà tutte le attività future di branding dell’azienda. 

Come è cambiata la reputation con l’avvento del web? 
Tantissimo. Credo sia uno degli aspetti davvero importanti oggi come oggi, non solo per grandi aziende ma anche per piccole. Basti pensare che oggi come oggi chiunque può infangare un’azienda sul web o può creare una crisi reputazione. Basta davvero poco: un post che diventa virale, una serie di esperienze negative etc. Pensiamo ai ristoranti, agli hotel … nei primi anni di internet e con l’avvento dei social, molte aziende non erano preparate ed hanno subito (con conseguenze disastrose sul fatturato) questo cambio: il potere è passato dalle aziende ai consumatori, che sono diventati i veri attori importanti del business aziendale. 

Le aziende hanno percepito il cambio di paradigma o ancora no?
Le aziende tendenzialmente hanno preso coscienza del problema. Ma bisogna fare una distinzione ovvero, tra medio-grandi aziende e piccole. Le medio-grandi, ultimamente, stanno creando delle figure specifiche della reputazione (reputation manager) e quindi si sono dotate di tutti quei software per ascoltare le discussioni sul web. Quelle piccole, invece, al massimo hanno un consulente che gestisce i canali social. Ovviamente i volumi di discussione sul web sono ben diversi ma un consulente che non conosce i meccanismi della reputazione e della gestione delle crisi può trovarsi in seria difficoltà. Inoltre, anche le piccole aziende è bene che creino documenti, prassi ed abbiano un software anche basic di ascolto del web per poter intervenire tempestivamente e correggere eventuali errori. 

Puoi citarmi qualche case history positiva e negativa?
Una case history positiva è senz’altro quella di Plasmon, come racconto sul mio libro. Ovvero, di un’azienda che ha da sempre utilizzato l’olio di palma nei suoi biscotti ed ha tempestivamente ascoltato il web ed il diffusi di discussioni contro questo tipo di prodotto. Il risultato è stato quello di aver creato un prodotto senza olio di palma che dal target di riferimento veniva percepito in modo davvero negativo (poiché erano biscotti destinati prevalentemente a bambini). Quindi questo è sicuramente un buon caso studio di come il listening del web faccia bene alle aziende che si trovano pronte a rispondere in modo adeguato. 
Case history negativa, invece, ce ne sono davvero tante anche in Italia. Mi viene in mente un post di Radio RTL in cui parlava di licenziamenti dell’azienda di GoldenPoint e poi ha iniziato a cancellare i post degli utenti ed addirittura il post incriminato, creando un effetto boomerang incredibile. Oppure il caso Patrizia Pepe, nel 2011, che ha pubblicato una foto di una modella molto magra ed ha scatenato discussioni sul problema dell’anoressia, compromettendo molto il brand negli anni successivi a livello di immagine e filosofia aziendale. Insomma, quando si comunica online bisogna stare attenti e pensare ad ogni piccola conseguenza. 

Nel tuo libro dai anche molti consigli pratici, tools da utilizzare etc….dacci qualche preview?
C’è ampio spazio di case history e di tool utili per ascoltare la rete. Per esempio, si può utilizzare Google Alert o Talkwalker alert, che sono totalmente gratuiti e ci permettono di ricevere notifiche email quando in rete (escludendo i social) compaiono news che riguardano le keywords che ci riguardano,  oppure software più sofisticati come Mention, Sysomos, Brandwatch e tanti altri che permettono invece di monitorare tutto il web ed i social media, di classificare le discussioni e capire il sentiment delle discussioni.

Ultima cosa, oltre le aziende con il fenomeno degli influencer si è sviluppato molto anche il settore del personal branding……dal tuo punto di vista cosa vedi?

Vedo che si fa troppo abuso sia della parola influencer sia del concetto di personal branding. Sembra che tutti, oggi, possano diventare delle star, invece non è così. Non basta incrementare i followers o applicare uno dei tanti modelli di personal branding per far vedere chi vogliamo essere. Innanzitutto il personal branding che funziona è quello che rispecchia comunque caratteristiche intrinseche della persona. Secondo, influencer è un concetto vuoto nella maggior parte dei casi. L’economia dell’influenza esiste da decenni non certo da oggi, sicuramente il web e qualche scorciatoia ha fatto in modo che molti potessero trarne beneficio, che comunque rimane effimero e nel breve periodo, salvo casi di successo clamoroso come Chiara Ferragni. Si tratta di ragazzi che fanno post e ricevono prodotti e le aziende, nella maggior parte dei casi, non vanno oltre questa attività che serve a ben poco, secondo il mio punto di vista. Diverso è il caso se si costruisce una strategia che riguardi micro-influencer e li si coinvolgano nella creazione di contenuto utili poi per la comunicazione aziendale.

Comportamenti Online che Influenzano l’Industria del Turismo in Europa

comScore Offre Uno Spaccato dei Comportamenti Online che Influenzano l’Industria del Turismo in Europa
La Spesa Media per Individuo Aumenta di Anno in Anno

I minuti spesi su mobile rappresentano da un quinto a un terzo dei minuti spesi per il settore del Turismo, dimostrando quanto il raggiungimento dei mercati di massa sia una sfida per le app

comScore, Inc. pubblica oggi il suo report sul retail online, utilizzando dati del panel multi-piattaforma per cinque nazioni europee (Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito) con l’intento di svelare i maggiori trend nell’Industria del Turismo, tracciando le differenze tra i pattern comportamentali.

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Il Regno Unito è in testa con il 94 per cento della popolazione digitale che visita siti di viaggio – la percentuale più alta in Europa. I numeri sono: 67 per cento in Francia, 69 per cento in Italia e 86 per cento in Spagna. Comparate col desktop, meno mobile app hanno raggiunto il mercato di massa, composto da app con più di un milione di visitatori unici: dodici app hanno raggiunto quella soglia, mentre cinquantuno sono i siti ad avercela fatta.

Il Report sull’Industria del Turismo in Europa rivela che il raggiungimento dei mercati di massa sulle app sia una sfida,” afferma  Guido Fambach, senior vice president, EMEA per comScore. “I marketer nel settore del Turismo dovranno lavorare con diversi ruoli a seconda della piattaforma: reperimento di informazioni su mobile, transazioni su desktop.

Tra le tematiche toccate nel report:

  • Nel gennaio dei 2018 la spesa di viaggi media su desktop è tra 350 e 460 euro per individuo, a seconda della nazione.

  • Alcune categorie di siti performano meglio in termini di attrazione degli heavy user del Turismo. Ad esempio, nel Regno Unito e in Germania i siti di info sul meteo sono rispettivamente 2.7 e 2.4 volte più inclini ad attrarre gli heavy user.

Per il download di una copia del report “L’Industria del Turismo in Europa” visitawww.comscore.com/ita/eu-travel-report

FUTURE OFFICE: LA PMI GIPO VINCE LA CALL LANCIATA DA GRUPPO BUFFETTI E DIGITAL MAGICS

La PMI Gipo vince “Future Office”, la Call for Innovation del  Gruppo Buffetti, azienda leader dei prodotti ufficio, attiva anche nell’erogazione di servizi SAAS e di Digital Magics,il più importante incubatore di startup digitali “Made in Italy” attivo su tutto il territorio Italiano.

Gipo ha sviluppato un’app web per gli studi medici, che diventa un vero e proprio gestionale integrato per organizzare in modo efficiente tempi e spazi di lavoro condivisi con i colleghi e il personale amministrativo, facile da usare e consultabile ovunque. Ha inoltre sviluppato il chatbot GAIA: un assistente virtuale dotato di Intelligenza Artificiale per il supporto all’utilizzo delle funzioni di Gipo.

Durante il Buffetti Innovation Day, che si è svolto a Roma nella sede del Gruppo, la giuria di “Future Office” ha scelto fra i 10 finalisti – che operano nei settori Mondo Business, Home Office, Innovazione del Punto Vendita e Applicazioni SAAS –  Gipo come miglior prodotto/servizio innovativo della Call. Gipo ha vinto un grant di 3.000 Euro, supporto logistico e servizi di mentorship per 6 mesi da parte del Gruppo Buffetti.

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I finalisti di “Future Office” – selezionati fra le candidature inviate a http://futureoffice.digitalmagics.com – sonoBadgeBoxEdo AgendaFluidaGipoJointlyProfaliaSportscannerSpotonway,Unipiazza e  WonderStore.

La Call for Innovation del Gruppo Buffetti e di Digital Magics aveva l’obiettivo di trovare le migliori soluzioni tecnologiche in grado di creare nuovi strumenti di supporto all’attività lavorativa, fornire ai consumatori una risposta moderna alle loro esigenze e rinnovare la percezione dell’insegna e l’esperienza nei negozi.

 “Il Gruppo Buffetti è l’esempio perfetto di come un’impresa eccellente della tradizione  – ha dichiarato Layla Pavone, Consigliere e Chief Innovation Marketing and Communication Officer di Digital Magics – abbia saputo innovarsi negli anni. Aver aperto i propri processi, servizi e prodotti alle tecnologie esterne delle startup e PMI digitali, lavorando insieme per questo programma di ‘Open Innovation’, è un’ulteriore dimostrazione di come il futuro per un’azienda passi sempre più dal digitale”.

“Crediamo fortemente nella creatività e nel potenziale innovativo che contraddistingue le startup e molte nostre piccole imprese – dichiara Rinaldo Ocleppo, Presidente di Gruppo Buffetti – Siamo convinti che da questa iniziativa possano nascere collaborazioni strategiche vincenti che consentiranno di valorizzare le nuove tecnologie sfruttando il supporto commerciale e tecnico garantito dai 790 affiliati Buffetti”. 

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