L’internet of Execution di Decisyon fa parlare le macchine con gli uomini

In occasione dell’Amazon Web Services Summit di Milano, Decisyon presenta il proprio “sistema nervoso” digitale, in grado di connettere dati, processi, macchine e persone, realizzato nel cloud attraverso gli strumenti di AWS.

Cosimo Palmisano, VP e Product Manager di Decisyon evidenzia alcuni vantaggi dei sistemi cloud di AWS che oggi permettono all’azienda di gestire oltre 200 clienti in 11 paesi diversi nello sviluppo dell’IoT in ambito industriale attraverso applicazioni verticali rilasciate sul cloud di AWS.

 

Gestire la filiera di grandi aziende farmaceutiche, ottimizzare i cicli di manutenzione di parchi eolici, controllare in tempo reale la reputazione di brand rilevanti attraverso il monitoraggio dei social network al variare delle commesse fornite. Queste tre diverse attività hanno un fattore comune: un’intelligenza collettiva per l’organizzazione della produzione, un’intelligenza in grado di supportare in ogni momento il processo decisionale di responsabili e addetti, suggerendo parallelamente alternative suffragate da dati.

Da 4 anni questo genere di intelligenza viene sviluppata da Decisyon, azienda italo-americana dell’Internet of Everything, con il supporto di Amazon Web Services e oggi, in occasione del primo AWS Summit Milano, Cosimo Palmisano, VP Product Decisyon, ha presentato il lavoro effettuato in questi anni per 200 clienti in 11 paesi nel mondo, raccontando quanto fatto e le strategie di sviluppo future.

La piattaforma di Decisyon è ospitata dalla nuvola di Amazon Web Services, che le permette infatti di muoversi in ogni momento tra i vari livelli e dimensioni: l’utente in ogni momento ha accesso a tutti i dati grazie al sistema di “mattoncini” che connettono tutte le parti dell’azienda in modo olistico.

Queste unità basilari funzionano come neuroni” afferma Cosimo Palmisano, VP Product Decisyon. “I sensori raccolgono dati e creano informazioni: da questo momento il meccanismo che li traduce in azione è simile a quello del cervello, che per mezzo di una sua semantica trasmette impulso ai nervi che a loro volta fanno muovere i muscoli”.

Il nuovo paradigma organizzativo pensato da Decisyon permette di gestire contestualmente tutte le attività quotidiane sottese al lavoro dei dipendenti: dal chiedere informazioni al raggruppare i dati, dall’aprire un gruppo di lavoro collaborativo in chat per approfondire un dato fino a suggerire le decisioni.

Tutto questo permette di eliminare le inefficienze dovute alle disconnessioni organizzative e di avere in qualsiasi momento tutti gli elementi a disposizione, connettendo cervelli e macchine.

Diverse motivazioni hanno spinto Decisyon fin dalla sua fondazione ad utilizzare i servizi di Amazon Web Services: anzitutto la flessibilità della tecnologia, la scalabilità controllata del prezzo e la possibilità di sviluppare proof of concept (prototipi) più velocemente ma, in modo ancor più decisivo, la complementarietà con l’impostazione del modello architetturale di Decisyon. La piattaforma di Decisyon non è nata a strati sovrapposti come ere geologiche ma si è invece sviluppata secondo il concetto di movimento di dati e processi tra diverse dimensioni: pianificazione, analisi, integrazione, esecuzione, collaborazione, gestione dei dati non strutturati, comunicazione collaborativa in modalità social attraverso chat, connettività.

Così facendo, si può eliminare alla base il rischio di sprecare tempo e risorse per recuperare le informazioni accumulate: muoversi sulle traiettorie delle diverse dimensioni permette di andare a riprendere ogni dato in ogni momento e tutto ciò coincide con la visione architetturale  basata sui  micro-servizi proposta da Amazon Web Services, servizi che danno l’opportunità di sviluppare tanti singoli segmenti attraverso un software completamente “agnostico” quindi adattabile ad ogni sistema operativo e ad ogni necessità.

Per noi, l’Internet of Everything”, continua Cosimo Palmisano, “si è declinato in Internet of Execution, ovvero unire i 7 livelli chiave della comunicazione tra uomo e macchine: i sensori fisici (le “things” dell’Internet of Things), la connettività tra processi, i concentratori di dati (hardware), l’accumulazione di dati, l’aggregazione e l’astrazione dei dati ottenuti, l’applicazione a livello di report e controllo e infine l’intervento “umano” in modo collaborativo. Decisyon si propone di mettere insieme proprio questi livelli attraverso un unico tool

La piattaforma unica infatti, svolge il compito di una vera e propria “network organization”: “La tecnologia ha iniziato anni fa a connettere i computer con internet, ha proseguito connettendo le persone con i social network e le macchine con l’IoT, in futuro potrà permettere di connettere entità esterne – dai consumatori ai fornitori ai partner – creando una Internet of Execution ovvero una rete orientata all’efficienza e alla riduzione dei costi.

L’Internet of Execution diventò realtà: i casi già realizzati

Negli ultimi 10 anni Decisyon ha sviluppato per grandi aziende multinazionali dozzine di applicazioni in ambito Industrial IoT molte pensate sin dall’inizio per il funzionamento in cloud ed ogni singola applicazione verticale è stata realizzata proprio grazie ai servizi di Amazon Web Services.

Non sono mancati negli anni gli esempi in grado di spiegare la versatilità ed il “potere” trasferito alle persone che devono prendere decisioni ogni giorno, in contesti che all’apparenza possono sembrare troppo grandi e complessi.

Per una grande multinazionale farmaceutica, Decisyon ha creato dashboard incrementali collaborativi completamente touch, in grado di raccogliere informazioni in tempo reale da diverse fonti (dai sensori ai risultati del controllo qualità): a ogni cambio turno in fabbrica si hanno a disposizione una serie di dati non più stampati su carta ma in real-time e collaborativi che possono direzionare al meglio il lavoro degli operai del turno successivo e dell’intero stabilimento.

In Wyoming è stato costruita con l’aiuto di un’azienda partner una app verticale per la gestione degli asset di un parco eolico: un classico caso dove le informazioni provengono da diverse fonti, strutturate o meno (le previsioni del tempo da incrociare con i dati di carico e scarico magazzino, per fare un esempio tra tanti) e che inoltre necessitano di essere messe a disposizione di ben 5 centri decisionali diversi per i processi di manutenzione. Nonostante l’enorme mole di lavoro (200 sensori per pala e un totale di 70 pale eoliche per campo) l’architettura AWS ancora una volta ha permesso di sviluppare una soluzione compatibile e capace di ridurre i costi operativi del 20%.

In partnership con Johnson & Johnson, infine, Decisyon ha saputo sviluppare una soluzione verticale per la scelta dei fornitori, chiamata Smart Center Management. In questo caso particolare vengono coinvolti 1000 utenti su 4 continenti, con l’obiettivo di incrociare in modo intelligente i dati provenienti da sistemi interni (come ufficio acquisti, qualità, ecc.) con le informazioni che provengono ogni giorno dai social, potendo così monitorare se a parità di fornitore possano nascere o meno diversi problemi di brand reputation dal punto di vista del consumatore.

Con clienti come TIM, Intesa San Paolo e Alpitour, Decisyon ha realizzato una soluzione per il customer care basato sui social network. Più di 500 operatori customer service attraverso la soluzione di Social CRM creata e distribuita su AWS gestiscono, visualizzano e analizzano in real-time, 24 ore su 24, più di 60mila operazioni al minuto.

Decisyon, attraverso Amazon Web Service, ha perseguito l’obiettivo di dare sempre più potere alle persone nello IoT industriale, grazie alla consultazione di scenari prodotti in tempo reale dai dati provenienti dalle macchine.

Ogni business può infatti far crescere le funzionalità dei propri software senza bisogno eccessivo di supporto IT, permettere una collaborazione in tempo reale su ogni dato con ogni persona presente in azienda, che sarà in grado di analizzare, collaborare ed eseguire azioni sui singoli processi andando ad agire direttamente “in context”.

“Avere creato un software come Decisyon su AWS ci ha permesso di dare potere alle persone, che oggi possono prendere decisioni migliori e gestire in tempo reale informazioni per il miglioramento continuo del loro modo di lavorare e conseguentemente incrementare la customer experience” conclude Cosimo Palmisano. “In futuro l’obiettivo è quello di aumentare le capacità operative della piattaforma IoE, utilizzando AWS non solo sfruttando i micro-servizi principali ma sfruttando la nuova piattaforma di Amazon Web Services per l’IoT che ci permetterà di concentrarci sulle soluzioni verticali e non per esempio sulla gestione di dispositivi o di protocolli per i sensori. Inoltre è nostra intenzione estendere le capacità analitiche andando ad utilizzare i nuovi algoritmi di machine learning presenti in AWS. Negli ultimi anni abbiamo imparato che la competizione si sta sempre più spostando sulla creazione di velocità, questo per noi è un paradigma che unisce 4 fattori: contestualità, collaborazione, interoperabilità, esecuzione. Il nostro CTO e Founder Franco Petrucci ci ripete sempre che ormai non è più il pesce grande che mangia quello piccolo, ma è quello veloce che mangia quello lento”.

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Decisyon

Decisyon, Inc. offre ad aziende, produttori e brand di tutto il mondo l’unica piattaforma capace di costruire rapidamente applicazioni unificate intelligenti per l’Internet of Everything. Fondata in Italia nel 2005, la piattaforma Decisyon è ora utilizzata da più di 200 aziende a livello globale in svariati settori.

CODEMOTION ROMA, E’ EPASS LA MIGLIORE APP DELLA SFIDA FILAS ‘OPEN DATA FOR BETTER QUALITY LIFE

(Roma, 23 marzo 2013). Un’app digitale per monitorare la qualità dell’aria dei siti culturali del Lazio, integrata a sistemi di pagamento mobile che consentono di acquistare ticket o fare donazioni al monumento visitato. E’ quanto si potrà fare con ePass, il miglior hack premiato oggi da Filas al Codemotion Roma per il contest Open Data for better quality life’. Ad aggiudicarsi il premio del valore di 1.500 euro, è FieldEffectLabs, un gruppo di 6 ragazzi dell’età di 25 anni delle università La Sapienza e Roma Tre, capitanati da Stefano Saccucci (Roma Tre).

Il team ha realizzato la migliore app multipiattaforma sulla base dell’open dataset del Distretto Tecnologico per i beni e le attività Culturali (www.futouring.com) della Regione Lazio. Grazie ad un modulo hardware alimentato a pannelli solari, ePass è inoltre in grado di produrre dataset open scaricabili dagli utenti.  

ePass utilizza il sistema wireless di openPicus per monitorare la qualità dell’aria mediante sensori ambientali. I dati vengono poi elaborati attraverso una piattaforma e resi disponibili per l’utente, anche in mobilità attraverso smartphone. Non solo: grazie a ePass, ogni monumento potrà essere integrato con il sistema Paypal attraverso il quale effettuare pagamenti di ticket e donazioni. 

Al Surprise Hackathon organizzato da WHYMCA  all’interno di Codemotion, una collaborazione che ha già all’attivo due eventi con più 20 prototipi funzionanti realizzati e circa duecento partecipanti.

Una giornata intera per creare un hack, un prototipo funzionante, un’idea che spacca! 

Hanno partecipato oltre 130 programmatori, appassionati e studenti, impegnati a sviluppare prototipi, software e applicazioni in sole 24 ore. Dei 13 hack prodotti, la metà hanno aderito al contest di Filas e due si sono piazzati ai vertici della classifica generale. La tre giorni di eventi non stop Codemotion 2013, presso l’Università di Roma Tre, ha coinvolto più di 3mila partecipanti tra sviluppatori, professionisti e imprese del settore. Le due giornate di conferenza del 22 e 23 marzo hanno inoltre visto più di 100 interventi per 13 sessioni tematiche in parallelo. Tra queste, “Startup in Action”, nella quale Filas ha presentato gli strumenti finanziari a disposizione delle startup laziali (bando Por Fesr 2007-2013 spin-off/startup e Fondo Por Fesr I.3 per il Venture Capital). In particolare, da settembre 2011 ad oggi, Filas ha deliberato agevolazioni per oltre 5,2 mln di euro in favore di 54 startup attraverso il bando spinoff/startup. Dal panel è infine emersa l’evoluzione straordinaria del ‘panorama startup’ romano degli ultimi 18 mesi, frutto di una collaborazione di sistema tra iniziative private e pubbliche, oltre che del grande fermento di talenti. 

OPEN DATA: FILAS PUBBLICA IL DATASET SUI BENI CULTURALI DEL LAZIO

Il dataset con 2.529 punti di interesse culturale del Distretto tecnologico per i Beni e le Attività culturali del Lazio (DTC) è online su dati.gov.it e futouring.com

(Roma, 15 marzo 2013). La Finanziaria della Regione Lazio per lo sviluppo, Filas, pubblica il suo primo dataset open. Da oggi sui portali dati.gov.it e futouring.com è online il dataset open sui punti di interesse culturale del Distretto Tecnologico per i Beni e le Attività culturali (DTC), il sistema integrato – gestito da Filas – che valorizza il patrimonio del Lazio attraverso le tecnologie digitali. Sono 2.529 i punti di interesse (POI) messi a disposizione, pubblicati in quattro diversi formati – RDF, N3, Turtle, XML – liberamente accessibili e pronti per il download. E’ inoltre in procinto il rilascio in formato JSON. L’intero dataset del DTC è rilasciato con licenza Creative Commons (CC-BY-SA): è possibile quindi riprodurre, modificare e usare i dati open anche per fini commerciali.

Dall’Ara Pacis al borgo medievale di Sperlonga, dall’Abbazia di Casamari agli scavi di Ostia Antica, fino al castello Angioino-Aragonese di Gaeta, i POI del DTC contengono tutte le informazioni relative a monumenti, opere, siti archeologici e siti d’interesse culturale presenti nel Lazio, sia in italiano che in inglese. I POI – tutti geo-referenziati e catalogati in base al thesaurus del portale italiano della cultura www.culturaitalia.it – sono descritti con un breve testo ed associati ai 3.346 contenuti multimediali (immagini, video, virtual tour e virtual book) presenti su www.futouring.com. Sono inoltre rappresentati in base al modello di dati proposto dal World Wide Web Consortium-W3C, la community internazionale che conta 500 organizzazioni e ha l’obiettivo di portare il web alla sua massima potenzialità definendo anche protocolli comuni per garantire l’interoperabilità su internet.

Filas si inserisce così nel percorso intrapreso dalla Regione Lazio con la Legge Regionale N° 7 del 18 giugno 2012 sugli Open Data che intende adottare nel Lazio un modello di open government basato sul libero accesso ai dati pubblici e su una forte interazione con cittadini e imprese. Dati aperti – quindi disponibili, integrabili e interscambiabili – che possono essere riutilizzati, pubblicati e manipolati liberamente da tutti. Uno strumento che può fungere da acceleratore economico per il territorio: basti pensare che nella sola Ue il volume d’affari sul riutilizzo dell’informazione pubblica stimato dalla Commissione Europea si aggira sui 140 mld di euro l’anno. Anche per questo Filas sostiene la cultura degli open data attraverso 2 bandi regionali dedicati e azioni di promozione in occasione di iniziative come quella dell’International Open Data Day di febbraio scorso.

Il dataset open sui punti di interesse culturale del DTC è scaricabile ai seguenti link:

http://www.dati.gov.it/content/regione-lazio-punti-dinteresse-poi-culturali
http://www.futouring.com/web/filas/sviluppatori?infoId=143524

La Reputation Monitoring Room di Telecom Italia

“I media digitali e sociali sono diversi da quelli tradizionali e le aziende devono ripensare il loro modo di comunicare e la relativa strategia di interazione con gli utenti”

È indubbio che la reputazione aziendale passa anche dalla Rete. Anzi spesso è proprio la Rete che può influenzare la percezione che il pubblico ha di un’impresa grazie a un’informazione meno controllabile e di più ampia portata. Questo cambiamento nel paradigma è un rischio per le aziende o un’opportunità? Una grande azienda come deve gestire questo enorme flusso di comunicazioni e con quali strumenti? Ne abbiamo parlato con Massimiliano Spaziani Brunella – responsabile della Reputation Monitoring Room presso la direzione Corporate Communication di Telecom Italia

La Reputation Monitoring Room è una facility di controllo integrato,  finalizzata al monitoraggio e all’analisi in tempo reale e on demand delle conversazioni online relative al Gruppo Telecom Italia e delle forme di engagement con le marche del Gruppo, che si sviluppano soprattutto su Social Network e piattaforme di microblogging,  blog, forum, siti di news, aggregatori.

Come nasce questo progetto e  quali sono i primi risultati che avete raggiunto?

Già dal 2009 – in concomitanza con il crescere delle attività e degli investimenti sui Social Media da parte di Telecom Italia – cominciammo concretamente a porci una serie di domande: com’era possibile comprendere quale fosse l’impatto di ciò che gli utenti dicono online del brand sulla sua reputation? Quali sono i driver di engagement? Com’è possibile coinvolgere gli influencers?  
Domande comuni a molti. Tanto che proprio per rispondervi, nel 2010, negli Stati Uniti vengono realizzate le prime control room – e penso in primis alla Gatorade Mission Control – che ci hanno ispirato per cominciare a lavorare alla creazione di una nostra monitoring room, a partire dall’autunno 2010. A maggio 2011 è stata avviata una fase pilota, che un mese dopo è approdata al lancio ufficiale della monitoring room dentro l’azienda.
La vision e le competenze che hanno portato alla concreta realizzazione della facility ed all’elaborazione dei processi e modelli impiegati al suo interno affondano le loro radici molto più lontano. Partivamo già da esperienze di ascolto e analisi di conversazioni sul web, avendo sviluppato, un anno prima, il progetto Blognation per l’aggregazione di post da blog e l’analisi automatica di testi scritti in linguaggio naturale.
Nello studio delle dinamiche comportamentali degli utenti in rete io stesso ho ottenuto una fellowship con il Santa Fe Institute, e, in seguito, ho sviluppato con loro una ricerca – dal titolo “Web and Financial Market as an integrated empirical platform” – che ha influenzato anche molte delle scelte effettuate in ambito monitoring room.
Oggi modelli e processi adottati in ambito Reputation Monitoring Room risultano ancora in evoluzione, probabilmente lo saranno sempre; tuttavia la facility risulta ormai stabilmente integrata nei processi di comunicazione corporate di Telecom Italia, e questo rappresenta forse il principale risultato, dovuto anche, anzi in buona parte, alla costruzione del team. Sin dall’inizio, infatti, ho immaginato che la room dovesse avere al suo interno competenze diversificate e complementari: vedi, non mi interessava semplicemente mettere in piedi una struttura di controllo integrato sulle conversazioni, ma realizzare in effetti un progetto che potesse essere al centro dell’elaborazione di strategie e azioni utili per tutto il gruppo di comunicazione corporate. Ho iniziato a lavorare al progetto su input e nell’ambito della funzione Internet Media & Digital Communication di Telecom Italia. Sono successivamente state coinvolte professionalità importanti, oggi il gruppo di lavoro è composto in tutto da quattro persone e ha trovato come collocazione naturale la funzione Corporate Identity, Ricerche & Digital Communication di Telecom Italia.

L’obiettivo della facility è stato sin dall’inizio da un lato quello di rispondere a esigenze di monitoraggio e presidio delle properties aziendali, e quello di analizzare le conversazioni spontanee e l’engagement intorno a Telecom Italia e ai competitors sul Web; dall’altro di stabilire un processo circolare e strategico che trasformasse gli insights ottenuti in concrete indicazioni utili per chi si occupa delle operations. Più avanti – dopo la fase di startupping e di modellizzazione – abbiamo ampliato il nostro obiettivo fino all’elaborazione di modelli di analisi ed indici che misurino gli impatti delle conversazioni online e delle diverse attività social sulla reputation di Gruppo. A livello di outcomes, produciamo report di analisi di iniziative verticali, weekly report sulle performance delle nostre properties, social network analysis ed altri tipi di analisi ad hoc.

Quanto si parla di Telecom?

I volumi di conversazione che monitoriamo mensilmente si aggirano intorno alle 1.000-1.500 conversazioni, a volte anche 2.000. Tuttavia queste cifre possono subire variazioni significative anche in base agli eventi che emergono in un certo periodo di tempo. Per quanto concerne, ad esempio,  alcune iniziative verticali – come il Twitter Time con il nostro AD Marco  Patuano – , arriviamo a raggiungere volumi di migliaia di fonti in poche decine di minuti.

In generale, comunque, affianchiamo al monitoraggio di iniziative specifiche la costante analisi e valutazione di tutte le conversazioni inerenti il nostro Gruppo, sia in termini di verifica ed attribuzione del sentiment, sia al fine di verificare se vi siano eventuali criticità a cui rispondere e da segnalare al nostro ufficio stampa.

Come siete organizzati dal punto di vista tecnologico?

La monitoring room è un gruppo di lavoro con competenze diverse; siamo in tutto quattro persone: due esperti di comunicazione e marketing, un ingegnere e un fisico. L’approccio che utilizziamo è di tipo multi-disciplinare e va dalla comprensione del modo in cui  si sviluppano le conversazioni, all’identificazione degli influencers della rete fino all’individuazione delle identità in rete. Abbiamo elaborato – ed aggiorniamo costantemente – diversi indicatori di performance e modelli di analisi che tengono conto del modo in cui la conversazione si diffonde in rete. Usiamo vari tool automatici, ma vi è anche una forte operatività manuale; ciò significa, ad esempio, che anche se i nostri tool aggregano le conversazioni e le taggano automaticamente, noi realizziamo anche una valutazione manuale delle conversazioni, soprattutto sul topic e sul sentiment. Negli ultimi anni, ad esempio, abbiamo valutato tra gli altri diversi strumenti di text e sentiment analysis automatica, la cui attendibilità tuttavia ha raggiunto raramente livelli per noi soddisfacenti e tali da poter essere condivisi con il management e le altre business unit.

Per questo è forte – all’interno del nostro gruppo – anche la componente di ricerca: una delle persone che lavorano nella Reputation Monitoring Room ha terminato l’anno scorso un Dottorato di Ricerca sui temi del Social Media Marketing e dell’user engagement, mentre io stesso sono stato fellow del Santa Fe Institute nel biennio 2010-2011. Entrambi siamo da poco tornati da un’esperienza di ricerca e formazione al MIT di Boston.

L’ottimizzazione, l’evoluzione e l’avanzamento strutturale delle modalità di analisi della Reputation Monitoring Room sono per noi obiettivi prioritari.

Ma l’operatività manuale non rallenta i tempi?

Diciamo che cerchiamo di non farli rallentare troppo. Nel caso del Twitter Time, per esempio, abbiamo mandato un report solo un’ora e mezzo dopo la fine dell’evento con l’analisi di un migliaio di conversazioni. Ovviamente quando le conversazioni sono facilmente valutabili, ovvero quando si svolgono su Twitter in 140 battute, riusciamo a restare nell’ambito di un’ora, invece nel caso in cui abbiamo una grossa mole di post sui blog è più difficile.

E’ successo, ad esempio, quando abbiamo analizzato la questione dell’ipotesi di scorporo della rete Telecom Italia in cui ci sono stati diversi rilanci, e contenuti diffusi sui Social: in quel caso abbiamo impiegato un po’ più di tempo, a causa anche dell’esigenza di leggere integralmente e valutare unità di testo decisamente più ampie di un semplice tweet.

Cosa monitorate esattamente?

Social media, blog, siti di news, forum.

Su Facebook accediamo soltanto alle pagine pubbliche e agli account ufficiali, prendendo in considerazione solo quelle conversazioni. Abbiamo però notato che tutto ciò che ha un impatto diretto sul brand è osservabile già a partire dalle conversazioni che si sviluppano su  Twitter e su alcuni  blog specializzati. Il tipo di interazione che si genera su Facebook, infatti, è di solito meno critica rispetto a quella che si sviluppa su Twitter e che tende a diffondersi con maggiore velocità. Come strumento di analisi utilizziamo Radian 6, per il monitoring di conversazioni on line in generale e un tool custom che accentra le conversazioni ed effettua un crawling più approfondito su Twitter, YouTube e Facebook.

Qual è il valore aggiunto che questa attività porta al business aziendale?

Come Telecom Italia siamo presenti on line su diversi canali e con diverse properties. In particolare, le attività della Reputation Monitoring Room si concentrano sull’ambito Corporate, quindi più sulle conversazioni che possono avere un impatto sul mother brand. La Reputation Monitoring Room costituisce una facility fondamentale per valutare i nostri investimenti, comprendere come performiamo e dare feedback alle strutture operative che gestiscono la comunicazione sui social, ma è anche la fonte di analisi e valutazione della nostra capacità di ingaggiare un dialogo con il social user  e degli impatti delle conversazioni online sulla reputazione  aziendale, oltre che il centro di smistamento e segnalazione di eventuali alert per l’ufficio stampa. In altre parole, riveste un ruolo centrale all’interno dei processi di monitoraggio della Corporate Communication.

In questo primo periodo avete riscontrato da parte dei vostri clienti interni un vantaggio dall’utilizzo di questi strumenti?

Sicuramente sì: è migliorato il flusso di collaborazione con le operations, si sono intensificate le sinergie tra i diversi canali ed è cresciuto il numero di richieste di report ed insights da parte dei nostri clienti interni. Un altro degli obiettivi che ci siamo posti, d’altra parte, consiste nel monitorare l’impatto delle diverse iniziative di comunicazione verticale sulla visibilità totale del brand: per una precisa scelta di campo, infatti, abbiamo dedicato ad iniziative come Navigare Sicuri, Navigare Insieme, AvoiComunicare e Fondazione Telecom Italia delle pagine Facebook e degli account Twitter (salvo nel caso di Fondazione) specifici, piuttosto che mantenere tutto il flusso comunicativo accentrato solo sugli account di Telecom Italia Group. Se è vero che ciò ha (apparentemente) “disperso” la fanbase su più canali, è anche vero che ci consente di targetizzare meglio le azioni di comunicazione e di raggiungere un pubblico effettivamente interessato a quei temi (riducendo così significativamente il “rumore” generato da updates che magari hanno poco appeal su certi utenti e rischiano di generare disinteresse verso il brand).

Come pensi che vengano utilizzati i social dalle altre aziende?

Negli ultimi anni numerosi brand hanno investito molto sui Social, come testimoniato dal crescente numero di conversazioni e dall’aumentato grado di engagement intorno ad essi ed alle loro attività.

In generale, ho notato che i nostri competitors hanno sviluppato una forte consapevolezza delle potenzialità dei Social; guardando però al panorama italiano in generale, emerge che vi è ancora chi associa le attività sui Social esclusivamente al ritorno sull’investimento.

Essere presenti sui Social Media e monitorarne le azioni spontanee o le reazioni ci consente piuttosto di comprendere, in un’ottica più ampia di quella unicamente legata al ritorno sugli investimenti, quale sia l’impatto delle conversazioni spontanee e come noi influiamo su di esse, dunque qual è l’effetto e il ritorno della nostra comunicazione sulla reputation del brand. Da questo punto di vista c’è ancora molto da fare, ma posso dire – e ne ho avuto conferma parlando sia con varie personalità in ambito accademico (siamo da poco tornati dal MIT Media Lab) che esplorando e valutando attività simili nel mondo – che Telecom Italia è tra le prime aziende a livello globale a dotarsi di una facility che integri così fortemente monitoraggio ed analisi della reputation aziendale.

Credo di poter dire che siamo tra i pochi ad avere un’ampiezza di properties, iniziative (culturali, sociali e di inclusione digitale, solo per citare alcuni dei nostri ambiti di azione) e una profondità di monitoring così strutturate relativamente al mondo Social ed online. I temi di cui ci occupiamo – uniti alle notizie che ci riguardano – sono particolarmente adatti ad essere conversati anche online, ed è dunque piuttosto naturale che il volume di conversazioni che si generano attorno al mother  brand  sia più alto rispetto a quello di altre utility e aziende italiane.

Non a caso, l’ampio volume di conversazioni, feedback e livelli di engagement che ci arrivano dalla Rete rispetto alle nostre iniziative di comunicazione è stato  uno dei motivi che ci hanno spinto a creare la monitoring room.

 

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Massimiliano Spaziani Brunella

Massimiliano Spaziani Brunella – Attualmente responsabile della ReputationMonitoring Room presso la direzione Corporate Communication di Telecom Italia (settore Corporate Identity, Ricerche & Digital Identity – Brand Strategy e Ricerche), da inizio 2011 ha gestito lo start up del progetto.

Massimiliano è un ingegnere informatico ed è stato Fellow del Santa Fe Institute nel biennio 2010-2011, con il progetto: “Web and Financial Market as an integratedempiricalplatform”.

Nello stesso periodo ha coordinato l’area relativa ai progetti di ricerca di Working Capital, l’iniziativa di Telecom Italia per il sostegno ai giovani imprenditori e ricercatori italiani.

Tra le altre attività gestite in ambito Web all’interno di Telecom vi sono stati progetti quali Blognation ed iThink.

Tra le precedenti attività lavorative, rientrano vari anni di esperienza su processi e sistemi di Business Intelligence e CustomerRelationship Management in Telecom Italia, in Sas Institute e in Datamat.

Pubblicato su DATAMANAGER a giugno 2012

Cloudera – The platform for Big Data

Durante il tour nella Silicon Valley ho visitato Cloudera una startup protagonista nel settore dei Big Data.

Cloudera, sviluppa e distribuisce Hadoop, il software open source che alimenta i motori di elaborazione dei dati di siti web più grandi e più popolari al mondo.

Cloudera è leader nell’utilizzo del software Apache Hadoop-based e offre servizi e una potente piattaforma dati che permette alle aziende e alle organizzazioni di guardare tutti i loro dati – strutturati e non strutturati – in modo da rispondere a molte grandi domande dando di fatto una visibilità senza precedenti, il tutto alla velocità del pensiero.

Oggi, Cloudera è leader di mercato con decine di migliaia di nodi in gestione; i mercati serviti includono i servizi finanziari, pubblica amministrazione, telecomunicazioni, media, web, pubblicità, vendita al dettaglio, l’energia, la bioinformatica, farmaceutico / sanitario, ricerca universitaria, petrolio e gas, giochi e altro ancora.

Fondata da esperti di primo piano sui Big Data  (tre migliori ingegneri di Google, Yahoo e Facebook (Christophe Bisciglia, Amr Awadallah e Jeff Hammerbacher, rispettivamente)  a cui si si era unito con un ex Executive di Oracle (Mike Olson)) ha l’obiettivo di affrontare “i problemi inerenti l’analisi rapida ed efficace di  grandi moli di dati.

Con sede in Silicon Valley, Cloudera ha il sostegno finanziario di Accel Partners, Greylock Partners e di alcuni angels tra i quali Diane Greene (ex CEO di VMware), Marten Mickos (ex CEO di MySQL), e Jeff Weiner (CEO di LinkedIn). I fondatori del progetto Hadoop, Doug Cutting e Mike Cafarella sono i consulenti di Cloudera.

Con Mike Olson, Chief Executive Officer di Cloudera, abbiamo ripercorso la storia dell’azienda, con un focus sul business model e sugli skills che deve avere la figura del Data Scientist.

 

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