La Liberalizzazione del Mercato della telefonia fissa è arrivata, anche in Italia, ad una scelta cruciale.
Le domande e le carte che in questi giorni (ed almeno per un anno) sono presenti sui tavoli dell'AGCOM (l'Authority delle Comunicazioni) è: scorporare o meno l'ultimo miglio della rete di Telecom Italia
Ma per fare chiarezza è meglio tornare indietro, all'ormai lontano anno 2000 quando fu ufficialmente aperto il mercato delle telecomunicazioni fisse anche ad altri operatori;in Italia fu attuato un quadro regolatorio secondo il quale Telecom era obbligata a fornire in tariffa "Wholesale" tutta una serie di servizi che permettessero agli altri operatori (denominati anche OLO – Other Licensed Operator) di agire sul mercato della telefonia.
Il servizio introdotto più importante è stato l'ULL (Umbundling del Local Loop) ossia la possibilità data agli OLO di "prendere" nelle centrali Telecom il doppino che arrivava fino al cliente, pagando contributi e canoni a prezzo inferiore rispetto a quelli della clientela Retail di Telecom.
L'incumbent è, quindi, per gli altri OLO sia un competitor (che nella telefonia fissa ha ancora il 66% del mercato) sia un fornitore.
Inoltre tra gli OLO e Telecom, allo stato attuale, c’è una grossa asimmetria informativa in quanto l’incumbent è l’unico a sapere tutti i servizi offerti dagli altri loro sui propri doppini (ULL, Shared Access, ADSL, CPS/CS) ciò permette di effettuare campagne mirate per far recuperare i clienti precedentemente persi. Gli OLO per effettuare il provisioning di un servizio hanno una maggiore complessità in quanto devono coordinare sia attività interne che esterne (effettuate da TI) mentre Telecom che fa tutto "in casa".
La diffusione, invece, di un’infrastruttura alternativa sull’ultimo miglio a quella di Telecom non è economicamente valida a meno che non si decida (come ha fatto Fastweb) di collegare direttamente in fibra i centri con maggior densità urbana e per le restanti di utilizzare il vecchio caro doppino in rame. La non replicabilità dell’infrastruttura di Telecom è dovuto al fatto che questa è stata realizzata con forti sovvenzionamenti pubblici e con rendite da monopolio.
La situazione negli ultimi 7 anni e andata avanti con una litigiosità crescente tra gli operatori, che si sta acuendo anche con la convergenza fisso-mobile (si veda i numerosi ricorsi per l’offerta “Vodafone Casa”).
Il primo scossone a livello europeo è stato dato dall'UK; BT ha creato una società controllata ma autonoma nella gestione (Open Reach) che ha lo scopo di fornire a tutti gli operatori indistintamente ed in maniera trasparente lo stesso servizio. In Germania, invece, la Deutsche Telecom ha ottenuto dall'Authority Tedesca di considerare la nuova fibra ottica, che stanno stendendo, come un nuovo mercato nuovo e quindi non soggetto alle norme vigenti per la “vecchia” rete in rame.
In Italia, come detto in precedenza, la discussione è accesa.
Il business dell’ultimo miglio fa gola a molti si tratta di una rete che ha un notevole flusso di cassa ed una percentuale di rischio molto bassa.
Nel contempo Telecom con la vendita dell’ultimo miglio otterrebbe da un lato di ripianare molti dei suoi debiti e dall’altro di “liberarsi” di un numero enorme di dipendenti riuscendo in questo modo a focalizzarsi maggiormente sulle nuove sfide delle TLC.
Le domande a cui rispondere, quindi, sono: chi comprerà l’ultimo miglio? Cosa considerare come "Ultimo Miglio" (la sola rete in rame o anche quella in fibra che Telecom sta costruendo?
La partita è ancora aperta e speriamo che per la fine dell'anno si arrivi ad una decisione condivisa.
A cura di
Domenico Dichiarante – domenico.dichiarante@gmail.com
Antonio Savarese – antonio.savarese@datamanager.it
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